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francesca

Giffoni Valle Piana (SA). Dipinto dell’artista Mangone per ricordare Francesca Bilotti, vittima di un tragico incidente

La studentessa Francesca Bilotti scomparsa nel tragico incidente rivive attraverso un ritratto commovente del pittore Mangone: un decennio dopo la tragedia, il ricordo di Francesca attraverso l’arte.

In una serata carica di emozione e ricordo, il celebre pittore Fernando Mangone ha presentato un ritratto di Francesca Bilotti, giovane studentessa tragicamente scomparsa dieci anni fa, durante l’evento commemorativo “Sono Passati 10 Anni” organizzato dall’Associazione Amici di Francesca.

Francesca Bilotti, originaria di Giffoni Valle Piana e studentessa brillante di 23 anni, perse la vita in un incidente stradale al terminal del campus di Fisciano. Per commemorare il decimo anniversario di quella tragica mattina, Mangone ha dipinto un ritratto che cattura Francesca in un momento di pura spensieratezza, accanto al suo motorino Piaggio Ciao.

L’opera, svelata durante una cerimonia toccante, rappresenta un tributo commovente alla vita e all’eredità della giovane studentessa.

È stato un onore poter dipingere Francesca” ha dichiarato il Maestro Fernando Mangone. “Ho cercato di catturare la sua essenza, la gioia di vivere e la serenità che emanava. Questo ritratto non è solo un’opera d’arte, ma un modo per mantenere vivo il suo ricordo nei cuori di chi l’ha conosciuta e amata“.

La serata ha visto la partecipazione di familiari, amici, colleghi e membri della comunità universitaria, che hanno condiviso ricordi e testimonianze commoventi, ricordando Francesca come una persona speciale, amata e rispettata da tutti.

L’opera di Mangone è un tributo straordinario alla memoria di Francesca” ha affermato il presidente dell’Associazione Amici di Francesca. “Rappresenta un ricordo tangibile della sua presenza tra noi e un modo per mantenere vivo il suo spirito“.

(Nicola Arpaia – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Capua, successo per il saggio di fine anno diretto da Francesca Esposito

Ieri sera ,nella cornice del Teatro Ricciardi di Capua, si è tenuto il saggio di fine anno delle ballerine dirette dalla maestra Francesca Esposito.
A presentare la serata è stata Ilaria Trapani, la quale con il suo stile e con il suo garbo ha dato il “Via” alla prestigiosa chermesse.
Decine di ballerine si sono cimentate in balli classici, moderni e contemporanei (da Monica Savastano a Francesca Saldamarco, fino all’ etoile Giuseppe Protano) sulle note di Leo Delibes con il repertorio di Coppelia, mentre nel secondo atto della serata, le danzatrici hanno ballato seguendo i ritmi della musica degli anni ‘60 e repertori contemporanei.
Tra il primo ed il secondo momento  è stata prevista una sfilata di moda, con i prestigiosi abiti dello stilista aversano Gianni Cirillo.

Focus su Francesca Esposito

L’etolile Francesca Esposito si avvicina all’arte all’età di sei anni e intraprende, presso il Centro formativo danza classica e moderna “Gimnasium” diretto dal maestro Angelo di Mario, l’intero corso di avviamento per la danza classica e moderna commissionato da maestri ospiti quali Robert Strayner (teatro alla Scala di Milano), Nuccia Anatriello (teatro comunale di Firenze, Annalisa Cernese (teatro San Carlo).
All’età di 18 anni si presenta con un “pas se deux, My fair Lady”, in coppia con il ballerino Alberto Amelia (solista del teatro S.Carlo) al teatro Agusteo di Napoli. Arricchisce e perfeziona la propria  tecnica artistica con maestri di fama internazionale come André de la Roche, Mariarita Trayanova, Gino La Maire, Steve La Chence, Fabrizio Mainini. Ha partecipato a lezioni teoriche e pratiche per l’insegnamento della danza classica e repertorio classico di corsi inferiori e superiori.
Nell’estate 2008 ha conseguito un corso di aggiornamento sulla danza contemporanea organizzato dall’OPUS BALLET, caratterizzato da un programma di alta formazione professionale per insegnanti, giovani coreografi e danzatori aspiranti docenti di danza moderna e contemporanea. Dal 2013 frequenta corsi di aggiornamento presso la Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Laura Comi promosse da Danzaeffebi.
Francesca, nel corso della sua splendida carriera artistica, ha avuto modo di far valere tutto il suo talento e di essere accreditata all’interno della giuria tecnica del Concorso di Bellezza “Miss Italia” 2024. Ha conseguito nel 2023 presso il Teatro di Napoli il titolo di maestra in coreografa e scenografia. Si afferma nuovamente come giurata  presso il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro Posillipo
È stata insignita di diversi premi, tra i quali:
• Premio insegnante di danza 2023 presso il Teatro San Carlo di Napoli.
• Premio Giuria Tecnica “In Punta di Piedi” 2024 presso il Teatro San Carlo di Napoli
• Attestato 2024 come Coreografa dal Comune di Napoli, da Rai Cultura, e Min. Beni Culturali
• Premio “Danza Sì”2022 –Napoli
• Premio “Pianeta Danza” 2021 – Napoli
• Riconoscimento Regione Campania per “l’impegno nella ricerca e sperimentazione del teatro e della danza Classica Moderna e contemporanea”
Attualmente è presente nelle più prestigiose scuole di danza campane come Maestra di esami e ammissioni.

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(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Napoli. Lunedì 17 giugno su RAI Radio, per ‘Diretta Live’, Francesca Silvestre intervista la cantautrice Shara

Su RAI Radio Live Napoli lunedì 17 giugno 2024 Shara ospite di Francesca Silvestre a “Diretta Napoli Live”: puntata dedicata alla cantautrice e performer che ha recentemente ricevuto il prestigioso Leone d’Oro – Gran Premio Internazionale di Venezia 2024 “per meriti artistici”; nel corso dell’intervista sarà possibile ascoltare in anteprima il nuovo singolo della musicista, “Stella Luntana”, in uscita il 21 giugno.

Andrà in onda su RAI Radio Live Napoli – LUNEDÌ 17 GIUGNO 2024 alle ore 10.00 e, in replica, alle ore 17.00 – la lunga intervista alla cantautrice e performer SHARA. Condotta da Francesca Silvestre, amatissima voce e volto del programma-cult “Diretta Napoli Live”, l’intervista-RAI a Shara anticipa il concerto/spettacolo intitolato “INTERLUDIO” in programma il 19 giugno alle 20.30 al Teatro Posillipo di Napoli.

Cantante dalla voce ampia, calda e duttile, ma anche songwriter, designer e produttrice, Shara – il cui vero nome è Sarah Ancarola – si racconta attraverso i suoi brani, da Infinito Sei a Vento del Sud fino a Infinitamente Mia, una dedica in musica e parole che Shara ha rivolto alla grande Mia Martini.

In anteprima assoluta, inoltre, nel corso del programma radiofonico condotto da Francesca Silvestre (ascoltabile su https://www.raiplaysound.it/radiolivenapoli), sarà possibile ascoltare il nuovo singolo di Shara, intitolato “Stella Luntana”.

Nelle scorse settimane, all’artista di origini campane e lucane è stato conferito il prestigioso Leone d’Oro – Gran Premio Internazionale di Venezia 2024, consegnato – come recita la motivazione – ad un’artista eclettica e poliedrica, il cui talento ha illuminato il panorama musicale e culturale italiano e internazionale”.

www.shara.it – #shara #sarahancarola –

(Michelangelo Iossa – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Il marito dell’eurodeputata Francesca Donato trovato morto nella sua auto con una fascetta al collo. L’amico-avvocato: “Aveva debiti” / VIDEO Il corpo senza vita scoperto dalla moglie e la figlia. Disposta l’autopsia. L’europarlamentare: “L’hanno ucciso”. Il racconto del legale agli inquirenti






26 maggio 2024 Vedi online
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Il marito dell'eurodeputata Francesca Donato trovato morto nella sua auto con una fascetta al collo. L'amico-avvocato: “Aveva debiti” / VIDEO
PALERMO
Il marito dell’eurodeputata Francesca Donato trovato morto nella sua auto con una fascetta al collo. L’amico-avvocato: “Aveva debiti” / VIDEO
Il corpo senza vita scoperto dalla moglie e la figlia. Disposta l’autopsia. L’europarlamentare: “L’hanno ucciso”. Il racconto del legale agli inquirenti
CANNES 2024
Il film ‘Anora’ vince la Palma d’Oro, premio ex aequo a quattro attrici: la trans Karla Gascon in lacrime / FOTO I look imperdibili
POLITICA
Stop alla cannabis light, lo prevede un emendamento al ddl sicurezza
CRONACA
San Giovanni Rotondo (Foggia), anziana trovata morta in casa: bloccato uomo insanguinato / VIDEO
ECONOMIA
Ecobonus per le auto, il testo in Gazzetta Ufficiale: Pdf. Quando partono gli incentivi? La guida / Stellantis: le nostre offerte per le auto prodotte in Italia
 
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Pole straordinaria di Leclerc nella sua Montecarlo. Verstappen solo sesto. La griglia di partenza
 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Un anno dopo si inaugura il b&b di Enrico e Francesca

L’inaugurazione è stata rimandata di un anno. Ma il 18 maggio il taglio del nastro di “Villa Matilde”, il bed and breakfast di Enrico Piani sarà una festa indimenticabile. Nel 2023 la sua famiglia, composta dalla moglie Francesca e dalla piccola Matilde, due anni e mezzo, è stata sconvolta da un’alluvione, un tornado e dal naufragio di molti sogni. In quest’anno Enrico ha capito che “bisogna crederci. C’è sempre una soluzione: se non la trovi tu, la troverà un altro che ti sta vicino. Il bene ritorna sempre”. Anche per questo ha accettato di fare il coordinatore del comitato degli alluvionati e franati della Romagna: per restituire “la speranza ricevuta”. La sua storia parla da sola. “La data era fissata: avremmo dovuto inaugurare il nostro bed and breakfast il 26 maggio dell’anno scorso. Era il progetto della nostra vita: da una parte, casa nostra, accanto le camere del b&b e uno spazio esterno con piscina da affittare per feste ed eventi. L’abbiamo chiamato Villa Matilde, in onore di nostra figlia”. Poi, il 18 maggio, arriva l’acqua: via dei Granatieri, dove si trova il b&b, è tra le zone più colpite: un metro e 60 di acqua che distrugge tutto, compresi i sogni di Francesca ed Enrico. Solo dopo una settimana, quando l’acqua scende, possono tornare nel loro b&b: “Ci siamo messi a lavorare con l’aiuto di tanti. C’erano danni per 200mila euro e noi avevamo 250mila euro di mutuo. Eravamo disperati, per un mese e mezzo non abbiamo saputo cosa fare”. Nel frattempo nella casa che avrebbero dovuto vendere ma che, a quel punto, era l’unica dove vivere, a Savarna, è arrivato anche il tornado che ha fatto varie decine di danni. La classica pioggia sul bagnato. Ma è a quel punto che è arrivata la svolta, spiega Enrico: “Ho visto persone che credevano in noi. C’era chi ci ascoltava, chi ci dava una mano concreta, la Caritas con i suoi elettrodomestici. E ho sentito che qualcuno stava riaprendo: se l’ha fatto lui perché non noi?”. Il motore si è riacceso. “Siamo riusciti a rimettere a posto il nostro b&b. La cucina è dell’Ikea, gli elettrodomestici della Caritas e dei Lions, abbiamo realizzato delle contro-pareti perché le originali sono ancora umide, ma apriamo. Quando arriveranno i soldi dei rimborsi, riapriremo il cantiere”. L’inaugurazione del 18 sarà l’occasione per dire grazie a chi ha dato una mano: ci saranno il sindaco, Michele de Pascale, l’assessore Priolo e il direttore e la vicedirettrice della Caritas. “Ci sarà anche una specie di mostra – dice Enrico -. In ogni stanza c’è una foto di come era prima e di com’è oggi”. Per non dimenticare, ma anche per mostrare la strada fatta. “E poi – promette – musica fino a notte”.

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(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Napoli. ‘Musica come via, terapia e vita’: incontro con Francesca Bonafini e il suo libro ‘La strada ti chiama’

L’Archivio di Stato di Napoli e la Fondazione Premio Napoli ospitano ‘La Musica come via, terapia e vita’.

La scrittrice Francesca Bonafini e il suo libro “La strada ti chiama” al centro del terzo appuntamento con gli “incontri ravvicinati d’autore”.

 Un originale romanzo di formazione per Young Adults ispirato dalla storia vera del musicista e direttore d’orchestra franco-canadese Yves Abel: è «La strada ti chiama» di Francesca Bonafini (Sinnos), che racconta le storie di quattro amici adolescenti “on the road” uniti, nella diversità, dal filo della musica. L’autrice, tra i vincitori della VII edizione del progetto/premio Il mondo salvato dai ragazzini 2024, a cura dell’Associazione culturale Kolibrì, ne parlerà in un doppio “incontro ravvicinato” il 23 aprile: la mattina all’Archivio di Stato con le scuole e il pomeriggio nella sede della Fondazione Premio Napoli.

Si intitola «La musica come via, terapia e vita» il terzo dei quattro “incontri ravvicinati d’autore” con i vincitori della VII edizione del premio di Juvenilia “Il mondo salvato dai ragazzini” 2024, ideato e curato dall’Associazione culturale Kolibrì (con il patrocinio del Comune di Napoli, di cui Kolibrì è parte attiva nel Patto locale per la lettura) in sodalizio con partner nazionali, tra i quali Andersen e Agita, con il sostegno di BPER Banca.

Protagonista e ospite d’onore del doppio appuntamento, martedì 23 aprile (al mattino, per due ore laboratoriali con oltre un centinaio di alunni e docenti delle scuole Villa Fleurent e Volino-Croce-Arcoleo da tempo prenotati in Archivio di Stato; nel pomeriggio, alle 17, nella sede della Fondazione Premio Napoli), la scrittrice Francesca Bonafini, autrice del romanzo di formazione La strada ti chiama (Sinnos).

Dopo il potere del fantastico e il respiro del fiabesco nella narrazione tra parole e immagini, affrontata nei precedenti incontri con Silvia Vecchini e Sualzo, autori del graphic novel Le parole possono tutto (Il Castoro) e con Simone Saccucci, con il suo romanzo L’ultima ferita (EDT Giralangolo), il secondo step dell’originale progetto/premio di Reading Literacy creativa curato da Kolibrì prosegue così  l’approfondimento del tema scelto per il 2024 ― «Ferite, feritoie & fughe fantastiche» ― da nuove prospettive e punti di vista. Utili a lenire le ferite, visibili e invisibili, dell’adolescenza. Preziosi per intercettare sogni e bisogni di ragazze e ragazzi immersi in un vistoso disagio di civiltà. E accomunati dalla “magia” della musica: non a caso basso continuo nella partitura del romanzo La strada ti chiama di Bonafini, che l’autrice racconterà in modo interattivo, dalle 10 alle 12,  alle comunità educanti nella Sala Catasti dell’Archivio di Stato, “Casa delle Storie” guidata da Candida Carrino; e, alle 17, nella Fondazione Premio Napoli a Palazzo Reale dove, dialogando con il pubblico dopo l’introduzione della presidente di Kolibrì Donatella Trotta con interventi del compositore, regista e didatta Paolo Coletta e letture a cura di Agita Teatro, (ingresso libero fino a esaurimento posti, info e prenotazioni: kolibrinapoli@gmail.com).

Il romanzo, ambientato negli anni ‘70 in Canada, nel quartiere multietnico East York, alla periferia orientale di Toronto, intreccia le “mappe” esistenziali ed emotive e la salda amicizia di un gruppo di tredicenni “on the road”, raccontati da quattro punti di vista differenti: quello di Leonardo, oriundo veneto, che ama la filosofia e i libri; di Dimitrios, origini greche, che adora le ragazze e la buona cucina di casa; di Oliver, anglosassone promessa dello sport ma con la passione della botanica; e di Yves, con genitori francesi, una voce angelica e un vero talento per la musica, che fa amare anche ai suoi amici. Quattro tredicenni «ibridi», figli di immigrati che condividono sogni e tempo libero giocando a hockey insieme, ad Aldwich Park e nel Riverdale Park e cercando, insieme, un “tesoro” che è poi il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, oltre la soglia delle ferite inevitabili della vita: La strada ti chiama è in quest’ottica un bel libro corale, orchestrato con sapiente scrittura in 4 movimenti a scandire i diversi caratteri, vocazioni e destini di ragazzi  in crescita in un’unica e avvincente storia a più voci. Un romanzo dalle molteplici letture, potenzialità trasform/attive e spunti di riflessione interdisciplinari legati dal filo rosso della musica che unisce e porta a compimento l’amicizia e la formazione dei protagonisti, ispirandosi alla vera vita del musicista e direttore d’orchestra franco-canadese Yves Abel, classe 1963, di cui l’autrice è estimatrice e amica.

Francesca Bonafini (Verona, 1974) vive a Bologna. Autrice di numerosi racconti apparsi su riviste e antologie, dal timbro narrativo ironico e attento alle scelte, incertezze, aspettative e sorprese della vita (di grandi e adolescenti), scrive anche di musica (Ivano Fossati) e ha pubblicato molti racconti e romanzi per adulti inclini a sguardi plurali (come il romanzo collettivo Il cavedio, Fernandel 2011; Sex machine. L’immaginario erotico nella musica del nostro tempo, Auditorium, 2011; o l’umoristico Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dicono alle amanti, Ad Est dell’Equatore 2015). Presente nel Dizionario affettivo della lingua italiana (Fandango, 2008) e nel volume Una stanza tutta per loro. Cinquantuno donne della letteratura italiana (Avagliano, 2018) ha anche curato l’antologia La vita invisibile. Racconti di preghiera, pellegrinaggio, miracolo (Avagliano, 2021). Dopo aver scritto i romanzi per adulti Mangiacuore (Fernandel, 2008), Casa di carne (Avagliano, 2014),  La cattiva reputazione (Avagliano, 2016), per ragazzi ha pubblicato due romanzi di grande impatto e nitida scrittura: Celestiale (Sinnos, 2018, terzo classificato al Premio Letteratura Ragazzi di Cento) e La strada ti chiama (premio Andersen 2023 come miglior libro oltre i 12 anni e finalista al premio Minerva), per scrivere il quale è partita alla ventura da sola in autobus da New York a Toronto, soggiornandovi a lungo nell’estate 2019, in omaggio a Glenn Gould e Yves Abel.

Prossimo appuntamento del ciclo di incontri ravvicinati d’autore con i vincitori del Premio Il mondo salvato dai ragazzini il 23 maggio con Sante Bandirali, autore dell’albo illustrato da Gloria Tundo Per mano, Uovonero).

Info e prenotazioni: kolibrinapoli@gmail.com – cell. 349.5192655.

(Michelangelo Iossa – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Treviso. Francesca Ghedini e le donne del mito il 7 marzo ai ‘Giovedì della cultura’

L’appuntamento del 7 marzo con i “Giovedì della cultura” avrà come ospite la professoressa Francesca Ghedini che ci porterà alla scoperta de “Le donne del mito. Anima e avventure”.

Il tema

Nel corso degli ultimi anni le biografie di quei personaggi epici e mitici che hanno popolato l’immaginario antico si stanno moltiplicando, riscuotendo l’interesse dei lettori.

In questo filone si inserisce anche il libro “Maledette”, dedicato a cinque donne fatali, unite da un legame di sangue, che viene spesso trascurato anche nei testi antichi, e che in questo caso costituisce invece il fulcro della narrazione. Le protagoniste sono Circe, Pasifae, Arianna, Fedra, Medea, discendenti della nobile stirpe del Sole, che condividono l’amaro destino di essere condannate a vivere amori infelici, illeciti o contro natura, a causa di una colpa commessa dal capostipite.

Per ricostruire le loro vite drammatiche, che si sfiorano senza mai incontrarsi veramente, non mi sono avvalsa solo degli strumenti tradizionali, vale a dire delle fonti letterarie, che hanno trattato gli episodi salienti delle loro vite avventurose, ma ho utilizzato a piene mani anche il repertorio iconografico, che si è rivelato prezioso per lumeggiare aspetti inediti delle loro complesse personalità. Lo studio delle immagini, infatti, spesso dice più delle parole, perché riporta con immediatezza l’eco di una cultura viva, formatasi grazie anche, e forse soprattutto, alla tradizione orale, che spesso rielaborava le opere dei grandi del passato rendendole funzionali a una società in evoluzione.

Francesca Ghedini è professore emerito di Archeologia presso l’Università degli Studi di Padova. Ha ricoperto numerosi incarichi accademici, ha coordinato e diretto progetti di ricerca di valenza nazionale e internazionale; è responsabile di riviste e collane di settore. Attualmente è membro del Consiglio Scientifico del Parco Archeologico di Pompei.

Le sue linee di ricerca hanno interessato il termalismo nella società romana, tecnologia e uso del sottosuolo nel mondo antico, la valorizzazione dei beni culturali, la casa e la sua decorazione e soprattutto le immagini come specchio della società che le ha prodotte. Ha curato l’allestimento del Museo del Termalismo a Montegrotto Terme e per le Scuderie del Quirinale la mostra: Ovidio, miti ed altre storie.

E’ membro di prestigiose istituzioni culturali (Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti; Accademia Galileiana; Istituto Archeologico Germanico) ed è autrice di più di 300 pubblicazioni. Ha pubblicato di recente Il poeta del mito, Ovidio e il suo tempo (2018); Giulia Domna. Una siriaca sul trono dei Cesari (2020); Lo sguardo degli antichi (2022); Maledette (2023).

Ricordiamo che il ciclo di conferenze della Fondazione Cassamarca prevede un incontro ogni giovedì alle 18, da qui al 30 maggio 2024, a Casa dei Carraresi, con qualche incursione anche alla Chiesa di Santa Croce per gli eventi musicali.

Iniziati nel 2019, gli appuntamenti settimanali sono stati sino ad oggi 147.

Cena a tema ai Brittoni

Tra le novità, in collaborazione con il ristorante Ai Brittoni, situato a piano terra di Casa dei Carraresi, sarà possibile fermarsi a cena e degustare un menù studiato di volta in volta in base al tema della conferenza e proposto al prezzo fisso di 30 Euro. Il menù del 7 marzo è dedicato a “Antenate in cucina”.

Prossimo incontro: 13 marzo (mercoledì) Libertà di parola. Archetipi della democrazia; Alberto Camerotto, docente di Lingua e letteratura greca presso l’Università Ca’ Foscari.

Info: Fondazione Cassamarca Treviso – Dott.ssa Antonella Stelitano, Tel 0422-513103 – 327 7394022 – antonella.stelitano@fondazionecassamarca.it – Sito internet: www.fondazionecassamarca .

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Airola (BN). Michelina Ciaramella e Francesca Ruggiero, la ‘spunta’ la difesa: assolte, non ci fu violenza

Accogliendo la tesi degli Avvocati Vittorio Fucci (nella foto) e Daniela Martino, il Giudice Monocratico del Tribunale di Benevento, dottoressa Telaro, ha assolto Michelina Ciaramella, di 47 anni, e Francesca Ruggiero, di 24 anni, madre e figlia, entrambe di Airola, dal reato di violenza privata aggravata.

In particolare alle due donne veniva contestato, in concorso tra loro, di aver usato violenza e minaccia, consistite nel proferire all’indirizzo di un’altra donna minacce di violenza, impedendo a quest’ultima di parcheggiare nel tratto di strada pubblica antistante la propria attività commerciale, e così, costringendo la persona offesa  a tollerare l’ingiusta imposizione e a modificare la propria abitudine di vita.

I fatti che erano contestati si sarebbero verificati ad Airola nel febbraio del 2020.

Il Pubblico Ministero aveva chiesto una condanna a due mesi di reclusione per entrambe ma il Giudice, all’esito della discussione, accogliendo la tesi degli Avvocati Vittorio Fucci e Daniela Martino, ha assolto Ciaramella e Ruggiero perché il fatto non sussiste.

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Alla Festa di Roma “La Storia” di Francesca Archibugi e “Te l’avevo detto” di Ginevra Elkann

Un’umanità piegata, disgraziata, in cerca rinnovata di speranza. È questo che unisce i titoli in cartellone nel terzo giorno della Festa del Cinema di Roma. Anzitutto la miniserie Rai “La Storia” firmata da Francesca Archibugi, adattamento dell’omonimo romanzo di Elsa Morante. Il racconto di una donna e dei suoi figli chiamati ad attraversare i giorni foschi delle leggi razziali, i bombardamenti durante il Secondo conflitto mondiale e il tempo delle macerie, della ricostruzione. Un affresco storico-sociale disseminato di sofferenze e tentativi di riscatto. Protagonista un’intensa Jasmine Trinca, affiancata da Elio Germano, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga e Valerio Mastandrea. Alla Festa di Roma c’è anche l’opera seconda della regista-produttrice Ginevra Elkann, “Te l’avevo detto”, un’istantanea tragicomica su un’umanità sul crinale dello smarrimento. La Elkann si muove lungo lo stesso binario narrativo di “Siccità” di Paolo Virzì, tratteggiando un mondo alla deriva con cast corale di livello: Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Danny Huston e Alba Rohrwacher. Il punto Cnvf-Sir.

“La Storia”
Dopo “Romanzo famigliare” del 2018, la regista romana Francesca Archibugi torna a dirigere per la televisione, la Rai, firmando il progetto della miniserie “La Storia”, adattamento del romanzo storico di Elsa Morante del 1974, già portato sullo schermo da Luigi Comencini nel 1986. Oltre alla regia, l’Archibugi firma anche la sceneggiatura insieme a Giulia Calenda, Ilaria Macchia e Francesco Piccolo. Della serie, in onda prossimamente su Rai Uno, sono stati presentati i primi due episodi.

La storia. Roma fine anni ’30, quartiere San Lorenzo, è partito il censimento degli ebrei con l’inasprirsi delle misure nazifasciste. Ida è una maestra elementare rimasta vedova con un figlio adolescente, Nino. È di origini ebraiche, che però le sono state tenute nascoste dalla madre, che l’ha fatta anche battezzare. Un giorno quando rientra a casa dal lavoro viene aggredita da un militare tedesco, violenza da cui nascerà poi il secondo figlio Giuseppe. Nonostante le sofferenze e le ristrettezze economiche, Ida e i figli si barcamenano per custodire una felicità in casa. La guerra però cambia tutto…

La Storia (History: A Novel), director Francesca Archibugi, cinematography Luca Bigazzi.
A series based on the ‘History: A Novel’ of Elsa Morante, in Rome during the war and after the war.

La regista di “Mignon è partita” (1988), “L’albero delle pere” (1998), “Questione di cuore” (2009) e “Il colibrì” (2022), si cimenta con un progetto storico complesso e sfidante. Il nuovo adattamento del romanzo di Elsa Morante, “La Storia”, è la parabola di una donna, di una famiglia, che attraversa le pagine più aspre della guerra e della ricostruzione. Un racconto teso a fare memoria dello smarrimento dell’uomo, in una delle pagine più buie del Novecento, e al contempo a ritrarre il cammino faticoso di risalita di una vedova. Jasmine Trinca abita con maturità e convinzione il personaggio della maestra Ida, chiamata a tenere sottopelle numerosi tormenti e dolori: dal dover celare le radici ebraiche per paura di ritorsioni alla violenza subita da un soldato tedesco vacuo e alticcio. Da quella lacerazione è nato però un bambino, che la sprona a reagire insieme al maggiore Nino, quest’ultimo infarcito di proclami fascisti e incapace di leggere le pene che fronteggia la madre.

Lungo il copione la Archibugi ci accompagna in una vertigine claustrofobica, disegnando un sentiero di inciampi. A giudicare dai primi episodi, la regista governa il racconto con lucidità e vigore, alternando pagine di tenerezza domestica a raccordi ruvidi, brucianti, di un mondo feroce (i bombardamenti di San Lorenzo). Evidente l’elevato investimento produttivo, una cordata Italia-Francia composta da Rai Fiction, Picomedia e Thalie Images. Anche la scelta degli interpreti risulta accurata: oltre alla protagonista Trinca, sono da ricordare Francesco Zenga, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Lorenzo Zurzolo e Asia Argento. Un affresco storico-popolare che cerca di coniugare la complessità narrativa dell’opera e degli avvenimenti narrati, la poesia della penna della Morante e dello sguardo della Archibugi, con le esigenze divulgative della televisiva. Complessa, problematica, per dibattiti.



“Te l’avevo detto”
Dopo alcune esperienze come produttrice, Ginevra Elkann ha esordito alla regia con “Magari”, che ha aperto il Festival di Locarno nel 2019. A distanza di quattro anni è tornata dietro alla macchina da presa per la sua opera seconda, il banco di prova più delicato per un autore: alla Festa del Cinema presenta “Te L’avevo detto”. A firmare il copione la stessa Elkann con Chiara Barzini e Ilaria Bernardini. Produce The Apartment, distribuisce Fandango.

La storia. Roma oggi, a pochi giorni dal Natale. Il clima risulta anomalo, impazzito, con un caldo oltre i 30-35 gradi. In una giornata afosa e rovente assistiamo agli accadimenti di un gruppo di persone colte da paure, fragilità, rimorsi e dipendenze.

“Durante una calda estate romana – indica la regista – dove tutto si stava sciogliendo intorno a me, mi sono chiesta se il mondo sarebbe stato così per sempre, per sempre caldo, giallo e secco. È stato allora che ho sentito il bisogno di raccontare questa storia. Quell’estate mi ha ricordato la Bibbia con le sue catastrofi naturali: visioni apocalittiche, invasioni di grilli, animali allo stato brado e peccatori puniti. Ma chi erano questi peccatori? Quelle erano le persone che mi interessavano: i peccatori. Mi interessava il peccato e perché oggi, molto spesso viene considerato malattia”.

Ginevra Elkann, alla maniera del Virzì di “Siccità”, compone un affresco umano-sociale in un mondo al crocevia dell’apocalisse. Racconta una giornata di tormentati di un gruppo di persone affaticate da un caldo senza tregua. Un’umanità sgraziata e disgraziata che strappa tenerezza e risate amare. Troviamo anzitutto l’ex pornostar Pupa (Valeria Golino), ormai sul viale del tramonto, che non riesce a darsi pace del suo invecchiamento; poi c’è Gianna (Valeria Bruni Tedeschi), una donna con problemi di fragilità psichica, ossessionata da Pupa che le ha rubato il marito e da una devozione religiosa esaltata in maniera patologica. Ancora, seguiamo gli affanni della madre alcolizzata Caterina (Alba Rohrwacher), che prova a recuperare il rapporto con il figlio preadolescente nel giorno del suo compleanno e a tenere distante la bottiglia.

Nella carrellata di personaggi in campo c’è anche il sacerdote cinquantenne Bill (Danny Huston), un ex tossicodipendente che lotta ogni giorno con la tentazione e al contempo organizza gruppi di supporto per persone come lui. Bill, insieme alla sorella Frances (Greta Scacchi) venuta appositamente dagli Stati Uniti, deve dare sepoltura alla madre scomparsa. La sorella vorrebbe spargere le ceneri nel cimitero acattolico di Roma, Bill vorrebbe darle una sepoltura propria, cristiana. I due fratelli devono lottare con un dialogo disperso, con rimossi e traumi latenti, proprio quelli che hanno spinto Bill a cadere nella dipendenza. Nell’insieme, la religione è chiaramente uno dei protagonisti del racconto della Elkann, tirata in ballo continuamente dalle citazioni bibliche della “credente patologica” Gianna, preda di crisi emotive e di psicofarmaci, dalla condotta del prete Bill come pure dai rimandi climatici come “segnali” dell’Apocalisse imminente.

Ginevra Elkann disegna pertanto un quadro tragico e grottesco, un orizzonte umano dove tutti cercano un appiglio contro la rovinosa caduta. Lo stile visivo vira sulle tonalità del giallo e dell’arancio, come a voler enfatizzare uno scenario climatico lunare, di soffocante aridità. Le intenzioni e le suggestioni sono di certo valide e interessanti, ma l’autrice non sempre riesce a mantenere il controllo della macchina narrativa, le traiettorie dei personaggi: alcuni sono più a fuoco, intensi, altri forzati e gratuiti. Bene, dunque, ma non benissimo. Complesso, problematico, per dibattiti.

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DOMENICA 17 SETTEMBRE 23 ORE 20,00  SALONE DEGLI SPECCHI DEL TEATRO GARIBALDI  Il  Comune di Santa Maria Capua Vetere e l’Associazione musicale “G.B.Pergolesi” presentano la VIII edizione della “Stagione concertistica” con il soprano  Francesca Adamo Sollima e con Flavia Salemme al pianoforte-  Saranno eseguite musiche di: R. Schumann, J. Brahms, C. Ives, G. Sollima 





DOMENICA 17 SETTEMBRE 23 ORE 20,00 

SALONE DEGLI SPECCHI

DEL TEATRO GARIBALDI 

Il  Comune di Santa Maria Capua Vetere e l’Associazione musicale “G.B.Pergolesi” presentano la VIII edizione della “Stagione concertistica” con il soprano  Francesca Adamo Sollima

e con Flavia Salemme al pianoforte

 

Saranno eseguite musiche di:

R. Schumann, J. Brahms, C. Ives, G. Sollima 

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Gravina in Puglia (BA) – Ciao Francesca Bruno

Circondata dalla Sua famiglia in preghiera è nata al Cielo Francesca Bruno in Felice Dinicolamaria.
Ne danno il triste annuncio il marito, i figli Daniele e Giuseppe ed i familiari tutti.
La salma giungerà nella Basilica Cattedrale alle ore 15.00 di oggi mercoledì 30 agosto 2023 e alle ore 16.00 inizierà il rito funebre.
La nostra vicinanza a quanti soffrono per la nascita al Cielo della carissima Francesca.

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(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Facci di Francesca Fagnani – La Stampa





Facci di Francesca Fagnani – La Stampa

Filippo Facci dopo essere finito al centro delle polemiche per l’articolo di commento alla vicenda che ha coinvolto il figlio del presidente del Senato La Russa, pubblicato su Libero lo scorso sabato, si dice sbalordito, attonito, allibito dal cretinismo bipolare e arrabbiatissimo (lui non ha detto proprio così) perché “usato come pretesto per attaccare il governo”. E come se non bastasse sta anche traslocando, ci dice, per ragioni economiche.

Quindi il problema non è quello che hai scritto tu, ma quello che ti hanno risposto gli altri?

«Il mio non è un dispiacere ruffiano, non è un pentimento all’italiana, rivendico l’articolo, che è migliore di tanti altri, anzi ottimo come hanno riconosciuto più a sinistra che a destra. Mi hanno scritto moltissimi colleghi importanti di sinistra. Ovviamente solo in forma privata. A destra sono guardato con sospetto e a sinistra comunque mi considerano inaffidabile perché appartengo all’altra parte, ma io non sono fascista in alcun modo, mai stato. Ogni volta soffro ad essere dipinto così».

Da chi hai ricevuto solidarietà a sinistra quindi?

«Lasciamo stare i nomi».

La bufera però è scoppiata su un passaggio in particolare, non sull’intero contenuto dell’articolo, quello in cui scrivi: “Risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”. Difendi il resto dell’articolo, ma di questa frase senti la necessità di scusarti?

«Non è nemmeno il mio stile, non so cosa c…o mi è preso. Ma comunque non chiederei scusa di nulla, non è stata capita la frase, è stata usata come pretesto. È come una barzelletta che non fa ridere. Se c’è bisogno di attaccarsi ad una frasetta per attribuirmi, come ha fatto Sandro Ruotolo, quattro reati come sessismo, razzismo, apologia del fascismo e vittimizzazione secondaria, interroghiamoci sul sistema non su uno svarione stilistico».

Sicuro che sia solo uno svarione e non il tuo stile?

«Quale stile? Ma quale stile? Vai in libreria, dove è in vendita un mio libro (La guerra dei trent’anni. 1992-2022) che farà letteralmente storia, altro che il mio stile, l’inciampo di una frasetta del c…o, inconsistente, in cui semplicemente si sostiene che una persona ha preso cocaina e un’altra ci è andata a letto».

Però se una persona non è cosciente perché ha assunto droghe nessuno ne può abusare, secondo legge e coscienza.

«Ma chi l’ha detto che non era cosciente, dalle analisi risulta che ha preso quattro sostanze ma non il Ghb, la droga dello stupro e nemmeno il Rivotril. Si era fatta due piste di cocaina, che è la droga di chi lavora, non di chi deve astrarsi dalla realtà e sballarsi, la usano gli atleti, i piloti. Ha preso droghe che danno sostegno e brio, che amplificano la volontà, non il contrario. Aveva anche assunto lo Xanax che si usa anche per placare l’ansia e il batticuore provocato dalla cocaina. Questo le si ritorcerà contro nel processo, è una questione ovvia. Ripeto, sono droghe che aumentano l’attenzione e lo stato di eccitazione, ti fanno fare quello che vuoi, tipo baciare Leonardo Apache prima di smettere di ricordarsi quello che è successo».

Non c’eravamo né io né te, ma la ragazza racconta di non ricordare nulla, come scrive nelle chat all’amica il giorno dopo.

«Ah vabbè, torniamo ad Adamo e Eva allora, parli come una che non ha mai provato la cocaina».

Tu invece ne hai fatto uso in passato come hai già raccontato…

«Conosco bene Milano e 15 anni fa ho assunto droghe per fare un’esperienza, così come ho scalato il Monte Bianco, ho fatto bungee jumping e tante altre cose. Ma che intervista stiamo facendo? L’ho presa per un po’, poi ho smesso, non sono mai stato dipendente e conosco gli effetti del rivotril perché l’ho preso come antidolorifico dopo un’operazione alla schiena».

In tutto ciò il tuo nuovo programma in Rai rischia di saltare adesso, si è fatto sentire qualcuno?

«Ho ricevuto una telefonata che non è servita a niente, volevano sapere che aria tirava».

E non avrebbero dovuto dirlo loro a te?

«Ma che ne so. In Rai adesso rispetto a questa storia si trovano in un doppio vicolo cieco: non possono cedere per una cretinata del genere, ma allo stesso momento le donne della Rai sono tutte contro di me».

Ti dispiacerebbe se saltasse?

«Quel lavoro mi farebbe comodo dal punto di vista alimentare, altrimenti ti assicuro che avrei fatto un passo indietro da solo, non voglio stare lì a difendere la mia rubrichina. Mantengo diverse persone. Molti pensano all’egemonia culturale, ma per me vale solo quella del rosso in banca, per questo sto traslocando. Vada come vada. Mi ritrovo cornuto e mazziato».

Perché hanno scelto te per un programma in Rai?

«L’ultima cosa che mi aspettavo è che mi chiamassero per offrirmi un lavoro, non conosco nessuno. Ha proprio ragione Michele Serra che mi ha detto che oggi chi va in Rai si trova in una posizione difficile, perché o viene percepito come uno che sale sul carro del vincitore o come politicamente schierato, senza altri meriti personali. E in tutto ciò sai qual è la cosa che mi ha più infastidito?».

Essere considerato un sessista

«Non lo sono mai stato, anzi sai che la parte sinistra, quella legata alla cultura, alla creatività in voi donne è più sviluppata».

Il fatto che abbiano tirato in ballo la tua vita privata con la denuncia per stalking della tua ex moglie?

«L’ho lasciata nel 2019, era una no-vax e per le sue idee ha fatto prendere il Covid ai miei figli, ho reagito a questo e solo via mail. Dov’è lo stalking, dove?».

Qual è la cosa che ti è dispiaciuta di più?

«Essere associato alla ministra Roccella, persona di cui ho scritto le peggiori cose, io che sono radicale, proprio perché non si fanno distinzioni nel bipolarismo del cretinismo».

Francesca Fagnani

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

MONZA E BRIANZA: IL QUESTORE RINGRAZIA E SALUTA IL COMMISSARIO CAPO STEFANIA FRANCESCA GONNELLA IN OCCASIONE DELLA CESSAZIONE DAL SERVIZIO – Questura di Monza e della Brianza

Nella giornata di ieri, venerdì 30 giugno, Il Questore della provincia di Monza e della Brianza Marco Odorisio, unitamente ai Funzionari ed al personale della Questura, ha ringraziato e salutato il Commissario Capo Stefania Francesca Gonnella, giunta al temine della sua lunga carriera nella “famiglia” della Polizia di Stato.

Originaria di Bari, la dr.ssa Gonnella è entrata nella Polizia di Stato nel 1987 venendo assegnata, come sua prima sede alla Questura di Como, ove ha prestato servizio, in qualità di addetta, dapprima  all’Ufficio Immigrazione e successivamente alla D.I.G.O.S.

Dopo questa prima esperienza presso la Questura lariana, è stata trasferita al Centro di Formazione linguistica della Polizia di Stato di Milano, ove ha ricoperto, tra l’altro, l’incarico di formatore.

Nel 2011, il trasferimento all’allora Commissariato di Pubblica Sicurezza di Monza ed assegnata presso l’Ufficio Anticrimine – Reati contro la persona – Minori e fasce deboli.

Dall’aprile 2019, con l’istituzione della Questura di Monza e della Brianza ha ricoperto l’incarico di Funzionario addetto della Divisione Polizia Anticrimine, occupandosi delle attività del Settore Minori e Vittime vulnerabili, divenendo così un punto di riferimento per tutti i colleghi che hanno potuto trovare in lei una guida da seguire e apprendere il più possibile dalla sua vasta esperienza.

Una carriera professionale di rilievo all’interno dell’Amministrazione, che le ha permesso di ottenere lusinghieri risultati in un settore particolarmente delicato quale quello delle violenze sulle donne e sulle fasce vulnerabili, capacità riconosciutele anche con pubblici attestati, trasmettendo esperienza, saperi e conoscenza ai colleghi più giovani.

Ringraziandola per il contributo offerto alla Polizia di Stato e per i servizi resi a favore dei cittadini e delle comunità, il Questore ha augurato al Commissario Capo Francesca Gonnella ogni soddisfazione ed ogni bene.

(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)