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Attualità

NON PIU’ TROJAN PER INTERCETTARE MA SOLO TROIE

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Giustizia, Nordio pronto alla nuova stretta: tagliare trojan e intercettazioni:

LE NORME IN MEMORIA DI B. – Dopo la riforma si pensa già ai futuri passi: divieto di pubblicazione fino al processo e meno soldi ai pm per le indagini

DI VALERIA PACELLI E GIACOMO SALVINI

19 GIUGNO 2023

La stretta sulle intercettazioni è solo all’inizio. Quelle introdotte dalla riforma penale targata Carlo Nordio sono solo le prime novità. Nei prossimi mesi ce ne saranno delle altre. Diversi gli interventi sui quali si sta ragionando al ministero della Giustizia: inserire un tetto di spesa per le Procure da destinare alle captazioni telefoniche e che sarà molto più basso di quello attuale; e poi incidere ancora di più sulla stampa vietando la pubblicazione delle intercettazioni fino al dibattimento. In più, con l’accordo del ministro, in Parlamento Forza Italia e Italia Viva proveranno a forzare la mano limitando l’uso del trojan, rimasto fuori dal disegno di legge approvato dal governo. Di questo si sta discutendo già in questi giorni all’indomani della riforma che ha già creato uno scontro forte con la magistratura. Soprattutto dopo le parole di Nordio che ha definito “inammissibili” le critiche delle toghe e poi ha rincarato la dose parlando di “interferenze”. Affermazioni criticate duramente da molti magistrati. Senza che ciò abbia affatto scoraggiato il ministro: l’abolizione dell’abuso d’ufficio, la modifica del reato di traffico di influenze, l’interrogatorio dell’indagato prima dell’arresto sono misure che non chiudono la partita della riforma.Anche sul tema delle intercettazioni le modifiche introdotte non saranno le uniche. Il Guardasigilli non si accontenta di aver proibito la trascrizione degli ascolti relativi a terzi non indagati (“salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini”) e nemmeno di vietare la pubblicazione di tutte le intercettazioni, ad eccezione di quelle riportate da un giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzate in dibattimento. Il che vuol dire che tantissime conversazioni anche rilevanti, depositate agli atti di un’indagine ma che fanno parte ad esempio di informative, resteranno sconosciute ai più.Altre misure sono in arrivo. “Interverremo molto più radicalmente” sulle intercettazioni che sono “una barbarie che costa 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi”, ha detto Nordio sabato a Taormina. E dunque a cosa si starebbe pensando? Secondo quanto risulta al Fatto, che ha consultato qualificate fonti di governo, c’è l’intenzione di intervenire sul budget di spesa delle procure. L’idea è quella di mettere un tetto che può variare da città a città in base anche al numero di magistrati e alla mole di lavoro e dirottare poi i risparmi su altro. Questa iniziativa però non sarebbe troppo apprezzata da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia perchè rappresenterebbe un intervento troppo massiccio sul lavoro dei magistrati.L’altra novità sulla quale si sta ragionando riguarda poi la stampa: l’intervento appena approvato in Cdm non basta. Bisogna fare di più. Come? Vietando non solo come previsto dall’ultima riforma la pubblicazione delle intercettazioni non riportate in un provvedimento del giudice, ma fare in modo che nessuna conversazione finisca sui giornali prima del dibattimento. In altre parole: si potranno pubblicare le intercettazioni solo dopo che inizia il processo. Il risultato: cittadini ignari e un pesante limitazione della libertà di stampa e di informazione.C’è poi la questione del trojan, il software capace di intercettazioni ambientali. Per il Guardasigilli “è superatissimo, la criminalità organizzata usa dei sistemi che oggi noi non riusciamo a intercettare”. Eppure proprio il trojan, in molte indagini, è stato fondamentale per scovare reati e portare alla luce gli scandali degli ultimi anni (per fare un solo esempio, il Palamara-gate e le chat che hanno terremotato il Csm). Italia Viva e Forza Italia presenteranno emendamenti in Parlamento per limitarne l’uso, a partire dall’uso per i reati contro la pubblica amministrazione.Questo disegno però si scontra con le perplessità di Meloni e FdI. La premier non ha apprezzato le sparate del ministro: glielo avrebbe fatto sapere addirittura con una telefonata. E i meloniani frenano sui prossimi ritocchi. Il Guardasigilli, dal canto suo, è arrabbiato perché nessuno lo ha difeso dalle accuse dei pm, nè la premier né altri ministri. Il deputato di Azione Enrico Costa, ormai quasi consigliere di Nordio, fa capire il clima pesante nel governo: “Meloni è irritata col ministro. Da giorni magistrati vari contestano Nordio, nel silenzio di Palazzo Chigi. Occhio che se Nordio si scoccia vi saluta”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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