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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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estorsione

Casal di Principe. Estorsione aggravata da metodo mafioso. incendio e usura: arrestate 5 persone

Martedì 9 luglio i militari della Compagnia Carabinieri di Casal di Principe hanno dato esecuzione a un ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 persone (tre in carcere e due agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di “estorsione aggravata dal metodo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio e usura”.

Le indagini, condotte dai militari e coordinate dalla Procura, hanno permesso di fare luce su un episodio estorsivo commesso, da parte di soggetti storicamente legati al clan dei casalesi, ai danni di due soggetti nel periodo compreso tra febbraio 2024 e la data odierna.

Le vittime sarebbero state oggetto di richiesta di denaro ammontante a circa 100.000,00 euro, derivante da un pregresso debito di circa 45.000,00 euro, elargito, a tasso usuraio, da uno degli odierni indagati.

Il creditore, unitamente ad elementi appartenenti alla criminalità organizzata, avrebbe organizzato degli incontri per intimare alle vittime di restituire la somma dovuta.

Tali riunioni non avrebbero tuttavia sortito l’effetto sperato portando i soggetti destinatari della misura alla decisione di passare all’azione.

Nell’aprile alcuni degli indagati si sarebbero infatti recati nei pressi dell’abitazione di una delle due vittime e avrebbero dato fuoco a delle autovetture, successivamente risultate a loro non riconducibili.

L’evento avrebbe sortito l’effetto desiderato portando i creditori a versare, nelle mani dei sodali, l’importo di circa 5.000,00 euro come prima trance di pagamento del debito dovuto.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Per video della brillante operazione, cliccare su una delle foto oppure sul seguente link:

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(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Mondragone. Estorsione denunciata da Zannini: giudizio immediato per il boss La Torre alias ‘Puntinella’

Il Gip Salvatore ha fissato per il 13 settembre la prima udienza dinanzi alla Prima sezione del Tribunale Penale di Santa Maria C.V., accogliendo la richiesta del PM della DDA Patscot.

Zannini annuncia: mi costituirò parte civile, lo Stato c’è ed è forte, la magistratura e le forze dell’ordine hanno agito rapidamente per garantire giustizia.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, Ivana Salvatore, ha disposto il giudizio immediato a carico del killer pluripregiudicato Tiberio Francesco La Torre detto “Puntinella”, accusato di tentata estorsione a carico del consigliere regionale Giovanni Zannini e di estorsione ai danni dell’imprenditore Alfredo Campoli e del figlio Pasquale, tanto che, lo scorso 17 maggio, era stato tratto in arresto dai Carabinieri di Mondragone, comandati dal Colonnello Bandelli, e tuttora si trova ristretto nel carcere di Santa Maria C.Vetere.

Su richiesta del Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Roberto Patscot, che ha coordinato in questi mesi le indagini con l’aggiunto Del Prete, scattate proprio a seguito della denuncia sporta dal presidente della VII Commissione Ambiente, Energia e Protezione Civile del Consiglio regionale della Campania, il GIP Salvatore ha emesso il decreto che dispone il giudizio immediato nei confronti del boss La Torre per il prossimo 13 settembre dinanzi al collegio A della prima sezione penale del Tribunale sammaritano, con l’accusa di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo camorristico.

Secondo il PM della DDA di Napoli, La Torre, in concorso con una seconda persona in corso di identificazione, voleva estorcere 50 mila euro a Zannini sul presupposto di finte pretese risarcitorie, presentandosi a casa del consigliere regionale più volte senza che nessuno gli aprisse la porta.

La famiglia del politico rimaneva costretta e chiusa in casa mentre il consigliere regionale si recava presso i carabinieri ottenendone l’immediato e risolutivo intervento. Poi le denunce, quindi l’intervento della DDA e poi l’arresto.

Il secondo capo d’accusa riguarda l’estorsione ai danni dell’imprenditore Alfredo Campoli per una somma di circa 20 mila euro, dal quale Puntinella pretendeva che gli consegnasse il danaro presso una cappella del cimitero di Mondragone.

Mi costituirò parte civile al processo penale a carico di Tiberio Francesco La Torre perché, dopo la mia denuncia e quella dell’imprenditore Campoli, voglio che sia fatta giustizia fino in fondo. Ringrazio il PM Patscot della DDA di Napoli e i Carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente in pochissimi giorni da quando ho deciso di denunciare, così come la rapidità con cui il GIP del Tribunale di Santa Maria C.V., Ivana Salvatore, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto il giudizio immediato.

Lo Stato c’è ed è forte, lo ha dimostrato anche in questa occasione, basti pensare che in pochi mesi, tra maggio e settembre, La Torre è stato prima arrestato ed ora mandato a giudizio, e dopo l’estate sarà anche processato. Questa tempestività dimostra che dobbiamo denunciare sempre e mai indietreggiare di fronte a questi delinquenti, bisogna avere fiducia e fare corpo con Carabinieri e Magistrati nel contrastare questi fenomeni malavitosi che infestano, purtroppo, il nostro territorio”, annuncia Giovanni Zannini (De Luca Presidente).

Trentola Ducenta. estorsione, ricettazione, furto aggravato, evasione e trasgressione di obblghi: 5 arresti

All’esito di un’attività di indagine diretta dalla Procura di Napoli Nord, i Carabinieri della Stazione di Trentola Ducenta hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque soggetti – cittadini napoletani ed aversani tra i 36 e i 50 anni di età – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta di questa Procura della Repubblica.

Le indagini hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti delle persone sottoposte alle indagini in ordine alla commissione dei reati di estorsione, ricettazione, furto aggravato, evasione e trasgressione agli obblighi imposti dal giudice con la misura della sorveglianza speciale.

La complessa attività investigativa ha avuto origine a seguito della presentazione di una denuncia per furto di autovettura presso la Stazione Carabinieri di Trentola Ducenta da una delle vittime, la quale in seguito riferiva di essere stata contattata telefonicamente per riavere la propria autovettura in cambio della consegna della somma di €.800 (metodo del cd. “cavallo di ritorno”).

Le indagini si sono sviluppate attraverso l’escussione delle vittime, l’accurata analisi dai tabulati telefonici e le successive attività di intercettazione telefonica, unitamente all’uso di sistemi di geo localizzazione GPS e all’analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati.

Le stesse hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione di 10 furti di autovetture parcheggiate sulla pubblica via nel Comune di Aversa, nonché delle successive condotte illecite poste in essere dai predetti, che procedevano sistematicamente ad effettuare le telefonate estorsive alle vittime per il riottenimento del veicolo rubato.

Le indagini hanno inoltre consentito di monitorare alcune attività estorsive, compiute anche da soggetti evasi dalla misura restrittiva degli arresti domiciliari o già sottoposti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza in violazione delle prescrizioni dell’obbligo di dimora e del divieto di associarsi
abitualmente a pregiudicati.

La complessa e minuziosa attività d’indagine condotta dai militari dell’Arma sotto la direzione della Procura della Repubblica di Napoli Nord, a fronte della gravità dei reati commessi e della pericolosità dei soggetti coinvolti,; ha permesso di dare una risposta rapida e decisa ai cittadini dell’area dell’agro-aversano.

(PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Napoli nord, IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
Dott.ssa Maria Antonietta Troncone – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Durazzano (BN)-S. Felice a Cancello (CE). Estorsione ai danni di Francesco D. Angelo: imputato il ‘ras’ Gennaro Morgillo

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del ras Gennaro Morgillo, 36 anni di San Felice a Cancello, difeso di fiducia dall’avvocato Vittorio Fucci (nella foto), per estorsione ai danni di Francesco D’ Angelo, 56 anni di Durazzano, dinanzi al Gup dottoressa Alessandra Grammatica.

Per la cronaca ricordiamo che il D’Angelo è stato condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio di Mario Morgillo, papà di Gennaro Morgillo, e di Andrea Romano, congnato di Gennaro Morgillo.

Ora, quindi, sembrano chiarirsi le dinamiche di quella nota vicenda.

Il Morgillo è un noto ras operante tra la Valle di Suessola e la Valle Caudina, imputato in diversi procedimenti come capo-promotore di associazione criminali finalizzate al traffico di droga.

(News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

“Dammi i soldi altrimenti ti lascio” è estorsione

Se non mi dai i soldi ti lascio. È più o meno la frase che è costata ad un uomo la condanna per il reato di estorsione nei confronti della compagna, alla quale era rivolta la minaccia di rompere la relazione sentimentale. Per lui è scattata anche la condanna per stalking per lo stato di soggezione in cui teneva la fidanzata. Alla fine però ad incastrare l’imputato era stata proprio lei, portando ai carabinieri gli screenshot dei messaggi che lui le inviava, con le richieste di soldi che, se non soddisfatte avrebbero portato alla rottura del rapporto tra i due. È l’estorsione il ricatto affettivo per denaro: il reato ex articolo 629 CP scatta anche quando la minaccia è subdola. E pure prefigurare la rottura della relazione sentimentale può assumere una valenza minatoria quando costituisce espressione di ricatto per ottenere somme “in prestito” con vaghe promesse di restituzione; insomma: lei consegna i quattrini a lui non per libera scelta ma per sudditanza psicologica. Non conta poi che la coppia abbia accettato nel ménage una forte violenza verbale: bastano gli screen di WhatsApp a dimostrare lo stalking Chiave interpretativa. È quanto emerge dalla sentenza 12633/24 pubblicata il 27 marzo 2024 dalla seconda sezione penale della Cassazione. Diventa definitiva la condanna inflitta all’uomo per i reati di cui agli articoli 612 bis e 629 Cp. Le foto della schermata con le chat sono sufficienti a provare gli atti persecutori: non si applica la disciplina delle intercettazioni perché non si capta un flusso di comunicazioni ma lo si documenta in epoca successiva. Ad avviso del Collegio di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “Offese, disprezzo e minacce di morte mostrano il rapporto di prevaricazione, mentre manca ogni reciprocità: è escluso che la donna consegni all’uomo il denaro per libera scelta. E la coartazione integra l’estorsione consumata, che si configura non soltanto quando le richieste di denaro sono avanzate con toni aggressivi: anche la minaccia larvata o manifestata in maniera indiretta e non esplicita costituisce reato quando è in grado di incutere timore nella vittima e di coartarne la volontà; pesano le circostanze concrete, la personalità dell’agente e le condizioni soggettive e ambientali della vittima. L’uomo giustifica le richieste di soldi con difficoltà economiche che non ha e la donna accetta per salvaguardare la propria incolumità”. esclusa l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità: le somme corrisposte non sono certo irrisorie e conta il pregiudizio patito dalla persona offesa nella libertà fisica e morale. Soltanto in sede di esecuzione il condannato potrà far valere il fatto di essersi sottoposto al percorso di giustizia riparativa: la sentenza d’appello è deliberata il 3 maggio 2023 mentre sul punto le norme della riforma Cartabia sono entrate in vigore il successivo 30 giugno in base all’articolo 92, comma 2 bis, del decreto legislativo 10/10/2022, n. 150.

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(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Marcianise. Estorsione aggravata dal metodo mafioso: 38enne arrestata dai Carabinieri

L’ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – Ufficio esecuzioni penali, nei confronti una 38enne di Marcianise è stato eseguito nella tarda serata di ieri dai carabinieri della locale Stazione.

La destinataria del provvedimento è stata riconosciuta colpevole di estorsione continuata, aggravata e dal metodo mafioso, reato commesso in Marcianise nel 2016 nei confronti di imprenditori di quel territorio.

Le meticolose indagini, che all’epoca dei fatti interessarono anche altri soggetti appartenenti al sodalizio criminale dei “Belforte”, furono sviluppate dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta.

La donna, rintracciata presso la propria abitazione, è stata accompagnata presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dove dovrà espiare la pena della reclusione di anni 3, mesi 11 e giorni 2 di ed il pagamento di euro 1000,00 di multa.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Capua. Raid incendiario ai danni dei vicini e tentata estorsione: processo iniziato, prossimo ‘step’ a fine giugno

Venerdì l’udienza preliminare per le quattro persone di Capua arrestate alla fine di luglio scorso su richiesta del PM dott. ssa Gerardina Cozzolino e con ordinanza del GIP dott. Emilio Minio.

Tutti hanno anticipato in udienza di proseguire il giudizio a loro carico con il rito abbreviato dinanzi al Giudice dell’Udienza Preliminare dott. ssa Daniela Vecchiarelli.

I quattro imputati sono accusati del raid incendiario delle auto di alcuni vicino di casa e di tentata estorsione: C. S., 62 anni, noto culturista di Capua e titolare di un palestra ginnica, attualmente detenuto agli arresti domiciliari; sua moglie, A. F., 52 anni (difesi dall’avvocato Giuseppe Stellato); R. L., 26 anni e G. S., 39 anni, entrambi albanesi (difesi dagli avvocati Paolo Di Furia e Romolo Vignola).

Nel processo si costituiranno parte civili C.G., C.L., C.M., contro i due cittadini albanesi con l’avv. Gaetano Crisileo (nella foto).

Il processo è partito a seguito delle minacce gravi che sarebbero state rivolte al proprietario di un’abitazione ubicata in Capua da parte di S. e F., i quali avrebbero anche commissionato ai due albanesi di incendiare le autovetture delle persone offese.

Lo scopo, secondo l’accusa, era quello di acquistare l’abitazione dei vicini a un prezzo di gran lunga irrisorio.

S. e F. sono anche accusati di stalking rivolto alla famiglia delle persone offese (difesa dall’avvocato Gaetano Crisileo) con espressioni minacciose, atteggiamenti persecutori tali da cagionare loro un stato di paura e tale da ingenerare un fondato timore per l’incolumità loro e dei propri congiunti.

Una lunga indagine da parte dei carabinieri di Capua con captazioni telefoniche, pedinamenti e continuo monitoraggio sotto la direzione del Pubblico Ministero dott.ssa Cozzolino ha consentito di inchiodare C. S. ed i suoi presunti complici, finiti anche in carcere.

La prossima udienza è fissata per il 28 giugno, quando molto probabilmente si discuterà il giudizio abbreviato e si perfezioneranno le costituzioni di parte civili.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Mondragone. Tentata estorsione, rapina e lesioni personali aggravate: arrestate due persone

I Carabinieri della Stazione di Mondragone martedì 20 febbraio 2024 hanno dato esecuzione ad una ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due persone per i delitti di tentata estorsione, rapina e lesioni personali aggravate.

Le indagini sono scaturite dalla denuncia presentata da un cittadino straniero il quale, premesso di essere stato tossicodipendente e di avere interrotto l’assunzione di droghe per problemi di salute, ha riferito di essere stato oggetto di condotte vessatorie da parte degli indagati, concretizzatesi in minacce, aggressioni fisiche e il furto di due biciclette, per costringerlo ad acquistare da loro sostanze stupefacenti.

I destinatari dei provvedimenti cautelari sono da ritenersi innocenti fino alla sentenza definitiva e le misure cautelari sono state adottate senza il contraddittorio con le parti e le difese, e il contraddittorio avverrà innanzi al Giudice terzo che potrà valutare anche l’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati.

(Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Pietramelara. Rapina tentata estorsione e maltrattamenti familiari: arrestata a Bergamo una 31enne

I Carabinieri della Stazione di Pietramelara (CE) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale della custodia in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di una 31enne ritenuta responsabile dei delitti di rapina, tentata estorsione e reiterati maltrattamenti in famiglia.

Il provvedimento restrittivo costituisce l’epilogo di un’articolata indagine coordinata da questa Procura e condotta dai militari del Comando Stazione Carabinieri di Pietramelara (CE).

In un’occasione la donna, dopo essersi introdotta, senza consenso, nell’abitazione dei genitori dell’ex compagno, spintonava la madre di quest’ultimo, sottraendole il proprio telefono cellulare.

Nel mese di maggio, invece, ha più volte tentato di estorcere ad un vicino di casa la somma di 300,00 euro contante.

Vari sono stati gli episodi di violenze fisiche e verbali commessi nei confronti dell’ex compagno e dei suoi genitori anche alla presenza dei loro figli minori.

L’arrestata, rintracciata dai Carabinieri a Bergamo, ove da qualche mese si era trasferita, trovando ospitalità da alcuni suoi parenti, è stata tradotta presso la Casa Circondariale di quella città.

Si precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari, la destinataria del provvedimento cautelare è da ritenersi innocente fino alla sentenza definitiva e, in ogni caso, la misura cautelare è stata adottata senza il contradditorio con la parte e con la difesa, e che il contraddittorio avverrà innanzi al Giudice terzo che potrà valutare anche l’assenza di ogni forma di responsabilità in capo all’indagata.

Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Santa Maria C. V., Il Procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Teverola. Estorsione aggravata con metodo mafioso: condannati due ‘boss’ del clan ‘Picca-DI Martino’

Nei loro confronti venne eseguito il 7 aprile 2023, da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, un decreto di fermo disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sulla base delle risultanze investigative raccolte in ordine ai reati di estorsione e tentata estorsione, aggravati dal metodo mafioso, in danno di un Farmacista, titolare di tre Farmacie ed un imprenditore.

Nello specifico i fermati, attraverso ripetute minacce a partire dall’anno 2000, avrebbero preteso dal titolare delle farmacie svariate somme di denaro, di cui l’ultima, risalente al mese di giugno del 2021, pari a un rateo di 2000,00 euro. Nei confronti dell’imprenditore, invece, uno degli arrestati con l’approssimarsi delle festività pasquali del 2023, avrebbe preteso somme di denaro non ricevute solo grazie al tempestivo intervento dei Carabinieri.

Il Tribunale di Napoli, lo scorso 11 gennaio, a seguito delle ulteriori indagini svolte dai militari dell’Arma ha riconosciuto i due, P. A. cl. 1956 e D. M. N. cl. 1970, tuttora detenuti ed esponenti di spicco del clan Picca – Di Martino, attivo sul territorio del comune di Teverola, responsabili dei reati loro contestati condannandoli, rispettivamente, a 5 anni e 6 mesi e 5 anni e 4 mesi di reclusione.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

CASAPULLA (CE). HA AGGREDITO ENTRAMBI I GENITORI E INSEGUITO, FINO ALLA CASERMA DEI CARABINIERI, L’ANZIANO PADRE CHE LO STAVA ANDANDO A DENUNCIARE. 45ENNE ARRESTATO DAI CARABINIERI PER MALTRATTAMENTI CONTRO FAMILIARI ED ESTORSIONE.






CASAPULLA (CE). HA AGGREDITO ENTRAMBI I GENITORI E INSEGUITO, FINO ALLA CASERMA DEI CARABINIERI, L’ANZIANO PADRE CHE LO STAVA ANDANDO A DENUNCIARE. 45ENNE ARRESTATO DAI CARABINIERI PER MALTRATTAMENTI CONTRO FAMILIARI ED ESTORSIONE.

In Casapulla (CE), i carabinieri della Stazione di San Prisco hanno tratto in arresto, in flagranza del reato di maltrattamenti contro familiari ed estorsione, un 45enne del posto che, nel pomeriggio di ieri, al fine di farsi consegnare denaro contante dai propri genitori conviventi, li aveva aggrediti e minacciati di morte.

L’aggressione, l’ennesima, sarebbe scaturita a seguito del rifiuto dei genitori di consegnare al figlio ulteriori 20 euro rispetto a quanto già elargitogli nella stessa giornata. Nella circostanza il 45enne avrebbe prima verbalmente minacciato di morte i genitori e poi sradicato un cancelletto in ferro, ivi esistente, lanciandolo all’indirizzo del padre colpendo, per fortuna, solo il muro dell’abitazione.

Secondo ricostruito dai carabinieri gli anziani genitori, nel corso del tempo (10 anni circa), sono stati più volte costretti, dietro minacce, a consegnare denaro (fino a 100 euro al giorno) al figlio, che in più di una circostanza, ha anche usato violenza nei loro confronti.

L’arrestato è stato associato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Capua. Incendio doloso e tentata estorsione: si avvvicina il giudizio per le quattro persone arrestate

Concluse le indagini per le quattro persone di Capua arrestate nel mese di luglio scorso su richiesta del PM dottoressa Gerardina Cozzolino e dietro ordinanza del Giudice dottor Emilio Minio con l’accusa di aver fatto parte di un gruppo dedito all’incendio raid incendiario delle auto dei rivali.

Sono accusati a vario titolo di incendio doloso e tentata estorsione C. S., 62 anni, titolare di un palestra; sua moglie, A. F., 52 anni (difesi dall’avv. Giuseppe Stellato ), R. L., 26 anni, e G. S., 39 anni, entrambi albanesi (difesi dall’avv. Paolo Di Furia).

All’origine dell’inchiesta ci sono le minacce al proprietario di un’abitazione da parte dei coniugi Sinapi che si sarebbe poi rivolta ai due albanesi per il raid incendiario. Sono molte le auto incendiate.

Lo scopo era, secondo l’addebito, quello di ottenere l’abitazione dei vicini a un prezzo irrisorio rispetto a quello reale.

S. e F. sono anche accusati di concorso continuato in stalking perché secondo l’accusa, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, con reiterate condotte gravemente intimidatrici e con minacce di gravi ed ulteriori ritorsioni reiteratamente rivolte alla famiglia della persona offesa (difesa dagli avvocati Gaetano e Raffaele Crisileo – quest’ultimo nella foto) con espressioni minacciose (“visto che tuo padre non è disposto a vendere la casa, io provvederò a prendere altre strade per terze persone“; vi conviene andare via di qua! vi conviene andar via, “a te ci penso io!“) minacciavano e molestavano i vicini e i loro familiari in modo tale da cagionare loro un grave stato di paura e da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria e dei prossimi congiunti.

Prossima la fissazione dell’udienza preliminare.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

40 euro per riavere indietro il proprio cellulare rubato fuori da Santa Maria Novella. La Polizia di Stato si presenta all’appuntamento insieme alla vittima: arrestato 48enne romeno con l’accusa di tentata estorsione – Questura di Firenze

Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha arrestato nei pressi della Stazione Santa Maria Novella un cittadino romeno di 48 anni con l’accusa di tentata estorsione.

L’episodio, che ha portato il 48enne in manette, sarebbe cominciato nella tarda serata di sabato con la sparizione del telefonino che il legittimo proprietario, un giovane cittadino straniero, avrebbe poggiato sulle scalinate di via Alamanni, mentre stava mangiando un panino fuori dalla stazione.

Appena quest’ultimo si sarebbe accorto che il suo smartphone mancava all’appello sarebbe andato a cercarlo ovunque, fino a quando non ha incrociato un suo connazionale.

A questo punto ha raccontato di aver fatto squillare il suo apparecchio utilizzando il telefono dell’amico. Con sua grande sorpresa, dall’altra parte della cornetta, ha risposto uno sconosciuto che gli avrebbe chiesto, senza troppi indugi, 40 euro se avesse voluto riavere indietro il maltolto.

La vittima, di quello che sembrava essere a tutti gli effetti un tentativo di estorsione, senza altrettanta esitazione si è rivolto alla Polizia di Stato, raccontando tutto l’accaduto ad una pattuglia della Polizia Ferroviaria in stazione.

Gli agenti si sono subito organizzati, appostandosi intorno al luogo dove il malintenzionato aveva già organizzato lo scambio.   

Dopo qualche minuto si sarebbe presentato in sella ad una bicicletta proprio il cittadino romeno che, minacciosamente, avrebbe intimato al padrone del cellulare rubato di consegnargli il denaro.

I poliziotti sono subito entrati in azione circondandolo. Lo smartphone è stato poi riconsegnato dallo stesso arrestato e poco dopo la parte lesa dall’intera vicenda ne è potuta rientrare in possesso.

Nei confronti dell’indagato, al momento denunciato anche per il reato di ricettazione, il Tribunale di Firenze ne ha convalidato la misura precautelare e disposto, in attesa del processo, quella cautelare dell’obbligo quotidiano di presentazione ad un ufficio di polizia.

(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

San Felice a Cancello. Droga, estorisione ed armi: indagate 14 persone, anche del posto

Sono partite le accuse di armi, droga ed estorsioni delle persone vicine al Clan Pagnozzi.

Nell’aula verrà ascoltato anche il boss Luigi Bisesto.

L’ordinanza di custodia eseguita dai carabinieri di Benevento,  nei giorni scorsi, ha confermato la presenza anche di cittadini casertani (San Felice a Cancello) coinvolti tra le 14 persone indagate.

É stato previsto nel carcere di Benevento l’interrogatorio di garanzia del boss Luigi Bisesto, accusato di associazione a delinquere di stampo camorristico, con il ruolo di capo-promotore del clan e varie estorsioni aggravate dal metodo mafioso, omicidio, inoltre é accusato di essere il gestore della cassa del clan.

Verrà difeso dall’avvocato Vittorio Fucci e dall’avvocato Ettore Marcarelli.

Bisesto é ormai indicato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli da più di 20 anni, le sue ramificazioni camorristiche si estendono dalla Valle Caudina alla Valle Telesina fino al casertano e napoletano.

A confermare di essere il capo indiscusso del discusso clan sono le intercettazioni ricevute da parte di una vittima di estorsioni e anche da molti imputati e pentiti.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Maddaloni-S.Cipriano d’Aversa. Tentata estorsione aggravata ai danni di un vivaista: due arresti

Su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli si comunica quanto segue: I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Maddaloni, congiuntamente a personale della locale Stazione, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare coercitiva in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale, nei confronti di un 46enne di San Cipriano di Aversa e di un 49enne di Maddaloni, ritenuti gravemente indiziati dei reati di tentata estorsione aggravata e continuata, in concorso, nei confronti della titolare di un vivaio di Maddaloni.

Le indagini, partite a seguito della denuncia sporta dalla vittima il 23 maggio 2023, presso gli uffici della Stazione Carabinieri di Maddaloni, hanno permesso di accertare che gli indagati, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi e con minacce di morte e atteggiamenti allusivi all’appartenenza e/o vicinanza ad associazione criminale di stampo camorristico del casertano (clan dei casalesi), avrebbero ripetutamente chiesto alla vittima di consegnare la somma complessiva di 40.000a euro in tranche da 25.000 euro, 12.000 euro e 3.000 euro, da elargire in tempi diversi, quale corrispettivo di presunti, pregressi debiti, contratti dal figlio della vittima.

Il 46enne è stato condotto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) mentre il 49enne presso la propria abitazione, agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

CASERTA:EMILIO MARTINELLI VIENE ACCUSATO DAL FIGLIO DI FRANCESCO SCHIAVONE:”É LUI CHE HA PRESO SOLDI E FATTO ESTORSIONE”

É stato arrestato venerdì dalla Squadra Mobile di Caserta Emilio Martinelli, figlio del boss dei Casalesi Enrico .

É venuto fuori che aveva rapporti con gli Schiavone in particolare con il figlio di “Sandokan”.

Ha fatto emergere i fatti Walter Schiavone , figlio del capoclan dei Casalesi, in una lettera inviata dopo il suo arresto ha sostenuto:<<Martinelli era noto come il Barone , e si avvaleva di molti illeciti tipo spaccio , droga ed estorsioni>>.

Per la Dda queste frequentazioni risalgono al 2016-2017 , dove all’epoca Martinelli aveva poco più di vent’anni.

Uno dei collaboratori di giustizia Eduardo di Martino, ha riferito che molti incontri sono avvenuti in un bar , con Carmine Schiavone.

Pare che in uno degli ultimi incontri Martinelli si fosse lamentato dello “stipendio” al padre detenuto.

Altro collaboratore invece , Raffaele Maiello , ha riferito quello che é stato il disaccordo tra Martinelli e Carmine Schiavone perché lo stesso Martinelli aveva realizzato un estorsione senza permesso.

Per la Dda , quindi , Martinelli inizia la sua carriera all’interno della posizione camorristica.

Poi acquista posizione di prestigio, guadagno si le antipatie delle famiglie Schiavone e Bidognetti.

 

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