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referendum

Ddl Autonomia: cosa prevede e perché il referendum abrogativo può cancellarla di Alessandro D’Amato






Ddl Autonomia: cosa prevede e perché il referendum abrogativo può cancellarla

20 Giugno 2024 – 05:03

Il residuo fiscale, i Livelli Essenzaili delle Prestazioni (Lep) e il rischio di sistemi differenti in ogni regione. La corsa al referendum abrogativo. E i sondaggi con l’incognita quorum

Il Ddl Autonomia è legge dopo la seduta fiume alla Camera. Ma l’opposizione pensa già a un referendum abrogativo per cancellarlo. E Giorgia Meloni rischia l’effetto Renzi. Mentre secondo i sondaggi la riforma voluta da Roberto Calderoli e dalla Lega è sì apprezzata al Nord ma invisa al Sud. E questo potrebbe avere un peso importante nel risultato di un’eventuale consultazione popolare. Per l’attuazione bisognerà comunque attendere la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazione (Lep). Il governo ha due anni di tempo perché deve misurare il perimetro dei servizi da garantire su tutto il territorio nazionale. E poi decidere come finanziarli in caso di impossibilità da parte delle Regioni. Come? Esclusa la possibilità di farlo a debito, non rimangono che due strade: tagli alle spese o nuove tasse.

Cos’è il Ddl Autonomia

L’Autonomia Regionale o Differenziata consiste nel riconoscimento da parte dello Stato dell’autonomia legislativa alle Regioni a Statuto ordinario sulle materie che oggi sono di competenza concorrente. La lista delle materie comprende: Sanità, istruzione, università, ricerca, lavoro, previdenza, giustizia di pace, beni culturali, paesaggio, ambiente, governo del territorio, infrastrutture, protezione civile, demanio idrico e marittimo, commercio con l’estero, cooperative, energia, sostegno alle imprese, comunicazione digitale, enti locali, rapporti con l’Unione europea. In base alle decisioni delle singole regioni, in ogni territorio lo Stato potrebbe lasciare al singolo ente la facoltà di assumere insegnanti, gestire ferrovie, fiumi e litorali, scegliere quali sostegni fornire o no alle imprese e decidere le proprie relazioni internazionali. Con i Lep i più ricchi potranno trattenere fino a 9 miliardi di tasse.

Il residuo fiscale

Gli atti d’intesa tra lo Stato e le Regioni apriranno per le più ricche la possibilità di trattenere il proprio residuo fiscale, ossia la differenza tra quanto versano e quanto ricevono in termini di spesa pubblica. Questo avvantaggerebbe alcuni territori a discapito di altri. Secondo un’elaborazione di Bankitalia le Regioni più avvantaggiate sono Lombardia (con 5.090 euro per ciascun residente), Emilia-Romagna (2.811), Veneto (2.680), Piemonte (1.006), Toscana (852), Lazio (789) e Valle d’Aosta (231). Complessivamente il Nord avrebbe in più, magari per istruzione e sanità, 2.715 euro ad abitante, il Centro 514 mentre il Sud ce ne rimetterebbe 2.451 a testa. La quota di Irpef e Iva che potrebbero trattenere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto secondo lo Svimez ammonta a 9 miliardi totali.

I Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)

La parola chiave della riforma è Lep, ovvero i Livelli Essenziali delle Prestazioni che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale anche con l’Autonomia differenziata regionale. Su temi come sanità e trasporti pubblici è lo Stato a dover decidere quali sono i livelli minimi delle prestazioni. Già oggi, con i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), le prestazioni e i servizi essenziali arrancano al Sud rispetto al Nord. In alcune regioni del Mezzogiorno il punteggio Lea è inferiore del 60% rispetto agli altri territori. Le Regioni che sono più avanti nell’applicazione dei Lea sono quelle che hanno chiesto maggiore autonomia: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto. Nei Lep rientrano anche la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e la produzione di energia. Mentre con la maggiore potestà legislativa si rischiano anche una ventina di sistemi scolastici differenti.

Il referendum abrogativo

Contro il Ddl Autonomia l’intera opposizione vuole promuovere un referendum abrogativo. Ma si pensa anche a una serie di ricorsi alla Corte Costituzionale da parte dei governatori delle regioni del Sud. E così la tagliola potrebbe anticipare il voto popolare. In più, un referendum sull’Autonomia (così come quello sul premierato) potrebbe trasformarsi per Meloni nella trappola che ha fatto cadere Renzi. Hanno annunciato, infatti, di voler partecipare alla raccolta firme per indire un referendum tutti i partiti di opposizione: dal Pd al M5s, da Avs a Iv, passando per Azione e Più Europa.

Anche l’associazione “La via maestra”, che riunisce oltre 100 organizzazioni, tra cui anche la Cgil, ha annunciato la raccolta delle firme. La via maestra, ricordando di aver portato «centinaia di migliaia di persone in piazza il 7 ottobre del 2023 a Roma e lo scorso 25 maggio a Napoli», già chiama «alla mobilitazione cittadine e cittadini di tutte le Regioni contro la legge approvata e auspica che si formi un ampio comitato promotore per la raccolta di firme che porti al referendum per l’abrogazione della legge Calderoli».

I sondaggi

Sull’eventuale consultazione popolare peserà la comprensione di come e quanto la riforma garantirà servizi come sanità, scuola e trasporti in tutta Italia. «Noi abbiamo testato il gradimento della popolazione sull’autonomia differenziata ed è a macchia di leopardo», riferisce all’Ansa il sondaggista Nicola Piepoli, secondo cui molto «dipenderà molto da come sarà formulato il quesito e dall’informazione diffusa tra i cittadini». Per il collega Roberto Weber (Ixè) «sull’autonomia differenziata avremo un paese diviso in due. Possibile un lieve prevalenza dei contrari. Il tema vero sarà l’affluenza».

Il quorum

Un’incognita pesante per il raggiungimento del quorum, sottolineata anche da Lorenzo Pregliasco, che rimarca il grande astensionismo registrato alle ultime Europee: «È una legge che viene letta in modo molto diverso tra il nord e il sud». Che «teme di essere svantaggiato e marginalizzato. Di contro, nel Meridione l’affluenza spesso è più bassa quindi puntare solo sul voto del Sud sarebbe una sfida ardua da vincere». Antonio Noto invece ha da poco realizzato un sondaggio per Repubblica: «Il 45% dei cittadini è contrario, il 35% favorevole e il 20% non sa esprimere un’opinione. Disaggregando i dati per area geografica, al nord prevalgono i favorevoli ma di poco (42% favorevoli, 35% contrari), al sud prevalgono di molto i contrari (57% contro, 25% a favore)». E il centro? «Esprime un’opinione più vicina al Sud».

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(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Autonomia differenziata, le opposizioni esultano: raggiunto il traguardo delle 500 mila firme per il referendum abrogativo di Felice Florio






 

Autonomia differenziata, le opposizioni esultano: raggiunto il traguardo delle 500 mila firme per il referendum abrogativo

31 Luglio 2024 – 23:04

Per Conte si tratta di «un segnale potentissimo». Schlein: «Un’alternativa a questa destra è possibile»

Non hanno voluto aspettare l’ufficialità del dato. I leader del centrosinistra hanno fatto partire la batteria di dichiarazioni per rivendicare il risultato raggiunto: 500 mila firme, la soglia necessaria per chiedere l’indizione del referendum abrogativo. La legge contro cui si oppongono è quella dell’autonomia differenziata. Sommando le sottoscrizioni raccolte online – oltre 350 mila – a quelle dei banchetti fisici – più di 150 mila – si supera il quorum necessario per la Corte di Cassazione. Il numero sembrerebbe destinato a crescere nell’ordine delle decine di migliaia già prima del weekend: l’obiettivo, nemmeno troppo taciuto, è quello di chiudere la campagna referendaria con almeno un milione di firme.

Schlein: «Una legge sbagliata e pericolosa»

Intanto è già festa tra i capi dell’opposizione. Per Elly Schlein, questa è la dimostrazione che «un’alternativa a questa destra è possibile». La segretaria del Partito democratico ha sottolineato che con la battaglia referendaria sono «riusciti ad unire un largo schieramento che ha visto insieme partiti, forze sociali ed associazioni che si sono mobilitati e organizzati contro una legge che spacca l’Italia. Si tratta di un risultato politico importante e non scontato». E ha concluso: «Il Paese è convinto che quella legge sia sbagliata e pericolosa. Non ci fermeremo qui».

Conte: «Non vogliamo vivere in un’Italia divisa»

Stessi toni quelli usati da Giuseppe Conte: «Un segnale potentissimo, una grande ondata di partecipazione che ci ha portato alle 500 mila firme in pochissimi giorni contro la legge sull’autonomia differenziata». Secondo il presidente del Movimento 5 stelle, «i cittadini non si fanno ingannare e stanno aderendo in massa all’appello per l’abrogazione. Non vogliono vivere in un’Italia divisa, frammentata in tante regioni e in tutte le materie, dalla sanità all’istruzione, dai trasporti al commercio. Hanno compreso che ci rimetteremmo tutti, nessuno escluso. Non ci fermeremo qui, è solo l’inizio».

Magi: «È solo l’antipasto della batosta che aspetta Meloni»

Il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni ha voluto porre l’accento sullo «straordinario afflusso» ai banchetti, come «risposta del Paese alla controriforma della destra». Per il numero uno dei Verdi Angelo Bonelli, c’è «una fortissima volontà popolare di bloccare questo spacca-Italia». Riccardo Magi di +Europa ha affermato: «In dieci giorni, tra firme cartacee e digitali, mezzo milione di italiani ha già detto no all’Autonomia differenziata, un successo incredibile che è solo l’antipasto della batosta che aspetta Giorgia Meloni quando i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi su questa riforma».

Leggi anche:

Open G.O.L. Impresa Sociale S.r.l.
Fondato da Enrico Mentana

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Raggiunte le 500.000 firme per il referendum sull’Autonomia differenziata

Dalla pagina Facebook Lorenzo Tosa riportiamo. Ce l’abbiamo fatta! È notizia di poco fa.
Sono state raccolte e superate le 500.000 firme necessarie per chiedere il referendum sull’Autonomia differenziata.
Ci sono voluti appena dieci giorni per fare quello che per alcuni sembrava semplicemente impossibile.
E invece è successo che centinaia di migliaia di italiani da Nord a Sud hanno risposto presente contro questo scempio con cui il governo pratica una secessione mascherata, spaccando in due il Paese.
È una grande notizia per l’Italia e pessima per i Calderoli, i leghisti e la stessa Presidente Meloni.
Ai gazebi e online gli italiani hanno mandato un messaggio chiaro, cristallino: che su un tema così importante non resteranno zitti. Una nuova fase di resistenza civica e politica è cominciata.
Ora sta a noi.

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(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Macerata Campania. Autonomia Differenziata, referendum: raccolta firme partita nella sezione PD

La sezione del Partito Democratico di Macerata Campania è formalmente un punto di raccolta delle firme per la proposta di referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata.
Nella sede di Via Elena è possibile sottoscrivere l’adesione dal Lunedì alla Domenica negli orari di apertura.
La scadenza è prevista per il 30 Settembre 2024.
I responsabili del partito maceratese hanno inoltre programmato l’allestimento di una postazione all’aperto in una delle piazze cittadine in un week end dopo la pausa estiva.
(Ni-Ma – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

*Autonomia differenziata e referendum: bluff politico o giuridico?* di Vincenzo D’Anna*






*Autonomia differenziata e referendum: bluff politico o giuridico?*

di Vincenzo D’Anna*

In questi giorni di calura si discute di politica sotto gli ombrelloni. Il tema dominante è certamente quello dell’annunciato referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata. Una norma che consente allo Stato di trasferire ulteriori competenze alle Regioni su materie che attualmente sono materia “concorrente” tra governo ed enti locali. La questione è complessa da trattare in questa sede. Sceglieremo quindi di preferire la sintesi alla completezza, perché quel che qui ci interessa è rendere i lettori maggiormente edotti sull’argomento. Innanzitutto, al di là dei clamori di stampa, delle dichiarazioni che ci vengono propinate nei pastoni giornalistici dei vari telegiornali, con interviste a questo o a quel rappresentante politico, c’è da rendere evidente che la consultazione elettorale potrebbe anche non tenersi affatto!! Che la raccolta di firme, puntualmente esaltata per il cospicuo numero delle medesime già apposte dai cittadini, potrebbe rimanere fine a se stessa e trasformarsi in una mera dichiarazione di volontà. Secondo esimi giuristi, mai comparsi in tv, la legge approvata dal Parlamento non può essere, infatti abrogata, almeno non per intero. Vale la pena ricordare che non si tratta di legge costituzionale, bensì di legge ordinaria, coerente con la Costituzione vigente. Essa, pertanto, non ha bisogno di referendum confermativo essendo già vigente. Peraltro gli articoli inerenti l’autonomia differenziata sono intimamente connessi e ricompresi nell’atto che  ha approvato, con altri articoli, anche il Bilancio dello Stato. La Costituzione così recita: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Quindi la Corte Costituzionale potrebbe tranquillamente non ammettere il referendum abrogativo, ripeto, chiesto  per l’intera legge e quindi contenente materia di bilancio. Ci sarebbe poi il fattore tempo da considerare. La legge,  come detto, è vigente e le Regioni più pronte ed interessate (Lombardia e Veneto) certamente l’applicheranno nel giro di un paio d’anni a pronuncia avvenuta da parte della Consulta. Volendo essere pignoli, al massimo il quesito referendario dovrebbe essere cambiato in: “Volete restituire allo Stato centrale le competenze che oggi sono della vostra Regione?”. Insomma le classiche porte chiuse dopo che sono entrati i ladri. Ed è a questa tempistica che l’astuto e cinico Calderoli si affida, ed a nulla varranno i montanti compensativi che Fratelli d’Italia e  Forza Italia hanno  chiesto ed imposto alla Lega. La compensazione sarebbe il premierato, ossia l’elezione diretta del capo del  governo e l’aumento dei suoi poteri, per arginare la maggiore forza concessa all’autonomia delle Regioni del Nord. Tuttavia anche questi conti sono sbagliati perché la legge sul premierato è di tipo costituzionale. Cambiando essa gli articoli della Magna Carta l’atto è soggetto a quattro letture in parlamento, due alla Camera e due al Senato, con una lasso di tempo di sei mesi l’una dall’altra. Nulla lascia prevedere che la legge costituzionale venga approvata con la richiesta maggioranza dei voti qualificata e quindi andrà soggetta a referendum confermativo. Il che significa altri due/tre anni da aggiungere al computo, qualora essa venisse confermata dagli elettori. Nella più rosea delle previsioni e con il non scontato consenso popolare, il premierato potrà vedere la luce tra un lustro. Nel contempo? Ci troveremo le Regioni che a pieno titolo già legiferano e si organizzano nelle nuove materie loro delegate, ossia innanzi ad una Repubblica Federale già costituita ed operante. Insomma il disegno leghista si realizzerebbe a causa dell’occorrente tempistica parlamentare. Come uscirne senza traumi per la coesione nazionale, per l’equità e l’effettiva, uniforme, efficace erogazione dei Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) ai cittadini di Aosta e di Marsala Visto come si erogano i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) in sanità è più un illusorio miraggio che una concreta speranza. Ed allora, a ben vedere, non resta che il più classico dei ricorsi alla furbizia levantina dei politici italiani. Quale? Semplicemente accantonare la definizione dei LEP e della copertura finanziaria occorrente, ossia la determinazione del fondo economico perequativo nazionale e rallentare in tal modo il trasferimento delle competenze ulteriori alle regioni. Una situazione di tal fatta già capita da tempo per talune  attribuzioni rimaste sulla carta. Sono 23 le materie da delocalizzare in base alla Legge Calderoli, ma per 14 di esse la norma non è ancora entrata in vigore, dovendosi definire i relativi atti e le procedure. Insomma bisogna immaginare un futuro fatto di ritardi e di tranelli parlamentari. La doppiezza e non la bellezza ci salverà.

*già parlamentare

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Referendum autonomia differenziata per abrogazione totale o parziale: un focus con un’ intervista a Fabio Ascenzi

In base all’articolo 75 della Costituzione il referendum abrogativo può essere chiesto da 500mila cittadini oppure da cinque Consigli regionali. Dal 20 giugno è partita la campagna referendaria di raccolta firme per l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata promossa da un arcipelago di partiti, sindacati e associazioni e che già, anche a Caserta e provincia in questi giorni, vede banchetti e gazebo diffondere le ragioni della raccolta firme e del rischio materiale che questa riforma fa valere sulla vita di ogni famiglia. Dall’8 al 23 luglio anche cinque regioni a governo progressista, Campania, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia hanno, in progressione, presentato richiesta di referendum abrogativo per la legge nazionale 86 sull’autonomia differenziata, voluta dalla Lega, in particolare hanno presentato due quesiti: il quesito che intende abolire interamente la norma e l’altro per la modifica parziale. Massimo Villone è intervenuto con sue osservazioni sulla scelta operata dalle Regioni che sembra giustificarsi per la necessità di preservare una seconda opzione nel caso che la Consulta dovesse bocciare il quesito della cancellazione totale: “cui prodest avere un voto popolare che cancella solo alcuni limitati profili della legge e che quindi implicitamente la legittima per il resto?” e l’assenza nel testo del secondo quesito di un riferimento alla concretezza del finanziamento o erogazione delle prestazioni.

Per esplorare i pro e i contro di questa decisione relativa ai due quesiti presentati dalle Regioni abbiamo fatto qualche domanda allo scrittore ed ex sindaco di Genazzano Fabio Ascenzi, autore di “Autonomia o secessione?”, un testo molto articolato nell’analisi offerta della storia del regionalismo italiano non proprio lineare e della minaccia costituita per l’unità nazionale dalla legge Calderoli.L’autore, impegnato da un anno in tutto il Paese a spiegare ai cittadini quanti danni porta con sé la forma di autonomia differenziata approvata dal governo, e’ stato giá ospite a Caserta in un incontro pubblico per presentare il suo libro lo scorso 11 giugno su invito del comitato NoAD Caserta e del Coordinamento per la democrazia costituzionale.

 

Sul tema dell’ammissibilità del quesito proposto per l’abrogazione della legge Calderoli quali prospettive offre la giurisprudenza espressa dalla Corte costituzionale in questi ultimi anni?

 

Si sente dire che il Referendum non sarebbe esperibile poiché siamo in presenza di una legge necessaria e collegata al bilancio. Entrambe le obiezioni appaiono deboli. Essa è una normativa procedurale, voluta dal legislatore ma non richiesta dalla Costituzione per l’attuazione dell’art. 116 terzo comma, rappresentando quindi solo una delle molteplici modalità con cui si sarebbe potuto procedere; né la sua abrogazione sembrerebbe produrre un grave vuoto legislativo per l’assetto costituzionale dei poteri dello Stato. Ancora più forzata appare la pretesa immunità in quanto legge di bilancio, innanzitutto poiché chiaramente non lo è, eppoi perché neppure astuti collegamenti potrebbero farla configurare come tale dal momento che nello stesso articolato è più volte ribadita l’invarianza finanziaria, nonché l’assenza di nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Quali criticità possono allora rappresentare un ostacolo all’ammissibilità del quesito?

 

La normativa contiene argomenti così diversi che potrebbero indurre i giudici della Consulta a ravvisare una disomogeneità tale da ledere l’effettiva espressione della libertà di voto del cittadino-elettore, in quanto non sia distinguibile una matrice razionalmente unitaria delle norme sottoposte alla richiesta di abrogazione. Come dire, oltre al danno, pure la beffa! Proprio per questo motivo autorevoli studiosi, pur contrari all’intero impianto della legge Calderoli, stanno sostenendo la necessità di affiancare alla richiesta di Referendum per l’abrogazione totale anche alcuni quesiti di abrogazione parziale, potendo questi aggredire più facilmente parti omogenee della norma con minori rischi di inammissibilità. Una parte di ragione c’è, e alcune Regioni stanno procedendo in tal senso.

 

C’è chi esprime preoccupazione sull’ effetto “autogol” dell’eventuale ammissibilità del quesito di abrogazione parziale, ovvero quello di legittimare col voto popolare la legge Calderoli trattandosi di un semplice atto correttivo. Qual è la sua opinione?

 

Mi trovo a condividere le preoccupazioni di quanti ritengano che in questo modo si rischi di far passare il messaggio che la legge Calderoli sia nel suo complesso accettabile, bastando solo alcuni aggiustamenti per riportarla nell’alveo tracciato dalla Costituzione. Comunque, se l’obiettivo comune è quello di bloccare gli effetti della legge, totali o parziali che siano, forse vale la pena schierare tutti gli strumenti utili al raggiungimento dello scopo. A cominciare dai ricorsi in via principale esperibili dalle Regioni alla Corte costituzionale, che potrebbero rivelarsi ancora più efficaci nel merito, a prescindere di come andrà a finire la battaglia referendaria che vale comunque la pena di essere combattuta.

 

Segnaliamo intanto che e’ finalmente possibile sottoscrivere il referendum sull’Autonomia differenziata anche online. Da ieri è infatti attiva la piattaforma pubblica e gratuita che lo consente. Vi si può accedere sia attraverso il sito del comitato referendario sia direttamente dalla piattaforma.

Il link: https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open

Al momento che scriviamo questo articolo sono già state superate le 100000 firme, dopo 24 ore dall’attivazione della piattaforma. Un messaggio  questo a tutti i cittadini preoccupati per questa riforma che ha profondi risvolti sociali per tutti e a tutti i cittadini che non lo sono preoccupati, ma solo perché non sufficientemente informati.

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AUTONOMIA DIFFERENZIATA. COSTITUITO A CASAGIOVE COMITATO PER IL REFERENDUM.

Si è costituito oggi 25/07/2024 a Casagiove il nucleo iniziale del Comitato territoriale per il referendum
abrogativo della legge sull’autonomia differenziata.
Del comitato fanno parte i referenti di partiti e liste del centrosinistra, dei sindacati, delle associazioni che
già aderiscono al comitato nazionale e che hanno iscritti, militanti o referenti a Casagiove e movimenti e
associazioni che volessero aggiungersi a questo primo nucleo possono inviarle a:
auser9casagiove@gmail.com
Il Comitato ha tenuto oggi la riunione costitutiva e al più presto farà conoscere data e orario di raccolta
firme nelle seguenti piazze: De REGE; DEGLI EROI; SAN MICHELE; VANVITELLI
L’intento è quello di informare i cittadini su una legge che aumenta le disparità tra Nord e Sud del Paese, tra
zone metropolitane e aree interne, che acuisce i divari e le diseguaglianze e che, dunque, va contrastata
democraticamente e chiamando al voto la popolazione attraverso un referendum.
Invitiamo i cittadini di Casagiove a partecipare numerosi alla raccolta firme.

Firmato
AVS: Fabio di Gioia
5 STELLE: Umberto Santacroce
AUSER CASAGIOVE: Antonio Crispi
CASAGIOVE CORAGIOSA Ass.ne Politico culturale: Benedetto Albanese
Prof.: Luigi Granatello

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Marcianise. Referendum contro autonomia differenziata, riunito il comitato promotore; presto la raccolta firme

Si è riunito, nella serata di martedì 23 luglio 2024, presso la sede della Cgil di Marcianise (Caserta) in piazza Principe di Napoli, il Comitato Promotore locale del referendum contro l’Autonomia Differenziata, per lanciare sul territorio marcianisano, la campagna referendaria per raccogliere le firme contro la Legge Calderoli.

Un Arcobaleno di forze democratiche, tra Sindacati, Partiti e Associazioni, che si sono messe insieme, per contrastare una Legge scellerata, che avrà effetti nefasti in ogni ambito e in ogni settore, ma soprattutto impatterà negativamente sulla vita delle persone.

Una Legge che sferra un duro colpo al Sud Italia e all’unità del Paese.

Un Comitato permanente, aperto a qualsiasi realtà voglia contribuire a sostenere insieme una battaglia di diritti e di dignità.

Nei prossimi giorni saranno resi noti tutti i luoghi ed i banchetti dove sarà possibile firmare per il referendum.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Marcianise. Riunito ieri sera, martedì 23 luglio 2024, il Comitato Promotore locale del referendum.

“Si è riunito ieri sera, martedì 23 luglio 2024, presso la sede della Cgil di Marcianise (Caserta) in piazza Principe di Napoli, il Comitato Promotore locale – si legge nel comunicato – del referendum contro l’Autonomia Differenziata, per lanciare sul territorio marcianisano, la campagna referendaria per raccogliere le firme contro la Legge Calderoli. Un Arcobaleno di forze democratiche, tra Sindacati, Partiti e Associazioni, che si sono messe insieme, per contrastare una Legge scellerata, che avrà effetti nefasti in ogni ambito e in ogni settore, ma soprattutto che impatterà negativamente sulla vita delle persone. Una Legge che sferra un duro colpo al Sud Italia e all’unità del Paese. Un Comitato permanente – si legge ancora – ma aperto a qualsiasi realtà voglia contribuire a sostenere insieme una battaglia di diritti e di dignità. Nei prossimi giorni saranno resi noti tutti i luoghi ed i banchetti dove sarà possibile firmare per il referendum”.

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Aversa. Autonomia Differenziata, costituito comitato ‘pro referendum’: raccolta firme giovedì 25 luglio

Si è costituito lunedì ad Aversa il nucleo iniziale del Comitato territoriale per il referendum abrogativo della legge sullautonomia differenziata. 

Del comitato fanno parte i referenti di partiti e liste del centrosinistra, dei sindacati, delle associazioni che già aderiscono al comitato nazionale e che hanno iscritti, militanti o referenti ad Aversa e movimenti e associazioni che volessero aggiungersi a questo primo nucleo (scrivendo alla mail comitatoreferendum.aversa@gmail.com).

Il Comitato ha tenuto oggi la riunione costitutiva e ha indetto lorganizzazione di un evento di mobilitazione e di raccolta firme per il prossimo giovedì 25 luglio, a partire dalle ore 18.00, in via Roma, angolo Pelosi. 

Lintento è quello di informare i cittadini su una legge che aumenta le disparità tra Nord e Sud del Paese, tra zone metropolitane e aree interne, che acuisce i divari e le diseguaglianze e che, dunque, va contrastata democraticamente e chiamando al voto la popolazione attraverso un referendum.

Invitiamo i cittadini di Aversa a partecipare numerosi alla prima raccolta firme di giovedì 25.

(Eugenio Marino, Commissario PD Aversa – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Autonomia Differenziata : Il Consiglio Regionale della Campania chiede un referendum abrogativo

Si tratta di una vera e propria rivoluzione democratica quella messa in campo dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca , che, nella giornata di ieri ,con 36 voti favorevoli e 9 contrari  ha deliberato al Consiglio Regionale un referendum abrogativo dell’ autonomia differenziata.

Il disegno di legge ,varato dalla Camera  e voluto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli punta a riconoscere alle Regioni la possibilità di gestire tutte quelle materie che non sono di competenza esclusiva dello Stato, tra cui anche istruzione, sanità, commercio estero.

Ma dalle opposizioni l’accusa è di essere una riforma “spacca-Italia”, che finirà per favorire le Regioni del Nord, più ricche rispetto a quelle del Sud. da qui è partita l’ idea del referendum  da parte della Regione Campania.  ” Siamo molto preoccupati – ha dichiarato Vincenzo De Luca- dobbiamo assolutamente opporci a quella che ritengo una trappola mortale per l’ intero Sud-Italia  Ma le preoccupazioni non riguardano solo il centrosinistra. Il governatore della Calabria, il forzista Roberto Occhiuto ha più volte espresso le sue perplessità sul ddl Calderoli approvato dagli alleati. “Il mio auspicio – è tornato a dire – è che Forza Italia non voti, in Consiglio dei ministri e in Parlamento, alcuna intesa con singole Regioni se prima non saranno interamente finanziati i Livelli essenziali di prestazione, e se non ci sarà la matematica certezza che determinate intese possano produrre danni al Sud”, ha avvertito.

La richiesta referendaria verrà depositata dal presidente del Consiglio regionale campano, Gennaro Oliviero. In generale, il referendum abrogativo è disciplinato dall’articolo 75 della Costituzione, che prevede possa essere indetto solo se lo richiedono mezzo milione di elettori o cinque Consigli regionali.

Presto alla Campania potrebbero aggiungersi altre quattro regioni ; Emilia Romagna , Puglia , Toscana e Sardegna che consentirebbero così di raggiungere il requisito costituzionale per l’indizione del referendum.  Intanto  34 esponenti di diversi partiti, fra Pd, M5s, Avs, Italia Viva e +Europa, hanno depositato il testo del quesito refendario presso la Corte di Cassazione, che è chiamata a pronunciarsi sui requisiti di ammissibilità del referendum, a partire dalle firme raccolte e dall’idoneità della legge di cui si chiede la cancellazione.

In altre parole, il referendum è riconosciuto, al di là dell’esito, solo se si reca alle urne la maggioranza degli aventi diritto. La legge oggetto del quesito invece, verrà abrogata una volta ottenuta la maggioranza dei voti validamente espressi, cioè se il 50%+1 degli elettori avrà votato “Sì” all’abolizione della norma.

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Autonomia, Oliviero: “La Campania sarà la guida per altre regioni per il Referendum abrogativo” —-






Autonomia, Oliviero: “La Campania sarà la guida per altre regioni per il Referendum abrogativo”

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“La Regione Campania sarà la capofila per altre cinque Regioni d’Italia nel percorso che porterà al Referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata. Questa legge, così com’è oggi, è una vergogna, siamo di fronte a un’Autonomia indifferenziata che lede i diritti dei cittadini del Sud Italia”. Così il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, eletto anche delegato – dagli altri membri del Consiglio – per portare la delibera a Roma. Sull’ammissibilità del Referendum, in ultima istanza, infatti, si dovrà pronunciare la Suprema corte di Cassazione. “Bisogna prima ridurre le disuguaglianze e poi si può parlare di autonomia – continua Oliviero – la Campania non parte dalle stesse basi delle regioni del Nord. Riduciamo i gap e poi ragioniamo”, conclude Oliviero.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Consiglio regionale per il Referendum contro l’Autonomia, Gennaro Oliviero: “Ce lo chiedono i cittadini”






Consiglio regionale per il Referendum contro l’Autonomia, Gennaro Oliviero: “Ce lo chiedono i cittadini”

 

“Affrontiamo il Consiglio regionale straordinario con lo spirito di un imperativo morale. Ce lo chiedono i tanti cittadini della Campania e del Sud Italia, così come tantissime associazioni: la legge sull’Autonomia differenziata deve essere cancellata”. Così, il presidente del consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero che ieri ha firmato il via libera per un Consiglio regionale straordinario che si terrà lunedì 8 luglio dalle ore 15.30 alle ore 18.00. “La legge per l’attuazione dell’Autonomia differenziata penalizza il Sud – continua il presidente Oliviero – la nostra protesta come amministratori parte da lontano contro una serie di iniziative che il governo ha intrapreso a discapito dello sviluppo del Meridione.

Qui in Campania la politica degli amministratori tocca con mano i problemi delle persone ogni giorno. Non dare le stesse opportunità al Mezzogiorno rispetto al Nord Italia è un affronto politico che non possiamo più tollerare. Dobbiamo fornire risposte concrete ai nostri abitanti, per questo l’Autonomia differenziata va cancellata”. “Durante il Consiglio straordinario – conclude Oliviero – sarà discussa la proposta di indizione di referendum abrogativo”. Si tratta della proposta ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, della legge 26 giugno 2024, numero 86 (Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione), pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 150 del 28 giugno 2024 – Reg.Gen.n.1/Delib.ne Con.re.

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

La Regione Campania chiede un referendum sull’Autonomia differenziata.

Lunedì prossimo, 8 luglio, dalle 15.30 è stata convocata una seduta straordinaria e monotematica del Consiglio regionale della Campania.

All’ordine del giorno la richiesta, presentata dal Pd, dal gruppo De Luca presidente, da Azione, Italia Viva e da altre forze della maggioranza, di indizione di referendum abrogativo, “ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, della legge 26 giugno 2024, n. 86 (Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni)”.

Il presidente De Luca a tal proposito si è espresso “Se non si conclude la partita dei Lep chi è povero sarà ancora più povero. Non siamo il sud del parassitismo”.

La questione della definizione dei LEP deve andare di pari passo con la possibilità di finanziarli e appare una “strana contraddizione” quella di non prevedere spese in più per la sua attuazione.

Inoltre ci sono “materie e competenze” che non prevedono i LEP ma che sono essenziali per l’economia regionale; penso ad esempio agli accordi commerciali con l’estero dove è chiaro che regioni più forti economicamente possano avere una strada privilegiata.  Secondo l’economista Paolo Guerrieri: “La capacità delle imprese di operare sui mercati esteri implica la presenza di servizi finanziari (erogazione di credito agevolato; assicurazione e garanzia pubblica sui crediti all’esportazione) sia di servizi reali, quali informazione e consulenza sui mercati, promozione prodotti, fiere internazionali e missioni di imprenditori”, inesistenti al sud.

Dunque è necessario richiedere la possibilità di un referendum che rimetta al volere popolare l’attuazione di una legge sperequativa nel Paese.

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(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Parlamento ridotto a ‘corte di nominati’? ‘Autonomia e Ambiente’ propone un referendum per impedirlo

Nessuno più di noi – civici, ambientalisti, territorialisti – sa quanto sono ingiuste le leggi elettorali vigenti.

Ora è il momento di unirci per “picconarle”, cominciando dall’odioso “Rosatellum”.

Aderiamo al costituendo COMITATO REFERENDARIO PER LA RAPPRESENTANZA, ispirato al pensiero e all’azione di Felice Besostri.

Da ormai un ventennio il Parlamento è una corte di “nominati”.

Il voto congiunto, le pluricandidature, ingiuste soglie e barriere all’ingresso di nuovi movimenti e di nuove personalità, sono il problema di questa democrazia morente, che impedisce di affrontarne con moderazione e saggezza praticamente ogni altro.

Con l’attuale ipocrita, ignorante, spesso feroce “bipolarismo all’italiana” e con l’elezione diretta del “podestà d’Italia”, stiamo scivolando nel baratro.

Deve tornare la democrazia. Dobbiamo tornare a essere governati (non comandati) da persone elette dai cittadini, non cooptate da pochi capi che dominano la scena mediatica.

Milano – Venezia – Roma – Napoli – Palermo.

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(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)