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Verso le elezioni europee: alla scoperta del Parlamento Ue

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Manca meno di un anno ormai alle elezioni per il Parlamento europeo: tra il 6 e il 9 giugno 2024 i cittadini europei andranno alle urne per eleggere i 705 deputati e deputate che comporranno l’Eurocamera per i successivi cinque anni (2024-2029). Sono solo 45 anni che esiste un Parlamento eletto dai cittadini: la prima elezione diretta risale al 1979. In precedenza gli eurodeputati erano indicati dai rispettivi parlamenti nazionali.

Com’è composto il Parlamento per provenienza geografica

Il numero di seggi per Paese è stabilito in base a un criterio proporzionale sulla base della popolazione nazionale. Così la Germania è il Paese più rappresentato (96 seggi), seguito da Francia (79), Italia (76), Spagna (59), Polonia (52), Romania (33), Paesi Bassi (29). Quindi vengono nella classifica Belgio, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Portogallo e Svezia, che hanno ciascuno 21 deputati eletti. Seguono l’Austria (19), la Bulgaria (17), Danimarca, Finlandia e Slovacchia con 14, l’Irlanda con 13 rappresentanti, la Croazia (12), la Lituania (11), la Lettonia e la Slovenia (8), l’Estonia (7); Cipro, Lussemburgo, Malta sono i Paesi con le delegazioni nazionali più piccole (6).


Dati anagrafici: i più giovani, i più anziani. Solo 11 under30

Quanto ai dati più squisitamente demografici, si può osservare che il Paese i cui rappresentanti hanno l’età media più bassa (48 anni) è Malta, mentre la Lituania è il Paese con i rappresentanti più anziani e un’età media di 64 anni. Il gruppo italiano ha un’età media di 52 anni. È danese, attualmente, l’eurodeputato più giovane (25 anni). Un polacco di 82 anni è il più anziano. Per fasce d’età, sono 11 gli eurodeputati under30, 106 hanno tra i 31 e i 40 anni, 186 tra i 41 e 50, 227 tra i 51 e i 60 anni, 144 tra 61 e 70, 31 hanno meno di 80 e uno solo è over 80. Il parlamento uscito dalle elezioni del 2019 ha battuto un record: le donne sono il 40,6%, la percentuale più alta registrata dal 1979 (quando erano il 16,6%). Va notato però che la percentuale di presenza femminile varia tra il 15% della Romania e il 57 % della Finlandia. Per 11 Paesi le elezioni del 2019 prevedevano quote di genere.

La ripartizione nei gruppi politici e i “Non iscritti”

I deputati e le deputate hanno un seggio in emiciclo sulla base del gruppo politico a cui appartengono. Attualmente i gruppi sono 7: il Partito popolare europeo (Ppe), con 176 membri e il 25% del peso politico; l’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici (S&D), a cui fanno riferimento 144 eurodeputati, pari al 20,4% del totale; Renew Europe, a cui appartengono 101 eurodeputati e un peso del 14,3%. Quindi in termini di peso politico ci sono i Verdi/Alleanza libera europea (Verts/Ale), 10,2% e 72 membri; i Conservatori e Riformisti europei (Ecr), 9,4% e 66 appartenenti; Identità e Democrazia (Id) 62 eurodeputati per l’8,8% dei seggi; quindi la Sinistra al Parlamento europeo ‑ The Left, con 37 seggi, pari al 5,2%. Ci sono poi 47 eurodeputati nell’elenco dei Non iscritti, cioè che non appartengono a nessun gruppo. Sono il 4,7%. Nei diversi gruppi vi sono rappresentanti complessivamente 209 partiti politici nazionali.

Nel 2019 tantissimi nuovi eletti. Poi l’addio dei deputati britannici

Quando si sono svolte le elezioni nel maggio 2019, il 60% degli eletti entrava in Parlamento per la prima volta. Il gruppo che ha avuto più ricambio è stato Id (59 nuovi su 73); quello che è cambiato meno, il Ppe, con 74 nuovi volti su 182 (cioè il 40,7%). Di quelli che sono stati eletti nel 2019, 59 non occupano più lo scranno: 12 si sono dimessi, tre sono deceduti e 44 sono stati nominati a una carica incompatibile con quella di deputato al Parlamento europeo. a questo si aggiunge il fatto che il 31 gennaio 2020, i 73 deputati eletti nel Regno Unito hanno lasciato il Parlamento europeo, in conseguenza della Brexit. Il numero di parlamentari è sceso, in corso di legislatura da 751 a 705, mentre 27 seggi sono stati ridistribuiti su 14 Stati membri, in base alle regole previste dai Trattati.


Come si vota, o meglio: come si è votato nel 2019?

I sistemi elettorali cambiano da Paese a Paese e di elezione in elezione: in alcuni casi i deputati europei sono eletti con il sistema proporzionale, in alcuni con liste chiuse, in altri si possono esprimere preferenze. Varia anche l’altezza della soglia che un partito deve raggiungere per poter sedere in Parlamento: in Italia è del 4%, in alcuni Paesi (come Francia, Polonia o Ungheria) del 5%, ma ci sono anche 13 Paesi che non hanno nessuna soglia (come Paesi Bassi, Bulgaria, Danimarca, per citarne alcuni). Se fino al 2019 si è sempre e solo votato sulla base di liste nazionali, in preparazione per le elezioni del 2024 è una proposta che prevede la partecipazione di una lista transnazionale.

Chi va a votare? Ai seggi la metà degli aventi diritto al voto

L’età minima per esercitare il diritto di voto è 18 anni, tranne che per i greci che votano a 17 anni, gli austriaci e i maltesi che vanno alle urne a 16 anni. Anche per candidarsi l’età minima varia: nella maggioranza dei casi bastano 18 anni, ma per esempio in Italia ce ne vogliono 25. Anche i dati sull’affluenza sono estremamente variabili. Alle elezioni del 2019 è andato alle urne il 50,6% dei cittadini europei con diritto di voto (la tornata precedente, nel 2014, aveva segnato il minimo storico del 42,6%). L’affluenza più bassa nel 2019 è stata registrata il Slovacchia (22,7%), la più alta in Belgio (88,5%, dove per altro il voto è un obbligo). Ma a Malta, dove l’obbligo non c’è, è andato ai seggi il 72,7% degli aventi diritto. In Italia erano andati alle urne il 54,5%.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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