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michele russo

Caiazzo s’inchina a Pordenone, Capitale della cultura 2027: il successo parte dalla cooperazione

Alla luce delle numerose critiche, spesso impietose, conseguite al fallimento (ampiamente prevedibile) del Comune caiatino nella (insperabile) corsa quale aspirante Capitale della Cultura 2027, riportiamo di seguito le pacate, sagge e imparziali considerazioni dello storico-scrittore ruvianese Michele Russo:

L’esclusione di Caiazzo dalla top ten delle finaliste a capitale della cultura 2027, assegnata alla città di Pordenone, continua a generare commenti spiacevoli sui social.

Tutti si sentono in diritto di dire, anzi scrivere, la loro, esternando mal di pancia mai sopiti ma evitando di fare quell’auticritica costruttiva che va oltre le simpatie o antipatie verso amministrazioni comunali e associazionismo, volontariato, eroismo che ancora tiene acceso il lumicino della cultura, malgrado tutto e tutti, proteggendo il territorio da quel vento malevolo, da quell’uragano che gli effetti dell’egocentrismo ideologico e antropologico ormai da troppo tempo alimentano mettendo all’angolo il bene comune, la socializzazione, responsabilità di ciascuno di noi.

E così, invece di cogliere quelle poche possibilità date ai centri minori agonizzanti da un Europa che ormai si identifica sempre più (in negativo) nella parabola delle briciole ai cagnolini raccontata nel Vangelo di Matteo, ci si scaglia gli uni contro gli altri come giudici – anche se spesso si è imputati – per trovare i colpevoli, il colpevole.

Fortunatamente la favola non sempre finisce così. E dico questo senza voler difendere o combattere i poteri locali ma, da attento osservatore quale mi reputo, volendo evidenziare che quando la società civile, il popolo dico io, prende coscienza degli obblighi che ciascuno ha verso il bene comune anche “dal letame nascono i fiori” come scriveva De André e figuriamoci quindi cosa può nascere dal nostro territorio che letame non è.

Porto alcuni esempi di piccoli comuni (e smettiamola di chiamarli impropriamente borghi anche a livello legislativo se non ci riferiamo a un luogo fisico ma a entità territoriali amministrative) quali ad esempio Amorosi, che sarà capitale del gusto ospitando il prestigioso premio “5 stelle d’oro della cucina”, nei giorni 24 e 25 marzo 2025; Puglianello, la cui squadra di calcio militando nel campionato di Promozione, è in finale della Coppa Campana di categoria (nella dirigenza del club c’è tanto di Ruviano a partire dal presidente Panaro e dal direttore generale Carbone) e Ruviano che dopo aver ospitato l’anno scorso la manifestazione Miss Eco Mondo Intercontinental quest’anno ospita il Ruviano International Film Festival, una rassegna cinematografica che vede in gara nelle varie sezioni circa 90 film (la fase finale si terrà dal 23 al 25 maggio) con collegati workshop di regia cinematografica, recitazione cinematografica e fotografia cinematografica. Mi soffermo su quest’ultima manifestazione.

Ad organizzarla, come ormai noto, è la BOZ Produzioni Artistiche che ha scelto Ruviano tra le varie candidate perché il board della ONLUS, si è innamorato del territorio e della sua gente. Ma in questo hanno contribuito, sì, le bucoliche bellezze e la cura del territorio, ma anche e soprattutto la disponibilità dimostrata, in particolar modo, dalla Proloco Raiano nel corso delle visite guidate che si sono rivelate degli ottimi test.

E qui mi piace dare qualche informazione sulla BOZ (sintetizzate nel video) e sul suo Presidente, Antonio Bonagura, anche per zittire quell’unico buzzurro egocentrico che ancora starà penzando “si ‘u ffa iss’ ‘uu ppozz’ fa’ pur’io“.

Nell’organizzare eventi di questo genere ci vuole esperienza, professionalità, competenza. Antonio Bonagura (nella foto) è attore (con apparizioni in serie televisive di successo come Mare Fuori, L’amica Geniale ed altre omesse per brevità) di cinema e teatro, ed è un ricercato autore di premiati romanzi, alcuni diventi anche scenografie.

Ha studiato recitazione in tanti anni di workshop professionali e sabato, 15 marzo, a Capua sarà presentato in prima assoluta il suo film “La porta rotta” presso il cinema Ricciardi con inizio alle ore 18,30.  Di questo film Bonagura è Sceneggiatore, Regista e Attore principale mentre la produzione è curata proprio dalla BOZ Produzioni Artistiche. Ho portato questo esempio, questi esempi, perché se veramente si vuole incidere nella promozione di un territorio bisogna cooperare sia tra le “agenzie” (così oggi vengono definiti i vari operatori: amministrazioni, scuole, terzo settore, aziende) che con partner dotati di una expertise vera e non millantata.

Quando si prende coscienza dei ruoli, si rispettano e tutti remano nella stessa direzionenascono i fiori” perché come diceva qualcuno la nostra “è la terra del talento; vi nasce spontaneo come vi nascono i fiori” ed io aggiungo che senza talento si fanno solo pernacchie.

Per accedere a video informativo di BOZ Production cliccare su una delle foto oppure sul seguente link:

(Michele Russo – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore) 

Ruviano. ‘Cardilli’ e Cimpicci’: cibi di un tempo, regalati dai campi e rivalutati dallo storico Michele Russo

Una interessante “dritta” per le massaie come per i ristoratori viene dal sempre arguto storico Michele Russo, rivelatosi specialista anche per l’arte culinaria, oltreché “ricercatore fondiario”, giusto DNA.
Oggi vi parlo di due erbette di campo che hanno alcune particolarità da non sottovalutare: i cardilli e i cimpicci.
Il nome corrente è grespino, “spinoso” per il primo e “comune” per il secondo. I nomi scientifici sono sonchus asper e sonchus oleraceus.
Sono due piante spontanee commestibili comuni nei nostri prati che da sempre con le cicorie selvatiche, la borragine e altre erbette vengono raccolte e cucinate lesse, soffritte con olio e aglio o consumate crude.
Un tempo rappresentavano la base della cucina povera, come le cime di rape, i ceci, i fagioli e le cicerchie, abbinate col pane raffermo in quel composto che da noi si chiamava “pane cotto” o “pane sfritto” a seconda se si lessava con le erbe di campo (e i legumi quando c’erano) o si soffriggeva con le stesse erbette e o legumi.
In merito al nome, tornando al grespino, mentre il termine cardillo è comune a tutta la Campania, tanto da essere annoverato tra i prodotti tradizionali nell’ambito dei prodotti tipici dall’assessorato regionale all’agricoltura (oltre che nel vocabolario napoletano – italiano) , il termine cimpicci non lo si ritrova da nessuna parte. È solo nostro.
Questa deficienza da una parte merita di essere colmata, facendo emergere il nome tra i prodotti tradizionali, e dall’altra ci da la possibilità di avere un primato: il cimpiccio raianese (la prima i e le ultime due vocali del termine cimpiccio non si leggono nella lingua parlata (c’mpicc’).
Con tutto il rispetto e l’amore che nutro per la “panorra” (famose quelle Amorosina e di Recale) composta da pane raffermo, fagioli e cime di rapa, queste ultime reperibili previa semina da novembre a gennaio, i cardilli e i cimpicci si trovavano e si trovano sempre, tranne il breve periodo della calura estiva, nei campi, così come la cicoria, e quindi rappresentavano un alimento facilmente reperibile sempre per i poveri.
Oggi questi piatti sono ricercati proprio per la loro semplicità e la genuinità oltre che per quel sapore dei tempi passati.
Quindi viva il pane sfritto con cardilli e cimpicci.
E voi ristoratori locali fateci un pensiero per inserirlo tra le pietanze esclusive del nostro territorio.
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Ruviano. ‘United by Unique’: lo Storico Russo con la LILT nella Giornata Mondiale della lotta ai tumori

Martedì 4 febbraio si celebra la Giornata Mondiale della lotta ai tumori.
Il tema dell’edizione di quest’anno è “United by Unique” che sottolinea come ogni malato è una persona con bisogni specifici e che la sensibilizzazione è l’impegno in questa tematica interessa ognuno di noi.
Da malato oncologico guarito, grazie alla competenza medica, mi piace ricordare l’importanza della prevenzione e di quanto in questo campo fa la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), la cui missione è ridurre le morti per cancro grazie alla prevenzione.
La LILT è presente nella provincia di Caserta con una Sezione Provinciale, il cui Consiglio Direttivo è stato di recente rinnovato con la conferma alla Presidenza per la Dottoressa ruvianese Angela Maffeo.
Il numero dei consiglieri è aumentato a undici, secondo le direttive nazionali ed è composto da Vincenzo Perone (Vicepresidente), Mariangela Coppola, Vito De Filio, Dolores Dilo, Felice Fraraccio, Daniele Grumiro, Ortensio Letizia, Antonino Puorto, Elena Severino e Anna Maria Zoppi.
Grazie all’ausilio di volontari e di tutti i membri, la LILT di Caserta pone al centro della sua missione le persone con l’obiettivo di aiutarle nella conoscenza e prevenzione della malattia: non è più solo importante arrivare presto per guarire la malattia ma l’obiettivo vero è quello che non ci si ammali più di tumore.
La LILT Caserta è molto attiva con numerose campagne informative oltre che giornate di visite per la prevenzione rese possibili grazie all’impegno volontario di specialisti, associazioni e singole persone sensibili alla tematica.
Sul sito internet della LILT Caserta, sempre aggiornato, è possibile trovare le iniziative volta per volta messe in campo, i contatti e le modalità per sostenere questa associazione di volontariato che opera per il bene comune che interessa ognuno di noi.
C’è una frase che bisognerebbe sempre tenere a mente: “da ciascuno secondo possibilità a ognuno secondo bisogno” e chi l’ha detta è uno che, per il bene comune, ha dato la vita.
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Ruviano. ‘Portami a Napoli’: in cantina baronale la presentazone del libro di Nadia Verdile

“Bevendo si legge meglio”: questo è l’adagio che ha accompagnato la presentazione a Ruviano del libro “Portami a Napoli”, ultima fatica letteraria della scrittrice Nadia Verdile all’interno dell’antica cantina baronale messa a disposizione dal giornalista Annibale Bologna.

La manifestazione, che è stata molto più di una presentazione, si è tenuta a Ruviano venerdì 24 gennaio scorso, nel tardo pomeriggio, ed è proseguita fino a sera.

Partendo proprio dalla location, già messa a disposizione in altre occasioni da Annibale Bologna, come cimelio del passato, che si è rivelata vincente, raccogliendo un nutrito pubblico sia locale che proveniente in particolare da San Leucio di Caserta, perché in realtà proprio grazie a questa messa a disposizione, due Pro Loco: quella di San Leucio e quella di Ruviano hanno fatto rete, organizzando insieme l’evento, cui ha partecipato anche il presidente provinciale UNPLI, Raffaele Compagnone, che ha applaudito questo connubio.

Annibale Bologna si definisce per metà di San Leucio, dove vive ed è attivo nella locale Pro Loco, e per metà ruvianese, luogo di nascita della madre.

Questa doppia cittadinanza di fatto, lo rende spesso promotore culturale dei due luoghi e questa volta li ha uniti idealmente.

Ma veniamo all’ospite d’onore: Nadia Verdile.

Giornalista, storica, scrittrice, docente di storia e collaboratrice universitaria, ha alle spalle varie pubblicazioni di rilievo.

Questa volta con “Portami a Napoli” ha tracciato la biografia di Maria Amalia di Sassonia, Regina di Napoli e Sicilia in quanto moglie di Carlo di Borbone, e poi anche Regina di Spagna a cui il regno di Napoli e Sicilia deve molto, specialmente la reggia di Caserta.

A Ruviano, della pubblicazione l’autrice ha dialogato con Rita Raucci affascinando il pubblico presente.

Ruviano per il triennio 2024-2026 ha ottenuto la prestigiosa qualifica di “Città che legge” e questa iniziativa ben si è innestata nell’ambito della promozione della lettura che in questo caso ha anche privilegiato storia e tradizioni che caratterizzano da sempre il luogo ed è andata oltre, contemplando anche arti visive e musica.

La manifestazione ha infatti ospitato anche una mostra di pittura dell’artista Sergio Vozza e un intermezzo musicale dei “Sarraccussì“.

Hanno inoltre contribuito a creare la giusta atmosfera le foto e i video del maestro Ciro Faraldo e della content creator Valeria Papa oltre al Pallagrello dell’azienda Vitivinicola ruvianese Di Matteo, che in cantina non guasta mai.

Insieme ad Annibale Bologna, dominus della manifestazione, è d’obbligo menzionare Domenico Villano, presidente della Pro Loco San Leucio, e Pasquale Di Meo, presidente della Pro Loco Raiano, per l’impegno profuso da entrambi, sia organizzativo che logistico, nonché Donato Tartaglione, direttore artistico della manifestazione.

Sono stato presenti anche sindaco, vice sindaco ed alcuni consiglieri comunali di Ruviano a testimonianza del valore che l’Amministrazione da’ a questi eventi che sempre più stanno indirizzando Ruviano verso un presente e futuro all’insegna della cultura, dell’accoglienza turistica e della promozione del territorio.

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Ruviano. Lo storico Michele Russo ci ‘seduce’ anche a tavola: stavolta proponendoci la ‘genovese campana’

La genovese: un’antica prelibatezza campana.
In una domenica invernale fredda e piovosa non c’è niente di meglio che mettersi ai fornelli e preparare una antica pietanza corposa e calda della tradizione napoletana e più in generale campana: la genovese.
È più di un condimento; è una vera pietanza a base di cipolle e carne di manzo da associare, come da tradizione, alla zita spezzata, la pasta di grano duro per eccellenza.
Di per sé la ricetta classica prevede pochi ingredienti ma ha bisogno di una lunghissima preparazione che va dalle tre alle cinque ore a seconda del grado di tenerezza della carne. Il risultato di tanta attesa e attenzione è però uno spettacolo per l’olfatto, per la vista e per il gusto. Vale sempre la pena impegnarsi per prepararla.
Sull’origine della ricetta e in particolare sulla denominazione “genovese” si sono fatte numerose ipotesi tra loro spesso discordanti.
Come spesso accade è la ricerca storica a correre in aiuto e a dipanare le querele. In una fonte antica risalente al 1285, il “Liber de coquina”, un libro di cucina scritto in latino volgare, presumibilmente a Napoli, dedicato a Carlo II d’Angiò e ritrovato nell’Archivio Nazionale di Parigi è riportata la “triam ianuenssem” ossia la tria Genovese (dove “tria” è un termine che risale al basso Medioevo per indicare la pasta), che rappresenta la più antica ricetta della genovese.
Ad triam ianuenssem suffrige cipolas cum oleo et mite in aqua bullienti decoque et super pone species et colora et assapora sicut uis cum istis potes ponere caseum grattatum uel incisum et da quandocumque placet com caponibus et cum ouis uel quibuscumque carnibus“.
Per la tria genovese soffriggi delle cipolle con dell’olio e mettile in acqua bollente a cuocere e versavi delle spezie e colora e insaporisci come desideri, a questo puoi aggiungere formaggio grattato oppure tagliato a pezzi. E servile ogni volta che ti piace con capponi ed uova oppure con qualunque carne“.
Dal XIII secolo la pietanza è chiamata genovese ed è preparata a Napoli; questo è certo. Ottocento anni sono più che sufficienti per definire la pietanza come tipica napoletana.
Tra l’altro la Campania ed il Molise sono le uniche due regioni in cui questa ricetta ha continuato nel tempo ad essere preparata mentre non c’è traccia di essa o di ricette similari nelle altre regioni italiane Liguria compresa e questa è un’altra cosa da tenere ben presente: si chiama genovese ma è napoletana. Questo basta.
Gli ingredienti principali sono due: le cipolle e la carne vaccina.
La ricetta tradizionale prevede l’uso della cipolla dorata mentre per la carne il taglio più adatto è il muscolo che con una lunga cottura si sfalda.
Il fondo è composto da un trito di carota e sedano tagliati finemente e soffritto in due giri di olio evo.
Le cipolle, aggiunte al soffritto devono rosolare per pochi minuti come pure la carne aggiunta a tocchi di dimensioni uguali. Si eviterà così di far evaporare i liquidi delle cipolle e della carne in cui esse saranno cotte.
La cottura è lenta, a fuoco basso, col coperchio dopo aver aggiunto il prezzemolo e l’alloro, per un tempo che va dalle due alle tre ore fino a quando la carne non si sfalderà premendola con la cucchiaia di legno.
A questo punto si toglierà il coperchio e si irrorerà il composto con un bicchiere di vino bianco secco, mettendolo poco per volta e facendolo sfumare. La cottura continuerà così per circa un ora fino a quando esso non si sarà addensato.
Quindi si aggiusterà di sale e pepe e il sugo sarà pronto per condire la zita tagliata, rigorosamente, creando un piatto tipico della cucina campana cui non si può proprio rinunciare.
Per accedere alla “video-lezione” di Michele Russo, cliccare sulla foto oppure sul seguente link:
https://www.teleradio-news.it/wp-content/uploads/2025/01/la-genovese-michele-russo-720p_HD.mp4
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Ruviano. Addio a ‘Peppe’ Coppola, talento della bici: il profondo cordoglio di Michele Russo

Oggi purtroppo devo dare una notizia devastante: il caro Peppe Coppola non è più tra noi.
Ora non trovo le parole perché il dolore che provo è troppo.
È come se fosse venuto a mancare mio padre, tanto è il bene che gli voglio.
A Carmela, Pasquale, Giampiero, Monica e alla famiglia tutta va la mia vicinanza e le più sentite condoglianze per questa perdita gravissima.
Cordoglio profondo al quale si associa quello della nostra redazione, per i familiari e per lo stesso Michele Russo.
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Ruviano. Sabato tutti ‘alla scoperta della frazione Alvignanello’: l’antico borgo fortificato sul fiume

Chi ha partecipato alla visita del centro storico di Ruviano non può perdere questa nuova iniziativa.
Alvignanello è un fiore all’occhiello del territorio ruvianese per la straordinaria fortuna di essersi mantenuto nel tempo così com’era in antico anche grazie alla particolarità del sito.
È stato oggetto di restauro integrale nelle facciate e nella viabilità interna ed oggi è un gioiello tutto da scoprire.
Sabato 11 gennaio avrò il piacere di accompagnare coloro che vorranno respirare l’aria di un borgo medievale in un tour organizzato dalla “B. O. Z. Produzioni Artistiche” in collaborazione col Comune di Ruviano, la Parrocchia di Sant’Andrea e la Pro Loco Raiano.
Insieme percorretemo il tracciato della murazione urbana dove l’occhio attento può rinvenire numerose torri, ci inoltreremo nelle strette viuzze del borgo, visiteremo la chiesa di Sant’Andrea coi suoi splendidi quadri srttecenteschi e poi il Museo di Arte Sacra ubicato nella antica chiesa restaurata.
A seguire visiteremo un pezzo di Alvignanello sotterranea, le sue antichissime e spettacolari cantine scavate in profondità nel tufo con qualche chicca per gli intenditori.
Nel pomeriggio saliremo all’eremo quattrocentesco della Regina di Alvignanello, la Vergine degli Angeli dove racconterò dell’evoluzione settecentesca degli edifici e dei Santi che vi hanno soggiornato.
La giornata finirà in musica e incontrando i produttori locali, altro tesoro del nostro territorio.
Per prenotarvi potete contattare Pina Farina o Renato Gatto organizzatori del tour in collaborazione con l’assessore Pasquale De Filippo, con don Francesco Monte e con il presidente della Pro Loco Raiano Pasquale Di Meo.
Non mancate.
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Ruviano. Il ‘miracolo’ delle banane che crescono rigogliose nella frazione: ‘scoperte’ dallo storico Michele Russo

Parlare di cambiamento climatico oggi a Ruviano, col Matese innevato e le gelate notturne sembra fuori luogo e quindi volgiamo il pensiero ai paesi con clima tropicale dove crescono ad esempio le banane come le regioni centro africane, il sud est asiatico, l’Australia, l’Oceania, l’America latina, il sud della Florida o… Alvignanello.
Come? che c’entra Alvignanello?
C’entra eccome!
Il banano in foto, con i frutti quasi maturi, non si trova in un paese tropicale ma ad Alvignanello località Pezzepane.
È alto più di quattro metri e quest’anno, il primo dopo anni che è stato piantato, ha fruttificato già più volte.
E a quanto mi dicono i frutti sono saporitissimi.
Che dite, il cambiamento climatico si vede?
Pazienza, siamo positivi. Vuol dire che sarà avviata la coltivazione della “banana di Alvignanello”.
Grazie Pasquale De Filippo per le info e le foto.
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Da Ruviano a Puglianello ‘passo breve’ tramite il calcio: argute rivelazioni dello storico Michele Russo

C’è una squadra di calcio militante da anni nel campionato di Promozione con ottimi risultati in cui si parla il raianese: è la Poli Puglianello.
E vi spiego il perché.
Facendo un passo indietro nel tempo, ma neppure troppo lungo, siamo nel 2013, assistiamo alla nascita della Polisportiva Volturno ad opera di appassionati di calcio di Alvignanello e Ruviano.
Questa squadra nel 2013-14 partecipa al campionato di Terza Categoria, vincendolo, e nel successivo campionato (2014-15) di seconda categoria vince il girone passando alla categoria successiva, la prima, dove si fa ben apprezzare nei successivi tre campionati (2015-16, 2016-17 e 2017-18).
Nell’anno 2018 la Volturno si fonde con il Puglianello che offre una struttura sportiva stabile adeguata alla squadra (nei precedenti la Volturno passava da un campo sportivo all’altro per poter giocare il campionato) formando così la Polisportiva Puglianello che lo stesso anno calcistico 2018-19 milita in prima categoria piazzandosi ottimamente e dall’anno successivo (2019-20) ad oggi nel campionato di Promozione arrivando sempre a giocare i play off.
Ma veniamo agli uomini: Presidente Panaro Antonio; Vice Presidente Martone Fabio; Dirigente Verrillo Salvatore; Direttore Generale Carbone Umberto; Direttore Sportivo Marruzzella Pasquale; Allenatore Facchino Nicola; Vice Allenatore Frattolillo Giuseppe; Preparatore Portieri Natale Maietta; Preparatore Atletico Sibillo Damiano; Team Manager Sellaroli Antonio; Fisioterapista Gabriele Di Mezza; Massaggiatore Coppola Mario; Magazziniere Veccio Angelo; Addetto Stampa Macolino Nicola.
Come detto, quindi, c’è tanto Ruviano in questa squadra che al momento è terza in classifica con 31 punti dietro alla Real Grazzanise che ha 34 punti e alla Virtus Liburia Trentola Ducenta che 32 punti.
Sabato 4 gennaio la Poli Puglianello nella 16 giornata di campionato incontrerà in casa, allo stadio San Giacomo di Puglianello, la Isola di Procida Calcio provando ad accaparrarsi i tre punti.
È solo il caso di ricordare che nel campionato di Promozione passa direttamente nella serie superiore, l’Eccellenza, solo la prima classificata mentre le successive quattro si giocano il posto ai play off.
Quest’anno per la prima volta la Poli Puglianello sta anche giocando la Coppa Italia ed è ai quarti di finale.
Nota di merito è che per assistere alle partite non si paga il biglietto.
La squadra, infatti, si finanzia con gli sponsor grazie all’ottimo lavoro in tal senso di Antonio Panaro e Umberto Carbone a cui, insieme agli altri, va dato merito di tenere alto lo spirito del calcio a Ruviano.
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Amorosi (BN). Dal 3 al 6 gennaio la sesta Sagra della Panorra, in pieno inverno: perché riscalda davvero

Parte venerdì 3 gennaio 2025 ad Amorosi la sesta Sagra della “Panorra“.
È un appuntamento da non perdere per chi desidera tuffarsi nei profumi e nei sapori del nostro passato.
La panorra è infatti un piatto povero della nostra tradizione popolare Contadina composto da tre alimenti principali: pane raffermo, come di rapa e fagioli.
‘U treppete, nelle sere invernali, veniva messo sul piano del fuculare tirandoti sotto a vrase viva.
Ngopp u treppete si poggiava una sartania in cui si riscalda a l’olio con qualche spicchio d’aglio.
Vi si aggiungevano il pane raffermo, che nell’olio si insapieiva e si arruscava, i vruoccoli e rapa, che si stufavano e infine i fasuli precedentemente cotti dint a pignatta.
La cottura era lenta, aggiungendo man mano l’acqua dei fagioli, affinché il composto non diventasse pappina.
Infine si aggiustava di sale e pestilli.
Il profumo che emanava questa pietanza inebriava; il sapore richiamava un buon bicchiere di vino rosso e il tutto forniva un apporto calorico per il contadino che ne aveva bisogno per lavorare la terra.
Per gustare questo connubio di sapori basta recarsi ad Amorosi tra il 3 e il 6 gennaio.
L’associazione “A Panorra”, guidata da Stefania Di Santo, anche quest’anno ha organizzato tutto alla perfezione.
Zona food al coperto e riscaldata, spettacoli musicali per allietare le serate e un menù che oltre alla panorra comprende altre specialità come ad esempio i prodotti della Perol Carni.
Un appuntamento a cui non si può mancare.
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Ruviano. ‘Catasto Onciario del Castello…’: interessante presentazione del libro del prof. Pasquale Cusano

Quella di domenica pomeriggio presso la sala consiliare del Comune di Ruviano è stata una manifestazione interessantissima.
Ha presenziato il Sindaco Angelo Coppola, presenti per il Comune anche il vice Sindaco Roberto Cusano e l’Assessore Pasquale De Filippo.
Erano presenti anche Mons. Antonio Chichierchia e Don Francesco Monte, il presidente della Pro Loco Raiano e un nutrito pubblico di elevato livello culturale.
Tutti per la presentazione del Volume Catasto Onciario del Castello di Raiano a cura del professore Pasquale Cusano.
Oltre all’autore sono intervenuti la professoressa Ilaria Cervo Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino e chi scrive.
L’esposizione dei relatori, le domande e le sottolineature del pubblico mi fanno dire che è stata una giornata all’insegna della cultura come non se ne vedevano da un po’.
Ancora una volta Ruviano ha dimostrato di saper volare alto e di questo dobbiamo essere orgogliosi.
Avanti così.
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Ruviano. Lo storico Michele Russo si cimenta ai fornelli proponendoci un alimento del passato: il ‘quinto quarto’

Non si offenderanno i miei cari amici Dottori della Carne se da non addetto ai lavori, ma appassionato di cucina antica e tipica, mi incammino in un discorso di loro competenza.
Voglio parlarvi del quinto quarto dell’agnello e del suo uso più gustoso: ‘u zuffitt.
Le parti dell’animale che costituiscono tutto ciò che non rientra nei quattro tagli principali (anteriori e posteriori) dell’animale) vengono chiamate “quinto quarto”, costituito in gran parte dagli organi interni.

Sono le cosiddette frattaglie che, un tempo, erano consumate prevalentemente da coloro che non potevano permettersi i tagli pregiati e, data la deperibilità, in assenza di frigorifero, venivano vendute a basso prezzo o addirittura regalate perché in alternativa sarebbero state buttate.
Nel quinto quarto rientrano la trippa, i rognoni o reni, il cuore, i polmoni, il fegato, la milza, le animelle, l’intestino tenue, i testicoli, le mammella, il cervello, la lingua, e le zampe.
Nella lingua napoletana il quinto quarto o frattaglie vengono chiamate zendraglie.
E tra le zendraglie il principe è sicuramente ‘u zuffritt: il soffritto.
Anche qui va fatta una differenziazione: a Napoli ‘u zuffritt per antonomasia è quello di maiale mentre nelle zone rurali, dove il maiale in casa si ammazzava una volta l’anno, era più consumato quello di agnello, animale più spesso macellato.
Per preparare ‘u zuffritt di agnello si usa quello che in alcune parti è detto campanaro, composto da polmone, cuore, fegato, trachea e milza, che a Roma viene indicato col termine coratella.
Ippolito Cavalcanti nel suo libro “Cucina teorico – pratica” del 1839 così descrive la preparazione del soffritto di maiale rigorosamente nella sua lingua napoletana.
Zuppa de Zoffritto.
Pe 12 pérzone piglia no prommone, o curatella de’ puorco co lo core, e li rugnuni, farraje ogne ncosa pezzul pezzul, e lavarraje chiù vote Co l’acqua fresca , e po farraje scolà; piglia no terzo de nzogna la ferraio zoffriere dint a no tiano, o cazzarola , co tutti chilli pezzulli , e nce miettarraje purzì no mazzetiello de rosamarina, fronne de lauro, petrosino, e majurana, buono attaccato; quanno se sarrà buono zoffritto ncè miettarraje la conserva de pommadore, e puparuoli duci, nce miette lo sale, e polvere de puparuoli forti, e zoffrienno zoffrienno nce mietterraje lo brodo; doppo piglia le pagnotte, le faje felle felle, l’arruste senza farle abbruscià, le miette dinto a na zoppiera, e ncoppa nce miette tutto cbillo brodo co lo zoffritto“.
Ovviamente il procedimento antico è lo stesso per il soffritto di agnello.
Un tempo si serviva comunemente nelle cantine, dove si abbonda a di sale e peperoncino per aumentare l’uso del vino.
Di rilievo era la proposta nelle cantine di Alife durante la festa di San Sisto ma io ricordo anche quello cucinato nella cantina durante la festa di San Domenico a Ruviano.
Una pietanza oggi divenuta pregiata, da ristorante tipico, sia perché la materia prima è diventata di difficile reperimento, in quanto le macellerie acquistano gli animali già in quarti, sia per la tendenza al ritorno ai cibi della tradizione.
Nel periodo natalizio ed in quello pasquale è più facile trovare le frattaglie di agnello e poter preparare anche a casa questa prelibatezza che ben si sposa col nostro corposo vino pallagrello rosso.
Da provare.
(Michele Russo – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

Ruviano. Ritrovate le spogile di un altro militare disperso durante la seconda guerra mondiale: Nicolangelo Gaudio

Nell’elenco dei soldati ruvianesi dispersi durante la seconda guerra mondiale risulta il nominativo di Nicolangelo Gaudio.

Venuta a conoscenza dei successi che avevo finora ottenuti nella ricerca della storia militare e dei luoghi di morte e ove possibile di sepoltura dei dispersi Pietro Del Buono, Giuseppe Esposito ed Ernesto Cusano (oltre ad aver ricostruito la vita militare di Giuseppe Giano) l’amica Maria Gaudio tempo fa mi contattò inviandomi la foto dello zio disperso, Nicolangelo Gaudio appunto, chiedendomi se mi potevo occupare anche di lui.

Le dissi di si ma in cuor mio pensavo che allo stato fosse quasi impossibile, non essendo in possesso di alcun dato riferito alla sua storia militare (cosa che permane ancora). Ma i documenti continuano a smentirmi. E  ne sono felice.

La soluzione alla sua domanda: “dove è morto mio zio? Come? Dove è sepolto?” l’avevamo in casa: nei registri dello stato civile del Comune di Ruviano.

Dopo la guerra fu istituita dal Ministero della Difesa una Commissione per la ricostruzione degli atti di morte dei dispersi che spesso, dove riuscì ad ottenere notizie dagli stati esteri, operò bene, come in questo caso.

Il 12 maggio 1956 pervenne al Comune di Ruviano, dal Ministero della Difesa, la seguente comunicazione trascritta integralmente negli atti di morte di quell’anno.

“L’anno millenovecentoquarantaquattro il giorno venticinque del mese di febbraio a Steyr, Sierninger Strasse n° 170 è deceduto alle ore dieci e trenta in età di anni ventinove il soldato Gaudio Nicolangelo, nato in Ruviano, provincia di Caserta il 16-6-1914 figlio di Salvatore Gaudio e di Pasca Speranza, ammogliato con Cusano Maria Maddalena residente a Ruviano (Caserta).

Il nominato Gaudio Nicolangelo è morto in seguito a frattura della base cranica in seguito a bombardamento aereo nemico ed è stato sepolto nel cimitero di Steyr. Oberdonam, Steyr 16-5-1955. L’incaricato della tenuta del Registro. L’Ufficiale Stato Civile. Firmato Hitsch”.

Pur in assenza della storia militare di Nicolangelo Gaudio sappiamo, interpretando questa comunicazione, che egli fu catturato dai tedeschi dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 e deportato nel campo di concentramento di Steyr in alta Austria, che fu il primo sotto campo di Mauthausen, dove furono concentrati molti militari italiani impiegati nelle fabbriche di attrezzature ed armi belliche tedesche. In particolare a Steyr si producevano motori per aerei.

Il 23 e 24 febbraio 1944 sulla cittadina e sulle fabbriche vi fu un imponente attacco aereo statunitense che provocò grande distruzione e morte.

Nicolangelo Gaudio fu gravemente ferito nel corso dei bombardamenti, che gli provocarono la frattura della base cranica.

Fu trasportato nell’ospedale di Steyr che si trovava in Sierninger Strasse n° 170 dove morì il giorno 25 febbraio 1944.

Fu sepolto nel cimitero di Steyr, dove fu collocato un Memoriale in commemorazione di tutti i soldati italiani morti durante il bombardamento americano del 23 e 24 febbraio 1944.

Anche per Nicolangelo Gaudio è noto finalmente a distanza di 80 anni il luogo in cui andare a pregare per la sua anima e una data di morte da mettere nel monumento ai caduti.

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