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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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l’autonomia

L’autonomia differenziata (di Stelio W. Venceslai)






Nonostante i venti guerra si facciano sempre più forti e pericolosi, se tutto va bene e nessuno è tanto pazzo da accendere altri fuochi che porterebbero allo sterminio, l’estate in corso vedrà svolgersi un’altra battaglia in Italia, peraltro di gran lunga minore, sull’autonomia finanziaria delle Regioni.

Sono numerose le sollecitazioni che mi arrivano, da una parte o da un’altra, per una valutazione non di parte su questa iniziativa governativa, tanto cara alla Lega.

Diciamo subito che il dettato costituzionale è stato a suo tempo ampiamente violato quando il centrosinistra, con un colpo di mano, decise l’attuale assetto regionale.

Non a caso per far passare la riforma fu chiaramente detto che sarebbe stata indolore e non sarebbe costata una lira di allora, dichiarazione palesemente smentita dai fatti, com’è sotto gli occhi di tutti.

La riforma sarebbe stata l’occasione per abolire la stortura giuridica delle Regioni a statuto speciali, ingiustificate dopo decenni di pacifica unificazione italiana, concepite a seguito della guerra, male in Sicilia (con un Alta Corte di giustizia e la possibilità di formare addirittura un esercito regionale, poteri per fortuna mai esercitati), oppure per dirimere contrasti linguistici (in Alto Adige per gli allogeni di lingua tedesca), estendendo tale principio alla Val d’Aosta (per i pochissimi franco-parlanti), al Friuli Venezia Giulia per gli sloveno-parlanti, alla Sardegna, forse per ragioni insulari.

Queste regioni a statuto speciale sono un relitto del dopoguerra la cui differenziazione, rispetto al Paese, è solo in taluni casi linguistica. Il bilinguismo si sarebbe potuto rispettare senza problemi. Ma fu un’occasione perduta.

La riforma fu anche l’occasione per abolire le province, odiate perché “gestite” dai prefetti, d’origine umbertina e fascista.

Furono abolite, ma non si diedero le risorse necessarie e tutte le amministrazioni provinciali di allora rimasero in un vuoto (strade, istruzioni, sanità) che ha portato a un degrado tale che oggi si pensa di ricomporle, magari con strutture diverse. I prefetti odiati sono rimasti e i problemi si sono acuiti. Tra l’altro, una volta abolite, ne sono state istituite molte altre, in una contraddizione burocratica dissennata, tipica della costante ignoranza dei nostri legislatori.

L’evoluzione successiva ha visto talune regioni svilupparsi ed altre declinare. Le ragioni sono diverse: incapacità della classe dirigente, calo demografico, inefficienza delle strutture, mancanza di controlli centrali adeguati. In Calabria, ad esempio, sono quattordici anni che non si riesce ad avere un bilancio della sanità regionale. In Sicilia città come Agrigento sono rifornite di acqua due volte alla settimana, gli invasi sono vuoti e la siccità dilaga. Ovvio che la gente, per curarsi, vada al Nord. La sanità pubblica, nel Meridione, in pratica non esiste. Prolifera la sanità privata, spesso di marca mafiosa.

I Presidenti delle amministrazioni regionali (oggi si definiscono Governatori, come se fossimo negli Stati Uniti), scalpitano. Vogliono più poteri, soprattutto quelli delle regioni più ricche. Al contrario, quelli delle regioni più povere non ne vorrebbero di meno ma, invece di mettere a posto le loro finanze, vorrebbero che continuasse l’aiuto dello Stato.

In teoria, l’idea di mettere in concorrenza le regioni tra loro non è una cattiva idea. Confrontarsi sulla qualità dei servizi resi ai cittadini significa confrontarsi sull’efficienza e la capacità degli amministratori. Ovviamente le regioni più ricche, potendo disporre di più risorse, prevalgono su quelle più povere. Ma questo accade già da anni.

Invece di rimuovere queste difficoltà, l’iniziativa governativa rischia di codificarle e di accentuarle, relegando in una specie di ghetto le regioni più povere o con degli amministratori meno capaci.

L’opposizione sostiene che così si divide il Paese e che l’unità nazionale va in pezzi. Un’Italia spaccata i due non piace a nessuno e, forse, è solo un’esagerazione polemica, ma non è neppure una considerazione sbagliata.

Manca, però, il mea culpa che tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, dovrebbero recitare sulla qualità dei candidati proposti alle varie elezioni regionali. Se per ragioni di bacino elettorale si propone un candidato mezza calzetta e questi vince, i risultati saranno altrettanto miserevoli. Come sempre, non è tanto questione di risorse ma di uomini.

Così com’è concepita, l’autonomia differenziata consolida e rafforza le disparità esistenti e non rimuove le difficoltà che in questi anni sono emerse nella politica regionale.

La Lega, ben forte con eccellenti amministratori nel Settentrione del Paese, ha tutto l’interesse a spingere per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Ma questo non è nell’interesse del Paese. Esistono troppi squilibri territoriali che vanno rimossi.

È invece nell’interesse del Paese accentuare i controlli (che difettano) perché l’impianto regionale migliori nel suo complesso, secondo priorità di buon senso. Va bene il ponte sullo Stretto, ma diamo acqua alla Sicilia, ripariamo le condutture, mettiamo sotto inchiesta gli amministratori incapaci, blocchiamo gli interessi degli acquaioli privati che lucrano sulle inefficienze regionali e sulla povera gente che fa la fila alle fontanelle, come se fossimo in Africa.

Le difficoltà si affrontano, non vanno esasperate. Il governo, se tale è nell’interesse di tutti, non può privilegiare solo una parte di quelli che lo sostengono.

Una bocciatura, molto probabile, al referendum, potrebbe avere un impatto politico devastante. Stupisce che la Meloni, così attenta a circumnavigare gli ostacoli, non abbia considerato questo progetto un grave errore di percorso da evitare.

 

 

Roma 07/08/2024

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Salerno e provincia. Migliaia di firme contro l’autonomia differenziata: esulta Virginia Villani (M5S)

La Coordinatrice provinciale del Movimento 5 stelle a Salerno: “Un risultato imponente che dimostra che la Campania si è schierata senza se e senza ma contro questo progetto”

A sole due settimane dall’inizio della nostra campagna, abbiamo già raccolto migliaia di firme per il referendum per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata.

Questo risultato imponente dimostra chiaramente che la Campania si è schierata senza se e senza ma contro questo progetto. 

Il successo ottenuto è il risultato di un lungo e appassionato lavoro di squadra, che ha riacceso la speranza e ha rimesso in luce il valore della partecipazione democratica.

Solo a Nocera Inferiore insieme al comitato referendario, in sole due ore, abbiamo raccolto 200 firme, e anche ad Angri, Scafati, Sapri e Salerno l’affluenza ai nostri banchetti è stata significativa.

Voglio esprimere un sincero plauso agli attivisti di questi paesi, che, anche in piena estate, hanno dato il loro prezioso contributo per il successo di questa iniziativa.

I banchetti continueranno con ulteriori appuntamenti in diversi Comuni per mantenere viva l’attenzione e il coinvolgimento della cittadinanza.

A livello nazionale, abbiamo già superato la soglia delle 500.000 firme necessarie per sostenere l’iniziativa referendaria, grazie anche alla sottoscrizione online.

Tuttavia, è essenziale proseguire per confermare la volontà dei cittadini e garantire che la legge sull’autonomia differenziata venga abrogata.

Questa legge solleva interrogativi seri riguardanti la coesione nazionale e la solidarietà interregionale e rischia di compromettere il sistema unitario che garantisce diritti e opportunità omogenei per tutti gli italiani”.

Ad annunciarlo è la Coordinatrice provinciale del Movimento 5 stelle in provincia di Salerno Virginia Villani.

Le motivazioni della nostra contrarietà alla legge sull’autonomia differenziata sono chiare e ben definite. La legge frantuma il nostro Paese, con conseguenze devastanti sui diritti di milioni di cittadini e senza stanziare risorse adeguate a garantire i servizi pubblici su tutto il territorio nazionale.

Aumenta le differenze tra le aree più ricche e quelle più povere, trasforma l’Italia in 20 “staterelli” autonomi, complicando la vita quotidiana dei cittadini con differenti sistemi su materie cruciali.

Genera confusione con 20 diversi servizi sanitari, trasporti, ambiente, scuola e energia e contrasta con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che invece di colmare le distanze tra Nord e Sud rischia di amplificarle.

Invitiamo tutti a continuare a firmare per evitare disuguaglianze e incertezze, soprattutto per le realtà più fragili del Meridione.

Il Movimento 5 Stelle sarà sempre al fianco dei cittadini per tutelarli dalla mala gestione di questo Governo. La campagna di raccolta firme continuerà per tutta l’estate con l’obiettivo di raggiungere il quorum e ottenere la vittoria del Sì per l’abrogazione dell’autonomia differenziata.

Con determinazione e impegno -conclude Villani- continueremo a lottare per un’Italia unita e giusta per tutti”.

(Nicola Arpaia – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

VOLA LA RACCOLTA FIRME CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA VOLUTA DALLA LEGA

Quattro giorni fa l’avvio della raccolta firme per poter indire il referendum abrogativo riguardo l’autonomia differenziata fortemente voluta dalla Lega.
La raccolta firme, che avviene anche sulla piattaforma ministeriale, quindi solo con le firme online certificate attraverso la Spid, ha superato quota 250 mila firme, più della metà di quanto necessario, infatti ne occorrono 500 mila per raggiungere il quorum e agli organizzatori non basterà: l’obiettivo è arrivare a un milione di firme a settembre.

La battaglia referendaria contro il provvedimento leghista, ideato e messo a terra dal ministro Roberto Calderoli, agita soprattutto la Lega, com’è ovvio che sia. Anche per i presidenti di regione del Carroccio del nord la riforma è un punto di arrivo dopo anni di promesse e tentativi con vari governi. Ad esempio secondo Massimiliano Fedriga, che sembra non aver compreso il significato reale della legge per le regioni del sud, chi raccoglie le firme «sta facendo disinformazione ai cittadini, soprattutto del sud, dicendo che la riforma divide, cosa assolutamente falsa. Raccontano che il meridione non è all’altezza dell’autonomia differenziata. È un’umiliazione al Mezzogiorno, io non ci sto».

Il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini invece si dice sicuro: «Non vedo l’ora che tutti gli italiani si possano esprimere, in Veneto, Lombardia, Puglia, Abruzzo, perché autonomia significa dare servizi migliori ai cittadini tagliando gli sprechi».

Per comprendere meglio quanto la legge sull’autonomia differenziata sia assolutamente dannosa per l’Italia intera basta leggere quanto ne scrive lo SVIMEZ,  l’associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno.

“L’autonomia differenziata espone l’intero Paese ai rischi di una frammentazione insostenibile delle politiche pubbliche chiamate a definire una strategia nazionale per la crescita, l’inclusione sociale e il rafforzamento del sistema delle imprese.”

Basteranno dunque i nuovi Livelli Essenziali delle Prestazioni per garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti i cittadini indipendentemente da dove vivano? 

Secondo la SVIMEZ, la definizione dei Lep prevista dalla Legge di Bilancio, a risorse invariate, non è risolutiva per garantire livelli di servizio adeguati e omogenei a livello territoriale. Un esempio calzante ci viene proprio dalla sanità, difatti il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale non è la somma del costo dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma è determinato a monte nella programmazione del bilancio pubblico, e ripartito tra le Regioni sulla base della dimensione della popolazione e della quota di anziani. Un metodo che, come la Svimez ha ribadito, non tiene conto dei fattori socioeconomici che impattano sui fabbisogni di cura e assistenza, e finisce per penalizzare i cittadini delle regioni meridionali, che soffrono di minori servizi di cura per quantità e qualità.

In sostanza, questo modello di autonomia, assolutamente anomalo nel panorama europeo, perché prevede un’autonomia differenziata in un Paese centralista, produrrà una frammentazione dell’Italia e non solo cristallizzerà le disuguaglianze già presenti tra Nord e Sud ma indebolirà complessivamente la capacità competitiva del Paese, frammentando la gran parte delle politiche pubbliche e danneggiando anche il Nord.

 

 

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Teverola sostenibile, mozione contro l’autonomia differenziata

Comunicato

Oggi abbiamo depositato presso la Casa comunale una mozione contro l’Autonomia Differenziata, una legge che ’̀ .

La mozione, presentata in molti altri Comuni italiani, delle Amministrazioni comunali del Sud contro una legge che crea divisioni, aumenta le disuguaglianze e contribuisce al sottosviluppo della nostra regione.

:
– per gli effetti negativi della legge 86/2024 sull’autonomia regionale differenziata, che penalizzerà le regioni più deboli e rafforzerà quelle più ricche, rischiando di minare l’unità nazionale e i diritti dei cittadini.
– affinché l’autonomia differenziata non venga attuata prima della definizione e attuazione dei costi e fabbisogni standard e dei LEP su tutto il territorio nazionale, garantendo uguali diritti a tutti i cittadini.
– ’ a inoltrare il contenuto della mozione a tutti i livelli istituzionali come espressione della volontà della nostra comunità.
– l’adesione del Comune di Teverola a tutte le iniziative contro l’autonomia differenziata, comprese determinazioni, ricorsi e altre forme di opposizione.

L’autonomia differenziata deve essere abrogata perché aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le disuguaglianze sociali, danneggiando l’intera collettività, in particolare lavoratori, pensionati, giovani e donne.

✍ ’ .
> Sarà possibile farlo ai banchetti che saranno prossimamente (indicheremo a breve luogo e date).

, ̀ ̀ :
1️⃣ Accedi al sito: https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500020
2️⃣ Clicca sul pulsante e accedi con SPID, CIE o CNS.
3️⃣ Scorri l’elenco e clicca su “Contro l’autonomia differenziata. Una firma per l’Italia unita, libera, giusta” (numero iniziativa: 500020).
4️⃣ Premi su “sostieni iniziativa”, clicca su “continua” e di nuovo su “sostieni iniziativa”.

’ . ’ , ,

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MOVIMENTO 5 STELLE AVERSA: UNITI CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Il MoVimento 5 Stelle di Aversa ribadisce l’importanza di opporsi all’Autonomia Differenziata. Si tratta di una riforma pericolosa che minaccia di smantellare i servizi pubblici essenziali e amplifica le disuguaglianze tra le diverse regioni del nostro Paese. La nascita del Comitato Cittadino è solo il primo passo di una lunga battaglia che ci vedrà protagonisti insieme a tutti quei cittadini che hanno a cuore il futuro dell’Italia.
Il 25 luglio, durante il primo appuntamento di raccolta firme tenutosi ad Aversa, organizzato dal neonato comitato cittadino contro l’autonomia differenziata, sono state raccolte circa 250 firme in sole due ore, dimostrando la forte sensibilità sul tema da parte di tantissimi cittadini.

Filippo Panza, rappresentante del gruppo territoriale di Aversa, ha dichiarato: “Siamo particolarmente contenti che un tema così importante per il MoVimento 5 Stelle sia diventato in breve tempo di grande condivisione con altre realtà politiche e non solo. Questo dimostra quanto sia forte il desiderio di unità nel nostro Paese. La legge Calderoli sull’autonomia differenziata amplificherebbe le disuguaglianze tra regioni ricche e povere, consentendo alle prime di trattenere maggiori risorse fiscali. Creerebbe una frammentazione delle competenze legislative e amministrative che alla lunga porterebbe ad un’erosione dell’unità nazionale. Insomma, si corre il rischio serissimo di compromettere l’uniformità nella tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.”

Sul tema si esprime anche il consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle, Antonio Mottola: “Vogliamo ringraziare i tantissimi cittadini aversani che in questi giorni ci stanno contattando con qualsiasi mezzo pur di conoscere le modalità di firma contro l’autonomia differenziata. A questi rispondiamo che quasi ogni settimana, unitamente al comitato cittadino, organizzeremo incontri, gazebo ed eventi per raccogliere le firme. ” Invitiamo tutti a unirsi a noi in questa missione fondamentale per il nostro Paese. Insieme possiamo fermare questa riforma e garantire un futuro migliore per tutti.

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Se l’autonomia differenziata va avanti lo Stato dovrà accettare di avere le mani sporche del sangue dei detenuti

Ricevuto, pubblichiamo.

«In queste condizioni ai detenuti campani si nega il diritto costituzionale alla salute e, ancora una volta, si costringono i medici a lavorare in condizioni degradanti, oltre che pericolose». Lo dice il segretario regionale dell’Anaao Assomed Bruno Zuccarelli, che – numeri alla mano – tratteggia i contorni di un’emergenza già conclamata, ma che «rischia di esplodere in tutta la sua drammaticità se l’autonomia differenziata dovesse diventare realtà». Partiamo dai numeri. «Stando al fabbisogno approvato dalla Regione, nelle carceri di Poggioreale, Secondigliano e Nisida dovrebbero essere in servizio almeno 53 medici, un numero che sarebbe già molto basso se si considera che parliamo di una popolazione carceraria di più di 3.400 unità. I medici effettivamente in servizio sono solo 28, quindi uno ogni 120 detenuti».

 

Ma non è tutto, Zuccarelli, candidato anche alla presidenza dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Napoli e provincia nella lista Etica, denuncia la gravissima carenza di psichiatri e psicologi nelle strutture carcerarie che sempre più spesso sono teatro di suicidi. «In questo caso – prosegue – il rapporto medico / detenuti è ancora più disastroso: ogni psichiatra deve occuparsi di 500 carcerati e ogni psicologo, in tutto ce ne sono 6, ha in carico circa 600 detenuti. Questo significa che in pratica ciascun detenuto è abbandonato al proprio dramma e nessuno può ricevere un reale supporto».

 

Enormi le carenze anche per gli infermieri, che sono solo 140 (circa 1 ogni 24 detenuti) e gli operatori sociosanitari. Come tutto questo può aggravarsi con l’eventuale realizzazione dell’autonomia differenziata Zuccarelli non ha alcun dubbio: «In una situazione così compromessa le disparità legate alla diversa capacità delle Regioni di fornire servizi adeguati saranno catastrofiche. Regioni con risorse economiche maggiori miglioreranno i servizi sanitari, anche nei propri istituti penitenziari, mentre quelle con meno risorse vedranno un peggioramento della situazione. Se questo avverrà, lo Stato dovrà accettare di avere le mani sporche del sangue dei detenuti che in quelle carceri si toglieranno la vita o non avranno le cure necessarie».

 

Altro aspetto caro a Zuccarelli è quello delle condizioni nelle quali i medici sono costretti a lavorare. «È inaccettabile che i colleghi debbano mettere a rischio la propria incolumità e la salute dei detenuti. La professione medica non richiede solo un alto livello di competenza, ma anche possibilità decisionale e di programmazione, qualità che possono essere gravemente compromesse dalle attuali condizioni, che sono insostenibili. Per il leader regionale dell’Anaao Assomed costringere i medici a lavorare in queste condizioni solleva gravi questioni di etica.

 

«È dovere delle istituzioni garantire che i professionisti della salute possano operare in un ambiente sicuro e di supporto. Non farlo significa ignorare la dignità e il benessere dei medici, oltre a compromettere gravemente la sicurezza dei detenuti. La responsabilità di fornire cure adeguate non dovrebbe ricadere solo sui singoli medici, ma su tutto il sistema che deve garantire le condizioni necessarie per operare al meglio. Noi ci batteremo perché questo avvenga».

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L’Autonomia differenziata sarà cancellata dalla volontà del popolo che conta, non dalla minoranza che ha mandato al governo la destra forcaiola…






REFERENDUM

Autonomia, raccolta firme al via: c’è pure Renzi (con De Luca…)

BANCHETTI – Tutti i leader ieri in piazza per il no al ddl Calderoli Schlein sceglie Perugia, Conte fa il volontario a Civitavecchia

DI WANDA MARRA

21 LUGLIO 2024

Giorno di firme, giorno di photo opportunity. Ieri è partita ufficialmente la raccolta per il referendum contro l’Autonomia differenziata. E i leader politici si sono precipitati a farsi immortalare ai banchetti. La scelta della location è un preciso segnale: Elly Schlein (segretaria del Pd) ha scelto Perugia, per lanciare anche la corsa alle regionali umbre, mentre si aspetta il sì di Stefania Proietti, che unirebbe il campo larghissimo. Maurizio Landini (Cgil) è andato al San Filippo Neri a Roma; d’altronde, l’ospedale è luogo particolarmente simbolico: come evidenzia uno studio del Forum Diseguaglianze, infatti, rispetto alla sanità, le regioni settentrionali corrono gli stessi rischi di desertificazione sanitaria di quelle meridionali, quasi tutte estremamente deboli nell’assistenza territoriale. Nella Capitale pure Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Avs), al mercato di Testaccio e Maria Elena Boschi a Montesacro, come volto di punta presente e soprattutto futuro di Iv; Giuseppe Conte (M5S) ha scelto Civitavecchia, dove si è messo a fare il volontario, raccogliendole le firme.

Insomma, riparte dal no alla riforma Calderoli il tentativo dell’opposizione più o meno unita di dare una spallata a Giorgia Meloni. Tanto che un banchetto l’ha organizzato anche più Europa, a via Cavour. Non solo. Arriva la piattaforma pubblica e gratuita per poter firmare online referendum e proposte di legge d’iniziativa popolare, che nasce da un emendamento a firma Riccardo Magi – votato all’unanimità dalle forze politiche – a un decreto semplificazione del 2021, ma andrà in Gazzetta ufficiale solo ora.

Martedì con la Puglia saliranno a cinque le Regioni che hanno richiesto il referendum, dopo Campania, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna. Nel frattempo, Alessandra Todde sta lavorando al ricorso, con una squadra di costituzionalisti: dovrebbe essere pronto per fine mese.

Non mancano però le polemiche. Perché al Nord non per tutti è facile dire un no netto all’Autonomia differenziata, come dimostra la scelta di un secondo quesito di abrogazione parziale, che mantiene intatto l’impianto della legge, spinto soprattutto da Stefano Bonaccini. La settimana scorsa il segretario provinciale del Pd Trentino, Alessandro Del Ri, ha fatto sapere in un’intervista all’Adige che i dem locali non raccoglieranno le firme perché “non si può essere contrari al concetto di Autonomia”, anche se quella di Calderoli non è una buona legge. Il ministro per gli Affari regionali è arrivato a chiamare il presidente del Trentino, Fugatti, per chiedergli di dissuadere la Todde dal ricorso, con la motivazione che alle Regioni a statuto speciale opporsi non conviene. Ma lei ha risposto picche. Per quel che riguarda i dem, Sara Ferrari, deputata trentina, che non sapeva niente dell’iniziativa di Del Ri, ha convocato una direzione per discutere la posizione ufficiale. Dove dovrebbero andare anche Marco Sarracino o Alessandro Alfieri, che seguono il dossier per il Nazareno.

L’Autonomia è anche occasione di grandi rimescolamenti. Se per la Lega è la battaglia della vita, molti big di FdI sono stati colti nell’atto di rassicurare l’opposizione, sostenendo che la legge non andrà mai a regime. Anche Matteo Renzi coglie la palla al balzo: giovedì andrà a Napoli a raccogliere le firme con Vincenzo De Luca. Alle Europee Iv aveva candidato Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Campania, con il placet dello stesso De Luca. Entrambi hanno una partita da giocare: Renzi deve mettere sul piatto tutto il peso possibile per accreditarsi come gamba centrista del campo larghissimo; De Luca è pronto a tutto, anche a uscire dal Pd, se non spunta una legge che gli consente il terzo mandato. E chissà che Renzi non gli offra una spalla e un posto dove andare.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta contro l’autonomia differenziata: basta una firma!

Ricevuto, pubblichiamo.

Si terrà sabato 20 luglio, alle ore 10, 30 presso il saloncino della UIL in via F.Renella 58, la conferenza stampa del Comitato provinciale promotore del referendum contro l’Autonomia Differenziata, per lanciare sul territorio di Caserta e provincia, la campagna referendaria per raccogliere le firme contro la Legge Calderoli.

Un Arcobaleno di forze democratiche, tra Sindacati, Partiti e Associazioni, che si sono messe insieme, per contrastare una Legge scellerata, che avrà effetti nefasti in ogni ambito e in ogni settore, ma soprattutto che impatterà negativamente sulla vita delle persone.

Una legge che DIVIDE IL PAESE, SMANTELLA L’ISTRUZIONE PUBBLICA, IMPOVERISCE IL LAVORO, PRIVATIZZA LA SALUTE, DEMOLISCE IL WELFARE UNIVERSALISTICO, FRENA LO SVILUPPO E IL COMMERCIO CON L’ESTERO, FRAMMENTA LE POLITICHE AMBIENTALI, COLPISCE LA SICUREZZA.

Una Legge che sferra un duro colpo al Paese e alla sua Unità: la nostra sarà una campagna costante e diffusa sull’intera provincia, per rivendicare un’ ITALIA UNITA, LIBERA E GIUSTA.

Alla conferenza stampa parteciperà il Sindaco della città di Caserta e presidente dell’ Anci regionale, Carlo Marino e sarà l’occasione per raccogliere le prime firme, a partire dai rappresentanti delle realtà territoriali.

Solo INSIEME potremo fare la differenza, potremo praticare la partecipazione, potremo cancellare una legge ingiusta e iniqua, a difesa della nostra Costituzione e dei diritti di tutti.

Il comitato provinciale di Caserta è così costituito:

  • CGIL e UIL;
  • PD, Movimento 5 stelle, + Europa, AVS- Sinistra Italiana, Italia Viva, Centro Democratico, Rifondazione Comunista, PCI, Azione, PSI, Volt, Caserta Decide;
  • Arci, ANPI, Auser, Acli, LIBERA, SUNIA, LEGAMBIENTE, WWF, Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Coordinamento NO AUTONOMIA DIFFERENZIATA, Centro sociale EX Canapificio, Comitato Villa Giaquinto, Comitato Città Viva, Laboratorio Sociale Millepiani, Compagno è il mondo, Coasca, Rain Arcigay, NERO E NON SOLO.

Un Comitato permanente ma aperto a qualsiasi realtà voglia contribuire a sostenere insieme una battaglia di diritti e di dignità!

Caserta, 18 luglio 2024

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L’Autonomia differenziata è legge… putroppo!

Ecco l’elenco dei Deputati eletti nel Sud Italia che hanno approvato la riforma.
Mi raccomando alle prossime elezioni, se ancora ci saranno! (con questi dittatori al Governo… chissà) date loro il vostro consenso.
Deputati eletti in Puglia: da FdI Saverio Congedo, Dario Iaia, Giandonato La Salandra, Giovanni Matorano, Mariangela Matera; da FI Andrea Caroppo, Mauro D’Attis, Vito De Patina; dalla Lega Davide Bellomo, Salvatore Di Mattina, Rossano Sasso.
Deputati eletti in Campania: da FdI Marco Cerreto, Gianfranco Rotondi, Michele Schiavo Di Visconti, Marta Schifose, Carmen Giorgianni, Imma Vietri;
da FI Tullio Ferrante e Francesco Rubano; alla Lega Attilio Pierro e Giampiero Zinzi;
da Noi Moderati Pino Bicchielli.
Deputati eletti in Sicilia: da FdI Giovanni Cannata, Gianluca Caramanna, Francesco Ciancino, Antonio Giordano, Eliana Longi, Manlio Messina, Maria Carolina Varchi; da FI Giuseppe Castiglione; dalia Lega Anastasio Carrà; da Noi Moderati Calogero Pisano.
Deputati eletti in Sardegna tutti di FdI Salvatore Deidda, Francesco Mura, Barbara Polo.
Deputati eletti in Abruzzo: da FdI Fabio Rosami, Rachele Silvestri e Guarino Testa; da Fl Nazario Pagano.
Deputati eletti in Calabria: Alfredo Antoniozzi di FdI, Simona Loizzo della Lega.
Deputati eletti in Molise Elisabetta Lancellotta e dalla Basilicata Aldo Mattia, entrambi di FdI.

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Consiglio regionale per il Referendum contro l’Autonomia, Gennaro Oliviero: “Ce lo chiedono i cittadini”






Consiglio regionale per il Referendum contro l’Autonomia, Gennaro Oliviero: “Ce lo chiedono i cittadini”

 

“Affrontiamo il Consiglio regionale straordinario con lo spirito di un imperativo morale. Ce lo chiedono i tanti cittadini della Campania e del Sud Italia, così come tantissime associazioni: la legge sull’Autonomia differenziata deve essere cancellata”. Così, il presidente del consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero che ieri ha firmato il via libera per un Consiglio regionale straordinario che si terrà lunedì 8 luglio dalle ore 15.30 alle ore 18.00. “La legge per l’attuazione dell’Autonomia differenziata penalizza il Sud – continua il presidente Oliviero – la nostra protesta come amministratori parte da lontano contro una serie di iniziative che il governo ha intrapreso a discapito dello sviluppo del Meridione.

Qui in Campania la politica degli amministratori tocca con mano i problemi delle persone ogni giorno. Non dare le stesse opportunità al Mezzogiorno rispetto al Nord Italia è un affronto politico che non possiamo più tollerare. Dobbiamo fornire risposte concrete ai nostri abitanti, per questo l’Autonomia differenziata va cancellata”. “Durante il Consiglio straordinario – conclude Oliviero – sarà discussa la proposta di indizione di referendum abrogativo”. Si tratta della proposta ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, della legge 26 giugno 2024, numero 86 (Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione), pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 150 del 28 giugno 2024 – Reg.Gen.n.1/Delib.ne Con.re.

 

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La Regione Campania non richiederà l’autonomia.

Fonti provenienti dalla Regione Campania ci fanno sapere che la Campania non richiederà alcuna attribuzione di competenze riguardo alle materie previste dalla nuova legge della autonomia differenziata.

La motivazione di tale scelta è la non condivisione della legge approvata recentemente alla Camera.

Il governatore De Luca ricorda che la Campania aveva già presentato nel 2022 una proposta di riforma dell’autonomia regionale basata sulla “semplificazione e decentramento delle competenze, a Costituzione invariata”.

Nel testo di tale proposta si afferma che “le norme vigenti prevedono decine di pareri di uffici dell’Amministrazione statale che dilatano i termini di conclusione dei procedimenti, danneggiando gravemente cittadini ed imprese interessati ad iniziative di sviluppo. Detti pareri possono e devono essere aboliti, concentrando la competenza in capo alle Regioni in sette materie”.

Le materie in questione erano: pareri ambientali, impianti energetici, piani paesaggistici, trasformazione urbanistica ed edilizia, portualità, insediamenti produttivi e ZES, silenzio-assenso e silenzio devolutivo sui beni sottoposti a tutela paesaggistica.

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L’Autonomia differenziata e’ legge.

Questa notte, mentre la maggior parte dei cittadini riposava, alla Camera dei deputati, in seguito ad una lunga maratona, e’ stato approvato il secondo e definitivo sì al disegno di legge sull’Autonomia Differenziata.
Ma come si è potuto arrivare all’approvazione di una simile legge?
Appare doveroso, in merito, fare un passo indietro.
Anno domini 2001, con la Riforma del Titolo V, legge cost. n.3/2001, voluta dal Governo Amato, venne riformulato per intero l’articolo 117 della Costituzione, gettando in questo modo le basi per gli scempi degli anni successivi.

La riforma del 2001 estese di fatto, in maniera decisiva i poteri delle regioni, riscrivendo radicalmente l’articolo 117 della Costituzione. La modifica ha quindi ribaltato il criterio di ripartizione delle competenze regionali e statali.
Prima della riforma, l’articolo 117 attribuiva alle regioni solo competenze in materia molto specifiche e limitate, come la «polizia locale urbana e rurale», il turismo e la viabilità, la caccia, l’assistenza sanitaria ed ospedaliera. Tutte le altre erano in capo allo Stato centrale.
Al contrario, con la legge costituzionale del 2001, il nuovo articolo 117 – tuttora in vigore – specifica prima di tutto una serie di diciassette competenze esclusive dello Stato (dalla politica estera all’immigrazione, dalla difesa alla giustizia e alla tutela dell’ambiente).

Si introduce poi una nuova categoria, quella delle competenze concorrenti, su cui entrambi possono intervenire: figurano tra questi i «rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni», il «commercio con l’estero», la «ricerca scientifica» e la «tutela della salute». Con una precisazione: per quanto riguarda le materie concorrenti «spetta alle Regioni la potestà legislativa» ma rimane allo Stato la «determinazione dei princìpi fondamentali».
Veniva poi lasciata esplicitamente alle regioni «la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato». Il cambiamento introdotto dalla riforma del 2001 era insomma notevole.
La riforma del Titolo V ha quindi di certo accentuato la conflittualità fra Stato e regioni, dato che nella pratica si è rivelato molto difficile distinguere dove finissero le competenze statali e dove cominciassero quelle regionali, specie nel caso delle competenze concorrenti.
Secondo i dati raccolti dal Sole 24 ore a settembre 2019, la confusione sulle materie concorrenti ha prodotto dal 2001 al 2018 oltre 1.800 ricorsi davanti alla Corte Costituzionale. Nel 2018, le liti fra Roma e le regioni hanno impegnato una sentenza su due della Consulta.
Senza contare le problematiche sorte nel corso del periodo pandemico tra Stato e Regioni.
Difatti tra le competenze concorrenti ci sono appunto sia la «tutela della salute» che l’«istruzione».

Nondimeno negli ultimi anni, i partiti considerati di opposizione, hanno affrontato con riluttanza la linea tracciata dai Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, oltre che delle associazioni di costituzionalisti, nel tentativo di farne una di battaglia unitaria.
Per quale motivo?
Una delle motivazioni risiede in una riluttanza dovuta anche alle compromissioni dirette con questo progetto di tanti esponenti del centro-sinistra di qualche anno fa, oggi Partito Democratico, che di un tale disegno eversivo si sono fatti promotori in prima persona nel corso del tempo.

Oggi l’autonomia differenziata rappresenta una cessione di titolarità alle regioni sull’amministrazione della cosa pubblica, riguardo a una quantità di campi talmente numerosa, che di fatto non rimane fuori nulla.

In breve: la privatizzazione di tutta la cosa pubblica, dalla sanità alla scuola alla fiscalità tutta, alle politiche sull’ambiente, al commercio, alle infrastrutture.
I cittadini in questo modo diventano clienti di servizi a pagamento.
Da un punto di vista squisitamente politico perdiamo l’unità della Repubblica.
L’attuazione di una siffatta legge preoccupa per la sperequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante e rischia così di acuire il divario tra regioni quanto all’effettività delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali.

A conti fatti non rimane che confidare nella palese incostituzionalità della legge e dell’eventualità di ricorrere al referendum abrogativo.
Nel frattempo prendiamo atto della fine della Repubblica unica ed indivisibile.

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Card. Zuppi: “L’autonomia differenziata riguarda tutto il Paese”

“L’autonomia differenziata è un problema che riguarda tutto il Paese, e quindi la Chiesa italiana nel suo insieme”. A sottolinearlo è stato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di chiusura dell’assemblea generale dei vescovi italiani. “Domani – ha annunciato – uscirà in merito una dichiarazione del Consiglio episcopale permanente, frutto di una valutazione e di uno studio attento”. “C’è preoccupazione”, ha aggiunto il cardinale: “alcuni vescovi si sono già pronunciati, altri aspettano una posizione ufficiale”. Quella di domani, ha anticipato Zuppi, “sarà una dichiarazione molto chiara, difficilmente interpretabile”.

Una donna contro gli abusi. Tra le novità dell’ultima Assemblea della Cei, la nomina di una donna a presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori. “Non è telecomandata”, ha assicurato il cardinale riguardo alla nomina di Chiara Griffini, che succede nell’incarico finora svolto da mons. Lorenzo Ghizzoni. “È una psicoterapeuta, una professionista seria”, ha proseguito: “Continuerà ad impegnarsi su un tema che sappiamo quanto ha ferito le vittime e fatto male alla Chiesa”. “Il fatto che la presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori ci sia una donna, e non un vescovo, non è un fatto secondario”, ha spiegato mons. Gianluca Marchetti, sottosegretario della Cei: “È stato appositamente cambiato lo statuto, è un segnale di assoluto interesse. Neppure in altre Conferenze episcopali c’è una figura di questo rilievo”. “Non è una persona qualsiasi”, ha rimarcato riguardo a Griffini: “È stata scelta una persona esperta nell’ascolto delle vittime, e non un giurista o una figura istituzionale. Una persona, insomma, che le mani in pasta le ha messe: si tratta di una scelta forte per implementare la tutela dei minori”.

Premierato. “Gli equilibri istituzionali vanno toccati sempre con molta attenzione”, il monito del presidente della Cei sul premierato, tema che “qualche vescovo ha ripreso, esprimendo preoccupazione” e che va affrontato “con lo spirito della Costituzione: come qualcosa di non contingente, che non sia di parte”. “È un discorso ancora aperto, vediamo come va la discussione”, ha osservato il presidente della Cei, ricordando che due anni fa il Consiglio episcopale permanente “ha indicato la legge elettorale come uno dei primi banchi di prova”.

Mafia e corruzione. Anche la mafia, secondo Zuppi, “è un problema che riguarda tutto il Paese”. “La preoccupazione della Cei – ha spiegato – è che il problema delle mafie riguarda non solo le regioni meridionali, che vivono per tradizione questa tragedia, ma tutto il Paese. Paradossalmente, le regioni del Nord hanno meno anticorpi, e le chiese del Sud le aiutano a rendersi conto delle modalità, dei trasformismi, che sono ancora più pericolosi perché più invisibili, nascosti negli interstizi legali o entrati dentro la legalità e quindi pericolosissimi”. Interpellato sulla corruzione, nel giorno dell’interrogatorio del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, il cardinale ha risposto: “Continua a preoccuparci. E’ un fenomeno che non va combattuto solo in maniera giudiziaria, ma con la legalità e l’attenzione al bene comune”. Tutti temi, questi, al centro della 5oª edizione della Settimana sociale, in programma a luglio a Trieste: “La partecipazione – ha spiegato il presidente della Cei – è l’ossigeno della democrazia, quello che aiuta a contrastare i tanti modi della corruzione, che indebolisce il Paese ed è inaccettabile”.

Europa. “Le difficoltà che hanno i partiti ad essere un noi non può non preoccupare, perché vuol dire che i meccanismi di rappresentatività sono in crisi”. Per la Cei, “non è possibile la cura del bene comune per delega: non può non esserci un coinvolgimento personale, altrimenti qualcuno decide per te e si mina tutto l’organismo”. A proposito delle cosiddette “candidature civetta” alle prossime elezioni europee, Zuppi ha argomentato: “Da una parte si può contestarle dicendo che i candidati se verranno eletti non andranno mai a Bruxelles, dall’altra si potrebbe dire che i candidati ci mettono la faccia, come a voler dire ‘garantisco io’”. “Per fortuna nella Chiesa non c’è questo problema”, ha scherzato il presidente della Cei, osservando che su questo tema “la risposta si vedrà dagli elettori”. Sempre in merito all’imminente tornata elettorale, Zuppi ha citato la lettera scritta congiuntamente dalla Cei e dalla Comece e ha ribadito: “Siamo preoccupati, perché l’Europa rischia di dimenticare l’eredità straordinaria di chi ha combattuto per la libertà dal nazifascismo. L’auspicio è che la scelta sia per un futuro maggiore, e non minore, dell’Europa. In un tempo in cui ci si confronta della pandemia della guerra, l’augurio è che l’Europa si ricordi delle sue radici: perché non ci sia più guerra. Non una tregua, ma la pace, la capacità di risolvere i conflitti non con le armi”. “I conflitti finiscono quando impariamo a stare insieme”, ha concluso: “L’impegno per la pace è costitutivo, e quindi deve crescere per l’Europa”.

Migrazioni e povertà. “Mi stupisce che ancora qualcuno metta in discussione il principio di salvare le vite: è gravissimo”, il riferimento al tema delle migrazioni. Altra preoccupazione della Chiesa italiana, la povertà, che “tende a cronicizzarsi: molte famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese”, ha sottolineato il presidente della Cei citando gli ultimi dati Istat. “Da una parte c’è la povertà cronica, dall’altro l’impoverimento, che richiede uno sforzo ulteriore”, l’analisi di Zuppi, che ha indicato nel microcredito “uno dei modi con cui la Chiesa cerca di aiutare”. Quanto agli ultimi dati sull’otto per mille, che lo vedono in calo per il 2024 dell’1.4%, Zuppi ha osservato che “c’è un cambiamento di modalità che ci preoccupa un po’, perché possono ridurre il numero di firme”.

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L’A.N.DI.S. rivendica l’autonomia scolastica per l’Istituto Comprensivo di Pioltello (MI)

L’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici – A.N.DI.S., nell’ambito dei lavori del Consiglio nazionale svoltosi giovedì 21 marzo 2024, ha preso in esame quanto deliberato dagli organi collegiali dell’Istituto Comprensivo Statale “Iqbal Masih” del Comune di Pioltello (MI) in merito alla sospensione delle attività didattico-educative nella giornata del 10 aprile 2024 per la conclusione del Ramadan e ha emesso il seguente comunicato: “Il Direttivo Nazionale dell’Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici – A.N.DI.S. esprime piena solidarietà al dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Pioltello, al centro di attacchi mediatici e minacce personali per aver dato esecuzione ad una delibera promossa dal Collegio dei docenti e approvata dal Consiglio d’Istituto.
È possibile che la stessa delibera presenti qualche irregolarità, di cui non è dato sapere, ma appare del tutto possibile e plausibile la motivazione (evitare assenze di massa in una specifica giornata scolastica, peraltro recuperata con anticipo della data di avvio delle lezioni), così come non sono in dubbio le competenze in materia di calendario attribuito alle istituzioni scolastiche, attente alle esigenze dei territori in cui sono state ubicate.
Ancora una volta l’autonomia scolastica, sancita dal DPR 275/1999, appare purtroppo al centro di attacchi concentrici e scomposti, tesi a sminuire la rilevanza costituzionale”.
Si ritiene doveroso socializzare che il deliberato in questione aveva trovato condivisione e apprezzamento anche dalla Diocesi di Milano con Roberto Pagani, responsabile del servizio ecumenismo e dialogo interreligioso che aveva dichiarato: “Siamo a favore di questo gesto. Di più, come i mussulmani in Italia condividono e festeggiano insieme a noi cattolici il Natale e la Pasqua, trovo bello che un’iniziativa di dialogo interreligioso parta da una scuola, che si fa promotrice della creazione di un ponte tra giovani che a casa vivono fedi differenti”.
Va anche evidenziato che l’Istituto scolastico nei giorni immediatamente successivi alla contestazione della delibera in questione è stato accusato di aver riportato una valutazione (punteggio 46) inferiore alla media nazionale e il Dirigente scolastico Alessandro Fanfoni a tal riguardo ha opportunamente precisato: “Abbiamo un 43% di alunni di altra nazionalità. Contando gli italiani di seconda generazione arriviamo al 50%. La maggior parte proviene da Egitto, Marocco, Pakistan” e poi ha aggiunto: “Nel passato la maggior parte degli alunni migranti si concentrava solo in alcuni plessi. Per rendere le classi più omogenee, quattro anni fa abbiamo modificato i bacini d’utenza. Ogni anno accogliamo molti ragazzi per i ricongiungimenti famigliari e due volte a settimana viene da noi una psicologa che parla arabo” e ha, altresì, spiegato che la decisione di chiudere “Non toglie nulla a nessun altro, non cancella l’identità culturale dello Stato in cui siamo. Nelle classi ci sono i crocifissi, nessuno chiede di pregare in classe durante il Radaman, tutti seguono la lezione. Chiudere non è un gesto per farsi benvolere dalla comunità araba, è semplicemente il riconoscimento della specificità del nostro contesto” e in merito agli insulti ricevuti ha affermato: “Con dispiacere noto che gli adulti non sanno mettere in pratica ciò che insegniamo ai ragazzi, ovvero la comunicazione non ostile, l’accettazione del punto di vista altrui”.

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