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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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peggiore”

FINE CORSA Il partito ringrazia Biden, “un vero patriota, ha messo l’America al primo posto”. Impietoso Trump: “Il presidente peggiore”






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(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Rai ‘censura’ i fischi al ministro Sangiuliano, il sindacato USIGRAI: rimedio peggiore del male

Usigrai: «Sui fischi a Sangiuliano la Rai certifica il baratro in cui è finito il prodotto informativo del servizio pubblico».

«Sui fischi censurati al ministro Sangiuliano la toppa Rai è peggiore del buco.

Con un comunicato stampa la Rai ancora una volta certifica il baratro in cui è finito il prodotto informativo del servizio pubblico.

Affidati in esterno, i contenuti che poi finiscono nei programmi informativi e nei tg della Rai non hanno alcun controllo editoriale da parte delle strutture giornalistiche». Lo afferma, in una nota diffusa giovedì 4 luglio 2024, l’Esecutivo Usigrai.

«Per questo – proseguono i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico – da anni chiediamo, inascoltati, di riportare dentro il perimetro Rai la produzione di immagini e dei prodotti di informazione.

Se la ‘più grande industria culturale del Paese’ non è in grado nemmeno di verificare quello che manda in onda, chi dirige l’azienda deve trarne le conseguenze o mostrare di avere soluzioni in grado di rispondere alle legittime attese di cittadini e dipendenti.

Gli uni e gli altri interessati alla credibilità della Rai; i primi perché pagano il canone e i secondi perché ci lavorano a garanzia del prodotto che forniscono agli utenti».

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

R.D. Congo, rieletto Félix Tshisekedi. Il missionario don Piumatti, “la soluzione meno peggiore, mancano grandi leader politici”

Non hanno riservato sorprese le travagliate elezioni nella Repubblica democratica del Congo, che si sono svolte il 20 e 21 dicembre (prolungate al 27 dicembre in alcuni seggi a causa di problemi logistici). È stato rieletto come presidente Félix Tshisekedi, 60 anni, con il 73,34% dei voti. Sbaragliati gli altri candidati, una ventina, tra cui l’ex governatore del Katanga Moïse Katumbi (18,08%) e il premio Nobel per la pace il medico Denis Mukwege, che non ha raggiunto l’1% dei voti. Tshisekedi è salito al potere a gennaio 2019 dopo una elezione controversa e rimarrà alla guida del Paese per altri cinque anni. Per l’opposizione è stata un’elezione “farsa”, e nove candidati hanno chiesto ufficialmente l’annullamento. Su 100 milioni di abitanti si sono recati alle urne quasi 44 milioni gli elettori, per eleggere anche i deputati nazionali e provinciali e i consiglieri locali.

Una missione elettorale di osservazione di cattolici e protestanti. La Chiesa cattolica, attraverso i vescovi riuniti nella Cenco (Conferenza episcopale nazionale del Congo), insieme alla Ecc (Church of Christ in Congo, unione di 62 denominazioni protestanti) hanno sparso nel Paese 25 000 osservatori in 75.000 seggi, oltre a 11.000 osservatori “cittadini”. Non si sono però ancora pronunciati ufficialmente, probabilmente perché manca una visione unitaria comune. La missione Cenco-Ecc ha però diffuso nei giorni scorsi un rapporto preliminare che anticipava la probabilità di vittoria smaccata di un solo candidato, prendeva atto di alcune irregolarità e invitava la Commissione elettorale nazionale e la Corte costituzionale ad una proclamazione responsabile dei risultati. La Corte Costituzionale dovrebbe confermarli il 10 gennaio.

(foto: G. Piumatti)

Il missionario: “La soluzione meno peggiore”. “C’è ancora un po’ di confusione però pare che la situazione si stia rasserenando”, commenta al Sir don Giovanni Piumatti, missionario fidei donum della diocesi di Pinerolo che ha vissuto 50 anni in due villaggi del Nord Kivu nella Repubblica democratica del Congo, insieme ad una piccola comunità di italiani. Ora è tornato in Italia. A suo avviso la rielezione di Tshisekedi “è la soluzione meno peggiore”, anche se dietro “ci sono realtà sicuramente politiche europee, come la Francia o il Belgio. È chiaro che l’Europa e gli Stati Uniti hanno la voce potente. Sono votazioni che appaiono popolari perché la gente vota e ci crede ancora ma è anche facile condizionare le persone. Non penso siano i voti del popolo”. È facile prevedere, infatti, che continuerà lo sfruttamento minerario del Paese, in mano all’Europa, agli Usa, alla Cina ed è difficile che la situazione di instabilità e conflitto nel Nord Kivu e nell’Ituri si stabilizzi.

“Mancano grandi leader politici”. Il candidato più conosciuto nel mondo, Denis Mukwege, medico vincitore del Nobel (è stato anche ricevuto dal Papa nel giugno 2023), “sarebbe stato un simbolo di cambiamento importante – osserva il missionario – ma c’è stata una propaganda contro di lui. È molto noto a Bukavu e a Goma ma non in tutto il Paese e non è un politico. Avrebbe dovuto usare il suo nome per formare una squadra”. “In generale si sente che l’Africa sta rialzando la testa, ad esempio in Burkina Faso – conclude don Piumatti -. C’è un rifiuto del colonialismo europeo e una presa di coscienza, anche se non si capisce cosa questo porterà. Ma non so in concreto cosa riuscirà a fare Tshisekedi. Mancano grandi leader politici, che non vedo in Congo”.

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Striscia di Gaza: “La notte peggiore” della parrocchia latina. L’appello alla pace dei cristiani di Gaza

“Stiamo tutti bene, è un miracolo del Signore”: è il breve e rassicurante messaggio arrivato al Sir questa mattina dalla parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza, dove attualmente sono rifugiate 700 persone, tra di loro anche anziani, persone malate, ferite e disabili gravi. Nella serata di ieri, come confermato al Sir dal vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, Israele aveva tagliato le comunicazioni isolando di fatto tutta la Striscia mentre erano in corso dei raid aerei a copertura di una serie di ‘attacchi’ di terra condotti con truppe e carri armati dell’Esercito nella parte orientale di Gaza, soprattutto nel settore settentrionale, dal campo profughi di Jabaliya a Bet Lahiya e Bet Hanun, nella Striscia centrale e a Khan Yunis, nel sud. La giornata di venerdì, 27 ottobre, voluta da Papa Francesco per pregare e digiunare per la pace è diventata così anche quella più combattuta, “la notte peggiore” fanno sapere i parrocchiani, dall’inizio della guerra.

Parrocchia Sacra Famiglia, Gaza (Foto Parrocchia latina)

L’appello della parrocchia. Dalla chiesa, nella veglia serale di ieri, le 8 religiose presenti in parrocchia (suore del Rosario, suore del Verbo incarnato e missionarie della carità, ndr.) avevano lanciato, a nome della comunità cristiana di Gaza, un appello per la pace: “La situazione in tutta Gaza è critica, con bombardamenti che si verificano senza sosta. In tutta la Striscia, manca di tutto, dall’acqua, cibo, carburante, medicine, cappotti. Preghiamo senza sosta per la pace, per la fine della guerra e affinché possano entrare tutti gli aiuti per tutti i bisognosi, che siano a nord o a sud di Gaza. Mentre ringraziamo per la vicinanza del Santo Padre, ringraziamo, nella sua persona, tutti coloro che pregano e lavorano per la Pace. Vogliamo pregare la Vergine insieme a tutta la comunità questa preghiera tanto amata da tutti i nostri bambini: ‘sotto il tuo sostegno ci poniamo Santa Madre di Dio’ con un’antifona in arabo che dice: Signore della pace, donaci la pace, metti nel nostro cuore la pace. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non ignorare le nostre richieste che hanno bisogno di te, ma liberaci sempre da tutti i pericoli, o gloriosa Vergine benedetta”. All’appello è seguita la recita della preghiera semplice di san Francesco, “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”.

(Foto AFP/SIR)

La notte più lunga. Di lì a poco, raccontano dalla parrocchia, il ritorno in chiesa per timore dei bombardamenti. “Ci siamo rifugiati in chiesa perché temiamo che bombarderanno vicino il complesso parrocchiale. Siamo tutti in piedi, svegli. Sentiamo spari e bombe all’esterno della parrocchia”: era stato il messaggio al Sir nel corso di un breve contatto telefonico che parlava di “una notte lunga con bombardamenti sono in corso”. Poi l’interruzione della comunicazione. Fino a poco fa: “Stiamo tutti bene e questo è un miracolo del Signore” è stato il nuovo contatto, rassicurante, di stamattina.

 

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)