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Destra e Pd all’attacco dei pm. Il Csm boccia la legge Cartabia

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Destra e Pd all’attacco dei pm. Il Csm boccia la legge Cartabia

LA RIFORMA – Lega, FI e FdI: carriere separate e responsabilità civile dei magistrati. I dem: i criteri dei reati siano decisi dalle Camere

DI ANTONELLA MASCALI E GIACOMO SALVINI

16 MARZO 2022

Dal fascicolo di 700 emendamenti presentati emerge la volontà dei partiti di “punire” le toghe in un momento di forte discredito. La destra ha presentato proposte di modifica sulla separazione di fatto delle carriere tra giudice e pm. Oltre all’emendamento già annunciato da Forza Italia, che prevede l’obbligo per il magistrato di scegliere nei primi 5 anni se fare il pm o il giudice, si sono aggiunti anche Fratelli d’Italia, Azione e Lega. Una proposta di modifica, quella leghista, molto rilevante perché ricalca uno dei 5 quesiti che saranno oggetto del prossimo referendum sulla giustizia. L’altra proposta, su cui la destra va all’attacco della magistratura, è la responsabilità civile dei magistrati, il cui quesito non è stato ammesso dalla Consulta: sono state presentate proposte da Lega, FdI e Azione. E colpisce anche un emendamento del Pd, firmato da Alfredo Bazoli. Il testo prevede che sia il Parlamento a decidere la priorità dei reati di cui si dovranno occupare le Procure, come già previsto dalla riforma del processo penale. Ma ai dem non basta, vogliono inserirla anche nella riforma dell’ordinamento giudiziario: i procuratori dovrebbero predisporre “le misure organizzative, al fine di garantire l’efficace e uniforme esercizio dell’azione penale, nell’ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento con legge, basate su criteri di priorità trasparenti e predeterminati al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre, tenendo conto anche del numero degli affari da trattare e dell’utilizzo efficiente delle risorse disponibili”. Il presidente della Commissione Giustizia, Mario Perantoni, ha deciso che i partiti debbano tagliare diversi emendamenti fino ad arrivare a 250, ma, obietta una fonte di maggioranza, il dibattito così viene “soffocato”.

E mentre in Parlamento i deputati vorrebbero cambiare la riforma della ministra in meglio o in peggio, a seconda dei punti di vista, al Csm, il diretto interessato dall’ultimo intervento di Cartabia si appresta a votare in plenum tra oggi e domani una sonora bocciatura. Al voto ci sarà il parere, anticipato dal Fatto, che la preposta Sesta commissione ha approvato all’unanimità lunedì in serata. Diverse le preoccupazioni per le possibili ingerenze politiche sul governo autonomo della magistratura. Per esempio, la legge elettorale proposta dalla Cartabia prevede la capacità di intervento del ministro della Giustizia che può addirittura alterare il risultato elettorale: “Resta la criticità della individuazione discrezionale dei collegi elettorali a cura del ministro con conseguente rischio di una modifica strumentale della composizione dei collegi al fine di orientare il risultato elettorale, con evidente pregiudizio per lo stesso principio costituzionale di autonomia e indipendenza della magistratura”. Sul fronte delle porte girevoli magistratura-politica, è ritenuto “positivo” che alla fine di un mandato elettivo il magistrato non possa più indossare la toga ma anche qui c’è una “criticità”, ovvero l’ipotesi di mandare i magistrati ordinari al Massimario della Cassazione: “Tale soluzione avrebbe un effetto illogicamente premiale” per chi ha fatto politica. Quanto ai magistrati che hanno fatto parte di un governo (come adesso i consiglieri di Stato, Roberto Garofoli, sottosegretario a Palazzo Chigi, e Annamaria Lamorgese, ministra dell’Interno) per i quali è prevista “la destinazione ad attività non direttamente giudiziaria o il collocamento fuori ruolo presso il ministero di appartenenza”, anche in questo caso si finisce per avere “un effetto premiale” consentendo il fuori ruolo “anche in deroga” al tetto dei 10 anni per legge, “consentendo carriere privilegiate”.

Bocciate pure le pagelle che tanto piacciono al centrodestra, e in particolare a Enrico Costa, che le vuole ancora più “strong”. Prevedere per la valutazione di professionalità “discreto, buono, ottimo porterà a una inammissibile classifica tra magistrati dell’ufficio” e così “potrebbe finire per stimolare quel carrierismo che la riforma vorrebbe invece eliminare”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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