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Manfredi a Giffoni per il corto scritto dai ragazzi di Nisida “Linguaggio cinematografico strumento di inclusione sociale”






Manfredi a Giffoni per il corto scritto dai ragazzi di Nisida
“Linguaggio cinematografico strumento di inclusione sociale”
Giffoni Valle Piana (Salerno) – Mentre si occupa di ripulire una spiaggia dai rifiuti, Arturo, un ragazzo di diciott’anni, incontra Catrine: una turista in vacanza a Napoli. Tra i due scoppia sin da subito qualcosa di magico, che poco a poco li vede sempre più coinvolti. Purtroppo, però, i due non potranno più vedersi, e Arturo questo lo sa, anche se ha detto alla ragazza: “A domani”.
È questa la trama di “A domani“, cortometraggio presentato questa mattina nel corso dell’evento speciale di Giffoni Next Generation, alla presenza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
“Quello con Giffoni – ha spiegato Manfredi – è un sodalizio destinato a durare nel tempo. Dopo quest’anteprima, parteciperemo ad altri importanti eventi per raccontare l’impegno del Comune di Napoli a promuovere il linguaggio cinematografico come strumento di inclusione sociale e promozione di valori e principi importanti soprattutto per i giovani che vogliono essere protagonisti di una stagione di grandi cambiamenti come questa”.
Il cortometraggio “A domani” è nato dal progetto “La voce dei giovani – Nisida”, che vede la collaborazione tra Comune di Napoli, Giffoni Innovation Hub, Giffoni Experience e l’istituto penale per minori di Nisida, ed è co-prodotto da Mad Entertainment e Gabbianella.
Sul palco, con il primo cittadino, per raccontare il percorso di avvicinamento al linguaggio cinematografico e alla scrittura creativa, Ferdinando Tozzi, delegato del sindaco di Napoli per l’industria musicale e l’audiovisivo, Paolo Spada, coordinatore area pedagogica istituto penale per minorenni di Nisida, e il regista Emanuele Vicorito.
“La voce dei giovani – Nisida” ha coinvolto i detenuti minorenni dell’istituto penitenziario con l’obiettivo di produrre un cortometraggio per raccontare Napoli attraverso le loro storie.
Negli ultimi mesi i ragazzi hanno potuto partecipare a otto lezioni tenute da Emanuele Vicorito, regista di “Un po’ per uno”, cortometraggio ispirato a “La voce dei giovani: Napoli” e presentato al Giffoni Film Festival 2023. Le lezioni, organizzate dalla Unit Academy di Giffoni Innovation Hub, hanno compreso analisi filmiche, incontri formativi e un corso di scrittura creativa per sviluppare il soggetto diventato uno short movie.
“Quest’anno ci siamo superati. Avevamo delle buone aspettative, ma il prodotto nato da “La voce dei giovani – Nisida”, le ha superate tutte – ha evidenziato Antonino Muro, founder e Cvo Giffoni Innovation Hub -. Siamo orgogliosi del risultato ottenuto e della partnership con il Comune di Napoli e con il sindaco Manfredi, che ha dimostrato nuovamente grande lungimiranza puntando sulla promozione del linguaggio cinematografico per parlare ai giovani e, come fa Giffoni da sempre, dargli voce”.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

ZES Unica: luci ed ombre sul nuovo strumento di sviluppo territoriale

Con lo scorso 12 giugno è scattata la possibilità, fino al 12 luglio, di chiedere all’Agenzia delle entrate il bonus per gli investimenti in beni strumentali nelle aree del Mezzogiorno interessate dalla ZES Unica. Dal 2024 il Governo Meloni ha deciso di unificare le otto Zes che esistono nel Meridione e che non hanno mai funzionato con regolarità. Per Zona economica speciale (ZES) si intende una zona definita del territorio dello Stato nella quale l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative o di quelle che andranno a insediarsi può beneficiare di speciali incentivi in relazione agli investimenti.I benefici principali consistono in esenzioni parziali o totali sui dazi o semplificazioni amministrative per gli investimenti. Ma le norme attuative emanate per l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area riguardante il credito d’imposta inducono a pensare che in realtà le finalità ultime dello strumento siano svilite. Infatti gli investimenti ammissibili sono quelli riguardanti l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive giá esistenti o che vengono impiantate nella Zes unica e che devono mantenere la loro attività nella Zes unica per almeno 5 anni. Non si rivela pertanto davvero appetibile il vantaggio offerto dalla Zes unica che renderà piú competitivo il sistema imprenditoriale esistente smentendo però il vero obiettivo dello strumento. Adriano Giannola, presidente della SVIMEZ, ha espresso perplessità sull’efficacia della Zes unica per il Mezzogiorno. “Per le Zes, nel mondo, è fondamentale disporre di un’area esente dalle dogane in entrata e in uscita: difficile che ciò possa valere in tutto il Mezzogiorno: il Sud diventerebbe un soggetto terzo con regole totalmente diverse da quelle europee. In definitiva chiamare ZES un’area eterogenea a fiscalità differenziata è altra cosa da ciò che nel mondo si intende per Zone Economiche Speciali: aree a ridosso di porti, attrezzate con retroporti, interporti. Una entità territoriale ben definita attrezzata per diventare attrattiva per particolari motivi tra i quali emerge proprio quello legato all’esistenza di un porto. Pensiamo a Tangeri in Marocco. Puntare sulla fiscalità di vantaggio per tutto il Mezzogiorno espone al rischio di far rivivere lo spirito della vecchia politica assistenzialista”, conclude il Presidente Svimez. Così Eleno Mazzotta, Segretario Generale Nazionale di Federaziende, Confederazione nazionale delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi e dei pensionati ha sottolineato i seguenti punti critici dello strumento ZES unica: l’eccessiva estensione della Zes (un’area di 20 milioni di persone) che azzera le peculiarità degli investimenti; l’accentramento nelle mani della Presidenza del Consiglio dei Ministri della cabina di regia della Zes Unica; l’aumento dell’importo minimo (da 200 mila euro in su), per i progetti di investimento che taglia fuori tutte le medie e piccole imprese; la scarsa dotazione finanziaria (sono insufficienti gli 1,8 miliardi di euro stanziati dal Governo per il primo anno). “Stiamo assistendo a un commissariamento del Sud e di tutte le sue istituzioni – sostiene Mazzotta – con un nuovo centralismo che, da un lato, concede un’autonomia differenziata al Nord, ossia alla parte più ricca del Paese, alla quale si permette di andare avanti da sola mantenendo i soldi che produce e nel mentre si realizza una scatola vuota denominata ZES Unica completamente priva di copertura finanziaria e con una dotazione di personale (circa 60 unità) insufficiente a garantire le agevolazioni previste e il buon andamento della pubblica amministrazione”. Secondo alcuni l’operazione ZES unica ha soddisfatto solo l’aspirazione del ministro di accentrare il più presto possibile nelle proprie mani tutte le procedure relazionali con le imprese e decisionali riferite a nuovi investimenti al Sud.

 

 

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(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Redditometro, esulta Silvestro (FI): accolta la nostra proposta, metteremo fine a questo strumento

La prossima abolizione del redditometro, chiesta da Forza Italia e ampiamente condivisa dal governo e dalla maggioranza, così come annunciato dalle dichiarazioni del ministro Luca Ciriani, è per noi motivo di grande soddisfazione.
Il governo ci ha dato ragione e la nostra proposta verrà accolta, mettendo una volta per tutte la parola fine al redditometro”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia Francesco Silvestro.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Redditometro. Francesco Silvestro (Forza Italia): abolirlo, è uno strumento obsoleto

Forza Italia sul redditometro ha le idee chiarissime: bisogna abolirlo totalmente.
Abbiamo già pronto un emendamento per abolire le norme che regolano questa misura che risalgono al 1973 e tutte le successive norme di attuazione.
Si tratta di uno strumento oramai obsoleto, quindi sarebbe anche inutile tentare di aggiornarlo.
Per Forza Italia avere un fisco equo è la priorità, per questo bisogna approvare in tempi rapidi il nostro emendamento.
I nostri ministri hanno già espresso questa posizione nei giorni scorsi in Consiglio dei Ministri e avviato un confronto in seno alla maggioranza”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia Francesco Silvestro.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Comunità energetiche rinnovabili. Card. Zuppi: strumento “per combattere la povertà energetica e costruire un futuro sostenibile per tutti”

Uno “strumento di formazione e informazione” concepito per “essere un aiuto ed un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi in Italia nell’approcciarsi al tema delle Comunità energetiche rinnovabili (o Cer)”. Si presenta così il Vademecum “Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico-giuridici per gli enti religiosi” curato dal Tavolo tecnico della Cei i cui contenuti sono stati illustrati oggi a Roma durante una conferenza stampa con il cardinale presidente Matteo Maria Zuppi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e Paolo Arrigoni, presidente del Gestore dei servizi energetici (Gse).

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

I contenuti. Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici (relativi a Codice di diritto canonico e a vincoli architettonici e paesaggistici) per costituirle. Il Vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Per una transizione energetica che non lascia indietro nessuno. Le Comunità energetiche rinnovabili – si legge nell’introduzione al Documento –, “ancora agli inizi in Italia,

possono rappresentare un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale,

che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. E in questo cammino anche la Chiesa italiana si sente coinvolta anche perché – sottolinea il card. Zuppi nella prefazione al Vademecum –

“come cristiani e uomini, siamo tutti chiamati ad amministrare in maniera responsabile i beni del Creato” non trascurando le “implicazioni di carattere sociale, in quanto il costo elevato dell’energia grava soprattutto sulle persone più fragili della società. Tali costi gravano anche sulle Chiese locali e sulle parrocchie”.

Questi concetti sono stati ribaditi dal porporato durante la conferenza stampa. Le Cer sono uno strumento che “aiuterà a combattere la povertà energetica e costruire un futuro sostenibile per tutti”, ha affermato ricordando che “la Chiesa tendenzialmente include chi non lo è”. E riferendosi alla “povertà energetica”, ha spiegato che si vuole “includere tutti, particolarmente coloro che vivono in condizione di insufficienza”. “I benefici delle Cer – ha rimarcato Arrigoni – sono ambientali, economici e anche sociali”. “Su questo – ha osservato rivolgendosi agli interlocutori della Cei – i vostri sforzi si sono concentrati. Perché le Cer rappresentano un mezzo che è in grado di operare per contrastare la povertà energetica, coinvolgere sempre di più persone con fragilità sociale, educare all’uso responsabile delle risorse e dell’energia”.

Nel Vademecum il card. Zuppi rileva che

“il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”.

“Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il presidente della Cei – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi; tanto più sapranno essere strumento per una corretta gestione dei beni e delle risorse affidate alle Chiese per le generazioni future di fedeli, solo così avremo messo in atto quanto ci ricorda Papa Francesco nella Laudate Deum: ‘La fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato’ (LD 61)”.

Delle Cer come “un prodotto importante sotto l’aspetto ambientale – perché sviluppa il percorso delle energie rinnovabili con la sfida mondiale della decarbonizzazione – e sotto l’aspetto culturale – perché significa una start-up giuridica con centinaia di migliaia di soggetti, persone o famiglie”, ha parlato il ministro Pichetto, esprimendo gratitudine alla Cei perché è proprio “in questa sede che abbiamo elaborato la questione della mutualità al fine di non avere la riduzione della quota di beneficio. E la cosa è servita in sede di trattativa europea quando ci hanno posto la questione dei prezzi”.

Sostegno tecnico e normativo. Il Vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”. Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo:

viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”.

Discernimento. Nel testo viene chiarito che “il percorso di valutazione ed eventuale costituzione di una Cer

non può e non deve essere l’iniziativa di un singolo individuo o singolo ente/ufficio ma deve essere l’espressione di comunità,

attraverso il massimo coinvolgimento delle varie realtà parrocchiali o diocesane, in particolar modo di coloro cui è affidata la promozione delle attività caritative, delle iniziative di Pastorale sociale e l’amministrazione dei beni”. Per questo, tra le raccomandazioni, tornano più volte le parole formazione, riflessione, analisi.

Riconoscendo che relativamente alla transizione ecologica “indubbiamente Papa Francesco ha creato un alfabeto e una preoccupazione comune che unisce tutti in quella che è la Casa comune”, verso la quale “dobbiamo provare a fare una manutenzione più intelligente perché altrimenti la roviniamo definitivamente”, il card. Zuppi ha espresso la convinzione che “le varie realtà sapranno fare buon uso” del Vademecum, andando “nella giusta direzione”. Per Pichetto, le Comunità energetiche rinnovabile “non vogliono essere un semplice esperimento ma un’esperienza di produzione e autoconsumo” per “raggiungere, anche con l’impegno della Cei, tutta una serie di borghi nei quali il servizio pubblico civile è sempre stato un tutt’uno con la parte religiosa”. Ricordando che ieri è stato presentato ufficialmente un analogo Vademecum con l’Anci, Arrigoni ha sottolineato che “i sindaci saranno anch’essi protagonisti nel diffondere queste nuove configurazioni; ritengo che tra parroci e sindaci possa consolidarsi un’alleanza” anche “perché rappresentano elementi di garanzia che sapranno superare elementi di pregiudizio che ci sono nelle persone e nelle famiglie facendo capire che questi sono strumenti molto utili al territorio, alla comunità e ai singoli soggetti”.

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Lotta alla dipendenza dalla droga: uno strumento a portata di un clic, non solo in Campania

Tossicodipendenza in pauroso aumento anche in Italia: il sito JW.ORG fornisce risorse gratuite a coloro che combattono un fenomeno che coinvolge circa 300 milioni di persone nel mondo.

Secondo un nuovo rapporto Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, in tutto il mondo il numero di persone che fa uso di droghe e che ne soffre le conseguenze è alle stelle.

Stando a questo rapporto, oltre 296 milioni di persone hanno fatto uso di droghe nel 2021, il che rappresenta un aumento del 23% rispetto al decennio precedente.

Il numero di persone che soffre di disturbi causati da uso di droghe è salito a 39,5 milioni, con un aumento del 45% in 10 anni. In Italia le cifre confermano questa tendenza: l’ultima relazione del Dipartimento per le Politiche Antidroga registra un aumento sia nella fascia 18-64 anni, sia nella fascia 15-19 anni.

Preoccupante è l’incremento nella fascia giovanile rispetto ai dati riferiti al 2021 (aumento dei consumi dal 18,7% al 27,9%) con un aumento rilevante soprattutto per cannabinoidi sintetici e NPS (le ormai famigerate nuove sostanze psicoattive). Sono in particolare i più giovani a consumare NPS: tra gli studenti di 15-19 anni sono oltre 140mila i ragazzi ad averle consumate almeno una volta nell’anno.

Tuttavia, c’è speranza per chi sta combattendo contro la droga. “Apprezzo molto il modo in cui la Bibbia mi ha aiutato a non arrendermi”, dice Luigi, parlando della sua esperienza personale. “Uno dei video di jw.org che mi ha colpito profondamente è ‘La sua perseveranza è stata ricompensata’.

Il video è stato un aiuto in aggiunta al mio studio della Bibbia e mi ha aiutato a trovare il coraggio di cambiare stile di vita e di liberarmi dalla droga”.

I Testimoni di Geova mettono a disposizione di chi combatte contro la tossicodipendenza numerosi contenuti gratuiti sul loro sito ufficiale, jw.org, che include articoli e video per adolescenti e adulti. Il World Drug Report 2023 afferma che “in molte zone del mondo la popolazione giovane è la più vulnerabile all’uso di droghe e anche la più colpita da disturbi legati all’uso di sostanze stupefacenti. In Africa, il 70% delle persone in cura ha meno di 35 anni”.

L’articolo “Come faccio a resistere alle tentazioni?” presenta consigli pratici per i giovani. I punti salienti includono:

Non lasciare che le pressioni dei tuoi coetanei ti facciano infrangere i tuoi princìpi; Sii convinto di quello in cui credi;
Riconosci le tue debolezze.

L’articolo racconta anche l’esperienza di Jared, che dice: “Noi ragazzi subiamo costantemente pressioni per andare alle feste e fare tutte le cose che si fanno lì, tipo bere alcolici, prendere droghe o fare sesso. Nel mio caso, trovo utile parlarne con i miei genitori. Un’altra cosa che mi aiuta a evitare le tentazioni è tenermi sempre occupato nel tempo libero”.

Su jw.org si possono anche trovare consigli sui seguenti argomenti:
Droghe: Perché se ne fa uso?
Avevo perso il controllo della mia vita.
L’amore non viene mai meno nonostante . . . un’infanzia senza amore.
Alcol: pensaci bene prima.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito jw.org.

(Luigi Siciliano – Luca Ferraris – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

75° anniversario. Politi (Ndcf): “La Nato può essere uno strumento di pace prevenire la guerra senza l’uso della forza”

In tre quarti di secolo, la Nato ha visto quasi triplicare il numero dei Paesi alleati: dai 12 che nel 1949 siglarono il Trattato, oggi sono 32 a comporre il quadro dell’alleanza militare intergovernativa dell’Atlantico del Nord. Negli ultimi 75 anni di storia dell’umanità, l’organizzazione ha ricoperto un ruolo rilevante. “Senza la Nato, saremmo in una zona grigia dove si conoscerebbe la guerra davvero”, assicura Alessandro Politi, direttore della Nato defense college foundation (Ndcf). Ed ha ragione perché, anche se negli anni della Guerra fredda, i membri della Nato erano impegnati nell’aumentare gli armamenti convenzionali e nucleari, allo stesso tempo, erano intenti a prevenire le cause di un conflitto mondiale.

Direttore, è un anniversario importante?
I 75 anni sono un anniversario impressionante. Quando Donald Trump disse che la Nato era inutile, la mia Fondazione ricordò come, prima dell’Alleanza, ci siano state due guerre mondiali. Il solo fatto che non ci sia stata una terza in Europa è una differenza tangibile.

Senza la Nato, saremmo in una zona grigia, dove si conoscerebbe la guerra davvero.

Il Segretario generale, Jens Stoltenberg, dice che la Nato oggi è “più forte che mai”. È veramente così?
Rispetto al periodo della Guerra fredda, la Nato è più forte perché il grosso squilibrio fra le forze convenzionali ex sovietiche e le forze atlantiche si è drasticamente ridotto, a fronte di una sostanziale parità nucleare. In questo senso, oggi è più forte. La Nato ha spese militari maggiori rispetto alla Russia, nonostante questa sia in economia di guerra: la Federazione russa ha l’equivalente del Pil della Spagna, la Nato invece somma quello dell’Unione europea con quello degli Stati Uniti.

Nel frattempo, l’Alleanza si è anche allargata.
Non è necessariamente una misura della forza, ma è senz’altro una misura dell’attrattiva della Nato. Ci sono Paesi che continuano a voler entrare. Il numero dei partecipanti richiede però uno sforzo maggiore per garantire i confini ed il consenso politico.

Del passato, cosa andrebbe lasciato?
La capacità di prevenire le cause di una guerra, cosa non facile. Una guerra di aggressione resta tale ma, anche se c’è una responsabilità evidente di chi decide di usare lo strumento bellico, è importante disinnescare prima la dinamica. Non è semplice perché a volte molti devono collaborare e spesso non è così.

Fra le cose da mantenere c’è la raccomandazione del Comitato dei saggi, contenuta nel rapporto Harmel del 1967, basata sulla sinergia tra deterrenza e dialogo.

All’epoca, la parola dialogo era necessaria, per evitare malintesi che portassero a un conflitto atomico, ed era dettata dalla riunificazione dell’Europa. Oggi le ragioni non sono identiche, ma per rendere sicura l’Europa, il dialogo è indispensabile, anche quando sembra impossibile.

Cosa invece sarebbe meglio eliminare dall’eredità di questi 75 anni?
Quello che nessuno vorrebbe è il ritorno della proliferazione verticale delle armi nucleari, per non parlare di quella orizzontale in altri Paesi.

Il futuro della Nato: può essere uno strumento di pace senza mostrare i muscoli?
La Nato è già stata, con tutte le complessità di un’alleanza politico-militare, uno strumento di pace e ha fatto in modo che per 75 anni non ci fossero guerre nel continente europeo. L’Europa per millenni ha vissuto in una condizione di guerra endemica e qualche volta pandemica.

“L’abbaiare della Nato alla porta della Russia”, come lo ha definito Papa Francesco, può aver contribuito all’invasione russa
Guardare alla Nato quale strumento di pace è una sfida, quando proviene da provocazione evangelica come quella di Bergoglio. Concretamente sarebbe una Nato che riesce a prevenire la guerra senza l’azione della dissuasione o dell’uso della forza, il che è impegnativo sul piano dei valori.

Il Pontefice dice di smetterla di digrignare i denti, ma la sfida non è di facile soluzione. Oggi è impensabile, ma ci sono stati presidenti americani che hanno pensato di abbandonare la strada della deterrenza nucleare.

Ronald Reagan, non certo un irenista svagato, voleva liberare il mondo dal terrore nucleare, proponendo lo scudo stellare. Barack Obama, non meno concreto, nella sua National security strategy riteneva che il totale disarmo nucleare fosse un obbiettivo ultimo; un precedente molto importante. Su fronti diversi, entrambi si trovavano sostanzialmente d’accordo sul fatto che la minaccia nucleare fosse alla fine insostenibile.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha dichiarato che il piano di pace cinese sull’Ucraina è “ragionevole” e “il più chiaro” finora presentato.
Il fatto che Kiev accetti il piano cinese non è scontato. È però un primo gesto da parte della Russia per tentare un dialogo diplomatico, tutto da verificare in concreto, specie con questa controparte. Certo, è più conveniente usare idee di una parte terza, sebbene non lontana dalla Federazione russa, e tentare di evitare così un rigetto immediato da parte di Kiev. Va ricordato che nel 2023, Kiev aveva cautamente considerato il piano cinese, subordinandolo però al ritiro totale delle truppe russe. Tuttavia, non è un caso che Vladimir Putin stia moltiplicando i segnali per esprimere la volontà di trattare e non è un caso che escano notizie poco incoraggianti sulla difesa ucraina. Entrambe le parti hanno interesse a sedersi, stanando le ambiguità del discorso pubblico. E il tempo non è molto sino a novembre.

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Napoli. ‘Sax Terapy’; Il potere dello strumento musicale per guarire il corpo e la mente

L’associazione della Borsa di Studio Giuseppe de Matola  – dopo la “Sax Week 2023” in onore di Giuseppe De Matola e la Masterclass Internazionale di Sassofono del M. Otis Murphy – lancia una nuova iniziativa culturale nell’ambito delle sue rassegne.

A Napoli, il 12 Aprile, presso il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, si terrà una straordinaria conferenza dedicata all’esplorazione del potenziale terapeutico della musica del sassofono per la salute del corpo e della mente. Dalle ore 9 alle 12 – INGRESSO LIBERO.

Il relatore principale sarà il rinomato Prof. Francesco Burrai, un esperto di fama mondiale nel campo della music medicine. Il Prof. Burrai ha condotto studi innovativi sugli effetti terapeutici della musica del sassofono e di altri interventi di music medicine su una vasta gamma di condizioni psicofisiche, quali ansia, depressione, gestione del dolore, problematiche cardiache, ipertensione, saturazione dell’ossigeno, qualità della vita, qualità del sonno e stato cognitivo. I suoi risultati di ricerca sono stati pubblicati in numerose riviste peer reviewed con impact factor, tra cui il “Journal of Renal Care” e il “Journal of Cardiac Failure”.

La conferenza vedrà il Prof. Burrai presentare i risultati delle sue ricerche e discutere delle loro implicazioni per l’assistenza sanitaria. Inoltre, gli studenti di sassofono del Conservatorio, tra cui vincitori della Borsa di Studio Giuseppe De Matola, eseguiranno una selezione di brani originali composti dallo stesso Prof. Burrai e diretti dal Prof. Gianfranco Brundo.

Ann Pizzorusso, fondatrice de La Borsa di Studio Giuseppe De Matola e sponsor dell’evento, ha commentato: “Numerosi studi scientifici hanno dimostrato il potere preventivo, curativo e riabilitativo della musica, e la ricerca del Prof. Burrai ha evidenziato la capacità del sassofono di influenzare lo stato fisico, emotivo e cognitivo dell’ascoltatore, migliorandone il suo stato di salute e di benessere“.

Informazioni sulla Borsa di Studio per il Sax “Giuseppe De Matola” 

La Borsa di Studio per il Sax “Giuseppe De Matola” è stata istituita da Ann Pizzorusso in onore del suo compagno Giuseppe De Matola, un sassofonista napoletano di rock’n roll scomparso il 16 maggio 2022. Nel 2023 sono state assegnate 5 borse di studio, e nel 2024 saranno consegnate altre 5 borse di studio “Giuseppe De Matola” per un valore di cinquemila euro. il termine per l’iscrizione è il 20 aprile 2024.

Le borse di studio verranno consegnate durante l’evento del 24 maggio.

info ed iscrizione: https://www.giuseppedematolasax.com/Borsadistudio

comunicato conservatorio: https://www.sanpietroamajella.it/borse-di-studio-per-il-sax/

bando pdf: https://www.sanpietroamajella.it/wp-content/uploads/2024/03/BORSE-DI-STUDIO-SAX.pdf

A proposito del Conservatorio San Pietro a Majella

Il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella è il più antico del mondo. Ha ospitato i più grandi musicisti del mondo per secoli, poiché Napoli era l’epicentro dello studio di musica per tutta l’Europa. Gli studenti hanno la possibilità di studiare qualsiasi strumento e di comporre opere originali. Il Conservatorio ospita inoltre una straordinaria biblioteca dove sono conservati rari spartiti musicali e testi operistici dei più famosi compositori della storia.

Giuseppe De Matola, sassofonista rock ’n’ roll napoletano, era un talento naturale e ha partecipato a tournée internazionali ed è stato un musicista di supporto per molti cantanti famosi  italiani come Nino Soprano. 
Studiò anche fisica e matematica all’Università Federico II e intraprese anche una carriera tecnica in TrenItalia per poi diventare consulente per una società di comunicazione. Andato in pensione si è dedicato alla cucina diventando un eccellente chef.
Sempre al passo con le ultime tecnologie, ha avuto fino all’ultimo mille passioni, dall’ astrofisica al calcio, essendo un tifoso sfegatato degli “Azzurri” la squadra della sua Napoli.
Prima della sua morte, era suo desiderio aiutare gli studenti di sassofono con il loro studi, avendo sofferto molto dopo la seconda guerra mondiale per realizzare i propri sogni di musicista.
info & contatti:info@giuseppedematolasax.com
Ufficio Stampa – info@hungrypromotion.it
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

*Sandokan, pentito o strumento?* di Vincenzo D’Anna*






Insomma prepariamoci ad una vagonata di fango e di illazioni ed alla colonna infame per alcuni.

*Sandokan, pentito o strumento?* di Vincenzo D’Anna*

Il pentimento del camorrista Francesco Schiavone alias “Sandokan”, ha destato grande stupore ed al tempo stesso un diffuso scetticismo, soprattutto da parte di quanti ben conoscono la storia criminale del vecchio capoclan dei Casalesi. Dubbi e incredulità nascono dal fatto che il boss abbia deciso di collaborare con la giustizia dopo circa trenta anni di carcere duro, ossia del regime speciale 41.bis.

Parliamoci chiaro: chi ha già scontato un ergastolo e patito, per decenni, le inumane restrizioni della detenzione, non ha grandi motivazioni per saltare il fosso avendo praticamente consumato quasi tutta la propria vita dietro le sbarre. Nel contempo chi ha lasciato scorrere così tanto tempo tra l’arresto ed il pentimento rischia di rendere verosimilmente anacronistiche, se non inutili, ai fini giudiziari, le cose ha ha da rivelare agli inquirenti.

Al massimo, ciò che potrà dire, interesserà i giornali e coloro i quali seguono le vicende della cronaca nera. Chissà, forse Schiavone svelerà particolari su taluni fatti mai accertati, che serveranno tutt’al più a riscrivere la storia criminale di quegli anni.

Ho più volte ricordato come la legge sui pentiti sia stata varata nel periodo dell’emergenza terroristica: è vecchia di mezzo secolo e sovente viene utilizzata a beneficio di taluni pubblici ministeri i quali hanno in gestione i cosiddetti “collaboratori di giustizia” per imbastire processi senza prove.

Sarebbe quindi il caso di richiamare il combinato disposto esistente tra l’utilizzo di queste persone e lo pseudo reato di concorso esterno in associazione criminale, che tante volte ha consentito di incriminare ed incarcerare sventurati senza uno straccio di prova!!

Per essere ancora più chiari: di condannare politici emergenti, di collocazione quasi sempre destrorsa, sbattuti alla gogna perché sospettati di aver ottenuto lo scranno per scambio di voti e collusioni con la malavita organizzata.

In pratica, stangati perché rei di…raccogliere molti consensi!! Nicola Cosentino, ad esempio, sta scontando una pena a dieci anni di carcere per la sola “messa a disposizione”, vale a dire la conoscenza di soggetti a loro volta collusi con le cosche di camorra.

L’ex leader campano di Forza Italia è stato condannato senza che si sia mai evidenziato e provato alcunché di concreto o di illecito nelle sue condotte, né alcunché che lo potesse solo ipotizzare.

Un altro noto politico come Raffaele Lombardo, ex parlamentare e presidente della Regione Sicilia, per analoghe circostanze, è stato invece assolto perché mancavano gli elementi fattuali concreti a lui additabili. Insomma: come si sarà capito, l’imputato, spesso e volentieri, si ritrova in balia dell’interpretazione, ondivaga ed immotivata, del fatidico “concorso esterno”, un reato non tipizzato e nemmeno presente nel nostro codice penale!!

Non sfugge l’ovvia conclusione che il pentito può agire sia per vendetta che su sollecitazioni di vario tipo del pubblico ministero che deciderà i benefici da accordare al medesimo, col rischio di poter condannare chiunque senza avere alcuna concreta prova a riguardo.

Ed e’ lecito anche temere che “Sandokan” possa anche essere “utilizzato”dagli stessi magistrati per suffragare elementi indiziari o fornire conferme che, per via giudiziaria, non si siano mai potute ottenere.

Infine non è neanche azzardato ipotizzare che il tardivo pentimento del boss di Casal di Principe possa essere orientato a spazzare via altri clan emergenti, oppure farsi dissequestrare taluni beni e mettere al sicuro i propri familiari con un lauto appannaggio e la protezione dello Stato.

Insomma: il quadro che ne viene fuori è a dir poco inquietante perché i processi si celebrano rapidamente sui giornali e con tempi biblici nelle aule di tribunale.

Si immagini cosa succederebbe se venissero fuori un bel po’ di nomi di politici: la guerra mediatica e quella tra parti e controparti politiche sarebbe a dir poco immediata.

Tanto tutti sappiamo che gazzettieri e spargitori di fango, fogli politicizzati, retroscenisti e complottisti, sono lì, pronti ed in fervida attesa di armare i loro pezzi da novanta al primo “sussurro” del padrino.

Ebbene sì: corriamo il rischio di impantanarci in una nuova stagione di veleni con lo scontro tra giustizialisti e garantisti, partiti e movimenti politici, leader e politicanti da strapazzo, tutti pronti a sfidarsi imbastendo processi sommari anche sui social, alimentati dalla solita miriade di odiatori sociali e squinternati che si rifugia dietro la tastiera.

Già la politica, di questi tempi, ha ben poche occasioni di confrontarsi sulle cose serie senza indulgere nella polemica scriteriata e di bassa lega, per poterci permettere che l’imminente campagna elettorale per le europee debba “celebrarsi” sulle confessioni di un camorrista ed assassino.

Da tempo andiamo chiedendo una nuova legge sui pentiti che affidi questi ultimi nelle mani di un magistrato terzo che, in un tempo breve, ne verifichi la fondatezza delle dichiarazioni; da anni invochiamo una legge che definisca i limiti e gli ambiti dello pseudo reato del “concorso esterno”.

In ultimo, vorremmo scongiurare il pericolo che la magistratura politicizzata possa utilizzare, a suo uso e consumo, quello che Schiavone riferirà diluito nel tempo e per specifiche circostanze.

Negli Stati Uniti il collaboratore di giustizia che non riveli tutto quello che sa nel giro di sei mesi, non può ottenere più alcuna credibilità in futuro.

Noi però non viviamo in quel Paese ove la libertà personale è sacra e le istituzioni sono efficienti ed autorevoli. Dalle nostre parti si insegue lo scandalo come presupposto necessario per processare in anticipo il malcapitato, per cancellarlo definitivamente dalla vita civile e politica.

Figurarsi dopo trent’anni dai fatti evocati! Insomma prepariamoci ad una vagonata di fango e di illazioni ed alla colonna infame per alcuni.

*già parlamentare

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

La stampa, un antico strumento per la misura della libertà: considerazioni di Paolo Battaglia (La Terra Borgese)

Giornalisti? Dei che se ne vanno. Un’immensa folla di pubblicisti in concreto disoccupati. Iscritti all’Ordine che li riguarda giusto per mantenere uno status: io sono giornalista, quasi a rivendicare la dignità tipica del lavoratore – lo afferma Paolo Battaglia La Terra Borgese.

Chi è il giornalista professionista?

È colui il quale di tale lavoro_professione vive, si mantiene economicamente – chiarisce Paolo Battaglia La Terra Borgese -. Ciò che lo differenzia dal giornalista pubblicista è che vive del solo lavoro di giornalista; dunque in un modo o nell’altro il giornalista professionista è un lavoratore dipendente da uno o più editori. Lascio all’immaginazione dei lettori ogni deduzione sul libero pensiero o sulla libera espressione.

 Chi è l’editore?

È uno che intasca soldi pubblici – taglia corto Paolo Battaglia La Terra Borgese – in materia di finanziamenti e contributi, o che sta lavorando per ottenerli. Inoltre la Stampa (l’editore) è filo destroide oppure sinistroide, a volte ideologicamente, altre interessatamente.

Cosa è la libertà di stampa?

La descrivo con le parole dell’amica Wikipedia alla voce “Linea editoriale”: «Per linea editoriale si intendono i parametri di lavoro cui intende uniformarsi una redazione giornalistica (in un quotidiano, in un periodico, in un’emittente radiofonica o in un canale televisivo). La linea si attua su indicazione dell’editore, ovvero del proprietario del giornale, o di un suo rappresentante, il direttore editoriale. Essa riguarda sia la linea politica che il giornale persegue, ma anche quella economica e quella riguardante la visione della società e degli avvenimenti che ruotano attorno ad essa. Quale primo atto del suo insediamento, il direttore responsabile illustra all’assemblea dei redattori il programma politico-editoriale concordato con l’editore. Il direttore, garante della linea politica del giornale, deve coinvolgere il caporedattore ed i redattori.»

 Quanto sopra sembra pluralismo, libertà. O no?

Chi lavora per la stampa destroide – risponde Battaglia La Terra Borgese – non può essere pro reddito di cittadinanza e chi lavora per la stampa sinistroide non può che produrre l’uguaglianza sociale e l’egualitarismo ritenuti dannosi da altri. Dunque la stessa libertà di stampa, così definita, è spaccio d’idee stupefacenti. Alias non esiste. E, del resto, chi sa scrivere può spendersi (come lavoratore giornalista) sia a destra che a sinistra, esattamente dove trova occupazione, per mantenere la propria famiglia, rinunciando, spesso e volentieri, alle proprie idee in favore della sussistenza propria e dei familiari.

 Dunque nessun giornalista è libero?

Certamente sì.  Ma esclusivamente se il giornalista e l’editore coincidono in pensiero; allora il giornalista è libero, come nel nobile o fortuito caso sinistroide di Marco Travaglio_Peter Gomez, o come in altri casi altrettanto nobili o fortuiti destroidi.

 E quando, gli dei se ne vanno?

Quando certa politica pretende di dare “suggerimenti” al lavoro giornalistico. O quando apprendo di una coscienza artificiale: “Betapress sotto ATTACCO!!! Acqua in redazione”. O quando so, mi si comunica – precisa Paolo Battaglia La Terra Borgese – questo: https://betapress.it/betapress-sotto-attacco-acqua-in-redazione/. Allora mi preoccupo di mutamenti profondi se non addirittura irreversibili che sguazzano in caotiche situazioni sociali artate e peggiorative.

A poco a poco, in questa confusione babelica di lingue, cominciano ad incunearsi, con nuove capacità di controllare gli eventi, nuovi dei, che non sono più i giornalisti che abbiamo detto, sono altri dei, che dettano alla stampa, e perciò ai giornalisti, privando la società del prezioso lavoro che i giornalisti svolgono (o potrebbero svolgere) a tutela e garanzia dei principi democratici e dell’informazione – chiude asciutto Paolo Battaglia La Terra Borgese offrendo un ulteriore e profondo punto di riflessione: occorre innanzi tutto promuovere leggi (votando quei partiti che presentino programmi elettorali in tal senso) per difendere e soccorrere la stampa libera.

Corre il dovere morale e sociale di regolare l’industria pubblicitaria e mediatica per garantire ai piccoli operatori indipendenti l’opportunità di competere con i grandi colossi. E occorre difendere la società dal rischio di perdere quei preziosi giornalisti che cambiano mestiere perché gli articoli sono retribuiti con una miseria.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Le ZES come strumento per la ricrescita economica dell’agro-aversano

Le Zone economiche speciali possono divenire uno strumento economico e giuridico per la crescita dei territori dell’agro aversano. All’interno delle Zes dell’agro-aversano, le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. A richiamare l’attenzione sulla tematica è il Consigliere regionale Salvatore Aversano che ha ribadito: “Le Zes nell’Agro Aversano rappresentano al momento la più grande opportunità di rilancio delle imprese e dello sviluppo del territorio. Con l’istituzione delle Zes, la città di Mielec in Polonia, 60.000 abitanti in tutto, nel 2017 è riuscita a fare circa 5 miliardi di export con 16000 nuovi occupati. Sono questi i modelli a cui dobbiamo ispirarci ed io ho dato tutto me stesso per dotare di tali strumenti le imprese del territorio”. Durante un recente evento di dialogo e confronto dedicato alla crescita delle imprese meridionali, organizzato dal Consigliere Salvatore Aversano, numerosi imprenditori hanno rimarcato la necessità di favorire la creazione di condizioni speciali in termini economici, finanziari e amministrativi per lo sviluppo di alcune aree del nostro Sud Italia e della Campania. Tra i principali esperti anche Umberto Pagano, esperto in diritto societario e internazionalizzazione delle imprese dello Studio Ansaldi & Partners di Napoli, che sta ponendo una grande attenzione alla tematica evidenziando che “per le imprese del territorio scoprire le modalità tecniche di presentazione di una pratica diretta ad una ZES attraverso lo Sportello Unico Digitale dedicato, rappresenta una opportunità importante per la propria crescita”.

Durante l’iniziativa dedicata allo sviluppo economico delle imprese dell’agro-aversano, numerosi imprenditori, stakeholder del territorio e le aziende interessate alle nuove dinamiche fiscali e produttive si sono confrontati sull’importanza di poter incrementare anche l’occupazione locale. Peraltro, come ribadito dal consigliere Salvatore Aversano, nell’ultima legge di bilancio sono stati confermati i bonus a favore del Mezzogiorno e sono stati prolungati di un anno i crediti d’imposta alle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali e in attività di R&S, nonché quelli nelle Zone economiche speciali e per gli impianti di compostaggio. In funzione delle aree individuate dal piano strategico regionale, la ZES Campania interessa una quarantina di comuni dei 550 della Regione Campania. Le superfici interessate si estendono in misura prevalente nelle zone retroportuali di Napoli e Salerno, per proiettarsi nelle realtà interne, espressione dei fondamentali agglomerati industriali e piattaforme logistiche della regione, in un’ottica di sviluppo della macroarea. I benefici fiscali e le semplificazioni amministrative previsti per le imprese già insediate e quelle che si insedieranno all’interno delle Zone economiche speciali consentiranno di creare le condizioni migliori per generare grande attrattività di investimenti e occupazione. Le azioni politiche, fiscali e giuridiche che portano all’istituzione delle Zone economiche speciali si aggiungono al grande lavoro che le imprese e gli imprenditori del territorio stanno facendo per migliorare la rete infrastrutturale dell’area industriale dell’agro-aversano con l’obiettivo di creare nuove strategie di sviluppo sostenibile, innovativo e digitalizzato.

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Agro Aversano. Le ZES come strumento per la ricrescita economica: lo assicurano gli esperti

Interessanti riflessioni di Salvatore Aversano, Consigliere Regionale della Campania, e dell’esperto Umberto Pagano sull’importanza delle ZES per l’agro aversano e la Campania.

Le ZES come strumento per la ricrescita economica dell’agro-aversano

Salvatore Aversano e Umberto Pagano sostengono lo sviluppo industriale e innovativo del territorio

Le Zone economiche speciali possono divenire uno strumento economico e giuridico per la crescita dei territori dell’agro aversano. All’interno delle Zes dell’agro-aversano, le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative.

A richiamare l’attenzione sulla tematica è il Consigliere regionale Salvatore Aversano che ha ribadito: “Le Zes nell’Agro Aversano rappresentano al momento la più grande opportunità di rilancio delle imprese e dello sviluppo del territorio. Con l’istituzione delle Zes, la città di Mielec in Polonia, 60.000 abitanti in tutto, nel 2017 è riuscita a fare circa 5 miliardi di export con 16000 nuovi occupati. Sono questi i modelli a cui dobbiamo ispirarci ed io ho dato tutto me stesso per dotare di tali strumenti le imprese del territorio”.

Durante un recente evento di dialogo e confronto dedicato alla crescita delle imprese meridionali, organizzato dal Consigliere Salvatore Aversano, numerosi imprenditori hanno rimarcato la necessità di favorire la creazione di condizioni speciali in termini economici, finanziari e amministrativi per lo sviluppo di alcune aree del nostro Sud Italia e della Campania.

Tra i principali esperti anche Umberto Pagano, esperto in diritto societario e internazionalizzazione delle imprese dello Studio Ansaldi & Partners di Napoli, che sta ponendo una grande attenzione alla tematica evidenziando che “per le imprese del territorio scoprire le modalità tecniche di presentazione di una pratica diretta ad una ZES attraverso lo Sportello Unico Digitale dedicato, rappresenta una opportunità importante per la propria crescita”.

Durante l’iniziativa dedicata allo sviluppo economico delle imprese dell’agro-aversano, numerosi imprenditori, stakeholder del territorio e le aziende interessate alle nuove dinamiche fiscali e produttive si sono confrontati sull’importanza di poter incrementare anche l’occupazione locale.

Peraltro, come ribadito dal consigliere Salvatore Aversano, nell’ultima legge di bilancio sono stati confermati i bonus a favore del Mezzogiorno e sono stati prolungati di un anno i crediti d’imposta alle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali e in attività di R&S, nonché quelli nelle Zone economiche speciali e per gli impianti di compostaggio.

In funzione delle aree individuate dal piano strategico regionale, la ZES Campania interessa una quarantina di comuni dei 550 della Regione Campania. Le superfici interessate si estendono in misura prevalente nelle zone retroportuali di Napoli e Salerno, per proiettarsi nelle realtà interne, espressione dei fondamentali agglomerati industriali e piattaforme logistiche della regione, in un’ottica di sviluppo della macroarea.

I benefici fiscali e le semplificazioni amministrative previsti per le imprese già insediate e quelle che si insedieranno all’interno delle Zone economiche speciali consentiranno di creare le condizioni migliori per generare grande attrattività di investimenti e occupazione.

Le azioni politiche, fiscali e giuridiche che portano all’istituzione delle Zone economiche speciali si aggiungono al grande lavoro che le imprese e gli imprenditori del territorio stanno facendo per migliorare la rete infrastrutturale dell’area industriale dell’agro-aversano con l’obiettivo di creare nuove strategie di sviluppo sostenibile, innovativo e digitalizzato.

(Domenico Letizia – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Le ZES come strumento per la ricrescita economica dell’agro-aversano.  Salvatore Aversano e Umberto Pagano sostengono lo sviluppo industriale e innovativo del territorio. Servizio giornalistico  di Ferdinando Terlizzi





Le ZES come strumento per la ricrescita economica dell’agro-aversano.  Salvatore Aversano e Umberto Pagano sostengono lo sviluppo industriale e innovativo del territorio.

Servizio giornalistico  di Ferdinando Terlizzi

Le Zone economiche speciali possono divenire uno strumento economico e giuridico per la crescita dei territori dell’agro aversano. All’interno delle Zes dell’agro-aversano, le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. A richiamare l’attenzione sulla tematica è il Consigliere regionale Salvatore Aversano che ha ribadito: “Le Zes nell’Agro Aversano rappresentano al momento la più grande opportunità di rilancio delle imprese e dello sviluppo del territorio. Con l’istituzione delle Zes, la città di Mielec in Polonia, 60.000 abitanti in tutto, nel 2017 è riuscita a fare circa 5 miliardi di export con 16000 nuovi occupati. Sono questi i modelli a cui dobbiamo ispirarci ed io ho dato tutto me stesso per dotare di tali strumenti le imprese del territorio”. Durante un recente evento di dialogo e confronto dedicato alla crescita delle imprese meridionali, organizzato dal Consigliere Salvatore Aversano, numerosi imprenditori hanno rimarcato la necessità di favorire la creazione di condizioni speciali in termini economici, finanziari e amministrativi per lo sviluppo di alcune aree del nostro Sud Italia e della Campania. Tra i principali esperti anche Umberto Pagano, esperto in diritto societario e internazionalizzazione delle imprese dello Studio Ansaldi & Partners di Napoli, che sta ponendo una grande attenzione alla tematica evidenziando che “per le imprese del territorio scoprire le modalità tecniche di presentazione di una pratica diretta ad una ZES attraverso lo Sportello Unico Digitale dedicato, rappresenta una opportunità importante per la propria crescita”.

Durante l’iniziativa dedicata allo sviluppo economico delle imprese dell’agro-aversano, numerosi imprenditori, stakeholder del territorio e le aziende interessate alle nuove dinamiche fiscali e produttive si sono confrontati sull’importanza di poter incrementare anche l’occupazione locale. Peraltro, come ribadito dal consigliere Salvatore Aversano, nell’ultima legge di bilancio sono stati confermati i bonus a favore del Mezzogiorno e sono stati prolungati di un anno i crediti d’imposta alle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali e in attività di R&S, nonché quelli nelle Zone economiche speciali e per gli impianti di compostaggio. In funzione delle aree individuate dal piano strategico regionale, la ZES Campania interessa una quarantina di comuni dei 550 della Regione Campania. Le superfici interessate si estendono in misura prevalente nelle zone retroportuali di Napoli e Salerno, per proiettarsi nelle realtà interne, espressione dei fondamentali agglomerati industriali e piattaforme logistiche della regione, in un’ottica di sviluppo della macroarea.  I benefici fiscali e le semplificazioni amministrative previsti per le imprese già insediate e quelle che si insedieranno all’interno delle Zone economiche speciali consentiranno di creare le condizioni migliori per generare grande attrattività di investimenti e occupazione. Le azioni politiche, fiscali e giuridiche che portano all’istituzione delle Zone economiche speciali si aggiungono al grande lavoro che le imprese e gli imprenditori del territorio stanno facendo per migliorare la rete infrastrutturale dell’area industriale dell’agro-aversano con l’obiettivo di creare nuove strategie di sviluppo sostenibile, innovativo e digitalizzato.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)