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Terra Santa, settore turistico in crisi ma al fianco delle vittime. P. Faltas (Custodia): “In arrivo prime disdette pellegrinaggi”

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Ospitare sfollati in hotel e ostelli, fornire loro momenti di svago, trasporti e ingressi gratuiti a siti culturali, distribuzione di kit esperienziali e giochi da tavolo, creazione di momenti di incentivazione al dialogo “per infondere speranza in questo momento di grande incertezza”: sono questi alcuni degli sforzi messi in campo dal ministero del Turismo e dall’industria del turismo israeliano dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso che ha provocato circa 1.200 vittime israeliane tra uomini, donne e bambini. Più di 200 le persone rapite, molte sono ancora disperse o non identificate.

foto SIR/Marco Calvarese

Prima del Sabato Nero. Prima di quello che è stato definito il “Sabato Nero” di Israele, il Paese era pieno di turisti e pellegrini che affollavano spiagge, siti culturali, luoghi e santuari religiosi. Le prenotazioni per il periodo autunnale e invernale, fa sapere il Ministero del turismo, erano numerose e in crescita, al punto che l’industria turistica israeliana stava tornando ai livelli record pre-Covid. Dal 7 ottobre in poi, però, si sono susseguite disdette e cancellazioni di viaggi e soggiorni prenotati costringendo l’Associazione israeliana dei Tour Operator a riorganizzare il settore aiutando le imprese turistiche anche con nuovi pacchetti e proposte. Nel frattempo il Ministero del Turismo di Israele, come spiegato dal ministro Haim Katz – in collaborazione con l’Israel Hotels Association e con l’Autorità nazionale per la gestione delle emergenze – si è assunto la responsabilità di assorbire gli sfollati dalle aree sotto attacco di Hamas accogliendoli negli hotel e negli ostelli della gioventù nel centro del Paese. Sono decine di migliaia le camere assegnate alle famiglie dalle autorità locali in base alle loro esigenze. Gli operatori turistici del Paese stanno offrendo tour agli sfollati negli hotel, “per regalare loro qualche momento di serenità”. Molti siti di Gerusalemme stanno offrendo l’ingresso gratuito agli sfollati, mentre il locale dipartimento per il turismo garantisce il trasporto gratuito dagli hotel ai siti. Anche l’Associazione israeliana delle agenzie e dei consulenti di viaggio si è mobilitata immediatamente dopo il 7 ottobre assicurando “il ritorno sicuro degli israeliani sui voli di emergenza, aiutando – con soluzioni di volo ad hoc – i riservisti chiamati per arruolarsi, le famiglie delle vittime e tutti i cittadini che volevano tornare in Israele dopo le centinaia cancellazioni dei voli”. L’associazione, inoltre, è in contatto diretto con le compagnie aeree per garantire politiche di cancellazione equa a beneficio dei passeggeri e rimborsi ai clienti. L’organizzazione nazionale delle compagnie di trasporto, fa sapere il Ministero del Turismo, si è messa a disposizione per garantire l’evacuazione dei residenti dalla periferia di Gaza e da tutte le aree sotto attacco e la fornitura di autobus per gli sfollati. Una particolare attenzione viene data in queste settimane alle persone con bisogni speciali che, a causa della guerra, non possono lasciare le loro case. Il settore aereo, attraverso l’Autorità aeroportuale di Israele, è impegnato sin dall’inizio della guerra a garantire la funzionalità ininterrotta dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv fornendo servizi a tutte le compagnie aeree – israeliane e internazionali. La compagnia Israir Airlines dallo scoppio della guerra ha trasportato circa 50.000 passeggeri e lanciato voli di salvataggio da varie destinazioni per riportare a casa cittadini israeliani, riservisti e personale di sicurezza bloccati all’estero. Israir ha anche trasportato le famiglie dei rapiti a conferenze all’estero per parlare della loro situazione. Anche l’Associazione delle guide turistiche di Israele sta dando il suo contributo fattivo aprendo collegamenti tra le organizzazioni di volontariato mentre l’Autorità israeliana per la natura e i parchi sta aiutando con visite gratuite per gli sfollati che soggiornano nell’area del Mar Morto alle riserve naturali e a siti come Ein Bokek, Ein Gedi e Masada.

Betlemme deserta (Foto sr. F. Ayad)

Pellegrinaggi, disdette in arrivo. L’assenza dei turisti e dei pellegrini e l’arrivo delle prime disdette di prenotazioni fanno sentire i suoi effetti negativi anche sui pellegrinaggi. Dopo il 7 ottobre la Custodia aveva deciso di tenere i santuari aperti perché in quel momento vi erano ancora gruppi di pellegrini in Terra Santa. In una intervista al Sir il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, spiegò che “la decisione era stata presa per permettere ai pellegrini loro di condurre l’esperienza spirituale nel migliore dei modi. Tuttavia – aggiunse – temo che con questo attacco, torneremo a stare da soli con i fedeli locali per diverso tempo. Dopo quanto accaduto non è prudente organizzare pellegrinaggi. Quando sarà di nuovo sicuro farlo allora daremo notizia e inviteremo le Chiese a ritornare”.

Negozi chiusi a Betlemme (Foto sr. F. Ayad)

Le preoccupazioni del Custode si sono concretizzate come spiega al Sir, il vicario della Custodia, padre Ibrahim Faltas: “Gerusalemme si è svuotata di pellegrini e turisti; negozi, hotel, ristoranti, sono vuoti se non addirittura chiusi. Peggio a Gerico e soprattutto Betlemme, diventata una città fantasma, dove è impossibile per un palestinese entrare o uscire. Israele ha chiuso i check point e messo blocchi di cemento a chiudere ogni varco. Le persone occupate nel comparto turistico – principale fonte di reddito per i betlemiti – moltissime sono di fede cristiana. Tutte hanno perso il lavoro e non sanno come vivere e sostenere le proprie famiglie”. Padre Faltas è anche il responsabile della casa di ospitalità Casanova di Gerusalemme: “con questa guerra stanno già arrivando le prime disdette dei pellegrini. Prenotazioni che riguardano i prossimi mesi, già da febbraio. Preghiamo che si possa celebrare la Pasqua con i pellegrini, perché questo vorrà dire che sarà tutto finito. Questo inferno deve essere fermato”.

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