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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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processo

• «L’ho afferrata per le ginocchia e l’ho spinta giù dal cavalcavia». Andrea Favero aveva ammesso di aver ucciso l’ex compagna Giada Zanola davanti ai poliziotti. Ma la confessione non è valida: il suo legale non era presente/ Ma al processo dirà:”Lei voleva suicidarsi ho cercato di trattenerla ma mi è sfuggita di mano: omicidio preterintezionale!!!






MARTEDÌ 4 GIUGNO 2024

Clamoroso

«Secondo le stime di uno dei fratelli gesuiti, circa il cinquanta per cento dei membri dell’ordine dei gesuiti è omosessuale» (Aldo Maria Valli, ex vaticanista Rai).

In prima pagina
• Vittoria clamorosa di Djoković al Roland Garros. Stanco, zoppo e dato per spacciato, ha battuto in rimonta Francisco Cerundolo al quinto set e mantiene, per ora, la prima posizione del ranking. Ma l’Italia può sorridere con Jasmine Paolini che conquista il suo primo quarto di finale. Oggi c’è Sinner

• Meloni seda le polemiche contro Mattarella innescate da Borghi, la sottosegretaria leghista Pina Castiello taglia una torta a X «con una #decima» e Lollobrigida ironizza sul no alla cannabis light: «Se te la devi fa’ ’na canna, fattela bene». E poi Giorgetti non va in Europa e Bonaccini, Decaro e Zingaretti puntano al posto di capogruppo dem all’Europarlamento
• Oggi in Consiglio dei ministri arriva il decreto sulla sanità. Tra le misure principali il cosiddetto taglia-file, la flat tax al 15% sugli straordinari, l’aumento della tariffa oraria
• Al Consiglio regionale della Liguria oggi si vota la sfiducia a Toti, ma il governatore ha i numeri per restare. Intanto il gip nega i domiciliari a Paolo Emilio Signorini
• Il sindaco di Genova Marco Bucci è stato operato d’urgenza per un cancro

• «L’ho afferrata per le ginocchia e l’ho spinta giù dal cavalcavia». Andrea Favero aveva ammesso di aver ucciso l’ex compagna Giada Zanola davanti ai poliziotti. Ma la confessione non è valida: il suo legale non era presente

• Non si hanno ancora notizie di Cristian, l’ultimo ragazzo disperso nel Natisone. Oggi a Udine la camera ardente delle due ragazze. Pare che, come da tradizione romena, saranno vestite da sposa

• Battono ogni previsione le prenotazioni delle auto elettriche con gli Ecobonus. A otto ore e mezza dall’apertura della piattaforma erano già esaurite le risorse stanziate dal Mimit per le auto elettriche

• Musk è accusato di insider trading per la vendita di 7,5 miliardi di azioni Tesla. A denunciarlo un’azionista

• Per provare l’ubriachezza al volante non è necessario l’alcoltest. Bastano testimonianze, alito vinoso e incapacità di autocontrollo. Lo ha deciso la Cassazione

• L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza è in bilico. Hamas non lo ha ancora accettato e Israele continua a mettere paletti. Intanto l’esercito israeliano conferma la morte di altri quattro ostaggi

• Le forze ucraine avrebbero utilizzato missili americani Himars per colpire una base nella regione russa di Belgorod. L’Italia prepara il nono pacchetto di aiuti ma fornirà solo sistemi di difesa

• Nigel Farage ci ha ripensato. Il politico britannico, salito alle cronache con la Brexit, ha annunciato che si candiderà per un seggio a Westminster

• Claudia Sheinbaumm 61 anni, è la nuova presidente del Messico. Candidata della coalizione di sinistra Seguimos Haciendo Historia, ha staccato di oltre 30 punti percentuali Xochitl Galvez.

• In Islanda Halla Tómasdóttir, un’imprenditrice di 55 anni che con la politica ha ben poco a che fare, ha sconfitto la premier uscente Katrin Jakobsdóttir

• Alessandro Barbano, direttore de Il Messaggero scelto un mese fa da Azzurra Caltagirone, è stato silurato dal di lei padre, Francesco. Troppa politica, poca cronaca e il rifiuto di intervistare Meloni con domande e risposte scritte. Cambio di vertice anche al Washington Post: Matt Murray prende il posto della prima donna direttrice Sally Buzbee

• A Brescia, una bambina di due anni appena uscita dal nido con la nonna è stata travolta da un Suv. È morta poco dopo l’arrivo in ospedale

• Con una buonuscita tra i 2 e i 3 milioni la Juve ha fatto pace con Massimiliano Allegri. Oggi l’amichevole Italia-Turchia

Titoli
Corriere della Sera: Frenata di Salvini sul Quirinale
la Repubblica: Lo spettro del non voto
La Stampa: Attacco a Mattarella, governo in tilt
Il Sole 24 Ore: Compagnie aeree, utili a 30,5 miliardi
Avvenire: Incontro ai migranti
Il Messaggero: Meloni: con questa Ue / addio all’assegno unico
Il Giornale: Gaza, pressing mondiale su Hamas
Leggo: Gaza, spiraglio di tregua
Qn: Lasciate il Colle fuori dalle beghe
Il Fatto: Macron, Scholz&C. / a picco nei sondaggi
Libero: L’ammucchiata anti-Usa
La Verità: 007 e i miliardi stranieri / bomba sul caso Genova
Il Mattino: L’ultimo tesoro di Pompei
il Quotidiano del Sud: Furia riforme, Italia in ansia
il manifesto: Tempo / e denaro
Domani: Meloni-Salvini, asse contro il Colle Con Mattarella è tregua armata

IN TERZA PAGINA
«Bella, divorziata, laureata in Fisica». Evelina Marchesini traccia un ritratto di Claudia Sheinbaum, nuova «presidenta» del Messico. Franco Vanni racconta l’ultimo giorno di Zhang all’Inter, Nicoletta Verna la storia di Jimmy Nicol, il Beatle mancato. Giulia Zonca ci parla dei sei comandamenti di Spalletti che rendono la nostra nazionale terribilmente sexy. E, per finire, le pulci di Lorenzetto
IN QUARTA PAGINA
«Quando ci sedemmo a tavola, D’Alema mi disse: “Mesi fa mi avevi fatto quel discorso complicato, fammi la cortesia di ripetermelo”. E per la prima e unica volta mi fece parlare interrottamente per venti minuti. Gli spiegai che Mani Pulite non tendeva a colpire la corruzione amministrativa ma il finanziamento irregolare della politica per svuotare di forza i partiti. Tutti i partiti. Per renderli deboli finanziariamente e politicamente. E per realizzare così il primato del potere giudiziario». Mani pulite, e il disegno eversivo della magistratura, nel racconto di Giovanni Pellegrino a Francesco Verderami
FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Mori indagato per le stragi mafiose del ’93: “Fu già assolto”, ma questa non è l’accusa del passato NE BIS IN IDEM – A Processo per Riina, Trattativa e Provenzano DI MARCO LILLO 23 MAGGIO 2024






 

L’ANALISI

Mori indagato per le stragi mafiose del ’93: “Fu già assolto”, ma questa non è l’accusa del passato

NE BIS IN IDEM – A Processo per Riina, Trattativa e Provenzano

23 MAGGIO 2024
LEGGI – Mori, l’Arma rompe il protocollo: “Dimostrerà la sua innocenza”

C’è un’accusa (contro i pm ovviamente) che aleggia negli articoli, nelle interviste e nelle dichiarazioni politiche pubblicate dopo che Mario Mori ha svelato di essere indagato. L’accusa è quella di violare il principio del ne bis in idem, cioè il divieto di nuovo giudizio per l’imputato assolto in via definitiva per lo stesso fatto. Il generale che ha comandato prima il ROS dei Carabinieri negli anni ‘90 e poi il servizio, allora denominato SISDE, dal 2001 al 2006, sotto Berlusconi, per molti sarebbe stato indagato dai pm Filippo Spiezia, Luca Tescaroli, Luca Turco e Lorenzo Gestri sugli stessi fatti per i quali era stato assolto a Palermo.

LEGGI – Morvillo: “Chi difende il generale vuole attaccare i pm e la giustizia”

“Non si può ipotizzare lo stesso reato, viola i principi costituzionali. Le sentenze devono bastare”, è il titolo dell’intervista allo storico Salvatore Lupo pubblicata da Il Messaggero ieri. Ora, si può dire che l’accusa al generale, sulla base delle cose note (le due pagine del capo d’imputazione svelato da Mori) sembra difficile da sostenere. Si può polemizzare sul fatto che per Mori, 85 anni, già assolto tre volte, la sola indagine, ancorché doverosa, soprattutto se ci sono elementi nuovi che non conosciamo, è una pena.

Non si può sostenere invece che Mori è indagato per le stesse accuse per le quali è stato processato e assolto tre volte. La prima volta infatti gli contestavano il presunto favoreggiamento per la mancata perquisizione al covo di Totò Riina dopo l’arresto nel gennaio del 1993. La seconda volta il favoreggiamento in relazione al mancato arresto del boss Bernardo Provenzano nel 1995 a Mezzoiuso e la terza volta la violenza o minaccia a corpo politico dello Stato nel cosiddetto ‘processo trattativa’ .

L’indagine odierna non riguarda nessuno dei tre fatti suddetti. La nuova ipotesi di accusa sollevata a Firenze è infatti molto più grave delle precedenti. Ciò non vuol dire che sia più solida ma certamente è diversa. Qui si accusa Mori niente meno che di avere concorso, mediante una condotta omissiva, alle stragi realizzate da Cosa Nostra nel 1993 a Firenze e Milano e agli attentati di Roma nell’ambito della stagione in cui la mafia corleonese scelse la strategia eversiva per condizionare la politica.

Mori, per i pm, non impediva le stragi avendo il dovere giuridico di farlo. In particolare ometteva di fare indagini o attività preventive dopo avere ricevuto anticipazioni da più fonti sul piano stragista della mafia in nord Italia. Ad agosto del 1992 sarebbe stato avvisato del piano di colpire i monumenti e in particolare la torre di Pisa dal maresciallo Roberto Tempesta, in contatto tramite Paolo Bellini con il boss Antonino Gioé. Sempre per i pm fiorentini non fece nulla nemmeno dopo la seconda anticipazione degli attentati al nord del 25 giugno del 1993 ricevuta dall’allora confidente Angelo Siino, il quale a sua volta lo aveva saputo sempre dal solito Gioè, in carcere a Roma, dove quest’ultimo era finito nel frattempo a marzo 1993. Mori e i suoi difensori potranno portare mille argomenti per svalutare le confidenze suddette e per valorizzare le azioni successive del generale. Però l’ipotesi di avere aiutato, stando a mani conserte la mafia, a fare le stragi del 1993 non equivale a quella di avere aiutato, sempre con omissioni, i due capi della mafia corleonese a eludere la perquisizione a Riina e l’arresto di Provenzano. Né si può parlare di presunte responsabilità sovrapponibili tra il procedimento fiorentino e il processo trattativa. Mori è accusato a Firenze di essere rimasto ‘troppo fermo’ così permettendo a Cosa Nostra le stragi del 1993. A Palermo invece era stato accusato di essersi ‘mosso troppo’ andando a trattare con Vito Ciancimino dopo la strage di Capaci veicolando così la minaccia dei boss allo Stato.

LEGGI – Mario Mori, le tre vite dell’ex nemico diventato un eroe a destra

LEGGI – Stragi del ’93, “Mori conosceva il piano bombe, ma per 9 mesi evitò di indagare”

LEGGI – Generale Mori, scudo del governo contro i magistrati. Palazzo Chigi: “Da noi sconcerto”

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

IN MARGINE AL PROCESSO MOLLICONE: ALCUNI MEDIA SONO COLPEVOLISTI E INVENTORI DI FALSE ACCUSE di Ferdinando Terlizzi






IN MARGINE AL PROCESSO MOLLICONE: ALCUNI MEDIA SONO  COLPEVOLISTI E INVENTORI DI FALSE ACCUSE

di Ferdinando Terlizzi

LE MECHES DI MARCO MOTTOLA E IL BARBIERE DI ARCE: LA SAGRA DELLE CORBELLERIE E DELLE SVISTE INVESTIGATIVE-MEDIATICHE

Il sonno della ragione genera mostri (da Goya), la logica viene sopraffatta dall’istinto, dalla pancia e dal pregiudizio di colpevolezza (da Lavorino), si arriva alla giustizia sommaria ed alla voglia del patibolo dopo la tortura legalizzata a mo’ di “colonna infame” (da Manzoni).

Per arrivare a questo obbrobrio occorrono errori iniziali, fissazioni speciali, malafede, malvagità e i “gran cassari” della logica e della verità. Nell fattispecie i “gran cassari” sono gli informatori dell’opinione pubblica che manipolano i fatti, le notizie, gli eventi e le dichiarazioni, che travisano e distorcono la verità, che offendono la logica e l’intelligenza.

VEDIAMO COSA È SUCCESSO.

Al processo di primo grado, il pool difensivo, con a capo il criminologo Carmelo Lavorino, contestò  la genuinità di un fotogramma estrapolato da un video di Quarto Grado (novembre 2019) laddove l’accusa pretendeva che Marco Mottola fosse biondo e mechato, ergo (molto elastico), che fosse il famoso e introvabile ragazzo descritto da Carmine Belli “biondo mechato alto circa 160 cm che strattonava una ragazza” (ragazzo non riconosciuto da Belli in Marco Mottola).

La difesa fece presente che la foto risultava chiaramente manipolata tramite l’apposizione di un filtro schiarente e che comunque Marco Mottola non era né biondo né mechato… ed alto cm 180.

Marco Mottola venne assolto.

La Procura presentò appello e alla pag. 204-205 scriveva un qualcosa che non corrisponde alla realtà: “dalla foto si evince che Marco Mottola è biondo e mechato”.

Purtroppo l’accusa insisteva nell’errore di presentare come elemento certo un fotogramma palesemente manipolato col filtro e prodotto/ esibito senza controlli e verifiche.

Il filtro è evidente, la differenza dei colori fra quanto all’interno dell’ellisse e quanto all’esterno è evidente.

La Procura Generale di Roma GIUSTAMENTE E DILIGENTEMENTE chiese a Mediaset il video grezzo della trasmissione, dal quale abbiamo estrapolato il fotogramma originale e che riportiamo a destra SENZA FILTRO, dove si evince chiaramente che Marco Mottola non è né  biondo né  mechato.

CON ASSOLUTA CERTEZZA

(1) CHI HA PRODOTTO IL FOTOGRAMMA COL FILTRO SCHIARENTE HA SBAGLIATO E CHE IL FOTOGRAMMA È MANIPOLATO;

(2) CHI DICE CHE MARCO MOTTOLA È BIONDO MECHATO SBAGLIA;

(3) CHI NON HA ESPERITO I DOVUTI CONTROLLI HA SBAGLIATO. TANTO È!

VEDIAMO COSA SCRIVONO GLI ACCUSATORI DI MARCO MOTTOLA NELL’ATTO D’APPELLO (DALLA DIFESA  CONFUTATO), LADDOVE INSISTONO CONTRO OGNI EVIDENZA CHE MARCO MOTTOLA È BIONDO CON LE MECHES.

INVECE NEL FOTOGRAMMA NON SI VEDE MINIMAMENTE CHE MARCO MOTTOLA AVESSE I CAPELLI CON EVIDENTI MECHES (SI CONSIGLIA VISITA OCULISTICA DI GRUPPO AI TRE SOSTENITORI FONDATORI DELLA MASTODONTICA SVISTA ED AI LORO SOSTENITORI).

PER CONCLUDERE:

1. è diseducativo e ingiusto che chi ha sbagliato non ammette (a) l’errore di scarso controllo e di errata constatazione visiva, (b) che Marco Mottola il giorno del funerale non era biondo mechato come avventatamente ed erroneamente dichiarato dall’accusa;
2. il fatto che Marco Mottola si sia fatto tagliare i capelli e togliere le meches prima del funerale nulla significa, tranne che ha portato rispetto all’evento, a Serena ed ai suoi famigliari; del resto tutti i suoi amici e gli amici di Serena si sono presentati al funerale con la maglietta bianca e i capelli a posto, frutto di evidente regola di rispetto e di comportamento;
3. la strumentalizzazione mediatica sui capelli di Marco Mottola messa in essere dai “gran cassari”, dalle comari accusatrici e dal cortilaio del CAGA (Comitato Affari Giallo Arce) appare evidente: sicuramente offende e avvilisce chi cerca giustizia e verità per Serena Mollicone e il padre Guglielmo;
4. quando il veleno della vipera si è sparso sul cammino dei ricercatori della verità, il danno contro la giustizia è irreparabile.

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Caserta. ‘Processo allo stupro’: contro i reati sessuali convegno di ADGI e Ordine dei Giornalisti

L’analisi del processo per stupro e reati sessuali, delle sue parti e della sua corretta narrazione saranno al centro del convegno “Processo allo Stupro, verità giudiziaria e cronaca dei fatti” – che si terrà venerdì 19 aprile a partire dalle ore 15.00 presso la Biblioteca Diocesana di Caserta – organizzato da Adgi Caserta (sezione territoriale dell’Associazione Donne Giuriste Italia) con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della CampaniaCittà di Caserta AnspiOsservatorio Giuridico ItalianoCorpo Italiano di San LazzaroLidu, ed Asi Campania. Leggi tutto

Cervinara. Omicidio Zeppetelli: iniziato il processo d’Appello dinanzi alla Corte d’Assise di Napoli

• Nuova udienza del processo per la morte di Giulia Tramontano. Pubblico e giornalisti sono stati fatti uscire quando i medici legali hanno mostrato le foto del corpo martoriato della giovane. I medici confermano le 37 coltellate inflitte da Alessandro Impagnatiello, la prima alla laringe le avrebbe impedito di gridare






VENERDI’ 5 APRILE 2024
Clamoroso
«Secondo recenti report, le istituzioni museali espongono tra il 5% e il 10% delle loro collezioni; per esigenze logistiche, circa il 95% resta nei depositi; mentre, a rotazione, si mostrano i capolavori» [Trione, Lettura]

In prima pagina
• durissima telefonata di Biden a Netanyahu. Il presidente Usa ha lanciato una ultimatum: ha chiesto un cessate il fuoco, più aiuti e poteri alla squadra che negozia il rilascio degli ostaggi. Difficile che Israele accetti lo stop ai combattimenti, ma nella notte ha annunciato l’apertura del valico di Erez e un maggiore passaggio di aiuti attraverso quello di Kerem Shalom
• Dopo Salvini, anche Santanchè è salva. La mozione di sfiducia è stata bocciata con 213 no, 121 sì e tre astenuti, due voti più dei 211 che hanno respinto mercoledì quella del collega. In favore della ministra del Turismo ha votato anche Italia viva
• Una nuova bufera giudiziaria si abbatte su Bari: l’assessore regionale ai trasporti Anita Maurodinoia (Pd) si è dimessa perché è indagata per voto di scambio. Il marito che, per 50 euro, comprava preferenze, è stato arrestato insieme ad altre sei persone, tra cui il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli
• Dopo il nuovo caso giudiziario, Giuseppe Conte ha rotto il campo largo a Bari: «Non ci sono più le condizioni per svolgere le primarie». Per Schlein è una «scelta incomprensibile»
• A caccia di voti, Matteo Salvini sforna il salva-casa. Una sanatoria (ma la sinistra denuncia l’ennesimo condono) che permetterà di regolarizzare «piccole difformità» come tramezzi o soppalchi. Irregolarità che, secondo le stime degli ingegneri, coinvolgono l’80 per cento degli immobili italiani. Meloni frena: «Non ho letto la norma»

• Nuova udienza del processo per la morte di Giulia Tramontano. Pubblico e giornalisti sono stati fatti uscire quando i medici legali hanno mostrato le foto del corpo martoriato della giovane. I medici confermano le 37 coltellate inflitte da Alessandro Impagnatiello, la prima alla laringe le avrebbe impedito di gridare

• Come previsto, con 147 voti su 173 presenti, il consiglio generale di Confindustria ha designato come nuovo presidente Emanuele Orsini
• Israele ha paura della minaccia iraniana. L’esercito ha congelato i congedi per le truppe combattenti e richiamato i riservisti per rafforzare la difesa aerea. In buona parte del paese i telefonini sono impazziti
• Emmanuel Macron ha paura che Mosca voglia colpire la Francia in occasione dei Giochi olimpici. Teme attacchi non con armi ma con hacker e propaganda
• Giorgio Tambellini, ex fidanzato di Francesca De André, è stato condannato a tre anni e tre mesi per maltrattamenti e lesioni aggravate. Nel 2022 la nipote di Fabrizio e figlia di Cristiano era stata picchiata fino a svenire
• Moglie, suocera e cognati del deputato Soumahoro sono stati rinviati a giudizio. Avrebbero usato i soldi destinati ai migranti per pagarsi alberghi, abiti e e borse firmate
• Salvatore Baiardo deve andare agli arresti domiciliari. Lo ha detto ieri la Cassazione. Avrebbe mentito ai magistrati, dicendo di non possedere le foto di Silvio Berlusconi con i boss Graviano
• Grave incidente al Giro dei Paesi Baschi. Feriti Vingegaard, Evenepoel e a Roglic
• È morto a New York Gaetano Pesce, maestro del design italiano nel mondo. Aveva 84 anni

Titoli
Corriere della Sera: Arresti a Bari, rotto l’asse Pd-M5S
la Repubblica: Il contropiede di Salvini
La Stampa: Tagli Sanità, Regioni in rivolta
Il Sole 24 Ore: Casa, spunta una mini sanatoria
Avvenire: Il condono è di casa
Il Messaggero: «C’è meno fiducia nelle toghe»
Il Giornale: Casa, condono per mini abusi
Leggo: Salvini: «Un piano salva-casa»
Qn: Salvini lancia il condono, Meloni frena
Il Fatto: «Voti Pd comprati» / E Conte se ne va
Libero: La sinistra si scioglie a Bari
La Verità: I tribunale dei ministri salva Speranza
Il Mattino: «Meno fiducia nei magistrati»
il Quotidiano del Sud: La buona burocrazia salva Italia
il manifesto: L’algoritmo
Domani: Lo scandalo pugliese travolge il Pd Conte adesso vuole prendersi Bari

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Rotondi (AV). Tentato omicidio, presunte vittime assenti al processo: disposti accompagnamento coatto e sanzioni

Si è tenuta dinanzi al Tribunale di Avellino in composizione collegiale, Presidente Melone, giudici a latere Zarella e Cozzolino, una nuova udienza del processo nei confronti di Concetta Esposito, 29 anni di Cervinara, difesa dall’Avvocato Vittorio Fucci (nella foto), e Giuseppe Luciano, 35 anni di Bonea, difeso dall’Avvocato Teresa Meccariello.

Gli imputati furono arrestati con l’accusa di tentato omicidio premeditato.

In particolare nella notte tra il 2-3 giugno la Esposito e il Luciano si sarebbero recati presso casa di alcune persone di Rotondi e una volta lì i due avrebbero accoltellato Francesco Leonetti e Mario Esposito, a seguito di un diverbio sorto per motivi economici.

Mario Esposito fu colpito all’addome, mentre Francesco Leonetti fu colpito al petto da colpi quasi letali, versando in condizioni gravi per diversi giorni.

Secondo i medici il colpo un centimetro più in là avrebbe causato la morte della presunta vittima.

Gli imputati, dopo aver fatto perdere le loro tracce, si costituirono ai Carabinieri di Cervinara, in particolare Esposito Concetta consegnava anche il coltello insanguinato, dichiarando di essere stata lei ad accoltellare le due persone offese, mentre Giuspepe Luciano sarebbe stato estraneo alla vicenda.

Attualmente il Luciano è detenuto preso il carcere di Belizzi Irpino, mentre la Esposito si trova sottoposta agli arresti domiciliari nella sua abitazione.

Per la cronaca, a seguito del pressante esame degli Avvocati difensori, la scorsa udienza rassegnò elementi molto favorevoli per gli imputati, soprattutto a seguito dell’esame di Francesco Leonetti, persona offesa, il quale fu messo in tale difficoltà da chiedere, emozionato, dei minuti di pausa.

In questa nuova udienza avrebbero dovuto essere sentiti quattro testimoni, ma è stato stato sentito solo il teste di Polizia Giudiziaria, appuntato Angelo Mario Oliviero, della Stazione Carabinieri di San Martino Valle Caudina, e nel corso del suo interrogatorio sarebbero emersi ulteriori elementi favorevoli per gli imputati a seguito delle precise e dettagliate domande degli Avvocati Vittorio Fucci e  Teresa Meccariello.

Non si sono presentati, invece, gli altri testi, che sono stati citati dalla difesa: Mario Esposito, presunta persona offesa, che fu accoltellata; Rosa D’Avanzo, moglie di Mario Esposito, altra presunta persona offesa, e la moglie di Francesco Leonetti, terza persona presunta persona offesa, che pure fu accoltellata.

Il collegio, quindi, su richiesta dell’Avvocato Vittorio Fucci, oltre a comminare delle sanzioni pecuniarie, ha ordinato l’accompagnamento coattivo per i tre testi assenti, alla prossima udienza, che si terrà l’8 maggio.

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MOLLICONE: L’UDIENZA DI IERI PER IL PROCESSO D’APPELLO






 

Giallo di Arce, processo omicidio Serena Mollicone, udienza del 26 marzo 2024.
La storia si ripete. I testimoni dell’accusa non avvalorano l’impianto accusatorio, gia’ lo avevano “alleggerito” in primo grado, maggiormente hanno fatto oggi.
Obiettivo della pubblica accusa e’ stato tentare di dimostrare che Annarita Torriero, l ‘amante del brigadiere Santino Tuzi, avesse dichiarato di avere visto in caserma Serena Mollicone proprio il giorno dell’omicidio, il primo giugno 2001. Invece la signora Torriero ha smentito categoricamente l’ipotesi, dichiarando che qualche volta aveva notato Serena nei pressi del cancello della caserma. Al che l’avv. Mauro Marsella ha precisato che ai lati della via della caserma CC di Arce e oltre vivevano altre persone.
La Torriero ha reso noto che Tuzi la mattina dell’11 aprile 2008, il giorno del suicidio, le lascio’ dei fiori, una stecca di sigarette e due biglietti d’amore, per poi telefonarle e dirle “Poi saprai dove portarli” e preannunciare il suicidio. Lo ha descritto sudato, stressato, agitato, preoccupato. Inoltre la donna ha contestato e confutato duramente le dichiarazioni della signora Sonia De Fonseca rilasciate sia alla precedente udienza sia al programma Le Iene nel 2019. Ha dichiarato di non avere mai conosciuto il m.llo Mottola.
L’attuale marito della Torriero ha confermato le dichiarazioni della moglie.
In seguito e’ stata ascoltata Rosa Mirarchi, la signora che faceva le pulizie in caserma anche nel 2001. Ha smentito di avere notato Serena Mollicone in caserma, soprattutto il giorno del delitto. Ha individuato che l’unico giorno in cui puli il bagno dell’appartamento, dove l’accusa ritiene sia avvenuto l’omicidio, e’ da collocate nella prima decade del mese di maggio, il giorno prima del compleanno della signora Mottola che cade esattamente il 4 maggio (quindi nessun collegamento col mese di giugno).
Di fatto sono emerse le superficialità, le imprecisioni e le suggestioni dell’inchiesta dopo la morte di Tuzi, un’inchiesta nata a senso unico contro i Mottola e che ha vissuto in tal senso.
E’ stato deciso dalla Corte che le udienze del mese di maggio saranno nei giorni 16, 23, 28 e 30 e aprile 9.16.19

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Chiara Tramontano testimonia per il processo di femminicidio della sorella Giulia

Chiara Tramontano, sorella di Giulia, ha testimoniato ripercorrendo la storia della gravidanza della sorella uccisa a Senago il 27 maggio 2023 dall’ex barman di 30 anni Alessandro Impagnatiello a Senago, nel milanese. Ecco le sue parole: “I miei genitori vivono la tragedia di avere perso una figlia, e hanno bisogno che noi figli diventiamo il loro bastone, che diamo loro la forza. Io e mio fratello vorremmo solo piangere e arrenderci, ma se lo facciamo che ne sarà dei nostri genitori? E allora ci facciamo forza, e andiamo avanti sapendo che noi figli abbiamo un ruolo, e che dovremo portare sulle nostre spalle questo fardello per tutta la vita. Sappiamo che ci saranno d’ora in poi solo lavoro e il cimitero”. La giovane ha risposto alle domande delle PM e della difesa, davanti al reo confesso, sempre con la testa e occhi bassi, con il suo viso ancora malinconico e pieno di dolore. Ha anche aggiunto: “Nei primi mesi di gravidanza Giulia soffriva di mal di stomaco e nausee. Aveva anche iniziato a soffrire di cistite, era costantemente in terapia e quando siamo andati in Trentino, nei giorni di Natale, lei stava malissimo. Eravamo molto preoccupati, era tale il dolore che le provocava lo stomaco. La notte rimaneva sveglia a riscaldare l’acqua calda. E proprio in quei mesi aveva iniziato a dire che l’acqua delle bottiglie aveva un sapore strano. Noi infatti – memori di quegli episodi della candeggina nelle bottiglie d’acqua che erano stati raccontati negli anni ‘90 – pensavamo che fosse uno scherzo di cattivo gusto, e le avevamo consigliato di buttare tutto”. Inoltre, Giulia si era rivolta a un consultorio per abortire, all’insaputa dei tradimenti che aveva scoperto e per la non contentezza del suo compagno: “Ma lui all’ultimo ci aveva ripensato e così anche lei”. Secondo Chiara, “Giulia avrebbe potuto portare avanti la gravidanza anche da sola, c’era la volontà di avere un figlio anche da sola, aveva preso in considerazione la cosa visti i tradimenti di lui”. E ancora: “Mia sorella era bella e giovane, lavorava, poteva rifarsi una vita pur tenendo il bambino” anche perché “noi famiglia la avremmo aiutata”.
L’ergastolo appare la conclusione più auspicabile anche perché Impagnatiello è accusato di una serie di aggravanti come omicidio aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi e dal vincolo affettivo, occultamento di cadavere e procurata interruzione di gravidanza.

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GIALLO DI ARCE – PROCESSO OMICIDIO SERENA MOLLICONE – Il Portavoce del Pool della difesa Mottola prof. Carmelo Lavorino Precisa gli aspetti salienti e incisivi dell’udienza del 14 u.s.






GIALLO DI ARCE – PROCESSO OMICIDIO SERENA MOLLICONE – Precisiamo in qualità di POOL DIFENSIVO DELLA FAMIGLIA MOTTOLA che gli aspetti salienti e incisivi dell’udienza del 14 u.s., a prescindere dai comprensibili aspetti emotivi delle Prti civili e dai tentativi di negare l’evidenza da parte dei fautori dell’impianto accusatorio (non le Parti civili), sono i seguenti:
1) Antonio Mollicone ha dichiarato: (A) che lui e il fratello Guglielmo parlando la sera col brig. Santino Tuzi gli hanno manifestato la (ovvia e giusta) preoccupazione per cercare Serena scomparsa sin dalle ore 7:30 della mattina; NOSTRA NOTA: questo fa comprendere ancora una volta che Tuzi la mattina dell’1 giugno 2001 non ha visto Serena entrare, altrimenti lo avrebbe esplicitato, essendo egli carabiniere onesto e fedele al giuramento di fedeltà, a ciò si deve aggiungere che se Tuzi avesse visto Serena entrare in caserma lo avrebbe detto anche all’app. Emilio Cuomo suo collega e presente con Tuzi alle ricerche della povera Serena; invitiamo ancora una volta a considerare che SE Tuzi avesse visto Serena in caserma lo avrebbe esplicitato, e che è impossibile che lui, il lgt. Vincenzo Quatrale e l’app. Francesco Suprano abbiano cedute a illogiche ipotetiche minacce da parte del m.llo Mottola, invitiamo a considerare che i tre avrebbero dovuto buttare alle ortiche anni di onorata carriera per motivi ignoti e inesistenti, che certamente non avrebbero in tre temuto le MAI AVVENUTE minacce di Mottola e che certamenti questi non poteva minacciare di fare del male alle loro famiglie; (B) che è stato nell’ufficio del m.llo Mottola assieme al fratello Guglielmo dalle ore 1-1:15 sino alle 2:30; NOSTRA NOTA: questo fa crollare l’illazione che vuole il m.llo Mottola andare a depositare (!?) il corpo di Serena in radura Fontecupa in tale fascia oraria di corrispondenza esecutiva comportamentale: di fatto sono proprio i Mollicone che forniscono l’alibi al m.llo Mottola; C) che l’idea di andare a controllare la stanza di Serena è sorta da una decisione in comune fra i tre all’interno dell’ufficio di Mottola e che quindi Mottola quando è andato in borghese con la propria macchina lo ha fatto per tale decisione comune; NOSTRA NOTA: questo fa cadere la congettura che Mottola sia sia presentato da solo in casa di Mollicone su propria iniziativa “criminale” per fare sparire “indizi compromettenti”;
2) il m.llo Marco Sperati, fra l’altro, visionando il filmato di quando vengono tagliati la busta e il nastro che avvolgevano il capo di Serena per introdurli all’interno di una busta nera, ha dichiarato che (ma non ce n’era bisogno) sicuramente fra tali reperti entrati in contatto c’è stata contaminazione; NOSTRA NOTA : hanno ragione i Consulenti della Difesa Mottola quando affermano che tale contaminazion c’è stata a prescindere, sia nelle fasi precedenti, sia seguire;
3) con altissima probabilità che rasenta la certezza riteniamo che l’app. Cuomo abbia potuto notare il m.llo Mottola tornare in macchina, ma non quella sera e quella notte, proprio perché la ricostruzione cronologica dell’incrocio dei movimenti delle persone lo fa escludere e perché l’evento sarà accaduto qualche altra volta; NOSTRA NOTA: l’app. Cuomo ha sovrapposto ricordo di evento e/o avrà fatto confusione.
Invitiamo tutti a rispettare la presunzione d’innocenza, a ricordare che già c’è stata un’assoluzione in primo grado, ad essere obiettivi e a rispettare le leggi della logica, della scienza e del diritto.
Il Portavoce del Pool della difesa Mottola prof. Carmelo Lavorino

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5 maggio 2024: si chiude la fase diocesana del processo di beatificazione di Nino Baglieri

A distanza di un anno dall’ingresso in Diocesi di mons. Salvatore Rumeo, la fase diocesana del processo di Beatificazione del servo di Dio Nino Baglieri, volge al termine; uno dei primi desideri del Presule netino, non appena diventato vescovo di Noto.
Antonino Baglieri, detto Nino, nasce a Modica, in provincia di Ragusa e diocesi di Noto, il 1° maggio 1951. Dopo aver frequentato le scuole elementari e aver intrapreso il mestiere di muratore, a diciassette anni, il 6 maggio 1968, precipita da un’impalcatura alta diciassette metri. Ricoverato d’urgenza, Nino si accorge di essere rimasto completamente paralizzato.
Sua madre si oppone ai medici che vorrebbero l’eutanasia, confidando in Dio e dichiarandosi disponibile ad accudirlo personalmente per tutta la vita.
Nino passa quindi da un centro ospedaliero all’altro, senza alcun miglioramento.
Nel 1970 torna a Modica: trascorre gli anni successivi in un totale isolamento.
Alle quattro del pomeriggio del 24 marzo 1978, Venerdì Santo, Nino avverte una nuova forza dentro di sé, mentre alcuni membri del Rinnovamento nello Spirito e un sacerdote pregano su di lui.
Da allora, accetta la propria condizione di malato, ma non si rassegna: impara a scrivere con la bocca, aiutando molte persone.
Dal 6 maggio 1982 in poi considera giorno di festa quello in cui ebbe il suo incidente: è il suo «anniversario della Croce».
Muore tre anni dopo, alle 8 del 2 marzo 2007.
La causa sarà ufficialmente chiusa il 5 maggio 2024, alle ore 18:00, presso la Chieda Madre di San Pietro in Modica.
L’annuncio è stato dato dallo stesso Vescovo, nella Celebrazione Eucaristica, a conclusione della lunga settimana dedicata a Nino Baglieri, in occasione del 17° anniversario della sua morte.
Dopo 12 anni si chiude così la lunga fase di raccolta delle informazioni e della preparazione di tutta la documentazione relativa a Nino. Ora si avvia una nuova fase verso la Beatificazione, infatti tutto arriverà a Roma in Vaticano presso la Congregazione delle Cause dei Santi.
“La presenza dei Santi e di coloro che hanno vissuto alla luce del Vangelo è per noi un segnale molto forte” ha affermato mons. Salvatore Rumeo nell’omelia.
Nino Baglieri è stato “Apostolo e missionario della gioia, anche sotto il peso di quella croce che ha saputo abbracciare nella sua vita. Nino ha saputo consegnare la sua vita come Gesù nelle mani del Padre. Attraverso la croce possiamo raggiungere la luce. Perché attraverso la morte avviene la rinascita, qui c’è il mistero del Vangelo” ha commentato ancora il Vescovo.
Grande gioia per la Diocesi di Noto (Nino Baglieri è originario di Modica) e per la Famiglia Salesiana, infatti nel 1982 il servo di Dio aderì all’Associazione Salesiani Cooperatori e il 31 agosto 2004 emise la professione perpetua nell’Istituto Secolare Volontari con Don Bosco.

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LA MAGISTRATURA DEL COPIA E INCOLLA… “Il processo è in corso, sentenza è già scritta”






“Il processo è in corso, sentenza è già scritta”

Una sentenza scritta prima della requisitoria e delle arringhe difensive in un processo per maltrattamenti in famiglia. Accade al Tribunale di Firenze. A scoprire nel fascicolo il dispositivo di condanna a 5 anni e mezzo è stato il difensore Filippo Viggiano che ha chiesto e ottenuto l’astensione dei 3 giudici del collegio. La presidente aveva poi spiegato, nella relazione consegnata al presidente del tribunale Marilena Rizzo, che il dispositivo era solo un appunto non condiviso con gli altri due e soprattutto passibile di cambiamento a seguito della requisitoria del pm e degli avvocati di parte civile e della difesa. “Non era redatto in forma di un mero appunto”, obietta il presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Sergio Paparo.
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Capua. Raid incendiario ai danni dei vicini e tentata estorsione: processo iniziato, prossimo ‘step’ a fine giugno

Venerdì l’udienza preliminare per le quattro persone di Capua arrestate alla fine di luglio scorso su richiesta del PM dott. ssa Gerardina Cozzolino e con ordinanza del GIP dott. Emilio Minio.

Tutti hanno anticipato in udienza di proseguire il giudizio a loro carico con il rito abbreviato dinanzi al Giudice dell’Udienza Preliminare dott. ssa Daniela Vecchiarelli.

I quattro imputati sono accusati del raid incendiario delle auto di alcuni vicino di casa e di tentata estorsione: C. S., 62 anni, noto culturista di Capua e titolare di un palestra ginnica, attualmente detenuto agli arresti domiciliari; sua moglie, A. F., 52 anni (difesi dall’avvocato Giuseppe Stellato); R. L., 26 anni e G. S., 39 anni, entrambi albanesi (difesi dagli avvocati Paolo Di Furia e Romolo Vignola).

Nel processo si costituiranno parte civili C.G., C.L., C.M., contro i due cittadini albanesi con l’avv. Gaetano Crisileo (nella foto).

Il processo è partito a seguito delle minacce gravi che sarebbero state rivolte al proprietario di un’abitazione ubicata in Capua da parte di S. e F., i quali avrebbero anche commissionato ai due albanesi di incendiare le autovetture delle persone offese.

Lo scopo, secondo l’accusa, era quello di acquistare l’abitazione dei vicini a un prezzo di gran lunga irrisorio.

S. e F. sono anche accusati di stalking rivolto alla famiglia delle persone offese (difesa dall’avvocato Gaetano Crisileo) con espressioni minacciose, atteggiamenti persecutori tali da cagionare loro un stato di paura e tale da ingenerare un fondato timore per l’incolumità loro e dei propri congiunti.

Una lunga indagine da parte dei carabinieri di Capua con captazioni telefoniche, pedinamenti e continuo monitoraggio sotto la direzione del Pubblico Ministero dott.ssa Cozzolino ha consentito di inchiodare C. S. ed i suoi presunti complici, finiti anche in carcere.

La prossima udienza è fissata per il 28 giugno, quando molto probabilmente si discuterà il giudizio abbreviato e si perfezioneranno le costituzioni di parte civili.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Irpinia. Sequestro di vino contraffatto, dopo 10 anni, nel processo, ‘Codici’ ammessa quale parte civile

L’associazione Codici ammessa come parte civile in un processo che nasce dal sequestro di vino contraffatto nella provincia di Avellino, eseguito ad inizio dell’anno 2022.

Si è tenuta giovedì, presso il Tribunale di Avellino, l’udienza preliminare del processo che nasce dal maxi sequestro di vino eseguito ad inizio 2022 nella provincia di Avellino.

In aula anche le associazioni Codici e Codici Campania, ammesse come parte civile, mentre gli imputati sono stati rinviati a giudizio. Si tornerà in aula il 18 settembre.

La vicenda suscitò grande scalpore – ricorda Giuseppe Ambrosio, avvocato di Codici (nella foto) – perché l’operazione condotta dai Carabinieri Forestali delle Stazioni di Lacedonia e Volturara Irpina, coadiuvati dagli ispettori ministeriali dell’Icqrf, su disposizione della Procura di Avellino, fu imponente.

Furono sequestrate 10mila bottiglie di vino e migliaia di ettolitri di vino sfuso non ancora imbottigliato, proveniente da cantine di Forino e Montefalcione.

Parliamo di prodotti venduti come DOCG, quando, secondo la Procura, avrebbero avuto in realtà altre qualità. Secondo l’accusa, era vino contraffatto, spacciato per qualità di origine protetta come Taurasi, Greco di Tufo e Falanghina. A distanza di 2 anni siamo arrivati all’ammissione come parte civile”.

Le indagini portarono ad acquisire gravi indizi dei reati di frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci.

Le investigazioni fecero emergere una condotta continuata di messa in commercio di vini imbottigliati ed etichettati come varietà protette dei vitigni della zona irpino-sannita, in difetto della relativa certificazione rilasciata dall’Organismo ministeriale preposto, con apposti contrassegni certificativi non corrispondenti ed in assenza del controllo del rispetto dei disciplinari di produzione.

Sono stati contestati anche i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale connessa alla sottrazione di più di 1.000 ettolitri di vino da una precedente impresa dichiarata fallita e riconducibili ai medesimi soggetti, e di falsità ideologica del privato in atto pubblico per le successive movimentazioni del vino sottratto che venivano realizzate facendole apparire come provenienti dal curatore fallimentare.

Siamo impegnati da tempo nella lotta alla contraffazione – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e di fronte ad un caso simile non potevamo rimanere in silenzio. Quello del vino contraffatto è un problema serio.

I sequestri sono frequenti e questo deve suonare come campanello d’allarme. Lo diciamo perché un prodotto falso non arreca un danno solo economico, ma in alcuni casi può avere conseguenze pesanti anche sul piano della salute”.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

GIALLO DI ARCE – PROCESSO CONTRO I MOTTOLA/ CHIARIMENTI DEL POOL TECNICO DELLA DIFESA MOTTOLA SULL’UDIENZA DEL 12 FEBBRAIO 2024






GIALLO DI ARCE – PROCESSO CONTRO I MOTTOLA/ CHIARIMENTI DEL POOL TECNICO DELLA DIFESA MOTTOLA SULL’UDIENZA DEL 12 FEBBRAIO 2024

L’impianto accusatorio contro i Mottola, già autosconfessato nel 2015 quando ritenne Tuzi non attendibile e non credibile, è risorto miracolosamente grazie all’intuizione-illazione “Porta della caserma CC di Arce arma del delitto / mezzo lesivo”.

Intuizione sicuramente da prendere in considerazione, ma da scartare applicando logica, scienza, intelligenza e freddezza…

Chiariamo che la porta non è l’arma del delitto e che su questa interessante intuizione, però “falsa/fallace/non veridica/errata” è stato impostato l’impianto accusatorio. Da qui tre consulenti del pubblico ministero (militi dell’Arma che prestano servizio presso i Ris di Roma) hanno analizzato i nastri che legavano il capo di Serena concludendo, avventatamente ed apoditticamente, che i 28 frammenti lignei rinvenuti sui nastri sono stati esplosi dalla porta al momento dell’impatto sui capelli di Serena: garantiamo che la conclusione dei Ris strombazzata dalla propaganda colpevolista è quanto meno “non esatta”…

Ebbene, abbiamo dimostrato (l’ing. Cosmo Di Mille, il prof. Giorgio Bolino e io) che la conclusione dei tre CTPM è sbagliata, che hanno commesso terribili e imperdonabili errori metodologici matematici-statistici, che hanno sbagliato nell’applicare due formule statistiche, che sono stati inghiottiti dalla smania dell’équipe fissatasi su falsi colpevoli.

Uguale fallacia la troviamo nelle conclusioni del CTPM l’anatoma patologa Cristina Cattaneo e del suo staff, laddove MAI E POI MAI l’ipotetica dinamica di Serena sbattuta/spinta/scaraventata contro la porta potrà essere dimostrata, ciò per un motivo assoluto: trattasi di DINAMICA IMPOSSIBILE COSÌ COME IPOTIZZATA.

Il dr Enrico Delli compagni, giusto per parlare senza limiti, ha dimostrato che Santino Tuzi venne “messo in mezzo” e che mai vide entrare Serena in caserma, motivando l’inattendibilità e la non credibilità del suddetto.

Nessun depistaggio da parte del m.llo Mottola, i Mottola sono innocenti. Martedì 22 febbraio in aula la seconda fase delle  consulenze.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)