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Attualità

Claudio Fava: “Ormai in Sicilia sono un estraneo: lascio l’isola e la vita politica”

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Claudio Fava: “Ormai in Sicilia sono un estraneo: lascio l’isola e la vita politica”

CLAUDIO FAVA – Giornalista e politico

DI ANTONELLO CAPORALE 
3 OTTOBRE 2022
Li sento ormai un forestiero in questa isola. In fondo le radici, la tua famiglia, tuo padre, le sorelle, i fratelli, sono un concetto letterario, non è necessario legarle a una terra.Claudio Fava lascia la Sicilia.

L’unica casa che possiedo è in Toscana. Andrò lì. Serve un lembo di terra dove poggiare il corpo da vivo, e dove tenerlo in vita.

Lascia la Sicilia e lascia la politica. Non ne può più della politica o non ne può più di perdere?

Rispetto il risultato e ogni altra considerazione, anche quella come la sua. Ho consumato ogni energia, ho fatto tutto quel che sapevo e potevo per questa terra. C’è stato alle ultime regionali (si sono tenute in concomitanza con le politiche ndr) un verdetto inconfutabile che rispetto. Devo dire che mi sono annoiato molto. Non ho mai vissuto una campagna elettorale più noiosa di questa.

Si sapeva già che il centrodestra avrebbe vinto persino con Schifani. Un prodotto immarcescibile.

Fosse solo questo! Nel confronto politico sembrava che stessimo concorrendo per il governo della Valle d’Aosta, con una dissociazione tra la realtà paurosa in cui viviamo, la vita piegata e miserabile in cui tanti sono costretti, e il linguaggio dei candidati.

I siciliani sono come anestetizzati. L’antimafia è un codice oramai in disuso, il vento soffia contrario.

Proprio per non guardare sempre dietro ho deciso, in questa legislatura vissuta da deputato regionale, a illustrare i fatti a noi contemporanei, contestuali. Domanda: Perché c’è la monnezza per strada Di chi sono le discariche? chi comanda sotto mentite spoglie? Erano le puntuali relazioni che la commissione dava all’assemblea. Mi sono appassionato, e ho scritto come fossero reportage, che poi è il mio mestiere. Lei crede che si sia mosso un alito di vento? Zero

Dei siciliani non ne può più.

È un rapporto divenuto sempre più faticoso con una cultura che condensa i vizi di un plebeismo di massa. Mi atterrisce che l’élite della società, l’accademia, le professioni liberali, siano completamente asservite a un potere ignorante e vuoto, addirittura offensivo verso l’intelligenza comune.

Faccia un esempio.

A Catania in pompa magna ministri e scudieri annunciano l’arrivo del Frecciarossa. È un annuncio fraudolento, perchè in Sicilia non c’è l’alta velocità. Orbene: invece di costruire i binari nuovi hanno trasportato nella mia città i treni dell’alta velocità, creando un effetto ottico. Erano Ferrari fuori ma littorine dentro e il tempo di percorrenza dei tratti indicati non dava il benché minimo senso della velocità conquistata. Anzi! In ogni altro luogo d’Italia questa mistificazione non sarebbe stata plausibile, possibile. Avrebbero preso tutti a pernacchie.

A Catania invece?

Nessuno ha fiatato. Clap clap e tanti saluti. Capisce perché ho deciso di chiudere?

Chiude con la politica che è un barcone sul quale è però salito con successo una trentina di anni fa.

Credo di aver onorato la memoria di mio padre, e dato dignità a questa terra, lottato per trasformarla. Certo, non dimentico che al momento di scegliere chi candidare alla presidenza della Regione si è detto: tutti fuorché Fava.

È stato deputato regionale, nazionale, europeo. Ha avuto modo di fare, dire. Anche di sbagliare

Non c’è nessun problema, mica devo negare i miei difetti? Ce ne saranno tanti, dico però che oltre la politica c’è una vita da rispettare.

E oltre la Sicilia c’è un mondo intero ancora da scoprire.

Ora sono a Madrid, sono in Spagna per presentare un mio libro tradotto qui. Faccio quel che so fare meglio.

Altro che l’oltraggiosa Catania!

Ogni notte sparano fuochi d’artificio. Per un matrimonio, una cresima, magari un funerale. Ogni notte. E ogni giorno si passa tra cumuli di immondizia. In Sicilia sappiamo perché ci sono, ma non si possono fare i termovalorizzatori. Bisogna rispettare i tre padroni delle tre grandi discariche esistenti, e accettare il tanfo.

Perché i catanesi accettano di vivere nel tanfo?

Tanti si ribellano.

Tantissimi non si ribellano.

È incredibile che la memoria scompaia anche davanti a vicende macroscopiche, che la responsabilità divenga una parola abbandonata alla polvere dei dizionari.

Bye bye Sicilia.

La vita continua. Magari altrove.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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