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Palermo. ‘Nella tana del riccio’: mercoledì sera presso ‘UCAI’ si presenta il volume di Sandra Guddo

Si presenta mercoledì 17 aprile 2024 alle ore 17,00 presso la Sede UCAI nella Cripta di San Giorgio dei Genovesi in Piazza San Giorgio dei Genovesi a Palermo, il volume di Sandra Guddo “Nella tana del riccio. Nulla terrorizza più dell’ignoto”. Previsti gli interventi di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia e Mariza Rusignuolo, Saggista e critico letterario. Coordina Rosalia Marchiafava, dell’UCAI Arcidiocesi di Palermo. Sarà presente l’Autrice. L’iniziativa è organizzata da BCsicilia e dalll’Unione Cattolica Artisti Italiani nell’ambito dell’iniziativa “30 Libri in 30 Giorni”.

Il libro. Un thriller ricco di suspense dove la “tana del riccio” diviene il luogo simbolo in cui si srotolano diversi fatti che scorrono, come le acque di un fiume, tra rive opposte: tra normale e paranormale, tra naturale e soprannaturale per raccontare le storie di tre donne: Nilla, Maria Luisa e Rita, vissute in epoche e contesti diversi, in un arco temporale che va dal periodo della Bella Époque ai giorni nostri. Il romanzo si divide in due parti: nella prima procedono in modo parallelo e alternato i destini delle tre protagoniste per poi incrociarsi fatalmente nella seconda parte, collegati da quel sottile fil rouge che alcuni chiamano destino, altri semplice causalità o pura volontà divina. Sullo sfondo la città di Palermo, tra luoghi di rara bellezza, con i suoi segreti e la sua tormentata storia millenaria. Nel misterioso gioco delle parti che è la vita, Maria Luisa tornerà dall’aldilà, creando così l’opportunità di porre domande sul rapporto esistenziale tra vita e morte, tra Eros e Thanatos, tra raffinate dissertazioni filosofiche e semplice saggezza popolare. Una trama complessa dove si impone il quarto protagonista: la musica di un pianoforte che diventerà il leitmotiv dell’intera vicenda. (La copertina del libro è di Daniela Gargano).

L’autrice. Sandra Guddo è laureata in Filosofia e ha conseguito la specializzazione in Scienze Umane e l’abilitazione in  Materie Letterarie e Latino negli Istituti Superiori dove ha insegnato fino al recente pensionamento. Inserita dal MIUR di Palermo nel progetto contro la Dispersione Scolastica ha lavorato come psicopedagogista nei quartieri più a rischio della città. Da questa forte esperienza nasce il primo libro “Tacco 12. Storie di ragazze di periferia”. Scrittrice, poetessa e critico letterario, è autrice della raccolta di novelle: “Ciciri racconti di terra di sicilia” (2018 Premio Kaos). “Gramigna storie di gente di sicilia (2021 Premio Internazionale Navarro). Nel 2020 pubblica la silloge poetica “Amo il chiaroscuro” (2020 Premio S. Quasimodo e Premio Ossi di seppia). Ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i quali: Premio alla Carriera “Maria Costa”, Premio Universo Donna da Accademia di Sicilia, Premio alla Cultura. Premio internazionale Franz Kafka. Ne 2018 pubblica il romanzo Le geôlier (2016, Premio Levi) e nel 2023 “Nella tana del riccio. Nulla terrorizza più dell’ignoto”. Presidente emerita di UNIPOP. Councilor di Arena Culturale, Vicepresidente del Club Culturale Andromeda, è stata Presidente del Premio Letterario Andromeda 2022/23. Ha condotto la rubrica radiofonica dal 2019 al 2020 “La cucina popolare siciliana tra storia e leggenda”.  Scrive per diverse riviste letterarie, conduce corsi di Scrittura creativa ed organizza eventi.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Israele e Hamas: testimonianza da Gaza, “nella Striscia gli animali vivono meglio degli uomini”

Israele e Hamas: testimonianza da Gaza, “nella Striscia gli animali vivono meglio degli uomini”

“Siamo continuamente sotto pressione, non sappiamo quale sarà il nostro futuro. La sensazione è quella che si può morire da un momento all’altro senza che ce ne rendiamo conto”. A parlare al Sir, dalle vicinanze di Rafah, al confine tra Gaza e l’Egitto, è Karim (nome di fantasia, ndr.), infermiere in una delle poche strutture sanitarie ancora operative nella Striscia, per questo in prima linea nell’assistere la popolazione civile sfollata spinta ancora più a Sud dall’esercito israeliano. Il sistema sanitario gazawo è praticamente crollato: al Sud gli ospedali Nasser Medical Complex e al Amal non riescono ad assicurare nemmeno le cure essenziali alle centinaia di pazienti rimasti al loro interno dove hanno trovato rifugio anche migliaia di sfollati in fuga dalle bombe. Il Nasser è stato occupato dai militari israeliani che hanno arrestato un centinaio di persone ritenute terroristi di Hamas, tra loro circa 70 sarebbero operatori sanitari del complesso medico che è stato trasformato in caserma. L’Ospedale Europeo lavora al 30% della sua capacità. Fonti interne del nosocomio, costruito nel 1989 dall’Unrwa con fondi europei, confermano al Sir: “sentiamo combattere nelle vicinanze, non abbiamo medicine, farmaci, ricambi per apparecchiature, le scorte sono praticamente finite. Gli operatori sanitari rischiano ogni giorno la vita per raggiungere l’ospedale e lavorare. Molti medici e infermieri temono, inoltre, che l’avanzata dei carri armati israeliani possa isolare l’ospedale dal resto del sud di Gaza, e di conseguenza impedire loro di rientrare dalle loro famiglie. Per questo l’organico del nosocomio è diminuito”.

(Foto: Unicef/El Baba)

“La gente continua a morire”. Il racconto di Karim è chiaro, lucido, ma non per questo privo di dolore per ciò che vede e ciò che vive, lui sposato e padre di famiglia. La casa ridotta a un cumulo di macerie. Oggi abita con la famiglia in una tenda acquistata per 600 dollari. È felice, dice, perché così può spostarsi ogni volta in zone meno a rischio. “A Rafah – racconta Karim – oltre 1,3 milioni di persone vive ammassata dentro tendopoli di fortuna, praticamente senza acqua e servizi degni di questo nome, con poco cibo, esposta al freddo, soprattutto di notte quando le temperature si abbassano di molto. La gente vaga a piedi nelle strade, i più fortunati sopra dei carretti trainati da asini”, mezzo di trasporto molto usato a Gaza. “Durante il giorno si sentono le esplosioni di bombe che cadono spesso vicino alle tende e nei pressi dei mercati dove la gente si affolla per cercare del cibo. A ogni boato sentiamo tremare le case che sono rimaste ancora in piedi”. Poi una pausa di silenzio e riprende: “Non voglio pensare a cosa accadrà se ci sarà un attacco di terra israeliano a Rafah. Non sappiamo più dove andare, dove correre o fuggire per stare al riparo. Non sappiamo dove mettere al sicuro i nostri figli. Qui la gente continua a morire. A Gaza l’unica preoccupazione è sopravvivere”. Il bilancio delle vittime  palestinesi, secondo il Ministero della Salute di Hamas, è di oltre 29mila morti e di 69.170 feriti.

Gaza, Rafah (Foto K/Sir)

Ancora un veto all’Onu. Karim non ha nemmeno più la forza di imprecare contro la comunità internazionale inefficace nella sua azione diplomatica e umanitaria, incapace di fermare la guerra. Ieri sera la risoluzione araba, che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza, del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata bocciata per il veto Usa. Mentre il Programma alimentare mondiale dell’Onu (Wfp/Pam) ha annunciato la sospensione delle consegne di aiuti alimentari vitali nel nord di Gaza, fino a quando le condizioni nell’enclave palestinese non consentiranno distribuzioni sicure, il rapporto “Nutrition Vulnerability and Situation Analysis – Gaza”, riferisce che il 95% delle famiglie gazawe limita i pasti e le porzioni, e il 64% delle famiglie consuma un solo pasto al giorno. Oltre il 95% delle famiglie limita la quantità di cibo degli adulti per garantire che i bambini piccoli abbiano cibo da mangiare.

(Foto ANSA/SIR)

Aiuti insufficienti. “Nella mia zona – prosegue Karim – ci sono delle scuole che ospitano sfollati dal nord. Dai bagni fuoriescono liquami che si riversano nelle strade o almeno in quello che rimane di queste, ormai piene di buche e crateri. Si cammina tra fango e sporcizia. Molte persone, a causa di questa situazione, lamentano gastroenteriti, altri si ammalano di polmonite e febbre a causa dell’esposizione al freddo. I più esposti sono i bambini, i più piccoli non hanno nemmeno il latte”. La vita delle famiglie sfollate è impossibile: “gli aiuti umanitari non sono sufficienti e le strade sono affollate di persone che cercano di comprare cibo, verdura, frutta, latte in mercati improvvisati. Ma i prezzi sono altissimi – denuncia Karim -. È impossibile acquistare, per esempio, dello zucchero o del caffè. Un chilogrammo di zucchero può arrivare a costare fino a 20 euro. Per prenderlo le famiglie si dividono la spesa. Un chilo di caffè può arrivare a costare l’equivalente di 100 euro. Nessuno può permetterselo”. Accade così che chi si è spostato al Sud ora voglia rientrare al Nord, da dove è venuto e dove abitava nella speranza di ritrovare la propria casa in piedi o quasi. “Ma i soldati israeliani impediscono ogni spostamento. Dal Nord stanno arrivando notizie che chi è rimasto lì mangia cibo per animali”.

“Oggi a Gaza gli animali vivono meglio degli uomini – conclude Karim -. Quando finirà tutto questo? E soprattutto, come finirà? Oggi siamo vivi, ma qui si rischia di morire ogni minuto che passa”.

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Mons. Kulbokas (nunzio), “nella situazione difficile in cui ci troviamo, non possiamo lasciare nulla di intentato”

Mons. Kulbokas (nunzio), “nella situazione difficile in cui ci troviamo, non possiamo lasciare nulla di intentato”

Mons. Visvaldas Kulbokas, nel suo ufficio nella Nunziatura di Kyiv (Foto Sir)

(Da Kyiv) “A Kyiv sembra che si respiri un clima di abitudine alla guerra come fosse diventata ormai una normalità. Ma normale non è”. È mons. Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, a descrivere il clima che si respira nella capitale ucraina, in questo periodo natalizio. “Non è normale neanche nei momenti di calma – aggiunge – perché non è mai una situazione di tranquillità completa. Ci prepariamo a vivere il Natale così, in un contesto difficile che però fa risaltare ancor più il suo significato spirituale, mettendo in luce chi è Gesù, il principe della giustizia e della pace”.

“Tante persone, credenti e non credenti, si attendono dal Natale la grazia della pace e il dono della vita. La guerra comporta tanto dolore, tante morti, tante ferite. C’è quindi una grande attesa”.

Come scorre concretamente la vita

Viviamo ogni notte e ogni giorno come fossero momenti a sé, perché la situazione è precaria. Non si sa mai se domani la situazione sarà la stessa del giorno prima. Dipende da quanti missili vengono lanciati, da quanti droni cadono sulla città.  Non si ha la certezza di poter fare le cose così come sono state programmate. C’è questa percezione di precarietà con cui tutti facciamo i conti già da due anni.

Quest’anno c’è la grande novità del Natale che sarà celebrato per la prima volta dalla Chiesa greco-cattolica non più il 7 gennaio ma il 25 dicembre. Che segno è?

Non darei troppa importanza alla data. È comunque un segno che anche esteriormente siamo uniti.

Domenica, a Kyiv, parenti e amici di prigionieri ucraini hanno di nuovo manifestato per la loro liberazione, chiedendo di intensificare tutti gli sforzi possibili per riportarli a casa. Ma concretamente, la diplomazia della Santa Sede cosa può fare per loro?

È un problema enorme. Tutti i giorni, quando celebro la messa la mattina, affido la mia preghiera personale alla preghiera di coloro che soffrono. Sono tantissimi. Peraltro, sono prigionieri non soltanto i militari, ma anche tanti civili ed è un grandissimo problema. Tra loro ci sono anche i due sacerdoti greco-cattolici redentoristi catturati a Berdyansk che sono prigionieri da oltre un anno. Sono in contatto con le associazioni dei familiari dei prigionieri e da loro ricevo testimonianze di grandissima sofferenza. Le storie che mi raccontano sono raccapriccianti. Le famiglie non sanno neanche dove sono e se sono vivi. I prigionieri non hanno acqua potabile. Per non parlare del cibo, dei maltrattamenti e delle condizioni in cui devono stare e altro ancora. Proprio questo fronte, quello cioè dei prigionieri, dei bambini e degli aiuti umanitari, è l’impegno primario su cui Papa Francesco insiste personalmente sia parlandone e quindi attirando l’attenzione sia trasmettendo queste richieste alle autorità competenti. I risultati, purtroppo finora, sono pochissimi. Ma questo non vuol dire che si possa interrompere questa attività, perché siamo credenti e perché non abbiamo il diritto di abbassare le braccia.

Il cuore delle persone può sempre cambiare. Anche il cuore di chi è responsabile di tanto male.

Non sappiamo quando, ma sappiamo che bussando incessantemente alle porte, un giorno queste poste si apriranno. Lo crediamo ancora di più perché siamo credenti e, oltre a lavorare concretamente, ci affidiamo anche alla grazia di Dio, nella preghiera.

Di recente la Commissaria per i diritti dell’infanzia della presidenza della Federazione Russa Maria Lvova-Belova ha presentato un rapporto dal quale emerge che finora è stato possibile identificare alcuni minori. Significa che qualcosa si sta muovendo anche sul fronte dei bambini ucraini deportati?

Qualcosa si sta muovendo, nel senso che qualche minimo risultato c’è. Questo ci fa capire che è sempre meglio fare qualcosa che nulla. In più abbiamo informazione di alcune proposte circa il meccanismo su cui lavorare. Seppur piccolo, è certamente un passo perché nella situazione difficile in cui ci troviamo, non possiamo tralasciare nulla di intentato.

In un contesto in cui sembra, almeno agli occhi dell’opinione pubblica, che la pace sia impossibile, lei come vede la situazione? A due anni dall’inizio di questa guerra, è più ottimista o pessimista

Non mi permetterei né di fare commenti né di lanciare ipotesi, anche perché così come è oggi la situazione della guerra, navighiamo a vista, viviamo giorno per giorno ed è quindi difficile fare considerazioni generalizzate. Certamente, quanto più perdura la guerra, tanto più il tempo rende più difficile la comunicazione. Perché rovina canali, distrugge tante realtà, chiude anche i cuori. Dall’altra parte, cresce anche la sofferenza ma questo paradossalmente spinge anche a cercare una via di soluzione alla guerra. La mia personale considerazione si basa sempre più su ciò che dicevano i profeti nell’Antico Testamento e cioè che non ci possiamo fidare delle potenze umane ma di Dio che annuncia la giustizia, il rispetto e la pace. Per questo, in questa ricerca della pace, credo personalmente molto di più nei tentativi delle Chiese e delle religioni.

Qual è il punto di forza di Papa Francesco?

Il punto di forza di un Papa è la fede. La fede significa che anche quando tutto il mondo dice di no, il Papa tenta e non smette di tentare. Ma con la fede, occorre anche avere una buona dose di carattere umano. Anche la preghiera deve essere insistente, perché per Dio, tutte le nostre preghiere sono sempre nuove, anche se sono sempre le stesse e dette ogni giorno. Per Dio ogni una preghiera è nuova. E questa è la forza del Papa e della Chiesa.

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Assemblea Cei. Card. Zuppi: “Nella Chiesa non c’è prescrizione per gli abusi”

Assemblea Cei. Card. Zuppi: “Nella Chiesa non c’è prescrizione per gli abusi”

(da Assisi) “Nella Chiesa non c’è prescrizione”. Lo ha ricordato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti sugli abusi durane la conferenza stampa di chiusura dell’Assemblea dei vescovi italiani, in cui è stata presentata la seconda Rilevazione sulle attività di tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nelle diocesi italiane.

“La prescrizione è un problema, ma nella Chiesa non esiste”,

ha spiegato il cardinale, ricordando che questi tipi di reato vanno sempre perseguiti: “Chiunque denuncia anche a distanza di anni viene ascoltato, e comunque noi facciamo un procedimento interno. In molti casi non c’è un rimando al penale perché prescritto, ma per noi no. Ci sono casi di persone che denunciano solo all’autorità ecclesiastica e non hanno alcuna intenzione di denunciare alle autorità civili, mentre la nostra richiesta è di rivolgersi anche alle autorità civili”. Quanto a presunti episodi di insabbiamento dei casi di abusi da parte dei vescovi, il presidente della Cei ha risposto:

“È difficile che oggi un vescovo insabbi.

È quasi più pericolosa una valutazione non oggettiva. Semmai il rischio è quasi il contrario: che per prudenza si avviino procedimenti giuridici anche soltanto per verificare i fatti”.

Diritto allo sciopero. Tra i temi di attualità, il diritto allo sciopero, dopo la riduzione dello sciopero generale previsto per domani. “È difficile rispondere: c’è un diritto che va difeso, ma c’è anche una limitazione del diritto che va difesa”, ha argomentato Zuppi: “Non voglio fare Pilato”, ha proseguito: “Se dovessi pensare a quello che abbiamo auspicato rispetto alla Costituzione, ma anche più generale, forse ci vuole più incontro, più dialogo, anche nelle scontro politico ci vuole una dialettica, che deve riguardare le sfide presenti”. “Ho l’impressione che su questo siamo ancora un pò lontani”, ha commentato.

Missione di pace in Ucraina. Riguardo allo scenario internazionale, il cardinale ha risposto alle domande dei giornalisti sugli sviluppi della missione di pace in Ucraina portata avanti per incarico di Papa Francesco. “Per completare la missione di pace si farà tutto quello che serve. Continua tutto l’impegno per i bambini e gli altri aspetti umanitari”, ha assicurato Zuppi. “Su richiesta delle autorità ucraine ci siamo concentrati sull’aspetto umanitario”, ha ribadito: “La Chiesa lo fa già in tanti modi, basta pensare all’attività di solidarietà straordinaria della Chiesa greco cattolica”. “Continueremo sicuramente i contatti con le autorità da una parte e dall’altra, in piena collaborazione con la Segreteria di Stato”, ha garantito il presidente della Cei: “C’è una buona collaborazione, tenendo presenti le enormi difficoltà”. In merito al fatto che il conflitto in Ucraina sia stato oscurato dal conflitto in corso tra Israele e Hamas, Zuppi ha risposto: “Per noi no, la Chiesa i riflettori ce l’ha tutti quanti accesi, come per il Sud Sudan o il Nagorno Karabakh”.

“Ratio” sui seminari. Non sono mancate le domande sul tema principale dell’Assemblea, la “Ratio” sui Seminari. “C’è stata un’importante discussione, è stato fatto un bel lavoro sugli emendamenti presentati”, ha riferito il presidente della Cei in merito al documento approvato dai presuli durante i lavori. “Tutto ci è stato richiesto dal Dicastero, e ora presenteremo il documento al Dicastero per la riconferma e l’attuazione”, ha informato il cardinale. Il testo, infatti, emendato secondo le indicazioni dell’Assemblea, sarà ora sottoposto alla conferma da parte del Dicastero per il Clero. “La gestazione è stata abbastanza lunga, il rischio era di arrivare fuori tempo massimo”, ha commentato Zuppi, definendo il nuovo documento, che offre orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza episcopale regionale possa costruire il progetto formativo dei propri seminari, un documento “di grande importanza per i preti e la formazione del clero”.

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Sinodo e disabilità. Rita Minischetti (referente Cei): “Nella Chiesa tutti devono poter fare quello che possono”

Sinodo e disabilità. Rita Minischetti (referente Cei): “Nella Chiesa tutti devono poter fare quello che possono”

“Sono molto emozionata di avere intorno a me tante persone da tutto il mondo”. Rita Minischetti è la referente delle persone con disabilità della Cei al Sinodo dei Vescovi. Quarantuno anni compiuti da poco, animatrice, ballerina, sportiva, cantante e prossima catechista, Rita è chiamata a un compito importante: quello di dare voce alle tante persone con disabilità che auspicano un cambiamento nella Chiesa. “Sono attenta a come si comportano le persone e in particolare i ragazzi con qualche difficoltà, soprattutto quando partecipano alla messa. Quando sto in chiesa – racconta Rita, che è nata con la sindrome di Down – mi sento parte di qualcosa di più grande, qualcosa che mi fa stare bene.

C’è un bambino autistico, ad esempio, che sale sull’altare per leggere le preghiere o la Bibbia. Prima non ci riusciva, adesso sì. A volte sbaglia qualcosa, ma è una gioia per tutti noi”.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La chiesa di cui Rita parla è la parrocchia dei Santi Martiri dell’Uganda, nel quartiere romano dell’Ardeatino, guidata da don Luigi D’Errico, che da pochi mesi è stato nominato anche responsabile del Servizio diocesano per la pastorale delle persone con disabilità del Vicariato di Roma. E avrebbe anche diritto ad essere chiamato con il titolo di monsignore, ma non vuole sentirne parlare: “Lo Spirito Santo possa davvero guidare tutte le persone che si riuniranno a Roma. Rita ha le idee chiare, se ascoltassero lei tante situazioni cambierebbero. Ha la gioia di fare le cose…”. E Rita ha davvero le idee chiare: “Tutti si sentono contenti nel poter fare quello che gli piace. E hanno diritto di farlo. Tutti”. Nel campo di basket della parrocchia, Rita si allena con ragazze e ragazzi di ogni età e condizione, perché ai Santi Martiri dell’Uganda funziona così: tutti entrano e tutti condividono, non ci sono categorie o differenze. Niente oratorio per persone con disabilità, catechesi per bambini diversi. Si sta insieme per come si è. Anche a messa, quando la domenica capita che un giovane con problemi del neuro sviluppo serva all’altare o la piccola Benedetta giri tra i banchi durante la celebrazione e si soffermi ad accarezzare i fiori:

“A poco a poco sta imparando i tempi della liturgia e la fatica delle relazioni – spiega don Luigi –, come tutti i nostri ragazzi. Abbiamo scelto di spalancare le porte, di far entrare le persone. Non i normodotati o i disabili, che poi vai a capire la differenza. Dobbiamo riformare davvero la Chiesa per riformare la società. I quartieri popolari sono sempre meno credenti, le periferie sono abbandonate. I poveri fanno la storia, i padroni la raccontano. Per questo c’è bisogno della nostra presenza”.

Rita fa anche parte del coro parrocchiale, che dal 2015 anima le celebrazioni eucaristiche ma partecipa anche a concerti e rassegne sonore. È un coro particolare: aperto a tutti, anche a chi non è perfettamente intonato, vince premi ogni anno per la qualità delle sue esibizioni. “Mi piace tanto cantare e stare tra amici. Del coro fanno parte persone di tutte le età, dai bambini agli anziani. Ho ritirato uno dei premi dalle mani di mons. Marco Frisina, sono stata contenta per tutti noi”. Tantissimi i nomi e i volti di amici e conoscenti che la memoria perfetta di Rita conserva con cura. Come quello di Stefano, un ragazzone grande e grosso che quando si arrabbia spacca tutto. Ma in compagnia di Rita si calma, è ragionevole e tranquillo. Tenta sempre di sfilarle gli occhiali, è un gesto automatico: “Un po’ di paura ce l’ho, ma sto attenta. Insieme a lui sto bene. E lui è buono con me”.


Al campo estivo di luglio, Rita si è occupata di preparare la merenda per i ragazzi e di animare i giochi. Ma più di ogni altra cosa, ha un sogno nel cassetto: lavorare come barista. Con una pedana dietro al banco, per poter servire i clienti a un’altezza giusta, e tanta voglia di darsi da fare. Un sogno che potrebbe trasformarsi in realtà, se il progetto portato avanti da don Luigi alla Falcognana (frazione di Roma) riuscirà a prendere forma: “È un luogo inclusivo. Ci sarà uno spazio per il Dopo di noi, la possibilità di fare impresa sociale con gli animali, una struttura che ospiterà delle religiose. Un luogo aperto, che Roma non ha. Finora non abbiamo avuto finanziamenti, e stiamo facendo tutto di tasca nostra. Le persone stanno già venendo e l’aspettativa è grande. Voglio che tutti stiano insieme, senza distinzioni. Il Dopo di noi avrà i suoi locali, ma accanto ci saranno le persone che vogliono soggiornare a Roma qualche notte o gli scout che allestiscono un campo. I ragazzi possono venire per una festa o per trascorrere un fine settimana.

La Chiesa deve mostrare che ognuno di noi può fare una cosa buona per gli altri. Senza dividere”.

“Vorrei che tutti potessero fare tutto nella Chiesa, che ognuno potesse fare quello che può e che vuole. È bello come organizza la via don Luigi, dovrebbe essere così anche altrove”, conclude Rita con un sorriso, mentre don Luigi ricorda una foto di don Lorenzo Milani che cammina per mano con Marcellino: “Non parlava, tutti credevano fosse ritardato e irrecuperabile. Marcellino amava le arance, ma don Milani non gliele dava. Amici e parenti lo invitavano a farlo, ma lui niente. E gli diceva: ‘Io ti voglio più bene di tutti, perché voglio che tu vai avanti’. E l’arancia un giorno gliela chiese. È l’unico bambino in foto che don Milani prendeva per mano. Questa è la Chiesa”.

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Napoli. La moda nella Belle Époque: manifesti, abiti e dipinti inediti in mostra nella storica Fondazione Bancaria

Presentazione del volume ai Grandi Magazzini, a cura di Bianca Stranieri.

Manifesti pubblicitari disegnati da grandi artisti, cartoline, sculture, abiti e dipinti inediti realizzati a Napoli, durante la Belle Époque. È quanto raccolto nel volume e nella mostra intitolati ai Grandi Magazzini.

Protagonisti, commercio della moda e socialità a Napoli Tra Otto e Novecento, a cura della storica dell’arte Bianca Stranieri, che si presenta venerdì 6 settembre dalle ore 16 nella Fondazione Banco di Napoli.

Partecipano: Nadia Barrella e Giuseppe Pardini Università Vanvitelli, Maria Rosaria De Rosa Università Suor Orsola Benincasa, Marcello d’Aponte Presidente Fondazione ILCartastorie. Saluti di Orazio Abbamonte Presidente Fondazione Banco di Napoli.

Il corpus di documenti proviene da tre importanti archivi: Fondazione Banco di Napoli, Fondazione Mele, la raccolta del collezionista e studioso Gianmaria Lembo.

La mostra è in partnership con la Fondazione Mondragone, e accoglie rari abiti dell’imprenditore Ugo Cilento e di collezionisti privati. In questo grande progetto ideato da Bianca Stranieri e Silvana Musella Guida, si racconta di una Napoli fatta di imprenditori e di proprietari di grandi magazzini, con oltre 200 dipendenti e di una moda
elegantissima, come documentano i cataloghi di fine ‘800, che raccolgono addirittura più di cento tessuti. Moda che diventa più minimal, ma sempre chic, nel ‘900 con la standardizzazione, che porta un notevole calo del numero di tessuti. La moda al femminile è fatta di corpetti allungati, che mettono in risalto il décolleté e gonne drappeggiate. Gli uomini non esconomai senza bastone e il loden è di gran moda.

«Ho rievocato la fulgida storia del commercio dei generi di moda a Napoli tra fine Ottocento e inizio Novecento – spiega la curatrice Stranieri – attraverso l’attività dei suoi protagonisti, i Mele in testa, ben riassunta dal discorso del sindaco Miraglia alla cerimonia per il cavalierato di Emiddio Mele, che con questi si congratulò per aver dimostrato con i fatti che era possibile trasformare l’economia del Paese, e che tutti, da quel giorno, avrebbero dovuto “far voto” che Napoli diventasse “città del lavoro”. Parole di grande attualità, che faccio mie e che devono essere stimolo per le azioni delle attuali e future generazioni, coscienti del valore di chi di questa città ne ha fatto un’eccellenza».

Volume e mostra sono patrocinati dalla Fondazione Banco di Napoli e dal Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università Luigi Vanvitelli, guidato dal Professor Giulio Sodano, sotto la tutela della Soprintendenza
Archivistica e Bibliografica della Campania. La mostra è visitabile dal 7 ottobre al 14 gennaio.

«L’esposizione è stata realizzata anche con il contributo dell’Emeroteca dell’Archivio Storico del Banco di Napoli – sottolinea il Presidente Abbamonte – ricca di più di 4.000 quotidiani e periodici. La Fondazione, rendendosi promotrice dell’iniziativa, ha inteso dare un sostegno ulteriore a una più estesa diffusione di conoscenze intorno a vicende, spesso sottovalutate, di notevole rilevanza, che hanno scandito la storia, anche recente, della città e del Mezzogiorno d’Italia, inscrivendola in percorsi di sviluppo europei ed internazionali».

Il progetto ha inoltre coinvolto i giovani dell’Istituto Nitti e quelli del liceo artistico Filippo Palizzi, che hanno organizzato un’elegante sfilata di moda e un grande concerto di musica classica napoletana in tema con il volume e la mostra, che vengono presentati in anteprima nazionale.

Dal 7 ottobre 2023 al 14 gennaio 2023, Napoli, Luogo: Fondazione le Banco di Napoli, Indirizzo: Via dei Tribunali, 213; Curatori: Bianca Stranieri – Ingresso gratuito – www.fondazionebanconapoli.it

(Federica Riccio – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Reati su minori. Terre des Hommes: “Nuovo record in Italia, 6.857 nel 2022, +10% in un anno. Aumentano i crimini sessuali”

Reati su minori. Terre des Hommes: “Nuovo record in Italia, 6.857 nel 2022, +10% in un anno. Aumentano i crimini sessuali”

Ennesimo record di reati a danno di minori in Italia nel 2022: sono stati 6.857, con un drastico aumento del 10% dal 2021, quando il dato aveva superato per la prima volta quota 6mila. Il peggioramento maggiore riguarda le violenze sessuali, cresciute del 27% in un anno: da 714 nel 2021 sono passate a 906 lo scorso anno, per l’89% ai danni di bambine e ragazze. I dati, elaborati dal Servizio Analisi criminale della Direzione centrale Polizia c riminale, sono stati resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023, in occasione della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre). Il documento è stato presentato venerdì 6 ottobre a Roma, al MAXXI Museo delle Arti del XXI Secolo, alla presenza di Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza; Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza; Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev, premio Nobel per la pace 2022; Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes Italia.

I reati su minori continuano ad aumentare e segnare nuovi record:

“Se nel 2021 era stata superata per la prima volta quota 6mila casi, nel 2022 il balzo è così grande da spingere il numero verso i 7mila (6.857)”.

A confermare la tendenza di crescita è il dato su 10 anni: “Dal 2012 (5.103 reati) al 2022 i crimini a danni di minori sono aumentati del 34%”. Nel corso degli anni, precisa il Dossier, “la grande prevalenza di bambine e ragazze tra le vittime non solo è confermata ma anch’essa aumentata, in particolare nei reati a sfondo sessuale”: “Sono state l’89% (sul totale di 906 casi) tra le vittime di violenza sessuale nel 2022, erano l’87% l’anno precedente (su 714) e l’85% (su 689) nel 2012, mentre nel 2022 sono state il 65% (su 37) le bambine vittime di prostituzione minorile mentre erano state il 60% (su 77) nel 2012”. La prevalenza di vittime di sesso femminile persiste anche in altre fattispecie di reato, “come maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali con minorenne (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%)”. Lo squilibrio a danno del genere femminile in varie fattispecie di reato, in particolare in quelli considerati “spia” delle violenze di genere, è confermato anche sulla popolazione presa nel suo complesso: nei dati dello stesso Servizio Analisi criminale, “le ragazze e donne sono oltre l’82% delle vittime di maltrattamenti contro familiari e conviventi, oltre il 92% di violenze sessuali”.

Nei confronti di minori, “aumentano su base annuale i reati di violazione degli obblighi di assistenza familiare (551 casi nel 2022, +10% dal 2021), abuso dei mezzi di correzione o disciplina (345 casi, +17%), maltrattamenti contro familiari e conviventi (2.691 casi, +8%), sottrazione di persone incapaci (290 casi, +8%), abbandono di persone minori o incapaci (550 casi, +13%), detenzione di materiale pornografico (72 casi, +9%), atti sessuali con minorenne (430 casi, +4%), violenza sessuale aggravata (697 casi, +13%)”. Calano, invece, alcune fattispecie di reato: “L’omicidio volontario consumato in un anno diminuisce del 37% (da 19 casi del 2021 a 12 casi del 2022) e nel confronto su base decennale si registra un -33%. In discesa anche la prostituzione minorile con -14% (da 43 a 37 casi), mentre il dato è sceso del 52% dal 2012. La pornografia minorile è diminuita del 10% (da 187 a 169), ma dal 2012 al 2022 è aumentata del 56%. Un calo si registra anche per la corruzione di minore, -21% in un anno (da 136 a 107 casi) e -20% dal 2012 nonostante si tratti di un reato legato alla sfera dei reati a sfondo sessuale, che, invece, sono in crescita”.

“I dati relativi al 2022 sono elevati; alla preoccupazione per la crescita tendenziale degli indicatori, abbastanza costante negli ultimi anni, va aggiunto l’allarme per le possibili e gravi conseguenze che derivano da tale forma di violenza;

le giovanissime vittime rischiano di diventare adulti che porteranno per sempre nella loro anima orribili e, spesso, invisibili cicatrici”,

ha dichiarato, nel rapporto di Terre des Hommes, Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. “Per affrontare questo fenomeno è necessario un esame accurato e un approccio complessivo, che prendano le mosse da un’effettiva conoscenza del fenomeno, nelle sue dimensioni e nelle sue tendenze evolutive. In particolare, è fondamentale riservare la massima attenzione alle violenze e agli abusi sui minori online non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nell’attività di supporto alle vittime e nella predisposizione di campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socioculturali per debellare il fenomeno nel prossimo futuro”, ha aggiunto.

“Alla luce del nuovo, tristissimo, record nei dati e degli aumenti di violenza sessuale e sessuale aggravata, vicende come lo stupro di Palermo appaiono come una cartina di tornasole della cultura patriarcale, maschilista, prevaricatrice e violenta che riduce il corpo di una donna a un ‘pezzo di carne’, in violenze nate per essere mostrate e che sembrano volere imprimere il sigillo del potere maschile, individuale e di gruppo”, ha affermato Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes. “Se vogliamo invertire la rotta – ha osservato -, dobbiamo costruire una risposta organica, sistemica, diffusa che affronti di petto questa situazione inaccettabile. Qualcosa in termini legislativi si è fatto, con l’introduzione del Codice Rosso, ma manca un piano di intervento di lungo periodo sulla parità di genere a scuola. Manca la volontà di introdurre, finalmente, materie come l’educazione sessuale e all’affettività, all’uso ‘etico’ dei media digitali. E

i ragazzi dovranno mettersi in gioco più di tutti: se la violenza di genere riguarda tutti e tutte, il violento è sempre o quasi sempre maschio”.

Oltre ai dati relativi al nostro Paese, il Dossier offre uno sguardo più ampio sulla condizione delle bambine e delle ragazze in tutto il mondo, facendo emergere dati allarmanti in molti ambiti. Le mutilazioni genitali continuano ad aumentare nel mondo, mentre questa violenza che sottrae il futuro alle bambine riguarda anche l’Europa. I dati mostrano anche il dramma dei matrimoni precoci e forzati, delle gravidanze precoci e della loro forte relazione con lo stupro per le vittime più giovani, delle violenze sessuali, del mancato diritto all’istruzione. Tra i Paesi del mondo raccontati dal dossier, l’Afghanistan “dei” talebani, l’Iran e le lotte delle donne per i loro diritti, il Sudan e l’Ucraina in guerra.

Dall’11 ottobre partirà anche la nuova campagna di comunicazione e raccolta fondi di Terre des Hommes che con l’hashtag #MettitiNeiSuoiPanni invita tutti e tutte a mettersi nei panni delle bambine e ragazze che subiscono violenza, per superare discriminazioni di genere, facili giudizi e stereotipi che alimentano la cultura dello stupro e ostacolano il pieno godimento dei diritti e della libertà per bambine e ragazze. La campagna #MettitiNeiSuoiPanni è stata ideata e realizzata da Acne – A Deloitte business.

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La vera partita

È soltanto un gioco. Chissà quante volte lo abbiamo detto e quante volte abbiamo pensato al gioco come a qualcosa di poco importante, superficiale. Non è così. Il gioco, soprattutto quando si parla di sport, è un allenamento alla vita. Per giocare bene, e quindi divertirsi, occorre seguire regole, prepararsi, concentrarsi, osservare gli alti e interagire. Così come nella vita, che è sempre un gioco di squadra. Lo sport ci insegna tutto questo, ci insegna il valore dell’allenamento (che è un altro modo per dire educazione), ci insegna a farci aiutare dai nostri educatori (che è un altro modo per dire “fiducia” nelle persone che hanno più esperienza di noi) e ci insegna a stare con gli altri mettendo insieme le differenze, nella convinzione che questo sia il vero punto di forza (l’inclusione). In queste settimane sono tante le iniziative che ci parlano di sport e di educazione, dal recente Sport in piazza, vetrina delle numerose attività sportive e associazioni presenti sul territorio, al Torneo don Oreste Benzi che si giocherà domenica prossima. E sarà una festa. Al di là dei risultati, del podio, della performance. Perché la vera vittoria è un’altra. Poi lo sport è anche competizione, risultato, classifica, vittoria, sconfitta. Ed è normale che sia così. Ad alti livelli diventa anche business e spettacolo. E non necessariamente tutto questo è negativo. Certo è che se a prevalere sono questi ultimi elementi, cresce in modo esponenziale il rischio di perdere di vista tutto il resto. Che è la parte più importante. E allora sì, la partita è persa.

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Digital detox

Sul limitare del bosco, nei prati che sovrastano il piccolo abitato di Malosco (Tn), mi incuriosisce un cartello realizzato in plastica trasparente. Riporta i simboli dei principali social media (Instagram, Facebook e Twitter) e la scritta “In Val di Non, nei luoghi più belli, il cellulare non prende. Ritorna ad apprezzarli con gli occhi, con il cuore e con la mente”. Quello che poteva essere un disagio è stato qui trasformato intelligentemente in un’opportunità, in un valore aggiunto a qualche giorno di riposo e di vacanza immersi nella natura. A fianco, un altro cartello indica cosa fare nel caso di incontro con un orso. Il rischio oggi è, per tutti, indubbiamente molto alto. Non quello di un faccia a faccia con un plantigrado, ma quello di vedere e di vivere sempre le cose attraverso la mediazione di un dispositivo elettronico (del suo schermo e della sua fotocamera) e di dover in tempo reale “condividere” con altri quello che si sta vedendo, facendo, perfino mangiando. Quasi che, se gli altri non lo sanno, la mia esperienza sia meno reale, il panorama meno bello, il mio pasto meno gustoso. E siamo sinceri, questo non è (solo) un problema dei giovani. Il cellulare, o sarebbe meglio dire lo smartphone, ovvero questo dispositivo elettronico che per sbaglio funge anche da telefono, ma che ci permette di scattare foto e realizzare filmati, ascoltare musica e guardare video, compiere pagamenti e altre operazioni bancarie, trovare la strada giusta, consultare il meteo, monitorare la nostra attività fisica e mantenere appunto in ogni momento attiva la nostra rete sociale attraverso i social e svariate app di messaggistica – incorporando così in un unico aggeggio le funzioni di telefono, macchina fotografica, cinepresa, sveglia, computer, TomTom e iPod (e chi se li ricorda più questi ultimi?), barometro e cardiofrequenzimetro… – è diventato per la maggior parte di noi una sorta di protesi, inseparabile e indispensabile. Tanto che quando non c’è rete, quando WhatsApp non funziona o addirittura quando è lo stesso telefono a non volerne sapere di accendersi (pare che moltissime persone non lo spengano mai neppure di notte), l’ansia e il panico si diffondono rapidamente, a tutte le età. Ma è proprio in quei luoghi e in quei momenti che puoi avere la grazia di riprendere contatto con la realtà, di renderti conto che il mondo esiste, gli altri esistono e perfino tu esisti, anche quando sei disconnesso e non raggiungibile; che i panorami si possono fissare nella mente e nel cuore; che il silenzio può diventare la più bella colonna sonora di un momento speciale. La buona notizia è che questa condizione può essere non solo il positivo effetto collaterale di un disservizio tecnologico, ma anche il frutto di una libera scelta. Gli esperti di comunicazione la chiamano “digital detox”, ovvero “disintossicazione digitale” e pare sia praticata da un numero crescente di persone di tutte le età che decidono per un periodo più o meno lungo (in genere un weekend o un’intera settimana di ferie) di spegnere del tutto o limitare al massimo l’utilizzo del telefono, del computer e di ogni altro dispositivo elettronico. E per non “cadere in tentazione” si può addirittura decidere di lasciarli a casa, comunicando, come si faceva un tempo, un proprio recapito in caso di autentiche emergenze. All’inizio potrà risultare difficile, ma i benefici, assicurano gli psicologi, saranno una maggior attenzione a ciò che ci circonda, meno ansia, miglior capacità di rilassarsi e più disponibilità nel vivere a pieno il rapporto con chi si ha vicino. E forse anche una maggiore facilità di “connessione” con Dio. Penso proprio valga la pena provare!

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La Caritas in Siria

La Caritas in Siria

Già prima del terremoto Caritas Siria era attiva in tutto il territorio colpito (ad eccezione della regione di Idlib), con programmi di assistenza umanitaria, sanitaria e riabilitazione economica.
A seguito del sisma la Caritas locale ha immediatamente mobilitato i team degli uffici regionali e nazionale nel soccorso alla popolazione colpita avviando la distribuzione di beni primari, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità (coperte, indumenti pesanti, kit igienici…); distribuzione che è avvenuta in 71 centri di accoglienza comunitari presenti nelle aree colpite dal sisma, in particolare in quelli situati nelle zone di Aleppo e di Lattakia. Molti di questi centri sono stati allestiti dalle parrocchie locali, che hanno accolto gli sfollati. La distribuzione si è svolta con il sostegno di un team di 15 giovani volontari di Caritas Libano, che supportati da Caritas Italiana, due giorni dopo il sisma hanno raggiunto le aree colpite.
In particolare, nella prima fase sono stati distribuiti generi di prima necessità a circa 10.000 famiglie tra Aleppo, Lattakia, Hama e Homs, e nel mese di aprile, Caritas Siria ha avviato un ampio piano di risposta per più di 12.000 persone della durata di 12 mesi che prevede:
– la distribuzione di voucher mensili per acquisto di generi di prima necessità ad almeno 1.400 famiglie per un periodo di 6 mesi (da aprile a ottobre);
– l’affitto di abitazioni per 600 famiglie sfollate per un periodo di 6 mesi, attraverso un accordo trilaterale con i proprietari;
– la ristrutturazione di 170 abitazioni e 12 scuole pubbliche che hanno subito danni non strutturali;
– assistenza medica per 525 persone che necessitano di terapie o interventi salvavita o presidi ortopedici fondamentali per il loro benessere.
– la riabilitazione di circa 100 attività economiche danneggiate dal sisma e l’avvio al lavoro di circa 200 disoccupati giovani o adulti.
Nel medio-lungo periodo si stanno ipotizzando interventi di sostegno psicosociale comunitario e individuale, che aiutino a rielaborare i traumi e superare i conflitti, estremamente necessario per una popolazione che ha sofferto davvero troppo.

Il supporto di Caritas Italiana
Caritas Italiana è impegnata in Siria sin dall’inizio della crisi siriana nel 2011 in un percorso di accompagnamento di Caritas Syria che ha sostenuto interventi di assistenza umanitaria, riabilitazione socio-economica, assistenza sanitaria, formazione e promozione del dialogo e della riconciliazione tra i giovani. Sin dai primi momenti dopo il sisma vi è stato un costante contatto con Caritas Siria e la rete Caritas internazionale ed è stato predisposto un primo stanziamento di fondi per il sostegno degli interventi di aiuto alla popolazione.
Nei primi giorni di marzo si è svolta una prima missione di supporto tecnico in Siria, dove personale di Caritas Italiana ha collaborato con i colleghi siriani per lo sviluppo di un piano organico di risposta all’emergenza. A questa sono seguite altre missioni sul posto nei mesi successivi.
Grazie ai fondi raccolti con la colletta nazionale e agli stanziamenti della Conferenza Episcopale Italiana dall’8xmille, Caritas Italiana sta contribuendo con un sostegno tecnico e finanziario alla risposta all’emergenza organizzata da Caritas Siria per la realizzazione delle tante attività descritte con un focus specifico sulla riabilitazione socio-economica.

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“Giustizia, stessi problemi da secoli” – Parla l’avvocato Giuseppe Garofalo: “La questione dell’abuso d’uffi cio fu aff rontata alla fi ne del ’700 nella costituzione della Repubblica Napoletana” – , Il decano dei penalisti: “Interrogatorio prima dell’arresto? C’è il trucco: può essere posticipato”  

“Giustizia, stessi problemi da secoli” – Parla l’avvocato Giuseppe Garofalo: “La questione dell’abuso d’uffi cio fu aff rontata alla fi ne del ’700 nella costituzione della Repubblica Napoletana” – , Il decano dei penalisti: “Interrogatorio prima dell’arresto? C’è il trucco: può essere posticipato”  





 

 

 

“Giustizia, stessi problemi da secoli” – Parla l’avvocato Giuseppe Garofalo: “La questione dell’abuso d’uffi cio fu aff rontata alla fi ne del ’700 nella costituzione della Repubblica Napoletana” – , Il decano dei penalisti: “Interrogatorio prima dell’arresto? C’è il trucco: può essere posticipato”

 

 

 di Ugo Clemente

NAPOLI – SANTA MARIA CAPUA VETERE – L’avvocato Giuseppe Garofalo, oggi unico testimone dell’antica e prestigiosa scuola forense di Santa Maria Capua Vetere, ci accoglie nel suo studio privato, al piano terra della casa nella zona di piazza Padre Pio. Gli scaffali pieni di libri, le scrivanie coperte da fogli scritti a mano, antichi documenti e altri libri. Ha appena compiuto 100 anni, il fondatore della Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere. “La prima in Italia”, specifica orgoglioso. All’epoca non c’era nemmeno a Napoli, per dire, e lui scavando nel passato aveva rinvenuto l’atto costitutivo dell’organismo rappresentativo dei penalisti partenopei.
Aveva quindi deciso di formarne uno nella sua città e di quell’ente oggi è presidente onorario, dopo essere stato per anni coordinatore delle camere penali di tutta la Campania. Ci mostra documenti preziosi, come gli articoli dell’epoca sul rapimento di Francesco Coppola, 19enne figlio del costruttore Vincenzo, a Castel Volturno, il 23 aprile del 1980. Fu Garofalo a fare da mediatore con le Brigate Rosse per la liberazione del ragazzo.
Da penalista ha seguito i processi più importanti, insieme o contro colleghi illustri come Alfredo De Marsico o Giovanni Leone, ex presidente della Repubblica. Da quello alla camorra di Raffaele Cutolo a quello per l’assassinio del sindacalista Salvatore Carnevale da parte della mafia nel ’55, nel quale difendeva la madre di Carnevale, Francesca Serio. Garofalo è conosciutissimo anche come raffinato scrittore e storico. Ha pubblicato saggi memorabili come “La seconda guerra napoletana alla camorra”, “L’empia bilancia”, “Le ragioni del boia”, “Teatro di Giustizia” e altri.


Un uomo e un professionista d’altri tempi, che però non ha mai smesso di interessarsi all’evoluzione della società, alle sue conquiste e alle sue nuove contraddizioni. Con i giornalisti di Cronache commenta la proposta di riforma della Giustizia del ministro Carlo Nordio, alla quale sta lavorando il Parlamento.
Si parla dell’abolizione di tipologie di reato additate come ‘nebulose’. Lei cosa ne pensa
L’abuso d’ufficio, così come disciplinato nel codice penale, va sicuramente cambiato. Abolirlo presenterebbe comunque dei rischi. Oggi molti lamentano l’eccessiva discrezionalità dei magistrati. Ma se priviamo il magistrato della possibilità di intervenire nei confronti degli amministratori che tengono determinati comportamenti, potremmo trovarci di fronte al problema della libertà illimitata dei sindaci. Secondo me sarebbe un problema ben più grave. Contro l’azione del magistrato abbiamo la possibilità di difenderci o di impugnare le sentenze. Contro gli abusi dei sindaci non avremmo tutele. In ogni caso, è un problema molto antico. Un esempio è quello di Mario Pagano, grande avvocato, grande politico, ministro della giustizia della Repubblica Napoletana, che fu condannato a morte e impiccato in piazza Mercato a Napoli. All’epoca lavorò a una bozza di Costituzione repubblicana. All’articolo 202 la Carta recitava: “I giudici non possono mescolarsi nell’esercizio del potere legislativo né fare alcun regolamento. Non possono arrestare o sospendere l’esecuzione di una legge né citare davanti a loro gli amministratori in ragione delle loro funzioni”. Una riforma ben più radicale di quella di Nordio. Ma Pagano si pose anche altri problemi che ancora oggi infiammano il dibattito pubblico. I tempi della giustizia, ad esempio. Oggi ci si sorprende del fatto che un processo possa durare dieci anni o più. La domanda è: la giustizia deve essere rapida o lenta Pagano non era d’accordo con chi chiedeva processi più rapidi. La giustizia ha i suoi tempi. Un processo rapido non necessariamente è un processo giusto. Anzi, il rischio è che sia vero esattamente il contrario”.


è in corso un dibattito molto animato, anche a livello europeo, sui temi della presunzione di innocenza, del rispetto della dignità dell’indagato, dell’utilizzo delle intercettazioni e della pubblicazione degli atti contenuti nel fascicolo del pm durante le indagini. Il giustizialismo è al tramonto?
Quanto alle intercettazioni, secondo me si sta facendo troppo chiasso su una norma che dovrebbe essere approvata senza troppe discussioni. Si tratta di impedire che vengano divulgate dichiarazioni di persone non coinvolte nelle indagini ma che vengono intercettate. Che bisogno c’è di pubblicarle sui giornali?
La riforma Nordio prevede anche la necessità che l’indagato venga interrogato insieme al suo avvocato da un collegio di tre giudici prima che si possa procedere all’applicazione di una misura cautelare nei suoi confronti. Così non si rischiano abusi?


Beh, ovviamente molti pensano che, a meno che l’imputato non sia stupido, scapperebbe subito una volta ricevuto l’invito a presentarsi all’interrogatorio. Per i giuristi più anziani, di vecchio stampo, il problema non è nuovo. Giuseppe Maria Galanti, che è l’autore della “Breve descrizione della città di Napoli e del suo contorno”, diceva che l’interrogatorio è di per sé un inganno, perché il giudice che pone le domande conosce già tutto il procedimento e può preparare prima i suoi quesiti. L’indagato non sa nulla in anticipo, quindi non può prepararsi le risposte. Durante il Regno delle Due Sicilie e, prima ancora, durante la dominazione spagnola, c’era una regola. Ne ho parlato lungamente in un capitolo del mio libro, “L’empia bilancia”. Veniva chiamato il monitus. Era l’interrogatorio dell’imputato che veniva fatto in un modo particolare. Quando erano stati raccolti tutti gli elementi di prova e c’era un dubbio sulla sussistenza dei presupposti per l’arresto dell’indagato, si procedeva a un interrogatorio in cui ci si rivolgeva alla coscienza dell’imputato. Allora c’era ancora una coscienza, oggi a volte non ce l’hanno nemmeno i magistrati. Durante l’interrogatorio l’imputato doveva giurare e chiamare Dio a testimone. Doveva promettere che avrebbe detto la verità. All’epoca c’era un sentimento religioso molto forte e fare falso giuramento sarebbe stato un atto gravissimo. Ecco perché i giudici si rivolgevano alla religione e alla coscienza per cercare la verità. Tornando all’interrogatorio di Nordio, il ministro vuole che venga fatto prima dell’arresto. Ma poi dice che ci può essere anche un arresto temporaneo, prima dell’interrogatorio. Allora stiamo solo scherzando. Anche adesso l’arresto è temporaneo.


Sul tavolo c’è anche la preclusione dell’impugnazione della sentenza di assoluzione in primo grado da parte dei pubblici ministeri. Una norma sicuramente favorevole all’imputato. Ma in Italia non è affatto un caso raro che le sentenze di primo grado vengano ribaltate in appello o in Cassazione. Così non si rischia di dare al giudice di primo grado un potere ancora maggiore?
Secondo me su questo punto si dovrebbe inserire una norma secca, asciutta, senza inutili giri di parole che di solito servono solo ad alimentare polemiche inutili. Se l’imputato viene assolto con formula piena, la sentenza non può essere impugnata dal pm. Punto. Per il resto, non capisco perché non sia stata affrontata in questa sede anche la questione della separazione delle carriere. E comunque il pubblico ministero è una parte nel procedimento, e in quanto tale non può essere privilegiata rispetto all’altra parte, l’imputato. Dovrebbe essere quest’ultimo, piuttosto, ad essere messo in una posizione privilegiata, visto che il processo si svolge sulla sua pelle.

FONTE:

 

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Emergenza passaporti conclusa nella provincia di Lucca – Questura di Lucca

Grazie all’impegno profuso dal personale adibito agli uffici passaporto della Questura di lucca, comprensivo di quello dei commissariati di Forte dei marmi e Viareggio, possiamo finalmente ritenere la nostra provincia fuori dall’emergenza.

Rimane comunque  l’attenzione sempre alta e in ogni momento il sistema per accedere alla richiesta di rilascio del titolo di viaggio può subire modifiche per venire incontro alla cittadinanza.

Pertanto a partire dal 6 luglio 2023 il servizio di prenotazione tramite agenda online presso il distaccamento di polizia stradale di bagni di Lucca sarà chiuso, sara possibile SOLO per il giorno 6 luglio la consegna dei titoli richiesti in data 22 giugno 2023.

Contemporaneamente lo sportello passaporti previsto, ogni sabato, presso il commissariato di forte dei marmi per i residenti del Comune di Lucca, cesserà.

Rimangono invariate tutte le altre modalità di accesso e rilascio del passaporto come specificato sul sito.

(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Massa – Carrara. Il Questore dà il benvenuto al nuovo personale della Polizia di Stato che presterà servizio nella provincia apuana. – Questura di Massa Carrara

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Scandalo post covd: due arresti ‘importanti’ nel ‘business’ delle mascherine importate

Inchiesta mascherine: arrestati l’ex capo dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna e l’ex  parlamentare della Lega Gianluca Pini.

Secondo l’accusa Minenna facilitava lo sdoganamento delle merci in cambio di un posto nella Lega e della conferma del suo ruolo.

• Esselunga, la catena di supermercati, è sott’indagini per false fatture e falsi contratti d’appalto per la manodopera per un totale di 221 milioni di euro. Di ieri il sequestro preventivo di 48 milioni.

VENERDì 23 GIUGNO 2023
Clamoroso
Margherita Buy, l’altra sera al Maxxi, piuttosto che salire le scale con i tacchi alti, entrò nel bagno degli uomini [Giuseppe Fantasia, Foglio].

In prima pagina
• Il sommergibile Titan è imploso a causa di «una catastrofica perdita di pressione». I suoi rottami sono stati localizzati sul fondo dell’oceano. I cinque passeggeri sono tutti morti
• La premier Meloni ha rinviato il Cdm previsto per ieri pomeriggio a martedì per «motivi personali». Il governo si riunirà martedì. Delusione per la mancata nomina del commissario per l’alluvione
• Le opposizioni, senza la maggioranza, mandano avanti il Mes. Ieri la Meloni ha incontrato Visco a Palazzo Chigi
• La Santanché accusata di una certa leggerezza nella gestione delle sue aziende, Visibilia e Ki Gruop. Giorgia non l’ha presa bene. Lei vuole querelare Report.
• Lo storico tesoriere di Silvio Berlusconi Alfredo Messina è stato sostituito da Fabio Roscioli, già avvocato personale del Cav. e dei suoi figli. Licia Ronzulli ha affermato che «Antonio Tajani sarà il prossimo presidente di Forza Italia. È giusto»
• I protagonisti della seconda prova della maturità sono stati Seneca, Bachelet, Morin, Barnes e Obama. Ma anche funzioni e videogiochi educativi
• Il ponte di Chongar, che unisce la Crimea alla regione di Kherson, è stato danneggiato da missili britannici lanciati da Kiev. Era usato dai russi per trasportare armamenti pesanti verso Zaporižžja e Melitopol
• La banca centrale turca ha aumentato i tassi di interesse dall’8,5 per cento al 15 per cento (l’inflazione in Turchia viaggia intorno al 40%). La decisione ha invertito anni di politiche monetarie non convenzionali

• Inchiesta mascherine: arrestati l’ex capo dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna e l’ex ex parlamentare della Lega Gianluca Pini. Secondo l’accusa Minenna facilitava lo sdoganamento delle merci in cambio di un posto nella Lega e della conferma del suo ruolo

• Esselunga, la catena di supermercati, è sott’indagini per false fatture e falsi contratti d’appalto per la manodopera per un totale di 221 milioni di euro. Di ieri il sequestro preventivo di 48 milioni

• Bergoglio ha dichiarato venerabile suor Lucia la veggente di Fatima
• La giustizia vaticana ha trasmesso nelle scorse settimane alla Procura di Roma tutte le evidenze reperibili nelle strutture della Santa Sede sulla vicenda di Emanuela Orlandi
• È cominciato ieri il processo davanti alla Corte elettorale superiore (Tse) del Brasile contro Jair Bolsonaro
• Una donna di sessant’anni che stava pedalando in bicicletta in piazza Durante, a Milano, è stata travolta da una betoniera
• Agli Europei under 21 l’Italia ha perso 2 a 1 con la Francia. Polemiche per un gol fantasma
• A più di un anno dall’emorragia cerebrale, Stefano Tacconi, 66 anni, continua il percorso dei miglioramenti.
• Frankie Dettori vince la sua nona Gold Cup
• È morto Manuel Araya Osorio, segretario e storico autista personale del poeta Pablo Neruda. Aveva 77 anni

Titoli
Corriere della Sera: Il Mes scuote la maggioranza
la Repubblica: Affaristi di governo
La Stampa: Mes, governo spaccato / «L’ideologia ci ucciderà»
Il Sole 24 Ore: L’export punta a quota 667 miliardi
Avvenire: Lavoratori in saldo
Il Messaggero: Governo, lo scoglio del Mes
Il Giornale: «Lucravano sul Covid»
Leggo: Allarme virus zanzare
Qn: Fisco, come cambiano le buste paga
Il Fatto: Due ministri da cacciare
Libero: Anche i ricchi anneghino
La Verità: Covid, mascherine e corruzione / Arrestato ex capo delle dogane
Il Mattino: Frederick attirato con l’inganno e ucciso
il Quotidiano del Sud: Il cortocircuito del Mes
il manifesto: La cura
Domani: Il Mes spacca il governo e la destra / Voto rinviato, la Ue è preoccupata

IN TERZA PAGINA

I suoi bisnonni morirono sul Titanic, suo marito sul Titan (Franceschini)
Musk e Zuckerberg faranno a botte (Gaggi)
Più Seneca per tutti (Langone)
Le pulci di Lorenzetto

IN QUARTA PAGINA

ELOGIO DELLA CASSEROLADE
ovverosia
La pratica francese di usare pentole, padelle e altri utensili da cucina come strumenti di giustizia sociale

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta ‘Musica al tempo di Vanvitelli’ nella Reggia: sabato 24 l’ultimo appuntamento stagionale

Il 24 giugno si chiude la prima parte della rassegna concertistica dedicata al grande architetto.

La prima parte del progetto “Musica al tempo di Vanvitelli” realizzato dall’Orchestra da Camera di Caserta, diretta da Antonino Cascio, si conclude sabato 24 giugno 2023, alle ore 17.30 nella Cappella Palatina della Reggia di Caserta con la partecipazione, quale solista ospite, del pianista Giuseppe Albanese, tra i più importanti della scena nazionale e internazionale: in programma brani del ‘700 napoletano ed europeo.

Dopo il “tutto esaurito” fatto registrare nei concerti del 20 maggio scorso (con un inusuale programma le cui parti solistiche affidate al corno delle Alpi, evocative di scene campestri e di caccia, che ben si  sono integrate con l’atmosfera del complesso vanvitelliano, in special modo con il suo Parco) e del 10 giugno (solista Paolo Carlini al fagotto e musiche di Cimarosa, Mozart e Haydn) ora arriva il “gran finale” con l’esibizione di Albanese.

Per l’occasione, infatti, saranno proposti: l’Overture dall’opera “Il Principe Ipocondriaco” di Gennaro Astarita, la cui prima avvenne nel 1773, appena un anno dopo la morte di Vanvitelli; la Sinfonia n. 76 di Haydn, brano di composta e classica simmetria ed eleganza; e il concerto per pianoforte e orchestra KV 456 di Mozart, brano virtuosistico che richiede grandi doti tecniche non disgiunte da qualità cantabili e profondità interpretativa, in special modo nel movimento centrale, e da un rondò finale.

Il severo padre di Mozart, Leopold, che assistette alla prima esecuzione del concerto scrisse: “un concerto magistrale… il così grande piacere di ascoltare il dialogo tra gli strumenti con tale chiarezza che per la totale felicità mi vennero le lacrime agli occhi”, “una grande quantità di applausi… Quando tuo fratello lasciò la scena, l’imperatore Giuseppe II si tolse il cappello e gridò Bravo Mozart!”… e riferisce che Haydn gli dichiarò: “…vostro figlio è il più grande musicista che io abbia conosciuto per fama o di persona”.

Peraltro, molti anni prima Vanvitelli scriveva “…Conviene confessare che la Musica non è più privativa dell’Italia. L’armonia, la dolcezza, la grazia, la regolata varietà, e tutt’altro che costituisce Musica e Melodia praticata da questo valentissimo uomo (J.C. Bach) mi ha sorpreso come ogni altro di Napoli”.

L’idea del progetto trae spunto, infatti, da quanto colto dallo stesso Luigi Vanvitelli in occasione della rappresentazione al Teatro di San Carlo dell’opera “Alessandro nelle Indie” di Johann Cristian Bach. Il grande architetto percepì il nuovo corso della musica europea e gli elementi distintivi che la caratterizzeranno in seguito.

Il concerto che chiude la prima parte di “Musica al tempo di Vanvitelli” sarà proposto in anteprima venerdì 23 giugno 2023 alle ore 20.30 ad Aversa, presso la Chiesa di S. Domenico, realizzata dall’architetto Raguzzini, che gareggiò a Roma con il Vanvitelli per una commessa pontificia.

La seconda parte della rassegna riprenderà a settembre e si protrarrà fino alla chiusura delle celebrazioni con molte sorprese, novità e solisti internazionali.

Il progetto “Musica al tempo di Vanvitelli”, scelto dal Comitato scientifico nell’ambito del piano di valorizzazione della Reggia di Caserta si avvale del sostegno del MiC e della Regione Campania. La partecipazione alle iniziative rientra nel costo ordinario del biglietto/abbonamento al Museo. Si informa che, dalle ore 17, il biglietto “Serale Appartamenti” ha un costo di 4 euro.

CONCERTI ALLA CAPPELLA PALATINA – REGGIA DI CASERTA

I concerti sono inclusi nel costo ordinario del biglietto di ingresso o abbonamento al Sito fino a esaurimento posti; L’accesso alla Cappella Palatina è consentito dalle ore 17,1; il biglietto è acquistabile online su https://ticketone.it./artist/reggia-caserta/ oppure in biglietteria in sede.

BIGLIETTI (fascia oraria dalle 17.00): Intero – Appartamenti 3.00 euro (+1,00 per acquisto online);  Ridotto – 2,00 euro (+1,00 per acquisto online); per i cittadini comunitari dai 18 ai 25 anni; Agli abbonati Reggia Card 2023 non è richiesta la prenotazione.

Stessa procedura è richiesta per gli aventi diritto alla gratuità, i quali, in biglietteria alla Reggia, o su https://ticketone.it./artist/reggia-caserta/, devono selezionare GRATUITO ed esibire all’ingresso la documentazione comprovante il diritto all’ingresso gratuito.

 HANNO DIRITTO ALL’INGRESSO GRATUITO:

Minori di 18 anni; Persone con disabilità; Gruppi scolastici accompagnati dai loro insegnanti; Insegnanti a tempo determinato e indeterminato; Studiosi, docenti e studenti universitari delle scuole del MIC, delle accademie di belle arti, dei corsi di laurea, post-universitari e dottorati di ricerca delle facoltà di  Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della Formazione, Lettere e Filosofia con indirizzo archeologico o storico-artistico; Giornalisti italiani e stranieri; Personale del Ministero della Cultura; Membri International Council of Museums (ICOM); Operatori del volontariato per attività in convenzione con il MIC; Cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE.

CONCERTI AD AVERSA

Ingresso Libero.

Contact: orchestracaserta@virgilio.it – 0823 361801.

(Marella Brunetto – Marco Pirollo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore) 

 

La Polizia di Stato arresta un cittadino marocchino poiché trovato nella città di Rimini nonostante avesse il divieto. – Questura di Rimini

La Polizia di Stato arresta un cittadino marocchino poiché trovato nella città di Rimini nonostante avesse il divieto.

La Polizia di Stato arresta un cittadino marocchino poiché trovato nella città di Rimini nonostante avesse il divieto.

Nella mattinata di ieri, lunedì 19 giugno, personale della Polizia di Stato di Rimini congiuntamente a due equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Torino aggregati, hanno tratto in arresto un cittadino marocchino, trentenne, irregolare sul Territorio Nazionale poiché trovato nella città di Rimini, nonostante avesse il divieto di dimora. Tale provvedimento gli era stato attribuito a causa di molteplici reati compiuti sia contro il patrimonio che contro Pubblici Ufficiali e reati legati a sostane stupefacenti.

Nello specifico, alle ore 9.30 in seguito ad un controllo effettuato all’interno della struttura in stato di abbandono di via Ugo Bassi, i poliziotti rintracciavano un uomo, già noto alle forze dell’ordine, che in seguito agli accertamenti effettuati, risultava essere destinatario di un ordine di carcerazione. Inoltre, l’uomo veniva trovato in possesso di un involucro contenente sostanza stupefacente per un peso complessivo di grammi 14.

L’uomo tratto in arresto è stato tradotto presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si ricorda che nei confronti delle persone indiziate ed imputate vige la presunzione di innocenza.


(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

CONTROLLI AMMINISTRATIVI NELLA MOVIDA ESTIVA – Questura di Brindisi

CONTROLLI AMMINISTRATIVI

In occasione dell’inizio dell’estate, il Questore di Brindisi, Annino Gargano, ha disposto l’intensificazione dei servizi straordinari di controllo del territorio sull’intero territorio della provincia, con particolare riguardo ai locali pubblici con attività di somministrazione di bevande.

Lo scorso fine settimana, personale del Commissariato di P.S. di Mesagne, unitamente a personale della Polizia Locale, ha effettuato un controllo amministrativo ad un locale che stava effettuando una serata con musica dal vivo all’esterno del locale, accertando e sanzionando il titolare che stava tenendo spettacoli senza le prescritte autorizzazioni. A seguito di ciò, sono in corso verifiche per il tramite dall’Ispettorato del Lavoro circa la regolarità della posizione lavorativa dei dipendenti.

Sempre a Mesagne, ulteriori controlli amministrativi sono stati svolti a due distinte attività commerciali a seguito di alcune segnalazioni di disturbo alla quiete pubblica; nella circostanza, i titolari sono stati formalmente diffidati al rispetto delle ordinanze sindacali e al non intraprendere iniziative che possano arrecare disturbo alla quiete pubblica, al riposo e alla tranquillità delle persone.


(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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