Il cadavere di Giulia Cecchettin, scomparsa sabato scorso con l’ex fidanzato Filippo Turetta, è stato trovato dai Vigili del fuoco in un canalone tra Piancavallo e il lago di Barcis (Pordenone), dove nei giorni scorsi anche i sommozzatori stavano cercando tracce dei ragazzi veneti. Smentito, invece, il ritrovamento della Fiat Grande Punto di Turetta nel parcheggio per roulotte e camper vicino al lago. Nei confronti del ragazzo è stato emesso venerdì un mandato d’arresto europeo, diramato dall’Interpol a tutti i posti di polizia dell’Unione. Turetta era indagato per tentato omicidio dopo il ritrovamento di sangue e ciocche di capelli in una strada isolata nella zona industriale di Fossò, a pochi chilometri da casa Cecchettin, e la diffusione di un video in cui proprio lì colpisce a mani nude la ventiduenne che prova a scappare, ma viene ancora colpita e caricata in auto apparentemente esanime. La procura e i carabinieri riceveranno a breve i risultati degli esami sulle macchie di sangue ritrovate. E ovviamente, dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza, la posizione dell’ex fidanzato si è aggravata. E non poco. Anche e soprattutto dopo quanto emerso dalla prima ispezione cadaverica esterna. L’esame è stato effettuato dal medico legale Antonello Cirnelli, alla presenza del sostituito procuratore di Pordenone Andrea Del Missier, l’esito è chiaro: Giulia Cecchettin è stata uccisa da svariate coltellate che l’hanno colpita alla testa e al collo, il corpo presentava anche numerose ferite da difesa alle mani e alle braccia.

GLI ESAMI SUL CORPO – Al momento del ritrovamento del corpo, gli inquirenti avevano notato un’evidente frattura alla testa con un’abbondante fuoriuscita di sangue. L’autopsia, che verrà effettuata a inizio della prossima settimana, stabilirà la compatibilità delle fratture con le macchie di sangue repertate dai carabinieri nella strada dove Turetta ha tramortito la ragazza. Sul corpo della giovane donna, inoltre, c’erano gli stessi abiti che la 22enne indossava al momento della scomparsa: ora verranno effettuati i prelievi di tessuto e di sangue per estrarre il profilo genetico e confrontarlo con quello dei familiari di Giulia. Si tratta di atto dovuto. Tra i rilievi che vengono compiuti dai Carabinieri del Ris di Parma – giunti sul posto a metà pomeriggio con un elicottero – ci sono anche quelli che mirano a comprendere se Giulia fosse ancora viva nel momento in cui è stata abbandonata e lasciata rotolare fino al canalone, oppure fosse già morta e quindi il giovane si sia disfatto del cadavere. La zona dove è stata trovata è particolarmente impervia e si trova sotto il piano stradale, all’altezza di una curva, più vicina a Piancavallo che non a Barcis, a circa mille metri di quota. Il particolare non è secondario ai fini dell’inchiesta.

LA COMPETENZA DELL’INCHIESTA – L’indagine al momento viene seguita congiuntamente dalle Procure di Pordenone e di Venezia. Nelle prossime ore verrà dato l’incarico per l’autopsia che probabilmente coinvolgerà entrambi i medici legali che oggi hanno, appunto, operato sul posto eseguito le fasi del recupero, che si è concluso intorno alle ore 21. Al momento è impossibile stabilire la competenza territoriale dell’inchiesta: se sarà accertato che il decesso è avvenuto dopo la prima aggressione testimoniata dalle telecamere a Fossò (Venezia), procederà la Procura di Venezia che già stava coordinando l’inchiesta per la scomparsa e il tentato omicidio. Se invece sarà stabilito che la morte è intervenuta poco prima che Filippo la lanciasse nel burrone, o addirittura dopo la caduta, il fascicolo sarà assegnato a Pordenone, cioè alla Procura dove il delitto è avvenuto.