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Attualità

Caso Avola, Santoro scrive a Mattarella: “Io spiato e accusato nel silenzio di tutti”

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L’EX CONDUTTORE

Caso Avola, Santoro scrive a Mattarella: “Io spiato e accusato nel silenzio di tutti”

DI FQ
4 AGOSTO 2023

“Ricostruendo come reato la pubblicazione di un libro, prendendo spunto dalla querela di un boss della mafia, sono stato spiato nella mia attività professionale, nel rapporto con le mie fonti e nella vita privata, perfino quando ero a colloquio con il mio difensore. Quanto ai complici con cui avrei agito per architettare le false accuse e il depistaggio non sono stati trovati. Semplicemente perché non esistevano. Nessun incontro con elementi estranei è stato annotato e registrato, nessun suggeritore, nessun componente di fantomatiche stazioni di Servizi Segreti, ma solo interlocuzioni con soggetti anche delle istituzioni onde verificare giornalisticamente il racconto di Avola”. Michele Santoro non ci sta e scrive al presidente della Repubblica per denunciare l’azione dei pm di Caltanissetta e il silenzio della Fnsi, Ordine dei giornalisti, quotidiani e tv sulla vicenda che lo ha coinvolto. La storia riguarda il libro, scritto con Guido Ruotolo, Nient’altro che la verità, che raccoglieva le rivelazioni dell’ex pentito di mafia, Maurizio Avola, bollato come non credibile dalla procura nissena che, di recente, ne ha chiesto l’archiviazione nonostante le sue autoaccuse di aver partecipato alla strage di via D’Amelio. “Negli atti d’indagine, finalmente a mia disposizione, sono venuto a conoscenza di attività investigative estremamente invasive, quali l’uso del trojan nei miei confronti, di Guido Ruotolo e di Ugo Colonna (avvocato di Avola, ndr); ma non c’è traccia alcuna del minimo indizio del reato di depistaggio e non esiste una prova definitiva della mendacità del collaboratore”, scrive Santoro per cui le indagini sarebbero state dirette unicamente a dimostrare la non credibilità di Avola, sposando “a ogni costo il teorema di ‘entità esterne’ a Cosa Nostra”. E “chi non accetta il teorema e prova a mettere insieme fatti accertati o a portare nuovi elementi per le indagini diventa un nemico di cui è lecito calpestare tutele personali e diritti”. Santoro denuncia di essere stato sentito dai pm come testimone e non come indagato di reato connesso e “il trattamento da criminali a cui siamo stati sottoposti, la registrazione dei colloqui, gli appostamenti agli incontri, la nostra vita passata al setaccio”. I pm “si sono trasformati inopinatamente in censori, tacciando me e Ruotolo di scarsa professionalità”, scrive ancora Santoro che chiude: “Mi chiedo se pronunciare giudizi gratuiti rientri nella funzione dei magistrati o se queste affermazioni perentorie finiscano per rappresentare un limite alla libertà di espressione”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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