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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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Papa in Portogallo: “Siete la speranza di un mondo diverso”

“Permettete a me, anziano, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace”. Concludendo la Gmg dal Parque Tejo, Papa Francesco – “il più giovane tra i giovani che si trovano qui”, come l’ha definito il card. Farrell – ha confidato al milione e mezzo di giovani presenti il suo sogno di pace, e attraverso l’Angelus ha messo ancora una volta nelle mani di Maria, Regina della pace, il futuro dell’umanità.

“Tornando a casa, continuate, per favore a pregare per la pace”, l’invito al milioni e mezzo di giovani che hanno passato la notte al Parque Tejo di Lisbona, per la Veglia e la Messa, momenti culminanti di ogni Gmg: “Voi siete un segno di pace per il mondo, una testimonianza di come le nazionalità, le lingue e le storie possono unire anziché dividere. Siete la speranza di un mondo diverso. Grazie di questo. Avanti!”.

“Obrigado”. È la parola scelta, prima dell’Angelus, per riassumere i giorni della Gmg di Lisbona:

“Obrigado a te, Lisbona, che rimarrai nella memoria di questi giovani come casa di fraternità e città di sogni!”.

“Un ringraziamento speciale a chi ha vegliato sulla Gmg dall’alto, cioè ai Santi patroni dell’evento: uno su tutti, Giovanni Paolo II, che ha dato vita alle Giornate mondiali della gioventù”, l’omaggio del Papa, che ha riservato il suo “obrigado” più importante ai giovani presenti: “Dio vede tutto il bene che siete, lui solo conosce quello che ha seminato nei vostri cuori. Per favore, custoditelo con cura. Vorrei dirvi: fatene memoria, fissate nella mente i momenti più belli. Poi, quando arriverà qualche inevitabile momento di fatica e scoraggiamento, e magari la tentazione di fermarvi nel cammino o di chiudervi in voi stessi, ravvivate le esperienze e la grazia di questi giorni, perché – non dimenticatelo mai – questa è la realtà, questo siete voi: il santo Popolo di Dio che cammina nella gioia del Vangelo!”.

“Accompagniamo con il pensiero e con la preghiera coloro che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre. Nel mondo sono tante”, l’invito prima dell’Angelus: mons “Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto”, ha proseguito Francesco, inviando inoltre “un saluto ai giovani che non hanno potuto essere qui, ma hanno partecipato a iniziative organizzate nei loro Paesi dalle Conferenze episcopali e dalle diocesi; penso, ad esempio, ai fratelli e alle sorelle subsahariani riuniti a Tangeri”.

Prima del momento atteso da tutti, l’annuncio della data e del luogo della prossima Gmg, Francesco ha sorpreso ancora una volta la folla sterminata di giovani con un altro annuncio a loro destinato:

“Venite nel 2o25 a Roma per celebrare insieme il Giubileo dei giovani!”. “La prossima Giornata mondiale della Gioventù avrà luogo in Asia, nella Corea del Sud, a Seoul”,

ha rivelato subito dopo: “E così, nel 2027, dalle frontiere occidentali dell’Europa la Gmg si trasferirà nell’estremo oriente. È un bel segno dell’universalità della Chiesa e della fraternità di cui voi siete testimoni”.

“È bello quanto abbiamo sperimentato con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme e come abbiamo pregato. Ma, dopo queste giornate di grazia, ci chiediamo: cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana”, ha chiesto il Papa ai giovani nell’omelia. “Brillare, ascoltare, non temere”, la risposta. “Anche noi abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare il buio della notte, le sfide della vita, le paure che ci inquietano, l’oscurità che spesso vediamo attorno a noi”, il commento all’episodio evangelico della Trasfigurazione. “Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché lui è la luce che non si spegne anche di notte”. “Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta”, ha spiegato Francesco: “possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come lui”. “Se diventiamo egoisti, lì la luce si spegne”, il monito sempre fuori testo del Papa. “Sul monte una nube luminosa ha avvolto i discepoli: ‘questo è il mio figlio amato, ascoltatelo’. È tutto qui, tutto quello che c’è da fare nella vita sta in questa parola: ascoltare Gesù”. “Tutto il segreto è questo: ascoltare quello che Gesù mi dice”, ha sintetizzato il Papa commentando la Trasfigurazione: “Gesù rivela che Dio che è padre e ci insegna le vie dell’amore. Ascoltare Gesù: perché possiamo intraprendere cammini che sembrano d’amore, ma sono egoismi mascherati da amore”.

“State attenti alle forme di egoismo mascherate d’amore!”,

il monito. Poi le parole di speranza indirizzate a ciascuno: “A voi, giovani, che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi, giovani, che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo e lottate per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù dice: ‘Non temete!’. In un momento di silenzio ognuno ripeta a se stesso nel proprio cuore: ‘non abbiate paura’. “Carissimi giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: non temere!”, il congedo del Papa: “Ma vi dico una cosa molto più bella: Gesù stesso ora vi guarda, vi sta guardando, vi conosce, le gioie e le tristezze, i successi e i fallimenti, il cuore di ciascuno di voi E oggi vi dice, qui a Lisbona, in questa Gmg: ‘Non abbiate paura, non temete’”.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Papa Francesco: “Siete stati chiamati per nome”

“Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, superflue, surrogati che lasciano il vuoto dentro”. Non usa mezze misure, Papa Francesco, con il popolo giovane che si è dato appuntamento a Lisbona. “Non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati per nome, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni”, il saluto ai 500mila giovani che si sono radunati nel Parque Eduardo VII, per il primo abbraccio con Francesco e l’inizio ufficiale della Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona, la quarta nel pontificato di Bergoglio, la prima dopo la pandemia da Covid-19.

“Nessuno è cristiano per caso, tutti siamo stati chiamati col nostro nome”,

l’esordio di Francesco: “Al principio della trama della vita, prima dei talenti che abbiamo, delle ombre e delle ferite che portiamo dentro, siamo chiamati”, spiega il Papa: “Chiamati perché amati”. Da una parte la verità di Gesù, per cui noi siamo un volto e non un numero, dall’altra le insidie della rete: “Tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato”. Gesù no: “Lui ha fiducia in te, per lui tu conti”. Ai giovani, per antonomasia “allergici alle falsità e alle parole vuote”, Bergoglio ribadisce che

“nella Chiesa c’è posto per tutti”.

“La Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno”, il monito di Francesco: “Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore: ‘Dio ti ama, Dio ti chiama’”.

 “Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte,

perché chi domanda resta inquieto e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima”. Ne è convinto il Papa, che anche nel primo incontro della sua seconda giornata in Portogallo, rivolgendosi ai giovani dell’Università cattolica portoghese di Lisbona, ha esortato a diffidare “delle formule prefabbricate, delle risposte che sembrano a portata di mano, sfilate dalla manica come carte da gioco truccate, di quelle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla”. “Cercare e rischiare”: sono questi i verbi dei pellegrini. “Essere insoddisfatti è essere uomini”, la citazione di Pessoa: “Non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti. Essere insoddisfatti, in questo senso e nella giusta misura, è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo. Non allarmiamoci allora se ci troviamo assetati dentro, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro, com saudades do futuro! “, ha esclamato Francesco: “Non siamo malati, ma vivi!

Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano”.

“Cercate e rischiate”, il doppio imperativo per i giovani: “In questo frangente storico le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi, ma abbracciamo il rischio di pensare che

non siamo in un’agonia, bensì in un parto;

non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Siate protagonisti di una nuova coreografia che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita. Se i semi preservassero sé stessi, sprecherebbero completamente la loro potenza generativa e ci condannerebbero alla fame; se gli inverni preservassero sé stessi, non ci sarebbe la meraviglia della primavera.

Abbiate il coraggio di sostituire le paure coi sogni: non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!”.

“Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza”. È il sogno dell’anziano Papa per i giovani universitari. Prendersi cura della casa comune vuol dire non accontentarsi “di semplici misure palliative o di timidi e ambigui compromessi”: “le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro, in nome del progresso si è fatto strada troppo regresso”. “Voi siete la generazione che può vincere questa sfida”, l’incoraggiamento di Francesco: “avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali.

Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale.

Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme”. “Una vita senza crisi è una vita asettica, è come l’acqua distillata: non ha nessun sapore, non sa di niente, non serve a niente”, le parole rivolte a braccio ai giovani di Scholas occurrentes, incontrati nella loro sede di Cascais ed esortati a “sporarsi le mani”. “Dio ci chiama proprio nelle nostre paure, nelle nostre chiusure e solitudini”, il messaggio rassicurante dal Parque Eduardo VII: Dio 

“non chiama quelli che si sentono capaci, ma rende capaci quelli che chiama”.

 

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)