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AMARCORD-GRAN PREMIO PORTOGALLO, ARRIVO IN VOLATA

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AMARCORD F1 – Ogni tanto abbandoniamo le solite cronache per immergici nel passato come se esistesse la macchina del tempo.

Correva l’anno 1986, Gran Premio di Jerez in Portogallo arrivo in volata tra la Lotus di Senna e la Williams, guidata da Nigel Mansell ma questo è il finale già scritto.

Ma andiamo con ordine o almeno ci si prova: la stagione 1986 era partita come sempre in Brasile e fin da subito si era notato che il ruolo di leader della McLaren era stato preso dalla Williams motorizzata con l’efficientissimo V6 Honda.

Nella gara del Jacarepagua, Senna ormai ritenuto uno specialista sul giro singolo, conquistò la sua ottava pole position in carriera portando la nera Lotus Renault davanti a tutti ed infliggendo al connazionale Piquet su Williams un distacco di oltre sette decimi. Il Gran Premio venne poi vinto da Nelson davanti ad Ayrton, con il due volte campione del Mondo che dimostrò la superiorità della sua FW11 in configurazione gara.

Per la seconda tappa del Mondiale l’appuntamento era in Spagna sul circuito di Jerez de la Frontera e in qualifica Senna staccò ancora il biglietto vincente con la nona pole personale e regolando per la seconda volta la concorrenza del duo Williams formato da Piquet e Mansell. Al sabato il V6 Renault, aggiornato alla nuova versione EF15bis, esprimeva nella sua specifica qualifica una potenza elevatissima e le doti di guida di Senna facevano il resto su una vettura, la 98T, sempre figlia del progetto del direttore tecnico Ducarouge, che era basata su un’evoluzione di quella dell’anno precedente. Il giorno della gara, il 14 aprile 1986, il tempo era sereno e si prospettava un bel  grande confronto che vedeva protagoniste le due Williams in lotta contro gli avversari più agguerriti, che erano costituiti da Senna insieme al solito Prost e al compagno Rosberg sulle McLaren TAG Porsche. La Ferrari attardata dai numerosi problemi della F1 86 non permetteva ad Alboreto e Johansson di fare altrettanto, mentre la seconda guida della Lotus, il britannico Johnny Dumfries, non aveva il talento necessario per reggere il confronto con il velocissimo compagno di squadra brasiliano.
Al via, Senna mantenne agevolmente il comando inseguito da Piquet e Mansell che a loro volta conservarono le posizioni, mentre una fila più indietro Rosberg sopravanzò il compagno Prost guadagnando così la quarta piazza.

Al secondo passaggio il finlandese della McLaren riuscì a sorpassare anche la Williams di Mansell andando momentaneamente sul podio virtuale. In seguito al sesto giro, mentre Senna continuava a comandare il plotone, il britannico subì il sorpasso anche da parte di Prost scivolando così al quinto posto in classifica. Davanti i battistrada erano sempre gli stessi, con i due brasiliani a gestire la corsa e le biancorosse monoposto di Ron Dennis che svolgevano il ruolo di inseguitrici. La situazione rimase pressoché stabile fino alla tornata numero 19, quando  Nigel Mansell iniziò la sua furiosa rimonta che lo portò poi a lottare per la vittoria. Il Leone

La stagione 1986 era partita come sempre in Brasile e fin da subito si era visto che il ruolo di leader della McLaren era stato preso dalla Williams motorizzata con l’efficientissimo V6 Honda. Il propulsore nipponico era indubbiamente il migliore nel rapporto tra economia e consumi, mentre il TAG Porche limitato anche dal nuovo regolamento che imponeva la riduzione delle dimensioni del serbatoio del carburante da 220 a 195 litri, dimostrò di essere più assetato e di sentire maggiormente il peso degli anni al pari della vettura di Woking ormai giunta alla specifica C. La Williams si presentava invece con un progetto nuovo e fin dalle prime battute fu chiaro che la nuova FW11 era una monoposto estremamente competitiva. Tuttavia, nella gara del Jacarepagua, Senna ormai ritenuto uno specialista sul giro singolo, conquistò la sua ottava pole position in carriera portando la nera Lotus Renault davanti a tutti ed infliggendo al connazionale Piquet su Williams un distacco di oltre sette decimi. Il Gran Premio venne poi vinto da Nelson davanti ad Ayrton, con il due volte campione del Mondo che dimostrò la superiorità della sua FW11 in configurazione gara.

Per la seconda tappa del Mondiale l’appuntamento era in Spagna sul circuito di Jerez de la Frontera e in qualifica Senna staccò ancora il biglietto vincente siglando la nona pole personale e regolando per la seconda volta la concorrenza del duo Williams formato da Piquet e Mansell. Al sabato il V6 Renault, aggiornato alla nuova versione EF15bis, esprimeva nella sua specifica da qualifica una potenza elevatissima e le doti di guida di Senna facevano il resto su una vettura, la 98T, sempre figlia del progetto del direttore tecnico Ducarouge, che era basata su un’evoluzione di quella dell’anno precedente. Il giorno della gara, il 14 aprile 1986, il tempo era sereno e si prospettava un gran bel confronto che vedeva protagoniste le due Williams in lotta contro gli avversari più agguerriti, che erano costituiti da Senna insieme al solito Prost e al compagno Rosberg sulle McLaren Porsche e cosi fu la corsa risulto a tratti veramente spettacolare. La Ferrari attardata dai numerosi problemi della F1 86 non permetteva ad Alboreto e Johansson di fare altrettanto, mentre la seconda guida della Lotus, l’aristocratico britannico Johnny Dumfries, non aveva il talento necessario per reggere il confronto con il velocissimo compagno di squadra brasiliano. Al via, Senna mantenne agevolmente il comando inseguito da Piquet e Mansell che a loro volta conservarono le posizioni, mentre una fila più indietro Rosberg sopravanzò il compagno Prost guadagnando così la quarta piazza.

 

Al secondo passaggio il finlandese della McLaren riuscì a sorpassare anche la Williams di Nigel Mansell issandosi momentaneamente sul podio virtuale. In seguito al sesto giro, Senna continuava a comandare il plotone, il britannico subì il sorpasso anche da parte di Prost scivolando così al quinto posto in classifica. Davanti i battistrada erano sempre gli stessi, con i due brasiliani a gestire la corsa e le biancorosse monoposto di Ron Dennis che svolgevano il ruolo di inseguitrici. La situazione rimase pressoché stabile fino alla tornata numero 19, quando Mansell iniziò la sua furiosa rimonta che lo portò poi a lottare per la vittoria. Il Leone d’ Inghilterra (all’epoca era chiamato così), cominciò con il sorpassare la prima delle due McLaren, quella di Prost, arrivando dieci giri dopo a sopravanzare anche quella del suo collega di marca Rosberg. Poco più tardi l’inglese mise nel mirino anche il compagno rivale Nelson Piquet, il quale stava iniziando a rallentare per evidenti problemi di tenuta della sua Williams. Al 32° passaggio Nigel ne approfittò e lo sorpassò mettendosi poi in caccia del battistrada Senna, che agguantò a sua volta sette giri dopo guadagnando di forza la testa della corsa. Nel frattempo, Piquet si ritirava per un problema meccanico del suo propulsore Honda e Prost, che aveva battuto la concorrenza interna di Rosberg, si installava in terza posizione con il consueto fare sornione che lo contraddistingueva.

 

Una volta compiuta questa strepitosa rimonta a Mansell non rimaneva che cercare di amministrare la sua gara fino in fondo, quando però mancavano ancora oltre trenta giri alla bandiera a scacchi. Tuttavia, a dieci tornate dal termine la Williams del britannico, entrò in crisi di gomme e Nigel, ripreso prima da Senna e poi da un caparbio Prost, fu costretto a cedere loro il passo dopo una furiosa resistenza ai continui attacchi da parte del grintosissimo brasiliano. Dopo un primo tentativo a ruote bloccate durante il quale si sfiorò il contatto, Ayrton infilò Nigel all’interno e questa manovra costrinse il britannico, ad allargarsi tanto da favorire anche il sorpasso di Prost che approfittò furbamente della situazione. Mansell fu costretto a rientrare ai box per sostituire ancora una volta le sue Goodyear, eseguendo una sosta extra tesa a tentare il tutto per tutto. Rientrato in pista in terza posizione e a circa venti secondi da Senna, l’inglese iniziò a girare con un ritmo indiavolato andando prima a riprendere Prost che successivamente andò, in evidente crisi di carburante con il suo motore TAG Porsche e poi arrivò a sfiorare l’impresa avvicinandosi pericolosamente ad Ayrton nelle battute conclusive. In pratica, dopo essersi liberato non senza difficoltà del rivale francese della McLaren, il distacco di Mansell da Senna era di circa 8 secondi, ma nonostante questo l’alfiere della Williams tenne fede fino in fondo al proprio soprannome di battaglia.

Il britannico, cominciò con il sorpassare la prima delle due McLaren, quella di Prost, arrivando dieci giri dopo a sopravanzare anche quella del suo collega di marca Rosberg. Poco più tardi l’inglese mise nel mirino anche il compagno rivale Nelson Piquet, il quale stava iniziando a rallentare per evidenti problemi di tenuta della sua Williams. Al 32° passaggio Nigel ne approfittò e lo sorpassò mettendosi poi in caccia del battistrada Senna, che agguantò a sua volta sette giri dopo guadagnando di forza la testa della corsa. Nel frattempo, Piquet si ritirava per un problema meccanico del suo propulsore Honda e Prost, che aveva battuto la concorrenza interna di Rosberg, si installava in terza posizione con il consueto fare sornione che lo contraddistingueva.

Una volta compiuta questa strepitosa rimonta a Mansell non rimaneva che cercare di amministrare la sua gara fino in fondo, quando però mancavano ancora oltre trenta giri alla bandiera a scacchi. Tuttavia, a dieci tornate dal termine la Williams entrò in crisi di gomme e Nigel Mansell, ripreso prima da Senna e poi da un caparbio Prost, fu costretto a cedere loro il passo dopo una furiosa resistenza ai continui attacchi da parte del grintosissimo brasiliano. Dopo un primo tentativo a ruote bloccate durante il quale si sfiorò il contatto, Ayrton infilò Nigel all’interno e questa manovra costrinse il Leone ad allargarsi tanto da favorire anche il sorpasso di Prost che approfittò furbamente della situazione. Mansell fu costretto a rientrare ai box per sostituire ancora una volta le sue Goodyear, eseguendo una sosta extra tesa a tentare il tutto per tutto. Rientrato in pista in terza posizione e a circa venti secondi da Senna, l’inglese iniziò a girare con un ritmo indiavolato andando prima a riprendere Prost in evidente crisi di carburante con il suo motore TAG Porsche e poi arrivò a sfiorare l’impresa avvicinandosi pericolosamente ad Ayrton nelle battute conclusive. In pratica, dopo essersi liberato non senza difficoltà del rivale francese della McLaren, il distacco di Mansell da Senna era di circa 8 secondi.

Nelle ultime tornate, si assistette così all’ennesimo duello di giornata tra questi due grandi piloti che si diedero battaglia a parti invertite rispetto a quanto accaduto durante il 39° giro. Alla fine il confronto diede ragione a Senna, poiché i pochi passaggi ancora da effettuare aiutarono il brasiliano a difendersi dal ritorno di Mansell, il quale fece in tempo solo ad abbozzare un attacco in extremis iniziato all’ultimo passaggio quando ancora si trovava ad oltre un secondo e mezzo da Ayrton. Per Senna questa fu la terza vittoria in carriera, conquistata grazie ad un’ottima prova di maturità nonostante i soli 26 anni e poco più di due stagioni di F1 alle spalle. Sul traguardo il distacco fra i due fu di un’inezia, 0,14 millesimi, in quanto entrambi transitarono praticamente appaiati sotto la bandiera a scacchi, con il britannico che in quel momento tentò l’ultimo disperato sorpasso per agguantare quello che sarebbe potuto essere un incredibile successo, ma anche la dimostrazione della grande forza di una Williams Honda stratosferica.

 

 

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