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“Punire i magistrati che sputtanano”: la priorità di Salvini

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IL MINISTRO

“Punire i magistrati che sputtanano”: la priorità di Salvini

OFFENSIVA DI CENTRODESTRA – Licia Ronzulli (FI) “Non vogliamo più sentire giudici contrari a separazione delle carriere e responsabilità civile”

DI ILARIA PROIETTI

28 GENNAIO 2024

A un marziano capitato ieri in Italia, la situazione parrebbe grave ma per niente seria. Perché i problemi della giustizia sono noti e sempre gli stessi: l’arretrato elefantiaco, la carenza di organico, una legislazione schizofrenica a pensar bene, da ultimo il processo telematico che prometteva miracoli ma che si è schiantato sulle app che non funzionano con tanti saluti ai cittadini. Ma a sentire la politica non è vero niente, sono tutte scuse: se un’emergenza c’è è quella delle toghe che mietono vittime innocenti “processando, indagando, origliando, intercettando, sputtanando come accade da anni”, ha detto Matteo Salvini rilanciando la riforma della giustizia che serve: quella punitiva di chi l’amministra. Che è una piaga e va piegata attraverso la separazione della carriere e la responsabilità civile. Va detto che in attesa della cura salviniana, il ministro Carlo Nordio si è già messo un pezzo avanti: non avendo naturalmente nulla da rimproverare a se stesso sulla sicurezza della detenzione col braccialetto elettronico di Artem Uss su cui aveva rassicurato gli Usa, dopo la sua fuga aveva scaricato ogni responsabilità. Ovviamente sulle toghe milanesi messe sotto disciplinare. Ma tant’è. Il nuovo corso è, diciamo così, creativo. E il più creativo di tutti è Fabio Pinelli che la Lega ha voluto al Consiglio superiore della magistratura, là dove dove si decidono le carriere delle toghe. Che secondo il vicepresidente del Csm devono “rispondere alle aspettative collettive” e pace per la Costituzione che le vuole soggette solo alla legge e non alla moda né ai desiderata della maggioranza.

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E allora è bene tornare al marziano anzidetto. All’inaugurazione dell’Anno giudiziario ecco i procuratori della Repubblica svociarsi su quello che servirebbe per far funzionare la giustizia a Milano, come a Roma e a Napoli. O a Palermo dove il presidente del Tribunale Piergiorgio Morosini ha evidenziato la “distanza siderale tra l’ordine del giorno dell’agenda parlamentare in tema di giustizia e le questioni che impegnano quotidianamente” i magistrati. Laddove nei tribunali ci si misura con gli obiettivi del Pnrr, con le priorità dei processi oltre che con la carenza di tutto anche in territori in cui la mafia è ancora un morbo lontano dall’essere debellato. Mentre a Roma, in Parlamento fioccano disegni di legge su prescrizioni, intercettazioni, abuso d’ufficio su cui si intigna da anni. E che dire dell’allarme del Procuratore di Napoli Nicola Gratteri? “Con gli interventi spot, spesso contraddittori, non andiamo da nessuna parte”. Parole al vento, appelli caduti nel vuoto.

Per Licia Ronzulli di Forza Italia il problema è ben altro: è la resistenza al cambiamento, diciamo così, della solita corporazione. “Indipendentemente dalle risorse economiche e umane che mancano alla magistratura, penso non si possano usare questi argomenti per rinviare la riforma della giustizia. Non si può più sentire la difesa della non separazione delle carriere e soprattutto della responsabilità civile come ho sentito oggi”. Ma ancora più audace è stato appunto Salvini che oltre che ministro sarebbe pure vicepremier. “Non saremo un Paese compiutamente libero, democratico, moderno e sviluppato senza una profonda, necessaria, giusta, condivisa e urgente riforma della giustizia”. Quale? Quella che serve a punire gli impuniti evocati con alate parole alla scuola di Armando Siri: i magistrati che “processano, sputtanano, intercettano”. Toni da regolamento dei conti su cui Nordio e Giorgia Meloni non hanno ritenuto di prendere le distanze.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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