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Pellegrinaggi. L’Unitalsi porterà a Lourdes 150 bambini

Si svolgerà, dal 16 al 22 maggio, il pellegrinaggio nazionale Unitalsi dei piccoli a Lourdes. Un treno speciale che accompagnerà circa 400 soci, tra bambini disabili, bambini degli ospedali pediatrici d’Italia, con cui l’Unitalsi collabora da decenni nell’ambito del progetto dei Piccoli e bambini ospiti delle case-famiglia dislocate sul territorio nazionale. L’iniziativa nasce anche grazie alla collaborazione con Fondazione FS Italiane. Un viaggio che avrà come tema spirituale le parole che la Madonna ha rivolto a Santa Bernadetta: “Si venga qui in processione”. Ne parliamo con Padre Salvatore Farì, missionario vincenziano e parroco della Parrocchia San Gioacchino a Napoli, che accoglie il progetto Casa Sveva e che sarà la guida spirituale del pellegrinaggio.

Quali saranno le caratteristiche di questo pellegrinaggio?
L’Unitalsi nazionale ha organizzato il pellegrinaggio dei piccoli a Lourdes dal 16 al 22 maggio 2024. Saranno circa 150 i bambini che parteciperanno al pellegrinaggio. Ci saranno bambini diversamente abili, bambini ammalati, bambini senza genitori e anche bambini sani e, poi, alcune donne vittime di violenza; ecco perché il pellegrinaggio, che appunto è chiamato “Dei piccoli a Lourdes”, è un richiamo alla integrazione e alla inclusione. Circa 100 bambini viaggeranno gratis grazie a una donna che nel suo testamento ha espresso la volontà di finanziare i piccoli in pellegrinaggio. Oltre ai bambini ci saranno i genitori, i volontari, gli accompagnatori, i sacerdoti e gli animatori.

Una caratteristica di questo pellegrinaggio verso Lourdes, dove i protagonisti sono i piccoli, è lo straordinario compagno di viaggio, Pinocchio.

Le avventure di Pinocchio sono le avventure dell’umanità. Come Pinocchio ciascun cristiano ha la necessità di promettere di diventare un bravo ragazzo, quindi mettere da parte il burattino-creatura per accogliere il vivere pienamente da bambino-figlio di Dio. Ci sarà un regista teatrale, Francesco Martinelli, ad animare il pellegrinaggio, sia in treno sia a Lourdes. Armonizzerà, con un approccio spirituale, pedagogico, creativo e divertente, la favola di Pinocchio con il messaggio delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes e con la storia di Santa Bernadetta.

Come vi siete preparati a questo pellegrinaggio?
Il pellegrinaggio, per gli unitalsiani, non è un evento a cui prepararsi con cose straordinarie: è una opportunità da vivere in modo più intenso e particolare rispetto a quanto si vive ogni giorno all’insegna del servizio generoso. In questi giorni, che precedono il pellegrinaggio, fervono i preparativi e forte è il desiderio che giungano presto i giorni del pellegrinaggio da vivere con i bambini provenienti dalle case del “progetto dei piccoli” che, come ho detto, accoglie bambini in difficoltà e ospedalizzati.

Quali percorsi sviluppate durante l’anno con questi bambini?
Vicinanza, affabilità, tenerezza. Sintetizzo con queste tre parole il percorso che si vive con i bambini e con le loro famiglie. Momenti di preghiera, di condivisione della sofferenza, momenti ricreativi, uscite di svago… tutto concorre a far scorgere dalla finestra del dolore, un raggio di sole.

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Artemis II. Guidoni (astronauta), “primo passo di una esplorazione che ci porterà su Marte”

Sono passati più di 50 anni dall’ultima missione del programma Apollo, quello che ha condotto per la prima volta l’umanità sulla Luna. Nel 2024 il sogno potrà di nuovo avverarsi grazie al lancio del razzo Artemis II che volerà intorno al nostro satellite con a bordo quattro astronauti. La Nasa ha annunciato i loro nomi, selezionati da una rosa di 41 candidati. Per la prima volta salirà una donna, Christina Hammock Koch, statunitense e detentrice del record di permanenza femminile nello spazio (328 giorni). Gli altri compagni di viaggio sono due americani, Victor Glover e Reid Wiseman, e un canadese, Jeremy Hansen. Come spiega al Sir Umberto Guidoni, astronauta, protagonista di due missioni della Nasa a bordo dello Space shuttle, la missione è importante perché stavolta torniamo sulla Luna per stabilire delle basi scientifiche e “fare della Luna stessa la base di partenza per andare oltre, verso Marte”.

Dottore, perché torniamo di nuovo in orbita intorno alla Luna
La missione Artemis II è la ripetizione dell’Apollo 8 che, alla vigilia di Natale del 1968, portò i primi tre esseri umani vicini alla Luna. Adesso ripercorriamo la stessa strada. I quattro astronauti nominati dalla Nasa faranno la stessa cosa con un veicolo più performante e tecnologie del XXI secolo. In vista c’è una missione più complessa, questo sarà infatti il test finale del veicolo che trasporterà negli anni a venire tutti gli astronauti che si avventureranno oltre l’orbita terrestre. Le missioni lunari saranno il primo passo di una esplorazione che ci porterà fra una ventina d’anni su Marte. È importante questa missione perché prevede un equipaggio anche se non metterà piede sulla Luna. È però il passaggio obbligatorio prima di Artemis III. Ci torniamo per rimanerci. Dopo la breve parentesi dell’Apollo che è durata tre anni, stavolta torniamo sulla Luna per stabilire delle basi scientifiche, usare i materiali e le risorse a cominciate dal ghiaccio. Stavolta non atterreremo all’Equatore ma al polo Sud lunare perché lì c’è più alta probabilità di trovare ghiaccio che significa acqua, ossigeno e idrogeno per i veicoli che si muoveranno intorno alla Luna e oltre. Questa è la volta buona per stabilire delle basi e per fare della Luna stessa la base di partenza per andare oltre, verso Marte.

La Luna in futuro potrebbe diventare quindi una tappa intermedia, una sorta di “stazione di servizio”?
Sì. Nel progetto è prevista la creazione di una base di appoggio intorno alla Luna così esiste già come la stazione spaziale intorno alla Terra. Dalla stazione potrebbero partire i viaggi verso Marte. Ci vorrà però tutto un decennio per costruire alcune infrastrutture, fra cui la base in orbita e degli insediamenti in superficie.

C’è da dire che il lancio di Artemis I non è stato fortunato, ha subito vari intoppi.
Il rischio c’è sempre quando si comincia una nuova fase, anche se il programma Artemis eredita una parte delle tecnologie dallo Shuttle. Ricordo che i motori del razzo sono praticamente quelli dello Shuttle e anche i booster che danno la spinta sono basati su tecnologie anni 70. Nonostante questo, ci sono tante cose da mettere a punto, perciò si fa un passo alla volta. Anche perché il modulo per atterrare non è ancora pronto.

Non è strano che 50 anni dopo il programma lunare Apollo le tecnologie non siano ancora pronte?
Sono tecnologie diverse. Una delle caratteristiche dei nuovi velivoli è che saranno riutilizzabili. I costi saranno più bassi quindi rispetto al passato. Oggi l’esigenza non è più arrivare primi, ma rendere i viaggi lunari sostenibili sia economicamente sia sul piano ambientale.

Conosce i quattro astronauti selezionati per Artemis II?
Non personalmente ma fra il gruppo di astronauti messi in rosa c’è una astronauta che era nel mio corso, Stephanie Wilson.

Ci sarà anche un po’ di Italia nella missione?
L’Italia fa parte del progetto Artemis così come l’Esa (Agenzia spaziale europea, ndr). Spesso viene dimenticato che il modulo di servizio della capsula Orione è costruito in Europa.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)