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AttualitàCaserta e Sannio

Castel Morrone: la preghiera delle Cento Croci e delle Cento Ave Marie

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Castel Morrone è una vera e propria miniera di tradizioni. In qualsiasi periodo dell’anno è possibile vedere, assistere, sentire canti, racconti, litanie, filastrocche, danze. Ogni giorno a Castel Morrone potrebbe essere scandito da un qualcosa di tradizionale. Si può ben dire che Castel Morrone ha un patrimonio immateriale inestimabile e che merita ancora di essere oggetto di ricerche e di studi.

Negli anni passati e tuttora vari studiosi e ricercatori hanno dedicato tantissimo a vari aspetti, ma si nota che sono ancora tanti aspetti non studiati.

Oggi pomeriggio, giornata di Ferragosto, nella chiesa di San Luca nella frazione di Pianelli, una delle nove frazioni che compongono l’agglomerato morronese, c’è stata la recita dell’antichissima preghiera delle “Cento Croci e cento Ave Maria”.

Una decina di fedeli, tutte donne, alle 18 è già in chiesa. Dopo qualche secondo arriva don Cesare. Una piccolissima preghiera, la benedizione e via alla recita della preghiera tradizionale composta da un’ Ave Maria e dalla seguente preghiera in dialetto:

Anema mia, penza che e’ dà muri

p’ ‘a valle ‘e Giusaffatte e’ dà passà

fauze e nimiche truverai

fauze nemico, vattenno a ccà

cu st’anema mia nun aie che ce fa’

ogge è ‘a jurnata de la Vergine Maria

me faccio ciente Croce e ciente Avemmarie.

L’ Ave Maria e la recita della preghiera dialettale sono ripetute per ben cento volte e per ben cento volte ci si segna colla croce nel momento in cui si recita l’ultimo verso.

Si va avanti così per oltre un’ora, senza che nessuna donna dia segno di stanchezza, sempre con la stessa cadenza iniziale. Rileviamo che queste donne hanno una forte tempra, una resistenza impeccabile, al punto che guardano con gli occhi fissi verso l’altare, non si muovono di un millimetro, sembra di poter vedere in esse tutte le donne del Sud e tutte le donne della Magna Grecia. Possiamo ben dire che rappresentano un mondo che è quasi tramontato, che esse sono le ultime testimoni, le ultime depositarie di un sapere tradizionale, secolare.

Ma occorre dire grazie anche a Gianfranco Iulianiello, meticoloso studioso del luogo, con all’attivo diverse pubblicazioni, che spaziano dalla storia all’antropologia culturale, se si è potuto vivere questo importante momento tradizionale, perché non solo scopre e raccoglie fatti storici e tradizioni, ma si adopera al fine di far usufruire anche ad altri studiosi o semplici amanti questi momenti importanti.

Le signore che lo hanno recitato ci hanno informato che il testo si tramanda oralmente da generazione in generazione, esse lo hanno imparato dalle nonne ed ora che sono nonne purtroppo non riescono ad insegnarlo ai loro nipoti. Ma abbiamo notato che nel gruppo di fedeli vi sono alcune signore che sono giovani e che hanno tutta la voglia di continuare nella tradizione. Si può allora aver fiducia nel passaggio di testimonio.

 

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