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Attualità

Caiazzo. Covid, ‘fase 2’: baristi trascurati si appellano a De Luca, il sindaco gli inoltra la sottoscrizione

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Ha sfondato una porta aperta, evidentemente, Paul Tascillo, estroso titolare del bar “Il Buco” trovatosi a rappresentare il disagio di tutti i colleghi locali, che hanno prontamente risposto all’appello, al governatore regionale campano, cui il sindaco prontamente si è reso disponibile per indirizzargli il seguente, accorato appello:

Raccolta firme: Bar di Caiazzo, proviamo a far sentire la nostra voce

Questo post pubblico è un invito a tutti i titolari di bar. La mia idea è quella di avviare un movimento comune, una consegna simbolica delle chiavi delle nostre attività.

Questo atto avverrà tramite una raccolta firme che verrà consegnata al nostro Sindaco, al quale chiederemo di portare la nostra opinione in regione come rappresentate politico e come “messaggero”: i canali delle amministrazioni sono sicuramente diversi da quelli del semplice cittadino e chiediamo quindi a Lui di far arrivare la nostra comunicazione direttamente al Presidente De Luca.

Questa non è una manovra politica e invito chiunque volesse utilizzare questa iniziativa in modo assolutamente sbagliato di evitare di farne parte, in un momento storico come questo non siamo in vena di sostenere altre lotte; il mio unico fine è quello di dare spazio alla nostra voce, protestare nel nostro piccolo per far sapere a tutti che noi ci siamo e che anche noi abbiamo delle idee.

Premettendo che il mio parlare tramite social non ha né fini pubblicitari né ribadisco politici; questo momento storico così delicato non ci permette di esprimerci né con superiorità né però ci obbliga a stare in silenzio, chi ha competenze commerciali in merito alla gestione di queste attività deve poter dire la sua, partendo dal proprietario di una attività in un piccolo comune.

Per la prima volta nel mondo siamo tutti uguali. Sappiamo benissimo che lo Stato si sta muovendo ma è assurdo decidere tramite normative quello che sarà il futuro commerciale solo ascoltando e dando voce a persone benestanti o imprenditori con ampie disponibilità economiche.

Le commissioni per discutere di questo settore devono essere composte da chi la realtà lavorativa la vive a 360 gradi.

I nostri politici dovrebbero ascoltare chi queste attività le vive davvero, chi di competenza ne ha non solo tramite studi o in base al ceto sociale ma tramite esperienza sul campo.

Commissioni composte da addetti ai lavori (camerieri, lava piatti, barman), sono loro che potrebbero aiutare chi ha potere in merito, a trovare soluzioni adatte a tutte le categorie.

Non è giusto quindi dare voce solo a chi ha disponibilità economiche di base che permettono di modificare il proprio locale in base alle nuove normative per il covid19, bensì è ancora più doveroso rendere partecipi piccoli imprenditori per capire il modo in cui possono essere aiutati, proprietari di attività che rischiano la chiusura per motivi economici legati all’adattamento alle nuove misure senza aiuti a fondo perduto.

Il mio intento non è, ripeto, giudicare l’operato di un politico in particolare, non è “parlando male” che si risolvono i problemi.

Purtroppo c’è solo un modo che può risollevare il morale di tutti e può darci l’aiuto necessario e fondamentale ovvero il mondo medico: una equipe medica può trovare il vaccino e scrivere realmente il destino dell’umanità.

Fino ad ora in TV abbiamo ascoltato solo politici che parlano di chiusure, aperture, poco spazio si dà all’informazione sul lato medico del virus.

Molti medici parlano di un possibile ritorno dell’ondata di contagi ma subito si ritorna a parlare di come affrontare questa tanto attesa fase 2 se non addirittura della fase 3.

Come possiamo pretendere che i cittadini italiani ritornino a voler prendere un caffè al loro bar preferito sentendo queste cose?

E come possiamo ancor più pretendere che un proprietario si senta pronto ad affrontare (nel caso in cui avesse le possibilità) le diverse spese per l’adeguamento alle norme sapendo che i suoi clienti non sono ancora sicuri e liberi di potersi godere quei momenti ludici che hanno portato alla creazione dell’attività stessa?

IlpPopolo vuole sentire l’opinione di medici veri che sanno la verità, vogliono essere in qualche modo rassicurati: una equipe medica può trovare il vaccino e scrivere realmente il destino dell’umanità. Ma, fino a quando questo destino non potrà essere scritto, siamo costretti a convivere con tutto questo.

Con l’inizio di questa seconda fase, le restrizioni in qualche modo son diminuite ma vorrei che ci rendessimo conto che nulla è cambiato: ci sono ancora contagi (ovviamente in numeri notevolmente minori) e immaginare di riavere la vita di prima è ancora impossibile.

Ma la mia categoria, la categoria alla quale appartengo, a mio avviso non è ancora pronta: il bar nasce come luogo di sosta, luogo di ricreazione, luogo di assembramenti, dove nascono amicizie o dove queste vengono rafforzate.

Tutto questo con il virus ancora in circolazione è severamente vietato: modificare questo ambiente con divisori di plexiglas o creando distanziamento tra i tavoli, peggio ancora annullando il servizio al banco o dover somministrare bevande non potendo intrattenere il cliente con la benché minima conversazione, modifica la natura dell’attività, anzi, oserei dire che la annulla completamente. Si verrebbe a creare un qualcosa di schematico, un ambiente freddo e non più conviviale.

Chiediamo a gran voce di essere ascoltati: quella dei veri addetti ai lavori, quelli che vivono la propria attività quasi per 20 ore al giorno, lavorando con le proprie mani, lavando a terra, pulendo i bagni, facendo spesa, amministrando i profitti, facendo corsi di Barman per rimanere sempre aggiornati e dando al cliente sempre prodotti nuovi da assaggiare, insomma la voce di quelli che gestiscono tutto ciò che è l’attività, sia nella parte pratica che in quella della gestione delle finanze.

Passiamo alla parte materiale della questione che purtroppo, diventa adesso di necessità.

•Sono state previste indennità per titolari di partita Iva, indennità che però (e i miei colleghi saranno sicuramente d’accordo) non riescono a coprire le spese. La soluzione più consona è quella di congelamento totale di fitti, utenze e tasse che un bar seppur chiuso deve sostenere.

• É stato creato un fondo, un prestito che le banche dovrebbero concedere: questo però è stato creato in modo tale da essere elargito solo in base al fatturato nell’anno precedente (oltre ad avere altre clausole per la riscossione) e questo è qualcosa di meschino. È assurdo pensare in questo momento attività con bilanci bassi non possano accedere a prestiti, i quali vengono concessi anche in base alla durata dell’attività stessa.

Un bar che ha guadagnato “10” l’anno prima ha le stesse identiche difficoltà del bar che ha guadagnato “100” in quanto la risposta della clientela e la difficoltà dei rapporti sociale sarà uguale, cambierà solo il bacino di utenza.

Il lavoro è stato rubato a tutta la categoria, dal bar di paese (che ha ovviamente difficoltà maggiori per la ripartenza legati anche al numero del proprio bacino di utenza) al bar della grande città, da quello con 20 anni alle spalle a quello con qualche mese.

Se è vero che lo stato ascolta i “comuni mortali” dovrebbe fare in modo da concedere prestiti realmente, senza pensare al fatturato dell’anno precedente né dal quantitativo di anni di apertura di questa.

•Come è stato previsto un reddito di cittadinanza per persone senza lavoro, allo stesso modo questo aiuto dovrebbe esser dato a noi cui, a causa del virus, il lavoro è stato rubato.

A noi che abbiamo avuto il coraggio di metterci in gioco, di rimboccarci le maniche, di metterci in discussione aprendo una partita Iva e accollandoci tutti i debiti del fisco quando per un motivo o per un altro non siamo riusciti nel preciso pagamento.

Oggi chiediamo anche noi questo “aiuto”, uguale per titolari e dipendenti, per vivere dignitosamente stando a casa, combattendo contro la paura di non poter più riaprire, con i pensieri, cercando soluzioni alternative per poter continuare nel nostro amato lavoro, non abbandonando mai la speranza di essere forti per evitare atti estremi.

Mi scuso per l’egocentrismo nel parlare solo di attività come quella del Bar (di mia competenza) ma è un discorso che può essere allargato a molti mondi: proprietari di location per matrimoni, proprietari di agenzie di eventi e tante altre.

Per concludere i titolari di bar che sono interessati a sottoscrivere questa lettera indirizzata al presidente De Luc. possono contattarmi..

Invito prontamente raccolto da tutti i colleghi locali di Tascillo che pertanto a stretto giro ha aggiunto:

 

L’iniziativa promossa dai Bar di Caiazzo tramite la raccolta firme è stata appena inviata. Tutti i bar presenti sul territorio caiatino si sono uniti in una sola voce aderendo insieme all’iniziativa:

Il Buco Lounge Bar, Bar Campania, Jd’s Bar, Living Café, Bar I Piccirill – Coffee Break, Bar Milanto, Bar Italia, Bar Pasticceria Sparono, Antica Caffetteria Portavetere, Van Gogh Café, Borgo antico caffè, Dany Caffè, Bar Tabacchi,
Yogorino Caffè.

Ringraziamo il Sindaco Stefano Giaquinto e l’amministrazione comunale tutta per averci aiutato a far arrivare la nostra voce al Presidente De Luca.

Lo stesso documento è stato inviato anche alla mail messa a disposizione dalla Commissione della Task Force della regione.

(Lettera Aperta – Elaborata – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

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