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sogno

TURIDDU Esce l’album d’esordio dal titolo “Sogno americano”

“Sogno americano” è l’album d’esordio di Turiddu, fuori su tutte le piattaforme a partire da oggi, venerdì 27 luglio (Sud in Sound).

Il disco nasce da una storia autobiografica. In questo progetto Turiddu racconta attraverso le sue canzoni tutte le emozioni e le sofferenze vissute dalla sua famiglia, costretta ad emigrare dalla Sicilia verso l’America, l’Argentina e la Germania consentendo ai figli una possibilità di vita migliore.

«Questo album racconta la mia storia – racconta Turiddu – ed è molto importante per me che arrivi il messaggio di un ragazzo cresciuto all’estero, che nonostante si sia adattato ad una nuova cultura, non ha perso la propria identità e l’amore per la sua terra e le sue origini».

Anticipato dal singolo “Guaglione”, brano cover di Carosone, di cui è stato realizzato anche un videoclip visibile al link (https://youtu.be/WeRLRsAv4d0?si=2hUoGfreapq5d8Yd) diretto da Riccardo Avitabile – l’album è composto da 5 cover e 7 inediti.

L’album è composto da cover e inediti. Le cover scelte da Turiddu sono: “Nisida” di Aniello Misto, “Guaglione”, “Tu vuo’ fa l’americano” e “‘O Sarracino” di Carosone e “Brucia la Terra” di Andrea Bocelli, tratto dalla colonna sonora del film “Il padrino”.

“Tindari”, “Se Pensu a Tia”, “A terra mia”, “Tra Macerie e Catacombe”, “Te ne vaje”, “Ciel ‘e Speranza” e “Spero” sono i brani inediti scritti da Turiddu in collaborazione con Antonio e Alfonso Petrellese ed Aniello Misto.

Il brano “Tindari” è molto significativo per l’artista. Tindari, famosa per la Basilica del Santuario della Madonna Nera, è il nome della città di origine di mia mamma, da dove lei è partita a solo 16 anni per andare in Germania con i suoi genitori.

“Se pensu a tia” parla del viaggio, dell’abbandono della propria terra d’origine per andare all’estero in cerca di fortuna e vede al centro della storia un bambino di nome Turiddu che racconta la storia di tante persone al porto con in mano le valigie di cartone, pronti per la partenza.

“A Terra Mia” descrive la Sicilia, terra d’origine dell’artista e il suo legame viscerale.

“Tra Macerie e Catacombe” è un inno contro la guerra e verso qualsiasi forma di violenza. In “Te ne Vaje” invece viene descritto un amore tossico e non corrisposto, mentre “Ciel ‘e speranza” è un brano che aiuta come chi lo ascolta quasi come una preghiera a riscoprire i veri valori della vita, dell’amore verso il prossimo e della fede in Dio. “Spero” è il brano che chiude il disco. È nato durante la Pandemia e rappresenta un’espressione di pura amicizia tra vari artisti.

Biografia. Turiddu, nome d’arte di Maurizio Crupi, è un artista italo-tedesco, nato a Stoccarda in Germania, dove ha vissuto per 21 anni con la sua famiglia. Preso dalla nostalgia per il suo Paese, decide di far ritorno in Italia, dove incontra e collabora con Marco Meta, Angelo Cuore Matto e ancora Aniello Misto e Gennaro Franco con i quali inizia a collaborare con la loro casa discografica Sud in Sound, la stessa che gli ha permesso di pubblicare il lavoro discografico d’esordio dal titolo “Sogno americano”.

Ufficio stampa Sud in Sound

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Caiazzo. Al ‘Sogno Dream House’ il primo chef tradizionale del 2023 ‘in tandem’ con Anna Maria Mone

Lunedì 17 giugno il migliore chef d’Italia 2023 della cucina tradizionale sbarcherà al ristorante “Sogno Dream House” per una presentazione di prodotti tipici del territorio.

Entusuasta Anna Maria Mone, chef stellata “di casa” al “Sogno Dream House”, ha dichiarato al riguardo:”Per valorizzare le nostre terre è importante l’impegno di noi chef a seguire prodotti a chilometro zero.

Sono super contenta di aver portato un contributo così grande a Caiazzo e anche ad Alvignano, portando il migliore chef d’Italia, Antimo Migliaccio, a conoscenza di aziende tipiche e di prodotti slow ancora non conosciuti e valorizzati al modo giusto”.

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Irene, sopravvissuta all’Olocausto: “Hitler non ha vinto. E io oggi ho un sogno…”

“Sono qui per dirvi che Hitler non ha vinto”. Sono parole pronunciate oggi, durante la commemorazione dell’Olocausto al Parlamento europeo di Bruxelles, da Irene Shashar, ebrea polacca, nata il 12 dicembre 1937 come Ruth Lewkowicz, una dei sopravvissuti del Ghetto di Varsavia. Dopo che suo padre venne ucciso dai nazisti, fuggì dal ghetto con sua madre attraverso le fogne, dirigendosi verso un’altra parte di Varsavia, dove fu una “bambina nascosta” per il resto della guerra. Al termine del conflitto, lei e la madre si trasferirono a Parigi. Quando la madre morì, nel 1948, fu adottata da parenti in Perù. Dopo aver studiato negli Stati Uniti, si è trasferita in Israele all’età di 25 anni ed è diventata la più giovane di sempre a ricoprire una docenza all’Università Ebraica. Oggi vive a Modiin, in Israele. Nel 2023 ha pubblicato la sua biografia “Ho vinto contro Hitler”.

“Sono stata benedetta…”. Shashar ha raccontato la sua storia davanti agli europarlamentari descrivendo come è sopravvissuta agli orrori del nazismo, in fuga attraverso una fogna. Una vicenda commovente, segnata da fame e paura. Ma anche dall’amore infinito per la madre – ha raccontato – che si è battuta con forza e ingegno per sottrarla alla morte. Poi il discorso si è soffermato sull’oggi, sulla sua vita e la sua famiglia, e sul conflitto in corso tra Israele e il terrorismo di Hamas. “Sono stata benedetta con l’opportunità di avere figli e nipoti”. “Ho fatto la cosa che Hitler ha cercato di prevenire così duramente. Hitler – ha ripetuto – non ha vinto!”. Parlando della guerra in corso e degli attacchi terroristici del 7 ottobre, ha detto di aver lasciato il suo Paese “in preda a violenze, omicidi, stupri e terrore” e ha chiesto ai deputati del Parlamento europeo la solidarietà e il loro sostegno per far sì che gli ostaggi “siano riuniti con le loro famiglie”.


Europa esempio per il Medio oriente. Dopo il 7 ottobre, “abbiamo visto la rinascita dell’antisemitismo e questo significa che l’odio del passato è ancora con noi”, ha avvertito Shashar. “Gli ebrei ancora una volta non si sentono al sicuro in Europa. Dopo l’Olocausto, questo dovrebbe essere inaccettabile. ‘Mai più’ dovrebbe significare mai più”. “Ora ho 86 anni”, ha detto, commossa ma determinata, Irene Shashar. “Quando sono nata, l’Europa era ancora un insieme di Stati con forti risentimenti gli uni contro gli altri. L’Europa è stata capace di mettere da parte i vecchi odi e di unirsi. Credo davvero che i valori che hanno ispirato l’unità europea – il rispetto per la diversità, il rispetto per la libertà di religione e la capacità di vivere insieme in pace – possano avere un ruolo importante da svolgere nel futuro del Medio Oriente”.



Porre fine all’antisemitismo. Quindi ha proseguito dicendo: “anche io ho un sogno. Sogno che i miei figli, che tutti bambini vivano in un Medio Oriente pacifico, libero dall’odio, specialmente verso di noi, gli ebrei. Nel mio sogno, gli ebrei trovano sicurezza ovunque scelgano di chiamare quel luogo ‘casa’. E l’antisemitismo è finalmente una cosa del passato”. Terminando il suo discorso (nel quale non ha fatto alcun riferimento alla situazione di Gaza e al popolo palestinese), Shashar ha detto che mentre lei ha vinto contro Hitler, i suoi nipoti devono ancora lottare per la loro sopravvivenza. “Chiedo a voi, deputati del Parlamento d’Europa, di contribuire a realizzare il mio sogno”. “Insieme a voi possiamo porre fine all’antisemitismo e raggiungere una pace duratura”. Dopo il discorso di Shashar, i deputati le hanno attribuito un lunghissimo applauso e hanno poi osservato un minuto di silenzio.


Ricostruire dalle ceneri. Nel corso della seduta dell’Europarlamento per ricordare l’Olocausto, la presidente Roberta Metsola si è rivolta all’ospite, Irene Shashar, affermando: “siamo onorati di averti al Parlamento europeo […] anche se, cara Irene, nessuno di noi può immaginare la portata del dolore che hai sofferto”. Metsola ha quindi aggiunto: “nel Giorno della Memoria dell’Olocausto ricordiamo l’importanza di condividere storie come la tua, oggi e per le generazioni a venire. L’importanza di proteggere i nostri valori” perché “la storia dell’Europa è una storia di ideali e valori”. “Si tratta di costruire ponti tra i popoli. Di trasformare i nemici in partner e amici. Di ricostruire dalle ceneri”. La presidente ha specificato: “nel corso degli anni, la nostra Unione ha trasformato la vita di milioni di persone. Abbiamo abbattuto le barriere e le abbiamo sostituite con valori comuni. Abbiamo raggiunto la libertà, garantito la prosperità e offerto opportunità. Dobbiamo ricordare la storia dell’Europa, ricordare i suoi orrori e a far tesoro dei risultati ottenuti nel superarli. Per capire da dove veniamo e per insegnare queste lezioni ai nostri figli”.

 

 

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Napoli. ‘Il Grande Sogno’: in Birreria il contest artistico per giovani talenti; aperte le iscrizioni

Al via le iscrizioni al contest per i giovani artisti “Il Grande Sogno” negli spazi del Centro commerciale “La Birreria”.

Il format dello show – che prevede quattro appuntamenti di seguito, ogni venerdì, dal 15 settembre al 6 ottobre nella struttura di piazza Madonna dell’Arco -, è quello delle grandi sfide televisive sul talento artistico e ha categorie di prova: canto, ballo e recitazione.

I protagonisti saranno i ragazzi, divisi in due squadre, che si sfideranno a suon di note, acting e beat con un unico grande sogno: diventare famosi grazie al loro talento.

Questo progetto punta a dare visibilità e un’occasione per esprimersi e farsi valere ai giovani che aspirano a diventare cantanti, ballerini di modern jazz, hippy hop e danza classica, attori e cantautori.

A selezionarli e giudicarli nel corso ci sarà una commissione esterna composta da esperti del settore: l’attore comico Giuseppe Laurato, la maestra di danza Marilù Pisano, le musiciste Marisa Cataldo e Rosaria Mallardo, il cabarettista Rosario Verde, famoso per essere il Sasaman di Made in Sud.

Il programma

Le selezioni per i dodici ragazzi che comporranno le due squadre iniziali partono il 15 settembre, basta iscriversi e partecipare ai provini, dalle 18 alle 20.30. Il 22 settembre le due squadre cominceranno a sfidarsi, dalle 18.00 alle 20.30, per arrivare, attraverso la tappa del 29 settembre, alla finale con otto concorrenti.

La rassegna “Il Grande sogno” chiuderà i battenti il 6 ottobre con la gara finale tra gli artisti e la cerimonia di assegnazione dei premi (una targa ricordo) ai quattro artisti emergenti che supereranno le prove previste.

Iscrizioni al contest presso “l’Albero dei Servizi” in Galleria o sulla loro pagina facebook.

(Direzione Centro commerciale La Birreria – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Chiaretto Yan: “Sogno una stretta di mano tra Papa Francesco e il presidente Xi Jinping per una svolta di pace nel mondo”

“Ancora una volta, Papa Francesco ha mostrato il suo grande amore per la Cina e per il suo popolo!”. “Costruire la fiducia reciproca è la strada giusta”. È Kin Sheung Chiaretto Yan a commentare le parole pronunciate da Papa Francesco in Mongolia e sul volo papale in merito alla Cina e ai cattolici cinesi. Yan vive a Shanghai ma insegna al Seminario nazionale di Pechino, a quello diocesano di Pechino, e anche alla Università cattolica di Macao, la University of St. Joseph. È autore di un libro dal titolo “My chinese dream: gettare un Ponte tra l’Est e l’Ovest – Speranze, Sfide e Opportunità” che sarà presentato a Roma lunedì 18 settembre all’Istituto Sturzo. Al Sir, confida: “Sogno che un semplice gesto di stretta di mano tra Papa Francesco e il presidente Xi Jinping diventi un punto di svolta e un contributo alla pace nel mondo”.

(Foto Chiaretto Yan)

Professore, che impressione ha avuto come cattolico cinese quando papa Francesco ha preso per mano il cardinale Hon e il cardinale preconizzato Chow di Hong Kong e ha detto: “vorrei approfittare della loro presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese. A tutto il popolo auguro il meglio, e di andare avanti, progredire sempre. E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini”? Perché il Papa insiste sempre con questo binomio?

Ancora una volta, Papa Francesco ha mostrato il suo grande amore per la Cina e per il suo popolo!

L’evangelizzazione in Cina ha avuto inizio quando i missionari sono andati in Cina sotto la protezione militare delle potenze occidentali. Allora circolava la frase “un cristiano in più, un cinese di meno”. È stato il Papa San Giovanni Paolo II il primo a fare appello al popolo cinese: essere bravi cristiani e essere bravi cittadini, ora ripreso, più volte, da Papa Francesco. I cattolici cinesi sono chiamati a dare questa testimonianza davanti alla gente comune: sono cristiani e nello stesso tempo bravi cittadini, come tutti gli altri, che lavorano per il bene comune di tutto il Paese e in sintonia con la propria cultura.

Sul volo papale di rientro dalla Mongolia, Papa Francesco ha detto di avere personalmente una grande ammirazione per il popolo cinese. Ha parlato di canali “molto aperti”, per la nomina dei vescovi e di una commissione che da tempo lavora con il governo cinese e con il Vaticano. Non sempre però le cose vanno così bene. Come si costruiscono solidi ponti di dialogo?

Dato il “bagaglio storico”, il dialogo tra la Cina e il Vaticano è un processo non privo di qualche incidente. Ciò nonostante, la via di riconciliazione è ormai avviata. C’è da raffinare meglio l’accordo tra ambedue le parti, non solo per la nomina dei vescovi, ma anche per facilitare il cammino. Già all’inizio del viaggio sorvolando sopra la Cina, il Papa ha inviato un messaggio di saluto e di augurio e una benedizione al popolo cinese. Il portavoce del ministero degli Affari Esteri in un briefing quotidiano ha risposto che la Cina vuole “rafforzare la fiducia reciproca” con il Vaticano. “La Cina – ha proseguito – è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca”. Costruire la fiducia reciproca è la strada giusta. Prima di tutto, occorre lavorare per la riconciliazione all’interno della Chiesa cinese, e per il dialogo con l’autorità civile.

Il Papa, sempre sul volo papale, ha invitato ad andare avanti per “capirci di più”. Ha chiesto ai cittadini cinesi di non pensare che “la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda di un’altra potenza straniera”. Come fare? Cosa può favorire questo incontro e questa conoscenza reciproca
Per chi vuole dialogare o lavorare con la Cina, è importante conoscere la sua storia recente, soprattutto il cosiddetto “secolo di umiliazione” nelle mani delle potenze occidentali e del Giappone. Anche sotto il governo della Repubblica Popolare Cinese, ci sono stati momenti di caos assoluto: “il grande balzo in avanti”, la rivoluzione culturale, la tragedia di Tiananmen… Perciò la gente comune ha paura del ripetersi di queste tragedie. Vedono che la Repubblica Popolare Cinese è un sistema che garantisce la stabilità e lo sviluppo del benessere della gente comune. Il governo ha risollevato più di 800 milioni di persone, portandoli fuori dalla povertà. Prima della Pandemia (2019), più di 180 milioni di cinesi sono usciti dal Paese per turismo. Invece di ripetere concetti sui diritti o le libertà, piuttosto individuali, bisogna mettere in luce i valori consoni alla cultura cinese, soprattutto lo spirito di sacrificio per il bene comune, la cura per la comunità, la propensione per l’unità e la stabilità del Paese. La Cina non è quella dipinta dalla stampa “internazionale”. Il sistema del governo deve essere determinato dalla storia del Paese, dalla sua cultura e dal grado di sviluppo economico. Questa è la dinamica attuale in Cina: il governo non cambia, ma le politiche (policies) di sviluppo cambiano in continuazione e mirano ad andare incontro all’esigenze che si presentano.

Come cinese, cosa pensa della missione di pace del card. Zuppi? Quali le potenzialità di questo viaggio?
Come ha detto il Papa, la missione del cardinale Zuppi è una missione di pace. Il piano è visitare Mosca, Kiev, gli Stati Uniti e ora anche Pechino. Zuppi è un uomo di universalità e grande dialogo. Ha nella sua storia il lavoro fatto in Mozambico per la pace. Come inviato di Papa Francesco, sicuramente intraprende la strada di dialogo cercando comprensione e valori comuni per collaborare con tutte le parti coinvolte, e anche con la Cina, per porre fine alla guerra.

Ha scritto un libro dal titolo evocativo, “Il mio sogno cinese”. Ci può dire qual è il suo sogno?
Sogno un mondo con meno guerre e conflitti, meno fame e indifferenza, meno povertà e avidità. Sogno un mondo più fraterno, con nuovi rapporti di comprensione, fiducia e rispetto tra le persone e tra le nazioni. Sogno dialoghi rispettosi tra persone di culture, fedi e convinzioni diverse, riconoscendo che la diversità in armonia può essere un dono gli uni per gli altri. Sogno un mondo, una casa comune per tutti, per le generazioni avvenire, con aria fresca da respirare, e che i giovani possano viaggiare liberamente per gli scambi e l’apprezzamento reciproco della storia, della cultura, delle arti e della poesia. Sogno che un semplice gesto di stretta di mano tra Papa Francesco e il presidente Xi Jinping diventi un punto di svolta e un contributo alla pace nel mondo.

 

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta. Concorso alla ‘Vanvitelli’: vivi il sogno… e poi svegliati: denuncia clamorosa!

A primavera 2022 individuai un bando dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli che sembrava fatto su misura per me. Era per un posto da ricercatore di tipo B, specializzato in archeologia degli insediamenti italici e della cultura materiale di epoca classica, che avrebbe dovuto svolgere ricerca, attività di laboratorio, di docenza, seminari, convegni e coordinare anche attività sul campo (D.R. n. 265 del 30/03/2022). 

Il profilo era perfetto per me che ho riletto i dati del South Etruria survey, definita in letteratura archeologica la regina di tutte le ricognizioni e su cui ho prodotto molti risultati. Inoltre, mi sono molto occupata di ville di epoca arcaica, repubblicana e imperiale sia in ambito laziale sia lucano, ricostruendone la storia, la proprietà con i suoi vari passaggi da senatorie a imperiali, i caratteri economici e sociali, con approccio sempre rigorosamente interdisciplinare.
Tra le mie specialità vi è inoltre la conoscenza del materiale ceramico di vari contesti geografici e su un ampio periodo storico compreso tra l’età arcaica e quella tardoantica, ceramica che ho sempre usato con approccio storiografico per “raccontare” la storia degli insediamenti, dei consumi e delle società antiche.
Decido, quindi, di iscrivermi, predisponendo la domanda corredata da tutta la documentazione richiesta (titoli di studio, esperienze professionali, curriculum, pubblicazioni, conoscenza della lingua inglese ecc.). Sembra tutto molto semplice e per le pubblicazioni si prevede l’invio di soli 12 titoli a scelta tra quelli prodotti negli ultimi 10 anni.
Presento un curriculum lungo 22 pagine, ricco di titoli, esperienze di scavo, ricognizione, schedature materiali, allestimenti museali, docenze in varie sedi universitarie italiane, tra moduli CFU, Summer School, Master europei, seminari di tradizione ventennale, in cui sono puntualmente presente su invito, convegni in tutto il mondo (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Scozia, Gran Bretagna, USA), per lo più di carattere internazionale, un’intensa attività editoriale tra riviste on-line di fascia A che dirigo, collane da me ideate e curate in seno alla casa editrice Scienze e Lettere.
Per le pubblicazioni ho l’imbarazzo della scelta, avendo io scritto ininterrottamente dal 1992 a oggi e avendo in attivo l’ultimo articolo in rivista di fascia A risalente a qualche mese prima del concorso. Scelgo di presentare tre monografie, due in inglese e una in italiano, e 9 articoli scritti per lo più da sola, pubblicati in riviste di fascia A e su temi diversi che consentissero alla commissione di valutare la vastità dei filoni di ricerca da me praticati.
La commissione nominata è composta dal presidente prof. C. R., ordinario della Vanvitelli (quindi membro interno) e di due sorteggiati: C. C. (associato Università di Napoli Federico II, segretaria) e E.C. P. (ordinario Università degli Studi di Palermo, membro).
Si tratta di un sorteggio davvero fortunato, che mette casualmente insieme colleghi e amici tra loro, adusi a condividere progetti, mostre, redazione di cataloghi archeologici, convegni, esperienze romantiche, come il festeggiamento del solstizio d’estate in una Pompei rischiarata dalle prime luci dell’alba, nonché concorsi nelle cui commissioni sono puntualmente presenti insieme.
Il concorso si svolge in modalità on-line a partire dalle 9.30 del 23 giugno 2022 alla presenza della commissione e dei candidati: me medesima, U. F. e P. S. esterni alla Vanvitelli e M.G. S. e V. P., già titolari di contratti di ricerca RTD_A alla Vanvitelli, sempre con C. R. e C. C. in commissione (D.R. N. 301 del 27/03/2019 e D.R. N. 223 del 18/03/2019), entrambi coinvolti in scavi, progetti e organizzazione di convegni con C. R., nonché autori con il presidente di commissione di alcuni lavori a stampa. G. G., invece, non si presenta.
I testimoni che avevano chiesto di seguire il concorso sono Margherita Corrado, Marco Di Branco, Felice Senatore e Pier Luigi Tucci.
Questa la Graduatoria finale:
M.G. S.: 65/100
Helga Di Giuseppe: 50/100
V. P.: 50/100
P. S.: 42,25/100
U. F.: 36/100
La commissione ha stabilito i seguenti criteri di valutazione (verbale nr. 1):
a) originalità, innovatività, rigore metodologico e rilevanza di ciascuna pubblicazione scientifica;
b) congruenza di ciascuna pubblicazione con il settore concorsuale per il quale è bandita la procedura e con l’eventuale profilo, definito esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari, ovvero con tematiche interdisciplinari ad esse correlate;
c) rilevanza scientifica della collocazione editoriale di ciascuna pubblicazione e sua diffusione all’interno della comunità scientifica;
d) determinazione analitica, anche sulla base di criteri riconosciuti nella comunità scientifica internazionale di riferimento, dell’apporto individuale del candidato nel caso di partecipazione del medesimo a lavori in collaborazione.
Nessuno di questi criteri è stato veramente rispettato, anzi in alcuni casi essi sono stati letteralmente sovvertiti. Ma procediamo con ordine.
Fin dall’orale del concorso è stata evidente la disparità di trattamento a cui sono stati sottoposti i candidati. Il presidente C. R. ha interrogato gli esterni, mentre E.C. P. e C. C. hanno interrogato i due candidati interni.
C. R. mi ha interrotta in continuazione con osservazioni gratificanti sulla mia produzione e con valutazioni personali che andavano ben oltre gli argomenti in discussione.
Dava l’impressione di voler dimostrare che conosceva i miei temi di ricerca e che li approvava, ma interrompendomi in continuazione, mi ha impedito di illustrare pienamente l’articolazione e la vastità dei temi trattati nel corso delle mie ricerche.
Si è soffermato soprattutto sui miei lavori sulla produzione laniera, apprezzando in particolar modo quello sul pensum femminile, a cui però ha dato solo 1,5 punti nonostante fosse stato scritto in lingua inglese e in rivista di Fascia A.
Oltretutto, quando sono passata a parlare dell’archeologia dei paesaggi, sollevando la monografia da me scritta “Lungo il Tevere scorreva lento il tempo…”, ha detto che “conosceva quel libro”, considerazione del tutto fuori luogo, visto che il medesimo era tra i 12 titoli presentati per il concorso e quindi per forza doveva conoscerlo e averlo anche letto, ma verosimilmente, come lasciano intuire anche i punteggi bassi assegnatimi, la commissione non deve aver letto veramente tutti i contributi inviati.
Anche gli altri due candidati esterni sono stati molto interrotti, ma meno della sottoscritta. I due candidati interni, invece, hanno parlato a lungo e senza essere interrotti in nessun modo e anzi, hanno ricevuto elogi dalle due commissarie, atteggiamento poco opportuno e significativo in sé.
Le discriminazioni continuano nell’assegnazione dei punteggi nelle varie categorie di titoli. Per il curriculum e i titoli, ad esempio, non si è tenuto conto dell’insieme del mio lungo percorso di ricerca, della sua vastità e dell’articolazione dei temi trattati, non si è tenuto adeguatamente conto del profilo internazionale delle mie ricerche, delle mie partecipazioni ai convegni e dei coordinamenti di progetti di scavo, ricognizione, schedature di materiale, allestimenti museali.
L’intera valutazione è stata chiaramente improntata alla diminutio del mio percorso, come si evince, ad esempio, dalle seguenti frasi estrapolate dal giudizio complessivo (verbale nr 4):
1) “La sua esperienza didattica è circoscritta a…” e ciò ancorché dal mio curriculum si evincono 25 anni di esperienza di docenza.
2) “…cui ha affiancato una occasionale attività di lezioni e seminari…” e ciò ancorché dal curriculum si evincono attività di docenze continuative di 20 anni, come, ad esempio, quelle tenute annualmente presso il prestigioso Istituto Pontificio di Archeologia Cristiana.
3) “Fino al 2011 ha partecipato, talora con ruoli di responsabilità, a gruppi di ricerca archeologici per scavi e catalogazione.” e ciò ancorché in tutti i progetti di scavo, catalogazione e ricerca in cui sia stata coinvolta fossi responsabile di settore, divenendone leader, come ad esempio nello studio dei reperti ceramici di periodo compreso tra l’età arcaica e tardoantica, per i quali ho prodotto lavori fondamentali e citatissimi, presenti nel curriculum.
4) “Tra il 1991 e il 2009 ha reso noti i risultati delle sue ricerche anche con interventi in convegni. Per questa categoria di titoli si registra quindi una netta discontinuità” e ciò ancorché si evince chiaramente dal curriculum, che presento i risultati delle mie ricerche attraverso pubblicazioni dal 1992 al 2022 senza soluzione di continuità e presento i risultati delle ricerche ai convegni, non talora, ma quasi senza soluzione di continuità dal 1991 al 2022 ed esercito la didattica e quindi il contatto con gli studenti dal 1996 al 2023, attività che si integrano con quella di pubblicazione di articoli scientifici, monografie e curatele di lavori collettanei, citatissimi e favorevolmente accolti dalla disciplina archeologica, nonché creazione e direzione di innumerevoli collane dedicate all’archeologia dei paesaggi urbani e rurali, all’archeologia della produzione, del metodo della ricerca archeologica, delle città vesuviane, del rito antico, della vita quotidiana nell’antichità, della storia antica e dei mostri mitologici.
5) “Il suo profilo appare significativo, degno di attenzione per produzione scientifica, meno per esperienza didattica, continuità di impegno scientifico e attività presso enti istituzionali di ricerca.” Come ampiamente detto e come dimostrato dal curriculum, l’impegno scientifico non è mai venuto meno, nemmeno negli anni del lavoro presso la casa editrice Scienze e Lettere (dedita alla storia antica, all’archeologia, al metodo della ricerca, ai beni culturali, alla filologia e alla divulgazione scientifica), quando ho continuato a far ricerca, a pubblicare, a creare collane editoriali per colmare le lacune individuate nella ricerca archeologica, quindi continuando a dare un apporto notevole allo sviluppo della disciplina archeologica.
In altre parole, le valutazioni sopra esaminate, fermamente e concretamente smentite dai fatti curriculari, sono tali da essere formulate in senso soggettivo e personale, di per sé esorbitante dal legittimo esercizio della discrezionalità di una qualunque commissione. Ma c’è dell’altro.
Nonostante la mia attività congressuale, di carattere prevalentemente internazionale, sia di gran lunga più numerosa di quella di V. P. e pari se non superiore a quella di M.G. S., mi assegnano 3 punti come alla V.P. (che arriva parimerito con me) e la metà di quelli di M. G.S. che ne prende 6 (dal mio curriculum si evince la partecipazione a 51 convegni, di cui 32 internazionali.
La commissione mi attribuisce 13 convegni nazionali e 15 internazionali, scartando arbitrariamente tutti gli altri). Inoltre, la mia attività congressuale viene definita “discontinua”, mentre quella di V.P., che ha meno della metà dei miei convegni, praticamente tutti in Italia e sempre nelle stesse sedi, viene definita “ampia partecipazione ai convegni”. Ma non è finita qui.
Per quanto riguarda le docenze, entrambi i candidati interni mi battono potendo fruire di diversi moduli conseguiti soprattutto alla Vanvitelli come assegnisti di ricerca. Io vanto un modulo di docenza quadriennale alla Sapienza, a cui assegnano 4 punti e una marea di altre docenze sparse in varie università italiane, tra cui anche 4 anni di Master europei, 3 anni di Summer School e 20 anni di corsi (fino al 2023) sull’instrumentum presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, che vengono valutati nel complesso 1 solo punto. La didattica generica di V. P., invece, viene valutata 1,5 punti. Ma c’è dell’altro.
La discriminazione continua quando si valutano i progetti di coordinamento in Italia e all’estero. Al progetto Fasti On Line, coordinato da me fin dal 2003 senza soluzione di continuità, ad esempio, vengono dati solo 2 punti. Si tratta di un progetto internazionale di pubblicazione degli scavi archeologici in corso in Italia e all’estero, legato a una rivista archeologica di Fascia A (dove hanno scritto sia il presidente di commissione C. R. e spesso anche il candidato M.G. S.), vero e solido punto di riferimento per l’archeologia.
Nell’ambito dello stesso, che costituisce un impegno redazionale e scientifico notevolissimo, coordino ricercatori italiani, inglesi, francesi, spagnoli, olandesi, tedeschi, austriaci, americani, australiani afferenti a Istituti di ricerca italiani e stranieri che hanno progetti in Italia, smistando i loro lavori presso i referees più competenti in base al tema. Il database e la rivista vengono consultati in tutto il mondo. Ma non è tutto.
La discriminazione peggiora ulteriormente quando si passa alle 12 pubblicazioni chieste per la valutazione comparativa. Sono l’unica che presenta 3 monografie (di cui due in inglese) e 9 articoli pubblicati per lo più in diverse riviste di fascia A e in lingua inglese (solo in due casi scritti a due e tre mani con firme ben distinte, in tutti gli altri a firma singola). I due favoriti interni presentano una sola monografia e articoli, spesso a più mani e ripetitivi negli argomenti.
In generale, si ravvisano criteri di valutazione disomogenei assegnati senza alcuna logica motivazione. Gli articoli da me presentati in rivista di Fascia A vengono valutati a volte 1,25 punti, a volte 1,50, a volte 1,75, in un solo caso 2 punti e non si capisce perché: a volte danno 1,25 agli articoli a due mani, pur essendo separate le firme, mentre altre volte ai candidati interni favoriti danno 1,50 pure ad articoli a più firme. I punteggi bassi non si giustificano né alla luce del fatto che gli articoli da me presentati sono per lo più collocati in riviste di fascia A, né per il fatto di essere scritti per lo più in inglese, cosa che in genere viene apprezzata per il profilo internazionale né per il fatto che contengano notevoli elementi di originalità e scoperte. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli e lì si rivela in tutta la sua cattiveria. Addirittura, in due casi di articoli presentati in rivista di Fascia A – “Oebalus Studi sulla Campania nell’Antichità” – si nega la fascia A e si attribuiscono rispettivamente 1,25 (H. Di Giuseppe 2018, Il Vequos Esquelinos e gli artigiani campani a Roma, in “Oebalus Studi sulla Campania nell’Antichità”, 13, 2018, pp. 341-366.) e 1 punto (il più basso tra i punteggi possibili) (H. Di Giuseppe 2021[2022], L’iscrizione a carboncino che non data l’eruzione del Vesuvio, in “Oebalus Studi sulla Campania nell’Antichità”, 16, 2021, pp. 41-62).
La rivista “Oebalus”, in cui sono presenti i due articoli declassati, ha ottenuto (con valore retroattivo risalente al 2017) dall’ANVUR, la Fascia A per la storia antica e gli articoli di carattere archeologico-epigrafico, quali erano quelli che io presentavo, rientrano nell’ambito disciplinare storico, dunque non si capisce perché sia stata negata la Fascia A, penalizzando così due ottimi lavori, citatissimi e addirittura assegnando all’ultimo, il più recente e più critico 1 solo punto. L’argomento, chiaramente pretestuoso e più volte ripetuto nelle difese presentate ai giudici, è che la rivista sarebbe di fascia A in un altro settore disciplinare ANVUR 10/D1 Storia Antica.
E così abbiamo appreso dalla commissione che l’archeologia non è disciplina storica e che con essa non si può fare storia, praticamente la negazione dell’essenza dell’archeologo, il quale disvela pezzi di storia antica attraverso l’esegesi della fonte archeologica trattata con le dovute metodologie elaborate dalla disciplina e con approccio imprescindibilmente interdisciplinare, esattamente come lo storico fa storia attraverso l’esegesi delle fonti letterarie ed epigrafiche.
Tutto questo è avvenuto, nonostante il punto b del bando inerente i criteri di valutazione per le pubblicazioni recitasse “congruenza di ciascuna pubblicazione con il settore concorsuale per il quale è bandita la procedura e con l’eventuale profilo, definito esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari, ovvero con tematiche interdisciplinari ad esse correlate” e la storia antica, come l’epigrafia e la numismatica, sono certamente tematiche interdisciplinari correlate all’archeologia e al profilo di archeologo degli insediamenti per cui si concorreva.
Ma questa interdisciplinarietà tra storia e archeologia, l’ineffabile commissione lo ha negato. Del resto stiamo parlando fondamentalmente di storici dell’arte che giudicavano un archeologo degli insediamenti…
Appare però utile ricordare che C. R. era parte del comitato di redazione e della rivista “Oebalus”, che vi scriveva in prima persona e vi faceva scrivere anche i suoi allievi. Si è dimesso dal comitato di redazione nel marzo del 2022 dopo aver appreso che nell’ultimo numero vi sarebbero stati pubblicati due articoli sull’iscrizione a carboncino. Non sappiamo se c’è un nesso diretto tra quelle informazioni e le sue dimissioni, ma certo è che fino ad allora non aveva mai espresso la volontà di uscirne, anzi si era sempre mostrato estremamente partecipe e aveva espresso anche contentezza per il raggiungimento della fascia A, almeno in storia, in attesa di ottenerla anche per l’archeologia, cosa che auspicava.
Nell’articolo che ha preso 1 solo punto, il più recente tra quelli presentati al concorso, contestavo l’interpretazione di un’iscrizione a carboncino rinvenuta a Pompei, durante gli scavi nella Regio V, utilizzata per la datazione dell’eruzione del Vesuvio al 24 ottobre del 79 d.C., come sostenuto – Urbi et Orbi – da M. O., ex direttore del Parco Archeologico di Pompei, appoggiato dal presidente di commissione C. R., suo amico di vecchia data.
Un punteggio così basso, il più basso della griglia di valutazione, dato a un articolo scritto con approccio rigorosamente interdisciplinare, che ha messo sul tavolo della discussione tutti i dati storici, archeologici, epigrafici, numismatici, archeobotanici, archeozoologici, palinologici, geologici e iconografici disponibili nella discussione scientifica portata avanti sul tema dell’eruzione del Vesuvio dal 1600 a oggi, può essere giustificato solo se vi è sotteso un orientamento ideologico e un intento punitivo nei confronti di chi ha osato esprimere una posizione critica nei confronti di una comunicazione archeologica di stampo propagandistico, che nulla ha a che fare con la scienza.
Nonostante, l’approccio ‘stitico’ sono stata quella che ha raggiunto il punteggio più alto nelle pubblicazioni e sarebbe stato molto più alto se la commissione fosse stata imparziale e rispettosa delle regole del concorrere pubblico.
Tutto quanto detto mi rende obbligatorio l’accesso agli atti e il conseguente ricorso al TAR della Campania (R.G. 5092/2022 – sez. II) contro il vincitore M.G. S. e l’Università degli Studi della Campania Giovanni Vanvitelli. Il 18 novembre 2022 si arriva alla prima udienza, con la quale vengono accolte le istanze del ricorso e si decide di procedere per le vie brevi, fissando l’ultima al 16 febbraio 2023.
La sentenza del 3 marzo 2023 così dichiara (N. 01391 / 2023 REG.PROV.COLL. N. 05092/2022 REG.RIC.):
“Osserva il Collegio che le esternazioni in precedenza riportate per stralcio, quand’anche sollecitate da atteggiamenti aggressivi messi in atto dalla ricorrente, rivelano, comunque, quantomeno una scarsa stima professionale per quest’ultima, nonché l’esistenza di rapporti tutt’altro che sereni tra i soggetti coinvolti dallo scambio, non solo sul piano professionale, ma anche su quello personale. Questo contesto complessivo, di aperta conflittualità, non consente di escludere anche solo il sospetto che il giudizio espresso dalla commissione presieduta dal Prof. R. possa esser conseguenza di un turbamento della terzietà dell’organo giudicante; in altri termini, si ritiene che, nel substrato fattuale al quale si è fatto riferimento, gravasse sul Presidente della commissione un obbligo di astensione rilevante ai sensi dell’art. 51 cpc. 3. Conclusivamente, il ricorso merita accoglimento per le ragioni in precedenza evidenziate.[—]
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (Sezione Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie, e per l’effetto dispone l’annullamento degli atti gravati.
Condanna parte resistente alla parziale refusione delle spese di lite in favore della parte ricorrente, nella misura complessiva di [—], oltre accessori di legge se dovuti, compensandole nel resto. Spese compensate nei rapporti tra parte ricorrente e controinteressato.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’Autorità amministrativa.
Così deciso in Napoli nella camera di consiglio del giorno 16 febbraio 2023 con l’intervento dei magistrati [—]”
I
n sostanza, un acceso litigio avvenuto su Facebook nel 2018 sulla mia bacheca, proprio a proposito dell’iscrizione a carboncino che non data l’eruzione del Vesuvio, aveva spinto C. R. a intervenire a gamba tesa e, rivolgendosi ai suoi studenti che si fossero per caso avventurati nella mia bacheca, non si limitò a rispondere sul merito delle critiche scientifiche da me opposte, ma parlò a loro della Di Giuseppe in terza persona, divagando sulla qualunque e coprendomi di insulti inenarrabili, fino a scendere sul piano personale (https://www.facebook.com/search/top/?q=La%20gaia%20scienza%20Helga. 7 dicembre 2018). Imbarazzata più per lui che per me, risposi, mantenendo un tono civile, per quanto ironico, e conclusi “con immutato affetto”.
Ne seguirono un banno da parte sua, l’interruzione di qualunque rapporto amicale, tentativi di marginalizzazione di Scienze e Lettere, fino ad arrivare al fatidico concorso, dal quale avrebbe dovuto astenersi, come poi riconosciuto dai giudici in punta di diritto, non riuscendo a mantenere la terzietà e a contenere l’ostilità che, evidentemente, ancora covava dentro. Avrebbe dovuto astenersi se fosse stato corretto, se avesse rispettato la deontologia universitaria, la Costituzione, i criteri del bando emanati dall’università stessa e se quello a cui ho partecipato non fosse stato un concorso sartoriale destinato fin dall’inizio, non al migliore archeologo degli insediamenti e della cultura materiale che si presentava a concorso, ma a M.G. S., con il quale il presidente di commissione e anche gli altri membri erano in imbarazzante conflitto di interessi.
Quel concorso è stato ANNULLATO con richiesta di sospensione dal lavoro di M.G. S., il quale, invece, ha continuato a esercitare le sue funzioni di ricercatore, divenendo anche il principale membro di altre commissioni concorsuali insieme al presidente C.R., rispetto alle quali forse sarebbe stato opportuno astenersi, visto il procedimento del TAR in corso.
Dopo la sentenza del TAR il vincitore M.G. S. si è appellato al Consiglio di Stato affinché l’annullamento venisse rivisto.
La lotta per l’affermazione della verità e della giustizia è continuata, così pure la redazione delle memorie, le risposte all’appello e le difese.
L’11 agosto 2023 la SENTENZA del Consiglio di Stato (nr 07735/2023) respinge in toto l’appello e conferma l’ANNULLAMENTO del TAR di Napoli.
POSTFAZIONE
Siamo ben consapevoli che questa è una vittoria di Pirro, che verrà bandito un nuovo concorso, con una commissione diversa, ma rigorosamente amica e incistata e che il vincitore annullato verrà confermato (stia sereno). Siamo altrettanto sicuri che suicidi, ischemie, esaurimenti nervosi, fughe all’estero non fermeranno i delinquenti adusi a vivere fuori dai recinti della legge e della Costituzione, ma ora sappiamo chi sono e fino a che punto arriva la loro disonestà e cattiveria.
E il paese scivola sempre più in basso, perché il problema non è chi vince, ma che si tengano artatamente ai margini quelli veramente bravi, che hanno dato molto alla disciplina, che sono stati comunque usati, plagiati, imitati e sputati via.
La memoria ripercorre le vicende di un concorso presso l’Università della Campania Vanvitelli annullato dal TAR Campania con sentenza del 3 marzo 2023, confermata da ulteriore sentenza del Consiglio di Stato dell’11 agosto 2023.

(Helga Di Giuseppe – Associazione CLORI & friends – Fonte &  Aggiornamenti: https://www.cantierestoricofilologico.it/2023/08/il-concorso-alla-vanvitelli.html – News archiviata in #TeleradioNews ? il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

 

Papa in Portogallo: “Sogno un’Europa che spenga i focolai di guerra”

“Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”. Nel suo primo discorso in Portogallo, prima ancora di incontrare il “popolo” della Gmg radunatosi a Lisbona da ogni angolo del modo, Papa Francesco ha rivelato il suo sogno per il futuro, che trova il suo fulcro nell’”anziano” continente, chiamato ad una “diplomazia di pace” in un mondo diviso davanti alle grandi questioni globali come “le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie”. Lisbona, città dell’oceano ai confini del mondo, “richiama all’importanza dell’insieme, a pensare i confini come zone di contatto, non come frontiere che separano”, scandisce Francesco rivolgendosi alle autorità, alla società civile e al mondo diplomatico. Lisbona, la città dell’omonimo Trattato di riforma dell’Unione europea firmato nel 2007, “può suggerire un cambio di passo” a partire proprio da quelle “pietre miliari per il cammino della comunità europea, scolpite nella memoria di questa città”.

 “Perché di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente”,

la tesi di Francesco, secondo il quale l’originalità del nostro continente consistere nella capacità di “avviare percorsi di dialogo e di inclusione, sviluppando una diplomazia di pace che spenga i conflitti e allenti le tensioni, capace di cogliere i segnali di distensione più flebili e di leggere tra le righe più storte. Nell’oceano della storia, stiamo navigando in un frangente tempestoso e si avverte la mancanza di rotte coraggiose di pace”.

“Verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo?”,

le domande esigenti all’Europa, accompagnate da precisi auspici come indicazioni di rotta.

”Quale rotta segui, Occidente?”,

prosegue Francesco allargando il campo: “La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale”. “Preoccupa quando si legge che in tanti luoghi si investono continuamente fondi sulle armi anziché sul futuro dei figli”, il grido d’allarme riferito alla stringente attualità.

“Nel mondo evoluto di oggi è divenuto paradossalmente prioritario difendere la vita umana, messa a rischio da derive utilitariste, che la usano e la scartano”,

il monito di Francesco. “Penso a tanti bambini non nati e anziani abbandonati a sé stessi, alla fatica di accogliere, proteggere, promuovere e integrare chi viene da lontano e bussa alle porte, alla solitudine di molte famiglie in difficoltà nel mettere al mondo e crescere dei figli”, l’elenco stilato dal Papa:

“Verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote, le leggi sofisticate sull’eutanasia”.

Nonostante questo fosco scenario, l’omaggio di Francesco, un oceano di giovani provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento a Lisbona mossi da desideri di unità, di pace e di fraternità: “ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo”. Serve una “buona politica” per “correggere gli squilibri”. Tre i “cantieri di speranza” in cui lavorare insieme: l’ambiente, il futuro, la fraternità. No alla “pastorale della nostalgia e dei rimpianti”, sì invece ad una Chiesa sinodale come “come un’occasione per coinvolgere, con slancio fraterno e sana creatività pastorale, i laici”, l’invito dal Monastero dos Jerònimos, incontrando il clero. “La Chiesa non è una dogana”. Su tutto, una certezza:

“Accanto ai giovani, uno non invecchia”,

come recita un proverbio portoghese.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta. Basket. ‘AA&S Centro Ester’ a due passi dal sogno Promozione in serie ‘C’

Nemmeno il tempo di esultare per la prestigiosa affermazione in gara 1 che in casa Centro Ester si pensa già alla seconda sfida con il Piedimonte Matese di mercoledì sera alle ore 21.

La squadra di Monteleone sarà di scena alla palestra Centro Ester il secondo atto di questa lunga serie Play Off serie D per l’accesso alla serie C Unica.

I ragazzi del presidente Pasquale Corvino hanno conquistato il successo al termine di una gara davvero emozionante.

Una vittoria da chiudere in cassaforte in vista della seconda tappa di questo percorso verso la promozione.

Ancora in dubbio Gianluca Tredici la cui assenza è pesata in gara 1.

I NUMERI

AA&S Centro Ester 83 – Carbat Matese 80

Parziali: 19-22 15-15 (34/37) 21-16 (55/53) 28-27

AA&S Centro Ester: Conforto 5- Alaimo 22- Fiore 24- Prete 3- Gaudino 2- Romano- Ostricaro- Pecchia 13- Guarino 9- Notari 5- Riccardi – Cozzolino. – All.re Monteleone F. Ass.te Amoroso E. – Sicignano V.

Carbat Matese: Del Basso 2-Ciardiello – Tronco 16-Fenoglio 11-Mataluna 26-Zappulo – Mainolfi – Cavalluzzo 7- Buontempo 5-Strukov 13- Cioppa – Paterno. All.Re Centone V.

(Salvatore Candalino – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

S.Maria C.Vetere. ‘Nel segno di Zorro’: personale pittorica di Liliana Comes visitabile fino a sabato 20

 

 

 

 

 

Da qualche giorno è stata inaugurata “Nel segno del Sogno”, personale d’arte pittorica dell’Artista “Lilliana Comes” presso la Galleria Saccone di Santa Maria Capua Vetere in Via Tari n.12.

Lo scorso 6 maggio 2023 la personale è stata presentata da Angela Feluca.

Dalla stampa apprendiamo che il sogno oggetto delle opere esposte parla per simboli, cioè attraverso immagini il cui significato è universale.

Io dipingo i sogni, svelando come il patrimonio eterno di saggezza della specie umana venga a congiungersi con la storia personale e collettiva di tutti noi”, riferisce l’Artista Lilliana Comes.

L’artista propone 30 opere fra dipinti disegni e sculture. Il progetto artistico della mostra ha lo scopo di invitare il fruitore a soffermarsi sull’importanza del sogno, come beneficio individuale e sociale nella realtà quotidiana, quanto aiuti e sostenga nell’affrontare le emozioni, rendendoci consapevoli dell’utilità terapeutico che ne derivi.

L’artista offre un invito a guardare la realtà con occhi, più sentimentali e meravigliati, per coglierne la bellezza anche nelle piccole cose, avviando un’attenta riflessione sulla funzione dell’arte contemporanea e le nuove esigenze di comunicazioni e su quanto possa essere costruttiva, nell’ambito della società attuale, una visione sognante il qui messaggio conduca l’osservatore a una nuova consapevolezza sull’esigenza di ritornare alla bellezza del sentimento poetico, individuale e collettivo, non come sinonimo di fragilità ma di forza, per contribuire a gettare nuove fondamenta per una società migliore, i cui fondamentali valori umani sono ormai molto spesso ignorati.

La Comes, molto attenta ad approfondire le storie del luogo che la ospita, racconta in alcune sue visioni, il territorio e le anime visionarie che l’hanno abitato. In questo caso la storia di Gilda, una costruttrice visionaria, di cui l’artista ha eseguito un’opera in visione.

Gilda è stata una delle prime donne progressiste nel Casertano, pronta a lottare con tenacia e coraggio per i diritti negati. Di famiglia benestante, aveva manifestato presto un forte interesse per la fotografia, catturando la bellezza femminile associata alla bellezza dei luoghi e dell’arte. A fatica, proprio perché donna, riuscì ad aprire uno studio che in poco tempo diventò anche un salotto culturale e un centro d’accoglienza per tutte le compagne di una straordinaria avventura.

Gilda raccolse storie, speranze e dolore, trasversali alle classi sociali dell’epoca, immortalando volti e sguardi, segreti e sogni.

La mostra sarà visitabile fino al 20 maggio 2023, negli orari di visita settimanale cioè dalle ore 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 20; naturalmente l’ingresso è gratuito.

(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Napoli Calcio. Dal sogno alla realtà: con lo scudetto arriva l’orologio tricolore

Tutti i sogni diventano realtà: il Napoli torna campione, dopo 33 anni; per l’occasione arriva l’orologio tricolore.

Per festeggiare la riconquista dello Scudetto, che dopo 33 anni verrà vinto dalla squadra del Napoli, è stato realizzato in edizione limitato un cinturino in pelle cocco sul quale è stato dipinto a mano il tricolore.

A realizzare l’oggetto del desiderio è stata l’artista Patrizia Costante che ha ideato in esclusiva gli unici 25 esemplari che verranno riconosciuti con un numero progressivo da 1 a 25.

E’ proprio in occasione di questo evento eccezionale e storico per la città di Napoli e per l’intera Italia Meridionale che il patron di Capri Watch ha deciso di omaggiare il cinturino tricolore dipinto a coloro che acquisteranno l’orologio “Napoli nel Cuore” che sarà corredato anche da un cinturino extra in silicone blue.

L’idea di salutare questo trionfo sportivo con un omaggio nasce da una lettura positiva e fiduciosa del futuro per lo sviluppo turistico della Città di Napoli che potrà ottenere una positiva ricaduta grazie al prestigioso risultato sportivo che ha raggiunto la squadra partenopea.

L’ideatore del marchio Capri Watch Silvio Staiano, infatti, dichiara senza indugio: “ la visibilità raggiunta dal Calcio del Napoli, unitamente alla figura di Diego Armando Maradona, oramai mitizzata dopo la sua morte, sta producendo già da tempo un’attenzione ed un interesse mai mostrati prima verso la Cultura, la Storia e l’Anima della Città di Napoli.

Questo ulteriore successo che arriva con il terzo scudetto sarà, definitivamente, il suggello per Napoli che conquista un posto di rilievo nel mondo del calcio e per la località che si appresta a diventare sempre più d’interesse internazionale. Prepariamoci ad accogliere milioni di nuovi visitatori e turisti. E’ una grande occasione per rilanciare l’Economia dell’intera Regione Campania“.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

“Tierra Prometida”, il sogno missionario di don Luigi Giussani in America Latina

Le cose, quell’anno, stavano andando molto bene per don Giussani. L’esperienza di Gioventù studentesca, la sua creatura, stava vivendo la stagione di massima espansione nelle scuole di Milano ed era guardata con la massima benevolenza dal suo vescovo, il cardinale Montini. Eppure, proprio in quell’anno, il 1960, don Giussani sogna di lasciare l’Italia e di partire come missionario in Brasile insieme a un gruppo di ragazzi e ragazze di Gs, convinto com’era che solo il “mondo intero” è l’orizzonte del cristiano e “chi lavora senza questo ideale potrà essere accanitamente onesto, riccamente asceta, magari eroico, ma non cristiano vero”. A documentare il grande desiderio di don Giussani è una lettera che il sacerdote di Desio scrive al vescovo di Belo Horizonte il 9 marzo 1960.
“Da molti anni — confida — pure io desidero dedicarmi a una Chiesa più bisognosa di quella milanese: ho 38 anni, ho insegnato dogmatica nel seminario di Venegono e teologia orientale nella facoltà di teologia ivi eretta, e ancora insegno apologetica ai sacerdoti del “quinto anno”. Se Vostra Eccellenza non mi rifiutasse intenderei proporre a Sua Eminenza il cardinale Montini questa soluzione concreta […]. Mi permetto chiedere a Vostra eccellenza se sarà possibile per me e per i miei giovani realizzare proprio con Lei questo progetto cui da tanti anni ormai ci stiamo preparando”.
La lettera è stata pubblicata nel 2013 nella monumentale biografia di don Luigi Giussani curata da Alberto Savorana. Chissà – viene da chiedersi – che forma avrebbe preso l’esperienza di Gs in Italia, chissà se mai sarebbe nato perfino il movimento di Comunione e Liberazione come lo conosciamo adesso, se don Giussani all’inizio degli anni Sessanta avesse ottenuto il permesso di intraprendere in prima persona l’avventura missionaria che sognava di vivere in America latina. Il permesso evidentemente non arrivò ma pochi mesi dopo l’invio della citata lettera vediamo un don Giussani emozionatissimo salpare a bordo di una nave commerciale, la Delphic Eagle, alla volta del Brasile, per verificare in prima persona la fattibilità di una spedizione missionaria dei suoi giovani nella zona di Macapá dove il “santo” imprenditore Marcello Candia, suo amico, intendeva costruire un ospedale per la povera gente.
L’anno successivo, il 1961, ecco Giussani di nuovo al porto di Genova, salutato da una piccola folla di suoi giovani, imbarcarsi su un bastimento con rotta ancora verso il Brasile: destinazione Belo Horizonte, con i suoi infuocati tramonti diventati poi leggendari nella storia del popolo di don Giussani. Era l’inizio di una presenza che negli anni successivi avrebbe preso altre forme e, attraverso alterne vicende e mille rivoli diversi, si sarebbe estesa agli altri paesi dell’America latina, di lingua spagnola. Una storia poco conosciuta che ora, nel centenario della nascita di don Giussani, ci viene raccontata dal giornalista Alver Metalli nel libro Tierra prometida. Storia di una storia (Edizioni di Pagina, Bari, 2023, pagine 212, euro 16).

Titolo evocativo del sentimento appassionato con cui il sacerdote lombardo guardava al continente latinoamericano: “Terra del futuro”, la definiva in un’intervista del 1983 a 30 Giorni.
Il racconto parte dall’Argentina. Una decina di giovani monache trappiste provenienti dal convento di Vitorchiano, nel Lazio, e cresciute alla scuola spirituale di don Giussani, sbarca a Buenos Aires e diventa il nucleo fondante di una nuova abbazia, dedicata alla Madre di Cristo, nella pampa profonda. È l’anno 1972. Pochi mesi dopo il loro arrivo le suore ricevono la visita di don Giussani che tornerà a trovarle anche l’anno successivo, indicandole come esempio “missionario”. Perché la missione non è questione di attivismo, ma di testimonianza e di apertura del cuore. Metalli ricostruisce con rigore la trama di incontri e circostanze che favorirono lo sviluppo sudamericano del movimento di don Giussani. Come l’incontro casuale a Roma con Fabio Bellomo, esule politico, peronista, che aveva dovuto lasciare Buenos Aires per sfuggire alla repressione dei militari e che si imbatte incuriosito, davanti al Pantheon, con dei militanti ciellini che vendono Il Sabato. Poi ci sono incontri più culturali che si rincorrono tra le due sponde dell’oceano, tra Rimini e Montevideo, Santiago del Cile e Buenos Aires: personalità come il filosofo uruguayano Alberto Methol Ferré, che sarà amico intimo del presidente “Pepe” Mujica; l’uruguayano Guzmán Carriquiry, collaboratore in Vaticano di quattro pontefici; Baldo Santi, responsabile della Caritas cilena al tempo del dittatore Pinochet; il venezuelano Luis Enrique Marius, sindacalista della Clat; l’ingegnere paraguayano Luis Mayer e il teologo argentino Lucio Gera, fondatore della “teologia del popolo” cara a Jorge Mario Bergoglio. C’è la storia delle riviste Incontri e Nexo che permettono nuove conoscenze e aprono spazi a nuove riflessioni, con il filosofo Rocco Buttiglione e l’instancabile don Francesco Ricci che nel loro peregrinare latinoamericano si ritrovano nel 1981 nel Colegio Máximo de San José a San Miguel, alla periferia di Buenos Aires, dove è rettore un gesuita che oltre trent’anni dopo diventerà Papa Francesco.
Alver Metalli ogni tanto deve smettere i panni dello storico per indossare quelli del testimone di eventi narrati. Tierra prometida, infatti, è anche in qualche modo l’autobiografia del suo autore. La storia raccontata si ferma al 1984 ma la vita di Alver è continuata. Da giornalista d’assalto nel mensile internazionale 30 Giorni a volontario a tempo pieno nella comunità parrocchiale de La Carcova, una delle più misere e pericolose villas miserias alla periferia di Buenos Aires. Esperienze — questa e numerose altre vissute senza clamore in Perú, Messico, Brasile — nelle quali si coglie ancora l’eco di quella gioia di comunicare il Vangelo di Cristo che oltre sessant’anni fa spinse don Giussani a immaginare un suo futuro come sacerdote missionario in America latina e a solcare per la prima volta l’oceano con rotta verso il “nuovo mondo”.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Alvignano, giovani in fuga col sogno del lavoro

di
Mimmo Iodice
I
giovani alvignanesi vanno via, scappano, verso altre regioni
italiane, verso l’estero

ALVIGNANO
– In linea con un tema di attualità più che scottante, trattato
con alcuni giovani alvignanesi alcune sere addietro in un noto locale
della movida notturna del paese, proponiamo provocatoriamente
alcune riflessioni, da condividere soprattutto con i giovani di oggi.
Quale
futuro qui? Spesso è la domanda che martella la mente di tanti
giovani appartenenti a questo segmento geografico dell’alta Terra di
Lavoro, attanagliati da un dicotomico dubbio: restare e profondersi
in sforzi sovrumani per crearsi uno spazio e un futuro proprio nel
posto in cui hanno affondato sin da piccoli le loro radici oppure
lasciar perdere tutto e dirigersi altrove, alla ricerca di qualcosa
che magari nella loro terra appare irraggiungibile? Questi e altri
interrogativi costantemente serpeggiano tra coloro che, ormai da
anni, più per moda che per concreta realtà, sono chiamati i
protagonisti del futuro, coloro ai quali verranno lasciate prima o
poi le redini della società, destinati a migliorarla e a creare
delle aspettative più rosee di quelle attuali. È proprio questo il
punto: prima o poi? Sempre più spesso quel “poi” diventa un
domani lontano, e anche quando qualcuno di questi giovani appare già
pronto e maturo, lanciato a gonfie vele verso quell’auspicato
futuro, c’è sempre qualcosa, o qualcuno, a frenarlo, ritardarlo,
addirittura demoralizzarlo, fino a farlo desistere. Qual è allora,
ci viene da chiedere, il problema di fondo? Perché molti vanno via e
anche chi resta, dopo qualche tempo, decide di fare le valigie e
partire lontano verso altri lidi? Nell’antichità si diceva “nemo
propheta in patria”, nessuno è profeta in patria. Che non sia uno
dei ragionamenti chiave da cui partire?
Sembra
un leitmotiv, che ritorna sempre sulle bocche di tutti, quella
fatidica e ridondante frase (vuota ormai), “lasciamo spazio ai
giovani!”. Abusato ritornello soprattutto sulla bocca dei politici. Bisogna premettere che l’Alto Casertano di certo non
brulica, per sfortuna, di tanti eventi, iniziative, manifestazioni.
Non esiste un fermento culturale, corredato da talenti e
professionalità. Ma si è mai pensato se effettivamente tutti, e
proprio tutti, i talenti siano valorizzati? Oppure c’è quella
fastidiosa tendenza a dare risalto ed enfasi soltanto ai “soliti
noti”? Troppo spesso, purtroppo, in una terra in cui conta essere
già “qualcuno” (e come mai si farà a priori? Si nasce già
famosi o c’è dell’altro?) ci si pone questo martellante dubbio.
La dimostrazione palese nasce dal fatto che, d’altra parte,
traspare una velata, se pur non concretamente manifesta, tendenza a
supportare più o meno sempre le stesse persone. Magari questi
fatidici personaggi, oltre ad essere talentuosi (sicuramente),
avranno forse “qualche santo in Paradiso” in più di altri?
Oppure l’enorme mole di personalità talentuose presenti nel posto
non è realmente valorizzata in toto, in maniera completamente
imparziale e spassionata
Ed a questo punto ci riconduciamo al discorso iniziale. Quanti giovani alvignanesi oggi
cercano disperatamente di farsi strada in questa società così
difficile? Sono tantissimi, e molti di loro hanno veramente
innumerevoli capacità e competenze, tanto da far invidia a gente di
gran lunga più grande di loro. Quanti giovani professionisti in ogni
settore? Sarebbe lunghissima la lista. Ma ciò che viene allora da
chiedere, in un marasma di persone così in gamba, che potrebbero dar
lustro nei secoli a questa comunità di neppur 5.000 anime, c’è
veramente chi crede in loro? C’è chi è intenzionato a investire
del tempo e del denaro per ascoltarli, metterli alla prova, lanciarli
nella società? Ci sono coscienti ambienti di ogni sorta, capaci di
mettersi in gioco pur di assecondare i talenti e i sogni di tutta
questa gioventù? Tante, troppe sono le domande che continuerebbero a
balenare nella testa. E le risposte? Il problema sono proprio quelle,
che o sono troppo poche o mancano del tutto. Dinnanzi a tale penuria,
davanti a tale “limitata” apertura mentale verso la gioventù,
verso un futuro più dinamico, dinnanzi a tutta questa società che
vuole restare indietro nonostante le proposte siano valide soluzioni,
quale futuro qui? Un coro pare sollevarsi all’unisono e rispondere
con fermezza: “E’ questa terra che non ci vuole. Speriamo però
di essere in errore”.