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Attualità

Scarpinato: “Solo guanti di velluto per i colletti bianchi” IL DECRETO RAVE – “La legge è il semaforo verde per le centrali delle mazzette e disincentiva chi collabora” DI ANTONELLA MASCALI 14 DICEMBRE 2022

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L’INTERVISTA

Scarpinato: “Solo guanti di velluto per i colletti bianchi”

IL DECRETO RAVE – “La legge è il semaforo verde per le centrali delle mazzette e disincentiva chi collabora”

DI ANTONELLA MASCALI
14 DICEMBRE 2022
Il decreto cosiddetto Rave, approvato ieri dal Senato a larga maggioranza, contiene la riforma dei reati ostativi ai benefici penitenziari per i detenuti mafiosi e terroristi che non collaborano con la giustizia. Non ci sarà più un divieto assoluto ma relativo. Non per i corrotti, che non avranno neppure il minimo paletto per ottenere i benefici, perché la maggioranza ha cancellato dalla lista degli ostativi i reati contro la Pubblica amministrazione, introdotti dalla Spazzacorrotti. Cosa cambierà adesso nella lotta alla mafia e alla corruzione? Ne parliamo con Roberto Scarpinato, ex pm antimafia, senatore del M5S, che ieri ha fatto la dichiarazione di voto contrario a nome del suo gruppo.Con riferimento all’ergastolo ostativo, che legge è uscita dal Senato?Potrebbe essere rinominata come una legge per disincentivare la collaborazione con la Giustizia e incentivare la non collaborazione. Infatti, sono stati interrotti una serie di meccanismi che riservano ai collaboratori un trattamento peggiore di quello per chi non collabora.

Faccia degli esempi che aiutino a capire.

C’è un singolare doppio binario: obblighi inflessibili e severe sanzioni per i collaboratori, indulgenza di Stato per i patrimoni occulti dei condannati che non collaborano. Ai collaboratori è imposto l’obbligo di specificare tutto il patrimonio occulto che viene immediatamente sequestrato e poi confiscato. In caso di dichiarazioni mendaci sul patrimonio, è prevista la revoca del programma di protezione, dei benefici penitenziari concessi e la revisione dei processi per eliminare gli sconti di pena. Invece a coloro che non collaborano è stato concesso di conservare il silenzio sulla ricchezza accumulata e sottratta alla confisca e nessuna sanzione in caso di accertato mendacio.

Sembra che sia più conveniente stare zitti.

Purtroppo è così. Per i collaboratori di giustizia la legge prevede che non è sufficiente la revisione critica della condotta, ma occorre un requisito in più, l’avvenuto ravvedimento. Proprio per la carenza di questo requisito, a Giovanni Brusca non è stata concessa la detenzione domiciliare. Inoltre, collaboratori e non collaboratori possono accedere ai permessi premio e al lavoro esterno più o meno con la stessa tempistica. Quindi, perché un mafioso dovrebbe collaborare esponendosi al grave rischio di ritorsioni, quando non collaborando e limitandosi a recidere ogni rapporto con l’associazione criminale di appartenenza può accedere ai benefici penitenziari accollandosi solo il costo di qualche anno in più di carcere?

Lei sostiene che questa legge impedirà l’intera verità sulle stragi. Perché?

Scoraggiando le collaborazioni, questa legge sopprime ogni residua speranza di conoscere i segreti che si celano dietro le stragi del 1992-93 di cui sono ferrei custodi una decina di boss mafiosi stragisti, che si sono sempre rifiutati di parlare nutrendo l’incrollabile certezza che, prima o poi, in cambio del silenzio sarebbe stato loro concesso di uscire dal carcere.

Ma sono al 41-bis e quindi non possono avere i benefici perché pericolosi…

Non tutti. Per esempio, il 41-bis è stato tolto ad Antonino Troia, che fece i sopralluoghi per Capaci e che custodì l’esplosivo, e a Gioacchino Calabrò, in possesso di sofisticatissimi cellulari clonati, condannato per le stragi del ’93.

Secondo lei sarà riformato anche il “carcere duro”?

Il 41-bis è già entrato nel mirino da tempo.

La cancellazione dei reati corruttivi dagli ostativi per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è corretta dato che “una norma così severa va limitata a reati gravissimi”. Non hanno lasciato reati meno gravi?

Hanno tolto dal regime i più gravi reati contro la Pubblica amministrazione, puniti anche fino a 20 anni di carcere, hanno escluso persino le associazioni per delinquere finalizzate alla corruzione e hanno lasciato nel regime ostativo reati come il contrabbando di tabacchi punito fino a 6 anni! Un semaforo verde per le grandi centrali della corruzione che sono ai nastri di partenza ora che sono tornati i soldi con il Pnrr.

Il ministro Nordio ha giustificato la sua intenzione di cancellare il reato di abuso d’ufficio con la richiesta degli amministratori locali di poter lavorare. Non hanno qualche ragione?

L’ultima riforma del reato di abuso d’ufficio ha stabilito che il reato esiste soltanto in caso di violazione intenzionale di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge e dalle quali non residuano margini di discrezionalità. Questo determina una sovraesposizione dei sindaci i quali diventano per mafie e lobby la porta di ingresso ai fondi pubblici proprio perché hanno quell’ampia discrezionalità fuori controllo penale.

Il ministro è pure contro il reato di traffico di influenze e contro la legge Severino che sospende gli amministratori condannati in primo grado e li dichiara incandidabili.

I reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze illecite sono la cassetta degli attrezzi della corruzione. Il ministro Nordio, invece, farebbe bene a occuparsi dell’approvazione di una legge sul conflitto di interessi la cui assenza ha aperto una vasta prateria all’illecita interferenza di interessi privati nei processi decisionali pubblici. Quanto alla riforma della Severino, ricordo che Nordio, non ancora ministro, è stato promotore dei referendum che chiedevano la bocciatura anche della norma di quella legge che prevede l’incandidabilità per chi è stato condannato con sentenza definitiva per mafia e altri gravi reati.

Voi senatori che avete votato contro questo decreto siete stati accusati di essere i soliti “manettari” e “giustizialisti”. Lei, alla luce della sua lunga esperienza di magistrato antimafia, ha detto che hanno messo in chiaro i loro obiettivi. Cioè?

Assistiamo da un lato all’eliminazione dei più gravi reati di corruzione dagli ostativi, alla volontà di depenalizzare il reato di abuso di ufficio, alla demonizzazione e al taglio delle intercettazioni anche per reati di mafia e corruzione; dall’altro si introduce un reato che criminalizza coloro che organizzano raduni musicali non autorizzati con pene spropositate da 3 a 6 anni che rendono obbligatorio l’arresto in flagranza e autorizzano le intercettazioni. Dietro la maschera di un garantismo di facciata esibito come alibi per varare queste riforme, si cela il vero volto classista delle scelte di politica criminale di questa maggioranza: pugno di ferro e ferocia giustizialista per reati della gente comune; guanti di velluto e lassismo per i reati dei colletti bianchi che popolano i piani alti della piramide sociale.

FONTE:

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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