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Federitaly Campania interviene sull’emergenza energetica per le imprese del casertano






Federitaly Campania interviene sull’emergenza energetica per le imprese del casertano

Vicinanza alle micro e piccole imprese del territorio e propone un bonus fotovoltaico immediato a burocrazia zero

Le micro e piccole imprese della provincia di Caserta stanno vivendo settimane di disagio e preoccupazione crescente per la propria attività economica a causa delle continue interruzioni dell’energia elettrica. Un caos totale che sta colpendo l’agro aversano e tutta la provincia di Caserta. Nelle ultime settimane importanti guasti vengono segnalati a Trentola Ducenta, Lusciano, Villa di Briano, San Marcellino ma anche ad Aversa. Ulteriori problematiche vengono registrate anche a Maddaloni, Santa Maria a Vico, San Cipriano d’Aversa, Casal di Principe, Capodrise, Portico di Caserta e Macerata Campania. Nelle ultime ore sono stati riportati ulteriori disagi anche per le attività di Caserta, San Nicola, Santa Maria Capua Vetere, Capua, San Felice a Cancello e anche sul litorale domizio tra Castel Volturno e Mondragone. Una problematica che rende difficile la vita alle famiglie e alle micro e piccole imprese del territorio. Federitaly, la federazione nata con l’obiettivo di promuovere e tutelare l’iniziativa imprenditoriale italiana e il Made in Italy, ha richiamato l’attenzione delle istituzioni e delle imprese alla proposta per promuovere soluzioni e accompagnare le attività economiche e commerciali del territorio verso una via di uscita.

Annapaola Larenza, Presidente Regionale di Federitaly Campania, ha dichiarato: “Siamo impegnati in queste ore per comprendere a fondo cosa stia accadendo in Campania e nella provincia di Caserta e agire di conseguenza affinché questi problemi non si verifichino più. Siamo accanto alle piccole imprese e ai professionisti del territorio che stanno vivendo un grande disagio per le proprie attività. Vogliamo proporre iniziative per fare in modo che le imprese possano cogliere, conoscere e implementare le opportunità provenienti dalla diversificazione energetica e dalle nuove modalità sostenibili legate alle infrastrutture energetiche e ai bandi regionali, nazionali ed europei per riscrivere l’accesso energetico al territorio”. “La nostra idea – continua la presidente di Federitaly Campania – è quella di proporre alle istituzioni l’emanazione di bonus energetici, dedicati alle micro e piccole imprese, per l’installazione di impianti fotovoltaici e puntare all’autoproduzione per le proprie attività”. La preoccupazione per questa situazione coinvolge anche la dirigenza nazionale di Federitaly che ha fatto giungere alla presidente di Federitaly Campania vicinanza e massimo sostegno. Da Federitaly ribadiscono che dalla provincia di Caserta e dalla Regione Campania si deve proporre un modello di diversificazione energeticacon bonus specifici immediati che, senza burocrazia o farraginosi meccanismi di presentazione delle domande, riescano a dare sollievo alle micro e piccole imprese che non hanno le risorse necessarie per affrontare un’adeguata transizione energetica.

FONTE: Domenico Letizia.

Direttore, giornalista e communication manager.

mobile: +39 338 416 28 41

mail: do.letizia@gmail.com

 

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Via libera al contratto-tipo di prestazione energetica per gli edifici pubblici

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ANAC ed ENEA hanno approvato il contratto-tipo di prestazione energetica, una guida per la Pubblica amministrazione impegnata a realizzare interventi di efficientamento energetico dei propri edifici.
In coerenza con il nuovo codice degli appalti e le indicazioni di Eurostat sulla contabilizzazione degli investimenti in EPC (E.P.C. – Energy Performance Contracts), il contratto-tipo di prestazione energetica costituirà un utile supporto per le amministrazioni pubbliche nella predisposizione di contratti di efficientamento energetico secondo lo schema del partenariato pubblico privato.
Per la redazione del contratto-tipo ci si è avvalsi del contributo determinante di un tavolo interistituzionale, coordinato dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, a cui hanno preso parte, oltre ad ANAC ed ENEA, anche il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DIPE), Istat, Corte dei conti, Agenzia per la coesione territoriale, Fondazione IFEL e Università Bocconi.
Il contratto-tipo di prestazione energetica e gli allegati tecnici sono consultabili sui siti del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, di ANAC ed ENEA.

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NAPOLI, NASCE LA COMUNITA’ ENERGETICA RINNOVABILE

È stata costituita la CER (Comunità Energetica Rinnovabile) presso la “Casa del Fanciullo” gestita dalla Parrocchia Maria Santissima di Caravaggio di Napoli, quartiere Barra.

KappaelleNet

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Comunità energetiche rinnovabili. Card. Zuppi: strumento “per combattere la povertà energetica e costruire un futuro sostenibile per tutti”

Uno “strumento di formazione e informazione” concepito per “essere un aiuto ed un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi in Italia nell’approcciarsi al tema delle Comunità energetiche rinnovabili (o Cer)”. Si presenta così il Vademecum “Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico-giuridici per gli enti religiosi” curato dal Tavolo tecnico della Cei i cui contenuti sono stati illustrati oggi a Roma durante una conferenza stampa con il cardinale presidente Matteo Maria Zuppi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e Paolo Arrigoni, presidente del Gestore dei servizi energetici (Gse).

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

I contenuti. Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici (relativi a Codice di diritto canonico e a vincoli architettonici e paesaggistici) per costituirle. Il Vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Per una transizione energetica che non lascia indietro nessuno. Le Comunità energetiche rinnovabili – si legge nell’introduzione al Documento –, “ancora agli inizi in Italia,

possono rappresentare un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale,

che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. E in questo cammino anche la Chiesa italiana si sente coinvolta anche perché – sottolinea il card. Zuppi nella prefazione al Vademecum –

“come cristiani e uomini, siamo tutti chiamati ad amministrare in maniera responsabile i beni del Creato” non trascurando le “implicazioni di carattere sociale, in quanto il costo elevato dell’energia grava soprattutto sulle persone più fragili della società. Tali costi gravano anche sulle Chiese locali e sulle parrocchie”.

Questi concetti sono stati ribaditi dal porporato durante la conferenza stampa. Le Cer sono uno strumento che “aiuterà a combattere la povertà energetica e costruire un futuro sostenibile per tutti”, ha affermato ricordando che “la Chiesa tendenzialmente include chi non lo è”. E riferendosi alla “povertà energetica”, ha spiegato che si vuole “includere tutti, particolarmente coloro che vivono in condizione di insufficienza”. “I benefici delle Cer – ha rimarcato Arrigoni – sono ambientali, economici e anche sociali”. “Su questo – ha osservato rivolgendosi agli interlocutori della Cei – i vostri sforzi si sono concentrati. Perché le Cer rappresentano un mezzo che è in grado di operare per contrastare la povertà energetica, coinvolgere sempre di più persone con fragilità sociale, educare all’uso responsabile delle risorse e dell’energia”.

Nel Vademecum il card. Zuppi rileva che

“il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”.

“Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il presidente della Cei – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi; tanto più sapranno essere strumento per una corretta gestione dei beni e delle risorse affidate alle Chiese per le generazioni future di fedeli, solo così avremo messo in atto quanto ci ricorda Papa Francesco nella Laudate Deum: ‘La fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato’ (LD 61)”.

Delle Cer come “un prodotto importante sotto l’aspetto ambientale – perché sviluppa il percorso delle energie rinnovabili con la sfida mondiale della decarbonizzazione – e sotto l’aspetto culturale – perché significa una start-up giuridica con centinaia di migliaia di soggetti, persone o famiglie”, ha parlato il ministro Pichetto, esprimendo gratitudine alla Cei perché è proprio “in questa sede che abbiamo elaborato la questione della mutualità al fine di non avere la riduzione della quota di beneficio. E la cosa è servita in sede di trattativa europea quando ci hanno posto la questione dei prezzi”.

Sostegno tecnico e normativo. Il Vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”. Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo:

viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”.

Discernimento. Nel testo viene chiarito che “il percorso di valutazione ed eventuale costituzione di una Cer

non può e non deve essere l’iniziativa di un singolo individuo o singolo ente/ufficio ma deve essere l’espressione di comunità,

attraverso il massimo coinvolgimento delle varie realtà parrocchiali o diocesane, in particolar modo di coloro cui è affidata la promozione delle attività caritative, delle iniziative di Pastorale sociale e l’amministrazione dei beni”. Per questo, tra le raccomandazioni, tornano più volte le parole formazione, riflessione, analisi.

Riconoscendo che relativamente alla transizione ecologica “indubbiamente Papa Francesco ha creato un alfabeto e una preoccupazione comune che unisce tutti in quella che è la Casa comune”, verso la quale “dobbiamo provare a fare una manutenzione più intelligente perché altrimenti la roviniamo definitivamente”, il card. Zuppi ha espresso la convinzione che “le varie realtà sapranno fare buon uso” del Vademecum, andando “nella giusta direzione”. Per Pichetto, le Comunità energetiche rinnovabile “non vogliono essere un semplice esperimento ma un’esperienza di produzione e autoconsumo” per “raggiungere, anche con l’impegno della Cei, tutta una serie di borghi nei quali il servizio pubblico civile è sempre stato un tutt’uno con la parte religiosa”. Ricordando che ieri è stato presentato ufficialmente un analogo Vademecum con l’Anci, Arrigoni ha sottolineato che “i sindaci saranno anch’essi protagonisti nel diffondere queste nuove configurazioni; ritengo che tra parroci e sindaci possa consolidarsi un’alleanza” anche “perché rappresentano elementi di garanzia che sapranno superare elementi di pregiudizio che ci sono nelle persone e nelle famiglie facendo capire che questi sono strumenti molto utili al territorio, alla comunità e ai singoli soggetti”.

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‘Energia in periferia’: sconfiggere la povertà energetica è vantaggioso per l’ambiente

Presentati i risultati iniziali del progetto “Energia in periferia”, promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli con la Fondazione Banco dell’Energia. Il progetto offre sostegno per il pagamento delle bollette alle famiglie più vulnerabili, promuove l’educazione al risparmio energetico e prevede la sostituzione degli elettrodomestici meno efficienti.

Aprire il rubinetto e far scorrere l’acqua calda, cucinare, raffrescare o riscaldare un ambiente per renderlo più confortevole. Sembrano cose facili, ma non per tutti sono così scontate. In Italia una sfida silenziosa affligge 2,5 milioni di famiglie: la povertà e con essa quella energetica. È per questo che la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, da sempre attenta alle persone in difficoltà economica o sociale, promuove in partnership con la Fondazione Banco dell’energia, il progetto “Energia in periferia”.

L’iniziativa, in linea con lo stile vincenziano, non si limita al semplice aiuto economico per pagare le bollette, poiché questo ritarderebbe solo temporaneamente il problema senza fornire una soluzione duratura. Al contrario, coinvolge attivamente le famiglie, inserendole in un programma di formazione per promuovere stili di vita e abitudini di consumo più consapevoli. Le persone prese in carico vengono seguite continuativamente: volontari della Società di San Vincenzo De Paoli accompagnati da un TED, un consulente qualificato specializzato nell’analisi dei consumi domestici, formato grazie alla piattaforma di Rete Assist, partner del Banco dell’energia, si recano a casa loro periodicamente. Insieme si esaminano le bollette; il TED aiuta a identificare la fascia oraria migliore per accendere gli elettrodomestici e offre preziosi consigli su come risparmiare energia. Ma non finisce qui perché, accanto a queste iniziative, è stata aggiunta una campagna di efficientamento energetico che prevede una ricognizione degli elettrodomestici nelle case e la sostituzione di quelli che, per le loro caratteristiche obsolete, assorbono più energia con altri nuovi ed in una fascia di consumo migliore.

L’intervento così declinato nelle tre fasi: aiuto economico, formazione e sostituzione degli apparecchi più energivori, è un’azione che ha un impatto significativo e forte non soltanto per il futuro delle famiglie che vengono accompagnate a fuoriuscire dalla condizione di povertà, ma anche per tutti noi. Non dobbiamo sottovalutare infatti la ricaduta sull’ambiente della riduzione dei consumi conseguente ad un consumo più consapevole delle risorse coniugato con una maggior efficienza degli elettrodomestici.

“Il 25 settembre 2015 – dichiara Marco Guercio, Vicepresidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV – i 193 Paesi membri dell’ONU hanno adottato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile”. Diversi di questi 17 macro obiettivi sono impattati dall’opera di volontariato della Società di San Vincenzo De Paoli che da sempre è impegnata nella difesa dei più deboli e nel sostegno economico delle famiglie più vulnerabili. Nell’autunno 2022 la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV ha firmato il Manifesto della Fondazione Banco dell’energia ed ha posto le prime basi del progetto Energia in periferia: “Abbiamo scelto di iniziare dalle periferie – prosegue Marco Guercio – perché è lì che troviamo difficoltà economiche, mancanza di servizi e povertà educativa. Questi elementi si influenzano reciprocamente e colpiscono aree con una struttura sociale debole”.

La Società di San Vincenzo De Paoli ha pubblicato i dati delle prime fasi operative del progetto iniziato nell’autunno del 2023: sono circa 300 le famiglie che hanno beneficiato del progetto su un totale di 1000 tra quelle seguite dalle Conferenze di San Vincenzo che sono state attivate nelle periferie di Milano, Napoli, Palermo, Torino, Livorno e Grosseto. A queste si aggiungeranno le Conferenze di Como e Acireale e, nei prossimi mesi, quelle di Monza e Brianza. Attualmente i volontari e soci vincenziani coinvolti sono 99, 11 dei quali sono sati formati come TED, tutti insieme hanno dedicato a “Energia in periferia” circa 2000 ore a titolo completamente gratuito. L’importo complessivo del progetto messo a disposizione dalla Fondazione Banco energia è di € 455.000.

“L’energia è fondamentale per la vita quotidiana e lo è ancora di più in contesti sociali o geografici vulnerabili – ha concluso il Vicepresidente Marco Guercio – Questo progetto incarna il carisma della Società di San Vincenzo De Paoli perché l’aiuto economico è accompagnato da un percorso di crescita personale delle famiglie che aiutiamo finalizzato ad una loro graduale partecipazione, grazie all’uso più consapevole dell’energia e alla sostituzione degli elettrodomestici meno rispettosi dell’ambiente”.

(Alessandro Ginotta, Responsabile Ufficio Stampa Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

S. Potito Sannitico. Nasce la prima comunità energetica rinnovabile di ‘Terra di Lavoro’

Un passo storico verso la democrazia energetica in provincia di Caserta: è nata la prima Comunità Energetica Rinnovabile (CER) a San Potito Sannitico.

Nei giorni scorsi, presso la sede comunale in Piazza della Vittoria, alla presenza del sindaco Francesco Imperadore, è stata costituita dinanzi al notaio la prima comunità energetica della Provincia di Caserta.

Un modello di sviluppo locale basato sulla condivisione dell’energia da fonti rinnovabili, nato dalla sinergia tra il Comune, la start up innovativa Koala e ben 100 e passa tra cittadini e imprese del territorio.

La CER di San Potito Sannitico si distingue per il suo carattere inclusivo e partecipativo. Un esempio concreto di come la collaborazione tra enti locali, imprese e cittadini possa dare vita a progetti sostenibili che creino valore per il territorio e per le persone. Un modello di democrazia energetica che mette al centro i cittadini, protagonisti attivi della produzione e del consumo di energia pulita. Già oltre 100 le adesioni tra cittadini e imprese, un dato che testimonia l’interesse e la consapevolezza della cittadinanza verso la transizione energetica e la volontà di essere protagonisti attivi di questo cambiamento.

La Comunità energetica rinnovabile di San Potito Sannitico potrà beneficiare di un contributo a fondo perduto del 40% da parte del GSE per la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili.

“Siamo molto soddisfatti, come amministrazione comunale, di aver istituito, primi tra i comuni di Terra di Lavoro, la Comunità Energetica Rinnovabile che è un esempio di partecipazione attiva e consapevole, oltre che un modello per l’autosufficienza energetica e lo sviluppo sostenibile. La CER di San Potito Sannitico, grazie anche alla massiccia adesione di cittadini e imprese locali, mira a raggiunge obiettivi di democratizzazione e decentralizzazione energetica, attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili e favorendo l’autoconsumo diffuso della stessa per aumentare l’indipendenza locale.

Ció consentirá una riduzione dei costi energetici, con un risparmio stimato superiore al 20%. Vantaggio importante sará anche la sviluppo economico e sociale del territorio comunale con la creazione di nuove opportunitá di lavoro e l’investimento in progetti di valorizzazione territoriale”, dichiara il sindaco, Francesco Imperadore.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Pavia. Energia, iWeek: il nucleare è soluzione efficace per futuro green e sicurezza energetica

Secondo SWG il 51% degli italiani voterebbe a favore di un nuovo referendum sul nucleare; il confronto tra aziende, istituzioni e mondo della ricerca al centro della edizione tecnico scientifica dell’Intelligence Week “Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico” (Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia).

Il ricorso all’energia nucleare è la soluzione più efficace per assicurare il conseguimento degli ambiziosi obiettivi della decarbonizzazione totale previsti dal Green Deal europeo entro il 2050 e garantire la sicurezza energetica nazionale in un contesto geopolitico in cui l’approvvigionamento delle fonti fossili è sempre più a rischio.

Questo in sintesi il messaggio proveniente dall’edizione tecnico scientifica della Intelligence Week “Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico”, promossa da iWeek, joint venture di V&A – Vento & Associati e Dune Tech Companies, al Polo didattico del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia, che ha visto ieri la partecipazione del Vice Presidente del Consiglio e Ministro per le infrastrutture e trasporti Matteo Salvini, che ha ribadito il pieno impegno del governo alla reintroduzione del nucleare in Italia.

I lavori, articolati in tre panel nella mattinata e due nel pomeriggio con la partecipazione di alcuni fra i protagonisti italiani del panorama scientifico, aziendale ed economico del settore, sono stati aperti dall’intervento in video collegamento del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha affermato quanto “il nuovo nucleare rappresenti una risorsa per il contrasto ai cambiamenti climatici” e per l’Italia “vada definito come un ritorno al futuro, una scelta ecologica e una strategia efficace per supportare l’impegno italiano contro il riscaldamento globale.

Il governo – ha ribadito Pichetto – lo sta studiando e valutando per quelli che sono gli usi futuri. Intendiamo il nucleare come una energia di sostegno alle rinnovabili per dare continuità energetica“, ha spiegato il ministro.

L’uso dei piccoli reattori di nuova generazione, ha aggiunto, potrebbe “contribuire in maniera significativa alla sicurezza e all’indipendenza energetica del nostro Paese: il nucleare di nuova generazione potrebbe consentire di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, senza enormi sacrifici sociali e ambientali“.

Per far ripartire la produzione, ha ricordato Pichetto, “sarà necessario ridefinire il quadro giuridico che indichi una cornice di misure di controllo e autorizzative. Un percorso giuridico che, accanto a quello tecnico e scientifico, è oggetto della piattaforma sul nucleare sostenibile” del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Nel corso del suo intervento Pichetto ha ricordato che “in Europa oggi si produce il 20% dell’energia dal nucleare, con oltre 100 reattori attivi e alcuni in costruzione. In alcuni Paesi il nucleare supera il 50% del fabbisogno nazionale. Le politiche dell’Unione europea sono state tutte improntate alla sostituzione, ideologica, degli idrocarburi con l’elettrico. Ma pensare di riuscire sostituire tutti gli usi degli idrocarburi solo con le rinnovabili è un obiettivo sfidante e complesso: l’Italia ha bisogno di molta e buona energia e per far muovere tutta l’Italia con l’elettrico, senza gli idrocarburi, dovremmo da qui ai prossimi 25 anni coprire il paese con pannelli e pale eoliche. Dobbiamo andare con cautela”, ha concluso Pichetto.

Conto di riuscire a portare nel Consiglio dei ministri il dossier” sul ‘nuovo nucleare’ “perché il 2024 sia l’anno della scelta e della responsabilità“, ha dichiarato invece Matteo Salvini, Vice Presidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. “Se si parte quest’anno, fatti due conti, nel 2032 si può schiacciare l’interruttore” per l’avvio del nuovo nucleare in Italia. “Se si vogliono abbassare le bollette della luce dei cittadini italiani e delle imprese il nucleare è un dovere: i francesi che hanno tantissime centrali in funzione ne stanno progettando altre 6 e pagano le bollette della luce, a casa, il 30% in meno e le imprese il 50% in meno”, ha proseguito Salvini, che ha aggiunto: “Il nucleare di ultima generazione è più sicuro e più pulito, ma anche la fonte più conveniente. Da vicepresidente del Consiglio, da ministro dei Trasporti e da segretario della Lega, faccio e farò di tutto perché entro il 2024 l’Italia torni nel contesto civile e vantaggioso del nucleare”.

“Il nostro Paese – ha dichiarato il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in un messaggio inviato agli organizzatori – pur avendo rinunciato alla generazione di energia elettrica da fonte nucleare, ha continuato a svolgere un ruolo da protagonista nel campo della formazione e ricerca con imprese, università e istituti di ricerca riconosciuti come eccellenze a livello internazionale. Eventi come questo – ha proseguito Urso nella sua nota – sono estremamente utili per iniziare il percorso di informazione e divulgazione, necessario a riportare in maniera consapevole e duratura il nostro Paese tra quelli che possono beneficiare dell’energia nucleare: pulita, programmabile e modulabile quindi preziosa. L’attuale scenario geopolitico è caratterizzato da grande incertezza: la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e la sostenibilità dei costi rappresentano una leva indispensabile ad acquisire indipendenza strategica e mantenere competitivo il nostro sistema produttivo. Nel quadro internazionale ed europeo delle politiche di contrasto al cambiamento climatico –  ha scritto ancora il ministro – il nucleare sta guadagnando sempre più spazio: a partire dalla COP 28 di Dubai dello scorso dicembre, fino ai recenti regolamenti europei sulla tassonomia e il Net Zero Industry Act la strategicità di questa fonte è sempre più riconosciuta e condivisa. Le nuove tecnologie di generazione in fase di sviluppo, come gli small modular reactors – basati su processi di costruzione più economici, facili e veloci rispetto ai grandi reattori convenzionali – possono favorire la diffusione e l’impiego del nucleare. Le dimensioni e la potenza ridotta, inoltre, ne permettono l’utilizzo anche per la produzione di calore e idrogeno, in prossimità della domanda dei distretti industriali, rendendo maggiormente sostenibili gli obiettivi della decarbonizzazione”, ha concluso Urso.

Per il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, puntare sul nucleare di nuova generazione significa “investire sul futuro: in Italia si prevede una generazione di valore aggiunto di 45 miliardi di euro, accompagnata da un risparmio di 400 miliardi rispetto a uno scenario basato solamente su fonti rinnovabili e centrali convenzionali. In termini occupazionali – ha sottolineato Spada – si prevede la creazione di oltre mezzo milione di posti di lavoro a livello nazionale entro il 2050, così come la creazione di 52mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno nel breve termine, esclusivamente legati alla fase di costruzione”.

Secondo Nicola Monti, AD di Edison, In Italia, “le competenze nella filiera nucleare per fortuna si sono mantenute, a partire quelle a livello universitario. E anche dall’estero ci guardano come un terreno di competenze interessante”. Si tratta di “embrioni di quel che ci serve per ricostruire appieno la filiera”. E a quelle industriali si aggiungono poi “le competenze che servono nell’amministrazione pubblica o in chi deve ridefinire regole e normative per certificazioni, qualificare le tecnologie e per approvare i progetti che verranno presentati”. Nel tavolo sul nuovo nucleare, istituito al Mase, “uno dei capitoli principali è sulle competenze e la ‘road map’ che serve per ricostruire una normativa adeguata per pensare che il nucleare non è solo un’opzione sulla carta, ma è qualcosa che può essere realizzabile”, ha concluso Monti.

Nelle considerazioni di Gian Luca Artizzu, AD di Sogin, per tornare al ‘nuovo nucleare’ in Italia “quello che serve è rifare la filiera. In realtà esiste già una filiera che lavora molto per l’estero: Enel, che ha diverse centrali all’estero; Edison, con l’azionariato di Edf che ha tra le maggiori centrali nucleari al mondo. Però quello che serve è raccordarle: poi ci siamo noi che abbiamo tutte le competenze all’interno per ripartire. Con lo smantellamento dei vecchi impianti – ha aggiunto Artizzo – siamo al 44-45% e abbiamo la piena gestione dei residui del combustibile: li stiamo processando all’estero, dovranno rientrare con tempi che adesso rinegozieremo perché dobbiamo fare in nodo che quando rientrino stiano in posti sicuri, adeguati e a norma con le nuove norme tecniche dell’Isin”.

Se le competenze quindi ci sono, sembra esserci anche il consenso dei cittadini: il 51% degli italiani voterebbe a favore della costruzione di centrali nucleari di nuova generazione nell’eventualità di un nuovo referendum consultivo, con più favorevoli tra i maschi (62%), gli under 34 (58%) e gli abitanti del Nord Ovest. Il 65% rimpiange l’aver rinunciato negli anni scorsi allo sviluppo delle tecnologie per l’energia nucleare. E sei cittadini su dieci, inoltre, vedono con favore l’implementazione delle nuove tecnologie nucleari in Italia. Sono i dati dell’indagine “Nucleare italiano per i cittadini, le imprese e il territorio” condotta da Swg per iWeek su un campione rappresentativo di cittadini maggiorenni che offre un’analisi delle percezioni e delle aspettative degli italiani sulla reintroduzione del nucleare. L’indagine fa emergere anche come gli italiani chiedano più informazioni sul nucleare: 3 su 4, in una percentuale che oscilla tra il 74% e il 77% a seconda delle domande, chiedono di saperne di più e di riaprire il dibattito sul tema. Tra gli spunti, sia i grandi reattori di terza e quarta generazione che quelli di taglia più piccola, e in particolare i ‘micro modular reactors’, sono considerati sicuri e green da oltre il 70% degli italiani. Ampio infine il consenso, variabile tra il 61% e il 65%, verso l’utilizzo del nucleare sia come fonte energetica complementare alle rinnovabili, sia come sostegno alle industrie energivore e alle comunità isolate.

L’Amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, e il Vice Presidente Esecutivo di Edison Lorenzo Mottura hanno infine concluso con un confronto con gli studenti moderato dal Vice Capo Servizio di Radiocor il Sole 24 Ore, Cheo Condina, l’edizione tecnico scientifica della Intelligence Week. L’incontro è stato introdotto dal Rettore del Collegio Ghisleri di Pavia, Alessandro Maranesi.

In un partecipato dialogo con i laureandi di diverse facoltà tecniche, scientifiche e umanistiche, Artizzu e Mottura, dopo aver presentato le proprie realtà aziendali, hanno risposto agli interrogativi provenienti dalla platea riguardo i possibili percorsi professionali in ambito nucleare, le opportunità di stage nel corso degli studi, l’importanza del ruolo della comunicazione

L’edizione tecnico scientifica di iWeek “Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico” è stata realizzata con il sostegno di Edison, Sogin, Transmutex e Protex Italia, con i patrocini del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’Università degli Studi di Pavia, di Regione Lombardia, della Provincia di Pavia, del Comune di Pavia, Assolombarda, Il Collegio Fondazione Ghislieri, Fondazione Sorella Natura.

(Annalisa Tirrito – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Roma. Transizione energetica, Visconti: ‘Cruciale il ruolo delle PMI, il caso Buccino lo dimostra’

Il presidente Ficei: “Fondamentale equilibrio tra crescita economica e sostenibilità ambientale.

La tutela del clima e della ricerca di un equilibrio tra crescita economica e sostenibilità ambientale. Due obiettivi che pongono l’Italia al centro di una significativa trasformazione: la transizione energetica. Un processo che non solo riguarda le grandi multinazionali ma impegna profondamente anche le piccole e medie imprese (PMI), le quali rappresentano il tessuto vitale dell’economia nazionale”.

Lo afferma Antonio Visconti, presidente della Federazione Italiana Consorzi ed Enti di Industrializzazione.

Le nuove sfide impongono che ogni azienda, indipendentemente dalle sue dimensioni, adotti una strategia orientata alla sostenibilità, non solo in termini di responsabilità ambientale ma anche come leva per la crescita economica e la competitività sul mercato. Le statistiche recenti di Eurostat mostrano una diminuzione del 3% delle emissioni di gas serra in Europa nel primo trimestre del 2023 rispetto all’anno precedente, accompagnata da un incremento dell’1,2% del prodotto interno lordo. Dati che dimostrano come sia  possibile conciliare sviluppo economico e riduzione dell’impatto ambientale. Le imprese si trovano di fronte a molteplici problematiche, tra cui l’inflazione, il costo del lavoro e le complessità nella gestione della supply chain. In questo scenario, la tecnologia e l’innovazione giocano un ruolo cruciale. L’adozione dell’intelligenza artificiale, per esempio, consente di ottimizzare processi produttivi, migliorare l’efficienza energetica e ridurre gli errori, offrendo al contempo nuove opportunità di business”, sottolinea il presidente di Ficei.

Nel panorama italiano della transizione energetica – spiega – è esemplare il caso di Buccino, in provincia di Salerno, dove in risposta alle difficoltà di approvvigionamento energetico derivanti dal contesto geopolitico attuale, una PMI locale ha intrapreso un significativo percorso di riconversione verso l’energia rinnovabile. La collaborazione con Enel X e la scoperta di un’azienda produttrice di sistemi di accumulo energetico a pochi passi dal proprio stabilimento hanno segnato la svolta. Un caso che dimostra l’importanza delle sinergie tra imprese e la capacità di reagire con prontezza e innovazione alle crisi, trasformando le sfide in opportunità di crescita sostenibile. Non solo, è un esempio di come l’interconnessione tra aziende locali e l’integrazione di tecnologie avanzate possano favorire l’indipendenza energetica e rafforzare la resilienza economica”.

L’azienda consumatrice di gas, grazie a questa transizione, può affrontare il futuro con maggiore serenità, minimizzando l’impatto dei rincari dei prodotti energetici sul bilancio aziendale. Al contempo, il produttore del sistema di accumulo si posiziona in un settore strategico emergente, ampliando le proprie prospettive di mercato. Diventa quindi essenziale il ruolo delle imprese nella transizione ecologica. Risulta evidente come la collaborazione, l’innovazione e un approccio proattivo possano guidare l’Italia verso un futuro energetico più sostenibile e resiliente, anche e soprattutto in chiave geopolitica”, conclude Visconti.

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Roma. Transizione ambientale ed energetica: strada maestra per creare sviluppo e occupazione

Visconti (Ficei): “Asi centrali per la creazione di consorzi energetici e l’autonomia da fonti fossili”.

La transizione ecologica, ma anche il cosiddetto “green deal”, sono sfide importanti e su cui si giocherà il futuro non solo dell’Italia ma dell’intero pianeta. Sfide importanti su cui ogni nazione, continente, dovrà farsi trovare pronta. Il nostro Paese ha l’esigenza quindi di programmare e adottare tutte le possibili tecnologie per arrivare al traguardo del 2050 in prima fila. In quest’ottica diventa fondamentale anche la costituzione delle comunità energetiche all’interno delle aree industriali. Di questo, e di tanto altro, si è parlato nel corso del “Forum Nazionale Sostenibilità e Sviluppo Aree Industriali” organizzato da Ficei e dal suo presidente Antonio Visconti (nella foto). Una due giorni che si è tenuta il 12 e il 13 marzo scorso a Roma con dibattiti, talk, tavole rotonde, a cui hanno preso parte rappresentati del mondo istituzionale, politico e imprenditoriale.

Le Asi hanno «cercato di interpretare al meglio le sfide di questi tempi che vedono le aziende, le imprese private, il mondo della produzione, della conoscenza, a un passaggio storico. Si è passato dal paradigma della produttività a quello della sostenibilità e dell’accettabilità. Però l’impresa da sola non ce la può fare. Ha bisogno delle istituzioni» ha detto Antonio Visconti.

L’azienda, ha proseguito, può “introdurre i parametri Esg e cercare di realizzare al meglio il proprio approccio rispetto l’ambiente, alle relazioni sociali, sindacali, in un’ottica di governance completa ma ha bisogno delle istituzioni che accompagnino quei processi. C’è bisogno di valorizzare i progetti di simbiosi industriale per creare quell’ambiente ideale affinché le imprese possano in concreto attuare quella che è l’economia circolare”.

Ma tutte queste transizioni in atto sono una grande opportunità per la società. Dobbiamo cogliere quella che è l’opportunità di produzione per le imprese. Attuare la transizione energetica significa riconvertire i processi industriali, significa creare produzione e sviluppo. Necessarie e fondamentali opportunità per un paese come l’Italia, che è vero che non è tanto avanti, ma che ha saputo fare della povertà di materie prime un’opportunità. Il tema delle comunità energetiche è un po’ la sintesi. Un’azienda che riesce, nell’ambito di un distretto produttivo, ad affrancarsi dalle fonti fossili e che si rende autonoma e indipendente, diventa più forte e competitiva sui mercati, valorizzando i fenomeni produttivi e diventando al contempo generatori di energia equilibrando l’assorbimento e i consumi. Ma le istituzioni, il governo, le aree industriali, devono lavorare accanto alle imprese e supportarle”.

Ma l’ambiente non può essere solo un’ideologia da applicare a tutti i costi senza pensare alle conseguenze. “striaL’obiettivo del governo è tornare ad avere una politica industriale. La transizione ecologica resta il punto nevralgico anche se dev’essere compatibile con una logica di crescita industriale” ha affermato il senatore Gianluca Cantalamessa, commissione Indu, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare.

Consorzi e Aree di Sviluppo Industriale, in questo contesto, diventano fondamentali. “Il tema è che bisogna cominciare a creare una cultura dell’impresa. Bisognerebbe dire che i consorzi hanno un ruolo ben preciso. Quello di coniugare la parte produttiva al territorio, all’ambiente. E se non lo facciamo noi, non è che l’impresa può inventarselo. Ma bisogna capire anche, perché le imprese dovrebbero fare determinate cose, perché deve rispettare l’ambiente e cosa gli viene in tasca. Quindi è una cultura che bisogna creare e i consorzi lo devono fare” sottolinea, invece, Daniele Gerolin, vicepresidente Ficei.

Costanzo Carrieri, presidente Asi di Taranto e vicepresidente Ficei, ha sottolineato, invece l’esigenza di “assicurare che nei momenti di confronto non venga meno l’interlocutore principale, colui che legifera. Dobbiamo essere portatori di quelle che sono le criticità. Il processo della sostenibilità ci deve vedere concorrere per un confronto perché non mancano le sfide. Ma manca la parte del confronto con le istituzioni”.

Ospite dell’evento anche Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria. “Il business in chiave 5.0 mette l’uomo al centro e chiarisce che quello sulle persone è oggi un investimento. A ciò bisogna aggiungere una buona governance nella sostenibilità che significa anzitutto un’organizzazione aziendale per accompagnare l’evoluzione dei processi produttivi. Tutto questo si traduce in investimenti per le imprese ma senza politiche pubbliche che li supportino e che siano guidati dal criterio della neutralità tecnologica rischiano di trasformarsi in un costo insostenibile che fa perdere al Paese quote di competitività”.

Negli ultimi anni con il green deal abbiamo assistito a una politica comunitaria che ha affrontato gli obiettivi ambientali da una prospettiva ideologica, trascurando i rischi per il settore industriale di esporsi alla concorrenza internazionale e senza comprendere a fondo che lo sviluppo e l’innovazione industriale sono il punto centrale per raggiungere tutti gli obiettivi di sostenibilità. Occorre adeguare i tempi alla transizione green, ai tempi di trasformazione industriale per evitare il rischio di deindustrializzazione in Europa e assicurare la sostenibilità economica e sociale”.

La sfida delle sfide è coniugare l’attività industriale alla sostenibilità ambientale. Ed è bene che anche il tessuto imprenditoriale si faccia carico di questa sfida perché al suo interno ha le maggiori capacità di innovazione. E quindi è in questo settore che bisogna attingere per mettere insieme cose che altrimenti sarebbero difficili” ha riferito Lorenzo Tagliaventi, presidente della Camera di Commercio di Roma.

Il ruolo delle camere di commercio italiane – ha spiegato Andrea Prete, presidente di Unioncamere – è fondamentale perché abbiamo il doppio obiettivo di favorire gli investimenti ma anche la transizione digitale e ambientale. Le Camere di Commercio sono impegnate a spingere la creazione delle comunità energetiche. L’Italia è sempre stato un grande paese importatore d’energia e un paese fortemente dipendente dall’estero. L’indipendenza deve essere un obiettivo e non escludo il ritorno al nucleare visto che le tecnologie si evolvono e una riflessione bisognerà farla. Ma bisognerà anche investire nelle rinnovabili e le comunità energetiche potrebbero essere la strada giusta”.

L’Italia è in un vicolo cieco, non ha scelta sostiene, invece, l’onorevole Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle. “Dobbiamo guidare la transizione energetica finanziando le imprese che operano nella filiera al servizio delle comunità energetiche. Il cambiamento è in atto. Mi sembra di rivivere il passaggio dalla carta al digitale. Autonomia energetica è fondamentale”.

Importante anche il contributo del viceministro all’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava: «È evidente che ora dobbiamo avere una visione a lungo termine. Dobbiamo coniugare la sostenibilità ambientale con il rispetto degli accordi internazionali che abbiamo stretto come quello sulle emissioni 0 entro il 2050 ma abbiamo anche un’economia da tenere in piedi. Ci dobbiamo affidare alla tecnologia perché abbiamo necessità di tutte le innovazioni per poterle mettere a terra. Dobbiamo accompagnare questo percorso verso la transizione ecologica semplificando. Molto è stato fatto ma dobbiamo fare ancora. E non solo mettere incentivi perché se metto i soldi in un cassetto e non do le chiavi e gli strumenti per aprirlo, è evidente che non faccio nulla. Possiamo attrarre gli investimenti dall’estero ma dobbiamo semplificare e ridurre i tempi per le autorizzazioni”.

“Il percorso verso la transizione energetica è obbligato” sostiene l’onorevole Piero De Luca, membro della Commissione Parlamentare Politiche dell’Unione Europea. “Dobbiamo comprendere gli strumenti da mettere al servizio di questa rivoluzione. Siamo pronti a fare la nostra parte per aiutare il Governo sul tema della transizione energetica ed ecologica. Le comunità energetiche, come dimostra il caso di Buccino, sono una grande opportunità”.

Il governo ha puntato molto sulle Zone Economiche Speciali. Su questo tema si è dimostrato perplesso il presidente Svimez Adriano Giannola. “Occorre fare chiarezza – ha affermato Giannola – per le Zes, nel mondo, è fondamentale disporre di un’area esente dalle dogane in entrata e in uscita: difficile che ciò possa valere in tutto il Mezzogiorno: il Sud diventerebbe un soggetto terzo con regole totalmente diverse da quelle europee”. Il presidente Svimez teme che l’Unione Europea non lo consenta in modo strutturale perché sarebbe una palese violazione delle regole sulla concorrenza.

“Quanto alla decontribuzione al 30% prevista per la ZES unica – osserva l’economista – ricordo che fino al primo governo Berlusconi il Sud godeva di una fiscalizzazione integrale o quasi degli oneri sociali e l’Ue ci impose di cancellarla; su questo fronte oggi abbiamo un regime transitorio del 30% sottoposto a periodici rinnovi. Quanto alla sua efficacia, i risultati della decontribuzione, non sono stati – allora ed ora – particolarmente significativi per l’occupazione e i salari sono oggi bassissimi”. In definitiva, chiamare ZES un’area indistinta a fiscalità differenziata è altra cosa da ciò che nel mondo si intende per Zone Economiche Speciali: aree a ridosso di porti, attrezzate con retroporti, interporti. Puntare sulla fiscalità di vantaggio per tutto il Mezzogiorno espone al rischio di far rivivere lo spirito della vecchia politica assistenzialista”, conclude il presidente Svimez.

L’evento è stato anche l’occasione per l’adesione all’Osservatorio Esg di Ficei. “Siamo felici dell’adesione della sua adesione. Si tratta di un progetto ambizioso che si inserisce in quadro evolutivo contraddittorio. L’Europa sta portando avanti il progetto sulla sostenibilità e sugli ESG”, ha affermato Salvatore Esposito De Falco, presidente Osservatorio Esg Ability Ermes Sapienza. “L’America – ha aggiunto – si comporta in modo strano, con una contestazione dei parametri Esg e la premiazione di una logica dei profitti a breve termine. Dobbiamo investire nella cultura dei nostri futuri manager. Presenti oggi molti dei miei tesisti. Avvieremo un’attività molto intensa rivolta agli studenti. Crediamo in un rilancio culturale che possa portare a un Paese non senza profitti ma con profitti sostenibili”.

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S.Potito Sannitico. Comunità energetica rinnovabile: successo e partecipazione all’incontro di sabato

Il sindaco Imperadore: “Invito l’intera cittadinanza ad aderire numerosi alla CER, attraverso l’avviso pubblico per manifestazioni di interesse presente sul sito del Comune di San Potito Sannitico.

Quanto maggiore sarà la partecipazione alla CER, tanto maggiori saranno il successo dell’iniziativa e i benefici per i cittadini e per il territorio”.

Che cos’è una comunità energetica? Chi può parteciparvi? Conviene far parte di una comunità energetica?

A queste e a tante ed altre domande si è dato risposta lo scorso sabato 10 giugno, presso l’auditorium comunale di San Potito Sannitico, grazie ad un incontro informativo promosso dall’amministrazione comunale proprio sul tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili.

Ad intervenire alla tavola rotonda, il sindaco del Comune di San Potito Sannitico, Francesco Imperadore, il referente tecnico di KOALA, Emmanuele Maria Petruzziello, ed il capogruppo di maggioranza Francesco Biondi, oltre all’intera amministrazione comunale.

Obiettivo dichiarato dell’iniziativa, informare e sensibilizzare i cittadini sulle tante potenzialità e sulle diverse opportunità della CER, la comunità energetica rinnovabile che, a breve, sarà costituita a San Potito Sannitico, con il Comune nel ruolo di ente promotore.

“Una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un’associazione che produce e condivide energia rinnovabile, per generare e gestire in autonomia energia verde a costi vantaggiosi, riducendo nettamente le emissioni di CO2 e lo spreco energetico. Ne possono far parte semplici cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni, piccole e medie imprese, eccetera.

La condivisione dell’energia elettrica prodotta avviene utilizzando la rete di distribuzione elettrica esistente e l’autoconsumo di energia rinnovabile avviene virtualmente”, hanno spiegato relatori ed esperti durante l’incontro in cui sono stati, inoltre, illustrati gli ulteriori progetti promossi dall’amministrazione Imperadore in tema di transizione energetica, tra cui un importante e lungimirante progetto di riqualificazione dell’area ex Ge.Zoo.V., che, in caso di finanziamento, consentirà la riqualificazione di parte delle strutture esistenti e la contestuale realizzazione di un impianto fotovoltaico da circa 1 MEGAWATT, abbinato ad un sistema di accumulo di circa 1200 KWh.

Non sono mancati contributi da parte dei tanti cittadini intervenuti che hanno posto domande sulla funzionalità e, soprattutto, sui benefici delle CER, dimostrando il profondo interesse della cittadinanza potitese verso le tematiche della transizione energetica.

L’invito che ho rivolto alla platea e che estendo all’intera cittadinanza, è di aderire numerosi alla CER, attraverso l’avviso pubblico per manifestazioni di interesse presente sul sito del Comune di San Potito Sannitico, al link: http://www.comune.sanpotitosannitico.ce.it/c061080/po/mostra_news.php?id=106&area=H

Le domande potranno essere presentate entro il prossimo 30 giugno, partecipando come Consumer, ossia consumatore di energia o semplice utente finale; come Producer, ovvero Produttore di energia, o, infine, come Prosumer, cioè nella doppia veste di produttore e consumatore.

Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, in quanto membri della Comunità possono essere persone fisiche o giuridiche e più in generale qualsiasi soggetto pubblico o privato. 

Quanto maggiore sarà la partecipazione alla CER -spiega il primo cittadino, Imperadore – tanto maggiori saranno il successo dell’iniziativa e i benefici per i cittadini e per il territorio”.

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COMUNITÀ ENERGETICA RINNOVABILE (CER), SUCCESSO E PARTECIPAZIONE

Il sindaco Imperadore: “Invito l’intera cittadinanza ad aderire numerosi alla CER, attraverso
l’avviso pubblico per manifestazioni di interesse presente sul sito del Comune di San Potito
Sannitico. Quanto maggiore sarà la partecipazione alla CER, tanto maggiori saranno il successo
dell'iniziativa e i benefici per i cittadini e per il territorio”.

Che cos'è una comunità energetica? Chi può parteciparvi? Conviene far parte di una comunità
energetica?
A queste e a tante ed altre domande si è dato risposta lo scorso sabato 10 giugno, presso
l’auditorium comunale di San Potito Sannitico, grazie ad un incontro informativo promosso
dall'amministrazione comunale proprio sul tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili.
Ad intervenire alla tavola rotonda, il sindaco del Comune di San Potito Sannitico, Francesco
Imperadore, il referente tecnico di KOALA, Emmanuele Maria Petruzziello, ed il capogruppo di
maggioranza Francesco Biondi, oltre all’intera amministrazione comunale.
Obiettivo dichiarato dell'iniziativa, informare e sensibilizzare i cittadini sulle tante potenzialità e
sulle diverse opportunità della CER, la comunità energetica rinnovabile che, a breve, sarà costituita
a San Potito Sannitico, con il Comune nel ruolo di ente promotore.
“Una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un’associazione che produce e condivide energia
rinnovabile, per generare e gestire in autonomia energia verde a costi vantaggiosi, riducendo
nettamente le emissioni di CO2 e lo spreco energetico. Ne possono far parte semplici cittadini,
attività commerciali, pubbliche amministrazioni, piccole e medie imprese, etc. La condivisione
dell’energia elettrica prodotta avviene utilizzando la rete di distribuzione elettrica esistente e
l’autoconsumo di energia rinnovabile avviene virtualmente”, hanno spiegato relatori ed esperti
durante l’incontro in cui sono stati, inoltre, illustrati gli ulteriori progetti promossi
dall'amministrazione Imperadore in tema di transizione energetica, tra cui un importante e
lungimirante progetto di riqualificazione dell’area ex Ge.Zoo.V., che, in caso di finanziamento,
consentirà la riqualificazione di parte delle strutture esistenti e la contestuale realizzazione di un
impianto fotovoltaico da circa 1 MEGAWATT, abbinato ad un sistema di accumulo di circa 1200
KWh.
Non sono mancati contributi da parte dei tanti cittadini intervenuti che hanno posto domande
sulla funzionalità e, soprattutto, sui benefici delle CER, dimostrando il profondo interesse della
cittadinanza potitese verso le tematiche della transizione energetica.

“L’invito che ho rivolto alla platea e che estendo all’intera cittadinanza, è di aderire numerosi alla
CER, attraverso l’avviso pubblico per manifestazioni di interesse presente sul sito del Comune di
San Potito Sannitico, al link: http://www.comune.sanpotitosannitico.ce.it/c061080/po/mostra_news.php?id=106&area=H
Le domande potranno essere presentate entro il prossimo 30 giugno, partecipando come
Consumer, ossia consumatore di energia o semplice utente finale; come Producer, ovvero
Produttore di energia, o, infine, come Prosumer, cioè nella doppia veste di produttore e
consumatore. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, in quanto membri della
Comunità possono essere persone fisiche o giuridiche e più in generale qualsiasi soggetto pubblico
o privato. Quanto maggiore sarà la partecipazione alla CER, tanto maggiori saranno il successo
dell'iniziativa e i benefici per i cittadini e per il territorio”, spiega il primo cittadino, Imperadore.

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S.Potito Sannitico. ‘Comunità Energetica Rinnovabile’: focus con vari esperti sabato al Comune

Di “Comunità Energetica Rinnovabile” si  parlerà sabato 10 giugno, a partire dalle ore 18:30, presso l’Auditorium Comunale di Piazza La Pira a San Potito Sannitico.
Sono previsti gli interventi, oltre che del sindaco Francesco Imperadore, anche del referente giuridico di “Koala”, team nato nel 2022 dall’idea di un gruppo di giovani professionisti attivi nel mondo dell’energia con la forte volontà di supportare i cittadini ed il territorio verso obiettivi di libertà energetica, Antonio Urciuolo ed Emmanuele Maria Petruzziello, referente tecnico Koala.
Ma che cos’è una Comunità Energetica Rinnovabile?
La comunità energetica deve essere intesa come una realtà sociale, culturale ed economica che autoproduce localmente l’energia necessaria al suo fabbisogno attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili. La caratteristica primaria risiede nell’usare giudiziosamente le risorse del territorio, tutelando così i propri beni comuni territoriali, ambientali e paesaggistici, con l’obiettivo di indirizzare gli attori coinvolti verso la riduzione della propria impronta ecologica”. Si legge sul sito www.koalacompany.it
Il nostro essere comunità non può prescindere dall’informazione in merito a temi così attuali ed importanti visto che siamo in piena transizione energetica” ha precisato il primo cittadino Francesco Imperadore che sta lavorando all’organizzazione di questo appuntamento imperdibile.
(Adele Consola – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

San Potito Sannitico sarà una Comunità Energetica, si avvia la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico. Comincia la riqualificazione della Ex Gezoov





San Potito Sannitico sarà una Comunità Energetica, si avvia la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico. Comincia la riqualificazione della Ex Gezoov

San Potito Sannitico sarà una Comunità Energetica, si avvia la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico. Comincia la riqualificazione della Ex Gezoov

SAN POTITO SANNITICO: Il Comune si avvia a realizzare un mega impianto fotovoltaico da circa 1 MEGAWATT per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e dare via alla COMUNITA’ ENERGETICA.

Un elemento chiave per la transizione energetica è il fotovoltaico. Così sarà realizzato un mega impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, abbinato ad un sistema di accumulo, presto a San Potito Sannitico, alla Località GEZOOV consentendo la formalizzazione della comunità energetica, visto anche l’alto numero di adesione dei cittadini, imprese e commercianti.

Una Comunità energetica consente di integrare tutti i consumatori, a prescindere dal loro reddito, contribuendo a ridurre i costi per l’approvvigionamento elettrico e sostenendo di conseguenza anche i soggetti più fragili. Inoltre, destinando parte dei benefici economici della CER alla realizzazione di interventi di efficientamento energetico e supporto alla società, si avvia un percorso virtuoso capace di generare benessere e ulteriori risparmi.

Aderire ad una comunità energetica consente, di ottenere una serie di benefici economici:

  1. riduzione della bolletta, propria o condominiale, grazie all’autoconsumo di parte dell’energia prodotta dall’impianto se direttamente connesso con la propria utenza. Riducendo, infatti, l’energia prelevata dalla rete pubblica si riduce il costo della bolletta elettrica;

  2. accesso alle tariffe incentivanti descritte nel paragrafo precedente per l’energia elettrica condivisa;

  3. valorizzazione dell’energia elettrica non direttamente autoconsumata e immessa in rete, mediante contratto di ritiro dedicato o vendita sul mercato libero;

  4. vantaggi fiscali derivanti dalla possibilità di usufruire delle detrazioni sulle imposte del 50% dei costi sostenuti per la realizzazione dell’impianto di produzione di energia rinnovabile e/o del 110% (grazie al Superbonus), nei limiti e alle condizioni previste dalla normativa.

Infine, l’affidamento delle attività necessarie per la realizzazione e gestione della Comunità energetica (progettazione e realizzazione degli impianti, gestione della Comunità, ecc.) potrà essere concesso a imprese e professionisti del territorio, incentivando così l’economia locale.

“Insomma, ancora una volta l’amministrazione comunale di San Potito Sannitico al lavoro per sostenere ed aiutare i cittadini – queste le parole del primo Cittadino Francesco Imperadore-. Inoltre, attraverso questo intervento, si avvia dopo anni di discussione e dibattiti, una prima fase di riqualificazione dell’Area Ex Gezoov, attraverso l’adeguamento di una parte delle strutture, la sistemazione delle aree esterne e la realizzazione di un punto di ricarica per i veicoli elettrici rendendo finalmente green una zona dell’area”.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

S.Potito Sannitico. Mega impianto fotovoltaico alla ex Gezoov per una ‘comunità energetica’

San Potito Sannitico sarà una Comunità Energetica, si avvia la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico. Comincia la riqualificazione della Ex Gezoov.

Il Comune si avvia a realizzare un mega impianto fotovoltaico da circa 1 MEGAWATT per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e dare via alla COMUNITA’ ENERGETICA.

Un elemento chiave per la transizione energetica è il fotovoltaico. Così sarà realizzato un mega impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, abbinato ad un sistema di accumulo, presto a San Potito Sannitico, alla Località GEZOOV consentendo la formalizzazione della comunità energetica, visto anche l’alto numero di adesione dei cittadini, imprese e commercianti.

Una Comunità energetica consente di integrare tutti i consumatori, a prescindere dal loro reddito, contribuendo a ridurre i costi per l’approvvigionamento elettrico e sostenendo di conseguenza anche i soggetti più fragili. Inoltre, destinando parte dei benefici economici della CER alla realizzazione di interventi di efficientamento energetico e supporto alla società, si avvia un percorso virtuoso capace di generare benessere e ulteriori risparmi.

Aderire ad una comunità energetica consente, di ottenere una serie di benefici economici:

  1. riduzione della bolletta, propria o condominiale, grazie all’autoconsumo di parte dell’energia prodotta dall’impianto se direttamente connesso con la propria utenza. Riducendo, infatti, l’energia prelevata dalla rete pubblica si riduce il costo della bolletta elettrica;
  2. accesso alle tariffe incentivanti descritte nel paragrafo precedente per l’energia elettrica condivisa;
  3. valorizzazione dell’energia elettrica non direttamente autoconsumata e immessa in rete, mediante contratto di ritiro dedicato o vendita sul mercato libero;
  4. vantaggi fiscali derivanti dalla possibilità di usufruire delle detrazioni sulle imposte del 50% dei costi sostenuti per la realizzazione dell’impianto di produzione di energia rinnovabile e/o del 110% (grazie al Superbonus), nei limiti e alle condizioni previste dalla normativa.

Infine, l’affidamento delle attività necessarie per la realizzazione e gestione della Comunità energetica (progettazione e realizzazione degli impianti, gestione della Comunità, eccetera) potrà essere concesso a imprese e professionisti del territorio, incentivando così l’economia locale.

(Adele Consola – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)