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CASTEL CAMPAGNANO. Lettera aperta dell’ex sindaco Nicola Campagnano alla cittadinanza: “Questa amministrazione uscente è stata uno scempio!”

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“Affermare che la minoranza consiliare non abbia espletato il proprio ruolo non è corretto – sostiene Campagnano ribadendo a chiari lettere che  – tutto ciò che dovevamo fare, come organismo di denuncia lo abbiamo fatto, partendo dalla gestione della villa comunale affidata a parenti ed affini…”
Lettera aperta del capogruppo di minoranza Nicola Campagnano (nella foto) sulla situazione politica ed amministrativa che attualmente sta vivendo la piccola comunità della media valle del Volturno. A meno di tre mesi dalle elezioni comunali che vedranno i cittadini tornare alle urne per rinnovare l’amministrazione locale, l’ex sindaco si rivolge alla popolazione per un’analisi completa sull’attività del governo cittadino ed anche sul ruolo sin qui svolto dall’opposizione: “Si avvicinano le elezioni e si avverte un certo fermento. Il dibattito però sta prendendo una piega non molto utile alla comunità. Vengono mosse critiche tanto severe quanto giuste all’amministrazione uscente ma anche alla minoranza. Una proposta politica vera non c’è, se non qualche tentativo di aggregazione elettorale. Non tutti hanno chiara la gravità della situazione. C’è chi sostiene che la minoranza non ha fatto il proprio dovere. Qualcuno arriva ad ipotizzare improbabili complicità. È vero che possiamo aver dato l’impressione di esserci stati poco e di questo vi chiedo, in qualità di capogruppo, scusa, ma le cose non stanno proprio così”. Campagnano ricorda, infatti, che “le scellerate azioni amministrative che andavano denunciate lo sono state tutte. Gli atti deliberativi lo dimostrano. Purtroppo a Castel Campagnano i consigli comunali si fanno sui marciapiedi e di quello che realmente avviene non si sa nulla. Il fatto vero è che non abbiamo fatto chiasso. Questa è stata una scelta politica del gruppo, consequenziale alle vicende elettorali del 2010, che io ho rispettato,con molta sofferenza, ma con uno scopo preciso: eliminare l’alibi della maggioranza fondato sulla teoria dell’aggressione che finiva, in modo assurdo, per giustificare l’incapacità amministrativa e monopolizzava l’attenzione dei loro elettori sulla difesa a oltranza. Abbiamo dato tranquillità ai loro elettori, non già agli amministratori, perché potessero cominciare a riflettere, a guardarsi dentro, ad avvertire il disagio del malgoverno. Bene. Se oggi ciò è avvenuto, se le critiche anche all’interno del loro elettorato ci sono, la minoranza ha centrato l’obiettivo e ha reso un alto servigio alla comunità”. Il leader della opposizione punta l’indice contro la maggioranza guidata dal primo cittadino Giuseppe Di Sorbo, spiegando che “il rimprovero di non aver fermato iniziative discutibili non è corretto. In genere ci siamo trovati di fronte a forzature e furbizie che investono il piano dell’etica politica e non già a delle evidenti violazioni formali o sostanziali di leggi. Tenere lontane le mani dalla cosa pubblica è essenzialmente un problema di etica. Intervenire con familiari o amici nell’acquisto di beni dell’ente e altri immobili del centro storico di Squille alla vigilia di possibili finanziamenti pubblici cospicui e, ancor più, al fine di intercettarli, mettere in piedi in qualche giorno una progettazione, inserirla nell’elenco delle opere pubbliche convocando il consiglio comunale d’urgenza all’alba e approvarla in giornata con l’aggravante, poi, di avergli dato la precedenza rispetto ad una emergenza vera come l’acquedotto, non è stato certo un bell’esempio di correttezza e trasparenza. Quegli immobili hanno lo stesso valore di ieri? E quando la comunità avrà un’altra occasione per rifare l’acquedotto? Lascio a voi le conclusioni”. Il medico pediatra rimasto alla guida del paese per un decennio fino al 2009, ricorda che “non è eticamente corretto far concorrere parenti molto stretti per l’appalto di gestione di un bene pubblico come è avvenuto con la villa comunale. E cosa più grave non si gestisce tale bene come se fosse privato e i canoni di fitto risultano iscritti nel bilancio alla voce ‘residui attivi’ (somme ancora da incassare). Non si fanno spuntare dal nulla due opportunità di lavoro a spese dei contribuenti nel bel mezzo di una contestazione interna che, per incanto, si sopisce. Sono questi gli aspetti che dovrebbero far riflettere. Il pantano in cui la comunità si è cacciata è fondamentalmente legato alla perdita di valori che si è tradotta in pericolosa carenza di etica politica e di democrazia. Conflitti di interesse e oggettivi condizionamenti del consenso non vengono più correttamente avvertiti”.
Enzo Perretta

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