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AttualitàCaserta e Sannio

23 giugno: Passeggiata Francigena da Maddaloni a Montesarchio

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Giusto tra quindici giorni, la prossima domenica del 23 giugno, sarà organizzata una bellissima passeggiata, che si snoderà tra l’ambiente e la storia. Si partirà alle ore 8 da Maddaloni, precisamente da Piazza Umberto I, per terminare alle 16 a Montesarchio, nell’altrettanta Piazza Umberto I. E nel mezzo si passerà tra altrettanti luoghi densi di storia come Santa Maria a Vico, l’antico Vicus Novanensis, Arienzo, importante centro della Valle di Suessola, Forchia, luogo delle antiche forche caudine, Arpaia, che, anch’esso ricco di vestigia romane, secondo una conclusione etimologica più acclarata dovrebbe significare luogo montuoso, Paolisi, dove nell’area naturale denominata Chiana Stajie c’è un singolare altare rupestre, Rotondi, oggetto di conquista romana dopo lo smacco delle forche caudine.

A ben considerare, l’itinerario proposto come “Passeggiata sulla Nostra Francigena”, e più precisamente come tredicesima tappa della Francigena Suessola Caudina, richiama fortemente la memoria storica dei classici, come Polibio di Megalopoli e di Tito Livio.

Polibio, parlando della pianura campana, altrimenti detta Campania Felix, ci informa che nei periodi risalenti tre erano le vie che vi giungevano: la prima dal Sannio, la seconda dal Lazio, la terza dall’Irpinia. Ma non è che le vie di comunicazioni siano cambiate: ancora oggi calchiamo le strade antiche disegnate e costruite dai popoli italici ed in particolar modo dai Romani, insuperati architetti.

Tito Livio nel libro IX della sua Ab Urbe condita ci ricorda che due erano le strade che portavano a Lucera: una lungo la costa adriatica, molto sicura, e l’altra lungo le famose Forche Caudine, più breve, ma molto insidiosa. L’esercito romano preferì passare attraverso le Forche Caudine, dove subì una umiliazione militare più che unica, al punto che ancora oggi si usano tali termini per denotare uno stato di umiliante prostrazione.

Nei secoli a venire questa antichissima via è stata fortemente praticata per ogni tipo di comunicazione, tanto commerciale, quanto, culturale, religiosa, bellica. Di essa ben si conserva la memoria nella famosa Tabula Peutingeriana, sorta di carta stradale dei primi secoli dell’Impero Romano. Ed il tratto in parola andava da Iovis Tifatinus, cioè dal tempio di Giove Tifatino di Piedimonte di Casolla, attualmente abbazia di San Pietro ad Montes, passando per Galazze, cioè Galatia, parte dell’odierna Maddaloni, e ad novas, l’attuale Santa Maria a Vico, per giungere a Caudio, l’attuale Montesarchio.

Ma da questa via Caudina si dirama anche l’antica strada per Montevergine, che passa attraverso il Mafariello, altra zona naturalistica, questa volta nel comune di San Martino Valle Caudina; percorso, questo, squisitamente religioso allorché bisognava onorare il culto della Madonna di Montevergine, una delle sette sorelle, una delle sette Madonne della Campania, culto che, forse richiamantesi alle antiche pratiche cultuali delle Sibille, ci è stato ricordato da Roberto De Simone e dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare con ricerche e studi etno-musicologici.

Va anche ricordato che Maddaloni e Montesarchio richiamano anche l’antica famiglia feudale dei Carafa, che, tra l’altro, nella metà del Cinquecento diede anche un papa alla Chiesa nella persona di Gian Pietro, che prese il nome di Paolo IV. Infatti, i Carafa tennero per diversi secoli come feudatari tutti i comuni interessati alla “Passeggiata sulla Nostra Francigena” del prossimo 23 giugno; in alcuni casi, fino alla fine della feudalità, allorché con apposita legge nel 1806, durante il cosiddetto Decennio Francese, si decretò che “la feudalità con tutte le sue attribuzioni resta abolita”. Ma va ricordato che, proprio grazie ai buoni uffici del duca Marzio Domenico IV Carafa, il 27 novembre 1734 Maddaloni ebbe il titolo di città da Carlo di Borbone, poi detto terzo come futuro re di Spagna. L’atto, conservato nell’Archivio Storico di Maddaloni, redatto in latino, “fa grazia di tutti gli onori di cittadinanza alla terra di Mataloni”.

Altresì, dobbiamo evidenziare che tanto Maddaloni quanto Montesarchio hanno un’altra cosa in comune: il nome della piazza da cui si parte ed arriva, cioè Umberto I. Questo re appartiene alla dinastia dei Savoia, dinastia che nulla di positivo ha fatto per l’intero Sud. Tale dinastia ha pensato solo ed esclusivamente ad accaparrarsi delle notevoli ricchezze del Sud, in special modo di quelle del Banco di Napoli, con le quali riuscì ad appianare i debiti contratti, grazie ai poco accorti suoi ministri, per fare guerre cosiddette d’indipendenza dovunque. Purtroppo, è ancora dilagante nell’intero Sud la mania di denominare o continuare a tenere in vita nomi che non hanno avuto alcun risvolto positivo per le locali popolazioni. Insomma, non va proprio bene che due comuni, che vantando secoli e secoli di storia, e che storia!, continuino a soffrire di sudditanza culturale nei riguardi della storia scritta dai vincitori. Il cambiamento inizia anche dalle parole. Che sono pietre. E le pietre parlano!

Per informazioni: https://www.facebook.com/francigenaappiasuessolacaudina/

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