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L’EX MINISTRO

Di Maio brinda: sarà inviato dell’Ue. Lega: “Vergogna”

POLTRONA EUROPEA – L’esecutivo: “L’ex 5Stelle non è stato proposto da noi, ma da Draghi”

DI LORENZO GIARELLI
24 APRILE 2023

Con lo 0,6 per cento non si entra in Parlamento, ma si può far carriera in Europa. Magari approfittando degli sponsor giusti, come quel Mario Draghi di cui Luigi Di Maio è stato fino all’ultimo fedele scudiero nonché custode dei segreti della famigerata agenda. Ad ogni modo, l’ex ministro sarà nominato Inviato speciale dell’Unione europea per il Golfo persico, provocando più di un imbarazzo nell’attuale esecutivo di Giorgia Meloni, che pur non essendosi intestato l’ennesimo scontro con Bruxelles per ostacola Di Maio ha comunque subìto la scelta e ora si trova a doverla spiegare agli elettori di destra.

L’incarico non è ancora formalizzato, ma la scelta è ormai definitiva. Fin da settembre l’ex leader 5 Stelle si era interessato al ruolo, grazie anche al parere favorevole del premier uscente Draghi. Per mesi è rimasto nel limbo, giocandosi il posto con l’ex ministro cipriota Markos Kyprianou, l’ex inviato Onu sloveno Jan Kubis e l’ex commissario europeo greco Dimitris Avramopoulos (coinvolto, ma non indagato, nello scandalo Qatargate). Venerdì una lettera dell’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, il socialista Josep Borrell, agli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza Ue (Cops) ha indicato Di Maio come “il candidato più adatto” per il Golfo, motivo per cui dopo i passaggi formali – la nomina deve essere ratificata proprio dal Cops – l’ex ministro entrerà in carica. La posizione scomoda del governo italiano è evidente. Nel pomeriggio, fonti dell’esecutivo fanno filtrare “disagio” per la scelta di Borrell, seppur “legittima”. Le stesse fonti si affrettano a specificare che “il nome di Di Maio non è del governo Meloni”, ma era stato proposto dal precedente esecutivo, e soprattutto non potrà esserci alcun veto da Roma. Meloni si muove sulle uova. I tavoli aperti con Bruxelles sono tanti e delicati – basti pensare a Pnrr e balneari – e di certo non è il caso di affrontare l’Ue pure sul destino di Di Maio imbarcandosi in una guerra che peraltro sarebbe poco compresa pure al Quirinale. A confermare la tesi difensiva di Meloni c’è pure il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “È una scelta legittima di Borrell, ma Di Maio non è certo il candidato del nostro governo”.

Dall’altra parte però c’è la politica interna. Fratelli d’Italia non vuole far passare il messaggio che Meloni abbia favorito l’ex rivale. E infatti, con un paio di distinguo formali per i motivi di prudenza di cui sopra, la linea del partito è affidata a una nota della delegazione FdI all’Europarlamento: “La scelta di Borrell di nominare Di Maio non è stata avallata né sostenuta in alcun modo dal governo Meloni. Borrell ha compiuto una scelta certamente legittima sul piano formale ma che, a fronte del mutato quadro politico, avrebbe dovuto avere la sensibilità di confrontare con il nuovo governo. Non possiamo che esprimere, quindi, un giudizio negativo sulla gestione dell’intera vicenda”. Parole comunque ben più felpate rispetto a quelle della Lega, che a differenza degli alleati può permettersi di abbandonare la diplomazia: “Gli italiani hanno votato – scrivono fonti della Lega subito dopo la conferma della notizia sulla nomina – Hanno scelto e continueranno a scegliere il centrodestra, non sinistra o grillini. Quella di Bruxelles è un’indicazione vergognosa, un insulto all’Italia e a migliaia di diplomatici in gamba”. Passa qualche ora e i senatori leghisti in commissione Esteri (Marco Dreosto, Andrea Paganella e Stefania Pucciarelli) insistono: “La scelta di Borrell è politicamente oltraggiosa. Un affronto alla volontà degli italiani”. Anche Forza Italia, attraverso Maurizio Gasparri, è durissima: “La scelta di Borrell è assurda e vergognosa. Squalifica chi la propone e l’Unione europea stessa. Di Maio è del tutto inadeguato. Il solo fatto di prenderlo in considerazione mette nel ridicolo chi lo fa. Basta con questi incapaci acchiappa-poltrone. Chi può impedisca questo sconcio”. Ma su questo il governo ha già risposto: nulla osta. Ci sono voluti 10 mesi, ma l’autore della scissione 5 Stelle che doveva salvare la vita al governo Draghi (e affossare Giuseppe Conte) ha trovato il modo di cadere in piedi.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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