*Roghi estivi e cambiamenti climatici* di Vincenzo D’Anna*
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*Roghi estivi e cambiamenti climatici*
di Vincenzo D’Anna*
Lo statalismo, ossia la gestione in regime di monopolio pubblico di un servizio, rivela sempre lo stesso difetto. Si tratti di industrie, servizi pubblici, sanità, trasporto e quanto altro ancora, il flop è sicuro quanto l’opera incerta e insoddisfacente. Ai grani del rosario monopolista ed inefficiente non mancano, ahinoi, la salvaguardia del territorio, la vigilanza dei boschi e l’opera di bonifica e risanamento ambientale. Anche in questo comparto la solfa è sempre la stessa ogni estate che Domine Dio ci assegna su questa Terra. Se piove a dirotto si registrano alluvioni, frane, smottamenti, fiumi che straripano e sistemi fognari che saltano come il tappo di una bottiglia di champagne. Se invece la temperatura va oltre i limiti storici ed il caldo ci avviluppa, ecco che va in scena la tragedia degli incendi. In Sicilia, in Sardegna ed in genere nelle regioni meridionali intere montagne e gran parte delle foreste anche questa estate sono state divorate dalle fiamme e, puntuale, è ripartito il valzer dei voli di elicotteri e canadair impegnati a spegnere i roghi. Per fortuna, fino ad ora, all’appello è mancata la nostra Campania che pure, in fatto di incendi, ha dato spesso “bella mostra” di sé in passato. Per la veritù molti di questi incendi, se non quasi tutti, sono risultati essere di origine dolosa e si sono concentrati, a ben vedere, negli stessi periodi dell’anno, quasi vi fosse una sorta di fenomeno emulativo tra piromani e “bruciatori” di mestiere. Tra questi ultimi credo (ma è solo una mia ipotesi!) concorrano anche le ditte specializzate negli spegnimenti vista la cospicua tariffa che viene loro garantita in casi del genere. Come hanno appurato gli esperti, per ridurre in cenere ettari ed ettari di vegetazione si utilizzano micce composte da più filamenti di cera accesa: sono questi gli inneschi preferiti dai professionisti del fuoco. Eppure non c’è regione del Belpaese che non abbia predisposto ogni anno un nuovo piano di vigilanza e di controllo con tanto di vedette appostate nei punti critici debitamente collegate tra loro per lanciare l’allarme in maniera sollecita. Lo stesso corpo della guardia forestale è stato trasferito sotto le insegne della benemerita Arma dei Carabinieri per una migliore organizzazione e coordinamento delle attività ma a quanto pare tale mossa è servita a poco o nulla. L’esempio tipico di questa tragica situazione viene dalla Sicilia, regione piena d’acqua e di foreste nei secoli passati, granaio dell’antica Roma, ridotta, negli anni, a scoglio deprivato sia delle foreste che del prezioso liquido. Ebbene, su quell’isola i cosiddetti Baif (braccianti agricoli idraulici forestali), secondo stime attendibili, sono oltre ventimila!! Ancorché assunti e stabilizzati dall’ente regionale, costoro non hanno dato, finora, grande prova di efficienza. Un’enormità se si pensa che la Regione Liguria ne ha solo 404 in organico. Pensate: se in Piemonte i forestali sono appena 406, nel solo Comune di Solarino (nove mila anime in provincia di Siracusa), i forestali sono addirittura 437!! Come a dire che un abitante su 20 è impegnato nella tutela dei boschi!! Di recente il ministro Musumeci, in conferenza stampa, ha indicato nei mutamenti climatici una delle cause principali dell’aumento dei roghi invocando non meglio precisati interventi governativi immemore del fatto che negli ultimi cinque anni lui stesso ha ricoperto la carica di governatore della Sicilia. Un illustre conterraneo del ministro, il prof. Emerito Antonino Zichichi, esperto in fisica, ritiene però che buona parte di questi scombussolamenti climatici siano dovuti all’aumento ciclico dell’attività del sole e che tali cicli indichino le ere glaciali o quelle calde del pianeta Terra. Ad assecondare questa tesi, oltre al fisico Franco Prodi, fratello dell’ex premier Romano, c’è anche la posizione espressa da un altro eminente scienziato, il premio Nobel Carlo Rubia, il quale, dal canto suo, nega il fatto che controllare l’anidride carbonica possa garantirci una temperatura costante. Lo stesso Rubia, tra l’altro, ci ricorda che nel 218 a.C. Annibale attraversò le Alpi con gli elefanti perché a quel tempo la temperatura era più alta rispetto ad oggi e che i ghiacciai e le nevi alpine risultavano pressoché inesistenti. Queste sono ovviamente tesi che per quanto autorevoli, non bastano, da sole, a confutare del tutto quelle che invece indicano nell’attività antropica la causa prima del cambiamento climatico. La verità è che occorre disinquinare a prescindere. E che occorre farlo per motivi sia ambientali che sanitari, ma è anche vero che per i fenomeni climatici i tempi di osservazione sono lunghi: durano secoli e mancano sia i dati del passato remoto, sia di quelli che dovranno venire. Nel frattempo occorre affrontare con risolutezza il contingente, le variazioni che ci procurano gli sbalzi repentini del clima e le annesse conseguenze. Ci soccorrono certo la tecnologia ed il progresso scientifico ma quello che non potrà cambiare è la burocrazia, l’approssimazione e la furbizia di molti portatori di interesse in campo ambientale. Una sintesi mirabile di questi fattori è la gestione negletta con la quale Governo e Regioni affrontano la situazione. Se continueranno a prevalere i monopoli e le inefficienze che ne derivano, qualunque siano le cause vere e prime dei fenomeni climatici, nulla avrà senso innanzi ai guai della politica politicante e dei suoi compari.
*già parlamentare
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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