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AttualitàCaserta e Sannio

Rubrica “massa critica”/ L’ultima picconata

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Aversa– Era il 9 novembre 1989.
Avevo solo 16 anni.
In tv, le immagini del Muro di Berlino preso d’assalto da un’immensa folla, incredula e festante.
Un’onda di giovani scavalcava l’infame monumento alla divisione nel cuore dell’Europa.
Intere famiglie si riabbracciavano dopo decenni.
Fratelli e sorelle si guardavano incuriositi di riconoscersi.
Commozione, emozione e speranza travolgevano la “cortina di ferro”.
La gioia era incontenibile. Le lacrime pure.
Le picconate su quel muro trasformavano la storia in cimeli.
Ero rapito e commosso da quella che sembrava l’alba di un mondo nuovo.
Sembrava.
24 febbraio 2022.
Oggi ho 48 anni e gran parte delle illusioni di allora si frantumano sull’immagine delle prime bombe russe sull’Ucraina.
Un’aggressione cinica e crudele, ingiustificata e ingiustificabile.
Ho letto. Ho approfondito. Mi sono documentato. Per provare a capire ciò che resta incomprensibile: la guerra.
Sì, perché, al netto di ogni analisi storica, geopolitica, economica o militare, nulla, nulla, nulla elude un dato insuperabile: c’è un Paese aggredito e c’e un Paese aggressore.
C’è un unico uomo, a capo di una potenza nucleare, che decide di attaccare una Nazione sovrana e democratica, non per legittima difesa, ma per una delirante visione della
storia e dei propri interessi nazionali.
Un unico uomo rischia di trascinare un intero continente nell’angoscia di una guerra mentre l’angoscia di due anni di pandemia ancora ci attanaglia.
Di nuovo.
Come Hitler nel 1938 con la questione dei Sudeti? Forse. Non proprio.
Ma se la storia non si ripete mai nello stesso modo, può ripetersi
Questo è il punto.
E, nel contesto delle tecnologie militari attuali e dell’asimmetria informativa che l’accompagna, è facile prevedere che si ripeterebbe in modo ancora più devastante, se non definitivo.
Quel muro picconato 33 anni or sono, ci ha abbagliato tutti.
Ha creato un’illusione ottica, perché l’equilibrio continentale allora frantumatosi non ha poi visto una spinta decisiva verso l’unica, vera prospettiva storica che avrebbe proiettato l’Europa oltre il Novecento: gli Stati Uniti d’Europa.
Se c’è una cosa che, infatti, oggi emerge con triste chiarezza è la sostanziale debolezza dell’Unione Europea nel nuovo assetto globale, basato sul triangolo muscolare tra Stati Uniti d’America, Russia e Cina.
Senza una effettiva integrazione politica tra i Paesi dell’Unione Europea, che superi il dato geneticamente economico-monetario, per dotarsi di un’unica struttura democratica di governo e di difesa, l’elemento davvero equilibratore che potrebbe venire dai suoi valori e dalla sua cultura rimarrà un’inutile chimera.
Senza una vera cessione di sovranità che consenta la nascita di un unico Stato federale tra i Paesi continentali dell’Europa occidentale, la pace sarà sempre minacciata e messa in pericolo dalle scelte scellerate di governanti come Putin.
Gli interessi di parte e gli egoismi nazionalistici che hanno ostacolato il percorso dell’integrazione europea e hanno impedito il più ambizioso sbocco politico alla nascita degli Stati Uniti d’Europa, sono il muro invisibile ancora da abbattere, la cortina di ferro ancora da superare.
Non accettare e non vincere questa sfida della storia sarà un disonore.
E, parafrasando Churchill, proprio all’indomani del famoso “Accordo di Monaco” sulla sorte dei Sudeti, per chi scegliesse il disonore, non potrà che esserci la guerra.
Il Novecento, ancora nel 2022, attende l’ultima picconata.

(di Luigi Massa – dalla Rubrica “⚡️massa critica ✍️” – n. 4/2022 – edizioni Pensiero Libero -®️ diritti riservati)

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