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Marcianise. PUC a rischio, si riparte da zero nella discussione.

Lo scorso 29 dicembre, dopo anni di attese, finalmente vide la luce il Piano Urbanistico Comunale, l’amministrazione Trombetta, fiera di quell’atto, ne vantò pienamente i meriti, anche se fu solo l’atto finale di un percorso che veniva da molto lontano ed in gran parte plasmato dalla giunta Velardi. Comunque sia, un gran passo avanti per la città, che attendeva il PUC da moltissimi anni. Ora però a fronte dei meriti più o meno reali di questa amministrazione, viene fuori il demerito di una macchina comunale, che ha commesso gravi errori nell’approvazione del piano. Emerge infatti, un grave errore nella parte indicata come “Norme tecniche di attuazione” in soldoni, non sono state inserite le osservazioni che sono state poste al piano. Secondo quanto fatto emergere dal Consigliere Alberto Abbate, il Piano Urbanisti, dovrà passare di nuovo attraverso la discussione in Consiglio Comunale, ovviamente con date ancora da divenire. L’errore, che pregiudicherebbe l’attuazione del PUC sarebbe sicuramente formale, ma di fatto stando al consigliere Abbate occorrerà una nuova discussione, che dilazionerebbe di tanto i tempi di attuazione definitiva, ponendo un freno alle esigenze della città. L’assessore Farro, ammettendo gli errori, promette di sanare la questione in tempi brevi, (ovviamente i tempi brevi sono quelli della burocrazia n.d.r.). Come cittadini non si può far altro, che attendere la programmazione e la definitiva approvazione delle correzioni occorrenti, per dare nuovo slancio alla città di Marcianise.

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Povertà educativa: 50 milioni di euro per 15 aree strategiche in zone a rischio. Rossi-Doria: “Applicazione innovativa del principio di sussidiarietà”

Prende il via l’iniziativa promossa dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che destinerà 50 milioni di euro per creare e sostenere le prime 15 aree socioeducative strategiche nelle zone d’Italia a più alta vulnerabilità sociale, con l’obiettivo di creare un modello replicabile, con azioni di sistema possibili grazie all’alleanza virtuosa tra pubblico, privato e privato-sociale. “L’impegno è far sì che gli interventi promossi a seguito di questo bando diventino delle esperienze stabili all’interno del sistema pubblico, veri e propri modelli a cui far riferimento per le azioni volte al contrasto della povertà educativa, sociale e relazionale di bambini e bambine nei territori più a rischio”., ha detto, nei giorni scorsi, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, che ha presieduto la riunione del Comitato di Indirizzo strategico del Fondo, insediato alla Presidenza del Consiglio. Si lavorerà per la realizzazione di centri territoriali rivolti ai bambini di età compresa tra 3 e 14 anni e alle loro famiglie per il supporto e il sostegno socioeducativo extrascolastico. Per dare ai bambini anche l’accesso a opportunità culturali, artistiche e sportive. Interventi a sostegno dei genitori particolarmente fragili, favorire il protagonismo giovanile attraverso la realizzazione di spazi di aggregazione e l’educativa di strada. Contribuire a una progettazione integrata per favorire il reinserimento sociale e dare la possibilità di creare servizi di ascolto psico-pedagogici rivolti a preadolescenti e adolescenti, da realizzare nelle scuole, biblioteche, presso centri sportivi o parrocchiali. Iniziative di rigenerazione urbana con finalità di progettare e costruire nuovi spazi di convivenza. “Le regioni interessate all’iniziativa saranno Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna. Ciascuna realtà avrà a disposizione una somma pari a 3,3 milioni di euro per progetti che avranno una durata triennale”, ha annunciato Bellucci. A diffondere il bando a evidenza pubblica sarà l’impresa sociale Con i Bambini, soggetto attuatore del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Ci parla del progetto Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini.

(Foto: “Con i Bambini”)

Quali sono le specificità di questo progetto?

L’iniziativa promossa dal Fondo per il contrasto della povertà educativa rappresenta, innanzitutto, un’applicazione innovativa del principio di sussidiarietà. Governo, fondazioni, Terzo Settore, civismo educativo, comuni, regioni, scuole si alleano e si mobilitano a favore di tanti bambini e bambine, adolescenti, giovani e famiglie che vivono in aree di inaccettabile esclusione e disagio. Per la prima volta le comunità educanti saranno coinvolte nella sperimentazione di aree di educazione che tutti riconosciamo essere prioritaria. Ed è la prima volta che è esplicitata una forte sinergia con i comuni, in una partita molto simile a quella del bando che è stato emanato il 21 marzo dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (DesTEENazione – Desideri in azione, ndr) per implementare i servizi in particolare per l’adolescenza. C’è una consonanza e c’è una spinta da parte del ministero a favorire una forte presenza del comune che fa parte della regia territoriale insieme agli enti del Terzo Settore: in ogni territorio che poi sarà scelto ci sarà una sorta di diarchia che governerà il processo di attivazione e questo rafforzerà il legame tra azione del Terzo Settore e azione istituzionale.

Ci sono altri elementi di novità?

Un’altra novità – anche se non è assoluta, già è stato così per alcune iniziative, per esempio i minori afghani, per le aree terremotate del Centro Italia oppure per le aree alluvionate della Romagna – sta nel fatto che, sulla base di parametri che ci vengono da una serie di fonti, abbiamo individuato a monte le aree a cui è riservata la possibilità di accedere all’avviso pubblico. Anche a livello europeo si discute del superamento dei bandi sulla base del principio di concorde adesione: individui un problema, l’area dove si condensa questo problema e chiami a raccolta tutti quelli che lavorano in quell’area, o altri che si propongono di farlo conoscendo le modalità di intervento in aree di questo tipo. In pratica, non metti in concorrenza tra di loro le persone di quell’area ma al contrario le inviti a riunirsi con la garanzia del comune e della regia tra Terzo Settore e comune. Sarebbe paradossale – sapendo sulla base di dati riconosciuti che si tratta di un’area di straordinaria difficoltà, dove insistono povertà di vario tipo, esclusioni multidimensionali, criminalità organizzata – mettere le forze presenti sul territorio a concorrere le une contro le altre. Noi favoriremo un processo di coalizione, di alleanza all’interno delle aree individuate. Bisogna, quindi, individuare un partner che sia capofila credibile, avendo la capacità di garantire un partenariato, mediazione, leadership, i rapporti istituzionali con il comune. Questo sarà un lavoro impegnativo, ma porterà come risultato che in quell’area saranno tutti mobilitati: dalla stazione dei carabinieri al comune stesso, a tutte le agenzie, alle parrocchie, ai centri sportivi;

la coalizione si farà comunità educativa a tutto tondo, a 360°.

Secondo le teorie dell’empowerment, il quartiere tutto si attiverà spinto da questo finanziamento straordinario per operare non per pochi mesi ma almeno per 3 anni, forse anche di più e con una prospettiva, essendo state attivate le regioni, che poi si possa stabilizzare questo intervento e quindi che il modello possa continuare anche oltre il tempo già significativo della sperimentazione.

Come valuterete l’impatto del progetto? E poi come si procederà?

Con i Bambini dalla sua origine, nel 2016 – ma in Italia continua ad essere un’innovazione – coinvolge un ente valutatore che partecipa a tutte le fasi di allestimento del cantiere socioeducativo, ma al contempo è un ente terzo che raccoglie la documentazione, fa il monitoraggio e poi procede – nella propria indipendenza – alla valutazione di impatto per capire quali sono veramente risultati del progetto. Anche per individuare gli enti valutatori ci sarà un bando. Poi pubblicheremo l’avviso pubblico rivolto ai territori che si dovranno candidare e questo ci consentirà di poter valutare la progettazione molto dettagliata e minuziosa che presenteranno i partecipanti all’avviso e anche di integrarla, intervenendo non in negativo e in modo escludente ma in positivo e in maniera arricchente. Questa è una metodologia anch’essa che noi abbiamo adottato e ci consente di avere un approccio antiburocratico. Poi i progetti dovranno essere approvati dal Consiglio di amministrazione di Con i Bambini. Le iniziative dovranno essere promosse da partenariati composti da organizzazioni di Terzo Settore insieme con gli Ambiti territoriali sociali e in alleanza con le autonomie scolastiche, altri enti pubblici e privati capaci di integrarsi con il sistema locale dei servizi sociali, ottimizzando tutti i fondi già impegnati ed evitando sovrapposizioni e sprechi. Contemporaneamente l’ente valutatore raccoglie i dati già dall’avvio di tutto il processo e per cui sapremo cosa è successo alla gente di quel quartiere grazie al progetto.

Le aree di intervento sono già state individuate?

No, ma abbiamo individuato le 11 regioni con il maggior numero di aree che hanno le caratteristiche di rischio, benché tutta l’Italia ne abbia, per ora abbiamo i primi 50 milioni, con i quali faremo un intervento intensivo in alcune aree. Poi nessuno esclude di poter fare una seconda tranche del progetto. La scelta delle aree, comunque, sarà effettuata dal Comitato di Indirizzo strategico del Fondo, sulla base del documento tecnico recante indirizzi per la realizzazione di interventi a contrasto della povertà educativa, sociale e relazionale di bambini e bambine nei territori caratterizzati da maggiore vulnerabilità e su proposta del soggetto attuatore Con i Bambini, tenendo conto dei dati sulla povertà economica ed educativa, nonché delle indicazioni acquisite presso regioni e comuni per il tramite della Rete della protezione e dell’inclusione sociale. All’inizio del 2025 ci sarà la definizione puntuale delle aree. Un altro lavoro da organizzare è una regia nazionale molto ben integrata e la co-costruzione territorio per territorio delle regie di quartiere. Certamente, non saranno erogati contributi a pioggia.

Che tipo di interventi sono previsti?

Metteremo a punto pratiche che conosciamo, di cui sappiamo i punti di forza e le debolezze. Gli interventi continuativi e in futuro sostenibili e replicabili altrove che saranno sostenuti hanno come obiettivi il potenziamento delle cure genitoriali e del saper educare da parte dei genitori, dei nuclei familiari e della intera comunità adulta. Un impegno che prosegue con il sostegno educativo durante i primi anni di vita, da zero a sei anni, e l’azione intensiva per assicurare l’apprendimento in alleanza con scuola e formazione professionale, ma anche l’allestimento di luoghi di qualità dedicati a iniziative di aggregazione, di ascolto e sostegno socioeducativo, di promozione dello sport e della cultura, con una forte attenzione ai temi della prevenzione e del contrasto delle dipendenze, della violenza e della criminalità. È un impegno straordinario che dovrà coinvolgere le esperienze più mature di “comunità educanti” italiane per gemmarne di nuove.

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Allergene uovo non dichiarato in etichetta in un lotto di noodles istantanei. “Rischio grave per gli allergici”

Continuano i richiami segnalati dal Ministero della Salute per allergene non dichiarato in etichetta. Ieri 2 aprile 2024, il Ministero della Salute ha segnalato, nella pagina dedicata alle allerte alimentari nella sezione “Avvisi di sicurezza”, che il richiamo da parte dell’operatore di un lotto di tagliatelle al manzo con cavolo sottaceto Laotan a marchio Maestro Kong provenienti dalla Cina è dovuto all’allergene uovo non dichiarato in etichetta. Nello specifico il Dicastero ha segnalato il richiamo precauzionale da parte dell’operatore del prodotto venduto in confezioni da 117 grammi con il numero di lotto 231012 120917 e il termine minimo di conservazione dell’11/04/2024. L’avviso di richiamo diffuso dal Ministero non specifica l’azienda produttrice, né lo stabilimento di produzione: la confezione è in caratteri cinesi con etichettatura adesiva in italiano sul retro. I noodles richiamati sono commercializzati in Italia dall’azienda CM Foodmarket Srl con sede a Milano in via Cesare Lombroso n° 54. I clienti allergici a rischio, evidenzia Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”. sono invitati a riportare i prodotti in questione presso il punto vendita più vicino, dove verranno interamente rimborsati. Il prodotto potrebbe infatti scatenare allergie nei consumatori per la presenza accidentale di tracce indesiderate di questo componente nel prodotto messo in vendita. Mentre non ci sono problemi per tutte le altre persone che possono consumare senza problemi il prodotto. I noodles istantanei sono sicuri per tutti gli altri consumatori.

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Allarme di Chigi: “Rischio brigatisti nelle università”. PRO-GAZA – “Pericolosi: così si torna agli anni di piombo” DI GIACOMO SALVINI 24 MARZO 2024






 

Allarme di Chigi: “Rischio brigatisti nelle università”. PRO-GAZA – “Pericolosi: così si torna agli anni di piombo”

DI GIACOMO SALVINI
24 MARZO 2024

I movimenti studenteschi che protestano contro la guerra in Israele hanno legami con gli ex brigatisti rossi. E per di più si rischia di tornare alla violenza del terrorismo rosso (non quello nero, di matrice fascista) degli anni ‘70 e ‘80. Sono queste le tesi allarmanti sostenute in un documento riservato che l’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia ha inviato martedì sera ai vertici e dirigenti del partito per dare la linea sulle proteste nel mondo studentesco contro la guerra nella Striscia di Gaza.

Una “nota informativa” scritta dall’Ufficio studi di Fratelli d’Italia guidato dal deputato Francesco Filini (braccio destro del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari) di concerto con Palazzo Chigi che, come viene specificato, dovrebbe essere “a uso interno e non adatto alla diffusione”. Il documento è di cinque pagine e già dal titolo – “L’ondata di violenza nelle università” – si intuisce l’obiettivo di Palazzo Chigi: enfatizzare le proteste violente degli studenti paragonandole a quella degli Anni di piombo.

La nota, che Il Fatto pubblica in anteprima, parte dagli esempi delle ultime manifestazioni che hanno impedito al giornalista David Parenzo e al direttore di Repubblica Maurizio Molinari di partecipare a incontri nelle università, per poi elencare tutti gli episodi di “intolleranza dei gruppi universitari afferenti alla sinistra” degli ultimi anni. Poi però nella nota informativa si sostiene una tesi allarmante con questo titolo: “Le sospette infiltrazioni delle ex Brigate Rosse nelle Università”. Palazzo Chigi sostiene che ci siano dei legami tra gli ex esponenti delle Brigate Rosse e gli studenti che manifestano negli atenei. Per corroborare questa tesi vengono utilizzate tre fonti: un articolo del Giornale del 19 marzo secondo cui il movimento studentesco Cambiare Rotta avrebbe scelto come “testimonial” per la campagna di tesseramento 2024 “l’ex brigatista rosso Francesco Piccioni, fondatore della colonna romana delle BR e membro della direzione strategica con Curcio, Franceschini e Moretti”. Inoltre, viene citato una informativa della Digos in cui si segnala una “pericolosa e crescente saldatura tra vecchie Brigate Rosse e nuovi movimenti di lotta pro-Palestina” con “conferme” anche nella relazione dell’intelligence presentata a fine febbraio. Tre ipotesi che secondo Fratelli d’Italia porterebbero a una tesi precisa: “Gli ex brigatisti rossi sarebbero tornati e potrebbero condizionare, anche solo ideologicamente, le azioni, i raid e le spedizioni contro le Istituzioni, mosse da centri sociali e collettivi studenteschi”.

Il resto del documento invece si sofferma sul paragone con gli Anni di piombo: il terrorismo nero non viene mai citato mentre si parla di “condanne deboli” da parte della sinistra. Prima si spiega che il periodo storico è “sicuramente diverso e non paragonabile” con gli anni ‘70 e ‘80, ma subito dopo Palazzo Chigi lancia l’allarme: “Fin troppo spesso questo atteggiamento è stato tollerato da alcune parti politiche, che hanno minimizzato queste aggressioni, soprattutto quando a farne le spese sono stati gli studenti di destra – è l’accusa – Purtroppo, però, come dimostra la storia degli anni ‘70 e ‘80 un atteggiamento troppo lassista, alla lunga, si rivela estremamente pericoloso”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Pensioni a rischio, insorge Cavallaro (Cisal): ‘Giovani penalizzati da sistema attuale, serve riforma ampia’

La Cisal continua a perseguire un disegno di riforma previdenziale più ampio che, con misure strutturali, consenta di guardare al futuro pensionistico con una tranquillità che oggi obiettivamente è preclusa, soprattutto a giovani e donne.

Noi chiediamo una revisione delle regole generali delle leggi Dini/Fornero nonché ai criteri di calcolo degli assegni pensionistici ed, in modo particolare, al sistema delle soglie minime.

Il quadro normativo attuale si mostra inadeguato e ingiustamente punitivo: la tenuta del sistema implica un blocco del ricambio generazionale. Secondo le ultime proiezioni, infatti,  in Italia chi comincia a lavorare oggi andrà in pensione oltre i 70 anni.

Contratti a termine e discontinuità lavorativa, associata a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali, non aiutano. E con salari bassi e discontinui le pensioni future, se non si interviene, saranno letteralmente da fame”.

Lo riferisce in una nota il Segretario Generale della Cisal e consigliere Cnel, Francesco Cavallaro.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

“Rischio scossa”, Carrefour richiama presa di corrente con interruttore per problemi di sicurezza

Se siete in possesso di una presa di corrente Grundig a 3 vie con interruttore, con il codice a barre 8711292 20317 9, controllate immediatamente di quale modello si tratta, perché potrebbe essere pericoloso: quando il caricatore è collegato al cavo di alimentazione e viene inserito nella presa, i connettori elettrici si trovano sotto tensione, provocando un potenziale rischio di folgorazione. Il richiamo pubblicato da Carrefour è stato emesso in seguito a un’indagine che ha rivelato un problema di sicurezza legato al cavo troppo sottile, che potrebbe causare surriscaldamento in caso di sovraccarico. La società A.I.&E. ha rilevato che il cavo della presa di corrente a 3 vie con interruttore della marca Grundig è troppo sottile. Questo significa che in caso di sovraccarico, potrebbe verificarsi un surriscaldamento del cavo, con conseguenze potenzialmente pericolose per la sicurezza degli utenti, in quanto si tratta di un accessorio che potrebbe essere utilizzato in casa, compresa la cucina, e quindi avere un impatto sulla vita quotidiana della famiglia. Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti” raccomanda i possessori di questa presa di corrente Grundig a 3 vie a cessarne immediatamente l’uso e restituire l’articolo al negozio presso il quale è stato acquistato. Carrefour si impegna a rimborsare gli acquirenti per l’articolo restituito. Per ottenere ulteriori informazioni o chiarimenti riguardo a questo problema di sicurezza sulla presa di corrente Grundig, è possibile contattare il numero di telefono 0031-40 25011 11.

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Sanità. Al Ssn servono 15 miliardi in più. Carenza di personale, equità a rischio, famiglie sempre più povere

Quindici miliardi di euro in più. È quanto servirebbe al nostro Servizio sanitario nazionale per non perdere ulteriore terreno rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea, anche se questa cifra non sarebbe sufficiente per colmare il gap. Il livello della spesa sanitaria italiana è infatti distante dalla media Ue del 32%. Lo rivela il 19° Rapporto Sanità del Crea (Centro ricerca economica applicata alla sanità), intitolato Il futuro (incerto) del Ssn, fra compatibilità macro-economiche e urgenze di riprogrammazione, presentato il 24 gennaio a Roma, nella sede del Cnel.

Pil e spesa sanitaria. Nel 2023 la nostra spesa pubblica per la sanità è stata il 6,7% del Pil e le previsioni la danno in discesa nei prossimi anni. La sanità “si comporta come un bene di lusso e quindi la sua quota sui consumi delle famiglie aumenta al crescere del reddito disponibile”, si legge nel Rapporto. Sulla base di questa relazione, considerando il Pil “netto” (degli interessi), il punto di “neutralità” per la spesa sanitaria si può stimare intorno ai 3.150 euro pro-capite, cioè il +8,2% in più di quella attuale; in termini di incidenza sul Pil, tale livello di spesa risulterebbe pari al 10,0% (contro l’11,5% medio dei Paesi Ue originari) e, quindi, “assumendo (cosa discutibile) che la spesa sanitaria privata sia una variabile indipendente e rimanga pari ai livelli sul Pil attuali, ovvero che non si riduca al crescere di quella pubblica”, secondo i curatori del Rapporto Crea,

“la spesa sanitaria pubblica dovrebbe aumentare sino a raggiungere il 7,2% del Pil”.

Out of pocket. Dal Rapporto emerge inoltre che la spesa sanitaria privata (out of pocket) nel 2022 ha raggiunto 40,1 miliardi di euro, in crescita dello 0,6% medio annuo nell’ultimo quinquennio, con un incremento nell’ultimo anno di circa il 5%.  Trentino-Alto Adige (21,0%) e Lombardia (19,7%) sono le Regioni con la quota più alta di spesa privata intermediata. La Sicilia, quella con la quota minore (1,0%). Il 75,9% delle famiglie italiane sostiene spese per consumi sanitari: la quota è aumentata dell’1,7% nell’ultimo anno. Tra le famiglie più abbienti, quelle che ricorrono a spese sanitarie private, superano l’80%; tra quelle meno abbienti non si raggiunge il 60%.

Equità e disagio economico. Ma i “consumi sanitari” fanno aumentare il disagio economico delle famiglie (somma dell’impoverimento dovuto alle spese sanitarie e delle “rinunce” a curarsi per motivi economici). Nel 2021

il disagio economico affligge il 6,1% dei nuclei (1,58 milioni di famiglie): +0,9 punti percentuali rispetto al 2020 e +1,5 rispetto al 2019.

L’incidenza è superiore (e in crescita di 0,1%) nel Sud (8,2%); segue il Nord-Ovest con il 5,9% delle famiglie; il Centro (5,0%) e il Nord-Est con il 4,0%.

I casi di disagio economico sono più frequenti (18,1%) tra le famiglie del 20% più “povero” della popolazione, e meno in quelle più ricche (1,6%). Definendo “catastrofiche” le spese sanitarie che superano il 40% della “Capacity To Pay” dei nuclei familiari (a sua volta pari ai consumi totali della famiglia al netto delle spese di sussistenza), si registra un aumento dei casi che interessa il 2,8% delle famiglie residenti (731.489 nuclei), 0,4% rispetto al 2019. Il Mezzogiorno continua a essere il più colpito con il 4,7% delle famiglie; segue il Nord-Est con il 2,4%; il Nord-Ovest con l’1,9%  e il Centro con l’1,5%. I casi sono più frequenti nei nuclei meno abbienti (13,5%), mentre si fermano all’1,8% in quelli più abbienti. Più esposte al rischio di spese “catastrofiche” le famiglie degli over 75 (soli o in coppia) e le coppie con tre o più figli minori: queste ultime, in particolare, a causa delle cure odontoiatriche.

Personale. Tra il 2003 e il 2021, il numero di medici per 1.000 abitanti over 75 è passato da 42,3 a 34,6 (corrispondente a un gap di 54.018 unità), e il numero di infermieri da 61,0 a 52,3 (corrispondente ad un gap di 60.950 unità). I professionisti escono dal sistema soprattutto per andare all’estero o in pensione, mentre le possibilità di ricambio sono condizionate dal numero di posti messi a bando negli atenei.

Medici. Per i medici il Rapporto presenta una survey originale realizzata in collaborazione con la Fnomceo, da cui emerge che la professione ha una forte carica vocazionale, “appesantita” però dalla percezione di lavorare in un contesto non favorevole: oltre il 40% non è soddisfatto della propria situazione professionale. Pesa lo stress legato alla carenza di organico. Le aspettative vanno verso una richiesta di aumento della retribuzione del 20-40 %.

Infermieri. Il Crea segnala inoltre una mancanza di attrazione della professione infermieristica. Agli oltre 60mila infermieri che già mancano, se ne aggiungeranno circa 100mila, portati fuori dal sistema dei pensionamenti nel giro di dieci anni. Senza contare le “fughe” all’estero per ottenere condizioni economiche e lavorative migliori.

Proposte per l’adeguamento del Ssn. Il Ssn, nato nel 1978, deve superare un approccio concentrato sulla mera organizzazione dell’offerta clinica, mirando piuttosto a ripensarla in termini di integrazione con la presa in carico dei nuovi bisogni sociali. E’ la prima delle proposte del Crea per un adeguamento del Ssn alle nuove esigenze della società italiana. Occorre inoltre “potenziare i processi di comunicazione e collaborazione all’interno del Ssn a partire dalla prevenzione” per “una convinta adesione della popolazione” a “stili di vita salutari”. Per il Crea, “una vision” lungimirante deve iniziare ad occuparsi anche dei “futuri cronici” (non solo anziani), ripensando le modalità della medicina e adattandola ai bisogni e ai comportamenti dei millenials. E ancora: “evitare l’aumento dell’iniquità e la crescita dei casi di impoverimento e rinuncia alle cure per le famiglie meno abbienti”, tra le cui cause rientra anche “la totale non integrazione del circuito privato con quello pubblico”. Occorre inoltre rivedere i criteri di Riparto del fondo sanitario. Infine le risorse umane, l’aspetto più critico: per i medici, si tratta di “un tema di incentivi per la copertura delle posizioni meno appetite e non è più procrastinabile l’adeguamento delle retribuzioni”; retribuzioni da adeguare anche per gli infermieri.

 

 

 

 

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Sparanise (CE) – Polizia Locale e Protezione Civile presentano il progetto “Io non rischio” presso le Scuole Medie

In occasione della settimana della Protezione Civile promossa dal Dipartimento della Protezione Civile, lo scorso 17 ottobre si è tenuto un incontro presso la Scuola Media di Sparanise che ha avuto come obiettivo la divulgazione delle pratiche di Protezione Civile e le informazioni riguardanti i comportamenti da tenere in caso di emergenza. Il personale del Comando di Polizia Locale, i volontari della Protezione Civile e del Servizio Civile del Comune di Sparanise sono stati ospiti dell’Istituto Comprensivo “Saverio Solimene” di Sparanise ove si è provveduto alla distribuzione del fumetto “L’attimo decisivo” ideato dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale come declinazione della campagna nazionale “Io non rischio” per sensibilizzare i ragazzi e le ragazze delle Scuole Secondarie di Primo Grado sul tema della Protezione Civile e che mira ad accrescere la consapevolezza sui rischi cui siamo tutti esposti.
Gli studenti hanno seguito con curiosità le tematiche trattate, guidati anche da una coinvolgente presentazione multimediale creata delle Volontarie del Servizio Civile ed hanno ascoltato con interesse le informazioni diffuse dal Comandante della Polizia Locale Magg. Giovanni Fusco e dall’Assistente Capo Salvatore De Simone riguardanti il Piano di Emergenza comunale di Protezione Civile e le attività svolte in concreto dal Comune in caso di emergenza o allerta. “L’auspicio (dichiarano i relatori) è che grazie a questi progetti si diffonda sempre più la cultura della prevenzione e la conoscenza delle più elementari norme di comportamento da attuare in caso di emergenza”.
L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto Comprensivo “Saverio Solimene” nella persona del Preside Cassio Izzo coadiuvato dai Professori Anna Gravante e Franco Ranucci ed accolta con piacere dal Comune di Sparanise. Proprio grazie alla collaborazione tra la Scuola ed il vicino Comando di Polizia Locale a breve si terranno corsi di educazione stradale e di educazione ambientale a cura degli Agenti di Polizia Locale di Sparanise ed una esercitazione pratica di Protezione Civile con la simulazione di una situazione di emergenza derivante da una scossa di terremoto con conseguente evacuazione degli studenti con il coinvolgimento del personale Docente, del personale Amministrativo e dei volontari di Protezione Civile.

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Casapulla. ‘Io non rischio’: Protezione civile in piazza nella giornata dedicata alle ‘buone pratiche’

‘Io non rischio’: è questo il nome della campagna organizzata dalla Protezione Civile Nazionale dedicata alle buone pratiche di prevenzione dei principali rischi naturali, che si terrà in contemporanea in 110 piazze della Regione Campania.

Anche il Comune di Casapulla, diretto dal sindaco Renzo Lillo, e il suo gruppo di volontari hanno aderito all’iniziativa.

 

L’appuntamento è fissato per sabato 14 ottobre dalle ore 15,30 alle ore 23,30 in Piazza San Roberto Bellarmino, in contemporanea all’evento ‘Casapulla in Folk’ organizzato dall’associazione ‘Il Girasole’.

Sull’argomento è intervenuta l’assessore delegata alla Protezione Civile Santina Santorelli: «L’iniziativa ‘Io non rischio’ si svilupperà in Piazza San Roberto Bellarmino, in contemporanea all’evento organizzato dall’associazione ‘Il Girasole’.

Questa scelta non è per nulla casuale. Infatti, stando alle indicazioni giunte dai vertici della Protezione Civile Nazionale, per una maggiore riuscita del progetto e per raggiungere il più alto numero di persone, è consigliabile svolgere la giornata di diffusione delle buone pratiche di prevenzione dei principali rischi naturali dove c’è una adunanza di gente.

‘Io non rischio’ è un progetto importante, soprattutto oggi che si registrano sempre più calamità naturali; è fondamentale per tutti noi sapere l’atteggiamento da adottare in caso di pericolo.

Un particolare ringraziamento va ai volontari del Nucleo di Protezione Civile di Casapulla sempre in prima linea al fianco dei cittadini».

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“Rischio cadmio” richiamato Riso Carnaroli. Coinvolti i supermercati Lidl

Dopo che a giugno 2023 l’Ente Risi ha lanciato l’allarme cadmio nel riso, un famoso marchio finisce nell’elenco dei richiami effettuati dal Ministero della Salute. Sul portale del dicastero, dedicato agli avvisi dei prodotti non conformi, a tutela della salute dei consumatori, è stato pubblicato l’avviso che riguarda il “Riso Carnaroli” a marchio “Carosio” e commercializzato dai supermercati “Lidl Italia S.r.l.”. I motivi del richiamo sono legati alla possibile presenza di metalli pesanti, in particolare si tratta del cadmio. È uno il lotto interessato dalla misura con TMC dell’ 11/02/2025 e prodotto dalla “Curti S.r.l” nello stabilimento che ha sede a Valle Lomellina in provincia di Pavia, in viale Stazione n. 113. Nello specifico sono confezioni da 1 Kg, codice a barre del prodotto: 20505318. Il richiamo è stato pubblicato sul sito del ministero della Salute in data 6 ottobre 2023. Prodotto non idoneo al consumo, per cui a scopo precauzionale, Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda di non consumare il riso con il numero di lotto e denominazione indicato e restituirlo al punto vendita d’acquisto o al Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della ASL locale. L’Ente Risi ufficializza il problema del raccolto 2022 con gli effetti del cambiamento climatico. E’ evidente che «Le condizioni di forte siccità verificatesi nel 2022 evidenziano come l’accumulo del cadmio nel riso è strettamente connesso alle condizioni di gestione dell’acqua».« In un’annata in cui è stato difficile mantenere la sommersione continua della risaia, anche nelle fasi di fioritura e maturazione del riso, vi sono valori di cadmio in granella più elevati rispetto ad annate di piena disponibilità della risorsa idrica».

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La globalizzazione: un bene o un rischio? La risposta di Boutros-Ghali

Il termine “globalizzazione” è stato utilizzato per la prima volta negli anni Ottanta, ma negli ultimi anni lo sentiamo continuamente nelle conversazioni quotidiane, a volte anche a sproposito, senza conoscerne le radici. Basti pensare a frasi come “La fame nel mondo è colpa della globalizzazione!” oppure “Solo le grandi imprese possono competere nel mercato globale”. Eppure, nel momento in cui acquistiamo un capo firmato o ci dissetiamo con una bevanda statunitense, ci sentiamo in qualche modo parte del mondo, in un certo senso “meno soli”. Ma la globalizzazione è solo questo? Perché oggi se ne parla così tanto nonostante siano secoli che esistono legami di natura economica e finanziaria tra le diverse aree del pianeta? Con un primo sguardo d’insieme, possiamo affermare che, negli ultimi anni, questi legami hanno assunto un’eccezionale intensità: ogni Paese, per essere al passo socialmente, ha bisogno di interagire con tutte le economie del mondo. In conseguenza di ciò, viviamo in un sistema dove domina la mondializzazione dei capitali, dei mercati e delle imprese. La ricchezza mondiale (risorse, mezzi di produzione e così via) è concentrata nelle mani di poche imprese, chiamate “multinazionali” in quanto operano in tutto il mondo. Le multinazionali hanno raggiunto in pochi anni un elevatissimo livello tecnologico, soprattutto in campo informatico, ed esercitano enormi pressioni anche a livello politico, tanto da essere in grado di condizionare i governi dei Paesi più poveri (e non solo di quelli). Poiché il mondo dev’essere un unico mercato, è necessaria un’assoluta libertà nella circolazione di merci, servizi, persone e capitali; libertà che è strettamente legata alla “deregulation” (letteralmente “deregolamentazione”), processo grazie al quale gli Stati possono sospendere i controlli sul mercato. Di conseguenza, tutto il potere appartiene al mercato stesso, senza la necessità dell’intervento statale. Tutto ciò porta così alla formazione di un mercato finanziario globale: la caratteristica più sconvolgente è che questo mercato produce solo il 3% del valore degli scambi internazionali e realizza il restante 97% grazie a operazioni finanziarie prettamente speculative, come ad esempio la compravendita di azioni, le obbligazioni e i titoli di stato. Un dato negativo emerge però dal confronto tra la produttività dei Paesi più ricchi e quelli più poveri: la globalizzazione accentua infatti questo divario. E non solo, si è creata un’esasperata competitività tra i Paesi più poveri, che sono costretti ad abbassare continuamente i costi, per attirare gli investimenti delle multinazionali. Protagonisti di questo processo sono in particolare i Paesi del Terzo Mondo, che aumentano la loro “competitività” con un drammatico “dumping” sociale: con questa espressione si intende l’escamotage sleale di cui si servono le imprese che spostano le proprie attività produttive in quei Paesi con una legislazione meno stringente (se non nulla) in termini di sicurezza e protezione sociale, di orario di lavoro e di salario giornaliero. In questo modo peggiorano le condizioni di vita della popolazione sia diminuendo i salari sia tagliando i già scarsissimi servizi sociali. Il tema del valore dell’essere umano in questo mercato colossale viene affrontato da Boutros Boutros Ghali, Segretario generale dell’ONU dal 1992 al 1996, con un discorso tenuto a Roma l’8 gennaio 1996: secondo il diplomatico egiziano, occorre concentrarsi anzitutto sul concetto di “società globale” fondato sulla democrazia, che metta quindi al centro l’essere umano in quanto parte della collettività. Uno fra i rischi citati è quello dell’emarginazione di alcuni Paesi e, quindi, di determinate popolazioni, in ragione del fatto che non possono produrre, né mantenere i ritmi produttivi, quanto una superpotenza. In tal caso, la globalizzazione non diventa uno strumento di unione come dovrebbe, bensì di divisione tra Paesi sempre più ricchi e Paesi sempre più poveri; fattore che aumenterebbe persino le possibilità che si verifichino comportamenti xenofobi. Ghali preferisce dunque anteporre la democratizzazione alla globalizzazione, in cui possano svolgere un ruolo decisivo non solo la politica e l’economia, ma nella stessa misura anche i media, la società civile, le imprese private e i comuni.

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Scuole, anno iniziato, ‘tuona Colombo, garante dei disabili: ‘Rischio discriminazione per gli alunni con disabilità’

Siamo all’inizio di un nuovo anno scolastico: mercoledì 13 settembre gli studenti della Campania sono tornati sui banchi. L’auspicio è che anche i circa 30mila alunni con disabilità possano iniziare le lezioni in condizioni di parità
con i loro coetanei. Senza ritardi e senza incertezze.

Non sappiamo che cosa accadrà. Ma la nostra esperienza negli anni passati e le prime segnalazioni ricevute a fine luglio ci fanno temere che, ancora una volta, molte alunne e molti alunni con disabilità si troveranno in una
condizione di svantaggio e discriminazione rispetto ai loro compagni“, dichiara l’avvocato Paolo Colombo, Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Campania.

Una delle principali difficoltà (con cui le famiglie devono fare i conti ogni anno) è il ritardo nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno, che spesso avviene ad anno scolastico già iniziato e con supplenze temporanee, a causa della mancanza di figure qualificate.

Durante l’anno scolastico 2021/2022, ad esempio, erano oltre 70mila i supplenti senza specializzazione a livello nazionale. Quello che succede in alcuni casi è che a un solo insegnante di sostegno vengono assegnati due o più alunni con disabilità.

Anche per quanto riguarda l’assistenza educativa può succedere che l’assistente (figura fondamentale per garantire la frequenza scolastica degli alunni con disabilità) venga assegnato in ritardo, con un numero di ore insufficiente
rispetto a quelle stabilite nel Pei o che debba farsi carico di più alunni all’interno dello stesso plesso.

La carenza di queste figure professionali fa crescere il rischio che gli alunni con disabilità vengano portati fuori dalle loro classi per ‘facilitare’ la loro gestione da parte del personale dedicato.

Queste situazioni non rappresentano semplicemente un disagio: si tratta di situazioni che espongono bambini e
ragazzi con disabilità a una discriminazione, che può essere sanzionata ai sensi della legge 67/2006, che vieta ogni forma di discriminazione basata sulla disabilità.

Occorre inoltre ricordare che nessun problema di carattere gestionale, economico o politico può giustificare la mancata attivazione dei servizi necessari o il mancato riconoscimento di diritti fondamentali, quali il diritto allo studio.

Conclude l’avv. Paolo Colombo: “E’ il caso di fare un plauso enorme al Capo della Stato, perché inclusione è la parola d’ordine della scuola dell’autonomia nel 2023/2024.

Ma per realizzarla servono più risorse umane, stabilità e adeguata formazione, interventi su indennità e stipendi degli insegnanti. È quello che chiedono anche gli alunni con disabilità“.

(Avv. Paolo Colombo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Cancello Arnone. Volturno, ‘habitat’ a rischio: l’ex sindaco di Pasquale adisce la Provincia

Francesco Di Pasquale, ex sindaco, presidente del circolo Folgore, di F.d.I., scrive ancora al Presidente della Provincia di Caserta per tutte le problematiche del Fiume Volturno, chiedendo la difesa del habitat naturale e la valorizzazione del fiume.

Poi, chiede per  tutti i Comuni della Provincia di Caserta l’istituzione del registro degli alberi monumentali.

Intanto Di Pasquale, in data 11.07.2023, assieme a Pietro Callagher, che collabora per queste iniziative, ha fatto un video sull’argine , vicino al ponte Garibaldi, centro di Cancello, per comunicare ai cittadini l’imminente inizio dei lavori di pulizia- bonifica degli argini del centro di Cancello.

DI seguito la nota inviata alla Provincia.

Oggetto. Fiume Volturno; Registro alberi monumentali.
Il sottoscritto Francesco Di Pasquale, ex sindaco, presidente del circolo Folgore, di F.d.I., di Cancello ed Arnone; facendo seguito alle note da tempo inviate; chiede alla S.V. un impegno per quanto espone.
A-FIUME VOLTURNO
Per primo ritiene che vada difeso- salvaguardato l’habitat naturale.
Poi, che ci sia un controllo continuo del territorio, per difenderlo dai rifiuti, roghi, taglio alberi, eccetera.
Gli argini e le zone demaniali vanno tenuti puliti.
Vanno messi alberi nelle zone demaniali.
Il Volturno va valorizzato.
B-ALBERI MONUMENTALI
In tutti i Comuni della Provincia di Caserta va istituito il Registro degli Alberi Monumentali.
Inoltre, ogni Comune deve avere una percentuale di verde, in proporzione al territorio ed agli abitanti.
Intanto, Di Pasquale sta già lavorando per un altro impegno.
Si tratta della T.A.R.I., tassa rifiuti, che a livello regionale è alta, rispetto ad altre realtà.
Contemporaneamente, si devono studiare soluzioni per migliorare tutto il servizio di gestione, come avviene in altri paesi.
Di Pasquale già si è interessato in continuo di questa problematica.
Oltre 10 anni fa ha inoltrato al Parlamento Europeo una petizione per l’emergenza rifiuti in Campania e due volte fu invitato a partecipare a Napoli a queste riunione.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Il video dalla trincea in Ucraina: il rischio della morbosità e della normalizzazione

Quando sentiamo dire o usiamo la parola “guerra” ricorriamo al nostro immaginario per riempirla di significato. E così facciamo per ogni parola: ce le figuriamo con immagini e così possiamo “vederle” oltre che sentirle. E questi processi cognitivi garantiscono quanto serve all’umana comprensione del linguaggio.
Ciascuno di noi si è formato nel tempo quel bagaglio di immagini che servono a “rendere visibili” e quindi comprensibili le nostre parole, tutte le parole.
Le immagini a “corredo” delle parole le abbiamo costruite per esperienza diretta, altre si sono fissate nella nostra mente in modo indiretto, altre tramite racconti, letture, visione di film, documentari, foto, video ecc.

Di fronte alle immagini circolate sui social che “visualizzano” l’assalto nella trincea russa da parte di soldati ucraini, è lecita la domanda: hanno qualche utilità al fine di meglio capire la parola “guerra” e tutta la violenza che questa parola porta dentro di sé? L’esibizione barbara e compiaciuta dell’abbattimento del nemico colto di sorpresa, della morte in diretta e del terrore hanno qualche utilità?

Forse ci rappresentano la brutalità a cui la guerra costringe. Forse ci racconta della morte che irrompe fulminea e spietata, con la terrificante realtà dei “caduti” senza volto.
Dopo mesi di guerra raccontata e vista ogni giorno, non ne avevamo certo una idea diversa e queste immagini dure, fredde, micidiali forse sono davvero inutili, proprio come la guerra e ancora una volta di più ci chiedono di bandirla, perché rende indegni di essere uomini, che costringe a filmare lo “spettacolo” in questa trincea del terzo millennio con una diretta volgare che nessuna ragione può accettare.

Se queste immagini di realtà possano contribuire ad una nuova consapevolezza, ad una nuova sensibilità, ad una “visione” ancora più nitida dello scempio che la parola “guerra” nasconde dentro di sé, posso augurarlo a ciascuno “spettatore”, nella speranza che non prevalga la curiosità, la morbosità, la normalizzazione scontata e superficiale che ci fa passare al prossimo video, con noncuranza, con leggerezza.

È proprio questo il rischio dell’invasione di immagini, anche di quelle più atroci. Passiamo oltre, perché vogliamo guadare con quella frenesia a cui ci siamo adeguati e per la quale siamo serviti con sovrabbondante quantità ogni giorno. Overdose per gli occhi, annichilimento del cuore e del pensiero.

Perché ha responsabilità chi produce immagini, chi le fa circolare sulle più diverse piattaforme, ma ha altrettanta responsabilità, come ultimo argine contro l’inciviltà, anche chi sceglie di guardare e “passa oltre”, movimento che il Vangelo ci illustra essere quel modo inumano di essere spettatore della disgrazia altrui, senza sentirsi coinvolti, toccati, talmente in causa da farsi carico e occuparsi e preoccuparsi.
Ed ovviamente affiorano domande inquietanti sulle ragioni per cui si producono immagini come queste, domande sull’effetto che possono produrre nelle coscienze fragili, sugli esordienti nella vita, su chi ha già deciso torti e ragioni. Domande: ecco almeno queste speriamo rimangano.

(*) presidente nazionale Aiart

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Osservasalute su “Cattivi stili di vita e crisi del Ssn”. Ricciardi: “Rischio tempesta perfetta in un Paese sempre più spaccato”

A rischio la salute degli italiani, colpita da cattivi stili di vita e poca prevenzione, nonché da un irrefrenabile invecchiamento della popolazione che vede, in assenza di una quota sufficiente di nuovi nati (nel 2021 sono stati poco più di 400mila, 4.500 in meno rispetto al 2020), l’età media superare i 46 anni per arrivare nel 2050 ad oltre 50 anni. Tutto ciò rischia di entrare in rotta di collisione con un Ssn sempre più fragile e sotto-finanziato, specie se lo si confronta con i sistemi sanitari dell’Ue. È quanto emerge, in estrema sintesi, dal Rapporto Osservasalute 2022 – curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane operativo nell’ambito di Vihtali, spin off dell’Università Cattolica presso il campus di Roma – presentato oggi presso l’Ateneo.

Nel 2022 la spesa sanitaria pubblica si è attestata a 131 miliardi (6,8% del Pil); la spesa a carico dei cittadini a circa 39 miliardi (2% del Pil). Una spesa pubblica significativamente più bassa della media Ue (Italia al tredicesimo posto), sia in termini di valore pro capite (2.609 euro vs 3.269 euro), sia in rapporto al Pil (9,6% vs 10,9%). La spesa pro capite in Germania tocca i 4.831 euro, ma anche Olanda, Austria e Svezia superano i 4mila euro. Rispetto al Pil, Francia e Germania sono i Paesi con l’incidenza più alta, superiore al 12%.

Ancora elevata la mortalità evitabile e riconducibile ai servizi sanitari (amenable mortality) – nel periodo 2018-2019 pari a 63,98 per 100mila mentre era 65,53 nel biennio 2016-2017. Nonostante la diminuzione complessiva, è ancora molto alta la quota di decessi attribuibili a tumori e malattie cardiocircolatorie che si sarebbero potuti evitare se le condizioni che li hanno causati fossero state intercettate per tempo con campagne di screening.I valori di decessi più bassi tra le regioni si registrano nella PA di Trento (46,42 per 100mila); i più alti in Campania (81,41 per 100mila). L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 si è tradotta, da una parte, in ritardo e conseguente sostanziale riduzione dell’offerta dei programmi di screening da parte delle Asl; dall’altra, in riduzione di adesione da parte della popolazione. Per quanto riguarda la copertura dello screening per il tumore del colon-retto i valori più alti si registrano fra i residenti al Nord (67%), ma è più bassa fra i residenti del Centro (56%) e soprattutto di Sud e Isole (25%). Ampia la variabilità fra regioni: copertura più elevata in Friuli-Venezia Giulia con il 73%, più bassa in Calabria con solo il 10%.

Le mamme più anziane d’Europa. L’Italia ha anche un altro triste primato, figlio di un welfare scarno che non aiuta le famiglie: è il Paese in Europa con la percentuale più alta di madri di 35-40 anni, il 35,4%, ovvero oltre una neomamma su tre. Inoltre, il 12% della popolazione, quasi 6 milioni di adulti, è obesa; tra questi oltre il 15% soffre di diabete. Più di un terzo non pratica attività fisica. Tra il 2020 e il 2021 si riscontra anche un crollo dello sport tra bambini e adolescenti.

Italiani sempre più depressi: dal 2016 il volume prescrittivo dei farmaci antidepressivi ha registrato un progressivo aumento che tra il 2017 ed il 2021 è arrivato a +10,4% con un ulteriore +2,4% nel 2021, anno nel quale il consumo di antidepressivi è stato di 44,6 dosi giornaliere ogni mille abitanti. Infine i pesticidi: nel 2022, nelle acque superficiali sono stati rinvenuti nel 55,1% dei punti di monitoraggio; la maggiore presenza di pesticidi in Umbria (94,1%), Puglia (86,4%), Sicilia (81,6%).

Il settore della sanità sta uscendo faticosamente dalla crisi generata dalla pandemia. Non siamo ancora in grado di stabilire quali ‘danni collaterali’ alla salute degli italiani abbia causato l’emergenza sanitaria – fa notare il direttore scientifico di Osservasalute Alessandro Solipaca -. Quel che è certo è che

non ci sarà un aumento consistente del finanziamento ordinario del Ssn da parte dello Stato, come testimonia lo stanziamento previsto nel Def 2023 che prevede, per il 2025, 135 miliardi di euro e, per il 2026, 138 miliardi di euro.

Si tratta di stanziamenti che lasciano sostanzialmente invariata la quota di ricchezza nazionale allocata sulla sanità pubblica, il 6,2% del Pil”.

foto Università Cattolica

Per Walter Ricciardi, direttore di Osservasalute e ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, campus di Roma, nonché presidente del Mission Board for Cancer della Commissione Ue,

“In Italia si corre il rischio di avere una tempesta perfetta.

Da un lato l’aumento dei fattori di rischio per diverse malattie legati sia alla demografia della popolazione, sia all’epidemiologia con un importante aumento delle malattie croniche; dall’altro il deterioramento forte di un Ssn che riesce sempre meno a garantire anche i servizi essenziali. Si allungano le liste d’attesa, mentre i pronto soccorso sono sempre più affollati e sempre più in ritardo, loro malgrado, nel dare risposte tempestive ai cittadini”.

“Bisogna che salute e sanità diventino una priorità per i decisori

– aggiunge Ricciardi – cosa che in questo momento non è, bisogna anche che la popolazione diventi più consapevole di questa emergenza sanitaria, perché molto spesso i cittadini si rendono conto di questo deficit assistenziale solo quando hanno un problema di salute. Bisognerebbe cercare di garantire alla più grande opera pubblica del Paese, che è il Servizio sanitario nazionale, adeguati finanziamenti e supporto in tutte le regioni italiane”. Ed è proprio in occasione dei 20 anni di Osservasalute che emerge con evidenza dirompente come “le disuguaglianze regionali in termini di assistenza sanitaria siano aumentate nel tempo, il che determina una sempre più forte spaccatura del Paese in cittadini di serie A e cittadini di serie B”.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)