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strage

1 agosto 1917: Benedetto XV e l’appello contro “l’inutile strage”

Era il primo agosto del 1917 quando papa Benedetto XV, nel pieno della Prima Guerra mondiale scriveva, in una lettera, “ai capi dei popoli belligeranti” chiedendo di giungere “quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage”. Il mondo infatti, era – ormai da tre anni – in guerra, la “Grande Guerra”, che causò circa 20 milioni di morti e altrettanti feriti. Benedetto XV era succeduto, nel 1914, a Pio X. “Mi dispiace che con questa guerra i cardinali non potranno venire in Conclave”, disse poco prima della morte proprio Pio X, avvenuta il 20 agosto 1914, giorno di ingresso delle truppe tedesche a Bruxelles, nel Belgio neutrale. A quel Conclave presero parte 57 cardinali dei 65 facenti parte del Collegio Cardinalizio i quali, dopo dieci scrutini, elessero al soglio di Pietro il cardinale, arcivescovo di Bologna, Giacomo Della Chiesa che scelse appunto di chiamarsi Benedetto XV. Un Papa che durante quel terribile periodo bellico fu l’unica voce libera che provò a denunciare quella “inutile strage” che già da anni si consumava in Europa. Fu il Papa della pace e di essa fece il motivo fondamentale del suo pur breve pontificato.

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Appena cinque giorni dopo la sua elezione – tre anni prima della lettera ai capi dei popoli belligeranti – denunciava lo “spettacolo mostruoso” del conflitto in corso qualificandolo come “flagello dell’ira di Dio”. Concetti che ribadisce con forza nella sua prima enciclica “Ad beatissimi” del 1 novembre 1914, nella quale da un giudizio chiaro della guerra, generata dall’apostasia della società da Cristo, fonte del “suicidio dell’Europa”. Tutto l’intero episcopato di questo pontefice sarà caratterizzato da una intensa e continua perorazione alla causa della pace, da chiedere e raggiungere soprattutto attraverso riti religiosi, preghiere e interventi generici. Nell’enciclica il neo pontefice analizza i principali disordini dell’epoca come la mancanza di amore reciproco fra gli uomini, il disprezzo dell’autorità, l’ingiustizia sociale, la corsa ai beni materiali. Per Benedetto XV grande è la preoccupazione per un mondo dove continuano ad affermarsi, sempre di più, nazionalismo e razzismo. Per questo il tema predominante rimarrà la pace. Già il 28 luglio del 1915, l’anno in cui l’Italia decide di entrare in guerra, parla di “orrenda carneficina” e, nel messaggio natalizio dello stesso anno descrive il mondo come “ospedale ed ossario”. Il suo impegno non si fermerà qui e raggiungerà l’apice il 1 agosto 1917 quando proverà ad intervenire direttamente nel conflitto con un proprio progetto di pace, rivolgendosi ai governanti e all’opinione pubblica, non più nella forma di un’esortazione generale – come un’enciclica o un discorso – bensì utilizzando l’istituto della “Lettera”, strumento efficace soprattutto in un momento in cui le Chiese nazionali appoggiavano, in gran parte, i governi degli Stati di appartenenza.

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Nel documento sottolinea che è giunto il momento di “arrivare a proposte più concrete e pratiche” per trovare una “pace giusta e duratura”: deve essere fatto ogni sforzo e giungere “alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale ogni giorno di più appare una inutile strage”. Un appello inascoltato. Visto che messaggi, richieste,  offerte di mediazione cadevano facilmente, al pontefice, molto rammaricato e preoccupato per le sorti del mondo, non rimase che adoperarsi sul fronte della carità, dell’accoglienza e del soccorso per le vittime della guerra: raccolta e trasmissione del nome dei caduti, dei prigionieri, dei feriti; difesa e conforto dei prigionieri; aiuti finanziari, abbigliamento, vettovaglie etc. E l’appello: “Ascoltate dunque la Nostra preghiera, accogliete l’invito paterno che vi rivolgiamo in nome del Redentore divino, Principe della pace. Riflettete alla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quiete e la gioia di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l’assoluto dovere di procurare. Vi inspiri il Signore decisioni conformi alla Sua santissima volontà, e faccia che Voi, meritandovi il plauso dell’età presente, vi assicuriate altresì presso le venture generazioni il nome di pacificatori. Noi intanto, fervidamente unendoci nella preghiera e nella penitenza con tutte le anime fedeli che sospirano la pace, vi imploriamo dal Divino Spirito lume e consiglio”.

Un appello, quello di Benedetto XV, che a guardarlo con gli occhi di oggi, rimane purtroppo di stringente attualità. “L’Europa – scriveva – così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio?”. Il punto fondamentale – aggiunge – deve essere che sottentri alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto. Quindi un giusto accordo di tutti nella diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti secondo norme e garanzie da stabilire, nella misura necessaria e sufficiente al mantenimento dell’ordine pubblico nei singoli Stati; e, in sostituzione delle armi, l’istituto dell’arbitrato con la sua alta funzione pacificatrice, secondo e norme da concertare e la sanzione da convenire contro lo Stato che ricusasse o di sottoporre le questioni internazionali all’arbitro o di accettarne la decisione. Stabilito così l’impero del diritto, si tolga ogni ostacolo alle vie di comunicazione dei popoli con la vera libertà e comunanza dei mari: il che, mentre eliminerebbe molteplici cause di conflitto, aprirebbe a tutti nuove fonti di prosperità e di progresso”. La guerra, per dirla con papa Francesco – “è sempre una sconfitta”. Cosa c’è di più attuale…

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Palermo. 32 anni dopo, la ‘strage di Via D’Amelio tra depistaggi ed eversione’: dibattito on line

A trentadue anni dalla strage di via D’Amelio (nella foto), a Palermo, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter  Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, tanti sono gli interrogativi ai quali neanche i processi celebrati a Caltanissetta sono riusciti a rispondere.

Chi ordinò l’attentato? Perché si costruì un falso pentito come Scarantino per depistare le indagini? Che ruolo ebbero l’allora procuratore della Repubblica di Caltanissetta Tinebra, l’allora capo della Squadra mobile di Palermo La Barbera e l’allora capo della Polizia Parisi? Quali collegamenti esistono fra l’attentato a Borsellino e la strage di 55 giorni prima contro Giovanni Falcone? Quali attinenze ci sono fra gli omicidi dei due magistrati con le stragi di alcuni mesi dopo commesse nel “Continente”? Perché boss del calibro di Riina, Provenzano, Santapaola e Messina Denaro sono rimasti latitanti per diversi decenni? Perché non sono stati catturati prima? Quali sono i retroscena dell’omicidio di Luigi Ilardo, boss di Caltanissetta, che stava rivelando i retroscena delle stragi e l’ubicazione del covo di Provenzano? Perché è stato ucciso il giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto Attilio Manca?

I giornalisti Alfonso Lo Cascio e Luciano Mirone ne parleranno in diretta online il 18 luglio 2024 alle 19 (attraverso i canali di “Esperonews” e “L’Informazione2) con l’avvocato Enzo Guarnera, l’ex Commissario di Polizia Mario Ravidà e la figlia di Luigi Ilardo, Luana. Regia di Giovanni Azzara.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Napoli. Lavoro, due morti in un giorno; sbotta Marino (UGL Campania): ‘Fermiamo la strage’

A ridosso del primo maggio, ancora vittime, in meno di 24 ore dalla ricorrenza della Festa del Lavoro ci troviamo a dover prendere atto di ulteriori due tragedie sul lavoro.  Si tratta di una vera e propria ecatombe di fronte alla quale è intollerabile parlare di fatalità. La sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale per ogni lavoratore, questa strage non è più ammissibile. Morire sul lavoro significa offendere il diritto stesso alla vita. Si deve agire tempestivamente per prevenire queste tragedie”.

Duro è il commento del Segretario Regionale dell’Ugl Campania, Luigi Marino, in riferimento ai due tragici incidenti avvenuti entrambi in Campania, in provincia di Napoli. Un operaio 60enne: Vincenzo Coppola, ha perso la vita in un cantiere in viale dei Tigli a Casalnuovo, un altro operaio: Raffaele Manzo di 57 anni, invece, è deceduto a Lettere. La vittima è precipitata dal terzo piano di un palazzo attorno al quale era in allestimento un cantiere edile. L’incidente è avvenuto in via Depugliano.

L’Ugl Campania – aggiunge Marino – si unisce al dolore delle famiglie e rinnova a gran voce la necessità di interrompere questo turbinio di tragedie che colpisce il nostro Paese. La sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, qualsiasi sia il settore lavorativo, deve essere priorità assoluta per tutti noi! È quanto mai urgente la promozione di una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro, ampliando l’addestramento e la formazione a partire dalle scuole secondarie. Come Ugl Campania continueremo a vigilare e a portare avanti, senza sosta, la battaglia contro il fenomeno delle cosiddette morti bianche.

Bisogna intensificare, diligentemente, i controlli sui luoghi di lavoro, puntando sul coordinamento delle banche dati per rafforzare la prevenzione contro gli infortuni sul lavoro, coinvolgendo tutte le parti sociali e datoriali per incrementare gli investimenti sulla sicurezza. Come o.s. – conclude Marino –  facciamo nostro l’appello lanciato dal Presidente della Repubblica Italiana condividendo, che non è una merce, non possiamo accettare stillicidio di morti. Il lavoro è legato, in maniera indissolubile, alla persona, alla sua dignità, alla sua dimensione sociale, al contributo che ciascuno può e deve dare alla partecipazione alla vita della società”.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Mignano Montelungo. ‘Strage di Cannavinelle’: 72 anni dopo CISAL commemora i 42 caduti

Erano le ore 11:16 del 25 marzo 1952 quando un terrificante boato interruppe il lavoro all’interno della galleria sotto il Monte Cesima, all’altezza di Cannavinelle, nel comune di Mignano Montelungo.

La tragedia sul lavoro più grande del dopoguerra fu dovuta allo scoppio di 60 chili di antonite, esplosivo utilizzato nei lavori di ampliamento del tunnel che divenne così la tomba per 42 operai.

Tante, troppe furono le vite spezzate e le storie interrotte. L’operaio più grande aveva 48 anni, mentre ne aveva soltanto 21 il più giovane. “Settantadue anni dopo quella sciagura le morti bianche restano un triste argomento all’ordine del giorno: il ricordo dei caduti di Cannavinelle” ha dichiarato il Segretario della Cisal di Caserta Ferdinando Palumbo “fa sanguinare una ferita che non potrà rimarginarsi finché il misuratore annuo del conteggio dei morti sul lavoro non indicherà lo zero.

Oggi come ieri le storie di quelle persone somigliano alle nostre e ci ricordano che non bisogna abbassare di un millimetro la guardia applicando scrupolosamente ogni tipo di norma sulla sicurezza e formando costantemente i lavoratori”.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Caiazzo. Monte Carmignano: a 80 anni dalla strage, perché non riusciamo a fare i conti con la storia?

Nell’ambito delle manifestazioni culturali su “La storia el luogni della Storia”, la Parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo ha indetto un convegno sul tema: “A 80 anni dalla strage di Monte Carmignano perché non riusciamo a fare i conti con la storia?”.
L’iniziativa si terrà martedì 27 giugno, alle ore 18.30, presso l’oratorio della chiesa di Santa Maria di Bucciano, in località Pantaniello di Caiazzo.
Sono previsti gli interventi di: Nicola Sorbo, autore del volume “Tra memoria e oblio. L’eccidio di Caiazzo”, Sabina Martino De Carles, del Comitato provinciale ANPI, Antonio Gisondi, già docente di storia della filosofia moderna all’Università di Salerno, Paolo Franzese, già dirigente archivista del Ministero per i Beni Culturali, Guido D’Agostino, Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza.
L’invasione russa dell’Ucraina, con un attacco esteso e sistematico contro la popolazione civile, ci induce a riflettere anche sulla nostra storia.
Caiazzo, che ha visto cadere tanti suoi figli nella guerra voluta dal fascismo e che ha subito le violenze dell’occupazione nazista con decine di vittime innocenti, ancora oggi sembra faccia fatica ad acquisire una memoria di quel tragico periodo, fondata sulla verità storica.
Purtroppo, il rapporto con il passato è spesso condizionato da fattori diversi dalla storia, di carattere personale, ideologico o identitario, che tendono a far dimenticare il racconto del contesto storico in cui gli avvenimenti si svolsero.
Nel corso dell’incontro saranno affrontate proprio le questioni che rendono così difficile la costruzione di una consapevolezza storica degli eventi.
L’auspicio, partendo da queste considerazioni, è che si possa avviare una riflessione civile, aperta al confronto e alla conoscenza di nuove informazioni, senza però contrapporre memoria ad altra memoria per “relativizzare” o, peggio, per cancellare un periodo della storia.
Solo così la memoria collettiva non sarà più solo tesa a ricordare le vittime di una cieca barbarie, ma sarà finalizzata alla costruzione di un futuro di pace e fratellanza fra i popoli.
(Il Parroco don Massimiliano Iadarola – Foto di Franco Sangiovanni – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

«Ogni 16 ore in Italia un pedone viene ucciso»: Sara Dellabella racconta la strage di pedoni che va avanti da anni.





(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

In ricordo della Strage dei Georgofili il vile attentato che sventrò il centro della città di Firenze 30 anni fa, una serie di iniziative realizzate dal Consiglio Regionale e dalla Questura che vedono ospite d’onore Tina Montinaro – Questura di Firenze

In onore dei caduti per mano mafiosa esposta nel Piazzale degli uffizi la Teca della QuartoSavonaQuindici, e il Silenzio d’Ordinanza del trombettiere della Polizia di Stato

Trent’anni dopo la strage dei Georgofili, nella notte tra il 26 e 27 maggio del 1993, la Toscana non dimentica.

La memoria di quell’attentato che sventrò la storica Torre de’ Pulci, uccise cinque persone e ne ferì quarantuno, è ancora viva. 

Per non dimenticare, ma anzi per trasmettere alle nuove generazioni un forte messaggio di condanna contro ogni forma di violenza e criminalità organizzata, il Consiglio regionale e la Questura hanno organizzato, nell’ambito della programmazione delle celebrazioni del trentennale, un’iniziativa che vuol sottolineare il terribile legame fra le stragi che colpirono l’Italia nell’arco di un anno, da maggio 1992, con l’attentato di Capaci, al 1993.

Nell’ambito delle celebrazioni del trentennale della Strage dei Georgofili, questa mattina, il Presidente del Consiglio Regionale e il Questore della provincia di Firenze Maurizio Auriemma insieme alla sig.ra Tina Montinaro sono stati accolti da un pubblico di giovanissimi al Teatro La Compagnia, per l’incontro “La strage di via dei Georgofili: un racconto lungo trent’anni. Giustizia, memoria, verità: valori che contano per le nuove generazioni”.

Nel pomeriggio, nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso, il presidente dell’Assemblea legislativa Antonio Mazzeo, insieme all’ufficio di presidenza e ai consiglieri regionali, ha incontrato nuovamente il Questore Auriemma e Tina Montinaro, che è stata intervistata da una rappresentanza del Parlamento regionale degli studenti nel ricordo delle vittime delle stragi di mafia: “non ci avete fatto nientecontinueremo a camminare a testa alta portando avanti i valori dell’onestà, della legalità e della giustizia” ha ribadito la Signora Montinaro.

Inoltre, da oggi e fino alla mattina di domenica 28 maggio il piazzale degli Uffizi ospiterà la Teca con i resti della Quarto Savona Quindici, l’auto dove 31 anni fa persero la vita gli agenti di scorta al Giudice Giovanni Falcone: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

La Teca resterà visibile a tutti i fiorentini e turisti che con la loro visita vorranno non solo ricordare le stragi palermitane di mafia, ma anche le vittime di quella avvenuta in via dei Georgofili tra il 26 e il 27 maggio di 30 anni fa.

La Quarto Savona Quindici è stata infatti posizionata per l’occasione proprio in prossimità del luogo dell’attentato nel capoluogo toscano.

Questo pomeriggio la Polizia di Stato ha reso omaggio alle vittime di mafia, dapprima, davanti alla preziosa Teca nel Piazzale degli Uffizi e, subito dopo, davanti all’”Albero della Pace” di Via dei Georgofili, alla presenza del Questore Maurizio Auriemma, della Signora Tina Montinaro, del Presidente del Consiglio Regionale e delle Autorità cittadine di fronte alle quali alle 16.30 è stato suonato il silenzio d’ordinanza da un trombettiere della Polizia di Stato.

Parallelamente “DonatoriNati” ha dato il via ad una donazione di sangue straordinaria all’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. “Dal Sangue Versato al Sangue Donato” è il nome dell’iniziativa di solidarietà per la lotta alla mafia da parte dei cittadini e delle cittadine in divisa dell’associazione.

(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Strage di Capaci: contro la mafia, nella ricorrenza Silvestro (F.I) invoca il massimo rigore

Mafia, Silvestro (Forza Italia): “Combatterla ogni giorno senza mai abbassare guardia.
Martedì è il trentunesimo anniversario della strage di Capaci, che ha visto perdere la vita al giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta.
Una data, quella di oggi, simbolo di una lotta contro le mafie che continua senza sosta.
Il nostro dovere è mantenere sempre più vivo il ricordo di chi, per difendere la nostra Patria, ha perso la vita in modo tragico.
Oggi si riunirà per la prima volta la commissione antimafia, di cui sono componente.
Sarà un onore ed una enorme responsabilità per me lavorare in questa commissione così importante.
Siamo sulla strada giusta ma non dobbiamo in nessun modo abbassare la guardia di fronte ad un cancro così difficile da estirpare come quello delle mafie”: lo dichiara il senatore di Forza Italia Francesco Silvestro (nella foto).
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Messina. Accorato ridordo del giudice Falcone 31 anni dopo l’efferata strage di Capaci

Riportiamo di seguito una riflessione di Calogero Centofanti, animatore del Movimento Nuova Presenza Giorgio La Pira, divulgata per la ricorrenza del 31° anniversario della strage di Capaci.

 

NEL RICORDO DELLA ILLUMINATA FIGURA DEL DOTTOR GIOVANNI FALCONE

Nell’intrepido coraggio del dottor Giovanni Falcone la certezza dell’esemplare giustizia.

Aldilà delle variegate manifestazioni commemorative, in ricordo del sublime sacrificio offerto mirabilmente dal coraggioso Magistrato e dalla di lui moglie Francesca, unitamente agli agenti di scorta, il Movimento Nuova Presenza Giorgio La Pira, inchinandosi alla Venerata Memoria dei Martiri, è certo che questa dolorosa testimonianza,costituisca nella società civile una tappa fondamentale perché si riscopra sempre di più il valore dello Stato di Diritto, all’interno di un pluralismo autenticamente democratico e fermamente costituzionale. (Calogero Centofanti)

(Letterio Sciliberto – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Sicilia, Assostampa e Anm ricordano al Giardino di Ciaculli i cronisti uccisi dalla mafia e la strage di Capaci





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Sicilia, Assostampa e Anm ricordano al Giardino di Ciaculli i cronisti uccisi dalla mafia e la strage di Capaci

“In difesa di Julian Assange e del pensiero critico”, domani incontro ad Assisi
“Notizie dal mondo”, il 23 maggio seminario all’Università La Sapienza
Premio “Sport e diritti umani”, la V edizione a Natali Shaheen e Gary Lineker. Il 24 maggio la consegna in Fnsi
“Raccontare la guerra in Ucraina”, il 26 maggio 2023 corso di formazione in Fnsi
“In difesa di Julian Assange e del pensiero critico”, domani incontro ad Assisi
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(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

‘Coppie che scoppiano’: rapporti sempre più tesi, incrinati e spesso con esito violento

In Puglia un panettiere albanese non accettava che la ex moglie si fosse rifatta una vita: ha preso un coltello e ha fatto una strage; a Savona, un lavapiatti africano ha sparato in testa a una cameriera albanese, che lo aveva lasciato.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

1 Maggio. Pedicini (MET): ‘Il Sud dovrebbe ricordare anche le vittime della strage di Pietrarsa’

L’europarlamentare Greens/Efa e segretario del Movimento Equità Territoriale: “Oggi ricordiamo l’eccidio dei lavoratori del più grande opificio del Sud smantellato da industriali del Settentrione.

Era il 6 agosto 1863 quando l’Italia registrò i primi morti sul lavoro dal giorno della sua finta unità, in quella che in pochi oggi ricordano come la strage di Pietrarsa”. Così l’europarlamentare Greens/Efa e segretario del Movimento Equità Territoriale Piernicola Pedicini.

Un eccidio in piena regola – ricorda Pedicini – compiuto da un intero battaglione di bersaglieri piemontesi che, in assetto di guerra, spararono ad altezza d’uomo e inseguirono con la baionetta innestata gli operai in sciopero contro l’incremento di un’ora di lavoro al giorno (da 10 a 11 ore) e che da mesi non ricevevano un salario.

Donne e uomini che avevano contribuito alla crescita della più grande fabbrica siderurgica in Italia. Un polo industriale smantellato un pezzo alla volta, a opera e a beneficio di imprenditori settentrionali.

Oggi abbiamo il dovere di ricordare le vittime di quella strage – conclude il segretario del MET – che nessun sindacato ha mai menzionato e di cui non c’è traccia in nessun libro di storia”.

(Giuseppe PorzioAccredited Parliamentary Assistant – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Crotone: arresto del quinto dei presunti scafisti individuati come responsabili del viaggio dei migranti terminato con la strage avvenuta a Cutro

Si chiude oggi alle 10.00 presso la frontiera di Tarvisio il capitolo relativo all’arresto del quinto dei presunti scafisti individuati come responsabili del viaggio dei migranti terminato con la strage avvenuta a Cutro lo scorso 26 febbraio nella quale hanno perso la vita 92 persone. Il cittadino turco 27enne, identificato nei giorni successivi al naufragio, grazie alle immediate attività d’indagine condotte dalla Squadra Mobile di Crotone e dalla Sezione Operativa Navale della Guardia di finanza di Crotone è stato  arrestato il 7 marzo nei pressi di Graz grazie alla collaborazione con l’Unità F.A.S.T. (Fugitive Active Search team) del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale che hanno dato esecuzione al mandato di arresto europeo emesso dall’A.G. crotonese. L’uomo verrà infatti consegnato dalle Autorità Austriache a quelle italiane presso il posto di frontiera di Arnoldstein/Thorl Maglern/Tarvisio. Dopo la rituale notifica del provvedimento cautelare l’arrestato verrà scortato dalla Polizia Penitenziaria presso la Casa Circondariale di Udine da dove, dopo le prime propedeutiche attività, verrà poi trasferito a Crotone a disposizione dell’A.G. calabrese.