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Attualità

SIANI SENIOR: CHI HA UCCISO GIANCARLO SPERAVA DI FARLO TACERE A VITA. INVECE VIVRA’ PER SEMPRE GRAZIE A QUESTA SALA CHE NE RICORDA LA MEMORIA.

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SIANI SENIOR: CHI HA UCCISO GIANCARLO SPERAVA DI FARLO TACERE A VITA. INVECE VIVRA’ PER SEMPRE GRAZIE A QUESTA SALA CHE NE RICORDA LA MEMORIA.

IL DIRETTORE DE CORE: IL METODO SIANI E LA CURA DI UN VERO GIORNALISTA CHE GLI E’ COSTATO LA VITA. SAREBBE STATO UN OTTIMO DIRETTORE DEL MATTINO.

C’E’ GRANDE CONFUSIONE OGGI NELL’INFORMAZIONE MA POSSIAMO ORIENTARCI CON I GIUSTI VALORI DI RIFERIMENTO. CERCATE VERITA ‘ E GIUSTIZIA COME FACEVA GIANCARLO

Biagio Salvati – La speranza e la memoria, due valori essenziali nell’ambito di una comunità civile, sono stati celebrati ieri dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, a Santa Maria Capua Vetere, con l’intitolazione di una sala dell’ateneo a Giancarlo Siani, giornalista, martire dei nostri tempi, un simbolo per la legalità, per la ricerca della verità che deve aiutare i giovani per la loro formazione. Una giornata dal grande significato civico che si è potuta realizzare grazie alla sensibilità della famiglia Siani e alla Fondazione intitolata al cronista ucciso dalla camorra nel 1985. E’ stato questo il senso del discorso con il quale il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Raffale Picaro – portando i saluti del Magnifico Rettore, Giovanni Nicoletti – ha introdotto l’incontro organizzato nell’aula Franciosi dal titolo «La lezione di ‘Giancarlo’ e il diritto all’informazione nell’era del giornalismo online».

I lavori sono stati anticipati dalla proiezione di uno spezzone del film Fortàpasc di Marco Risi e un reading intitolato «Le parole di un uomo libero», letture ad alta voce, a cura degli studenti di Giurisprudenza, in memoria di Siani. Un evento che si è celebrato in un’aula dell’ateneo che fu una volta fu quella di giustizia, ovvero la storica sede della Corte di Assise. Tanti studenti e numerose le figure istituzionali che hanno partecipato all’evento con personalità di spicco nel campo della giurisprudenza, della magistratura, del giornalismo e delle istituzioni pubbliche. «Mi piace molto parlare con voi ragazzi, vedervi, provare a capire quello che pensate come vivete il vostro tempo e come studiate in questo luogo assolutamente straordinario perché il sapere è la nostra forza ed il nostro futuro». Ha esordito così, parlando alla platea, Francesco De Core, direttore de Il Mattino. «Ogni volta che devo parlare di Giancarlo lo faccio con un’emozione profondissima e un disagio – ha proseguito De Corte – e ogni volta che vedo quella pagina del giornale che insieme ad una scultura campeggiano nella mia stanza ricordando Siani, penso sempre che sarebbe potuta essere la sua stanza e sarebbe stato un ottimo direttore de Il Mattino». De Core, ricordando gli albori della sua professione – aveva 20 anni quando fu ucciso Siani – ha ripercorso come sono cambiati i tempi dell’informazione rispetto ai tempi digitali di oggi. «E’ vero, qualcuno dice che oggi, nell’era delle fake news c’è una grande confusione – ha aggiunto – ma in questa confusione ci possiamo orientare avendo dei valori di riferimento, con la costante e tenace ricerca della verità e della giustizia, un concetto al quale aderiva totalmente Siani a questo principio etico prima ancora che un valore deontologico giornalistico». De Core, rivolgendosi ai giovani e delle professioni che sceglieranno gli studenti, ha citato una frase della filosofa Simone Weill sulla giustizia. Si è soffermato poi sulla differenza della professione di giornalista prima dell’era digitale; delle difficoltà in quegli anni di far passare a livello nazionale fatti di camorra che restavano nel perimetro provinciale. «Siani – ha concluso – ci ha trasmesso un metodo, non adottato da tutti, una capacità di lavorare su questioni difficili, con meticolosità e – ha concluso – con la cura di un vero giornalista che gli è costato la vita. Notizie certificate rispetto a molte fake news di oggi». La parola è poi passata a Paolo Siani, fratello di Giancarlo: «Non avrei mai immaginato, che 38 anni dopo la tragedia, un’università della mia regione dedicasse un’aula con il nome e la foto di Giancarlo e per questo vi ringrazio. Non era scontato – ha aggiunto – è questo è il segno del cambiamento, mi sono disperato per dieci anni chiedendo verità e giustizia. Giancarlo comprendeva i fenomeni camorristici, comprendeva i fenomeni dando anche una lettura su mafia e politica e da quello che scriveva gli inquirenti hanno potuto fare indagini e colpire tutto un sistema mafioso. Quando passerete nella sala lui parlerà alle vostre menti e al vostro cuore perché questo è il miracolo di Giancarlo. Chi lo uccise pensava di farlo tacere a vita e invece qui vivrà per sempre».Hanno poi preso la parola il Procuratore di Santa Maria Pierpaolo Bruni («l’operato di Siani, giornalista scomodo, deve essere di esempio per le nuove generazioni, anche per i giovani magistrati che dovranno essere formati per la ricerca della verità a tutti i costi ma con equilibrio e moderazione»); per il Procuratore di Napoli Nord Antonietta Troncone «una informazione corretta e giusta che non si ferma davanti ai poteri forti ma che approfondisce e affronta rischi e pericoli di cui Siani era consapevole, un monito per i giovani che si formano qui». Ha proseguito poi il questore di Caserta, Andrea Grassi («volevo fare il giornalista, oggi a distanza di anni, ricordo la figura di Giancarlo ma l’Italia dal 1985 non è cambiata troppo, quello che lui scriveva non è dissimile da oggi certamente con panorami diversi. Il giornalismo a volte è più attento al gossip giudiziario che alla ricerca della verità»). Il Pg Armando D’Alterio si è soffermato sugli aspetti giudiziari del processo agli assassini di Siani che lui ha fatto condannare, raccontando alcuni retroscena investigativi. Informazione e libertà di stampa sono stati i temi affrontati dalla dottoressa Gaia Peirce della Prefettura di Caserta che ha parlato di un osservatorio sugli atti intimidatori mentre Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Pol.is. ha ricordato «il «far west» a Torre Annunziati in quegli anni, le sparatorie e l’impotenza dello Stato, quasi una complicità e la tifoseria dei giovani per i contrabbandieri»

FONTE: Biagio Salvati su

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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