Festival di Sanremo. I momenti salienti della terza serata: in scena la teatroterapia

Ha toccato i cuori di tutti l’esibizione del Teatro Patologico ieri, terza serata del Festival. In costume, truccati e accompagnati da alcuni strumenti, questi artisti speciali di età differenti hanno recitato un breve testo. Essenziale, diretto e ricco di significato. “La musica è ovunque intorno a noi; fa musica il respiro, il battito delle mani, fanno musica i piedi. La musica è un dono, mi aiuta a dire quello che le parole non sanno pronunciare, a esprimere ciò che sento. La gioia, l’emozione, l’amore”: questa l’introduzione al brano cantato e suonato dalla compagnia romana. “Il potere del corpo, l’amore dell’anima, vince sempre la pace dove regna la musica” è stato il messaggio della canzone, che tutti hanno ballato con trasporto anche tra le poltrone dell’Ariston, coinvolgendo l’intera platea. A guidarli ai piedi del palco come un direttore d’orchestra, l’attore milanese Dario D’Ambrosi, 66 anni, che poi li ha raggiunti per dire forte in coro: “Siamo più potenti di una bomba atomica, perché non ammazziamo, ma riusciamo a farvi cambiare le idee. In Libia, in Siria continuano a buttare bombe. Lo fanno perché non hanno la forza di guardarsi negli occhi e noi questa forza qui l’abbiamo”.
“Per me questi ragazzi sono il sale della vita. Senza loro la vita sarebbe una noia mortale” aveva dichiarato D’Ambrosi, fondatore del progetto nato nel 1992, dopo la presentazione di Carlo Conti. Durante la standing ovation, tra gli abbracci, ha aggiunto: “A giugno andrò all’Onu per far riconoscere la teatroterapia come cura psichiatrica importante. Il nostro è un luogo definito spesso ‘magico’ perché diamo speranza a milioni di famiglie. Perché,
quando aiutiamo un disabile, non sta bene un solo individuo, ma stanno bene migliaia di persone:
i parenti, gli amici, il condominio, il quartiere. Siamo tra le migliori realtà di riabilitazione di questo genere al mondo e tra le peggiori a recuperare contributi. Molti genitori mi hanno raccontato di essere riusciti a dormire di nuovo e di avere ritrovato il sorriso: fatichiamo a ottenere un sostegno economico – spero che essere qui ci aiuterà per quanto riguarda i fondi – ma il sostegno più grande arriva dal riscontro umano”.

(Foto ANSA/SIR)
Spiega oggi D’Ambrosi: “All’Onu ci siamo già stati per uno spettacolo, che tutti hanno applaudito; poi ho spiegato che i protagonisti nei loro Paesi sono stretti nelle camicie di forza e nei letti di costrizione e gli applausi si sono fermati. Il disagio era comprensibile, ma ho raccontato la verità. Chi viene a uno spettacolo del nostro teatro se ne va entusiasta, nonostante il messaggio finale sia spesso veicolato in modo crudo a volte. All’Ariston una compagnia di autistici gravi, schizofrenici e malati di mente non si era mai vista”.
“La teatroterapia non consiste nel portare in scena dei disabili, psichici e fisici, per un saggio di recitazione: è una vera cura basata su esercizi e dà risultati tangibili, anche come alternativa ai farmaci”.
Uno degli esercizi è quello dello specchio, gesto ordinario che diventa straordinario: “Sembra un’esperienza banalissima; invece, spinge a un confronto viscerale con sé stessi e scatena emozioni violentissime. Emozioni che di solito psichiatri e famiglie di ragazzi con disturbi tendono a limitare, con l’obiettivo di tenere i ragazzi calmi, sedati. Io vado controcorrente: li lascio liberi di manifestare la schizofrenia e la violenza affinché riconoscano il dolore e imparino a gestirlo”.
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