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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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Attualità

È stato membro della P2, frodatore del fisco, corruttore, premier inaffidabile, IN ITALIA E’ TUTTA UNA QUESTIONE DI LATO “B”

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IL Fatto Quotidiano

 

Marco TravaglioDirettore del
Fatto Quotidiano

Le parole per dirlo

2 DICEMBRE 2021

rza Italia, presi a tu per tu ritengano vergognosa, o almeno ridicola, la sola ipotesi che uno così possa ascendere al Quirinale. Eppure nessun leader dei maggiori partiti ha il coraggio di dirlo fuori dai denti. Che non lo dicano Salvini e Meloni, anche se probabilmente lo pensano, è ovvio: sono suoi alleati, hanno imbarcato e riciclato pezzi della sua classe dirigente (anzi digerente), sperano di ereditarne i pochi voti rimasti, beneficiano dei favori dei suoi giornali e delle sue tv, e sanno che basta un lieve dissenso, una pallida critica, per finire massacrati e sputtanati come Fini, Boffo e tutti gli altri “amici” che hanno osato allontanarsi da Arcore. Che non lo dica l’Innominabile, è scontato: a parte l’ammirazione dell’allievo ripetente per il maestro, se al prossimo giro quello non gli regala un seggio sicuro, è politicamente morto, più di quanto già non sia. Che non lo dicano Conte, Letta & C. è invece stupefacente. Finora si limitano a precisare che B. non è il loro candidato: e ci mancherebbe pure. Ma, quando spiegano il perché, balbettano frasi politichesi che lasciano basiti milioni di loro elettori, abituati da 27 anni a considerare il Caimano la peggior sciagura che si sia abbattuta sulla nostra povera Repubblica.

Sentite Letta (Enrico): “Non credo che la candidatura di Berlusconi sia in grado di essere votata dal Pd e nemmeno da una larga maggioranza. Se il capo dello Stato non viene eletto a larga maggioranza, cade il governo. È assurdo pensare al candidato di bandiera di uno schieramento”. Par di sognare: il Pd non vota B. perché gli altri non lo votano (quindi, se gli altri lo votassero, il Pd lo voterebbe); perché, se B. passasse per pochi voti, cadrebbe il governo Draghi (una buona notizia su due); e perché è di centrodestra (ma, se il problema fosse questo, non verrebbe eletto nessuno, perché i candidati o sono di centrodestra, o di centrosinistra, o del M5S, salvo eleggere un paracarro, un termosifone o un morto). Il ministro Orlando invece dice no a B. perché “è molto auspicabile una donna al Quirinale”: quindi il problema è che B. non è donna (ma Nicole Minetti lo è). Conte si spinge più in là, tracciando un identikit del futuro presidente – “persona di grande profilo morale e autorevolezza che possa guidarci per sette anni” – che esclude in radice B. Ma che ci vuole a dire che un vecchio puttaniere pregiudicato e finanziatore della mafia non può fare il capo dello Stato neppure in Italia?

  • Ferdinando Terlizzi

FALSA TESTIMONIANZA

Tornano le Papi-girls (però non parlano più)

DI GIANNI BARBACETTO
2 DICEMBRE 2021

Udienza lampo, ieri, al processo Ruby 3 con imputati Silvio Berlusconi e 29 testimoni dei processi Ruby 1 e 2, accusati di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari. I giudici della settima sezione, presidente Marco Tremolada, hanno letto l’ordinanza con cui hanno respinto la richiesta delle difese che volevano l’assoluzione delle ragazze, immediata, dal reato di falsa testimonianza. Dunque il processo, che ieri poteva entrare in un buco nero, invece prosegue. Tutto era nato con un’altra ordinanza, quella del 3 novembre: i giudici avevano accolto un’eccezione proposta dalla difesa Berlusconi all’inizio del processo, due anni e mezzo fa, e avevano dichiarato inutilizzabili le testimonianze di 18 ragazze accusate di aver mentito nelle aule dei processi Ruby 1 e 2: perché non avrebbero dovuto rivestire il ruolo di testimoni, ma – dalla primavera 2012 – di imputate in reato connesso (dunque non obbligate a dire la verità), dato che la Procura già allora “aveva elementi indizianti le elargizioni di Berlusconi in favore delle ragazze”, pagate per farle mentire ai giudici, raccontando che le feste del bunga-bunga ad Arcore nel 2010 erano solo “cene eleganti”.

Svaporata a questo punto l’accusa di falsa testimonianza, le difese delle ragazze hanno chiesto, codice alla mano, che il Tribunale facesse la “declaratoria immediata” di innocenza per quel reato, senza aspettare la fine del processo. No, ha risposto il Tribunale. Secondo i giudici, tenuto “conto dello stato avanzato, ma non completato dell’istruttoria” del dibattimento, “non sussistono i requisiti di evidenza” per applicare oggi l’articolo 129 del codice di procedura penale che prevede appunto l’obbligo di dichiarare l’immediato proscioglimento.

Così continua il processo che altrimenti si sarebbe avvitato su una questione cruciale: con il proscioglimento immediato delle imputate, i giudici sarebbero diventati “incompatibili” e non avrebbero potuto poi pronunciarsi sull’altro reato contestato, la corruzione in atti giudiziari. Perché un giudice non può giudicare due volte gli stessi imputati per gli stessi fatti. Sembra dunque essere prevalsa la tesi dell’accusa: i due reati – falsa testimonianza e corruzione – sono così strettamente intrecciati da essere inscindibili. Stralciarne uno – aveva detto il pm – sarebbe “folle”. Entrambi i reati saranno giudicati dunque solo alla fine del processo. E per l’accusa, se anche la falsa testimonianza dovesse davvero scomparire, resterebbe la corruzione, perché le ragazze sono diventate “pubblici ufficiali” nel momento in cui sono state ammesse dal Tribunale come testimoni nel processo Ruby 1: e cioè il 23 novembre 2011 (prima della primavera 2012 in cui secondo il Tribunale dovevano assumere il ruolo di imputate). I pm, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio, aggiungono che anche l’eventuale “cessazione della qualità pubblico ufficiale”, secondo la giurisprudenza e il codice penale (articolo 360), non fa cadere il reato, contestato dall’accusa fino al 2015.

Intanto però un effetto è stato raggiunto: le ragazze saranno d’ora in avanti mute. Ora stanno zitte anche quelle che – come Barbara Guerra, Alessandra Sorcinelli e Marysthell Polanco – avevano attaccato Berlusconi e annunciato di voler parlare in tribunale, spiegando perché avevano mentito sulle feste di Arcore. Non renderanno in aula le dichiarazioni spontanee che avevano promesso. Hanno già rinunciato ad essere sentiti anche l’avvocato Luca Giuliante, ex legale di Karima El Mahroug, in arte Ruby, e l’ex fidanzato di Ruby, Luca Risso.

 

 

L’ULTIMO ASSALTO

Berlusconi vuole candidarsi al Quirinale: a gennaio il videomessaggio

COME NEL ’94 – Dopo il discorso della discesa in campo, questo si intitolerà: “Un nuovo sogno italiano”

DI GIACOMO SALVINI 
2 DICEMBRE 2021

Al posto del “miracolo” sarà il “sogno italiano”. Il “nuovo sogno italiano”. Al posto dello sgabuzzino della villa di Macherio, dove abitava la moglie Veronica, con ogni probabilità ci sarà la villa di Arcore o la scrivania di villa Zeffirelli, nuovo quartier generale romano sull’Appia Antica. L’obiettivo però non è cambiato: dopo 27 anni, Silvio Berlusconi vuole scendere di nuovo in campo. Allora, nel 1994, il videomessaggio trasmesso a reti Fininvest unificate (“l’Italia è il Paese che amo…”) serviva per lanciare Forza Italia e correre da leader politico alle elezioni mentre crollava il sistema dei partiti. Oggi il videomessaggio servirà per rincorrere il sogno di una vita, quello che aveva promesso anche a mamma Rosa: la Presidenza della Repubblica. Ufficializzando, così, la sua candidatura. L’idea di Berlusconi e dei suoi consiglieri è quella di non registrarlo adesso – “è troppo presto” dicono ad Arcore – ma dopo Capodanno, alla vigilia del grande ballo del Quirinale. Se il leader di Forza Italia capirà che le condizioni per essere eletto saranno concrete, deciderà di giocare la carta del videomessaggio agli italiani.

D’altronde, mentre prosegue la caccia ai voti per essere eletto, Berlusconi sa benissimo che prima o poi una mossa per ufficializzare la sua candidatura dovrà farla. E, come suo solito, lo farà in grande stile. L’ipotesi del videomessaggio quindi sta prendendo sempre più piede tra i suoi consiglieri. L’idea è semplice: parlare a tutti gli italiani per convincere i parlamentari a scrivere il suo nome nel segreto dell’urna. Lo slogan su cui si sta riflettendo è: “Un nuovo sogno italiano”. Un modo per rievocare il 1994, ma allo stesso tempo presentarsi come il garante delle speranze dei cittadini. Un’idea non nuova visto che il remake del discorso del 1994 Berlusconi lo aveva già fatto nel 2019, in occasione del 25 esimo anniversario, alla vigilia delle elezioni europee. Questa volta però il nemico da battere non saranno più i “comunisti” o il M5S ma il coronavirus, la crisi economica e le “fratture sociali” del Paese”. Per questo Berlusconi sta pensando a un discorso che si baserà su tre principi: la lotta al Covid e i vaccini “per tutti”, la rinascita italiana come ai tempi del Dopoguerra e soprattutto la pacificazione nazionale dopo “trent’anni di guerra sulla giustizia”. Un modo, pensano ad Arcore, anche per tendere una mano ai suoi avversari storici. A questo aggiungerà anche una rappresentazione di sé che è già stata in parte anticipata con l’opuscolo che Berlusconi nelle ultime settimane ha fatto recapitare a tutti i parlamentari. Una brochure in cui si presenta come l’erede del liberalismo di Giolitti e del cattolicesimo di don Sturzo e De Gasperi e ricorda i suoi valori cardine: l’europeismo, la cristianità e il garantismo. Prima di gennaio, però, Berlusconi non starà fermo. Mentre continua la caccia ai peones, per tutto dicembre tornerà al centro della scena. Voci di corridoio parlano anche di un suo ritiro a Merano per una beauty farm in vista della sfida del Quirinale, ma ieri lo staff del leader di Forza Italia smentiva seccamente. A ogni modo Berlusconi vedrà spesso gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni e continuerà a dare interviste per corteggiare i parlamentari: solo nelle ultime due ha elogiato il Reddito di cittadinanza e le tematiche ambientaliste per lisciare il pelo agli ex M5S. Avance confermate ieri anche da Luigi Di Maio che, pur auspicando un accordo col centrodestra e spiegando che l’ex premier “sarà fregato dai suoi”, ha detto: “Non sottovalutiamo la presa di Berlusconi sul Parlamento, lui ci crede”. Ed è proprio così. Non è un caso che a sostenere l’ex premier ci siano gli stessi che lo aiutarono, alcuni malvolentieri, a scrivere il discorso del 1994.

Tra questi Fedele Confalonieri, Gianni Letta e Marcello Dell’Utri. Manca quel Paolo Del Debbio che scrisse la prima bozza del discorso per la discesa in campo. Ironia della sorte, 27 anni dopo, proprio Berlusconi ha deciso di rinnegare il suo ghostwriter chiudendo il suo programma tv Diritto e Rovescio per tutte le feste natalizie fino all’ultima settimana di gennaio. Obiettivo: frenare il “telepopulismo” proprio quando avrà bisogno di presentarsi come uno “statista” moderato.

I PARERI

Grottesco

Silvio ghigna come Joker: adesso il parlamento è il suo harem

Una fiera della vanità, un trono riservato a re taumaturghi osannati dal popolo e da tutta la classe politica e da tutta la stampa anche quando hanno un passato molto insudiciato: la corsa al Quirinale è questa, e i candidati al grottesco avanspettacolo non mancano. Primeggia fra loro Berlusconi, che forse scherza forse fa sul serio ma comunque ghigna come un Joker e ci guadagnerà.
È stato membro della P2, frodatore del fisco, corruttore, premier inaffidabile, ma da ora in poi si bisbiglierà: nonostante tutto è stato candidato alla massima carica dello Stato, corteggiato da non pochi parlamentari non meno vanitosi di lui, affamati di posti, di ribalta, di soldi o di impunità. Il Parlamento come suo nuovo harem: c’è chi lo ritiene inverosimile ma tante cose inverosimili s’inverano, non solo da noi. È così allettante essere Capo dello Stato in Italia, più che altrove: nessuno oserà più avvicinarsi al Sublime Scranno senza inchinarsi, e ogni critica sarà bandita e sarà sempre Natale.

Barbara Spinelli

Perché no

Processi e pessima eredità culturale: l’Italia merita più dignità

Di tutte le cose assurde che ti possono capitare nella vita – parecchie direi – questa è la più assurda: trovarsi a firmare una petizione per non vedere Silvio Berlusconi presidente della Repubblica. Lo dico per me, cittadino che intende conservare un po’ di dignità, e anche per la Repubblica Italiana, che un recupero di dignità se lo meriterebbe. È l’assurdo dell’impensabile che qualcuno però pensa, e lui più di tutti. Ma insomma tocca dire, fermi e gentili: no. Per una lista infinita di motivi conficcati da trent’anni nel corpo del Paese.
Le inchieste, le condanne, le millemila prescrizioni, e lo sappiamo. Ma anche la curvatura cultural-ideologica che l’uomo ha dato al Paese. Ma anche l’indefesso attacco alla magistratura. Ma anche – nella folle eventualità i dettagli raccapricciano – il suo ritratto presidenziale in ogni aula di tribunale: una cornice dorata, una maschera sorridente, la vittoria dei potenti impuniti, la volpe eletta guardia del pollaio. Ecco. No.

Alessandro Robecchi

Inadatto

Non ci si può improvvisare uomini delle istituzioni, e lui non lo è

Con un Paese che sta così faticosamente riprendendo a camminare, e devo dire con un ruolo riconosciuto anche all’estero, mi sembra davvero inopportuno ritrovarci davanti la proposta di Silvio Berlusconi presidente della Repubblica. Dobbiamo ricordarci che Berlusconi non è un uomo delle istituzioni, ha fatto una scelta diversa. Anche quando ricopriva importanti ruoli politici, è rimasto un imprenditore, ha sempre visto il mondo e la società con gli occhi di un imprenditore. D’altra parte era entrato in politica dopo Tangentopoli proprio perché era mancata la rappresentanza partitica di quel settore.
Non ci si può improvvisare uomini delle istituzioni né tanto meno presidenti della Repubblica. Mi sembra che per un capriccio personale l’Italia rischierebbe di aprire una voragine nel suo percorso di sviluppo. Dovrebbe essere lo stesso Berlusconi a capirlo e a fare un passo indietro.

Monica Guerritore

 



(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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