Il prestigioso evento “Canti della Gratitudine” di e con Franco Arminio, organizzato dal Comune di Ruviano per sabato 29 giugno, ha subito un cambiamento di orario. Inizierà alle ore 20,30 per consentire ai tifosi della Nazionale Italiana di guardare la partita in TV e poi raggiungere piazza nuova per partecipare. È spero che lo farete perché l’evento merita. Come già comunicato Franco Arminio è uno dei poeti più importanti del parterre italiano e le sue poesie sono state musicate da Livio e Manfredi Arminio, musicisti figli di Franco che con l:intervento di Luis Di Gennaro al pianoforte daranno vita a un concerto memorabile i cui contenuti lasceranno il segno anche perché la coreografia da favola di “Un mondo di luci” farà da cornice all’evento. Grazie a chi ha organizzato.
Varese, concluso l’8° Congresso “Svizzera Italia 2024”
Giovedì 11 aprile 2024 si è conclusa presso la Sala Campiotti del Palazzo della Camera di Commercio di Varese l’ottava edizione del congresso “Svizzera Italia”, imperdibile occasione di apprendimento e confronto, aperto gratuitamente al pubblico, sui temi della fiscalità che coinvolgono le aziende, i professionisti e i lavoratori che operano tra l’Italia e la Confederazione Elvetica. L’evento è stato organizzato da Varese Professionisti in collaborazione con lo Studio Giallo & Co. (www.studiogiallo.eu) e Fiduciaria Mega, con il patrocinio del Centro Studi Villa Negroni del comune elvetico di Vezia e la sponsorizzazione di Think S.r.l. e Computer Set S.r.l. ed Iron Service S.r.l. Il Convegno, moderato dal giornalista Marco Giovannelli, è stato preceduto dai saluti del Presidente della Camera di Commercio di Varese Mauro Vitiello e del Generale di brigata Crescenzo Sciaraffa, comandante della Guardia di Finanza di Varese. Al termine, i partecipanti hanno potuto incontrare i professionisti intervenuti e confrontarsi sugli argomenti trattati nel corso del pomeriggio di lavori.
Il commercialista Salvatore Giallo e il fiduciario Aris Merlo hanno relazionato sulla tassazione dei dividendi di società svizzere distribuiti a società italiane e viceversa, sia con beneficiari persone fisiche che imprese. L’articolo 10 del 1976 della CDI (Convenzione per evitare Doppie Imposizioni) stabilisce che i redditi da partecipazione sono soggetti a tassazione concorrente, ovvero la Svizzera può applicare una tassazione non eccedente il 15% e l’Italia dovrà tassare il percettore neutralizzando la doppia imposizione (e viceversa). Nel caso i beneficiari del dividendo fossero delle società, vi è l’opportunità di applicare la cosiddetta direttiva “madre-figlia” europea, che consente uno sgravio completo dell’imposizione alla fonte. Ulteriori norme del T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) definiscono altri parametri quali l’imposta sostitutiva e il nuovo concetto di Residenza fiscale e di domicilio.
Non soffriva di alcuna malattia degenerativa, ma era devastata dal tremendo dolore della perdita di un figlio adolescente. Un lutto che le aveva provocato una gravissima depressione. Così, senza dire nulla al marito, ai familiari e agli amici, Marta, 55 anni, ha deciso di ricorrere al suicidio assistito in una clinica svizzera, alle porte di Basilea. Un caso umanamente delicatissimo e che merita molto rispetto. Non si può descrivere lo strazio di una mamma che perde un figlio; tuttavia, tentare, come da qualcuno è stato fatto, di introdurre accanto alle malattie fisiche e degenerative la nuova categoria dell’existencial suffering appare un po’ una forzatura. “Il tema di fondo è comprendere che ogni scelta legata al provocare una morte indotta anzi termine ha precise ripercussioni sociali; il punto cruciale è chiedersi quali vogliamo siano i limiti, non già con riferimento al caso singolo, ma con riferimento alla generalità dei pazienti, dei nostri consociati”, spiega al Sir Alberto Gambino, professore ordinario di diritto privato all’Università Europea di Roma, di cui è anche prorettore vicario, e presidente di Scienza & Vita, con il quale abbiamo riflettuto su questo ultimo caso. “Normalmente – premette – noi commentiamo un caso singolo, ancorché drammatico, nel quale emerge una volontà determinata. Il tema di fondo è tentare di capire se dobbiamo limitarci a prendere atto di una volontà auto deterministica, e quindi assumerla inevitabilmente come stella polare, oppure ci dobbiamo porre il problema di
quali siano gli effetti di una sorta di ratifica da parte del sistema sanitario, dell’ordinamento, delle leggi di questa e altre volontà auto deterministiche, e di quali siano i riflessi sulla collettività.
Ne discende che se riduciamo sempre più i requisiti preposti all’accesso a questi finevita anticipati, la platea di pazienti che potrebbe fare ricorso all’atto suicidiario finirà per ampliarsi”. Ma per Gambino in Italia “non esiste un’emergenza in questo senso; chi vive e/o lavora a contatto con malati in grande sofferenza testimonia che la palliazione e la terapia del dolore attenuano nella maggior parte dei casi queste sofferenze e, soprattutto, si recupera un rapporto familiare importantissimo per il paziente che spesso, più che un brusco esito finale, cerca affetto, calore, vicinanza”.
Allora, gli chiediamo, se questa è la realtà, perché spostare sempre più in là l’asticella “Il tema, a mio avviso, diventa una questione di efficienza economica del sistema, di cinico calcolo di analisi costi-benefici economici; si tenta di spostare l’asticella per consentire ad un numero sempre maggiore di persone di rientrare tra i possibili ‘candidati’ al suicidio assistito. Questo è molto grave perché
i pazienti più fragili, vulnerabili, soli, in un momento di non piena lucidità potrebbero in qualche modo essere indotti a prendere in considerazione questa procedura,
sentendosi magari un peso per il sistema e quindi avvertendo quasi una sorta di ‘dovere sociale’ di interrompere la propria vita. Talvolta, dietro battaglie che sembrano ideologiche ci sono battaglie economiche: prestazioni sanitarie che potrebbero essere allocate altrove in una visione del mondo che probabilmente distingue la dignità dei pazienti a seconda se siano ‘recuperabili’ o ‘irrecuperabili’”.
La Corte costituzionale, pur aprendo, ha posto dei vincoli – dipendenza da trattamenti di sostegno delle funzioni vitali – perché, spiega il giurista, “ritiene che davanti ad un reato, fino a prova contraria il suicidio assistito rimane un reato, per consentire alla richiesta suicidaria occorre essere in presenza di situazioni limitatissime, contingenti, altrimenti si arriva a fingere che il suicidio assistito sia vietato ma di fatto venga liberalizzato”. Per Gambino occorre evitare che questo ultimo caso svizzero “diventi l’archetipo di un modello in base al quale per uno stato depressivo, come succede in nord Europa, si è legittimati a chiedere il suicidio assistito.
Se aprissimo anche a patologie così ‘evanescenti’, apriremmo un varco che potrebbe tradursi in un’insidia per tutta la società”.
Clamoroso Popolazione italiana adesso: poco meno di 60 milioni di abitanti. Popolazione italiana fra cento anni: 16 milioni di abitanti (da una ricerca di Statistcall) [Ansa].
In prima pagina • Evergrande è fallita. Il colosso dell’immobiliare cinese, schiacciato da un debito di 330 miliardi di dollari, non ha trovato un accordo con i creditori. Il tribunale di Hong Kong lo ha messo in liquidazione
• È morta Sandra Milo. Musa di Fellini, amante di Craxi, ha vissuto una vita fatta di cinema e tanti grandi amori. Aveva 90 anni
• A Budapest, in barba al diritto europeo, Ilaria Salis è stata portata in aula al guinzaglio, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti: «L’hanno trattata come un animale» ha detto il padre. Tajani ha convocato l’ambasciatore ungherese a Roma
• Marta, signora di 58 anni di Torino, che soffriva di depressione ma senza nessun problema fisico, è andata in Svizzera per farsi aiutare a morire. Il marito lo ha saputo solo a cose fatte con una mail (finita, tra l’altro, nello spam)
• Carlo III e Kate sono stati dimessi dall’ospedale. La convalescenza sarà lunga, hanno bisogno di riposo ma stanno bene
• Prosegue la rivolta dei trattori. Parigi è a un passo dall’assedio. In Italia decine di blocchi. Ieri in Calabria un uomo in coda per le proteste s’è sentito male ed è morto • Sarà la procura di Milano a indagare sul caso Ferragni. Lo ha deciso la Consulta. I pm hanno iscritto sul registro degli indagati anche il manager dell’influencer Fabio D’Amato e il proprietario di Dolci Preziosi Franco Cannillo • Sono state scelte le materie del secondo scritto della Maturità. Al Classico torna il Greco, allo scientifico c’è Matematica, al Linguistico la terza lingua • Elon Musk ha fatto sapere che il primo chip di Neuralink è stato impiantato domenica in un essere umano. Il paziente sta bene: «I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi di neuroni» • Meloni lancia il piano Mattei al vertice ItaliAfrica e promette 5,5 milioni di euro in quattro anni. Il presidente dell’Unione africana Moussa Faki, però, è scettico: «Avremmo preferito essere consultati sul piano. Non siamo mendicanti» • La Corte costituzionale albanese ha dato il via libera al patto sui migranti. Ora manca solo l’ok del Parlamento e il piano di Meloni sarà realtà • Trentacinque ostaggi in cambio di 45 giorni di tregua: è questo in sintesi il risultato della mediazione avvenuta ieri a Parigi tra Israele e Hamas. Gli Usa dicono che l’accordo è vicino, ma Netanyahu lo bolla come «inaccettabile» • Mentre continuano le polemiche sull’Unrwa, gli Usa si preparano a rispondere all’attacco delle milizie filoiraniane che hanno ucciso tre soldati • Il capitano di fregata Walter Biot è stato condannato dalla Corte Militare d’Appello a 29 anni e due mesi di carcere per aver venduto ai russi per cinquemila euro documenti riservati • Udine ha negato la cittadinanza onoraria a Mike Maignan, il portiere del Milan insultato allo stadio • La Roma batte la Salernitana (2-1) e torna in zona Champions
Titoli Corriere della Sera: Gaza, nuovo piano per la tregua la Repubblica: L’inciampo africano La Stampa: «Trattata come un animale» Il Sole 24 Ore: Bce e tassi, taglio ad aprile più vicino Avvenire: Un piano da 5 miliardi L’Africa: ma ascoltateci Il Messaggero: Premierato, solo due mandati Il Giornale: Patto con l’Africa Leggo: Maturità ecco tutte le prove Qn: L’Italia investe i primi 5 miliardi in Africa Il Fatto: Sgarbi si apre la patta e augura / cancro e morte: tutto normale Libero: Campo largo con Hamas La Verità: I soldi per la fuffa del clima / usati per fermare gli sbarchi Il Mattino: Premierato con due mandati il Quotidiano del Sud: Africa come nuovo mondo il manifesto: È sola (con foto delle manette di Ilaria Salis) Domani: Un piano Mattei pieno di chiacchiere / Gli africani: «Non siamo mendicanti»
IN TERZA PAGINA
Guido Santevecchi spiega il fallimento di Evergrande. Alessandro Barbera fa il punto sul piano Mattei di Giorgia Meloni. Cristina Dell’Acqua racconta perché il Greco alla maturità fa paura. Massimo Fini mette in guardia dagli esoterismi. E, per finire, Giulio Silvano ci fa sapere che gli americani hanno scoperto il bidet (era ora)
IN QUARTA PAGINA
Storia della mortadella. Già cibo dei signori, nel Settecento venne protetta dai bandi cardinalizi. Ad oggi piace da morire ai romani, Bologna ne ha fatto un marchio inimitabile. Ma dov’è nata Boh
Ad ottobre durante l’International Athletes’ Forum del CIO a Losanna, si è discusso sul come le federazioni internazionali potessero supportare gli atleti su temi che vanno dalla salvaguardia della salute psicofisica, fino alle opportunità al termine della carriera agonistica. Così è nato Athlete365. Al portale tutti i tesserati possono iscriversi gratuitamente ed usufruire di benefici a loro riservati.
Il portale offre risorse a supporto, durante il corso della loro carriera, accedendo a corsi e attività di consulenza su un grande numero di materie, anti-doping incluso.
Se alla fine del mese un pensionato va in difficoltà perché non riesce a percepire la propria pensione significa che come Stato non siamo in grado di garantire un diritto sacrosanto, che è quello della dignità e della sopravvivenza delle persone. Per questo in Aula abbiamo evidenziato al Ministro degli Esteri le difficoltà per molti pensionati italiani residenti in Svizzera di percepire la pensione poiché la burocrazia impedisce loro di dimostrare l’esistenza in vita. Abbiamo chiesto al Ministro Tajani di verificare attentamente quali siano le effettive procedure all’interno dell’INPS, e di recuperare il progetto di convenzione tra MAECI e Patronati al fine di evitare che si ripetano disagi ed errori.
La provincia di Caserta si dimostra ancora una volta protagonista nel panorama culturale italiano e non solo.
L’avvocato Alfredo Frezza, iscritto al Foro di Santa Maria Capua Vetere, con il suo primo romanzo ‘La montagna degli scheletri’ edito dalla casa editrice ‘Gruppo Albatros Il Filo’, collana narrativa ‘Nuove Voci’, è stato insignito del ‘Premio di Merito’ dalla giuria del Premio Internazionale Letterario “Switzerland Literary Price 2023”.
Un romanzo avvincente ed emozionante che, attraverso un intreccio di variegati personaggi la cui storia è racchiusa in un arco temporale che va dal 1963 al 1979, conduce per mano il lettore attraverso le stradine ed i vicoli di un paesino arroccato sul mare, collocato fuori dal tempo.
Alcuni lettori lo definiscono un thriller ma il filo conduttore della storia è l’animo umano nella sua doppia immagine di benignità e malignità.
I personaggi che affollano il romanzo hanno ognuno ‘scheletri’ nell’armadio di cui vorrebbero liberarsi, lasciando il lettore spettatore inconsapevole delle delusioni, delle miserie e delle falsità che la vita riserva.
Insomma un romanzo che, rapiti dal desiderio di arrivare alle pagine finali, non si poserà sul comodino.
Grazie all’avvocato Alfredo Frezza la nostra provincia ha avuto lustro anche in Svizzera attraverso il suo meritato riconoscimento in campo letterario.
In Svizzera un cameriere può guadagnare anche 17 mila euro al mese.
In prima pagina • L’accordo sul grano non si farà a meno che l’occidente non ritiri le sanzioni contro la Russia. Ma Putin firma con Erdoğan patti per 62 miliardi di dollari • Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un volerà a Mosca. Darà armi a Putin in cambio di tecnologie per satelliti e sottomarini e cibo • È ufficiale: Xi Jinping non parteciperà al G20 in India. A Nuova Delhi, andrà il premier Li Qiang • Antonio Tajani a Pechino tenta l’uscita morbida dalla Via della Seta. Ieri ha incontrato l’omologo Wang Yi • Il pasticcio del Superbonus ha creato un buco da 80 miliardi. Arriva la stretta per i beneficiari • Fitto cerca un’intesa con Bruxelles sulle modifiche al Pnrr. Entro pochi giorni arriveranno i 18,5 miliardi della terza rata • Renzi si candida alle Europee con il Centro. Intanto la maggioranza starebbe pensando di abbassare la soglia di sbarramento al 3% • Giuliano D’Amato fa un passo indietro su Ustica e ammette di non avere prove sul coinvolgimento di un missile francese • Sul volo di ritorno dalla Mongolia, Papa Francesco parla di Russia, Cina e clima. Dice anche che è stanco • Berlino ha truccato il bilancio. Lo dice la Corte dei conti tedesca, che accusa il governo di non aver inserito i fondi speciali. Il deficit passa da 16,6 a 85,7 miliardi • Ieri i primi interrogatori per la strage ferroviaria di Brandizzo. Gli operai confermano che erano soliti iniziare i lavori prima del via libera • A Trento sono bastati quattro mesi per una adozione. L’iter è stato accelerato perché uno dei due papà è molto malato • Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi ha fondato una milizia privata per combattere la microcriminalità nella sua città. A pagarla sarà UniCusano, l’università di sua proprietà • A Firenze, un turista tedesco ha danneggiato la fontana di Nettuno per farsi una foto. Danni per 5mila euro • È giallo sulla morte di Luca Canfora. Il costumista di Sorrentino è stato ripescato nel mare di Capri. Tutte le ipotesi sono aperte: dall’aggressione al suicidio • Ieri a Venezia è stato il giorno di Woody Allen con il suo 50esimo film, Coup de chance, fuori concorso, e di Sofia Coppola con Priscilla • Msc vara la nave da 24 mila container, la più grande mai arrivata in Italia • Paola Egonu non giocherà le qualificazioni olimpiche. Dice che ha bisogno di un periodo di riposo. Intanto agli Eurovolley gli azzurri battono la Svizzera 3 a 0 • Agli Usa Open Alcaraz batte Arnaldi 6-3, 6-3, 6-4
Titoli Corriere della Sera: Grano, l’accordo non c’è la Repubblica: Superbonus per pochi La Stampa: Superbonus, c’è la stretta / aiuti solo ai redditi bassi Il Sole 24 Ore: Lavoro, il 48% dei posti resta scoperto / Uno su cinque è occupato da stranieri Avvenire: Dialogo per la pace Il Messaggero: Medici, gli aumenti in arrivo Il Giornale: Italia Saudita Qn: Sicurezza, Daspo contro le baby gang Il Fatto: Superbonus, superballe / per coprire la manovretta Libero: Germania imbrogliona La Verità: Caos vaccini covid nelle Rsa / Silenzi sugli effetti avversi Il Mattino: Case dei clan, piano sgombri il Quotidiano del Sud: Basta con lo Stato Re Sole / che fa l’erogatore di sussidi il manifesto: Il Piantagrano Domani: Sul Jobs act il referendum non c’è / ma il Pd si spacca comunque
IN TERZA PAGINA
Giorgia Meloni sui poveri sbaglia (Fini) È tardi per indignarsi dell’imam che insegna a lapidare le adultere (Biloslavo) Cameriere da 17mila euro al mese (Giardina) L’esercito dei ladri di sabbia (Aime) Le pulci di Lorenzetto
IN QUARTA PAGINA
IL GRAND TOUR DELLA MONNEZZA Ogni anno i nostri rifiuti viaggiano per sessantotto milioni di chilometri di Enza Cusmai
Ne ha fatta di strada, il pretino. Il pretino, così lo chiamava, Silvio Berlusconi, il suo ultimo figlio, il piccolo di casa, Luigi. Lo raccontò lui stesso a Paolo Bonolis (2006): “Telefono, chiedo di Luigi e mi dicono di richiamare dopo cinque minuti perché è raccolto in preghiera. Richiamo e mi dicono che è ancora raccolto in preghiera. Sbotto: ma allora sta dicendo messa!”. Il pretino è nato come tutti i figli di Veronica in Svizzera, ad Arlesheim, nel cantone di Basilea, nella “clinica antroposofica di Arlesheim”. (Rudolf Steiner ha un gran ruolo in questa storia, si vedrà tra poco). Riservatezza totale, sito solo in tedesco, alla clinica, e la riservatezza è il segno di questo personaggio che ha fatto della privatezza una specie di brand. Il pretino, nato il 27 settembre 1988, dev’essere l’unico trentenne a Milano a non avere un profilo instagram e anche mercoledì secondo la regia Mediaset nella colossale kermesse funeraria in Duomo è stato risparmiato spesso e volentieri dalle telecamere di famiglia (non come la madre Veronica, che tanti si chiedevano addirittura se fosse presente, completamente oscurata dalla diretta, ma abbastanza). Nelle foto obbligatorie, è l’uomo in grigio chiaro, colore minore e raro tra lo stormire dei blu Mediaset e dei neri e canna di fucile dello Stato. Niente in comune neanche col fratello più grande, il jeans con cuciture di Pier Silvio, lui no, lui è in grigio come un buon borghese, come un banchiere, quello che è (banchiere non svizzero ma milanese, come del resto il nonno, Luigi, che si chiamava come lui. Da bancario a banchiere, un bel salto, ma anche un bel ritorno alle origini). Il pretino frequenta l’Ordine di Malta, con cui va spesso a Lourdes a portare aiuto agli ammalati ma sotto falso nome, intorno gli hanno creato un diaframma di protezione, raccontarono al Foglio dall’Ordine. Non si sa se usi il cognome materno (Bartolini) come per creare la Fondazione Opsis Onlus che finanzia diversi progetti sociali (recupero ragazzi con storie difficili, ma “non siamo autorizzati a rivelare altro”, vabbè). Il pretino si è sposato con Federica Fumagalli, dalla quale ha avuto due bambini, Emanuele Silvio, nato nel 2021, e Tommaso Fabio nel 2022. La moglie è una perfetta Kate Middleton brianzola; arrivata in anticipo in Duomo l’altro giorno, sedeva perfetta in secondo banco, in nero, sobria, immota. A Luigino si conosce una precedente relazione con la figlia di Giulia Ligresti, tale Ginevra Rossini, durata quattro anni. Rossini ha un Instagram più “rich kids” e sarà un caso ma la scelta definitiva della consorte è ancora una volta improntata all’understatement. L’amore con Federica Fumagalli (“la Fede”) è scoppiato alla Bocconi dove lui faceva economia e lei giurisprudenza. Poi le nozze, anche qui in riservatezza totale: come raccontano al Foglio, a Sant’Ambrogio, ma mica nella basilica, no, nella chiesina di San Sigismondo, “un gioiello nascosto, molto milanese, anche santambroeus ha la sua corte, con le originali colonne della basilica ambrosiana del Quarto secolo, nel cuore del cortile di donato Bramante”. A sposarli, un padre domenicano di Santa Maria delle Grazie (che adesso vivrà sotto falsa identità in Sudamerica, si immagina). Lei è figlia di un piccolo imprenditore tessile di Sirone, deep Brianza, provincia di Lecco. Chiamo il Giornale di Lecco, “non sappiamo niente”: chiamo MerateOnLine, “i genitori hanno la Blu Buk Diffusion, un import di capi di abbigliamento che poi rivendono alla grande distribuzione, a Castello Brianza”, mi dice una collaboratrice che preferisce restare anonima (in questa storia pure i giornalisti preferiscono restare anonimi). “Quando è iniziata la relazione con Luigi ce ne siamo accorti perché sa, Sirone ha duemila anime, son cominciate ad arrivare delle macchine grosse”. “La Fede” lavora. La Fede cinque anni fa ha fondato a Milano la MB Projects, che si occupa di eventi e comunicazione per brand di lusso – racconta il suo socio Manuel Bogliolo al Foglio: Dior Beauty, Furla, Dom Perignon. Eventi, promozione social. “Siamo una boutique, dodici dipendenti, e noi due fondatori”. “Con Federica ci siamo conosciuti in vacanza ad Alassio insieme ad altri amici anni fa”, racconta e la descrive come “semplice, ancora più riservata del marito, super easy”, con lessico milanenglish. Butto lì: sarà di sinistra “Non direi, no, e poi qui non parliamo di politica”, dice l’imprenditore. “Viene da una famiglia molto unita, è figlia unica, molto per bene”. Come arriva in ufficio? “E che ne so, io? Verrà forse a piedi”, dice giustamente. L’agenzia sta in Arco della Pace, i due giovani Berlusconi vivono da anni in zona Magenta. Prima in via Vincenzo Monti, poi davanti a Santa Maria delle Grazie, mi spiegano altri esperti. Poiché l’appartenenza milanese è anche di pasticceria, gli esperti segnalano che si può trovare Luigino da Leonardo in via Saffi, la mattina, molto presto, per dei cornetti, pardon, brioche, riflessivi (ma un tempo, quando era ancora scapolo, le foglianti lo adocchiavano pure in via Ariberto dove aveva un ufficio, e comprava la pasta fresca dal famoso pastaio di via Ausonio, con scorta discreta, “gentilissimo”). Andate ancora ad Alassio, in vacanza “No, più in Sardegna”, racconta Bogliolo, ma anche lì pochissime apparizioni e un Instagram al minimo sindacale. Poi Bogliolo si agita, richiama, “per favore, non faccia il mio nome!”. Ma ha solo detto che andavate ad Alassio, non è penale. Questa cosa della riservatezza vi sta prendendo un po’ la mano. Cose più serie, il mattone. “La Fede” dicono sia molto occupata a seguire l’interminabile restauro della villa di via Rovani. È la prima casa che il Cav. si prese a Milano, stradina tutta glicini e altissime borghesie dalla parte di Cadorna, tra il villone con le facce della famiglia Sforza neorinascimentali. Lì andrà il pretino con la sua stirpe. Villa e bottega, come ha sempre fatto il Cav., fu la prima sede della Fininvest, acquistata dal conte Senatore (di nome) Borletti, fondatore della Rinascente, uno degli uber-cumenda che fecero lo splendore di Milano. Oggetto di pellegrinaggio anche in questi giorni da parte del Tg5 a reti unificate, tra i “luoghi simbolici di Berlusconi”, meglio del Fai. Quando Berlusconi si spostò a villa San Martino ad Arcore questa è rimasta una sorta di dépendance. “Nella storia berlusconiana questo è un posto fondamentale e a lui carissimo”, recita la voce dell’asienda tipo istituto Luce. Adesso da anni è in defatigante ristrutturazione diretta appunto da Fumagalli. “Fuori è rimasta uguale ma dentro l’hanno svuotata completamente”, dice una vicina. E passandoci nel caldo di una giornata estiva, è tutto un cantiere, detriti, betoniere, chissà se avran preso i superbonus. Qui sono nati i fasti berlusconiani, qui c’era l’infilata di stanze e salotti e il Canaletto con cui Berlusconi imbambolava i clienti. “Ti faceva accomodare in una stanza poi in un’altra e poi in un’altra ancora e infine lì, sotto il Canaletto”, ci raccontò Enrico Vanzina. Anche Clemente Mimun ha raccontato in questi giorni: la segretaria Marinella Brambilla faceva accomodare gli ospiti sotto il Canaletto. Non si sa che fine abbia fatto quel Canaletto, ah se potesse parlare il Canaletto, ma Brambilla intanto è stata recuperata. La storica segretaria del padre, che era andata in pensione, segretaria silente, tipo signora Enea di Andreotti, è stata contattata dal Luigino, anche qui un segnale, una continuità, sul tratto più discreto, andreottiano, quello meno Mediaset: tanto più che Brambilla gli dà una mano. Una Brambilla è per sempre, altro che Canaletto. Ma il destino del pretino è stato forgiato altrove. Il pretino felice è stato allevato a terra, come i Re, in campagna. A Macherio, altra villa, comprata all’epoca dell’amore totale tra Silvio e Veronica. Lì, amore e orto biodinamico. L’architetto Patrizia Pozzi che restaurò villa e giardino oggi non ha voglia di parlare, “tutto è stato strumentalizzato in passato”, mi dice al telefono, vale quello che raccontò nel 2010, sull’orto biodinamico di Veronica, l’idillio rustico in cui son venuti su Eleonora, Barbara e Luigi. I parchi sterminati con le caprette e Veronica scalza, “che non vive il giardino da sciura”, piuttosto “a piedi nudi va a raccogliere funghi e castagne e sceglie fiori di sambuco per le decorazioni delle torte”. Luigino è cresciuto così, tra feste da Albero degli zoccoli “perché era stato finalmente completato il tetto e non pioveva più dentro, organizzammo una grigliata nelle vecchie stalle invitando tutti i fornitori. Ognuno portò un piatto o una bottiglia. Si ballò fino a notte fonda al lume delle candele”. I tre fratelli continuano a passare gran parte del tempo lì – tutti gli spazi nell’epopea berlusconiana non sono come quelli nostri comuni mortali, sono colossali case, con staff di decine di persone e – gli staff comparivano qua e là nei necrologi di questi giorni – in armonia. Base della Conoscenza per Steiner è la comprensione dell’uomo nel suo essere tripartito, “corpo anima e spirito” e qui regna l’armonia tra caprette, dividendi ed eliporti. Siamo di nuovo al filosofo svizzero, che predicava un mondo più sano, e la crescita dei fanciulli in mezzo alla natura. I più giovani non si ricordano, ma agli albori del berlusconismo fece scalpore che la first lady d’Italia, o almeno di Macherio, Veronica Lario, mandasse i figli a scuola dagli steineriani, invece che al San Carlo o nelle scuole del generone milanese. Mentre il Cav. disseminava l’Italia di Dynasty e Dallas la moglie impediva alla prole la visione della tv. Ne sorse una questione, uno scontro di civiltà, l’Italia degli anni Ottanta usciva dalla pastorizia e lei ci voleva rientrare, con caprette e tutto. E senza i compiti a casa. Servì per tranquillizzare la città una mediazione di Giulia Maria Crespi, prima signora milanese, dinamica prima ancora che biodinamica. Nacque anche un piccolo sotto-romanzo di formazione. A un certo punto, sull’onda del Cav., tutti nel mondo televisivo milanese presero a mandare i bambini dagli steineriani. Anche i quattro figli di Marcello Dell’Utri ci andavano, ma Luigino fu proprio folgorato, in particolare da un maestro, il maestro Andrea Scicchitani, lunga barba e ancor più lunga sapienza, che è stato il suo guru e la sua figura di riferimento nell’adolescenza. Scicchitani è mancato da poco e qualcuno ricorda un Luigino Berlusconi commosso cantare al funerale, partecipe, come del resto a quello del padre. Ma ai tempi del maestro Andrea, raccontano al Foglio, la scuola steineriana originale ne aveva germogliata una seconda, ancora più estrema, anche geograficamente, molto aiutata da Veronica, in via Pini, a Lambrate. E quella è stata la Harvard di Luigino. E allora vado, a via Pini, alla “libera scuola steineriana”, nella caldazza, tra distributori e la stazioncina, e immigrati in bici: un basso casermone, una specie di deposito merci, escono alunni, ecco maestre, quando pronuncio le parole “Berlusconi” e “giornalista” nella stessa frase leggo il dramma nei loro occhi. Nessuno si ricorda del Luigino, son passati tanti anni, il direttore non c’è, si sta facendo il doposcuola estivo, “i più piccoli vivranno il gioco libero e creativo, il racconto di fiabe, la ceramica, la preparazione di pane e biscotti”, recita il volantino. Immaginiamoci qui il rampollo d’Italia che arriva con la scorta al mattino, pronto a impastare i biscotti. C’è chi si inizia a drogare per molto meno. Ma i traumi son stati assorbiti. Il pretino sembra avere il destino di quei figli ultimi, che senza pressioni, coi genitori vecchi o stanchi o soddisfatti, crescono più leggeri e capiscono prima e meglio cosa vogliono essere. Un altro frutto dello steinerismo biscionesco è Chiara Dell’Utri, che ha dirazzato, facendo il medico in Germania, non ribellandosi ma neanche volendo continuare percorsi e costellazioni famigliari. Il misto di steinerismo e berlusconismo aveva creato in casa e in Milano e in tutta la Brianza timori per deformazioni e diseducazioni sentimentali. Invece come sempre ecco l’eterogenesi dei fini. Ne venne fuori un capitalismo diverso, un dirazzare molto interessante, understatement da paesi nordici. Dall’orto biodinamico (con uso di elicottero), le uova del biscione han dischiuso non un nuovo Carlin Petrini bensì un piccolo Enrico Cuccia. Sì perché il pretino, in grigio, niente frizzi e lazzi, fa tutto il suo cursus honorum, Bocconi e JP Morgan in incognito, poi nella Sator di Matteo Arpe, poi prende in mano (col suo posto in cda di Mediolanum) i soldi di famiglia, ma né li distribuisce ai poveri, né li spende in sciabolate di champagne e canotti a Formentera e modelle con labbra a canotto. No, li fa fruttare, in silenzio. E alla grande. “È stimatissimo a livello italiano e internazionale come finanziere”, mi racconta un collega. E non è la solita frase di circostanza per un rampollo. Oltre all’ovvia liquidità, è come se chiamarsi Berlusconi per lui fosse a questo punto ininfluente. Ha preso la holding Quattordicesima, come si chiama il “pezzo” di Fininvest che spetta a lui insieme a Barbara ed Eleonora, che vale il 21 per cento dell’azienda, da cui arrivano i dividendi. Ma mica sta lì a mungere le cedole, no, ha modernizzato e trasformato la Quattordicesima a partire dal nome, “H14”, che da cassafortina di figli di papà è diventata “il più importante family office italiano che investe in startup”. Dalla sua sede di piazza Borromeo, “H14” ha piazzato investimenti in Deliveroo, Flixbus e altre aziende innovative, con ritorni oltre il 20 per cento, insomma ha fatto più soldi da solo rispetto a quelli ereditati (400 milioni contro 250). Ha comprato e rivenduto il portale Facile.it con una plusvalenza di 20 milioni, e altre operazioni che nel silenzio della holding ricongiungono il pretino con tutto un mondo antico per Milano ma inedito per Mediaset. E i n passato ha fatto affari anche con Marco Carrai, il piccolo Soros di Matteo Renzi, cosa che portava a credere anche lì a possibili scenari politici, ma senza costrutto. Si cade nel solito equivoco, riecco un Giovannino Agnelli, “riserva della repubblica” come ai tempi dello sfortunato rampollo, educato in America, risorsa democratica per Walter Veltroni. Rampolli illuminati che qualcuno immagina interessati alla politica e alla lusinga romana e in questi giorni vorrebbe addirittura un Luigino pronto a rilevare l’eredità politica del padre. Ma Luigi è un finanziere puro. E puro deve rimanere. In tutti i sensi. In questi giorni qualcuno si spinge a pensare che sia lui il continuatore dell’attività politica di famiglia. “Ipotesi totalmente senza senso”, dice al Foglio un finanziere che lo conosce bene. “Per la sua storia, per il suo modo di essere, per il suo carattere introverso e introspettivo”. Non particolarmente interessato alla politica, anzi, lo descrivono, rispettoso della storia di famiglia, certo, innamorato come tutti quei figli lì del padre e pure della madre, essendo frutto dell’amore bio. La leadership, Luigino ce l’ha ma è finanziaria, quella sì. E qui siamo più in zona Umberto che non Giovannino Agnelli. Tra tutti i figli è quello che ha ereditato dal papà oltre la faccia e il fisico anche la capacità di far soldi. “Giù le mani dal Luigino”, rispondono tutti, gli avvocati d’affari e i finanzieri milanesi, venture capital e private equity, in questi giorni tutti presi a presentare fondi di investimento. Che fai domani? “Lancio il mio fondo”. A Milano ci sono più presentazioni di fondi che di libri. “Lasciatelo in pace!”, dicono, i fondi e i loro presentatori. Intendendo: via i giornalisti e via la politica. Come a voler preservare una purezza e una diversità. Diversità dalla famiglia e dal brand Berlusconi, che non è mai stato dopotutto un vero brand milanese: più brianzolo, o nazionale, certo nazionalpopolare, il berlusconesimo, tra Cologno e Napoli, lo si è detto già. Luigino, invece, è più Milano centro, più finanza, più calvinismo, discrezione, grisaglia, un piccolo Cuccia, appunto, in questo la città chiude il cerchio coi Berlusconi, lo riconosce come “suo”, ci si specchia, anche nella generosa umanità che non è facciata. Abate Parini, o abate Tovini, comunque rito ambrosiano. “Il pretino”, cresciuto per nemesi in quella famiglia molto dedita al vivere e alle feste, come ha ricordato mons. Delpini, ma anche ripescando e ricicciando tracce di Dna nel côté suoresco, quello delle zie, le tante zie suore della famiglia che il Cav. evocava sempre. Qui però niente vocazioni, semmai un’attitudine, cuccesca: anche mercoledì al funerale era lì, l’uomo in grigio, un po’ Lebole, con la sua “Fede”, composta, in nero, seria, in attesa. Understatement: lui nel tempo libero esce con “il maestro di Ju Jitsu e gli amici di Monza”, raccontano, o non esce affatto, magari si diverte di più a Londra o New York dove non è conosciuto. Non è che sia un francescano, eh. La flotta aerea biscionesca la usa volentieri, come le residenze, però se uno lo incontrasse in qualche terminal privato potrebbe pensarlo un giovane managerino magari americano come i tanti che ormai affollano Milano, avendo abbandonato Londra e le Brexit. Molto “healthy”, appassionato del mangiar sano, senza frizzi e lazzi. Lei, “La Fede”, la Middleton di Brianza, un po’ più aspirazionale, raccontano, nella sua uniforme eterna di leggings scuri e Nike Jordan (ma in edizioni limitate da 800 euro in su), sopra una t-shirt, una Birkin da fare invidia a qualsiasi borsa di una qualunque neo mamma, pochissimi loghi, e una piega dei capelli (anche alle 9 di mattina) impeccabile. Basso profilo ma inevitabili cortocircuiti, quando “la Fede è appena atterrata ad Olbia (ovviamente in privato), starà con il bimbo a Villa Certosa un mesetto perché l’afa di Milano non è più tollerabile”, racconta un amico. Né di destra né di sinistra, allergica però al trash televisivo e in particolare ai vari GF. Solida. Commenti di altri amici: “la Fede si è presa l’unico Berlusconi veramente bono e veramente etero” (del resto, la vera famiglia queer l’ha fondata il Cav., altro che Michela Murgia!). E qui si entra nei gossip sul pretino, sogno di dame e cavalieri, palestrato con juicio. Ci sono scatti d’epoca di lui su “Oggi”, in cui “bacia un amico per far dispetto a lei”, recita la dida di questi servizi. “Ora che lo hanno beccato a baciare un amico, anche per Luigi Berlusconi la notorietà comincia a creare grattacapi”, scrisse a un certo punto Dagospia. “Non solo il suo fratellastro Piersilvio, durante una riunione a Mediaset, lo avrebbe preso in giro con dei manager tv. Ma la cosa ha fatto incazzare di brutto papà Silvio. Pare che abbia addirittura telefonato a Veronica Lario con la quale non si parlava da quattro mesi”. Mah. Tra gli investimenti di Luigino, anche il social di appuntamenti gay israeliano Grindr. Ma sembrano soprattutto wishful thinking, perché il pretino fa gola a tutti, è il più bello dei Berlusca, assomiglia tantissimo al Silvio muscolare degli esordi tra l’altro. Ma è alto. È uno dei pochi maschi in circolazione in Italia con molti dividendi e senza tatuaggi (tranne uno piccolo, dietro la nuca). E poi liquido, talmente liquido che se fosse anche un po’ fluido nessuno si preoccuperebbe. Al massimo, daranno la colpa a Steiner.
Michele Masneri
QUINTA PAGINA
«Domandano tutti come si fa a scrivere un libro:
si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente,
mettiti nel mio cuore e portami via dagli altri, rapiscimi.