Teleradio-News ♥ qui mai spam o pubblicità molesta

'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

Teleradio-News ♥ qui mai spam o pubblicità molesta

ivano giacomelli

Crociera tra i fiordi con Costa Firenze, Codici: ‘ultimi giorni per partecipare alla class action’

Nuovo intervento dell’associazione Codici in merito alla class action avviata per la crociera tra i fiordi con Costa Firenze dell’estate 2023: una vacanza da dimenticare a causa della cancellazione di due tappe, motivo dell’azione legale, dichiarata ammissibile dal Tribunale di Genova, con cui si richiede il rimborso ed il risarcimento dei viaggiatori.

Si avvia verso la chiusura la campagna di adesione alla class action promossa dall’associazione Codici contro Costa Crociere per i disagi e le modifiche sostanziali al programma subiti dai passeggeri della nave Costa Firenze durante la crociera “7 Giorni da Kiel” svoltasi dal 4 all’11 agosto 2023.

L’azione legale collettiva, dichiarata ammissibile dal Tribunale di Genova, mira a ottenere rimborsi e risarcimenti per i viaggiatori che hanno visto il proprio itinerario cambiato in maniera significativa.

Il pacchetto turistico originale è stato di fatto stravolto – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –. La crociera si è rivelata ben diversa rispetto a quella programmata. Due tappe sono state cancellate e la compagnia non ha informato in maniera adeguata i viaggiatori sui loro diritti alla luce di queste modifiche.

Una serie di situazioni gravi che, a nostro avviso, devono portare alla riduzione del prezzo pagato per l’acquisto del biglietto, al risarcimento del danno da vacanza rovinata e al risarcimento del danno subito per le comunicazioni fornite dalla compagnia”.

La crociera, che prometteva un’esperienza indimenticabile tra i fiordi norvegesi, ha subito modifiche sostanziali con la cancellazione di due tappe fondamentali. Sono quelle di Maloy e Stavanger (Norvegia), il cuore stesso dell’esperienza promessa, con la visita ai celebri fiordi prevista per l’8 e 9 agosto.

In sostituzione, i passeggeri hanno dovuto affrontare un intero giorno di navigazione l’8 agosto, soste alternative ad Aarhus (Danimarca) il 9 agosto e Skagen (Danimarca) il 10 agosto.

Il tutto con 30 ore consecutive di navigazione con mare in tempesta tra il 7 e il 9 agosto, con gli spazi interni insufficienti per il numero di ospiti a bordo.

Il disagio ha generato un diffuso malcontento che ha portato molti passeggeri a evitare gli spazi comuni, rinunciando così agli spettacoli serali, al casinò e agli altri intrattenimenti inclusi nel pacchetto.

Costa Crociere ha omesso di informare adeguatamente i passeggeri del loro diritto a ottenere una riduzione del prezzo pagato a fronte delle modifiche sostanziali al programma – afferma Giacomelli –.

Tale comportamento è riconducibile a una pratica commerciale aggressiva e scorretta, idonea a condizionare indebitamente le scelte dei consumatori, ostacolando l’esercizio dei loro diritti contrattuali”.

Possono aderire alla class action tutti i viaggiatori che hanno acquistato il pacchetto turistico organizzato da Costa Crociere a bordo della nave Costa Firenze denominato “7 Giorni da Kiel” per il periodo dal 4 all’11 agosto 2023. È possibile partecipare da soli entro il 22 marzo, attraverso Codici entro il 14 marzo.

Per informazioni è possibile contattare l’associazione telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 oppure scrivendo un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Truffe bancarie. Grazie a ‘codici’ cliente ‘Ing Bank’ recupera 9.900 euro che considerava persi

Nuuovo intervento dell’associazione “Codici” in merito ad una truffa bancaria costata quasi 10mila euro ad una cliente di Ing Bank. Grazie all’assistenza legale di Codici, la vittima, una correntista napoletana residente in provincia di Brescia, ha ottenuto il pieno rimborso, prima riconosciuto parzialmente dall’Abf e poi totalmente dal Giudice di Pace di Napoli.

La vittima era stata raggirata con una frode realizzata con SMS e telefonate.

Prima una vittoria parziale all’Arbitro Bancario Finanziario, poi il pieno successo presso il Giudice di Pace. Protagonista una correntista napoletana di Ing Bank, che grazie all’assistenza legale dell’associazione Codici è riuscita a recuperare la somma persa in una truffa bancaria, pari a 9.900 euro.

La frode ha avuto inizio con un SMS dal solito numero telefonico da cui la correntista riceveva le comunicazioni della banca. Nel messaggio viene comunicato un tentativo di accesso anomalo, con la richiesta di cliccare su un link per confermare i propri dati.

Non avendo risposto, la cliente riceve poi una telefonata, dal solito numero dell’istituto, in cui l’operatore, presentatosi come “operatore del centro antifrode”, le suggerisce di accedere all’home banking attraverso il link inviato via SMS. Convinta della veridicità delle comunicazioni, essendo avvenute tramite i contatti riconducibili alla propria banca, la cliente decide di seguire le indicazioni, fino ad arrivare ad un bonifico di 9.900 euro.

L’operazione viene autorizzata dietro la rassicurazione del successivo storno, la cui effettuazione viene confermata in un successivo messaggio. Le comunicazioni si concludono con un appuntamento per il giorno successivo per ricevere i nuovi codici di accesso. L’indomani, però, non arriva nessuna chiamata dalla banca. Insospettita, la cliente contatta l’istituto e scopre di essere stata truffata.

La nostra assistita ha subito effettuato il disconoscimento del bonifico – spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – ed ha richiesto la restituzione dei 9.900 euro. Di fronte alla risposta negativa della banca, abbiamo presentato ricorso all’Abf, che ha disposto il rimborso del 50% delle somme. A quel punto abbiamo deciso di andare avanti e ci siamo rivolti al Giudice di Pace, dove siamo riusciti a concludere positivamente questa vicenda. La nostra assistita, infatti, ha ottenuto il rimborso del restante 50% perso nella frode. È importante sottolineare quanto scritto nella sentenza dal Giudice di Pace di Napoli, che deve servire da monito per le banche e da incoraggiamento per i risparmiatori.

Il Giudice sottolinea che la correntista è stata raggirata da un SMS visualizzato sul telefono in coda ai precedenti messaggi provenienti effettivamente dalla sua banca, nonché da una telefonata, anch’essa proveniente dal numero telefonico utilizzato dai canali ufficiali della Ing, che hanno determinato in lei la convinzione di parlare effettivamente con un incaricato della sezione antifrode del proprio istituto.

Inoltre, dal testo del messaggio non si rilevavano errori grammaticali o di altro tipo che potessero indurre la vittima a sospettare della provenienza fraudolenta dello stesso, sospetti fugati anche dal fatto di aver ricevuto in contemporanea una telefonata proveniente dal numero solito con cui la banca la contattava, per avvisarla di un tentativo di frode in corso.

Dal canto suo Ing Bank non ha dimostrato di aver utilizzato tutte le tecniche per impedire che i propri numeri telefonici potessero essere utilizzati fraudolentemente da terzi e non ha fornito prova in merito alle misure di contrasto circa l’avvenuta fuga di dati, circostanza che ha consentito ai truffatori di associare la nostra assistita all’istituto bancario.

Siamo ovviamente soddisfatti per l’esito di questa truffa, che siamo riusciti a sventare ottenendo il pieno rimborso per la vittima. Una vittoria che è anche un messaggio per i risparmiatori: bisogna fare attenzione alle comunicazioni che si ricevono dalla banca e, se si cade in trappola, non bisogna arrendersi. Recuperare le somme perse in una frode è possibile, come dimostra questa vicenda”.

L’associazione Codici fornisce assistenza a chi subisce una truffa bancaria. È possibile richiedere supporto legale telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 oppure scrivendo un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica segreteria.sportello@codici.org.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Rinuncia all’intervento, ma la banca non annulla il pagamento, poi interviene ‘Codici’ e tutto si aggiusta

Nuova iniziativa dell’associazione Codici in merito a una disavventura capitata ad un cittadino che aveva sottoscritto un finanziamento per una cura odontoiatrica.

Annullato l’intervento, si è visto addebitare 3 rate dalla banca. Grazie all’azione legale dell’associazione, è arrivato però il rimborso.

Una vicenda che fa riflettere per via del comportamento dell’istituto a fronte del corretto esercizio dei propri diritti da parte del cittadino e per le gravi conseguenze che avrebbe potuto avere sul piano economico.

Il riferimento è alla segnalazione come “cattivo pagatore”, ma fortunatamente non è questo il caso.

Dopo l’intervento dell’associazione “Codici”, però, sono state rimborsate tre rate addebitate a un cittadino che aveva sottoscritto un finanziamento da 11mila euro.

Una storia paradossale. Un cortocircuito incomprensibile che ha visto protagonista un cittadino romano, che è riuscito a risolvere una situazione che stava diventando preoccupante grazie all’intervento dell’associazione Codici.

Il nostro assistito – racconta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – si era recato presso la sede della GioDental, la divisione odontoiatrica del Gruppo Giomi, che si trova all’Ospedale Cristo Re di Roma.

Ha chiesto un preventivo per delle cure odontoiatriche e ha sottoscritto un contratto di prestito finalizzato con Deutsche Bank.

Parliamo di un finanziamento di circa 11mila euro, con durata 52 mesi e rate di circa 250 euro, per un importo totale di circa 13mila euro.

Successivamente, però, l’uomo ha cambiato idea ed ha deciso di esercitare il diritto di recesso.

Nonostante la comunicazione sia stata inviata nei tempi e con le modalità corrette, la banca ha addebitato tre rate del contratto.

Il nostro assistito si è ritrovato così con un pagamento per un totale di quasi 780 euro.

Ha chiesto chiarimenti al Servizi Clienti dell’istituto di credito, sia via e-mail che telefonicamente, ha avuto anche un incontro presso una filiale, ma il rimborso non è mai arrivato.

A quel punto si è rivolto alla nostra associazione. Abbiamo inviato una diffida a Deutsche Bank e siamo riusciti a risolvere una vicenda che stava iniziando a diventare anche preoccupante, considerando le somme in ballo.

Questa storia solleva due questioni che a nostro avviso meritano una riflessione.

Prima di tutto è paradossale che si debba ricorrere alle vie legali anche quando un cittadino esercita un diritto basilare come quello del recesso. Il nostro assistito ha fatto tutto correttamente, ma ciò non è bastato a risolvere una situazione semplice e chiara.

L’altro aspetto che vogliamo evidenziare è quello delle conseguenze di situazioni simili. Quando una persona, per varie ragioni, ritarda o non effettua il pagamento delle rate di un finanziamento per più di due mesi, diventa un ‘cattivo pagatore’ e finisce nei Sistemi di Informazioni Creditizie.

Questo registro permette alle istituzioni finanziarie di valutare l’affidabilità di un potenziale cliente prima di concedere un finanziamento. La durata di una segnalazione come ‘cattivo pagatore’ varia dai 12 ai 36 mesi.

Per questo periodo il cittadino iscritto nei Sic non può ottenere un finanziamento o un mutuo, non può disporre di una carta di credito o di un libretto degli assegni. Naturalmente è possibile liberarsi di questa condizione, ma come abbiamo visto ci vuole tempo e bisogna saldare i debiti.

Certo è che correre il rischio di essere segnalato come ‘cattivo pagatore’ perché non si riesce a far fronte ad un finanziamento annullato sarebbe un paradosso clamoroso.

Fortunatamente questo non è stato  il caso del nostro assistito, ma è comprensibile il timore, oltre che la frustrazione, per una vicenda che aveva preso una brutta piega”.

L’associazione Codici fornisce assistenza ai consumatori che hanno problemi con le banche, ad esempio per un finanziamento sottoscritto come nella vicenda raccontata.

Per informazioni e chiarimenti è possibile telefonare al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 oppure scrivendo un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Acquisti su Amazon. Proteste e segnalazioni per il costo dei resi: interviene l’associazione ‘Codici’

Nuova iniziativa dell’associazione “Codic” in merito alle segnalazioni che stanno arrivando da consumatori in difficoltà con i resi Amazon.

Nello specifico la problematica riguarda il costo della procedura, con l’invio da parte dell’azienda di un’etichetta da affrancare, anche in caso di reso per prodotti difettosi, con la conseguenza per l’utente di dover anticipare spese che non gli spetterebbero.

Spedizioni a carico dei consumatori per l’invio di etichette da affrancare, anche a fronte di prodotti difettosi

I conti con Amazon non tornano. In particolare, quelli legati ai costi di spedizione che deve sostenere chi decide di effettuare un reso. Gli Sportelli dell’associazione Codici stanno ricevendo segnalazioni da consumatori costretti ad anticipare le spese anche a fronte di un prodotto danneggiato e pur avendo effettuato le procedure nei modi e tempi previsti dalla norma. Il problema è legato al tipo di etichetta da applicare al pacco.

Solitamente chi effettua acquisti su Amazon e poi effettua un reso – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, riceve un’etichetta prepagata per restituire il prodotto. Nei casi che ci sono stati segnalati, al consumatore è stata inviata, invece, un’etichetta da affrancare. In questo modo bisogna anticipare i soldi, attendendo poi alcuni giorni per ottenere il rimborso. Questo comportamento solleva alcuni interrogativi sia sulla correttezza della procedura che sulla opportunità di ricorrere alla stessa da parte di un colosso dell’e-commerce come Amazon. Stiamo svolgendo degli approfondimenti per capire se sono casi isolati o se, invece, rientra in una strategia, e ovviamente siamo pronti ad intervenire per tutelare i consumatori di fronte ad eventuali irregolarità. Il ricorso facile ai resi è senza dubbio un tema da affrontare ed anche noi siamo convinti della necessità che il consumatore adotti un comportamento consapevole quando effettua un acquisto. Detto ciò, è bene anche non dimenticare che ci sono delle norme da rispettare. Il diritto di recesso, ad esempio, prevede che siano rimborsate le spese di restituzione nel caso in cui il prodotto sia difettoso e coperto dalla garanzia. Non si comprende, quindi, perché un consumatore che ha ricevuto una tv danneggiata debba anticipare i costi di spedizione. È uno dei casi che ci è stato segnalato, in cui, tra l’altro, il rimborso è stato fatto sul saldo dell’account dell’utente, che quindi non lo ha potuto incassare. Lo ripetiamo, da un’azienda come Amazon ci si aspetterebbe un comportamento diverso, un supporto anche economico nella procedura di reso, con l’invio di etichette prepagate per agevolare i clienti nell’esercizio di un proprio diritto. Approfondiremo questo aspetto ed invitiamo i consumatori a segnalare situazioni simili per valutare la correttezza dell’operato della società”.

Sul proprio sito internet, nella sezione dedicata alle politiche di reso, Amazon spiega che il consumatore può cambiare idea e restituire l’articolo acquistato per qualsiasi motivo entro 30 giorni di calendario dalla data di consegna. Per alcune categorie di prodotti, come fotocamere e videocamere, dispositivi elettronici, portatili e tablet, desktop e monitor, componenti per computer, dispositivi di archiviazione e periferiche, cancelleria e prodotti per ufficio, musica, DVD e video, videogiochi e console, il consumatore ha 14 giorni di calendario dalla data di consegna per cambiare idea. La politica dei resi di Amazon non pregiudica i diritti legali e il diritto di recesso.

Il consiglio, quando si fanno acquisti online, è quello di leggere con attenzione le condizioni generali per evitare brutte sorprese. Il diritto di recesso prevede che le spese di spedizione siano sempre rimborsate, mentre quelle di restituzione sono a carico del consumatore. Se, però, il prodotto è difettoso ed è coperto da garanzia legale, anche le spese di restituzione spettano al venditore.

Tornando al caso di Amazon ed all’invio di etichette da affrancare in seguito ad una richiesta di reso, con le spese di spedizione che devono essere quindi anticipate, i consumatori possono segnalare il proprio caso all’associazione Codici telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 oppure scrivendo un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

L’associazione ‘Codici’ denuncia: sventata truffa bancaria ‘a rate’ ai danni di una risparmiatrice

Nuovo intervento dell’associazione “Codici” in merito ad una truffa bancaria con lieto fine. Vittima una risparmiatrice, a cui era stato attivato un prestito da 28mila euro, annullato grazie all’intervento dell’associazione.

Le truffe bancarie possono avere conseguenze pesanti. C’è chi si ritrova con il conto svuotato e con la prospettiva di dover pagare per anni il prezzo della frode. È quello che è successo ad uno degli ultimi correntisti assistiti dall’associazione Codici, una donna residente nella provincia di Padova, che è caduta nella trappola abilmente tesa da una coppia di malviventi.

La sera del 31 maggio scorso – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – arriva una telefonata da un numero che appare sul display del cellulare della cliente con il nome del suo istituto.

In linea c’è un sedicente operatore. La chiama per nome e cognome, dimostrando di conoscere la sua identità, e la informa che è stato rilevato un pagamento sospetto di 256 euro in favore di un conto in Irlanda.

La cliente nega di aver effettuato l’operazione e chiede spiegazioni. L’operatore la rassicura dicendole che avrebbe provveduto immediatamente a bloccare il pagamento, ma poi la linea cade.

Pochi istanti dopo e viene ricontattata, sempre dalla stessa persona, che la tranquillizza, la invita a prestare attenzione quando fa acquisti online e naviga sul web, e, soprattutto, la avvisa che avrebbe ricevuto una telefonata da un collega dell’Ufficio Antifrodi per mettere in sicurezza il conto.

Conclusa la conversazione, pochi minuti dopo arriva la nuova chiamata, questa volta da un numero verde dell’istituto, visualizzato sul telefono con la stessa dicitura di prima.

In linea c’è un altro operatore, che questa volta si presenta anche fornendo nome, cognome e numero identificativo.

Le chiede l’accesso all’home banking, tramite computer, e l’attivazione di una specifica funzione per effettuare le opportune verifiche.

La cliente si insospettisce, ma, mossa dalla preoccupazione e dall’ansia generate dalla situazione, oltre che dal fatto che le chiamate arrivavano da numeri riportanti il nome del suo istituto, segue le indicazioni che le vengono fornite, fino al colpo di scena.

Il sedicente operatore la avvisa di aver trovato una richiesta di prestito istantaneo di circa 28mila euro ed inizia una serie di operazioni per bloccarla.

Azioni accompagnate da una serie di SMS provenienti dal thread di messaggi da cui la cliente riceve le comunicazioni della banca, ennesimo elemento che la spinge a fidarsi dell’uomo con cui è al telefono.

In realtà l’operatore non fa nulla di quanto promesso, anzi esegue due bonifici istantanei, uno dell’importo del prestito richiesto e l’altro di quasi 1.500 euro.

Sul conto restano meno di 100 euro. In preda all’agitazione, una volta conclusa la conversazione, la cliente decide di chiamare il servizio clienti della banca, prima al telefono, ma non riceve risposta, poi via chat, dove scopre di essere stata ingannata.

L’operatore online, infatti, la informa che è stata vittima di una truffa e la invita a contattare il Servizio Antifrode, terminando poi la chat perché era giunto l’orario di chiusura del servizio.

Nei giorni successivi la cliente sporge la denuncia ed effettua la richiesta di disconoscimento delle somme truffate.

Di fronte alla mancata risposta della banca, abbiamo proceduto a presentare un reclamo e siamo riusciti ad ottenere un risultato importante: l’istituto si è impegnato ad annullare la richiesta del prestito personale.

È la parte principale, quella più consistente della truffa, perché quel finanziamento l’avrebbe costretta a pagare per diversi anni rate per un importo totale di circa 28mila euro.

Non è un rimborso totale, perché sul secondo bonifico da circa 1.500 euro non c’è stata alcuna apertura da parte dell’istituto, ma la cliente si è potuta liberare del peso del prestito”.

L’associazione Codici fornisce assistenza ai consumatori che subiscono una truffa bancaria.

È possibile segnalare una frode e richiedere supporto legale telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 o scrivendo un’e-mail a segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli– Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Codici: Liste di attesa nelle strutture sanitarie: dalla relazione dei Nas dati allarmanti

Nuovo intervento dell’associazione “Codici” in merito alla situazione critica della sanità, certificata dalle ultime ispezioni dei Nas.

Dalle verifiche, disposte dal Ministero della Salute, è emerso che un’azienda sanitaria su quattro non rispetta le norme per la riduzione delle liste d’attesa.

Un’azienda sanitaria su quattro non rispetta le norme per la riduzione delle liste d’attesa. È quanto è emerso nella riunione del tavolo istituito al Ministero della Salute per accompagnare le Regioni nell’attuazione del decreto legge 73 del 2024, su cui interviene l’associazione Codici per evidenziare la portata di questo dato.

Sono numeri che confermano la crisi della sanità italiana – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e che dimostrano come il diritto alla salute per molti cittadini sia un concetto astratto. Il Ministro Schillaci sottolinea i miglioramenti rispetto ai controlli eseguiti nella primavera del 2023, ma a nostro avviso questo non può e non deve bastare. Le criticità riscontrate dai Nas in un quarto delle aziende ispezionate dimostrano quanto sia grave la situazione. Una sanità efficiente anche sul piano delle tempistiche, purtroppo, al momento è ancora molto lontana”.

Entrando nel dettaglio dei dati forniti dal Ministero della Salute per quanto riguarda le ispezioni eseguite dai Nas, le verifiche sono state svolte da ottobre a dicembre 2024. Su circa 3mila ispezioni, sono emerse irregolarità nel 27% dei casi relative alla gestione delle agende di prenotazione, agli accessi alle agende di personale non autorizzato, alla chiusura delle agende, all’utilizzo delle classi di priorità e autorizzazioni all’intramoenia.

L’associazione Codici è impegnata in un’attività di tutela dei cittadini anche in campo sanitario.

È possibile segnalare casi di malasanità telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 oppure scrivendo un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Codici: incontro chiarificatore con Ivass su ‘Fwu Life’: propizia assistenza ai risparmiatori

Nuovo intervento dell’associazione “Codici” in merito al caso delle polizze “Fwu Life”, oggetto lunedì mattina di un incontro tra Ivass e associazioni dei consumatori. Con gli ultimi aggiornamenti, l’azione avviata per tutelare i risparmiatori.

La situazione delle polizze lussemburghesi è complessa, ma non compromessa.

L’associazione Codici lunedì ha partecipato all’incontro organizzato da Ivass con le associazioni dei consumatori per fare il punto sulla situazione del gruppo estero Fwu Life Insurance Lux Sa.

Nei giorni scorsi l’Autorità di vigilanza lussemburghese ha decretato il fallimento del piano di salvataggio, presentando al Tribunale del Lussemburgo una domanda di scioglimento e messa in liquidazione coatta dell’impresa.

Sviluppi che hanno destato grande preoccupazione tra i risparmiatori, circa 100mila quelli italiani, che temono di vedere andare in fumo i propri risparmi.

Ci siamo subito attivati per fornire informazioni ai risparmiatori – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e ringraziamo Ivass per l’interlocuzione odierna, che ha permesso di ricostruire una situazione intricata. Dall’incontro è emerso che la polizza assicurativa con FWU Life è sottoposta alla legge lussemburghese e il Giudice ha decretato la liquidazione della società nominando un commissario liquidatore.

Bisognerà vedere con il Commissario se l’importo rimborsabile sarà basato sul valore di riscatto o sui premi versati. Essendo una società in liquidazione, l’importo finale dipenderà dalle riserve tecniche dell’attivo disponibile, che sarà accertato dal liquidatore.

Per quanto riguarda tempistiche e procedure, il liquidatore ha sei mesi di tempo per stilare l’elenco dei creditori, che sarà comunicato a tutti i consumatori che risulteranno in polizza.

Le procedure di liquidazione e accertamento del passivo dureranno 3 anni, come stabilito dal Giudice, e solo dopo questo triennio inizieranno i rimborsi, sulla base del piano dei creditori riconosciuti.

È fondamentale prendere contatto con il commissario liquidatore per confermare il numero di polizza ed i premi versati, e domiciliarsi presso un indirizzo per le comunicazioni.

Sebbene la situazione sia complessa, non è compromessa. È bene sottolineare che le Autorità del Lussemburgo hanno confermato l’applicazione del Triangolo di sicurezza assicurativa.

Si tratta di un accordo tripartito firmato da tre soggetti: la compagnia assicurativa, la banca depositaria e il Commissariat aux Assurances, l’Autorità di controllo delle assicurazioni in Lussemburgo.

Questo accordo garantisce che gli attivi mobiliari delle polizze vita siano depositati presso conti bancari differenti da quelli in cui si trovano gli altri attivi della società di assicurazione.

C’è, quindi, una concreta possibilità di recuperare parte delle somme. Ci stiamo già organizzando per fornire tutti i servizi necessari per il recupero delle somme.

Invitiamo i risparmiatori a diffidare di chi promette rimborsi del 100%, in quanto non realistici, a non aderire a proposte di intermediari non autorizzati, a non considerare la possibilità di effettuare una insinuazione al passivo autonomamente, oltre all’intervento sul commissario liquidatore”.

L’associazione Codici è a disposizione con i propri esperti e legali per fornire assistenza ai risparmiatori che hanno sottoscritto una polizza con la compagnia Fwu Life Lux.

Per informazioni e chiarimenti è possibile telefonare al numero 065571996, inviare un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 o scrivere un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Polizze ‘Fwu Life’: dall’associazione ‘Codici’ verifiche e assistenza per i risparmiatori che rischiano

Nuova iniziativa dell’associazione Codici in merito al caso della compagnia assicurativa lussemburghese “Fwu Life”, che sta provocando grande preoccupazione tra i circa 100mila risparmiatori italiani per il timore di vedere andare in fumo i propri sold: il fallimento del piano di salvataggio della società agita il settore assicurativo.

Migliaia di risparmiatori stanno seguendo con apprensione gli ultimi sviluppi relativi alla compagnia Fwu Life Insurance Lux Sa.

Nei giorni scorsi l’Autorità di vigilanza lussemburghese, il Commissariat aux Assurances, ha decretato il fallimento del piano di salvataggio. Non solo.

La Caa ha anche presentato al Tribunale del Lussemburgo una domanda di scioglimento e messa in liquidazione coatta dell’impresa.

L’associazione Codici ha attivato i suoi Sportelli per fornire tutta l’assistenza necessaria ai risparmiatori coinvolti in una situazione che sta provocando grande agitazione per via del timore di vedere andare in fumo i propri soldi.

La preoccupazione è comprensibilmente tanta – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e molti si stanno chiedendo cosa ne sarà dei propri risparmi. Stando alle prime stime, il fallimento della Fwu Life coinvolgerebbe circa 100mila risparmiatori italiani ed il controvalore delle polizze sarebbe di circa 300 milioni di euro.

Le polizze sono congelate e non si possono riscattare. In attesa di ulteriori aggiornamenti ed anche di comunicazioni da parte di Ivass, il nostro consiglio è quello di verificare la propria posizione nei confronti della compagnia, se necessario con l’aiuto di un esperto o di un legale vista la delicatezza e la complessità della situazione.

Come associazione ci siamo naturalmente attivati per raccogliere le segnalazioni dei risparmiatori e fornire assistenza”.

Di seguito la comunicazione dell’Autorità di vigilanza lussemburghese del 22 gennaio

Il 19 luglio 2024, il Commissariat aux Assurances (CAA), è stato informato dalla società di assicurazioni FWU Life Insurance Lux S.A. (di seguito: la “società”) di non rispettare più i requisiti normativi relativi alla copertura del requisito patrimoniale minimo (MCR), del requisito patrimoniale di solvibilità (SCR) e della copertura delle passività assicurative con attività rappresentative ammissibili.

Di conseguenza, conformemente all’articolo 124, paragrafo 3, della legge del 7 dicembre 2015, sul settore assicurativo (LSA), così come modificato, la società era tenuta, nell’ambito di un piano di risanamento, ad adottare le misure necessarie a ripristinare, entro sei mesi da tale constatazione, vale a dire entro il 19 gennaio 2025, i fondi propri di base ammissibili almeno al livello dell’SCR, o a ridurne il profilo di rischio al fine di garantire il rispetto dell’SCR. Anche la copertura delle passività assicurative mediante attività rappresentative ammissibili, conformemente ai requisiti di cui all’articolo 117 dell’LSA, doveva essere garantita entro il 19 gennaio 2025.

In considerazione di una serie di incertezze, CAA non è in grado di trarre conclusioni sulla copertura del requisito patrimoniale di solvibilità alla data della presente pubblicazione.

Alla data di tale pubblicazione, CAA deve constatare che il periodo di sei mesi concesso alla Società non ha consentito a quest’ultima di ripristinare la copertura degli impegni assicurativi con attività rappresentative ammissibili.

Pertanto, CAA deve concludere che il piano di risanamento della società è un fallimento.

CAA informa il pubblico che, alla data della presente pubblicazione, ha presentato una domanda di scioglimento e liquidazione giudiziaria contro la società presso il Tribunal d’arrondissement de Luxembourg.

Tuttavia, CAA desidera sottolineare che il fallimento del piano di risanamento non ha un effetto immediato, né sul blocco dei valori rappresentativi delle riserve tecniche presso gli istituti depositari deciso da CAA, né sul procedimento giudiziario di sospensione del pagamento, in cui la Società si trova dal 2 agosto 2024, e che rimarrà in vigore fino all’adozione di una decisione giudiziaria.

Nel frattempo, ad inizio dicembre il Tribunale di Monaco ha disposto l’apertura di una procedura di insolvenza nei confronti della Fwu Ag, la società madre dell’impresa di assicurazione Fwu Life Insurance Lux Sa.

I risparmiatori che hanno sottoscritto una polizza con la compagnia Fwu Life Lux possono richiedere assistenza all’associazione Codici per verificare la propria posizione telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 o scrivendo un’e-mail a segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli– Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

‘Money Muling’: nuova truffa su social e app di messaggistica istantanea, allerta dell’associazione ‘Codici’

Nuovo intervento dell’associazione Codici in merito a una truffa che sta spopolando su social e app di messaggistica istantanea: il Money Muling.

 

Nella seguente nota alcune utili informazioni sul meccanismo della frode ed i consigli per non cadere in una trappola che ha anche dei gravi risvolti sul piano penale.

 

Come riconoscere le offerte di lavoro false e non diventare complici dei criminali

Si scrive Money Muling, si legge riciclaggio di denaro illecito. È una truffa che circola su social, app di messaggistica istantanea ed e-mail, e su cui l’associazione Codici invita a prestare la massima attenzione per non cadere in trappola e finire nei guai.

Il meccanismo è semplice – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e l’esca è la solita promessa di guadagni facili. Rispetto ad altre frodi, però, con il Money Muling la vittima rischia grosso, perché si trova di fatto ad essere complice dei criminali.

È per questo che invitiamo i consumatori a fare attenzione ai messaggi che circolano sempre più numerosi e che nascondono situazioni molto pericolose. Non bisogna aprire un conto corrente su richiesta di qualcuno appena conosciuto o farlo utilizzare da altre persone. Non ci si deve lasciar ingannare da promesse di soldi facili.

E se c’è il sospetto di essere coinvolti in questa truffa, bisogna interrompere subito i trasferimenti di denaro ed avvisare la propria banca e le forze dell’ordine”.

Lo schema della truffa prevede un contatto iniziale in cui viene proposto l’affare: trasferire del denaro utilizzando il proprio conto corrente in cambio di un profitto. Può avvenire, ad esempio, facendo un lavoro da casa, che non richiede un impegno gravoso, competenze ed esperienza.

Per svolgerlo viene richiesta la disponibilità di operare trasferimenti di denaro. I money mules offrono così la propria identità per l’apertura di nuovi conti correnti o mettono a disposizione il proprio, su cui viene versato il denaro che poi dovranno trasferire ai criminali, che in cambio pagano una provvigione. Soldi facili e sicuri, un’operazione che anche altri hanno già fatto senza problemi: così viene descritto il lavoro da svolgere, per convincere la vittima.

Di fronte ad annunci di lavoro che non prevedono competenze particolari o esperienza, che descrivono in maniera generica il compito da svolgere e, soprattutto, che richiedono l’utilizzo del proprio conto corrente o l’apertura di uno nuovo a proprio nome per effettuare transazioni di denaro è necessario fare molta attenzione.

Bisogna diffidare dalle promesse di soldi facili e, se si cade in trappola, è fondamentale denunciare.

L’associazione Codici fornisce aiuto alle vittime di truffe come quella del Money Mules.

È possibile richiedere assistenza telefonando al numero 065571996, inviando un messaggio WhatsApp al numero 3757793480 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail segreteria.sportello@codici.org.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Giustizia. L’associazione ‘Codici’ denuncia: ‘La magistratura vuole affossare le azioni di classe’

La condanna dei ricorrenti nell’azione di classe contro il Ponte sullo Stretto al pagamento di cifre astronomiche è un segnale chiaro e allarmante dell’orientamento della magistratura ad inibire l’uso delle azioni collettive.

C’è un orientamento preoccupante da parte della magistratura nei confronti delle azioni di classe.

Questo il giudizio che l’associazione Codici esprime sulla scia della sentenza emessa dal Tribunale delle Imprese di Roma in merito all’azione inibitoria collettiva promossa da 104 cittadini contro la costruzione del Ponte sullo Stretto.

Senza intervenire nel merito dell’iniziativa legale, l’associazione Codici evidenzia il significato e le conseguenze della condanna alle spese legali disposta per i ricorrenti.

“Stiamo registrando ormai da tempo nei vari Tribunali d’Italia – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – un orientamento volto, di fatto, a scoraggiare il ricorso alla class action da parte dei cittadini. Non vorremmo ci fosse un disegno specifico. È un timore che viene alimentato da sentenze come quella del Tribunale delle Imprese di Roma, in cui si condannano i ricorrenti al pagamento di circa 240mila euro di spese legali.

In questo modo la magistratura affossa le azioni di classe. Un comportamento gravissimo, anche perché in netto contrasto con la normativa e con l’orientamento europeo.

È bene considerare un aspetto, ovvero il parametro con cui vengono stabilite le spese da liquidare: quando c’è un rigetto, si calcola il valore della causa, mentre quando c’è un accoglimento, si considera il valore reale della causa.

Capita così che i cittadini vincano in aula ottenendo somme che a volte non coprono nemmeno le spese sostenute oppure, come in questo caso, che perdano ritrovandosi schiacciati dal pagamento di cifre astronomiche.

È un’ingiustizia. Siamo preoccupati e riteniamo che il Ministero della Giustizia debba intervenire per tutelare i cittadini”.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

‘Codici’: un altro Tribunale discrimina un padre separato mandando in frantumi una famiglia

Nuova iniziativa dell’associazione “Codici” in merito alla difficile situazione che vivono tanti padri separati, con la testimonianza di un papà vittima di un’ingiustizia. Un racconto che assume i toni di uno sfogo triste e amaro, che l’associazione Codici ha deciso di condividere, mantenendo l’anonimato dell’uomo per tutelare le persone coinvolte, al fine di richiamare l’attenzione su un tema che merita un’attenzione maggiore da parte delle istituzioni e un cambio di rotta da parte dei giudici.

La storia di un papà che ha perso il rapporto con un figlio a causa di una sentenza che ignora il diritto alla bigenitorialità

Un rapporto rovinato, un legame praticamente spezzato da una sentenza ingiusta. È la testimonianza raccolta dall’associazione Codici, da anni impegnata in un’attività di assistenza dedicata ai padri separati in difficoltà attraverso la campagna “Voglio papà”. Protagonista di questa storia un padre che vive in Germania insieme ad uno dei due figli quasi maggiorenne, mentre il secondo, di qualche anno più piccolo, vive con la madre in Italia, lontano non solo dal punto di vista geografico ma anche affettivo.

Alcuni anni fa – racconta il papà – mia moglie decise di separarsi e di rientrare in Italia insieme ai nostri figli. Il più grande pochi mesi dopo è tornato in Germania per proseguire gli studi e tuttora viviamo insieme. Due anni dopo da quella decisione, con mia moglie ci presentiamo in Tribunale ed il giudice ci autorizza a vivere separati, affidando il figlio minore a lei in Italia e quello maggiore a me in Germania, riconoscendo il diritto di entrambi a vedere e tenere con sé il figlio affidato all’altro genitore quando lo avrebbero voluto, compatibilmente con gli impegni scolastici del minore. Nella sentenza di primo grado della primavera del 2023 ed in quella di secondo grado dell’autunno 2023 viene stabilito che posso incontrare in Italia tutte le volte che voglio mio figlio, mentre quest’ultimo può recarsi in Germania solo se c’è l’accordo con la madre.

Sin dal primo provvedimento del 2019 il Tribunale non ha mai disciplinato in modo appropriato il rapporto di bigenitorialità e di fratellanza, limitandosi a prediligere esclusivamente il consenso della madre a far trascorrere al figlio minore le vacanze scolastiche estive con me dove è nato e cresciuto, tra l’altro nella palazzina dove abito ancora oggi e dove è conosciuto dagli altri inquilini.

Il comportamento del Tribunale ha aumentato i contrasti con mia moglie, che di volta in volta si è sempre opposta a farmi avere mio figlio per l’estate. Dal canto mio, le due settimane di ferie non sono mai state sufficienti ad instaurare in Italia un legame affettivo con il bambino. I rapporti sono diventati piuttosto freddi. Mio figlio si dimostra ritroso a comunicare con me e con il fratello, ed è arrivato al punto di odiare la Germania. Se il Tribunale avesse stabilito le regole da osservare per la permanenza del minore presso i rispettivi genitori durante l’anno, credo che i rapporti con mio figlio sarebbero stati più intensi, senza arrivare a odiare per alienazione l’ambiente paterno”.

Questo il racconto del papà. Uno sfogo triste e amaro che l’associazione Codici ha voluto condividere pubblicamente, mantenendo l’anonimato dell’uomo per proteggere la privacy delle persone coinvolte, per denunciare le tante, troppe storie di ingiustizia che colpiscono i padri separati, con conseguenze devastanti anche per i figli.

Ci troviamo di fronte all’ennesima ingiustizia ai danni dei padri separati – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e ad un Tribunale, in questo caso quello di Lecce, che non ha osservato il diritto di bigenitorialità. Se fosse stato applicato, non si sarebbe arrivati ad una situazione del genere. La decisione del Tribunale ha avuto effetti pesantissimi, di fronte ai quali non si può rimanere impassibili. Sono situazioni inaccettabili, che continueremo a contrastare nella speranza che le istituzioni intervengano per tutelare anche i papà, rendendo la bigenitorialità un vero diritto”.

L’associazione Codici è impegnata da anni in un’attività di assistenza dedicata ai padri separati in difficoltà attraverso la campagna “Voglio papà”.

È possibile segnalare il proprio caso e richiedere aiuto telefonando al numero 065571996 o inviando un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Crociera di Natale con la gastroenterite: ‘Codici’ e i passeggeri di ‘Costa Toscana’ chiedono indennizzi

Nuova iniziatva dell’associazione Codici in merito ad una crociera “da incubo” che si è svolta nel periodo delle festività natalizie: nello specifico, si tratta di una crociera nel Mediterrano con “Costa Toscana” segnata da casi di gastroenterite, segnalati da diversi passeggeri che chiedono rimborsi e risarcimenti.

Mentre continuano le adesioni alla class action avviata per la crociera nei fiordi dell’agosto 2023 con la nave Firenze, una nuova vacanza targata Costa Crociere finisce all’attenzione dell’associazione Codici.

Nei giorni scorsi sono state registrate alcune segnalazioni in merito ad una crociera di fine dicembre nel Mediterraneo a bordo di Costa Toscana segnata da problemi di natura sanitaria.

Dalle testimonianze che stiamo raccogliendo – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, nella vacanza programmata nel periodo natalizio si sarebbero registrati numerosi casi di gastroenterite. Alcuni passeggeri che si sono imbarcati il 20 dicembre hanno raccontato di non aver ricevuto alcuna informazione preventiva sulla situazione a bordo.

Solo quando sono saliti a bordo hanno trovato un comunicato del capitano, datato 17 dicembre, in cui si mettevano al corrente i passeggeri dei casi di gastroenterite.

Il personale indossava la mascherina, a dimostrazione della gravità della situazione. Nonostante le rassicurazioni da parte della direzione, il virus avrebbe colpito molti crocieristi. C’è chi ha passato il Natale in isolamento in cabina, chi ha dovuto rinunciare a pacchetti extra senza ricevere alcuna forma di indennizzo.

Stiamo approfondendo la vicenda per capire se la compagnia ha fatto tutto il necessario per fronteggiare la situazione sanitaria, per informare in maniera tempestiva i passeggeri di quello che si stava verificando a bordo e delle opzioni a disposizione, per fornire l’assistenza necessaria e per garantire le varie forme di risarcimento previste in questi casi dal Codice del Turismo.

Dalle segnalazioni finora ricevute emergono alcune criticità per cui riteniamo necessario il riconoscimento da parte di Costa Crociere di un rimborso e di un risarcimento danni da vacanza rovinata”.

Intanto, come detto, proseguono le adesioni alla class action per la crociera “7 Giorni da Kiel” con Costa Firenze che si è svolta dal 4 all’11 agosto 2023. L’iniziativa legale è stata dichiarata ammissibile dal Tribunale di Genova. In questo caso la problematica riguarda la cancellazione di due tappe con annessa visita dei fiordi norvegesi, fulcro del pacchetto turistico.

La modifica peggiorativa dell’itinerario e la mancata informazione ai passeggeri da parte della compagnia del diritto ad ottenere una riduzione del prezzo pagato hanno portato l’associazione Codici ad avviare un’azione volta all’ottenimento della riduzione del prezzo pagato per l’acquisto del biglietto, del risarcimento del danno da vacanza rovinata e del risarcimento del danno subito per le comunicazioni fornite da Costa Crociere.

Sul sito www.codici.org è disponibile il form per aderire alla class action.

I passeggeri che si trovavano a bordo di Costa Toscana nella crociera natalizia in cui si sono registrati casi di gastroenterite possono mettersi in contatto con l’associazione Codici telefonando al numero 065571996 oppure inviando un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org per segnalare il proprio caso e ricevere assistenza al fine di richiedere un indennizzo.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

‘Codici’, l’associazione denuncia: ‘Padri separati, il Natale degli invisibili discriminati dalla Magistratura’

Nuovo intervento dell’associazione Codici in merito alla realtà difficile dei padri separati, che diventa ancora più complicata in un momento particolare come quello delle festività natalizie. 

Mentre le case si riempiono di luci e gli alberi di Natale brillano, migliaia di padri vivono l’amarezza di un distacco che va oltre la separazione: la perdita progressiva del rapporto con i propri figli. Una realtà che l’associazione Codici conosce e segue da anni con la campagna “Voglio papà” e che assume contorni tristi ed amari con l’approssimarsi delle festività natalizie.

Secondo i dati Istat più recenti – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – in Italia le separazioni legali nel 2023 sono state circa 82mila, con un ridimensionamento della componente consensuale, che fa registrare quasi -11%.

Numeri che si accompagnano all’impatto sui rapporti genitori-figli. Nella maggioranza dei casi di separazione emerge una criticità nel mantenimento di relazioni equilibrate tra figli e genitori non conviventi. Molti padri separati raccontano di difficoltà oggettive nel mantenere contatti stabili con i propri figli e di grandi sofferenze a causa del peso dell’assegno di mantenimento.

Sono sempre più frequenti le storie di papà costretti a dormire in auto perché non possono permettersi un affitto e questo incide anche sul rapporto con i figli, perché gli incontri non possono avvenire nell’ambiente confortevole di una casa ma, ad esempio, in quello più asettico e meno intimo di un centro commerciale.

ùIl periodo natalizio diventa emblematico di questa ferita sociale: tavole imbandite dove manca un posto, regali acquistati ma mai consegnati, telefonate brevi e controllate, abbracci rimandati e ricordi sbiaditi. Non si tratta solo di una questione giuridica, ma di un profondo squilibrio culturale che necessita di un cambio di rotta da parte dei giudici, che troppo spesso provocano danni gravi con le loro sentenze a senso unico.

La Magistratura ha una responsabilità importante in questa situazione.

Sono i magistrati che, violando il principio di parità, determinano questa gravissima discriminazione nei confronti dei padri. Sono scelte frutto di pregiudizi, con la consapevolezza di voler punire il padre anche quando è vittima della separazione”.

Al tema delle separazioni è dedicata la nuova puntata di Talk!, la trasmissione a cura dell’associazione Codici.

In collegamento il professor Marino Maglietta, estensore del testo alla base della legge 54/2006 e ideatore dell’affidamento condiviso, ed Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici.

Oltre ad una riflessione sulle conseguenze nel quotidiano delle separazioni, tra responsabilità e doveri di genitori e giudici, spazio anche ad un’analisi del ruolo e dell’azione dei Servizi Sociali, più volte oggetto di pesanti critiche.

Appuntamento giovedì 19 dicembre alle ore 17:30 sul canale YouTube (https://www.youtube.com/@CODICIofficial) e sulla pagina Facebook di Codici (https://www.facebook.com/CODICIassconsum).

Le puntate di Talk! sono disponibili sul canale YouTube di Codici insieme ad altri video sulle iniziative che vedono protagonista l’associazione.

Tornando alla questione delle separazioni, l’associazione Codici è impegnata da anni con la campagna “Voglio papà” in un’attività di assistenza dedicata ai padri separati in difficoltà.

È possibile segnalare il proprio caso e richiedere aiuto telefonando al numero 065571996 o inviando un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

‘Codici’ tutela i consumatori danneggiati: azioni legali contro Booking.com per i rimborsi negati

L’agenzia di viaggi deve rispondere alle richieste di assistenza in caso di problemi con la prenotazione.

Tra le tante offerte del Black Friday che imperversano ormai da settimane ce ne sono alcune che riguardano anche i viaggi. In molti sono tentati di acquistare un biglietto per un volo o un treno per regalarsi qualche giorno di svago in occasione delle festività natalizie. Anche in questo caso l’associazione Codici invita a prestare attenzione, soprattutto per quanto riguarda la prenotazione dell’hotel, segnalando un problema riscontrato con una nota agenzia di viaggi online.

Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – riguardanti delle difficoltà registrate da viaggiatori che hanno effettuato una prenotazione su Booking.com.

Ci siamo attivati per verificare la correttezza dell’operato della società, che non sembrerebbe tutelare sempre i clienti. La questione principale riguarda l’assistenza che l’agenzia fornisce nel momento in cui si verifica un problema tra il viaggiatore e la struttura ricettiva.

Nei casi che ci sono stati segnalati, in estrema sintesi Booking.com non ha fornito risposte efficaci oppure ha scaricato la responsabilità sull’hotel tirandosi fuori dalla controversia.

Parliamo dell’impossibilità di fare il check-in nell’orario richiesto con il rifiuto della struttura a riconoscere il rimborso ai viaggiatori, costretti a prenotare un’altra struttura, di tasse e spese extra rispetto a quelle indicate nell’offerta, con il conseguente pagamento di un prezzo superiore a quello previsto.

E poi ci sono le situazioni in cui la struttura si rivela inferiore dal punto di vista qualitativo rispetto a quanto pubblicizzato, anche per i servizi offerti.

Tutte situazioni su cui, a nostro avviso, Booking.com dovrebbe garantire un supporto migliore ai clienti, sia nelle fasi di prenotazione e soggiorno sia in quella successiva riguardante la richiesta di rimborso.

È per questo che abbiamo avviato un’iniziativa per tutelare chi ha avuto problemi con Booking.com, affinché l’agenzia di viaggi online riconosca quanto dovuto al cliente”.

L’associazione Codici fornisce assistenza legale in caso di problemi con la prenotazione effettuata su Booking.com per quanto riguarda, ad esempio, spese non previste, qualità e servizi della struttura inferiori a quanto pubblicizzato, assistenza carente o assente.

(Francesco Serangeli – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)