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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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gioacchino

L’ospedale psichiatrico di Santa Maria Maddalena, fondato nel 1813 per decreto del re di Napoli Gioacchino Murat, è stato il primo ospedale psichiatrico d’Italia e un modello innovativo per la cura della follia.






La realtà dei manicomi e l’opera riformatrice di Vittorio Catapano, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico Santa Maria Maddalena di Aversa. Il Festival dell’impegno civile, promosso dal Comitato Don Peppe Diana e dal coordinamento provinciale casertano dell’associazione Libera, presso la fattoria sociale “Fuori di zucca”, ha scelto questo tema per la sua tappa aversana di ieri. In questa sua diciassettesima edizione il festival ha puntato su “Le voci di dentro”: le voci di coloro che continuano a resistere ai soprusi, al malaffare e alla violenza della camorra ma anche le voci soffocate di quanti, per il loro disagio psichico, sono stati negli anni rinchiusi in manicomio. Il tutto in date simbolo quali sono il 30esimo anniversario dell’uccisione di don Peppe Diana e i 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia, psichiatra che ha rivoluzionato l’approccio alla malattia psichica. Da qui il focus sulla storia dell’ex ospedale psichiatrico di Aversa e sul patrimonio rappresentato dalla “Maddalena”.

Punto nodale il convegno su “Catapano il riformatore silenzioso. Gli anni 60 e 70 del manicomio di Aversa” per ricordare l’opera dell’ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico. Un’idea sviluppata da Davide Cannata, psicologo e nipote di Catapano, e dallo storico Germano Carotenuto, portavoce dell’associazione “Officina Sud”, che, insieme alla figlia del direttore, Chiara Catapano, erano presenti ieri pomeriggio. Ad aprire i lavori il sindaco di Aversa Francesco Matacena, seguito dal coordinatore del Comitato Don Peppe Diana Salvatore Cuoci, dal direttore della Caritas regionale e diocesana di Aversa don Carmine Schiavone. Interventi anche di Raffaele Carotenuto, referente del presidio Libera Aversa, e Pasquale Gaudino per la fattoria sociale che ha ospitato l’evento. A chiudere i lavori, coordinati dalla giornalista Alessandra Tommasino, lo psichiatra Angelo Righetti, formatosi alla scuola di Basaglia.

Interessantissimo il dopo convegno con la visita guidata alla mostra con la proiezione di un filmato inedito. Gli organizzatori e i discendenti del professor Catapano hanno accompagnato personalmente i visitatori in un tour della mostra, condividendo le loro storie personali e rispondendo alle domande dei partecipanti. La mostra, visitabile sino al 4 luglio dell’anno prossimo, sponsorizzata da Celeste Tours e Graphos, offre ai visitatori una rara opportunità di esplorare fotografie, filmati e documenti inediti che raccontano la vita all’interno dell’ospedale psichiatrico di Aversa negli anni ’60 e ’70. L’intento della mostra non è solo raccontare una storia dimenticata, ma anche far rivivere alcune pagine importanti della comunità di Aversa. «Speriamo – affermano gli organizzatori – che, attraverso questa esposizione, l’ex manicomio possa tornare a vivere come luogo di memoria e riflessione per i cittadini di Aversa. Le foto e i filmati inediti, provenienti direttamente dagli archivi di Catapano, offrono un’esperienza unica ai visitatori».

L’ospedale psichiatrico di Santa Maria Maddalena, fondato nel 1813 per decreto del re di Napoli Gioacchino Murat, è stato il primo ospedale psichiatrico d’Italia e un modello innovativo per la cura della follia. Tuttavia, negli anni 60, le condizioni nell’istituto erano disastrose, caratterizzate da sovraffollamento, abusi e trattamenti disumani. Nel 1967, a seguito di un’indagine del Ministero della Sanità, l’ospedale fu commissariato e il giovane primario Vittorio Donato Catapano fu nominato direttore con il compito di riportare dignità e umanità ai ricoverati. Una degustazione gastronomica e il concerto di Daniele Sanzone degli A’67 hanno chiuso la prima giornata del festival che proseguirà il 13 settembre con tappa a Casapesenna, nel bene confiscato che ospita il caffè letterario Artespressa.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Auguri a… Sant’Anna e San Gioacchino

Per la rubrica “Auguri a …. il Santo del giorno”il prof. Michele Pugliese ci dà qualche informazione su Sant’Anna e San Gioacchino, che a Caserta sono particolarmente venerati.

Sant’Anna e San Gioacchino, genitori della Beata Vergine Maria, la prima venerata come santa patrona di Caserta, il secondo patrono di tutti i nonni, coppia benedetta dal Signore, sulla quale la pietà popolare fin dal II secolo ha fatto fiorire racconti e leggende miracolosi, siano esempio di genitori virtuosi e sappiano infondere in tutti l’amore per i figli e per tutta la gioventù. Auguri a tutte le Anna e a tutti i Gioacchino

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Gioacchino da Fiore. Don Gabrieli: “Un contempl-attivo, un uomo che sa mettersi in ascolto di Dio e della sua storia”

Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale del Creato, che si celebra il prossimo 1° settembre sul tema “Spera e agisci con il Creato” cita “quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate calabrese ‘di spirito profetico dotato’”, secondo Dante Alighieri, il quale. “in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto”. “Siamo davvero grati a Papa Francesco che ha additato Gioacchino da Fiore come l’uomo dell’armonia che ha saputo trovare in quell’intreccio tra creato e ascolto della Parola”, ci dice don Enzo Gabrieli, il postulatore della causa di beatificazione iniziata nel 2001 dall’allora arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Giuseppe Agostino.  Gioacchino si è caratterizzato – spiega don Gabrieli – per quella armonia dello Spirito che i grandi uomini riescono a realizzare nella sintesi tra contemplazione e azione. Gioacchino – aggiunge il postulatore – è “un contempl-attivo, cioè un uomo che sa mettersi in ascolto di Dio e anche in ascolto della sua storia. Egli ha saputo cogliere la sua amorevole presenza trinitaria nello svolgersi della storia dell’umanità, ovviamente in una maniera fortemente simbolica”.

Vogliamo spiegare chi è stato questo eremita

Gioacchino è figlio del suo tempo, uomo del XII secolo, che ha saputo varcare i confini ristretti della sua terra e fare esperienza ed arricchimento interiore ma anche culturale prima nella Corte di Palermo, poi a contatto con la terra di Gesù e con gli eremiti che gli insegnarono ad ascoltare la Parola per cogliere la volontà di Dio sulla storia a lui contemporanea. Anche all’interno della sua esperienza monastica che ad un certo punto gli sta stretta nelle sue organizzazioni e nei suoi compiti di abate chiede di potersi dedicare completamente al commento e alla contemplazione della Parola di Dio. Uomo della comunione vuole che ogni sua scelta e anche le sue fondazioni siano sempre benedette e autorizzate dai Pontefici così come la sua opera di ricerca esegetica e teologica. È un profeta coraggioso e trova la forza in quella Parola che gli permette di vedere un orizzonte di pace possibile anche tra le religioni; l’inutilità delle Crociate e delle guerre e il valore di conquistare con le armi della luce i fratelli. È un uomo della speranza tanto che verrà indicato come l’annunciatore del tempo nuovo e di una Chiesa rinnovata nello spirito. Gioacchino, però, non vuole una nuova Chiesa ma una Chiesa rinnovata, libera, povera, fraterna, che abbia come primato Dio e lasci agire il suo Spirito Santo per condurla ad un tempo di maggiore grazia.

Qual è il suo messaggio oggi, nell’era del consumismo? Può essere una figura moderna

Penso che il suo messaggio sia di grande attualità e possiamo cogliere nella testimonianza di questo servo di Dio la centralità della Parola nella vita del cristiano che lo plasma e lo rende profeta, capace di prestare la sua voce a Dio per parlare all’uomo contemporaneo.

Uomo austero e coraggioso, un cantore della bellezza del Creato tanto da rifugiarsi in luoghi sempre più puri come spazio di contemplazione e dove cogliere la presenza del Divino.

I suoi monasteri sono tutti inseriti in contesti di grande bellezza naturale.

Un film, da poco presentato e che uscirà il prossimo anno, durante il Giubileo, ne racconta la storia. Quale contributo può dare per la conoscenza di questa figura
Gioacchino è una figura di grande modernità che ha superato i confini geografici della sua regione ma anche i confini della stessa Chiesa creando interesse anche in ambiente protestante e negli ambienti della filosofia che hanno indagato e si sono abbeverati al suo pensiero. Ha ispirato artisti come Michelangelo e navigatori come Colombo, uomini di scienza e uomini di pensiero come hanno mostrato ampiamente studi sulla sua figura. Fra i più citati ovviamente resta Dante Alighieri che gli riconosce un ruolo di luce e di ispirazione per la sua Commedia. Sulla figura dell’abate sono stati scritti fiumi di inchiostro, prodotte opere teatrali, concorsi per le scuole e anche alcuni film come quello di Jordan River che ha realizzato un capolavoro che rende ragione ad una grande figura del Medioevo che ancora deve essere riscoperta in tutta la sua bellezza e profondità. Su Gioachino è stato fatto un grande lavoro sinergico sia all’interno della Chiesa diocesana sia dal Centro studi gioachimita per la pubblicazione scientifica dei testi canonici. E anche il lavoro della postulazione è stato intenso a partire da una commissione medica che ha analizzato i suoi resti mortali e da una commissione teologica che ha coinvolto esperti di fama mondiale sui libri canonici attribuiti all’abate.

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Sperare e agire per il Creato e la visione di Gioacchino da Fiore

“Spera e agisci con il creato” è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il prossimo 1° settembre. Papa Francesco mette insieme il canto di lode di Francesco d’Assisi, la “missione di custodire il giardino” e la “visione di speranza” che accompagna l’agire concreto dell’uomo.
E quest’anno il santo Padre apre la sua riflessione richiamando lo Spirito Santo che agisce in ciascun uomo e “rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità. Li immette in un grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti”.
L’esistenza del cristiano è tutta vita di fede, operosa nella carità e traboccante di speranza, nell’attesa del ritorno del Signore nella sua gloria. Non fa problema il “ritardo” della parusia, della sua seconda venuta. La dimensione escatologica diventa fertile terreno per l’esercizio delle virtù teologali. La salvaguardia del creato passa, nella riflessione del pontefice, da una dimensione etica ad una dimensione teologica.
“La speranza cristiana non delude e non illude – scrive il papa – e se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come “tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada” (cfr Rm 8,35). Allora la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane, “non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile”.
E qui il riferimento diretto a Gioacchino da Fiore, il teologo della speranza, che parlò di una possibile convivenza fra gli uomini e con il creato che scelse come principale partener per l’annuncio del tempo nuovo.
“Questa speranza è l’attesa paziente, come il non-vedere di Abramo. Mi piace ricordare quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate calabrese “di spirito profetico dotato”, secondo Dante Alighieri: in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto. Questo spirito di amicizia sociale e di fratellanza universale ho proposto in Fratelli tutti. E questa armonia tra umani deve estendersi anche al creato, in un “antropocentrismo situato” (cfr Laudate Deum, 67), nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo”.
Un intreccio che papa Francesco definisce “generativo”, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo ma allo stesso tempo incarnato e cioè che “sappia entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente” condividendo l’attesa della risurrezione dei corpi, la resurrezione della carne, a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore, in una vita vissuta secondo lo Spirito che “diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità”.
Gioacchino da Fiore (1135ca – 1202), monaco calabrese e fondatore dell’Ordine dei florensi, ritirandosi nel cuore della foresta silana ha cercato nell’armonia con il creato nella nuova Nazaret, spazio dell’incontro tra il divino e l’umano, luogo teologico di renaissance di speranza. E’ proprio la speranza che caratterizza il cammino della vita cristiana anche nei gemiti di un creato che vuole liberarsi dalle catene del male che sembra imperare e vincere, seminando terrore e morte. La sua vita è stata così una “armonia sinfonica” tra la contemplazione della Parola e quella del creato, tra la fuga mundi della preghiera e l’impegno concreto per invertire il corso negativo delle vicende umane nella logica dell’incarnazione. La speranza da forza al cristiano per spezzare ancora le catene dell’odio, costruire fraternità, fecondare la storia agendo orientati dalla meta ultima ed eterna; il profeta parla e agisce “come se vedesse l’invisibile”.

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Ischia. Sabato convegno in memoria del compianto ingegnere Cavalier Gioacchino Luigi Mellucci

Appena tre mesi fa scrivevo un breve articolo in ricordo di colui che fu promotore ed interprete dello stile liberty a Napoli nonché padre di capolavori ingegneristici ed architettonici quali ad esempio le terme di Agnano, il teatro Augusteo e la funicolare centrale; sto parlando ovviamente dell’ing. Cav. Gioacchino Luigi Mellucci.
Allora il tono delle mie parole era tanto celebrativo quanto malinconico, a causa della triste – ed ingiusta – sorte occorsa al nome di un sì valido progettista. In effetti, mi rattristava alquanto l’amara constatazione di come la vita e le opere di uno fra i più eccellenti tecnici del nostro passato recente fossero note soltanto a pochi addetti ai lavori, e ben informati per giunta. Sinceramente, avevo affidato al mio articolo più la funzione di un doveroso elogio tardivo (diciamo una sorta di commemorazione) che di un vivace pezzo di cultura, in stile elzeviro. Infatti, pareva sufficientemente spiacevole che, nonostante la virtuosa maestria, nonostante la raffinata competenza nell’impiego innovativo del calcestruzzo armato negli anni venti del secolo scorso, nonostante la paternità di infrastrutture sia pubbliche sia private tuttora non solo visibili ma anche perfettamente funzionali e fruibili, l’ing. Mellucci non avesse sperimentato la giusta dose di fama. Quindi, ad altri, suoi colleghi, l’olimpo, mentre a lui il ricordo.
Tuttavia, è in preda all’entusiasmo che oggi posso invece annunciare come Gioacchino Luigi Mellucci, l’uomo, il tecnico, il docente, l’artista, riceverà finalmente una meritata celebrazione con un convegno indetto proprio sulla sua
figura, ed esattamente nell’anno in cui ricorre il centocinquantenario dalla sua nascita (1874-2024), grazie
all’interessamento congiunto da parte di discendenti, di cattedratici, di professionisti del settore e di lungimiranti amministratori locali.
Così, in data 20 aprile prossimo dalle ore 10,30 presso la sala comunale del complesso dei Padri Passionisti – sita nel comune di Casamicciola Terme (NA) – sei relatori d’eccellenza, mossi dal comune intento di mettere in evidenza la profonda impronta lasciata dall’ing. Mellucci in ambito architettonico, urbanistico, edilizio, culturale, artistico ed imprenditoriale, si avvicenderanno per trattare a tutto tondo della carriera e dell’attività dell’ingegnere stesso, sottolineando il profondo legame del Mellucci con la terra natia.
A tal proposito, risulta tutt’altro che casuale la scelta di rendere l’isola di Ischia ed in particolare il comune di Casamicciola Terme teatro del convegno di sabato 20 aprile, giacché il Mellucci si occupò in prima persona del progetto della strada litoranea dell’isola di Ischia (litoranea Porto d’Ischia – Casamicciola – Lacco Ameno – Forio d’Ischia): tale strada, promossa dalla Deputazione provinciale sotto la presidenza dell’avv. Salvatore Girardi (come opportunamente ricordato da un’iscrizione dedicatoria), venne aperta al pubblico transito il 25 luglio 1926. Scopo precipuo dell’opera era quello di avvicinare l’isola al capoluogo, in modo da rendere logisticamente più agevole lo scalo ed il successivo giro dell’isola per quanti sopraggiunti da Napoli.
Trattavasi insomma di una di quelle infrastrutture nevralgiche e strategiche dell’asse viario che a distanza di
decenni continuano sia ad essere utilizzate sia a segnare un punto di riferimento per chiunque si accinga a
progettarne di nuove.
Ebbene, volendo ora fornire un affresco della giornata, i lettori sappiano che i lavori, moderati dalla dott.ssa
Isabella Marino di Discover Campania, a cui si deve anche l’organizzazione del convegno insieme alla dott.ssa Anna Parlato, si apriranno con i saluti istituzionali del sindaco dott. on. Giuseppe Ferrandino; dopo inizieranno gli interventi di specialisti di alto profilo per declinare il ricordo dell’ing. Mellucci sotto più aspetti e molteplici punti di vista. Il prof. Alessandro Castagnaro dell’Università Federico II di Napoli sarà il primo a prendere la parola, seguito dalla prof.ssa Francesca Capano, del medesimo ateneo.
Successivamente, sarà la volta del prof. Giorgio Mellucci, che, in qualità di discendente diretto dell’ingegnere, potrà tracciare un appassionato bilancio dell’avo colto nell’atmosfera privata dell’intimità familiare; poi, interverrà il dott. avv. Giovanni Legnini, Commissario straordinario per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2016 e del 2017; dunque, verrà il turno dell’imprenditore dott. Ambrogio Mattera. Infine, l’onere e l’onore delle conclusioni di un sì grande evento spetteranno all’assessore al Turismo ed alla Cultura della Regione Campania dott. Felice Casucci.
Inoltre, a dimostrazione dell’importanza che avrà per il territorio campano questa mattinata di lavori, in un vivo connubio fra storia arte architettura e cultura, saranno presenti molti ospiti illustri come il presidente della Commissione Trasporti di Napoli dott. Nino Simeone, peraltro già in precedenza latore della proposta di collocare una targa commemorativa dell’ing. Mellucci entro i locali della stazione della funicolare centrale di Napoli; il commercialista dott. Vincenzo Lambiase, referente del terzo settore presso la Regione Campania; l’avv. Giuseppe Gargiulo, amministratore dell’ex palazzo Mellucci in via della stella n°45 a Napoli, nonché promotore di una targa commemorativa da porsi sulla facciata del medesimo palazzo; l’arch. Maria Gabriella Errico, anch’ella discendente dell’ing. Mellucci; il dott. Paolo Napolitano, cardiochirurgo presso il II Policlinico di Napoli.
Pertanto, si invita caldamente la cittadinanza a partecipare numerosa non solo per la ricchezza intellettuale dei contributi che verranno offerti dai vari relatori ma anche in nome dell’importanza che pare imprescindibile tributare a chi abbia permesso di portare alto il nome di Napoli, della Campania, e dunque dell’Italia intera, allorquando il genio italico eccelleva risuonando nobile ben oltre i confini europei, spaziando dal campo delle costruzioni e delle scienze applicate a quello della letteratura, della musica e del teatro.
In conclusione, spero che questo convegno resti anche di esempio per le generazioni future su come il passato, il nostro passato, non solo lontano ma anche recente, porti seco veri talenti che hanno influenzato positivamente le nostre vite ed il nostro quotidiano più di quanto noi immaginiamo. Allora, grazie ing. Mellucci, e buon lavoro a tutti i conferenzieri!
(Dott. Gianmarco Savini – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Agnano. Le Terme e la figura dell’ingegner Gioacchino Luigi Mellucci, nato circa 150 anni fa

Passato, Presente, Futuro: le Terme di Agnano – Mellucci – Arata.
Il Complesso delle Terme di Agnano è una delle tante strutture storiche e artistiche della città di Napoli, situato nei Campi Flegrei, così denominati perché comprendono un’ampia area di natura vulcanica che conta circa 24 crateri vulcanici; il complesso termale in realtà è antichissimo e da sempre è visto come sinonimo di benessere, ma anche cultura e storicità.
Le prime strutture termali della città, infatti, risalgono al periodo greco, ma le rovine, visibili ancora oggi, dislocate sulle colline adiacenti, risalgono precisamente all’età romana. Successivamente, verso la fine del XIX secolo, si decise di riconsiderare l’area rivalutando, ancora una volta, le zone interessanti ovvero quelle antiche sorgenti sulfuree dalle benefiche acque terapeutiche.
Un gruppo di imprenditori capeggiati dall’ingegner Giuseppe Mannajuolo, Germano e Francesco Ricciardi investì in effetti i propri capitali in tutta l’area delle Terme di Agnano, e i lavori di riedificazioni furono affidati a Giulio Ulisse Arata, celebre architetto del tempo che collaborava attivamente con Gioacchino Luigi Mellucci, eccellente ingegnere napoletano, le cui innovazioni tecniche, sopratutto per l’uso del cemento armato, consentirono di risolvere, anche esteticamente, alcuni problemi strutturali di difficile soluzione, come i suoi progetti della Funicolare Centrale e del Teatro Augusteo a Napoli e dello Stadio Artemio Franchi a Firenze in collaborazione con l’ingegner Pier Luigi Nervi.
Inoltre merita una nota speciale l’ingegnere e professore Gioacchino Luigi Mellucci (nella foto qui accanto) fu Pasquale e Adele Gaudiosi, tra i principali esponenti del liberty italiano, del quale nel 2024 ricorrerà il centocinquantesimo anniversario dalla nascita.
(Dott.ssa Luisa Iodice – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

Da Curti (CE) a Napoli onori toponimi per il compianto ingegnere Gioacchino Luigi Mellucci

Nuove targhe commemorative saranno affisse in punti strategici partenopei; fra queste alcune sono dedicate all’ingegnere casertano (di Curti) Mellucci, come si evince da un nota del Comune di Napoli:

Nuove decisioni della Commissione toponomastica: tanti nuovi toponimi tra cui: Ippocrate, i Beatles, l’agente Apicella e Alighiero Noschese

La Commissione Consultiva per la Toponomastica Cittadina, presieduta dal Sindaco de Magistris con l’Assessore Alessandra Clemente, oltre ad approvare la denominazione Stadio Diego Armando Maradona per l’impianto di Fuorigrotta, ha esaminato ed approvato altre significative ed importanti proposte.

L’Assessore alla Toponomastica Alessandra Clemente e l’Assessore alle Pari opportunità Francesca Menna hanno proposto di intitolare a Ippocrate una piazzetta, uno slargo, preferibilmente nel quartiere Sanità, alla memoria di medici e personale sanitario che hanno dato la vita nella lotta contro il Covid-19; proposta che è nata dal dott. Franco Di Stasio, Presidente della Società Italiana di Odontoiatria Sportiva

La Commissione Consultiva per la Toponomastica Cittadina, presieduta dal Sindaco de Magistris con l’Assessore Alessandra Clemente, oltre ad approvare la denominazione Stadio Diego Armando Maradona per l’impianto di Fuorigrotta ha esaminato ed approvato altre significative ed importanti proposte.

L’Assessore alla Toponomastica Alessandra Clemente e l’Assessore alle Pari opportunità Francesca Menna hanno proposto di intitolare a Ippocrate una piazzetta, uno slargo, preferibilmente nel quartiere Sanità, alla memoria di medici e personale sanitario che hanno dato la vita nella lotta contro il Covid-19; proposta che è nata dal dott. Franco Di Stasio, Presidente della Società Italiana di Odontoiatria Sportiva e condivisa dal Presidente Scotti dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Napoli.

L’Assessore alla Toponomastica Alessandra Clemente ha proposto l’apposizione di una targa commemorativa alla memoria dell’agente di Polizia Pasquale Apicella, deceduto lo scorso 27 Aprile durante l’inseguimento di alcuni rapinatori in Calata Capodichino, da collocarsi, dopo sopralluoghi con l’ufficio competente e la moglie dell’agente Apicella, sulla facciata prospiciente su via Tommaso Cornelio del palazzo in angolo tra questa via e Calata Capodichino.

La Commissione ha approvato alcune proposte avanzate dal consigliere alla Memoria della Municipalità 3 Francesco Ruotolo – purtroppo recentemente scomparso proprio a causa del Covid-19 –, di intitolazione del piccolo emiciclo presente nel tratto iniziale di via Don Bosco a Maria, Ciro e Salvatore Palumbo, vittime in quelle zone nel settembre del 1943, nonché del punto preciso – frutto degli approfondimenti storici svolti con passione e competenza dallo stesso Ruotolo – per la localizzazione della targa commemorativa alla memoria della distruzione del Ponte di Bellaria, in via Miano, il cosiddetto Fondo Maranese.

Su proposta dell’Assessore all’Ambiente Raffaele Del Giudice e del Consigliere Comunale Mario Coppeto è stata approvata l’intitolazione a Alighiero Noschese (1932 – 1979), dello slargo pedonale antistante alla stazione della funicolare di Chiaia prospiciente sulla via Domenico Cimarosa con l’istituzione del toponimo Largo Alighiero Noschese.

Sempre su proposta del Consigliere Mario Coppeto, di intitolazione ai Beatles del tratto di via Sebastiano Conca ricadente all’interno del Parco Mascagna, è stata definita con l’istituzione del toponimo Viale The Beatles e l’ intitolazione a Carlo Maranelli del nuovo tratto stradale di collegamento tra via Amerigo Vespucci e piazza Duca degli Abruzzi.

Il Sindaco de Magistris e l’Assessore Alessandra Clemente sono stati i firmatari della intitolazione di una strada alla memoria di Antonia Bernardini morta dopo quattro giorni di agonia, nell’Ospedale Cardarelli di Napoli per le gravi ustioni riportate su tutto il corpo per l’incendio del letto dove era legata nell’allora manicomio giudiziario di Pozzuoli.

La richiesta era stata avanzata dalla Cooperativa Sociale Lazzarelle per l’iniziativa “Una strada per Antonia”.

Infine la Commissione ha approvato l’apposizione di una serie di targhe commemorative alla memoria di Gioacchino Luigi Mellucci nella zona di ingresso della Funicolare centrale e del Teatro Augusteo, all’Istituto di Cultura Meridionale – La Cultura rende l’uomo libero e felice nei pressi del civico 63 di Via Chiatamone e su richiesta dalla Fondazione Castelcapuano, nei pressi della cella dove è stato recluso Luigi Settembrini nell’ambito dei lavori di riqualificazione del Castel Capuano nel Grande Progetto UNESCO Centro storico di Napoli.

Breve biografia dell’ing. Gioacchino Luigi Mellucci
 
E’ uno dei maggiori artefici di ingegneria strutturali nel panorama internazionale del Novecento. A lui si devono alcune delle più belle opere dell’architettura contemporanea, frutto di un’eccezionale coniugazione fra arte e scienza del costruire.
Insieme con altri ingegneri particolarmente sensibili alla sintesi fra invenzione statica e spaziale, primo fra tutti lo spagnolo Eduardo Torroja (1899-1961) ed il grande PierLuigi Nervi, Mellucci contribuisce alla rottura dei paradigmi formali del razionalismo.
Le sue costruzioni, basate su ardite soluzioni tecnico-strutturali, raggiungono risultati di straordinaria eleganza e divengono icone di un nuovo modo di fare architettura, ammirate a livello mondiale. Attraverso le sue realizzazioni, sparse fra Italia, Europa, l’architettura italiana vive in quegli anni una stagione di gloria.
Ingegnere italiano (Curti, Caserta, 1874 – Napoli 1942). Dedicatosi all’attività edile sin dai primi anni del Novecento (subito dopo gli studi in Ingegneria), Mellucci è stato un importante esponente del Liberty napoletano: grazie all’uso del cemento armato ha saputo risolvere i problemi strutturali tipici degli edifici dell’epoca, rispettandone la piacevolezza estetica.  
Fu professore di matematica e fisica, e autore di grandi opere architettoniche. Si laureò alla Regia Scuola d’Applicazione di Napoli e nel 1900 iniziò l’attività edile. La sua prima opera si inquadra perfettamente con lo stile liberty in voga in quel periodo: infatti tra il 1900 e il 1920 lo stile liberty raggiunse la massima diffusione nella città di Napoli. 
Questo stile si sviluppò con una certa rilevanza nei quartieri collinari di Napoli, come il Vomero e Posillipo; notevoli le costruzioni ammirabili nelle zone di via Luigia Sanfelice, via Palizzi e del Parco Margherita.
I temi comuni nel liberty napoletano sono il massiccio impiego di materiali quali il ferro battuto e il vetro, la presenza ricorrente di torri e pilastri, l’utilizzo diffuso di stuccati e motivi floreali a carattere decorativo e ornamentale, le forme curve del cemento.In questo periodo la sua opera si manifesta soprattutto nel progetto e nella direzione dei lavori per il rifacimento del Palazzo Buono, ubicato in via Toledo, per porvi la sede de La Rinascente, con l’articolazione dei suoi corpi di fabbrica che disegnano lo spazio della terrazza trapezoidale; l’Hotel Bertolini, dov’è evidente il gusto revivalista nell’inserimento di un arco moresco; le Terme di Agnano; Villa Frenna – Scogliamiglio, un edificio residenziale ubicato in via Domenico Cimarosa; Palazzo Leonetti, Mannajuolo, Petriccione, ubicato nel rione Amedeo e vari palazzi situati in via dei Mille. Progetti a Roma, Bologna, a Ischia la litoranea,a Firenze lo stadio, a Lucca con il palazzo Bertolli , a Salerno Palazzo dell’edilizia e Camera di Commercio,a Capri la Funicolare, l’edificio postale Roma Nomentano, noto come Posta di piazza Bologna.
Tra i progetti più significativi si ricordano il complesso termale di Agnano, il cinema augusteo e la funicolare centrale. Attivo anche a Ravenna, si occupò insieme a G.U. Arata del progetto del nuovo palazzo della Provincia, ultimato nel 1928.
Di lui è stato detto che aveva l’audacia dell’ingegnere, la fantasia dell’architetto, la concretezza dell’ imprenditore.
L’utilizzazione delle soluzioni tecniche più avanzate avviene infatti sempre da parte sua non solo in stretta sintonia con la ricerca dell’eleganza formale, ma anche con un’altrettanto forte attenzione per gli aspetti tecnici ed economici propri del cantiere e dell’attività di impresa.
All’ingegnere è stata intitolata una via a Napoli ed un’altra a Curti, in provincia di Caserta.
(Imma Canditone – Ing. Matteo Nastro – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)