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Arrestato il n.1 Federanziani: “Matteo vuole solo me, punto” INCHIESTA ROMA – Messina è accusato di associazione a delinquere e riciclaggio. Dal ‘22 gestisce il dipartimento “Politiche della Terza Età” del Carroccio LEGA






LEGA

Arrestato il n.1 Federanziani: “Matteo vuole solo me, punto”

INCHIESTA ROMA – Messina è accusato di associazione a delinquere e riciclaggio. Dal ‘22 gestisce il dipartimento “Politiche della Terza Età” del Carroccio

DI VINCENZO BISBIGLIA E VALERIA PACELLI 
13 GIUGNO 2024
“Prendo io il Dipartimento della Lega delle Politiche della Terza Età… perché Matteo vuole solo me…”. È il 4 febbraio 2022 e Roberto Messina, presidente di Senior Italia Federanziani, sa che di lì a poco arriverà la nomina leghista. E ha ragione. Perché il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, Salvini è con lui a presentare proprio quel Dipartimento. Passa un anno: il 14 gennaio 2023 Il Fatto scrive di un’indagine della Procura di Roma a carico di Messina. Che resta al proprio posto. “È tutto chiarito”, spiegava Messina al Fatto, aggiungendo anche di aver avvisato il partito. Ieri la brutta notizia: il dirigente è finito ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere e riciclaggio.Le indagini del 6° Nucleo Operativo Metropolitano della Finanza partono da una denuncia sulla gestione del Village, lo stabilimento balneare del litorale romano confiscato a esponenti del clan Fasciani. Negli anni scorsi il Village era stato dato in gestione alla Senior Italia Foundation Onlus, “fondazione senza scopo di lucro”, il cui ramo di azienda era stato poi preso in affitto dalla Senior Italia Service, Srl costituita, secondo i pm, proprio da Messina. Partendo da questo gli investigatori scoprono però che, “attraverso la costituzione di altre fondazioni, associazioni senza scopo di lucro e società”, alcuni degli indagati “ricevevano cospicui introiti a fronte di sponsorizzazioni e donazioni da gruppi multinazionali del settore farmaceutico”. Introiti che venivano poi “riversati ad altre entità”, riconducibili ai medesimi, “servendosi di fatture per operazioni inesistenti relative a consulenze e progetti fittizi”.

Per un periodo dunque Messina e altri sono stati intercettati. Ed è allora che i pm raccolgono anche le sue considerazioni sulla nomina che di lì a poco la Lega (estranea alle indagini, come pure Salvini) gli avrebbe conferito. Nei dialoghi in questione non c’è nulla di penalmente rilevante, ma raccontano come si muoveva Messina. Quando il dirigente parla delle sue dimissioni da Federanziani, a causa dell’imminente nomina nel Dipartimento leghista, il 4 febbraio 2022 dice: “Vedi, (incomprensibile) do le dimissioni! ma da Federanziani però eh! (…) sono dimissioni finte, cioè no vere, nel senso formalmente vere finte perché comando sempre io”. Quello stesso giorno, alcune ore dopo, in un’altra intercettazione dice: “Questa cosa è organizzata tra me e Matteo (Salvini. ndr), ok? (…) Quindi io oggi annuncerò le dimissioni da Federanziani e ho bisogno di… poi Miryam, che è il vicario, non accetterà l’incarico e potremo come Presidente protempore Eleonora S. Ok? (…) Perché io esco da Federaziani che c’è quell’articolo che non posso (…). E poi dopo di che prendo io il Dipartimento della Lega delle Politiche della Terza Età (…) Perché Matteo vuole solo a me, punto, quindi…”

Quando a gennaio 2023 Il Fatto contatta Messina per chiarire la circostanza delle dimissioni lui spiegava: “Eravamo convinti che un incarico politico potesse essere incompatibile, invece i legali hanno spiegato che riguardava solo assessori, consiglieri e così via”. E infatti era ritornato presidente di Federanziani nel giugno 2022. E che lui si muova da capo lo ribadisce anche in una intercettazione del 15 febbraio 2022. Parla con un altro soggetto che gli chiede aiuto, dice: “Ma non te preoccupà, ma scusa se io, se te dico io che dovete lavorà pe’ me, per E memory e per il sindacato, che ca**o ve devo di de più (…) Co Salvini, che divento il capo dipartimento (…) Della terza età della Lega, po da capo mi muovo”.

Per i pm romani “Messina – è scritto nell’ordinanza – utilizza la propria posizione per incrementare il proprio clientelismo, mediante comportamenti e intrattenendo relazioni tra persone con l’interesse di scambi di favori, creando un danno alla collettività …”. Salvini di certo non sapeva quanto fosse citato da Messina. Ora fonti leghiste fanno sapere che si occuperanno del caso, studieranno il dossier, leggeranno le carte e capiranno cosa fare.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Vitulazio. Falsa Mozzarella di Bufala DOP: associazione per delinquere, arrestati tre soggetti

Nella mattinata di mercoledì 8 maggio i Carabinieri della Compagnia di Capua hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Gip di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di tre soggetti, tutti sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Caserta.

I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di frodi aggravate nell’esercizio del commercio: in particolare, attraverso l’attività commerciale dell’azienda a loro riferibile mettevano in commercio “mozzarella di bufala campana” con marchio DOP che per origine, quantità e qualità, era diversa da quella dichiarata nell’etichetta; si deve ricordare che la mozzarella di bufala campana ha denominazione di origine e caratteristiche protette dalle norme vigenti in materia e la produzione della MBC è sottoposta a rigido disciplinare.

Il provvedimento cautelare costituisce l’epilogo di una serrata indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Vitulazio coadiuvati da quelli del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno, avviata nell’agosto del 2023 e conclusa ad ottobre 2023, sotto la direzione di questa Procura della Repubblica.

La presente indagine ha ad oggetto l’esistenza ed operatività di un gruppo dedito alla produzione di prodotti caseari con modalità difformi a quanto previsto per legge, con particolare riferimento a leggi e regolamenti europei oltre che nazionali, ed i cui disciplinari, severi e precisi, ne garantiscono la qualità, la produzione e la provenienza.

In particolare, attraverso una mirata, ed ampia attività investigativa, è stato accertato che la società in questione poneva in vendita, in modo sistematico, presso il proprio punto vendita e presso altri punti vendita in Italia ed all’estero, mozzarelle di bufala campana con etichetta DOP e mozzarelle di latte di bufala asseritamente composte dal 100 percento di latte di bufala, che in realtà erano composte con una miscelazione di latte di bufala e di latte vaccino, quest’ultimo prodotto spesso risultato in prevalenza rispetto all’altro (laddove il disciplinare esclude la presenza di latte vaccino per la produzione di mozzarella di bufala campana).

E’ stato acclarato, inoltre, che le mozzarelle venivano distribuite ad altri caseifici della zona, a caseifici del nord e del sud Italia, oltre che in Francia e in Austria. In particolare alcuni di questi prodotti erano destinati anche alla grande distribuzione.

In questo modo si poteva ottenere un vantaggio economico rilevante, in danno dell’acquirente finale, che comprava un prodotto difforme da quello indicato nell’etichetta.

Il preciso lavoro di raccolta ed analisi, dei dati GPS, telefonici, nonché l’ascolto delle intercettazioni telefoniche ed i servizi di osservazione, unitamente ai risultati delle analisi sui prodotti sequestrati consentivano di ricostruire i fatti oggetto del procedimento, sebbene, ci si trovi nella fase delle indagini preliminari e quindi senza aver ancora acquisito la ricostruzione dei fatti alternativa da parte delle difese degli indagati.

I destinatari dei provvedimenti cautelari sono da ritenersi innocenti fino alla sentenza definitiva e la misura cautelare è stata adottata senza il contraddittorio con la parte e la difesa, e il contraddittorio avverrà innanzi al Giudice terzo che potrà valutare anche l’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati.

(PROCURA DELLA REPUBBLICA S. MARIA C.V. IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA Dott. Pierpaolo Bruni – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Vitulazio – Tre soggetti nei guai per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di frodi aggravate nell’esercizio del commercio

Questa mattina i Carabinieri della Compagnia di Capua hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal GIP di Santa Maria Capua Vetere su richiesta di Questa Procura della Repubblica, nei confronti di tre soggetti, tutti sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Caserta; i reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di frodi aggravate nell’esercizio del commercio: in particolare, attraverso l’attività commerciale dell’azienda a loro riferibile mettevano in commercio “mozzarella di bufala campana” con marchio DOP che per origine, quantità e qualità, era diversa da quella dichiarata nell’etichetta; si deve ricordare che la mozzarella di bufala campana ha denominazione di origine e caratteristiche protette dalle norme vigenti in materia e la produzione della MBC è sottoposta a rigido disciplinare. Il provvedimento cautelare costituisce ‘epilogo di una serrata indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Vitulazio coadiuvati da quelli del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno, avviata nell’agosto del 2023 e conclusa ad ottobre 2023, sotto la direzione di questa Procura della Repubblica. La presente indagine ha ad oggetto l’esistenza ed operatività di un gruppo dedito alla produzione di prodotti caseari con modalità difformi a quanto previsto per legge, con particolare riferimento a leggi e regolamenti europei oltre che nazionali, ed i cui disciplinari, severi e precisi, ne garantiscono la qualità, la produzione e la provenienza. In particolare, attraverso una mirata, ed ampia attività investigativa, è stato accertato che la società in questione poneva in vendita, in modo sistematico, presso il proprio punto vendita e presso altri punti vendita in Italia ed all’estero, mozzarelle di bufala campana con etichetta DOP e mozzarelle di latte di bufala asseritamente composte dal 100 percento di latte di bufala, che in realtà erano composte con una miscelazione di latte di bufala e di latte vaccino, quest’ultimo prodotto spesso risultato in prevalenza rispetto all’altro (laddove il disciplinare esclude la presenza di latte vaccino per la produzione di mozzarella di bufala campana). È stato acclarato, inoltre, che le mozzarelle venivano distribuite ad altri caseifici della zona, a caseifici del nord e del sud Italia, oltre che in Francia e in Austria. In particolare alcuni di questi prodotti erano destinati anche alla grande distribuzione. In questo modo si poteva ottenere un vantaggio economico rilevante, in danno dell’acquirente finale, che comprava un prodotto difforme da quello indicato nell’ etichetta. Il preciso lavoro di raccolta ed analisi, dei dati GPS, telefonici, nonché l’ ascolto delle intercettazioni telefoniche ed i servizi di osservazione, unitamente ai risultati delle analisi sui prodotti sequestrati consentivano di ricostruire i fatti oggetto del procedimento, sebbene, ci si trovi nella fase delle indagini preliminari e quindi senza aver ancora acquisito la ricostruzione dei fatti alternativa da parte delle difese degli indagati. I destinatari dei provvedimenti cautelari sono da ritenersi innocenti fino alla sentenza definitiva e la misura cautelare è stata adottata senza il contraddittorio con la parte e la difesa, e il contraddittorio avverrà innanzi al Giudice terzo che potrà valutare anche l’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati.

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(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

• È finito domiciliari il sindaco dimissionario di Avellino, Gianluca Festa. È accusato di associazione a delinquere, corruzione, falso, depistaggio, rivelazione di segreto, peculato, in un’inchiesta su appalti pilotati






 

VENERDÌ 19 APRILE 2024
Clamoroso
Quando aveva ventidue anni, nel 1983, Daniela Santanché partecipò come concorrente a Viva le donne, quiz televisivo condotto da Andrea Giordana e Amanda Lear. Cadde sulla domanda: «Cosa vuol dire misogino». Rispose: «Uno che ama le donne» [Dagospia].In prima pagina
• Israele ha attaccato l’Iran alle 4.30 di questa mattina, nel giorno del compleanno della Guida Suprema Khamenei. Colpita una base militare nei pressi di Isfahan, città a circa 350 km dalla capitale. Al momento non si hanno notizie di vittime e i danni non sarebbero gravi. L’attacco sarebbe limitato
• Dopo il no al Pd, Ilaria Salis si candida alle elezioni europee con Alleanza Verdi Sinistra. Correrà nel Nord Ovest, dove si confronterà con Cecilia Strada, capolista col Pd. La Salis punta all’immunità che da eurodeputato le spetterebbe
• La Camera approva il decreto Pnrr quater ma la maggioranza si spacca sull’aborto. Quindici leghisti si sono astenuti dal voto sull’ordine del giorno del Pd che puntava a tutelare il diritto all’interruzione di gravidanza
• Il governo è ricorso al Tar contro la delibera dell’Emilia Romagna che autorizza, a certe condizioni, il suicidio assistito. Furioso Bonaccini
• Enrico Letta ha presentato il suo rapporto sul mercato Ue ma i 27 sono divisi sulla supervisione centralizzata. Dopo ore di discussione hanno deciso di affidare alla Commissione il compito di approfondire il dossier

• È finito domiciliari il sindaco dimissionario di Avellino, Gianluca Festa. È accusato di associazione a delinquere, corruzione, falso, depistaggio, rivelazione di segreto, peculato, in un’inchiesta su appalti pilotati

• Marina Marzia Brambilla è la nuova rettrice dell’Università degli Studi di Milano. È la prima donna alla guida della Statale
• Ieri al G7 si è parlato di Ucraina. Kuleba ha chiesto sistemi di difesa aerea. Ma per proteggersi dagli attacchi russi Kiev avrebbe bisogno di 25 batterie Patriot. Troppe
• Gli Stati Uniti hanno posto il veto contro la richiesta palestinese di diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite
• La Pietà del fotografo Mohammed Salem, originario di Gaza, vince il World Press Photo 2024

• I giovani impiegati della Casa Bianca sono soliti chiamare Trump «maiale hitleriano»

• Il principe Harry ha preso la residenza negli Usa
• Gli Angelucci, già in trattativa per l’acquisizione dall’Eni dell’agenzia Agi, sarebbero interessati a rilevare La Verità di Belpietro
• Amadeus debutterà sul Nove in autunno: avrà due programmi in prima serata e un appuntamento quotidiano. Ieri il conduttore ha firmato il contratto da 10 milioni in quattro anni
• Il prossimo anno l’Italia avrà cinque squadre in Champions. Ieri in Europa League, Atalanta e Roma hanno conquistato la semifinale, eliminando rispettivamente Liverpool e Milan In Conference League anche la Fiorentina passa in semifinale.
• A Barcellona Arnaldi batte in due set l’argentino Marco Trungelliti (6-3, 6-0) e vola ai quarti. Oggi affronterà il norvegese Ruud.

Titoli
Corriere della Sera: Europa tra accordi e tensioni
la Repubblica: Aborto, destra divisa
La Stampa: Rapporto Letta, Ue spaccata
Il Sole 24 Ore: Orsini: imprese unite per la crescita
Avvenire: Divisi alla meta
Il Messaggero: Offensiva finale contro Hamas
Il Giornale: Sfida nella sinistra: / «Candidiamo la Salis»
Leggo: Medici in fuga, sanità al collasso
Qn: europa, la sinistra radicale candida la Salis
Il Fatto: Voltagabbana in Ue: / Italia record con 29
Libero: «Basta bugie sul governo»
La Verità: Dopo Soumahoro, candidano la Salis
Il Mattino: Israele ora punta su Rafah / «Lì ci sono i capi di Hamas»
il Quotidiano del Sud: Il silenzio assordante degli industriali
il manifesto: Uscita di emergenza
Domani: Dalla Sicilia alla Ue, Salvini nei guai / Così i partiti usano i voltagabbana

IN TERZA PAGINA

Simone Canettieri dà conto dei commenti alla candidatura di Ilaria Salis. Masco Masciaga ci porta in India dove, da questa mattina, è iniziato il più grande esercizio elettorale della storia. Lorenzo Giarelli fa sapere che l’Italia è campione d’Europa in cambio di casacche. Luca Ricolfi parla dei danni da telefonino che nessuno voleva vedere. Mattia Feltri critica l’«incertenza» e l’«inquietitudine» a cui si sono dovuti sottoporre i giornalisti di domani

IN QUARTA PAGINA
Il caso Amadeus, il caso Rai, la questione dei giornalisti, i social e l’informazione, il caso Agi, il caso Canfora, il caso Lollobrigida. Parla Enrico Mentana, intervistato da Annalisa Cuzzocrea

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta, Napoli, Bologna: immgrazione clandestina e associazione per delinquere, giovedì conferenza stampa

Dalle prime ore della mattinata di giovedì 30 novembre i Carabinieri della Compagnia di Caserta, in questa provincia e in quelle di Napoli e Bologna, stanno dando esecuzione a misure cautelari emesse dall’ufficio G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di varie persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di falsi e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Ulteriori dettagli saranno divulgati dal Comandante della Compagnia di Caserta, Maggiore Pietro Tribuzio, nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 12.00 di giovedì presso la sede del Comando Provinciale Carabinieri di Caserta.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Cagliari: la Polizia di Stato smantella un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro nero. – Questura di Cagliari

Caporalato

Arrestati cinque stranieri membri della presunta associazione. Decine gli stranieri reclutati per lavorare in diverse aziende agricole e nei vigneti di note cantine della provincia di Cagliari.

Nel rispetto dei diritti delle persone indagate e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue:

All’alba di oggi, la Polizia di Stato ha smantellato una presunta associazione a delinquere che reclutava i cittadini stranieri ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Monastir (CA), per farli lavorare in nero in alcune aziende agricole della provincia. La Squadra Mobile di Cagliari ha eseguito, di iniziativa, cinque fermi di indiziato di delitto a carico di altrettanti cittadini pakistani, dimoranti a Cagliari, tutti con permesso di soggiorno in Italia, indagati per aver costituito e organizzato un’associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro nero, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro. Secondo quanto è emerso sinora dalle attività di indagine, condotte dalla sezione criminalità straniera della mobile, gli indagati avrebbero avviato al lavoro irregolare almeno quaranta ospiti del C.A.S. di Monastir (CA), perlopiù richiedenti asilo o protezione internazionale. Le indagini sono iniziate lo scorso mese di giugno, grazie a uno dei lavoratori sfruttati che ha raccontato tutto alla Polizia. Ogni mattina all’alba, alcuni degli indagati avrebbero prelevato gli stranieri con auto o furgoni per portarli a lavorare nelle aziende agricole. La paga che rimaneva a ogni lavoratore era di circa 5 euro l’ora. La giornata lavorativa iniziava alle 5 del mattino e si concludeva nel primo pomeriggio, quando i lavoratori venivano riaccompagnati al Centro di Accoglienza. I lavoratori, spesso, dovevano anche procurarsi il pasto. Le attività di intercettazione e di pedinamento hanno consentito di documentare il presunto accordo criminale fra i cinque fermati e le trattative con gli imprenditori agricoli per la selezione del personale più adatto al tipo di raccolto, per l’ammontare della paga giornaliera e per l’orario di lavoro. Una parte della paga complessiva, circa 16 euro, che i datori di lavoro davano agli indagati, sarebbe stata trattenuta come prezzo dell’intermediazione illecita. Uno dei fermati era ospite del C.A.S. e si sarebbe occupato, da dentro, di scegliere i lavoratori in base alle richieste dei datori di lavoro e alle capacità degli stranieri che arrivavano all’interno della struttura dopo ogni “sbarco”. L’organizzazione disponeva anche di autisti con auto e furgoni che, ogni giorno, portavano a destinazione i lavoratori e li riaccompagnavano al C.A.S. a fine giornata. Due dei fermati avevano costituito due società “paravento” di intermediazione lavoro, che sarebbero servite per fornire ai datori di lavoro non solo lavoratori “regolari” a tempo determinato ma anche quelli in nero. Due autovetture e due furgoni utilizzati per il trasporto dei lavoratori sono stati sottoposti a sequestro preventivo. Al momento, sono 12 i titolari di aziende agricole e cantine indagati in stato di libertà perché avrebbero utilizzato lavoratori in nero, sottoponendoli a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno. Un altro cittadino pakistano che avrebbe fatto da autista per l’organizzazione è stato indagato in stato di libertà, quale partecipe dell’associazione a delinquere. Durante l’esecuzione dei fermi alcune aziende interessate dalle indagini sono state controllate dalla Polizia insieme all’Ispettorato del lavoro di Cagliari. I fermati sono stati portati nel carcere di Uta (CA), in attesa dell’udienza di convalida.


(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Cagliari: la Polizia di Stato smantella un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro nero

All’alba di oggi, la Polizia di Stato ha smantellato una presunta associazione a delinquere che reclutava i cittadini stranieri ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Monastir (CA), per farli lavorare in nero in alcune aziende agricole della provincia. La Squadra Mobile di Cagliari ha eseguito cinque fermi di indiziato di delitto a carico di altrettanti cittadini pakistani, dimoranti a Cagliari, tutti con permesso di soggiorno in Italia, indagati per aver costituito e organizzato un’associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro nero, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro. Un altro cittadino pakistano, che avrebbe fatto da autista per l’organizzazione, è stato indagato in stato di libertà quale partecipe dell’associazione a delinquere. I fermati, ogni mattina, prelevavano dal C.A.S. gli stranieri e li portavano a lavorare in alcune aziende agricole della provincia, che li sfruttavano dando loro una paga di 5 euro l’ora. A volte i lavoratori dovevano provvedere anche a procurarsi il cibo per la  giornata. Sono 12 i titolari di aziende agricole e cantine indagati in stato di libertà perché avrebbero utilizzato manodopera, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno. Nell’operazione sono stati impegnati complessivamente 60 uomini della Squadra Mobile, del Reparto Prevenzione Crimine di Abbasanta e del Reparto Mobile di Cagliari.

Trapani: Operazione Spurgo Low Cost – 7 misure custodiali nei confronti di soggetti accusati, a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale.

  Blitz della Polizia di Stato tra le province di Trapani e Palermo, dove gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Trapani e del Commissariato di P.S. di Castellammare del Golfo, con il supporto della Guardia di Finanza di Alcamo, sotto il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip di Palermo, che prevede sette misure custodiali di cui una in carcere e sei agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, sviluppate mediante l’utilizzo delle più recenti e sofisticate tecnologie, hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza circa l’esistenza di una compagine associativa facente capo ad una società che si occupava della gestione di liquami e rifiuti in generale, mediante l’utilizzo di autospurghi muniti di cisterne, che attuava sistematicamente procedure illecite di smaltimento. L’attività investigativa, condotta sia attraverso servizi di osservazione – diretta o mediante  l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza – sia avvalendosi delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha portato a raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un consolidato modus operandi  della ditta consistente nel prelevare i contenuti delle fosse imhoff, appartenenti ad abitazioni private, esercizi commerciali o lidi balneari, sversandole poi illecitamente nei tombini della città stessa (o talvolta di località limitrofe), ben sapendo che i liquami ed i rifiuti in generale sarebbero finiti nella condotta fognaria e conseguentemente in mare, in assenza di un idoneo impianto di depurazione funzionante. La procedura illecita di smaltimento sopra descritta, sulla base dei gravi indizi raccolti, era in grado di cagionare la frequente avaria o persino la rottura delle pompe di sollevamento ubicate in alcuni tombini – proprio a causa dell’intasamento riconducibile all’accumulo di detriti derivanti dall’illegale    sistematico sversamento. Proprio per risolvere le relative problematiche conseguenti al malfunzionamento dei dispositivi idraulici, il Comune era costretto poi ad incaricare la stessa società di intervenire per porre rimedio alle avarie, subendo di fatto delle truffe.  Tra gli indagati nei cui confronti sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza, figura anche il titolare di uno studio di biologia, il cui ruolo era sostanzialmente quello di favorire sistematicamente la società incaricata degli smaltimenti stilando referti stereotipati o falsificati, senza la previa esecuzione delle analisi, facilitando le attività illecite e favorendo la massimizzazione dei profitti. Le attività d’indagine, hanno infine permesso di raccogliere, in via incidentale, degli elementi indiziari, circa alcune condotte illecite poste in essere da due soggetti lavoranti presso la discarica del Comune di Camporeale (PA). Si tratta di illeciti compendiatisi in sversamenti di percolati, effettuati con modalità assolutamente illegali, nei terreni limitrofi all’area adibita a discarica. L’ordinanza cautelare prevede anche il sequestro della società e dell’intero compendio aziendale nonché la nomina di un amministratore giudiziario. Nell’operazione di polizia sono stati impiegati oltre agli operatori della Squadra Mobile di Trapani e del Commissariato di Castellammare del Golfo, anche i Reparti Prevenzione Crimine di Palermo e Catania ed un’unità eliportata del Reparto Volo di Palermo.     

Trapani: Operazione Spurgo Low Cost – 7 misure custodiali nei confronti di soggetti accusati, a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale. | Polizia di Stato

 

Blitz della Polizia di Stato tra le province di Trapani e Palermo, dove gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Trapani e del Commissariato di P.S. di Castellammare del Golfo, con il supporto della Guardia di Finanza di Alcamo, sotto il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip di Palermo, che prevede sette misure custodiali di cui una in carcere e sei agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, sviluppate mediante l’utilizzo delle più recenti e sofisticate tecnologie, hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza circa l’esistenza di una compagine associativa facente capo ad una società che si occupava della gestione di liquami e rifiuti in generale, mediante l’utilizzo di autospurghi muniti di cisterne, che attuava sistematicamente procedure illecite di smaltimento. L’attività investigativa, condotta sia attraverso servizi di osservazione – diretta o mediante  l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza – sia avvalendosi delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha portato a raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un consolidato modus operandi  della ditta consistente nel prelevare i contenuti delle fosse imhoff, appartenenti ad abitazioni private, esercizi commerciali o lidi balneari, sversandole poi illecitamente nei tombini della città stessa (o talvolta di località limitrofe), ben sapendo che i liquami ed i rifiuti in generale sarebbero finiti nella condotta fognaria e conseguentemente in mare, in assenza di un idoneo impianto di depurazione funzionante. La procedura illecita di smaltimento sopra descritta, sulla base dei gravi indizi raccolti, era in grado di cagionare la frequente avaria o persino la rottura delle pompe di sollevamento ubicate in alcuni tombini – proprio a causa dell’intasamento riconducibile all’accumulo di detriti derivanti dall’illegale    sistematico sversamento. Proprio per risolvere le relative problematiche conseguenti al malfunzionamento dei dispositivi idraulici, il Comune era costretto poi ad incaricare la stessa società di intervenire per porre rimedio alle avarie, subendo di fatto delle truffe.  Tra gli indagati nei cui confronti sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza, figura anche il titolare di uno studio di biologia, il cui ruolo era sostanzialmente quello di favorire sistematicamente la società incaricata degli smaltimenti stilando referti stereotipati o falsificati, senza la previa esecuzione delle analisi, facilitando le attività illecite e favorendo la massimizzazione dei profitti. Le attività d’indagine, hanno infine permesso di raccogliere, in via incidentale, degli elementi indiziari, circa alcune condotte illecite poste in essere da due soggetti lavoranti presso la discarica del Comune di Camporeale (PA). Si tratta di illeciti compendiatisi in sversamenti di percolati, effettuati con modalità assolutamente illegali, nei terreni limitrofi all’area adibita a discarica. L’ordinanza cautelare prevede anche il sequestro della società e dell’intero compendio aziendale nonché la nomina di un amministratore giudiziario. Nell’operazione di polizia sono stati impiegati oltre agli operatori della Squadra Mobile di Trapani e del Commissariato di Castellammare del Golfo, anche i Reparti Prevenzione Crimine di Palermo e Catania ed un’unità eliportata del Reparto Volo di Palermo.   

 

(Fonte: Polizia – Questura – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Bologna: misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 21 cittadini nordafricani per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanza stupefacente

La Polizia di Stato di Bologna ha eseguito, alle prime ore del mattino, nell’ambito di una più ampia attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bologna, l’Ordinanza del GIP del Tribunale di Bologna che ha disposto l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 21 cittadini nordafricani (18 marocchini e 3 tunisini). Sei (6) cittadini marocchini sono gravemente indiziati di aver costituito, a Bologna, un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina e hashish, gli altri arrestati sono gravemente indiziati di plurime condotte di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. L’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile del capoluogo Emiliano ha preso il via nel mese di settembre del 2020, in seguito a diverse segnalazioni di attività di spaccio nel quartiere Bolognina e si è quindi concentrata su alcuni gruppi di spacciatori marocchini molto attivi nello smercio di droga in città, in particolare nei pressi della Stazione Ferroviaria, all’interno del parco delle “Caserme Rosse”, in via di Corticella, in via della Beverara e  in altre strade del quartiere Navile. Sono state così accertate numerosissime cessioni di dosi singole di cocaina da mezzo grammo in cambio di 50 euro a dose; l’indagine ha svelato che il gruppo di nordafricani effettuava, previa richiesta telefonica degli acquirenti, circa 100 consegne di stupefacente al giorno, dando appuntamento nei parchi e nelle vie a ridosso della stazione, con un giro di affari stimato in almeno 5.000 euro al giorno. Dal monitoraggio e dall’attività di indagine su questi spacciatori è stato possibile risalire al loro canale di rifornimento della droga, ovvero un gruppo di sei cittadini marocchini nei confronti dei quali sono stati raggiunti gravi indizi in merito alla costituzione di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina e hashish nell’area metropolitana di Bologna. Si è accertato che l’associazione era il principale canale di rifornimento delle piazze di spaccio cittadine di cocaina gestite da nordafricani, essendo state riscontrate plurime forniture di cocaina da parte dei corrieri del sodalizio da almeno 50/100 grammi di droga per volta. In questo modo sono stati identificati e indagati diversi spacciatori nordafricani che gestivano le piazze di spaccio di cocaina nei quartieri della Bolognina, di San Donato e del Pilastro e numerosissimi sono stati i riscontri e gli arresti in flagranza su queste attività illecite. Gli sviluppi dell’indagine hanno portato anche ad accertare una fornitura di 140 kg di hashish al sodalizio di marocchini e, in concomitanza con l’arrivo dell’ingente carico, in data 05 maggio 2021, sono stati eseguiti i fermi di indiziato di delitto di alcuni dei componenti dell’associazione. L’attività posta in essere in esecuzione dei provvedimenti precautelari aveva portato al rinvenimento di buona parte del carico di hashish indicato in precedenza, nello specifico circa 70 kg di droga. Sempre a riscontro dell’associazione criminale, era stato effettuato un altro riscontro nei confronti di uno degli associati, trovato in possesso di 1 kg di cocaina, 4,5 kg di hashish e 130.000,00 euro in contanti. Sulla scorta dell’attività di ricostruzione delle condotte illecite degli indagati, e in virtù della richiesta di Ordinanza di applicazione di misure cautelari da parte dei Pubblici Ministeri titolari dell’indagine, in data 12.07.2023 il GIP del Tribunale di Bologna ha depositato l’Ordinanza con la quale ha applicato le misure cautelari custodiali nei confronti di tutti gli indagati. Sotto il profilo degli importanti risultati conseguiti, durante l’indagine, avviata nel mese di settembre 2020 e proseguita sino al mese di luglio del 2021, sono stati sequestrati complessivamente oltre 2 kg di cocaina, circa 90 kg di hashish e oltre 150.000,00 euro in contanti e sono state arrestate in flagranza di reato 30 persone.

Bologna: misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 21 cittadini nordafricani per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanza stupefacente | Polizia di Stato

La Polizia di Stato di Bologna ha eseguito, alle prime ore del mattino, nell’ambito di una più ampia attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bologna, l’Ordinanza del GIP del Tribunale di Bologna che ha disposto l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 21 cittadini nordafricani (18 marocchini e 3 tunisini). Sei (6) cittadini marocchini sono gravemente indiziati di aver costituito, a Bologna, un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina e hashish, gli altri arrestati sono gravemente indiziati di plurime condotte di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. L’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile del capoluogo Emiliano ha preso il via nel mese di settembre del 2020, in seguito a diverse segnalazioni di attività di spaccio nel quartiere Bolognina e si è quindi concentrata su alcuni gruppi di spacciatori marocchini molto attivi nello smercio di droga in città, in particolare nei pressi della Stazione Ferroviaria, all’interno del parco delle “Caserme Rosse”, in via di Corticella, in via della Beverara e  in altre strade del quartiere Navile. Sono state così accertate numerosissime cessioni di dosi singole di cocaina da mezzo grammo in cambio di 50 euro a dose; l’indagine ha svelato che il gruppo di nordafricani effettuava, previa richiesta telefonica degli acquirenti, circa 100 consegne di stupefacente al giorno, dando appuntamento nei parchi e nelle vie a ridosso della stazione, con un giro di affari stimato in almeno 5.000 euro al giorno. Dal monitoraggio e dall’attività di indagine su questi spacciatori è stato possibile risalire al loro canale di rifornimento della droga, ovvero un gruppo di sei cittadini marocchini nei confronti dei quali sono stati raggiunti gravi indizi in merito alla costituzione di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina e hashish nell’area metropolitana di Bologna. Si è accertato che l’associazione era il principale canale di rifornimento delle piazze di spaccio cittadine di cocaina gestite da nordafricani, essendo state riscontrate plurime forniture di cocaina da parte dei corrieri del sodalizio da almeno 50/100 grammi di droga per volta. In questo modo sono stati identificati e indagati diversi spacciatori nordafricani che gestivano le piazze di spaccio di cocaina nei quartieri della Bolognina, di San Donato e del Pilastro e numerosissimi sono stati i riscontri e gli arresti in flagranza su queste attività illecite. Gli sviluppi dell’indagine hanno portato anche ad accertare una fornitura di 140 kg di hashish al sodalizio di marocchini e, in concomitanza con l’arrivo dell’ingente carico, in data 05 maggio 2021, sono stati eseguiti i fermi di indiziato di delitto di alcuni dei componenti dell’associazione. L’attività posta in essere in esecuzione dei provvedimenti precautelari aveva portato al rinvenimento di buona parte del carico di hashish indicato in precedenza, nello specifico circa 70 kg di droga. Sempre a riscontro dell’associazione criminale, era stato effettuato un altro riscontro nei confronti di uno degli associati, trovato in possesso di 1 kg di cocaina, 4,5 kg di hashish e 130.000,00 euro in contanti. Sulla scorta dell’attività di ricostruzione delle condotte illecite degli indagati, e in virtù della richiesta di Ordinanza di applicazione di misure cautelari da parte dei Pubblici Ministeri titolari dell’indagine, in data 12.07.2023 il GIP del Tribunale di Bologna ha depositato l’Ordinanza con la quale ha applicato le misure cautelari custodiali nei confronti di tutti gli indagati. Sotto il profilo degli importanti risultati conseguiti, durante l’indagine, avviata nel mese di settembre 2020 e proseguita sino al mese di luglio del 2021, sono stati sequestrati complessivamente oltre 2 kg di cocaina, circa 90 kg di hashish e oltre 150.000,00 euro in contanti e sono state arrestate in flagranza di reato 30 persone.

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Rotta balcanica: “Operazione The End” – indagine coinvolgente un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina lungo la c.d. rotta balcanica | Polizia di Stato

La Polizia di Stato di Trieste ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emesse dal G.I.P. di Trieste all’esito di un’attività d’indagine coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia a carico di 13 soggetti di origine Kosovara/albanese, 10 dei quali stabilmente dimoranti nel capoluogo friulano,  ritenuti – allo stato delle indagini- responsabili del reato di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina lungo la c.d. rotta balcanica. Nel medesimo contesto investigato sono stati indagati anche ulteriori 13 soggetti anch’essi appartenenti alle medesime etnie.L’ operazione di polizia giudiziaria avviata nelle prime ore della mattinata del 26 giugno u.s. e proseguita per l’intera giornata del 27, è stata eseguita dalla Squadra Mobile di Trieste unitamente alla locale S.I.S.C.O. (Sezione Investigativa Servizio Centrale Operativo), con il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e con il concorso operativo delle Squadre Mobili di Bologna, Rimini, Pesaro Urbino e Treviso, dei Reparti Prevenzione Crimine di Padova, Bologna e Reggio Emilia, nonché delle Polizie Francese, Slovena, Kosovara e Albanese, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia per il tramite degli uffici degli esperti per la sicurezza di Parigi, Lubiana, Pristina e Tirana, volta.Le indagini, svolte dagli agenti della Sezione Criminalità Organizzata e Catturandi della Squadra Mobile giuliana con il supporto del Servizio Centrale Operativo, hanno avuto inizio nel novembre del 2021 a seguito di mirati accertamenti volti a verificare il passaggio in località  Basovizza (TS) di eventuali autovetture che potessero essere utilizzate da soggetti dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso il valico degli ex confini di Stato con la Slovenia (Pesek e Basovizza), soffermandosi, in particolare su quei veicoli che sono risultati viaggiare accoppiati in più occasioni, ritenendo che rispecchiassero il tipico modus operandi utilizzato dai passeurs, i quali, per come emerso da pregresse attività d’indagine, sono soliti adoperare autovetture di staffetta seguite dai veicoli con a bordo i migranti irregolari.Tali preliminari accertamenti hanno consentito di evidenziare come, effettivamente, vi fossero sistematici passaggi di coppie di autovetture in determinati orari della giornata, tanto da avvalorare l’ipotesi che le stesse potessero essere utilizzate per il trasporto illegale di migranti.Da qui nell’anno 2022 l’avvio delle indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., supportate da attività di natura tecnica e sviluppatesi con numerosi servizi di osservazione e pedinamento operati sia in ambito cittadino che lungo la fascia confinaria con la Slovenia.Proficui sono stati anche gli interscambi informativi con la Polizia Slovena  (nonché con le Autorità di Sicurezza Croate in occasione di appositi incontri) volti ad acquisire utili elementi sia di riscontro che di approfondimento investigativo alle indagini in atto, a seguito dei quali l’Autorità Giudiziaria italiana ha emesso appositi Ordini Europei d’Indagine per la formale assunzione degli elementi di prova raccolti dalla richiamata polizia estera in occasione, in particolare, degli arresti e dei rintracci di migranti effettuati in quella nazione ed afferenti all’organizzazione criminale oggetto di indagine per come accertato a seguito delle ricostruzioni dei richiamati eventi delittuosi operate dalla Squadra Mobile di Trieste.Gli accertamenti sviluppati nel corso dei mesi hanno consentito di addivenire da un lato alla ricostruzione di molteplici episodi di trasporti illegali di migranti e, dall’altro, di disvelare l’operatività, in questo capoluogo, di 26 soggetti che appaiono comportarsi, allo stato delle indagini, come un gruppo criminale organizzato dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dalle complessive investigazioni, infatti, è plausibile dedurre che i destinatari degli odierni provvedimenti cautelari abbiano dato luogo ad una vera e propria associazione a delinquere con suddivisione di ruoli, nell’ambito della quale sono emerse alcune figure di vertice deputate alla organizzazione e concreta predisposizione dei servizi volti al recupero e trasporto dei migranti in Italia ed altre aventi ruoli di autisti e passeurs, impiegati secondo dei veri e propri “turni di lavoro”. In ordine alla tenuta e custodia dei proventi derivanti dall’attività illecita, è emerso come i sodali abbiano costituito una cassa comune, la cui gestione è risultata essere affidata ad una donna appartenente all’organizzazione, coniuge e sorella di alcuni degli indagati.È stato riscontrato come il presunto sodalizio criminale fosse dotato di un’organizzazione ben strutturata non solo in termini di uomini, ma anche di mezzi. Il sodalizio vantava, infatti, una nutrita flotta di autovetture, alcune delle quali di proprietà dei sodali ed altre prese a noleggio, nonché, in alcune occasioni, anche l’impiego di furgoni. I veicoli sono stati messi a disposizione dei sodali per il trasporto dei passeurs al confine Croato/Sloveno, per il trasporto dei clandestini, per il recupero dei passeurs e per effettuare le “staffette” in occasione del rientro in Italia al fine di verificare se i tragitti percorsi risultassero liberi dalla presenza delle forze dell’ordine.È, in particolare, emerso come detto gruppo fosse in stretto contatto con un organizzatore, allo stato non compiutamente identificato e presumibilmente dimorante all’estero, il quale provvedeva a far giungere i clandestini sino al confine croato/sloveno, avvisando i sodali della presenza di migranti da trasportare in Italia. In ore pomeridiane, quindi, una delle autovetture nella disponibilità dei sodali partiva da Trieste alla volta della località Pomjan (Slovenia) da cui, lasciati i passeurs, faceva immediatamente ritorno in Italia. A questo punto, i passeurs si addentravano a piedi nella zona boschiva attraverso la quale raggiungevano il confine tra la Slovenia e la Croazia (all’epoca dei fatti le arterie di comunicazione tra i due Stati erano ancora presidiati dalle Forze dell’Ordine) ove trovavano ad attenderli i migranti appositamente fatti convergere in quel luogo dal referente che si era occupato della parte precedente del viaggio. Una volta recuperati i clandestini, questi venivano accompagnati, a piedi, seguendo percorsi boschivi, nuovamente fino alla località di Pomjan o zone limitrofe, ove venivano fatti salire a bordo di autovetture (con o senza staffetta) condotte da altri componenti del gruppo incaricati di raggiungere la città di Trieste, mentre i passeurs prendevano posto su autovetture diverse da quelle con a bordo i clandestini, viaggiando separatamente da quest’ultimi.Il corrispettivo richiesto per ogni migrante trasportato ammontava tra i  200,00 e i 250 € ed, a volte, nella medesima giornata venivano effettuati anche più trasporti, nel corso dei quali poteva capitare che i migranti venissero percossi. In particolare, per come risultato da una conversazione captata, nel corso dell’attraversamento a piedi dei sentieri boschivi, il passeur racconta all’organizzatore che i migranti che stava accompagnando non volevano camminare, tanto che è stato costretto a picchiarli, aggiungendo che i predetti erano così alterati dall’ingente assunzione di bevande energetiche (evidentemente finalizzata ad ingannare il senso di stanchezza) che uno di loro, dopo aver ricevuto degli schiaffi, rideva. In altra occasione è stato evidenziato come i passeurs costringessero i bambini ad assumere dei sonniferi al fine di evitare l’eventualità che gli stessi potessero piangere durante le tribolate fasi del cammino notturno attirando, con ciò, l’attenzione di passanti o forze dell’ordine.Il compendio investigativo raccolto ha determinato il G.I.P. di Trieste, sulla scorta delle richieste avanzate dal P.M. Massimo De Bortoli, titolare del procedimento, ad emettere le misure cautelari sopra specificate, alle quali è stata data esecuzione nella giornata del 26 giugno.Nel corso dell’attività di indagine ed a riscontro della stessa, oltre alle 13 misure cautelari sono stati operati anche 7 arresti in flagranza di reato nei confronti di altri soggetti, facenti parte della medesima organizzazione.

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Rotta balcanica: “Operazione The End” – indagine coinvolgente un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina lungo la c.d. rotta balcanica

La Polizia di Stato di Trieste ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emesse dal G.I.P. di Trieste all’esito di un’attività d’indagine coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia a carico di 13 soggetti di origine Kosovara/albanese, 10 dei quali stabilmente dimoranti nel capoluogo friulano,  ritenuti – allo stato delle indagini- responsabili del reato di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina lungo la c.d. rotta balcanica. Nel medesimo contesto investigato sono stati indagati anche ulteriori 13 soggetti anch’essi appartenenti alle medesime etnie.L’ operazione di polizia giudiziaria avviata nelle prime ore della mattinata del 26 giugno u.s. e proseguita per l’intera giornata del 27, è stata eseguita dalla Squadra Mobile di Trieste unitamente alla locale S.I.S.C.O. (Sezione Investigativa Servizio Centrale Operativo), con il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e con il concorso operativo delle Squadre Mobili di Bologna, Rimini, Pesaro Urbino e Treviso, dei Reparti Prevenzione Crimine di Padova, Bologna e Reggio Emilia, nonché delle Polizie Francese, Slovena, Kosovara e Albanese, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia per il tramite degli uffici degli esperti per la sicurezza di Parigi, Lubiana, Pristina e Tirana, volta.Le indagini, svolte dagli agenti della Sezione Criminalità Organizzata e Catturandi della Squadra Mobile giuliana con il supporto del Servizio Centrale Operativo, hanno avuto inizio nel novembre del 2021 a seguito di mirati accertamenti volti a verificare il passaggio in località  Basovizza (TS) di eventuali autovetture che potessero essere utilizzate da soggetti dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso il valico degli ex confini di Stato con la Slovenia (Pesek e Basovizza), soffermandosi, in particolare su quei veicoli che sono risultati viaggiare accoppiati in più occasioni, ritenendo che rispecchiassero il tipico modus operandi utilizzato dai passeurs, i quali, per come emerso da pregresse attività d’indagine, sono soliti adoperare autovetture di staffetta seguite dai veicoli con a bordo i migranti irregolari.Tali preliminari accertamenti hanno consentito di evidenziare come, effettivamente, vi fossero sistematici passaggi di coppie di autovetture in determinati orari della giornata, tanto da avvalorare l’ipotesi che le stesse potessero essere utilizzate per il trasporto illegale di migranti.Da qui nell’anno 2022 l’avvio delle indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., supportate da attività di natura tecnica e sviluppatesi con numerosi servizi di osservazione e pedinamento operati sia in ambito cittadino che lungo la fascia confinaria con la Slovenia.Proficui sono stati anche gli interscambi informativi con la Polizia Slovena  (nonché con le Autorità di Sicurezza Croate in occasione di appositi incontri) volti ad acquisire utili elementi sia di riscontro che di approfondimento investigativo alle indagini in atto, a seguito dei quali l’Autorità Giudiziaria italiana ha emesso appositi Ordini Europei d’Indagine per la formale assunzione degli elementi di prova raccolti dalla richiamata polizia estera in occasione, in particolare, degli arresti e dei rintracci di migranti effettuati in quella nazione ed afferenti all’organizzazione criminale oggetto di indagine per come accertato a seguito delle ricostruzioni dei richiamati eventi delittuosi operate dalla Squadra Mobile di Trieste.Gli accertamenti sviluppati nel corso dei mesi hanno consentito di addivenire da un lato alla ricostruzione di molteplici episodi di trasporti illegali di migranti e, dall’altro, di disvelare l’operatività, in questo capoluogo, di 26 soggetti che appaiono comportarsi, allo stato delle indagini, come un gruppo criminale organizzato dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dalle complessive investigazioni, infatti, è plausibile dedurre che i destinatari degli odierni provvedimenti cautelari abbiano dato luogo ad una vera e propria associazione a delinquere con suddivisione di ruoli, nell’ambito della quale sono emerse alcune figure di vertice deputate alla organizzazione e concreta predisposizione dei servizi volti al recupero e trasporto dei migranti in Italia ed altre aventi ruoli di autisti e passeurs, impiegati secondo dei veri e propri “turni di lavoro”. In ordine alla tenuta e custodia dei proventi derivanti dall’attività illecita, è emerso come i sodali abbiano costituito una cassa comune, la cui gestione è risultata essere affidata ad una donna appartenente all’organizzazione, coniuge e sorella di alcuni degli indagati.È stato riscontrato come il presunto sodalizio criminale fosse dotato di un’organizzazione ben strutturata non solo in termini di uomini, ma anche di mezzi. Il sodalizio vantava, infatti, una nutrita flotta di autovetture, alcune delle quali di proprietà dei sodali ed altre prese a noleggio, nonché, in alcune occasioni, anche l’impiego di furgoni. I veicoli sono stati messi a disposizione dei sodali per il trasporto dei passeurs al confine Croato/Sloveno, per il trasporto dei clandestini, per il recupero dei passeurs e per effettuare le “staffette” in occasione del rientro in Italia al fine di verificare se i tragitti percorsi risultassero liberi dalla presenza delle forze dell’ordine.È, in particolare, emerso come detto gruppo fosse in stretto contatto con un organizzatore, allo stato non compiutamente identificato e presumibilmente dimorante all’estero, il quale provvedeva a far giungere i clandestini sino al confine croato/sloveno, avvisando i sodali della presenza di migranti da trasportare in Italia. In ore pomeridiane, quindi, una delle autovetture nella disponibilità dei sodali partiva da Trieste alla volta della località Pomjan (Slovenia) da cui, lasciati i passeurs, faceva immediatamente ritorno in Italia. A questo punto, i passeurs si addentravano a piedi nella zona boschiva attraverso la quale raggiungevano il confine tra la Slovenia e la Croazia (all’epoca dei fatti le arterie di comunicazione tra i due Stati erano ancora presidiati dalle Forze dell’Ordine) ove trovavano ad attenderli i migranti appositamente fatti convergere in quel luogo dal referente che si era occupato della parte precedente del viaggio. Una volta recuperati i clandestini, questi venivano accompagnati, a piedi, seguendo percorsi boschivi, nuovamente fino alla località di Pomjan o zone limitrofe, ove venivano fatti salire a bordo di autovetture (con o senza staffetta) condotte da altri componenti del gruppo incaricati di raggiungere la città di Trieste, mentre i passeurs prendevano posto su autovetture diverse da quelle con a bordo i clandestini, viaggiando separatamente da quest’ultimi.Il corrispettivo richiesto per ogni migrante trasportato ammontava tra i  200,00 e i 250 € ed, a volte, nella medesima giornata venivano effettuati anche più trasporti, nel corso dei quali poteva capitare che i migranti venissero percossi. In particolare, per come risultato da una conversazione captata, nel corso dell’attraversamento a piedi dei sentieri boschivi, il passeur racconta all’organizzatore che i migranti che stava accompagnando non volevano camminare, tanto che è stato costretto a picchiarli, aggiungendo che i predetti erano così alterati dall’ingente assunzione di bevande energetiche (evidentemente finalizzata ad ingannare il senso di stanchezza) che uno di loro, dopo aver ricevuto degli schiaffi, rideva. In altra occasione è stato evidenziato come i passeurs costringessero i bambini ad assumere dei sonniferi al fine di evitare l’eventualità che gli stessi potessero piangere durante le tribolate fasi del cammino notturno attirando, con ciò, l’attenzione di passanti o forze dell’ordine.Il compendio investigativo raccolto ha determinato il G.I.P. di Trieste, sulla scorta delle richieste avanzate dal P.M. Massimo De Bortoli, titolare del procedimento, ad emettere le misure cautelari sopra specificate, alle quali è stata data esecuzione nella giornata del 26 giugno.Nel corso dell’attività di indagine ed a riscontro della stessa, oltre alle 13 misure cautelari sono stati operati anche 7 arresti in flagranza di reato nei confronti di altri soggetti, facenti parte della medesima organizzazione.  

Palermo: operazione Bag 17 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti

La Polizia di Stato, su delega della Direzione Distrettuale di Palermo, ha eseguito un’Ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo, a carico di 17 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di vendita e cessione di sostanza stupefacente. In particolare, la Squadra Mobile ha eseguito una misura di custodia cautelare in carcere a carico di indagati, ritenuti gravemente indiziati del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 legge sugli stupefacenti. Inoltre la medesima ordinanza ha disposto la sottoposizione a misure cautelari a carico di soggetti ritenuti gravemente indiziati di vendita di sostanze stupefacenti (art. 73 legge sugli stupefacenti): L’operazione scaturisce da un’articolata attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo –Direzione Distrettuale Antimafia ed avviata tra il 2018 ed il 2020, su un contesto criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti e particolarmente attivo nell’area mandamentale di Brancaccio – storica enclave di cosa nostra. Infatti, il percorso investigativo avviato dalla narcotici ha seguito il solco della precedente indagine antimafia, culminata nel maggio dello scorso anno con l’arresto di 31 soggetti indagati di appartenenza alla famiglia mafiosa del mandamento di Brancaccio, nonché di traffico di sostanze stupefacenti (cd. Operazioni Tentacoli). Nell’articolato contesto investigativo, realizzato mediante attività d’intercettazione e tradizionali servizi di osservazione, si delineava l’operatività di un’associazione che operava trasversalmente sul territorio cittadino ed in provincia, impegnata quotidianamente nella ricerca e gestione di più fonti di approvvigionamento di hashish e cocaina, anche con canali di acquisto calabresi, oltre che una costante attività di cessione di stupefacenti. Nella programmazione dei ruoli e degli incarichi è emerso che alcuni dei componenti erano attivi sul fronte dell’approvvigionamento, mentre altri, con funzioni più prettamente esecutive ed anche separatamente tra loro si prodigavano nello smercio al dettaglio. In effetti come ha illustrato il Giudice per le Indagini Preliminari nel corpo del provvedimento restrittivo il vincolo che legava alcuni associati era analogo a quello di una società consortile con un programma criminale condiviso e temporalmente indeterminato con forniture reiterate e stabili, anche in via di esclusività e con prezzi di favore. Le indagini hanno anche disvelato il carattere violento di alcuni componenti del gruppo criminale, infatti nel corso delle attività si ricostruiva un violento episodio avvenuto a Carini., in cui un sodale, pressato nel riscuotere somme di denaro che erano urgentemente destinate ai fornitori calabresi, incontrava per strada un suo acquirente di stupefacente nonché suo debitore e, per tale motivo, armato di una “cazzottiera”, lo picchiava violentemente anche alla presenza di un bambino e di altri 2 sodali che assistevano all’aggressione. Nel corso delle indagini sono stati eseguiti diversi sequestri di sostanza stupefacente a titolo di riscontro, per un quantitativo complessivo di diversi chili di hashish importati dalla Campania e dalla Calabria, con arresti in flagranza dei corrieri incaricati al trasporto dello stupefacente.  Un indagato, destinatario del provvedimento restrittivo in carcere, risulta al momento irreperibile ma è attivamente ricercato. L’odierna operazione è stata eseguita con la collaborazioni di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo e delle Unità cinofile della Polizia di Stato.   L’odierno provvedimento, emesso dal G.I.P. di Palermo sulla base delle risultanze investigative condotte da questo Ufficio e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, si basa, allo stato, sui gravi indizi di colpevolezza, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertati in sede di giudizio e che pertanto al momento tutti gli indagati devono considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva. Secondo il Questore Laricchia: “L’operazione Bag, ultima costola dell’attività investigativa condotta sul mandamento mafioso di Brancaccio con le operazioni Tentacoli 1 e 2, consente di disarticolare un’associazione a delinquere dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti che riforniva sistematicamente diverse zone della città e della provincia di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Le 17 persone colpite dalla misura cautelare operavano in modo trasversale tra i mandamenti ed alcuni di loro si definivano “combinati” con famiglie di Borgo Vecchio e Porta Nuova. Le partite di droga provenivano dalla Campania e dalla Calabria. Ulteriore dimostrazione della collaborazione tra le famiglie nel core-business della droga, nonché dei rapporti di collaborazione con altre organizzazioni criminali. La conclusione dell’Operazione Bag nel giorno del 31° anniversario della strage di Capaci, assume per la Questura di Palermo un particolare significato.”

Associazione per delinquere finalizzata alla prostiutuzione

La Polizia di Stato di Caserta – Squadra Mobile-, a seguito di autorizzazione del Procuratore della Repubblica di Napoli f.f., si comunica che nella prima mattinata del 24 maggio, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta della Procura di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Napoli nei confronti un trentatreenne albanese ed una trentacinquenne moldava, entrambi residenti nella provincia di Caserta poiché gravemente indiziati dei delitti di tratta di esseri umani trasnazionale, riduzione in schiavitù ed estorsione.

Gli indagati erano dediti a reclutare giovani ragazze provenienti dalla Moldavia, poi segregate in immobili nella provincia di Caserta e costrette a prostituirsi.

L’indagine, partita dalle denunce di alcune vittime che erano riuscite a sottrarsi agli aguzzini, consentiva di dimostrare che gli indagati, dal settembre 2019 al gennaio 2023, avevano reclutato almeno 4 giovani donne dalla Moldavia conducendole in Italia con l’inganno: ossia tramite una finta offerta di un posto di lavoro come cameriera, impegnandosi anche a sostenere le spese del viaggio per entrare nel nostro Paese.

Tuttavia, una volta giunte nella provincia di Caserta, le vittime comprendevano come la proposta fosse ingannevole in quanto il lavoro offerto era in realtà inesistente.

Gli indagati pretendevano, inoltre, l’immediata restituzione della somma di denaro sborsata e, al rifiuto delle donne che non avevano la disponibilità economica, con violenza e minacce costringevano le stesse a prostituirsi su strada.

Dall’indagine è emerso un quadro di autentica privazione di ogni forma di libertà di autodeterminazione delle vittime, poiché gli indagati sottraevano loro il passaporto, le segregavano in casa con la possibilità di uscirne solo per prostituirsi, gli imponevano di indossare determinati capi di abbigliamento, le facevano accompagnare con autovetture sul luogo del meretricio ove venivano sorvegliate senza soluzione di continuità, si impossessavano del denaro guadagnato e le facevano oggetto di pestaggi e continue intimidazioni.

In virtù delle risultanze investigative svolte, la Procura della Repubblica di Napoli ha richiesto e ottenuto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei due indagati che, nella mattinata del 24 maggio, sono stati rintracciati dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta presso le loro abitazioni e, dopo gli atti di rito, condotti presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere (CE) e Pozzuoli (NA).

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