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Attualità

25 Aprile 1945, la liberazione dell’Italia e la nascita della Costituzione:una questione di buon senso

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di Elvira Cutolo

Domani, sabato 25 aprile 2020, l’Italia celebra la Liberazione dall’Occupazione Nazifascista.

Sono trascorsi 75 anni da quel giorno : una data importante per la democrazia, una data nella quale furono piantati i semi della Costituzione repubblicana entrata in vigore il 1 gennaio del 1948.

A questo punto, in  piena epoca Coronavirus,  riteniamo quanto mai giusto ricordare come la resistenza del popolo italiano alla piu’ atroce delle oppressioni,  anziche’ annientarlo,  pose, con la Costituzione, le fondamenta di un riscatto politico, sociale, culturale, economico.

In questa emergenza economica, sociale, sanitaria, il 25 aprile 1945 diviene il modello etico  a cui il popolo italiano puo’ e deve ispirarsi per lasciarsi alle spalle il baratro della pandemia .

La Costituzione Italiana vede la sua storia richiamarsi agli ideali di libertà e uguaglianza su cui si è strutturata quale fonte del diritto nazionale, che, attraverso i suoi princìpi e leggi, regola i rapporti di convivenza civile secondo l’ordinamento politico e giuridico del nostro Stato.

La storia della nostra stessa Repubblica si interseca con quella della Costituzione Italiana dai cui princìpi derivano i caratteri ad essa attribuiti.

Fra questi come riporta l’art.1, l’essere una Repubblica democratica in cui la sovranità appartiene al popolo che la esercita indirettamente eleggendo i propri  rappresentanti affinchè governino l’Italia attraverso le leggi.

Nell’obiettivo di garantire ad ogni persona la piena dignità sociale ed umana, tutte le leggi devono ispirarsi alle norme costituzionali.

In proposito, solo  in quell’aprile del 1945, al termine della seconda guerra mondiale che sancì anche la fine dell’occupazione tedesca e del regime fascista,  la Carta Costituzionale  comincia ad essere concepita , in considerazione del ripristino dei diritti civili e politici, la legge fondamentale del nostro Stato.

Dal 1919 fino al 1945 si era infatti assistito progressivamente alla soppressione delle libertà civili, e con esse, alla privazione di quei diritti primari, fra cui quello alla vita, che per natura appartengono a ciascun individuo.

L’instaurarsi della dittatura fascista e la successiva allenza dell’Italia di Mussolini con la Germania nazista portarono, poi, alla partecipazione del nostro Paese ad una guerra da cui uscì lacerata, preda del dolore e della disperazione, a seguito dei bombardamenti che produssero un’ondata di morte e distruzione.

Fabbriche ferme e campi abbandonati vennero ad essere indice della desolazione che si registrava sul piano sociale ed economico.

Nacque in questo contesto la volontà di dare un nuovo volto alla Costituzione con l’inclusione di princìpi e norme che offrissero alla nazione la possibilità di dotarsi di una nuova forma di stato e di governo, scegliendo fra la monarchia già esistente e il modello repubblicano.

Fu così che il 2 giugno 1946 tutti gli italiani andarono a votare.
Con i voti da loro espressi, e per la prima volta, dalle donne, dai bambini sopra i 14 anni e dagli anziani sopra i 75 anni l’Italia vide l’affermarsi della Repubblica.

Nel luglio del 1946, una Commissione formata da 75 membri del Parlamento diede così avvio alla stesura della nuova Costituzione .

Fu poi approvata dal capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola, che la promulgo’ il 27 dicembre 1947.
Nel 1948 venne eletto presidente Luigi Einaudi, il cui mandato duro sette anni così come deliberato nella Costituzione.

L’entrata in vigore della Costituzione avvenne nello stesso anno, e precisamente il 1 gennaio 1948.

E’ composta da 139 articoli che la vedono suddivisa in due parti:
la parte prima riguarda diritti e doveri,ed è preceduta dai princìpi fondamentali; la parte seconda, l’ordinamento della Repubblica a cui seguono i 18 articoli delle disposizioni transitorie e finali.

I princìpi fondamentali sono espressi nei primi 12 articoli, di cui agli art. 2 e 3 viene evidenziata la loro inviolabilità e immodificabilità allo scopo di favorire lo sviluppo della persona umana e della sua piena partecipazione al tessuto politico,sociale ed economico del Paese.

Nella volontà di perseguire questo fine, non dobbiamo guardare alla Costituzione come ad un pezzo di carta che ha ormai lasciato la sua impronta nella storia: le battaglie di cui ci ha permesso di essere protagonisti non si esauriscono,infatti,nel passato, perchè continueranno a fare parte del presente e del futuro, seguendo l’evolversi dei tempi, e apporteranno estensioni alle libertà che si sono già conquistate.

Si rivelano pertanto fondamentali, parafrasando le parole di Piero Calamandrei, l’impegno, lo spirito, la volontà e il senso di responsabilità che confluiscono nel combustibile di cui questa
meravigliosa macchina ha bisogno per tenersi in moto, così da essere pronta a sostenere questa sfida.

Il 25 aprile, dunque, non è un festa politica. Non è una festa della sinistra che vince sulla destra. E’ il giorno in cui l’Italia è stata definitivamente liberata dal regime fascista.

Un regime che, piaccia o meno, ha trascinato il Paese in una guerra che non eravamo in grado di sostenere; ha portato morte e persecuzioni; ha portato limitazioni dei diritti e mancanza di senso del dovere; ha portato distruzione e devastazione.

 

Il 25 aprile non rappresenta il bene – i partigiani – che vincono sul male – i fascisti –, ma rappresenta la fine di una regime totalitario e l’inizio della ‘nuova’ Italia, quella che conosciamo oggi. Non è stata dunque questione di parte politica, ma semplice questione di buon senso: ed è per questo che oggi il suo senso più intrinseco e concreto non dovrebbe andare perduto.

 

L’articolo 25 Aprile 1945, la liberazione dell’Italia e la nascita della Costituzione:una questione di buon senso proviene da BelvedereNews.

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