A cura della redazione – 12 dicembre 2020
Il 2020 sarà ricordato come l’anno in cui la pandemia ha chiuso i musei e le grandi mostre, non certo l’arte. Perché l’arte, nonostante le città semideserte, o anzi proprio per quello, è tornata in strada: la Street Art, un movimento globale, sotterraneo, potente, che negli ultimi anni aveva ceduto spesso alle sirene della commercializzazione e del mercato, è di nuovo alla ribalta. Per raccontare, con l’impatto unico di un disegno sul muro, il mondo sconvolto dal virus, i grandi movimenti sociali, le nuove lotte contro le diseguaglianze. Alla sua rinascita dedichiamo la copertina di Robinson in edicola oggi con Repubblica (e il resto della settimana a 50 centesimi).
Dario Pappalardo ci racconta come – da Milwaukee, dove il murale di Shepard Fairey ha invitato gli americani ad andare a votare, alla californiana Venice Beach che Pony Wave ha scelto per il “bacio protetto” che compare sulla nostra cover – nel 2020 la Street Art ha ridisegnato il volto delle città. E l’Italia, con le sue metropoli ma anche i suoi centri più piccoli, partecipa di questa onda globale: a Paliano, vicino Roma, Ozmo ha ricordato con un murale l’uccisione del giovane Willy Monteiro Duarte; a San Giovanni a Teduccio, alla periferia di Napoli, un enorme ritratto di Maradona, firmato da Jorit, ha raccontato il lutto della città per la morte del campione. Le dinamiche di questo nuovo movimento le spiega un altro artista attivo a Roma, Hogre, intervistato da Stefania Parmeggiani, che si è ispirato nei suoi ultimi lavori all’Assemblea degli animali, la fiaba di Filelfo uscita per la prima volta in parte proprio su Robinson e ora pubblicata da Einaudi. Mentre Riccardo Falcinelli, graphic designer e teorico dell’immagine, autore del saggio Figure e il filosofo Emanuele Coccia discutono – in un dialogo raccolto da Maurizio Fiorino – del valore delle immagini e del confine sempre più labile tra reale e virtuale nell’epoca di Instagram.
Seguono, come sempre, le nostre pagine dedicate alle novità in libreria. Tra le nostre recensioni troverete le Storie di Natale di Louisa May Alcott lette da Valeria Parrella e un’altra raccolta di storie davvero speciale, di cui scrive Nadia Fusini: è Le mille e una donna, l’antologia compilata dalla grande scrittrice inglese Angela Carter scegliendo, nel patrimonio folkorico mondiale, favole in cui il femminile è protagonista.
La pagina dello scrittore da riscoprire è dedicata in questo numero a Carlo Porta, in un ritratto firmato da Paolo Mauri del poeta che diede dignità al dialetto milanese, ricevendo il plauso di Stendhal e di Foscolo.
Per segnalazioni e commenti potete scriverci a robinson@repubblica.it e seguirci sui nostri social: Instagram (robinson_repubblica) e Twitter (Robinson_Rep).
Robinson invita all’ascolto. Il suono della letteratura e i racconti senza immagine, percorsi differenti che i lettori/ascoltatori possono intraprendere grazie a due festival online originali e di qualità, entrambi in programma questo weekend. C’è Lucia, la radio al cinema che trasmette dalla Manifattura tabacchi di Firenze bellissimi audioracconti prodotti in tutto il mondo, da Cruces en el desierto di Catalina May e Martín Cruz, ambientato in quel cimitero sotto le stelle che è il deserto di Sonora, dove ogni anno migliaia di migranti muoiono nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti, all’affascinante Intervista aziendale di Primo Levi, ripescata dagli archivi di Radio Rai. E c’è anche Il suono delle parole, organizzato a Napoli per indagare il rapporto tra la musica e gli altri linguaggi dell’arte. Ospite d’onore Dan Brown, con il concerto Reading “La Sinfonia degli animali”. Robinson invita al silenzio, ora è il momento di ascoltare…
Questa settimana le pagine dell’Arte sono dedicate a due grandi nomi. Il primo è Giorgione: la sua vita e la sua pittura sono uno dei grandi misteri del Rinascimento, a partire dal suo quadro più celebre. Che cosa rappresenta infatti la Tempesta? Per cinquecento anni testimoni e studiosi hanno cercato di restituire un senso a quella scena bucolica che raffigura una donna che allatta, un uomo armato in primo piano e un fulmine sullo sfondo (l’immagine qui sopra è un particolare dell’opera). Giorgione realizzò il quadro nel 1506 ma il suo significato si perse molto presto. Lo storico Enrico Maria Dal Pozzolo indaga per Robinson sul capolavoro. L’altro pittore di cui ci occupiamo è André Derain. Il francese Derain (1880-1954) ha avuto il demerito di non essere facilmente etichettabile: ha attraversato tutte le correnti del Novecento senza abbracciarne mai nessuna. Era uno Zelig che faceva invidia a Picasso e sapeva rielaborare la lezione di Cézanne. Una mostra a Mendrisio, in Canton Ticino, raccoglie per la prima volta 150 opere dell’artista inquieto che amava il colore e la velocità. Chiara Gatti ha visitato l’esposizione per i nostri lettori.
Libri per ragazze e ragazzi
Sotto l’Albero arriva un carico carico di… grandi libri per piccoli lettori! Alla vigilia della festa più amata dai bambini, vi proponiamo una selezione di strenne vietate ai maggiori: dodici volumi bellissimi, tutti a loro modo perfetti per questo Natale diverso dagli altri. In cui leggere resta uno dei pochi piaceri che nessuno, nemmeno il virus, può portarci via. Completano la sezione dedicata ai giovanissimi la recensione di Ilaria Zaffino a un grande classico, Lo schiaccianoci, riletto dall’autrice bestseller britannica Katherine Woodfine (l’immagine qui sopra è tratta dal libro). E un regalo speciale: un capitolo dell’ottavo e ultimo romanzo della serie Anna dai capelli rossi, rilanciata dal successo della serie Netflix. Per concludere davvero in bellezza.
Uno dei più grandi fumettisti italiani si è immerso tra i “maledetti” dell’arte nipponica. E li ha ridisegnati: dai deliranti New National Kid di Maruo ai samurai insanguinati di Yoshitoshi, fino all’ero-guro pop di Yamamoto Saeki. Questa settimana Igor Tuveri, in arte Igort, intervistato da Luca Valtorta, ci conduce in un viaggio alla scoperta del lato oscuro del fumetto giapponese: “Questi artisti sono architetti che hanno costruito la nuova estetica giapponese moderna e iconoclasta” dice del suo percorso di ricerca. E, dopo aver esplorato il mondo classico e contemporaneo giapponese, il suo nuovo volume Quaderni giapponesi 3 – Moga, mobo, mostri ci fa scoprire come molte cose che pensavamo sul Giappone sono sbagliate.
Questa settimana, Leonetta Bentivoglio ha intervistato per noi il ventinovenne russo Daniil Trifonov, star del pianismo internazionale: un talento “che per bravura non ha confronti nella sua generazione, uno di quei casi fenomenici che a un certo punto, in un’arte, giungono a scompaginare schemi e aspettative”. A Bentivoglio, Trifonov racconta il suo omaggio ai protagonisti della Silver Age della musica sovietica. E sottolinea: “Ho trovato similitudini con la nostra epoca”.
Nello Straparlando di questa settimana Antonio Gnoli dialoga con Gian Piero Piretto: dall’infanzia nella provincia astigiana, all’amore per Bulgakov, ai viaggi in
Urss negli anni Settanta, lo studioso di cultura sovietica si racconta. E spiega come ha analizzato la macchina dello spettacolo e gli oggetti della propaganda di “Stalinland”, facendone un metodo. Quello di un viaggiatore (e scrittore) flâneur, da San Francisco a Berlino (qui sopra, nel ritratto di Riccardo Mannelli).
Il nostro torneo letterario
Siamo alla finale del nostro nuovo torneo letterario, dedicato ai libri imperdibili delle vacanze natalizie. Alcuni classici sono già usciti dalla gara, e anche questa volta c’è un’eliminazione a sorpresa. Scoprite quale sulle pagine di Robinson.
La più bella lezione della sua vita
Il professor Bernardino Lamis, sia detto a sua difesa, aveva la vista corta, malamente corretta da spesse lenti. Quell’aula a gradoni, poi, era sempre stata male illuminata, quasi una grotta buia, e quel giorno infuriava pure un cupo temporale. Per giunta lui, professore ordinario di storia delle religioni, era coltissimo ma molto timido, e non sollevava mai gli occhi dal foglio degli appunti. A maggior ragione quel giorno: aveva annunciato una lezione sull’eresia catara a cui teneva moltissimo: avrebbe confutato il libro del suo antagonista, un altezzoso docente tedesco. In preda ad agitazione, iniziò a parlare: lo fece con fervore, maestria, ardimento intellettuale. Fu la più splendida lezione della sua vita. Solo dopo un’ora qualcuno dischiuse la porta dell’aula, e con stupore notò che il professor Lamis stava parlando a un’aula deserta, sui cui banchi, immersi nella semioscurità, qualcuno aveva messo ad asciugare alcuni soprabiti infradiciati dalla pioggia. È la trama impietosa di L’eresia catara, novella scritta da Luigi Pirandello nel 1905. E ora, dicano i docenti della didattica a distanza se non si siano mai sentiti, facendo lezione di fronte al mosaico di miniature di schermi del loro computer, quasi tutte e quasi sempre oscurate, dietro a cui dovrebbero stare i loro studenti, se non si siano sentiti, dicevo, almeno una volta, nei panni del professor Lamis.
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