La polizia penitenziaria trova 10 telefonini ed un quantitativo di droga. Lo scorso mese l’appello a Delmastro; la scorsa settimana un suicidio di un detenuto disabile avvenuto nello stessa casa di reclusione.
Sostanza stupefacente per un quantitativo che non è stato reso noto e una decina di smartphone sono stati trovati sabato scorso in alcune celle della casa di reclusione di Carinola, di nuovo alla ribalta della cronaca a distanza di una settimana dal suicidio di un detenuto disabile.
La perquisizione straordinaria – informa una nota della sigla sindacale Sappe – è iniziata alle cinque del mattino e ha visto la partecipazione di personale di Polizia Penitenziaria proveniente anche da altri carceri regionali.
Le perquisizioni hanno interessato tre sezioni del nuovo Reparto ma durante l’attività del personale, ci sono stati attimi di tensione, nonostante il cospicuo numero di agenti presenti.
Due detenuti, infatti, non accettando il fatto che era stato sequestrato loro un telefono cellulare, hanno cercato lo scontro fisico con il personale, cosa scongiurata solamente grazie alla professionalità di quest’ultimi.
A riferirlo è Tiziana Guacci, segretario per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
La tensione è terminata, aggiunge, «solo grazie all’impegno e alla caparbietà del Comandante di reparto e dei suoi vice che sono riusciti ad ottenere il trasferimento immediato dei due detenuti».
«Il Sappe – commenta Donato Capece, segretario generale – esprime il proprio compiacimento al personale che ha operato, a riprova della professionalità e attaccamento al dovere delle donne ed uomini della Polizia Penitenziaria del carcere di Carinola, vero ‘carcere di frontiera’ per le critiche condizioni operative e strutturali in cui versa».
Meno di un mese fa, lo stesso sindacato inoltrò chiese la presenza di un rappresentante del Governo per verificare le condizioni in cui si trova ad operare il personale della Polpen.
La situazione di assoluta ingovernabilità che si sta verificando da tempo nella Casa di reclusione «Novelli» di Carinola, necessita di un approfondimento urgente da parte del ministero di via Arenula.
In una nota, il segretario generale del Sappe, Donato Capece, chiese una visita nel carcere casertano da parte del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che tra le sue deleghe ministeriali ha quella riservata alla trattazione degli affari di competenza dei Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
La visita ispettiva, per la sigla sindacale, è necessaria «per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta».
All’interno del penitenziario, riferisce il Sappe, c’è una frangia di popolazione detenuta violenta che si oppone alle perquisizioni in cella da parte del personale di Polizia Penitenziaria e non si fa scrupolo di aggredire gli agenti, lanciando loro contro rudimentali bombe ricavate da bombolette a gas, una direzione assente.
Questa è la «fotografia» di quel che avviene nel carcere che oggi ospita 500 detenuti, dove la «situazione di ingovernabilità della Casa di reclusione è sotto gli occhi di tutti.
La nostra denuncia – prosegue la nota – è, purtroppo confortata dai gravi episodi avvenuti nel carcere nelle ultime ore». Il penitenziario ospita soprattutto detenuti con pena da scontare.
E’ attraverso l’impiego di unità cinofili di Sarno (SA) che i carabinieri della sezione operativa della Compagnia di Marcianise, supportati dalla locale Stazione, nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione di un 23enne di origini ucraine, residente a Capodrise e già agli arresti domiciliari, hanno rinvenuto e sequestrato 4 panetti di “hashish” del peso complessivo di 333,00 grammi e due buste contenenti complessivi 258,00 grammi di “marijuana”.
A fiutare la presenza di stupefacente nella camera da letto, nel soggiorno, nei pressi di un divano ubicato nel corridoio e nel sottoscala è stato il cane “Axel”.
Nel corso dell’attività sono stati rinvenuti e sequestrati anche un bilancino di precisione; un coltellino intriso di sostanza stupefacente, un trita erba, materiale vario per il confezionamento, un telefono cellulare e 100,00 euro in denaro contante.
Il giovane, è stato deferito in stato di libertà per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Gli agenti della Polizia di Stato di Busto Arsizio, lo scorso sabato 28 ottobre, hanno intercettato ad Agrate Brianza un ingente carico di cocaina: venti i chili di droga sequestrati, due i trafficanti finiti in manette.
Nello specifico, i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza, seguendo a ritroso la filiera dello spaccio di cocaina nel circondario di Busto Arsizio, erano arrivati fino a quello che ritenevano un “grossista” di polvere bianca, un marocchino di 44 anni residente nell’hinterland milanese ma notato nella zona del basso varesotto in circostanze sospette. Ne sono derivati accertamenti e indagini, conclusi appunto dall’intervento di sabato mattina. Gli agenti, appostati nei pressi di un parcheggio nella zona industriale del comune brianzolo, hanno assistito discretamente all’incontro tra il marocchino e l’autista di un autoarticolato con targa tedesca, culminato nella consegna di un sacco al nordafricano.
Un breve pedinamento e i due, che si erano separati, sono stati bloccati. Il marocchino aveva in auto, in un nascondiglio artigianalmente ricavato dietro a un sedile e aperto con un sofisticato dispositivo, 8 blocchi di cocaina. Altri 11 blocchi li aveva l’autista del camion, un tedesco di 49 anni, nell’abitacolo del mezzo. In tutto circa 20 chilogrammi di droga, per un valore “all’ingrosso” di circa 800000 euro. I due naturalmente sono stati arrestati e condotti in carcere a disposizione della Procura della Repubblica di Monza.
Nel corso dei servizi predisposti dal Questore di Catania, mirati al contrasto dei reati e delle illegalità commesse nel settore delle materie esplodenti e degli artifici pirotecnici, nella mattina del 20 ottobre, personale della Polizia Amministrativa ha effettuato un controllo all’interno di un garage, pertinenza di un condominio abitato da più famiglie, sito nel quartiere San Cristoforo.
Nella circostanza, veniva rinvenuto un ingente quantitativo di materiale esplodente costituito da batterie pirotecniche (c.d. cassette cinesi) ed altro materiale esplosivo ritenuto micidiale per l’ingente concentrazione quantitativa e qualitativa in relazione alla presenza di manufatti cilindrici ad elevato potenziale e, pertanto, in grado di provocare un’esplosione con rilevanti effetti dirompenti e portata distruttiva.
Il tutto è stato rinvenuto all’interno di un ambiente angusto costituto da un garage sito nei sotterranei di una palazzina di cinque piani abitata da famiglie.
Detto materiale sarebbe stato destinato al mercato illegale, in occasione delle prossime festività natalizie e di fine anno.
Per porre in sicurezza tutto il materiale esplodente trovato all’interno del locale garage interveniva il personale del Nucleo Artificieri della Questura di Catania che rimuoveva, con le dovute cautele il pericoloso materiale esplosivo e poneva in sicurezza i locali sottoposti all’attività di Polizia Giudiziaria.
Gli utilizzatori del garage, due 36enni, in considerazione della quantità e qualità del materiale esplodente di elevata micidialità, venivano tratti in arresto perché colti in flagranza del reato previsto dall’art. 2 della legge 895/67 e, su disposizione del Magistrato di turno, venivano associati presso la locale Casa Circondariale di Piazza Lanza.
Un successo mostruoso, in gran parte dovuto anche alla mostrificazione del volume e dell’autore portata avanti da alcuni giornali sempre a caccia di un nemico, come Repubblica. Non c’è altro modo di descrivere il quantitativo di vendite messo a segno da Il mondo al contrario, il libro autoprodotto dal generale Roberto Vannacci. Se si trattasse di una operazione militare bisognerebbe insignire Vannacci della più alta onorificenza: ha portato a termine il più riuscito Blitzkrieg della storia editoriale italiana. Mai nessuno aveva venduto così tanto con così poco: questa settimana siamo, secondo Nielsen, a 76 mila copie.
«Nessuna persona sana di mente può permettersi di rinunciare a piaceri debilitanti» A.J. Liebling
Liebling
di Camillo Langone
il Giornale
Era il punto di riferimento di Anthony Bourdain e non lo avevo mai sentito nominare. Non me ne vergogno, conosco solo l’italiano e la lunga bibliografia di A.J. Liebling, poligrafo in voga negli Usa di metà Novecento, non poteva che essermi ignota. Ringrazio dunque Settecolori che adesso ha tradotto e pubblicato, anzi ammannito, il Liebling più stuzzicante: Tra i pasti. Un appetito per Parigi. Sono le avventure gastronomiche (e non solo) di un americano a Parigi nei ruggenti anni Venti, raccontate in prima battuta per il New Yorker di cui Liebling fu una colonna.
Avanzi riciclati di un secolo fa Ingredienti freschi e gustosi, invece. Perché sono pagine scritte magnificamente e perché di edonismo c’è bisogno oggi più di allora. Impossibile non confrontarle con l’ultimissimo caso della scrittura gastronomica, la stroncatura del redivivo Gambero Rosso al nuovo ristorante romano di Niko Romito. Non entro nel merito, non discuto il contenuto sebbene sia piuttosto credibile: Romito come molti cuochi famosi pecca di hybris, probabilmente le critiche se le merita… Mi riferisco al tono, tutto saccenza e specialismo. Da troppo tempo, dal tempo appunto di Bourdain e, per quanto riguarda l’Italia, di Gianni Brera, non leggo gastronomi capaci di spaziare, divagare, divertire e divertirsi. Autori capaci di scrivere così: «La quantità di brandy contenuta in una madeleine non basterebbe a ubriacare un moscerino. Considerato quanto Proust scrisse grazie a uno stimolo così blando, è una vera perdita per l’umanità che non abbia avuto un appetito più vigoroso. Con una dozzina di ostriche dell’isola di Gardiners, una zuppa di vongole, una buona porzione di arselle, alcune capesante della baia, tre granchi dal guscio morbido saltati in padella, qualche pannocchia di mais appena raccolta, una sottile fetta di pesce spada di dimensioni generose, un paio di aragoste e un’anatra pechinese, avrebbe potuto scrivere un capolavoro». Eccolo qui Liebling, ecco la golosità sfrenata, il gusto per l’eccesso, l’umorismo. Il libro è farcito di aneddoti, nomi propri, persone e luoghi (mappa della Parigi che fu e che in parte ancora è), elenchi di piatti. Brevi capitoli che mettono fame, anche di vivere. Opera di un godereccio grande e grosso (insomma, grasso), malato di gotta e d’altro, morto a 59 anni perché «nessuna persona sana di mente può permettersi di rinunciare a piaceri debilitanti».
Era di mente sanissimo, simpatico e incontinente, luculliano e churchilliano (per aspetto e abitudini potatorie) A.J. Liebling, stesso cognome del padre di Roman Polanski, stesse radici ebraiche. Epicureo privo di complessi e velleità, soggiornava nella Parigi di Hemingway e Gertrude Stein, ma ai salotti letterari preferiva i ristoranti. Il suo mito non era un futuro Premio Nobel, ma un commediografo secondario, Yves Mirande, e non per le commedie, bensì per il gagliardo appetito. Non solo gastronomico: tra un pasto e l’altro c’è spazio per riferire sulla notevole carriera amatoria. Mirande stupiva i commensali divorando «un pranzo a base di prosciutto crudo di Bayonne e fichi freschi, salsiccia calda in crosta, filetti di luccio in una ricca e rosea sauce Nantua, cosciotto di agnello lardellato con acciughe, carciofi su un letto di foie gras e quattro o cinque tipi di formaggio, il tutto accompagnato da una buona bottiglia di Bordeaux e da una di champagne, dopo di che ordinava l’Armagnac…». Avrei voluto conoscerli, scrittori del genere. E vorrei conoscerne ora: ma dove sono? Dove si nascondono i ghiottoni narratori? I libri da Strega e da classifica ostentano tristezze e malattie, l’appetito lo fanno passare.
Camillo Langone
Classifiche
di Matteo Sacchi
il Giornale
Un successo mostruoso, in gran parte dovuto anche alla mostrificazione del volume e dell’autore portata avanti da alcuni giornali sempre a caccia di un nemico, come Repubblica. Non c’è altro modo di descrivere il quantitativo di vendite messo a segno da Il mondo al contrario, il libro autoprodotto dal generale Roberto Vannacci. Se si trattasse di una operazione militare bisognerebbe insignire Vannacci della più alta onorificenza: ha portato a termine il più riuscito Blitzkrieg della storia editoriale italiana. Mai nessuno aveva venduto così tanto con così poco: questa settimana siamo, secondo Nielsen, a 76 mila copie. Vannacci vale da solo più di tutti gli altri titoli della Top ten. Non ha nemmeno senso mettersi a fare ipotesi sulla durata del fenomeno. Nessun libro quest’anno ha mai fatto una settimana così. Per tornare a qualcosa di simile bisogna mettere indietro l’orologio sino a Cinquanta sfumature di grigio, al 2012. Ma si trattava di un bestseller internazionale, con dietro la potenza di fuoco editoriale di Mondadori. Alla fine niente come la bagarre politica a quanto pare può favorire i libri. Perché, se si trattasse dell’argomento della libertà in sé o del diritto di discutere del buonismo imperante, un libro come quello del polemista britannico Douglas Murray, La pazzia delle folle (Neri Pozza, uscito nel 2020) avrebbe dovuto far prendere d’assalto le librerie. E invece… Detto questo, chapeau alle mega-vendite e ai mega-incassi del generale e torniamo alla realtà libraria, dove si pubblica molto e si continua vendere molto poco. Al secondo posto c’è ancora Michela Murgia con Tre ciotole (Mondadori), macina 7 mila e cinquecentocinquantacinque copie. L’ultimo romanzo della scrittrice si conferma un longseller destinato a essere tra i libri più venduti dell’anno, anche se in questo momento vale un decimo del primo classificato. Al terzo posto La portalettere (Nord) di Francesca Giannone, altro longseller al femminile che sta avendo un ritorno di fiamma estivo davvero notevole: 6 mila e settecentottantacinque copie. Del resto della classifica, dopo il bombardamento a tappeto di Vannacci, si può onestamente anche non parlare.
Matteo Sacchi
I libri più venduti secondo Nielsen Bookscan (il Giornale)
1. Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, autopubbl.
2. Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, Mondadori.
3. Francesca Giannone, La portalettere, Nord.
4. Ada D’Adamo, Come d’aria, Elliot.
5. Michela Murgia, Accabadora, Einaudi.
6. Aurora Tamigio, Il cognome delle donne, Feltrinelli.
7. Abraham Verghese, Il patto dell’acqua, Pozza.
8. Susan Nolen-Hoeksema, Donne che pensano troppo, Pienogiorno.
9. Tillie Cole, Dammi mille baci, Always.
10. Felicia Kingsley, Due cuori in affitto, Newton Compton.
I libri più venduti secondo Amazon
1. Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, autopubbl.
2. Irina Potinga, Solo cose belle. Libera la tua vita 10 minuti al giorno e concentrati su ciò che conta davvero, Mondadori.
3. Massimo Bergamini, Graziella Barozzi e Anna Trifone, Matematica.azzurro. 4, Zanichelli.
4. Felicia Kingsley, Una ragazza d’altri tempi, Newton Compton.
5. Ilaria Busato, Veg no stress. Ricette vegetali facili e veloci per tutta la famiglia, Mondadori.
6. Giorgio Cricco e Francesco Paolo Di Teodoro, Itinerario nell’arte. 2. Dall’arte paleocristiana a Giotto, Zanichelli.
7. Kai Bird e Martin J. Sherwin, Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica, Garzanti.
8. Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, Mondadori.
9. Alessandro Barbero, Chiara Frugoni e Carla Sclarandis, La storia. Progettare il futuro. 2. Il Settecento e l’Ottocento, Zanichelli.
10. Benedetta Rossi, In cucina con la friggitrice ad aria. Oltre 200 ricette facilissime, Mondadori.
I libri più venduti secondo Ibs
1. Isabel Allende, Il vento conosce il mio nome, Feltrinelli.
2. Felicia Kingsley, Una ragazza d’altri tempi, Newton Compton.
3. Carlo Cattaneo, Io sono Carlo Cattaneo (libro e borsa), Fibs.
4. Irina Potinga, Solo cose belle. Libera la tua vita 10 minuti al giorno e concentrati su ciò che conta davvero, Mondadori.
5. Michela Murgia, Accabadora, Einaudi.
6. Michela Murgia, Stai zitta. E altre nove frasi che non vogliamo sentire più, Einaudi.
7. Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, Mondadori.
8. Joe R. Lansdale, La setta delle ciambelle, Einaudi.
9. Kai Bird e Martin J. Sherwin, Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica, Garzanti.
10. Ada D’Adamo, Come d’aria, Elliot.
Classifica delle classifiche (punteggio da 10 a 1 inversamente proporzionale alla posizione, se in almeno due classifiche)
1. Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, autopubbl. (20).
2. Felicia Kingsley, Una ragazza d’altri tempi, Newton Compton (16);
– Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, Mondadori (16);
– Irina Potinga, Solo cose belle. Libera la tua vita 10 minuti al giorno e concentrati su ciò che conta davvero, Mondadori (16).
3. Michela Murgia, Accabadora, Einaudi (12).
4. Ada D’Adamo, Come d’aria, Elliot (8).
5. Kai Bird e Martin J. Sherwin, Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica, Garzanti (6).
Nei giorni scorsi personale della Squadra Mobile della Questura di Vercelli ha tratto in arresto un trentaquattrenne italiano gravato da numerosi precedenti di polizia in quanto gravemente indiziato del reato di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Insospettiti dal viavai nell’abitazione dell’arrestato, sita in questo centro cittadino, gli agenti della Questura hanno eseguito una perquisizione domiciliare a seguito della quale sono stati ritrovati circa 150 grammi di sostanza stupefacente del tipo Hashish oltre a materiale atto alla pesatura ed al confezionamento della sostanza.
A colpire i poliziotti è stata l’organizzazione del giovane il quale, per evitare visite a sorpresa, aveva montato un sistema di telecamere che puntavano sull’ingresso del condominio e del cortile interno, precauzione che però non gli ha risparmiato l’arresto.
Al termine dell’attività di rito il giovane, su disposizione dell’A.G. competente veniva associato presso la locale casa circondariale a disposizione di quest’ultima.
È doveroso rilevare che l’odierno indagato è, allo stato, solamente indiziato di delitto e che la sua posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza.
La Polizia di Stato, al termine di un’indagine-lampo partita da una segnalazione del collaterale organismo di polizia australiano, ha arrestato un trentaseienne romano per violenza sessuale aggravata ai danni di un minore di anni 10, nonché per produzione, cessione e detenzione di un’ingente quantitativo di file di materiale pedopornografico.L’arresto è avvenuto al termine di una perquisizione domiciliare e informatica eseguita dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma. Le operazioni di Polizia hanno rappresentato il culmine di una complessa quanto rapida operazione di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.Si tratta di una vicenda di eccezionale gravità perché gli abusi, ripresi con un smathphone, venivano compiuti nei confronti del minore di anni 10 figlio di un’amica. Le foto e i video venivano poi inviati ai frequentatori di una comunità pedofila online di livello internazionale, attiva nel Dark Web.Quando hanno avviato le indagini, gli investigatori della Polizia Postale non avevano alcuna pista da seguire, a parte gli stessi file illeciti pubblicati e un nickname di fantasia dietro il quale si nascondeva. L’utilizzo del Darkweb garantisce ai propri utilizzatori l’anonimato, complicando notevolmente le indagini. Tuttavia, incrociando i risultati delle ricerche con tecniche di OSINT (Open Source INTelligence), partendo dalle piccole tracce e dagli elementi conosciuti, dall’ analisi degli ambienti e dei luoghi è stato possibile risalire all’identità dell’abusante e della giovanissima vittima.La svolta nelle indagini si è avuta dopo ore di incessante attività condotta con ritmi serratissimi sul duplice fronte della Clear Net e del Dark Web, in una vera e propria corsa contro il tempo per scongiurare il pericolo di ulteriori violenze.Il soggetto approfittando delle occasioni in cui un’amica, ignara di tutto, gli lasciava il figlio minore per giocare, consumava e riprendeva gli atti di violenza sessuale, poi condivisi con altri utenti del Dark Web.Iper attivo negli scambi di materiale all’interno delle comunità pedofile, l’uomo aveva collezionato nel tempo una quantità smisurata di materiale pedopornografico, ritraente prevalentemente abusi sessuali su minori inferiori agli anni 10.I dati raccolti durante la perquisizione informatica hanno confermato tutte le ipotesi investigative, il materiale è stato posto sotto sequestro, mentre l’indagato è stato condotto in carcere.L’utente era ricercato a livello internazionale da altre forze di polizia specializzate, impegnate in attività sotto copertura online nel contrasto alla pornografia minorile all’interno delle comunità pedofile virtuali del dark web.Si rappresenta che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e che il soggetto indagato deve ritenersi non colpevole sino alla condanna definitiva.
La Polizia di Stato, al termine di un’indagine-lampo partita da una segnalazione del collaterale organismo di polizia australiano, ha arrestato un trentaseienne romano per violenza sessuale aggravata ai danni di un minore di anni 10, nonché per produzione, cessione e detenzione di un’ingente quantitativo di file di materiale pedopornografico.L’arresto è avvenuto al termine di una perquisizione domiciliare e informatica eseguita dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma. Le operazioni di Polizia hanno rappresentato il culmine di una complessa quanto rapida operazione di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.Si tratta di una vicenda di eccezionale gravità perché gli abusi, ripresi con un smathphone, venivano compiuti nei confronti del minore di anni 10 figlio di un’amica. Le foto e i video venivano poi inviati ai frequentatori di una comunità pedofila online di livello internazionale, attiva nel Dark Web.Quando hanno avviato le indagini, gli investigatori della Polizia Postale non avevano alcuna pista da seguire, a parte gli stessi file illeciti pubblicati e un nickname di fantasia dietro il quale si nascondeva. L’utilizzo del Darkweb garantisce ai propri utilizzatori l’anonimato, complicando notevolmente le indagini. Tuttavia, incrociando i risultati delle ricerche con tecniche di OSINT (Open Source INTelligence), partendo dalle piccole tracce e dagli elementi conosciuti, dall’ analisi degli ambienti e dei luoghi è stato possibile risalire all’identità dell’abusante e della giovanissima vittima.La svolta nelle indagini si è avuta dopo ore di incessante attività condotta con ritmi serratissimi sul duplice fronte della Clear Net e del Dark Web, in una vera e propria corsa contro il tempo per scongiurare il pericolo di ulteriori violenze.Il soggetto approfittando delle occasioni in cui un’amica, ignara di tutto, gli lasciava il figlio minore per giocare, consumava e riprendeva gli atti di violenza sessuale, poi condivisi con altri utenti del Dark Web.Iper attivo negli scambi di materiale all’interno delle comunità pedofile, l’uomo aveva collezionato nel tempo una quantità smisurata di materiale pedopornografico, ritraente prevalentemente abusi sessuali su minori inferiori agli anni 10.I dati raccolti durante la perquisizione informatica hanno confermato tutte le ipotesi investigative, il materiale è stato posto sotto sequestro, mentre l’indagato è stato condotto in carcere.L’utente era ricercato a livello internazionale da altre forze di polizia specializzate, impegnate in attività sotto copertura online nel contrasto alla pornografia minorile all’interno delle comunità pedofile virtuali del dark web.Si rappresenta che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e che il soggetto indagato deve ritenersi non colpevole sino alla condanna definitiva.
Nell’ambito dell’azione di contrasto al fenomeno della pedopornografia online, la Polizia di Stato, Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica (S.O.S.C.) Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catanzaro, ha arrestato un giovane di 22 anni, residente nella provincia di Catanzaro, nei cui confronti è stata formulata l’accusa di detenzione di ingente quantità di foto e video a contenuto pedopornografico, condotte previste e punite dall’art. 600 quater del codice penale.
L’attività d’indagine è nata a seguito di una denuncia sporta lo scorso febbraio presso gli uffici del S.O.S.C. di Lecce da parte dei genitori di una dodicenne che, tramite un noto social network, veniva in contatto con un altro utente il quale si presentava come sedicenne e che, successivamente, la induceva ad inviare immagini e video ritraenti le sue parti intime.
Pertanto, veniva avviata un’articolata attività investigativa, sia sotto il profilo informatico che per mezzo di accertamenti di tipo tradizionale, dalla Sezione Operativa per la sicurezza cibernetica di Lecce e diretta dalla Procura della Repubblica di Lecce, a seguito della quale sono emersi elementi investigativi rilevanti di alcuni soggetti appartenenti allo stesso nucleo familiare, residenti a Catanzaro.
Alla luce delle evidenze investigative, è stato emesso dall’A.G. procedente un decreto di perquisizione personale, domiciliare e informatica nei confronti del nucleo familiare individuato dagli investigatori, la cui esecuzione veniva delegata al S.O.S.C. di Catanzaro.
L’attività di perquisizione ha consentito, allo stato degli atti e salve le successive verifiche giudiziarie, di trovare il soggetto indagato in possesso di oltre cento video a carattere pedopornografico, ritraenti minori, archiviati su dispositivi telefonici, informatici e cloud, e di rinvenire prova della diffusione dello stesso materiale attraverso social network, motivo per il quale si è proceduto al suo arresto in flagranza di reato, di cui è stata informata tempestivamente la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro che ha immediatamente disposto la misura degli arresti domiciliari.
Ancora una volta si evidenzia la grande attenzione che la Polizia Postale pone nel contrasto al fenomeno della pedopornografia online, sotto il coordinamento, sul territorio nazionale, del C.N.C.P.O., Centro Nazionale per Contrasto alla Pedopornografia Online, incardinato a Roma presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Il procedimento pende attualmente nella fase delle indagini preliminari.
La Polizia di Stato di Torino all’esito di una complessa attività di indagine originata dalla collaborazione internazionale e coordinata in ambito nazionale dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, gli investigatori del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica per il Piemonte e Valle D’Aosta hanno proceduto all’arresto di un trentatreenne, lavoratore nel campo promozionale-pubblicitario, residente a Torino, trovato in possesso di oltre 80.000 immagini prodotte mediante sfruttamento sessuale di minorenni. Durante la perquisizione informatica, condotta su delega dell’A.G. torinese, gli operatori della Polizia Postale, oltre a constatare l’ingente quantità di files pedopornografici, hanno accertato la classificazione del materiale in cartelle nascoste, talvolta anche oggetto di fotoritocchi mediante l’uso di applicazioni di editing grafico. Si è quindi proceduto all’arresto in flagranza dell’indagato, che, in attesa dell’udienza di convalida, è stato posto agli arresti domiciliari a disposizione dell’A.G. procedente. A suo carico sono stati sequestrati i dispositivi utilizzati per procurarsi il materiale illecito. L’alta qualità dei rapporti di cooperazione internazionale di polizia in campo cibernetico, unita al costante monitoraggio d’iniziativa della rete volto alla prevenzione e contrasto dei fenomeni delittuosi che possano coinvolgere i minori nella navigazione online, consentono alla Specialità della Polizia Postale e delle Comunicazioni, anche in assenza della proposizione di una formale denuncia da parte del cittadino, la conduzione di iniziative investigative per il contenimento degli effetti dannosi provocati dall’uso distorto degli strumenti di connessione virtuale sul web. Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la presunzione di non colpevolezza, a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva.