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Resoconto dell’intervento di Milena Gabanelli sul problema dei migranti, martedì sera, a DiMartedì.

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Gabanelli e i migranti

Resoconto dell’intervento di Milena Gabanelli sul problema dei migranti, martedì sera, a DiMartedì.

Lampedusa, Italy, April 2011- Tunisian immigrants waiting to be repatriated on the roadside of one of the ports on the island of Lampedusa, from the beginning of the year landed on the island of Sicily over 40,000 people from various areas of the Maghreb. The Italian government has tried to combat the problem with immediate returns and the use of detention and reception centers.
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Lampedusa, Aprile 2011 – Immigrati Tunisini aspettano di essere rimpatriati sulla banchina di uno dei porti dell’isola di Lampedusa, dall’inizio dell’anno sono approdati sull’isola siciliana oltre 40.000 persone provenienti da varie zone del Maghreb. Il governo italiano ha tentato di arginare il fenomeno attraverso i rimpatri immediati e l’utilizzo di centri di detenzione ed accoglienza.

Floris – Milena, tu che hai studiato a lungo il problema, ci spieghi come stanno le cose?

Gabanelli – Oggi le cose stanno esattamente come nel 2016, quando c’è stata la rivolta dei sindaci perché arrivavano nei comuni pullman pieni di migranti che non si sapeva dove mettere. La situazione non è cambiata. Non solo, c’è il rischio – non me lo auguro, ovviamente – che a fine anno supereremo i numeri del 2015-2016. Cioè, la considerazione è che, senza rivangare gli scandali e augurandoci di non vederne altri, non si poteva allora e non si può oggi far gestire tutto questo alle prefetture o alle cooperative, o requisire alberghi o pregare le parrocchie di accogliere. È evidente che ci vuole un sistema complessivo di accoglienza, senza che questo voglia dire semplicemente “accomodatevi”.

F – Milena, molto tempo lo abbiamo passato a parlare del ruolo delle Ong. È un ruolo così determinante in questa vicenda

G – Non intendo entrare dentro a questioni che sono veramente molto complesse, io non so chi siano queste Ong, saranno magaru tutte perfette, o magari altre lo saranno di meno, io non lo so. A conti fatti però incidono poco, è più polemica che altro.

F – E allora andiamo al punto di cui parlavi. Si cercano spazi, si cercano spazi forse per tendopoli, e i sindaci già si ribellano. Allora si chiedono gli spazi del demanio, le caserme… Come si fa a passare dallo stato di emergenza a quello di opportunità?

G – Io penso che chi fa il nostro mestiere oltre alla contabilità deve provare a fare anche uno sforzo per dare un contributo di idee. Nel 2016, con il mio gruppo di Report, ci lavorammo un anno. Proprio con questo obiettivo: come si può uscire da questa scandalosa gestione del migrante. Siamo andati a vedere quello che stavano facendo in Germania, in Olanda, in Norvegia, in Svezia e – centro per centro, sprar per sprar, cas pe cas, hotspot per hotspot – abbiamo amche sentito tutte le persone coinvolte. E sono tutte d’accordo: è un problema di spazi. L’allora ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ci fece avere l’elenco delle caserme e noi andammo a vederle. Dal Friuli alla Sicilia ce ne sono decine, tutte disponibili, alcune da mettere a posto, altre già agibili, camerate grandissime, basta modularle per separare la zona maschile da quella femminile, o le famiglie una dall’altra, gli spazi sono enormi, quindi effettivamente tu ci puoi fare per esempio la gestione dei minori che adesso ti sfuggono, i minori non sai dove vanno a finire, alcuni riesci a gestirli, ma i numeri alla fine non tornano, è troppe volte manovalanza per la criminalità, allora come ora. Ci sono anche tanti resort sequestrati alla mafia oppure gli ospedali dismessi. Quindi il patrimonio, gli edifici non ci mancano.

F – Tutto questo quanto ci costa

G – Tutto questo ha dei costi. Noi abbiamo consultato ingegneri, abbiamo consultato architetti. Per mettere a posto tutte le caserme, per mettere a posto gli immobili del demanio ci vogliono 2 miliardi e mezzo. Dopodiché, immaginando che puoi avere flussi fino a 200.000 all’anno, hai bisogno di 30.000 persone da assumere fra insegnanti, formatori, medici. Insomma il personale che ti serve. E tutto questo costa sui 4 miliardi l’anno. Noi abbiamo portato il progetto dettagliato all’allora commissario europeo Avramopoulos, che si è preso qualche giorno per studiarselo, dopodiché in un’intervista ha detto: bene, se questo progetto il governo italiano lo fa suo e ce lo presenta, i soldi per finanziarlo ci sono.

F – Senza considerare che sarebbe un terzo del costo dell’inizio del Ponte! No, ,lo dico solo per capire le entità… tra l’altro i comuni hanno pure perso dei finanziamenti…

G – All’epoca spendevamo un miliardo e cento milioni all’anno. Per avere niente! È anche bene sapere che questi edifici, quando li hai messi a posto, quando questa cosa si risolverà come, perché a un certo punto si riuscirà a fare un piano di stabilità per l’Africa, quando tutto questo sarà finito avrai degli immobili che potrai utilizzare per fare tante cose. Mentre ora stanno marcendo.

F – E avranno lavorato 30.000 persone! Ne hai parlato con le due persone più potenti del momento, cioè Salvini e Meloni?

G – All’epoca al governo c’era Matteo Renzi. Quando andò in onda questa puntata, Renzi, intervistato da Fazio a Che tempo che fa, disse: vada la Gabanelli a chiedere i soldi in Europa! Meloni e Salvini, che io ho sentito in occasione della costruzione di quella puntata, erano tutti e due piuttosto entusiasti su questa cosa di assoluto buon senso. E però poi la posizione ufficiale di Salvini fu: ma noi non vogliamo che sbarchino. E per quel che riguarda Meloni, ci fu un confronto televisivo in un talk, parlammo di questo prima che lei entrasse in studio, una conversazione molto piacevole, lei mostrava di condividere assolutamente tutto. Però poi nell’intervista disse anche lei: noi non vogliamo che sbarchino! Quindi non stiamo parlando di niente perché la posizione dei due potenti d’Italia è che in Italia non devono arrivare.

F –Ti faccio vedere il cartello 15. Voi sapete di questo memorandum firmato con Saied, presidente della Tunisia. Ebbene prima degli accordi erano entrate 31 mila persone, dopo gli accordi 52.000. Cioè, tu firmi un memorandum e le conseguenze non sono quelle che pensavi. I governi cambiano, ma la questione resta sempre quella: siamo di nuovo di fronte a un’eterna emergenza. Come se ne esce?

G – Ma di quali accordi parliamo, di che accordi, su che cosa Io ho l’impressione che girino un sacco di chiacchiere. Gli accordi sono qualcos’altro: non è che un singolo prende e va a farsi un accordo. Ottimo l’accordo con la Tunisia, ma poi fra un po’ ci sarà l’Egitto che sta ospitando milioni di sudanesi che scappano dalla guerra. Poi c’è la Libia. Quindi la questione deve rientrare in un accordo quadro, altrimenti siamo sempre lì.

F – Allora diciamo, Milena, che un buon punto di partenza potrebbe essere quello di prendere atto che il problema esiste e che va affrontato in maniera profonda, in maniera complessa piuttosto che dire sì o no all’immigrazione?

G – Insomma, i popoli esistono. E migrano. Allora tu hai due strade: quella di gestire questo flusso in modo ordinato oppure gettarli a mare. Mi pare che gettarli a mare non sia possibile. Quindi è meglio gestirli in modo ordinato. Questo vuol dire che devi spiegare ai tuoi cittadini che oltre tutto ne abbiamo bisogno, e che comunque il mondo è cambiato. Meloni e Salvini che hanno impedito la possibilità di fare qualunque manovra sui migranti quando erano all’opposizione, adesso si ritrovano a gestirli. Ma non si possono gestire che insieme, governo e oppposizione, perché non il problema e la sua soluzione non sono né di destra né di sinistra.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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