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‘l’unione

Rielezione Metsola e von der Leyen. Mons. Crociata (Comece): “L’Unione riparta dall’ascolto dei popoli e dalla ricerca della pace”

“È confortante vedere gli effetti di dinamiche democratiche in base alle quali sono state confermate ad ampia maggioranza due figure come quelle della Metsola alla presidenza del Parlamento Europeo e della von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea. Ci congratuliamo con loro e con le istituzioni europee per la continuità delle une e delle altre”. Così mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea, commenta in questa intervista al Sir, le rielezioni di Roberta Metsola a presidente del Parlamento europeo e di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, avvenute in questa intensa settimana di lavori a Bruxelles.

Mons. Mariano Crociata (Ph: Cristian Gennari/Siciliani)

“Siamo speranzosi – aggiunge il vescovo – che l’esperienza maturata dalle due figure apicali le renda più sicure e determinate nell’agire più a fondo nelle questioni cruciali che l’Unione europea si trova ad affrontare in questo frangente piuttosto complesso della vicenda europea e di quella internazionale”.

Di cosa ha più bisogno l’Europa oggi? E quali sono i temi che vi stanno più a cuore?

Come Chiese e come cittadini, ci stanno a cuore i temi e i problemi sui quali si gioca il cammino europeo e il destino dei nostri popoli, a cominciare dalle fasce più deboli. Non si fa fatica a indicare alcune delle questioni più scottanti: unità, democrazia, pace, sostenibilità, migrazione e asilo, riduzione della distanza tra istituzioni e cittadini, superamento delle disuguaglianze del mercato e delle differenti condizioni economiche tra Paesi e all’interno dei Paesi, difesa dell’ambiente, per citare solo le prime che vengono in mente.

L’Unione europea riparte. Ma con quale spirito deve farlo?
Direi che lo spirito con cui intraprendere l’impegno europeo in questa nuova fase deve essere dettato da un triplice ascolto. Innanzitutto l’ascolto dei popoli europei anche alla luce di quanto emerso dal processo elettorale. C’è bisogno di un dialogo che renda tutti partecipi, se non protagonisti, di un cammino dal quale in troppi hanno fatto capire di sentirsi esclusi: pensiamo non solo ai risultati elettorali ma anche alla quota elevata di astensionismo che è stata raggiunta. Ascolto, poi, dei popoli dei Paesi non ancora parte dell’Unione e dei Paesi di altri continenti con i quali l’Unione europea è in una relazione che va rafforzata, in corrispondenza con la responsabilità e le potenzialità che sono proprie dell’Unione stessa. Ascolto, infine, delle tensioni internazionali e della trasformazione degli equilibri geopolitici che stanno modificando profondamente i rapporti tra Paesi e regioni del mondo. Questo triplice ascolto presuppone una capacità e una volontà di unità, senza la quale l’Unione europea è condannata a deludere se stessa prima che gli altri e la storia.

Quale apporto i vescovi Ue possono dare per accompagnare le istituzioni europee?
Naturalmente ci auguriamo di poter continuare la collaborazione che intratteniamo da decenni e di rafforzare il dialogo basato sull’articolo 17 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea. In questo spirito, come Chiese, rivolgiamo alla Presidente Metsola e alla Presidente von der Leyen l’invito a un incontro nel quale mettere a fuoco i temi di un dialogo istituzionale che non è stato mai interrotto. Al cuore della nostra missione c’è la dignità e l’integrità della persona umana, non solo nella sua individualità ma anche nella sua costitutiva dimensione relazionale e sociale, da cui discende tutto l’impegno dell’azione politica e in particolare della responsabilità che è propria di una comunità di nazioni, dell’Unione europea, che con il passare del tempo vede accrescere sempre di più la sua necessità e l’insostituibilità dei suoi compiti.

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Un’Agenda strategica per cambiare l’Unione europea

Una “Agenda strategica” per il periodo 2024-2029 che intende “rendere l’Ue più forte e accrescere la sovranità europea”, affrontando “le questioni centrali connesse alle sue priorità e politiche, nonché alla sua capacità di agire di fronte alla nuova realtà geopolitica e a sfide sempre più complesse”. Elaborata nel corso dei mesi, l’agenda che guarda al futuro dell’integrazione europea è stata approvata durante il Consiglio europeo del 27 giugno. Un documento di una decina di pagine, varato non senza obiezioni e malumori di alcuni Paesi membri, che dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere sviluppato e concretizzato nel prossimo quinquennio parallelamente alle riforme istituzionali suggerite dalla Conferenza sul futuro dell’Europa (maggio 2021-maggio 2022) e al processo di allargamento che guarda a Balcani, Ucraina, Moldova e Georgia.
La premessa al documento ricorda alcuni punti fermi dell’Ue fra cui pace, sicurezza, cooperazione economica, lotta al cambiamento climatico, ruolo costruttivo nella “rivoluzione digitale”. Un’agenda, comprendente tre capitoli, che si vorrebbe misurare con le sfide in atto in questa fase storica. “I nostri valori e lo Stato di diritto sono la nostra bussola, sia internamente che esternamente. Costituiscono – vi si legge – la base per un’Unione più forte, più prospera e più democratica per i nostri cittadini”.
“Un’Europa libera e democratica” è il primo capitolo. Fra l’altro vi si legge: “I nostri valori sono la nostra forza. Tuteleremo e promuoveremo i nostri valori fondanti — rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze — che continuano a costituire la pietra angolare della nostra Unione”. “Promuoveremo e salvaguarderemo il rispetto dello Stato di diritto”. Democrazia e partecipazione dei cittadini sono intesi come un elemento fondamentale, assieme alla promozione della diversità culturale e del patrimonio culturale. L’Unione europea deve inoltre “continuare ad essere la più accesa sostenitrice dell’ordinamento giuridico internazionale, difendendo strenuamente le Nazioni Unite e i principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite”.
Segue il capitolo denominato “Un’Europa forte e sicura”. Qui si nota come soprattutto la guerra in Ucraina abbia imposto il tema della sicurezza e della difesa. “Il mondo che ci circonda è diventato più conflittuale e incerto”, affermano i leader dei 27 Paesi Ue. “L’invasione su vasta scala dell’Ucraina è anche un attacco contro un’Europa libera e democratica. L’Unione europea rimarrà al fianco dell’Ucraina nella sua lotta per mantenere l’indipendenza e la sovranità e riconquistare l’integrità territoriale entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Sosterremo inoltre la sua ricostruzione e il perseguimento di una pace giusta”.
“L’Europa – aggiungono – deve essere un luogo in cui le persone siano e si sentano libere e sicure”. Ma per accrescere la sicurezza “serve una solida base economica. Mobiliteremo gli strumenti necessari per rafforzare la nostra sicurezza e la protezione dei nostri cittadini e per rispondere alle nuove minacce emergenti. Rafforzeremo l’interoperabilità tra le forze armate europee. Miglioreremo con urgenza le condizioni per potenziare l’industria europea della difesa”. Altri impegni riguardano la lotta alla criminalità, al terrorismo, alle minacce ibride. In questo stesso capitolo finiscono anche l’allargamento, i fenomeni migratori e la gestione delle frontiere.
Infine il capitolo titolato “Un’Europa prospera e competitiva”. I capi di Stato e di governo si dicono “determinati a rafforzare la base della nostra competitività a lungo termine e a migliorare il benessere economico e sociale dei cittadini”. Appare l’impegno a rafforzare il potere d’acquisto dei cittadini, a “creare buoni posti di lavoro e assicurare la qualità dei beni e dei servizi in Europa”. Quindi un ulteriore impegno, tante volte risuonato in passato e rimasto per lo più sulla carta: “Colmeremo i nostri divari in termini di crescita, produttività e innovazione con i partner internazionali e i principali concorrenti”.
All’interno del mercato unico si vuole agire in diversi settori: energia, finanza, telecomunicazioni, commercio estero, spazio, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, semiconduttori, 5G/6G, sanità, biotecnologie, tecnologie a zero emissioni nette, mobilità, prodotti farmaceutici. Non ultima, la promessa: “portare a buon fine le transizioni verde e digitale”. Per affermare, infine, che “la crescita economica deve andare a vantaggio di tutti i cittadini”, dove finalmente si parla di protezione sociale, formazione e istruzione, opportunità per i giovani.
L’Agenda strategica è approvata. Ora il difficile, ma non impossibile compito, di andare oltre le parole.

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Elezioni europee. Barbara Ricci (Forza Italia): L’Unione Europea deve puntare su una difesa comune’

La candidata azzurra: “Aiutare l’Ucraina senza provocare la terza guerra mondiale.

L’Italia e l’Unione Europea hanno correttamente aiutato l’Ucraina a difendersi, tramite il supporto e l’invio di armi e devono continuare a farlo, ma non siamo in guerra con la Russia”. Lo afferma Barbara Ricci, candidata al Parlamento Europeo con Forza Italia nella circoscrizione meridionale.

I nostri connazionali – aggiunge – non possono e non devono andare a combattere. Nessuno vuole che il conflitto Ucraina-Russia, seppur già terribile, si trasformi nella terza guerra mondiale.

Bisogna lavorare per una pace giusta, che salvaguardi gli interessi di tutti e soprattutto non porti ulteriori morti e distruzione.

L’intervento diretto delle truppe dei paesi Ue porterebbe solo a un punto di non ritorno. Invece c’è bisogno di dialogo per pacificare la zona”.

L’Ue però deve guardare al futuro e uno dei punti principali da affrontare è quello della difesa comune europea, che potrebbe aiutarci ad avere strumenti migliori con minor spesa per i singoli stati.

Coordinando gli acquisti e la gestione si potrebbe avere un’organizzazione più armonica e una difesa migliore per una delle voci che maggiormente pesa sulle casse dei singoli stati.

Una decisione che  -conclude Barbara Ricci- aiuterebbe la costruzione di una vera Unione Europea, coesa e forte sul campo internazionale”.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Elezioni europee. Mons. Crociata: “L’Italia, da sola, senza l’unione con altri Paesi, sarebbe come un fuscello in un mare agitato”

Un invito esplicito ai partiti perché si astengano da campagne elettorali che “assumono un tono unilateralmente critico e denigratorio nei confronti dell’Europa”. Un appello ai candidati affinché non si servano “delle paure e del malessere della gente per catturare consensi”. “Chiunque capisce come va il mondo di oggi, dovrebbe rendersi conto che un Paese come l’Italia, da solo, senza l’unione con altri Paesi, sarebbe come un fuscello in un mare agitato”. È quanto dice, in questa intervista al Sir, mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), presentando la Dichiarazione che i vescovi delegati hanno pubblicato oggi in vista delle prossime elezioni per il Parlamento europeo.

Quanto è alto il rischio che la gente non vada a votare? E, secondo lei, qual è la causa o le cause che hanno generato questa disaffezione popolare verso l’Ue?

Può essere utile tenere presente che dal 1979 al 2019 l’affluenza alle urne nelle votazioni europee è oscillata dal 61,99% al 50,66%, con un calo fino al 42,61% della precedente tornata. Questo dice che in generale, pur con delle oscillazioni tra una tornata e l’altra, c’è una tendenza all’aumento dell’astensionismo. Le cause sono varie. C’è da mettere in conto una diminuzione del senso di partecipazione in genere e dell’interesse alle vicende collettive e in particolare politiche, frutto di un individualismo crescente e di una sfiducia di fronte alla complessità del mondo di oggi. Poi l’immagine dell’Unione europea non è del tutto positiva, quanto meno perché la si sente distante e poi perché il dibattito pubblico ne presenta il versante deteriore e in ogni caso più lontano dalle preoccupazioni ordinarie della gente. In alcuni casi, poi, le campagne elettorali assumono un tono unilateralmente critico e denigratorio nei confronti dell’Europa.

Stanno prendendo sempre più piede purtroppo partiti e politici che remano contro, che parlano male degli organismi e uffici Ue, che seminano insofferenza verso le direttive europee. Se si potesse rivolgere a questi politici cosa direbbe loro? Quanto è rischioso rinunciare oggi ad un progetto europeo?

Direi semplicemente che non è un buon modo di fare politica quello di servirsi delle paure e del malessere della gente per catturare consensi. Direi che un politico fa il bene di quelli che lo votano se si adopera per preparare loro un futuro migliore. E un futuro migliore oggi per noi, e per tutti i cittadini dell’Unione europea, non può esserci senza di essa. Non perché non ci siano difficoltà e problemi, ma perché questi si possono superare, e un politico è chiamato a lavorare per superarli, non per picconare l’Europa. Chiunque capisce come va il mondo di oggi, dovrebbe rendersi conto che un Paese come l’Italia, da solo, senza l’unione con altri Paesi, sarebbe come un fuscello in un mare agitato. Non ci si rende conto infatti che perfino l’Unione europea, priva di vera unità e di compattezza, non ha nessuna forza e capacità di iniziativa nello scenario geopolitico globale.

Il progetto europeo nacque sulle macerie della Seconda Guerra mondiale e per evitare che si ripetessero gli errori del passato. Ma così non è stato. In che cosa l’Ue e gli Stati membri hanno sbagliato? E come ricostruire oggi le basi per un nuovo progetto di pace giusta e duratura

I fattori che hanno condotto a vedere tornare la guerra sul suolo europeo sono molti e complessi. Si può osservare che i Paesi dell’Unione europea già in passato non sono stati coesi nel gestire i rapporti con la Federazione Russa e spesso hanno agito in ordine sparso, magari cercando di conseguire vantaggi immediati senza considerazioni di più largo respiro e di lungo periodo. Si trattava e si tratta di instaurare rapporti di dialogo e di equilibrio non strumentali a ritorni di breve momento, ma attenti a promuovere rapporti di collaborazione. Certo, ci sono altri fattori, spesso imprevedibili, che intervengono; nondimeno dentro rapporti di dialogo e di collaborazione dell’intera Unione diventa più facile prevedere e prevenire derive di complicazione e tensione. Adesso la situazione è generata ed è diventata molto complessa; essa va al di là di quanto l’Unione europea da sola può. Il suo compito adesso è più che mai quello di diventare un soggetto più unito e forte, così da svolgere un ruolo attivo e propositivo anche in una situazione incandescente quale è l’attuale guerra della Russia contro l’Ucraina.

A giugno gli europei si troveranno di fronte a liste di candidati, programmi, dibattiti, campagne elettorali. Ognuno concorrerà per far vincere la propria lista, il proprio partito, il proprio politico… Come orientarsi in questo scenario elettorale per un voto che punti non ai protagonismi personali ma al bene della casa comune che è l’Europa 

Direi di più: politici ed elettori devono essere aiutati a non votare seguendo soltanto una logica nazionale, che guarda agli equilibri politici interni di un Paese, ma piuttosto a cercare di cogliere le dinamiche e le istanze europee, anche quelle del Parlamento europeo. E nello stesso tempo cercare il modo, e quindi le forze politiche e i candidati che più mostrano di avere a cuore i principi e i valori per un’Europa migliore, come dice la Dichiarazione dei vescovi della Comece: “Unita nella diversità, forte, democratica, libera, pacifica, prospera e giusta”. Anche in quanto cattolici, sentiamo di dover sostenere con il nostro voto e con la nostra partecipazione un’Europa che è nata su radici cristiane e ha bisogno del nostro apporto per essere compiutamente se stessa. Senza confessionalismi partigiani ma anche sapendo che il nostro contributo è essenziale alla costruzione e alla attuazione del suo progetto storico.

Perché la Dichiarazione si conclude con un appello ai giovani? Perché temete che non vadano a votare o al contrario perché sono forse quelli più interessati al voto? E in questo caso, perché? 

La Comece ormai da qualche anno ha costituito una rete di collegamento tra giovani che sentono vivo l’ideale europeo. Essi hanno voluto costruire un Toolkit da diffondere in tutte le lingue per invitare i loro coetanei a votare. Sono il segno di una fiducia e di una speranza. Non è corretto generalizzare il giudizio sui giovani. Un progetto come l’Erasmus sta lì a mostrare come sono tanti i giovani che imparano ad apprezzare le opportunità di esperienze e di futuro che l’Europa significa. Difficile dire quanti andranno a votare. Molto dipende anche da noi adulti. Sono convinto che il loro contributo creativo e propositivo non mancherà, e si farà sentire sempre di più.

 

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Caserta. ‘L’Unione Europea nelle aree interne e rurali’: dibattito con il direttore di Coldiretti e il presidente dei Campi Flegrei

Un importante incontro si è tenuto lunedì nella sede di Europe Direct di Caserta sul tema: “L’Unione Europea nelle aree interne e rurali”.

Moderati dal coordinatore del centro Ed Vincenzo Girfatti, sono intervenuti Giuseppe Miselli, direttore Coldiretti Caserta, e Franco Maisto, presidente del Parco Regionale Campi Flegrei.

«Un terzo del Pil italiano – ha affermato Miselli – è gestito ed è guidato dal settore agricolo. La pandemia da Covid da un lato e le guerre dall’altro ci hanno riportato ad una situazione sicuramente complessa, durante le quale ci sono state dei ritardi anche nella produzione di beni primari come il grano. Nonostante le grandi difficoltà, siamo riusciti ad uscirne fuori anche grazie alla legge sulle ‘pratiche sleali’, che consente ai produttori di poter difendersi ed evitare che ci sia l’acquisto di un prodotto al di sotto del costo minimo di produzione.

Questo ci consente di mantenere le aziende redditizie; in questo modo, riescono a sopravvivere sul territorio e a restare anche nelle zone interne. Ci troviamo dinanzi ad un’agricoltura sociale, che salva anche le popolazioni e le zone dove insistono.

Altro elemento di rilievo, ennesima battaglia di Coldiretti, è la legge contro la commercializzazione dei prodotti derivanti da cibi sintetici. Pensare alla produzione di carne o di latte senza allevamenti significa abbandonare i territori. Anche così difendiamo le aziende agricole e i consumatori. Per quanto riguarda lo sviluppo rurale diventa fondamentale la costituzione di distretti agro-alimentari di qualità».

Dal dibattito è emerso un elemento molto importante: esistono ancora norme provvisorie di salvaguardia e non piani calibrati sulle esigenze dei singoli territori. A sottolineare questo aspetto è stato il presidente del Parco Regionale Campi Flegrei Franco Maisto che ha aggiunto: «Dove non ci sono delle aree già dedicate all’agricoltura, i gestori dei terreni trovano degli evidenti problemi qualora volessero mettersi in regola. Sicuramente occorre trovare un rimedio a questa situazione; si potrebbe immaginare un sistema di concertazione, tramite un protocollo d’intesa per competenze territoriali. A volte siamo costretti a dire di ‘no’ a progetti importanti di insediamento agricolo, anche in terreni incolti con erbacce, semplicemente perché vanno contro alle norme assurde. E’ una falsa tutela dell’ambiente che fa male all’essere umano e all’ecosistema».

Il coordinatore del centro Europe Direct Girfatti ha concluso riferendo: «Per quanto riguarda le esigenze delle aree interne e protette è necessario che venga messa in campo una norma specifica. Il confronto tra una organizzazione come la Coldiretti e un Ente, come il Parco dei Campi Flegrei o quello del Matese, può creare delle risoluzioni a problematiche importanti che rendono la gestione di determinate aree ancora più complessa».

(Annabella Pavia – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

LA POLIZIA DI STATO, GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE CON L’UNIONE INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI ASTI, UTILIZZERA’ UN SECONDO DEFIBRILLATORE – Questura di Asti

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A partire da oggi 30 ottobre la Polizia di Stato – Squadra Volanti della Questura di Asti potrà utilizzare durante i servizi di prevenzione dei reati e controllo del territorio un secondo defibrillatore semiautomatico esterno (DAE), per il soccorso a una vittima di sospetto arresto cardiaco, donato dall’Unione Industriale della Provincia di Asti alla Polizia di Stato.

Gli operatori di Volante, formati in ossequio alle previsioni della legge 116 del 2021 Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici, hanno ricevuto in dono il secondo DAE nel corso di un incontro che si è tenuto presso la Sala Stampa “Calabresi” alla presenza del Questore dr.ssa Marina DI DONATO, del Medico della Polizia di Stato dr. Cosimo ESPOSITO e del Presidente dell’Unione Industriali Andrea AMALBERTO.


(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Paolo Biondani e Leo Sisti per l’Espresso hanno esaminato i documenti condivisi dal The Guardian per l’inchiesta internazionale che svela i misteri sul patrimonio dell’oligarca russo. Mentre il direttore Alessandro Mauro Rossi nell’editoriale spiega come al Potere alla fine tocchi fare i conti con l’Unione Europea, perché «al di là degli slogan sovranisti, Meloni sa che su immigrati e conti pubblici ne ha bisogno».





 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)