Sono stati denunciati in stato di libertà per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato, i due minori bloccati dai carabinieri dopo un tentativo di fuga bordo di una Smart Fortwo, nel piccolo centro di Vitulazio, nel casertano. È accaduto nella tarda serata di ieri in via Rimembranza, quando i due giovanissimi, incuranti dell’alt imposto dalla pattuglia della locale stazione, hanno accelerato repentinamente proseguendo la loro folle corsa e mettendo in pericolo l’incolumità degli utenti della strada. Il rocambolesco inseguimento, ingaggiato con i militari dell’Arma per le vie del centro cittadino, sembrava essere terminato nei pressi dell’incrocio tra via P. Lagnese e via Roma quando il conducente della city car ha arrestato la marcia dopo essersi reso contro di avere la strada sbarrata dall’auto dei Carabinieri. In maniera del tutto inaspettata, il sedicenne alla guida, mentre il capo equipaggio si stava avvicinando a piedi, ha repentinamente riavviato il motore accelerando bruscamente e, nel tentativo di riprendere la fuga, ha violentemente speronato il mezzo dei militari danneggiandolo vistosamente. I due minori, subito bloccati, sono stati accompagnati in caserma dove, dopo le formalità di rito, il conducente, oltre ad essere deferito in stato di libertà, è stato sanzionato per guida senza patente. Entrambi i ragazzi sono stati riaffidati ai rispettivi genitori.
Sono stati denunciati in stato di libertà per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato, i due minori bloccati dai carabinieri dopo un tentativo di fuga bordo di una Smart forTwo, nel piccolo centro di Vitulazio, nel casertano.
È accaduto nella tarda serata di ieri in via Rimembranza, quando i due giovanissimi, incuranti dell’alt imposto dalla pattuglia della locale stazione, hanno accelerato repentinamente proseguendo la loro folle corsa e mettendo in pericolo l’incolumità degli utenti della strada.
Il rocambolesco inseguimento, ingaggiato con i militari dell’Arma per le vie del centro cittadino, sembrava essere terminato nei pressi dell’incrocio tra via P. Lagnese e via Roma quando il conducente della city car ha arrestato la marcia dopo essersi reso contro di avere la strada sbarrata dall’auto dei carabinieri.
In maniera del tutto inaspettata, il sedicenne alla guida, mentre il capo equipaggio si stava avvicinando a piedi, ha repentinamente riavviato il motore accelerando bruscamente e, nel tentativo di riprendere la fuga, ha violentemente speronato il mezzo dei militari danneggiandolo vistosamente.
I due minori, subito bloccati, sono stati accompagnati in caserma dove, dopo le formalità di rito, il conducente, oltre ad essere deferito in stato di libertà, è stato sanzionato per guida senza patente.
Entrambi i ragazzi sono stati riaffidati ai rispettivi genitori.
Fondamentale l’intervento dei Vigili del Fuoco: dalle ore 17:00, la squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Piedimonte Matese è al lavoro per un incidente stradale avvenuto tra due autovetture, una Lancia ed una Citroen sulla SS 372 Telesina, nei pressi dello svincolo per Alvignano.
Subito dopo l’impatto le due auto terminavano la loro corsa in mezzo alla carreggiata con i passeggeri incastrati al loro interno.
Sul posto sono intervenute anche una squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Telese, un’elisoccorso e ben sei ambulanze.
Immediatamente i Vigili del Fuoco hanno estratto dall’abitacolo le persone ferite, tre adulti, tre ragazzi tra i dodici e i quindi anni ed un bambino di otto mesi, assicurandoli alle cure dei sanitari presenti sul posto per il successivo trasporto negli ospedali di Napoli, Benevento, Caserta e Piedimonte Matese.
E’ stato tradito dalla ingiustificata intolleranza ad un controllo alla circolazione stradale, effettuato dai carabinieri sulla SP 328 del comune di Rocca, il 39enne di Sessa Aurunca che, nella serata di mercoledì, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
All’interno della Ford Fiesta da lui condotta i militari della locale Stazione, a seguito di perquisizione personale e veicolare, hanno rinvenuto e sequestrato due involucri in cellophane contenenti sostanza stupefacente del tipo hashish, per complessivi grammi 67,00.
L’arrestato è stato posto agli arresti domiciliari in attesa della celebrazione del rito direttissimo.
Neppure su un’emergenza nazionale e internazionale come la Cybersicurezza il governo e la maggioranza di centrodestra riescono a unire. Al Senato, dove c’è stato il voto definitivo sul disegno di legge, strappa un’astensione delle opposizioni – tranne Avs che vota contro – solo perché alcune norme le condividono pur denunciando che sono “scatole vuote”, per mancanza di soldi.
Ma la cosa più grave è che la legge ha un cavallo di Troia il quale mina – tanto per cambiare – le indagini dei pm. E così i politici che si lamentano dei trojan piazzati “in camera da letto” dai pm, saranno loro a poter spiare i magistrati per provare a neutralizzare indagini “eccellenti”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, con delega ai Servizi segreti, però, esprime “apprezzamento” per una legge, che non risolve neppure un problema denunciato da magistrati e forze di polizia: l’assenza di misure normative e di strumenti per intercettare i criminali che comunicano attraverso i criptofonini e le piattaforme criptate, come Sky-Ecc. Mancano anche gli investimenti necessari per ottenere efficaci controlli di legalità sugli accessi effettuati dagli insider ai sistemi. Invece, mette sotto controllo i pm. Prevede che gli ispettori inviati dal ministro della Giustizia verifichino i sistemi delle banche dati, con il rischio quasi certo di controllare le indagini in corso.
Un fatto denunciato anche da M5S e Pd ieri in aula. Anna Rossomando, Pd, accusa la maggioranza di essere “indifferente alla separazione dei poteri. E tutto si tiene con la discussione che stiamo affrontando in questi giorni anche sul premierato. Il controllo deve essere giurisdizionale e non del potere politico, che entra così con tutti i piedi in indagini in corso”. Roberto Scarpinato, senatore M5S ed ex magistrato, spiega come avverrà il controllo politico: “La regolarità degli accessi non può essere riscontrata con il semplice dato numerico, ma solo mediante la cognizione dei nominativi dei soggetti per cui sono state fatte ricerche nelle banche dati, al fine di verificarne la pertinenza con le indagini, è evidente come tale potere ispettivo possa essere strumentalizzato per aggirare il segreto investigativo”.
Nel complesso, aggiunge, la legge “pretende di fronteggiare la criminalità informatica con il bau bau dell’innalzamento di pene, che non si potranno comminare e con le pistole caricate a salve di strumenti di intercettazioni inefficaci” perché obsoleti.
Su questi punti attacca ancora il ministro della Giustizia Nordio: “L’aumento delle pene è destinato a non avere alcuna efficacia deterrente nei confronti di hacker stranieri agendo da Paesi sui quali l’Italia non esercita alcuna giurisdizione o dai quali non può attendersi alcuna collaborazione. Inoltre, grazie alla totale inerzia del ministro Nordio, la magistratura e le forze di polizia non sono state ancora dotate della tecnologia necessaria per intercettare i criptofonini e altre tecniche cifrate di comunicazione”. Inoltre, la legge “nulla prevede per prevenire gli attacchi interni da parte di operatori infedeli”. La legge stabilisce, tra l’altro, che ogni amministrazione entro 24 ore dovrà denunciare eventuali violazioni altrimenti ci saranno sanzioni. Ma, osserva Scarpinato, sono norme “manifesto” (di qui l’astensione di quasi tutte le opposizioni, ndr) perché non si prevede un euro in più di investimento: “Con la clausola di invarianza finanziaria… priva i soggetti onerati e obbligati delle risorse minimali – personale qualificato, attrezzature, fondi – per assolvere i nuovi delicati e complessi compiti affidati”. Ragionamento che vale anche per la prevista nomina dei responsabili cybersicurezza delle varie amministrazioni. Per Scarpinato è “una legge in realtà destinata a restare in buona misura priva di effettività” per mancanza di finanze. Secondo gli esperti occorrerebbero 200 milioni di euro l’anno, di qui al 2026, ma il governo ha previsto “solo il conferimento di risorse dal Pnrr pari a 50 milioni di euro, cifra insufficiente anche se venisse raddoppiata a 100 milioni”.
Italgas porta Picarro a Maddaloni (CE) tecnologia all’avanguardia per il controllo delle reti del gas.
Maddaloni- Nella giornata di ieri, venerdì 31 maggio, l’Amministrazione comunale di Maddaloni (CE), rappresentata dal vice sindaco Nicola Corbo, ha incontrato una delegazione di Italgas, società concessionaria del servizio di distribuzione cittadina del gas naturale. L’iniziativa ha avuto lo scopo di illustrare le modalità operative adottate dall’azienda nell’esercizio della rete cittadina, con particolare riferimento alle tecniche di monitoraggio delle condotte e di ricerca preventiva delle dispersioni attraverso tecnologie all’avanguardia. Nello specifico, Italgas ha presentato Picarro Surveyor, attualmente la tecnologia più all’avanguardia nel campo delle attività di monitoraggio delle reti gas. Il sistema consiste in una sofisticata sensing technology che, rispetto alle tecnologie tradizionali, offre importanti vantaggi in termini di rapidità di svolgimento e di ampiezza delle aree sottoposte a controllo. Montata sugli automezzi di servizio, infatti, garantisce una sensibilità di rilevazione della presenza di gas nell’aria di tre ordini di grandezza superiori a quelli attualmente in uso dagli altri operatori del settore (parti per miliardo contro parti per milione). Rispetto alla metodologia tradizionale, inoltre, questa non impone al veicolo di seguire il tracciato della tubazione interrata, ovviando così al problema di possibili ostacoli presenti lungo il percorso (come, ad esempio, le auto parcheggiate) e amplia in maniera esponenziale il volume dell’area monitorata (150-200 metri di larghezza e 5-8 metri in altezza contro 1-2 metri e 10-20 centimetri). Il software è in grado poi di rilevare non solo la presenza di metano ma anche di etano, restituendo in questo modo un dato più accurato circa la quantità di molecole di gas presenti nell’aria. Un dato che, incrociato con le informazioni relative alla direzione e alla velocità del vento e con le rilevazioni geo-referenziate, consente di fornire in tempi estremamente rapidi e con grande precisione la localizzazione della possibile origine della dispersione. L’adozione della tecnologia rientra nel più ampio percorso di digitalizzazione di asset e processi che Italgas porta avanti ormai da anni, finalizzato a fornire un servizio sempre più efficiente, sostenibile e sicuro per le comunità e i territori in cui opera. Picarro, in particolare, ha permesso di conseguire importanti risultati sin dalla sua introduzione, consentendo di controllare complessivamente ogni anno una quantità di chilometri superiori al 100% della rete gestita. Insieme alla tecnologia Picarro è stata presentata la nuova app Work On Site, sviluppata nella Digital Factory di Italgas. L’app, disponibile sui dispositivi elettronici in dotazione alle imprese esecutrici dei lavori, gestisce controlli automatizzati, digitali sui cantieri della rete di distribuzione gas e rende più veloci ed efficienti le verifiche di conformità che vengono condivise in tempo reale.
“Le verifiche notturne di ITALGAS sono iniziate già da diversi mesi nel nostro comune, e siamo particolarmente felici che Maddaloni sia stato scelto come primo comune per questa sperimentazione. Questi controlli, con tecnologie all’avanguardia, ci garantiscono un altissimo livello di sicurezza, in quanto riescono ad intercettare eventuali dispersioni o rotture delle tubazioni agendo su un ampio raggio d’azione. Inoltre, e non meno importante, il servizio offerto da ITALGAS è totalmente GRATUITIO sia per i cittadini che per l’ente.” Ha dichiarato Nicola Corbo, assessore ai lavori pubblici e vicesindaco di Maddaloni.
Il Parlamento europeo è eletto a suffragio universale dal 1979 ma, forse, è ancora piuttosto sconosciuto agli elettori. L’avvicinarsi delle elezioni di giugno per il rinnovo dell’Assemblea Ue pone legittime domande ai cittadini: ai nuovi elettori, ma non solo. Quali poteri ha in effetti il Parlamento europeo, con sedi a Strasburgo e Bruxelles, composto da 720 eurodeputati eletti in 27 Paesi che rimarranno in carica per 5 anni? Occorre riconoscere che dal Trattato di Lisbona (2009) in poi, l’Assemblea ha assunto compiti e visibilità assai superiori rispetto al passato e attualmente detiene poteri legislativi, di bilancio e di “controllo democratico”. Ha il potere di approvare e modificare la legislazione, decide in merito al bilancio annuale dell’Ue – come chiarisce il trattato – su un piano di parità con il Consiglio (dove sono rappresentati gli Stati membri). Inoltre fa in modo che la Commissione e altre istituzioni e organi dell’Ue rendano conto del proprio operato. L’Europarlamento detiene dunque anzitutto il potere legislativo. La grande maggioranza delle leggi comunitarie è approvata mediante la procedura legislativa ordinaria (denominata anche procedura “di codecisione”). Il Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini, e il Consiglio, rappresentante degli Stati, insieme definiscono regolamenti e direttive europee che diventano leggi per i 440 milioni di cittadini europei. Leggi che riguardano l’economia e il commercio, il mercato unico, trasporti e infrastrutture, la protezione dei consumatori, la protezione dell’ambiente, l’energia, alcuni aspetti della tutela della salute, la sicurezza, le comunicazioni, fino – una delle ultime normative Ue – l’intelligenza artificiale. Vi sono poi altre procedure legislative nelle quali il Parlamento europeo interviene per “approvazione” (es.: approvazione di adesioni di nuovi Stati membri; approvazione collegio dei commissari) o per “consultazione” (procedura applicata in ambiti particolari come l’imposizione fiscale, il diritto in materia di concorrenza, la politica estera e di sicurezza comune). Il Parlamento europeo stabilisce, inoltre, il bilancio annuale dell’Unione insieme al Consiglio, nel rispetto del “quadro finanziario pluriennale” (bilancio per sette anni) e controlla la spesa del bilancio stesso attraverso la “procedura di discarico” annuale. Quando si sente parlare di “fondi europei” e di finanziamenti a programmi Ue si chiama dunque in causa scelte assunte anche dall’Europarlamento. Tra gli altri compiti principali del Parlamento vi è la nomina del presidente della Commissione: questo sarà uno dei primi compiti dopo le elezioni di giugno. “Gli Stati membri nominano un candidato per l’incarico, ma devono tenere conto dei risultati delle elezioni europee”. Sarà poi il Parlamento a eleggere il nuovo presidente della Commissione a maggioranza assoluta dei suoi componenti. “Se il candidato non ottiene i voti necessari, gli Stati membri devono proporne un altro entro un mese” mediante una riunione del Consiglio europeo. Dopo di che gli Stati membri indicheranno i loro candidati a far parte del collegio dei commissari: questi dovranno superare le “audizioni”, ovvero un severo esame dinanzi agli eurodeputati. Infine l’intera Commissione sarà sottoposta al voto di approvazione del Parlamento europeo. Questi brevi accenni a ruolo e competenze del Parlamento europeo possono lasciar intuire l’importanza dello stesso “emiciclo” all’interno della “casa comune” europea. E quindi richiamare gli elettori al voto. “Usa il tuo”: questo lo slogan adottato dall’Ue per richiamare i cittadini a far sentire la loro voce a giugno. Anche per evitare che siano altri a decidere per sé.
Viaggiavano su una Fiat Panda a velocità sostenuta e in manovra di sorpasso le due persone che, alle 18.40 di sabato 20 aprile, lungo la SS .Appia Km 196+200 del comune di Vitulazio, con direzione di marcia Pastorano/Capua, hanno forzato un posto di controllo dei carabinieri.
I militari dell’Arma, velocemente rimontati in auto, si sono posti all’inseguimento dei fuggitivi che, nella circostanza, si sono disfatti di una borsa, lanciandola da finestrino.
La folle velocità e le continue manovre azzardate compiute dai malfattori durante la fuga, che hanno più volte messo in pericolo l’incolumità degli utenti della strada, hanno permesso loro di far perdere le tracce.
La borsa recuperata e sequestrata dai carabinieri è risultata contenere 6 panetti di Hashish per un peso complessivo di grammi 600, un involucro in cellophane contenente 10 grammi di cocaina, sei 6 telefoni cellulari, due tirapugni, un coltellino a serramanico e un bilancino di precisione.
Le riforme di Marta Cartabia e Carlo Nordio vanno nella stessa direzione. Ed è una direzione che in alcuni punti combacia con le leggi sognate da Silvio Berlusconi e ideate da Licio Gelli. Il risultato è una giustizia classista, a due velocità, che tutela i potenti. Garantita anche grazie a un sistema di controllo sulla magistratura. È questa l’analisi che Nino Di Matteo fa dell’attuale situazione politico-giudiziaria nel nostro Paese. “Potrei darvi cinque punti di convergenza tra queste riforme e quelle contenute nel Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli“, ha detto il sostituto procuratore della Procura nazionale antimafia, intervenendo al Festival internazionale dell’Antimafia “L’Impegno di tutti” organizzato dall’associazione Wikimafia a Milano.
Il magistrato, già componente del Consiglio superiore, ha passato in rassegna rapidamente le norme recentemente approvate dai governi di Mario Draghi e Giorgia Meloni e quelle attualmente in discussione in Parlamento. “Riforme costituzionali, separazione delle carriere, attenuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, limitazione dell’utilizzo d’intercettazinoi telefoniche e ambientali, abrogazione dell’abuso d’ufficio, modifica del reato di traffico d’influenze. E poi: divieto per i magistrati di parlare con la stampa. E non mi riferisco ovviamente agli atti coperti da segreto – ovviamente – ma a quelli ormai pubblici. Come se Falcone e Borsellino, di cui tutti si riempiono la bocca, non avessero parlato della configurazione di Cosa nostra che veniva fuori dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, prima della sentenza sul Maxiprocesso“, ha spiegato il pm, riferendosi al bavaglio alle fonti giudiziarie varato dalla ministra Cartabia, approfittando della direttiva Ue sulla presunzione d’innocenza. “E aggiungo – ha proseguito Di Matteo – il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, divieto di pubblicazione delle intercettazioni se riguardano terzi, e adesso i test psicoattitudinali dei magistrati, che facevano già parte del Piano di rinascita democratica di Gelli“.
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Quindi l’ex pm di Palermo ha spiegato come dal suo punto di vista “le riforme di Marta Cartabia e Carlo Nordio vadano nella stessa direzione, tranne poche significative sfumature di differenza. Queste riforme affondano le loro radici in un passato parecchio lontano e sembrano realizzare la riforma della giustizia auspicata dal primo governo di Silvio Berlusconi. Ma nel 1994 non riuscirono ad approvarla: all’epoca queste riforme non passavano, oggi le stanno approvando tutte, poco alla volta”. Il risultato finale, dunque, oggi quale è? Di Matteo delinea uno scenario composto da due binari paralleli: “Da una parte si sta creando un sistema di controllo della magistratura e dei magistrati che il potere considera inaffidabili, non perchè siano scarsi o non preparati, ma perchè sono indipendenti”. In questo senso insistere sui test psicoattitudinali equivale ad “associare la figura del giudice a quella di una persona con problemi mentali”. Parallalelamente, ha poi proseguito il pm, “si sta creando un sistema della giustizia a due velocità, una giustizia classista: queste norme creano uno scudo di protezione dei potenti. Perché indeboliscono il controllo di legalità della magistratura riguardo alle manifestazioni criminali tipiche dei colletti bianchi”. Come fossero le tessere di uno stesso puzzle, le riforme varate negli ultimi tre anni porteranno a comporre un quadro allarmante: una giustizia feroce con le persone comuni, praticamente assente quando invece occorre perseguire i crimini di chi detiene il potere. Il tutto grazie a una mosaico di norme che imbrigliano chi la giustizia la amministra, cioè la magistratura.
Doveva essere un controllo di routine ma il 29enne, alla vista dei carabinieri, ha cominciato ad inveire contro di loro aggredendoli fisicamente e, grazie all’aiuto del padre, presente sul posto, è riuscito a scappare liberandosi, lanciandolo sull’asfalto durante la corsa, di un marsupio di colore nero subito recuperato dai militari e risultato contenere un coltello a serramanico, due panetti di hashish per un totale di oltre 100 grami, un bilancino elettronico di precisione e 110,00 euro in banconote di piccolo taglio.
È accaduto nella serata di mercoledì in via Michelangelo Diana a San Cipriano d’Aversa, nel casertano, dove i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Casal di Principe, insospettiti dall’atteggiamento dell’uomo, già noto alle forze dell’ordine, hanno deciso di procedere al suo controllo.
La reazione violenta dello stesso, esplosa in una vera e propria aggressione con calci, spintoni e morsi nei confronti dei militari, li ha indotti a fare uso dei dispositivi taser in dotazione, che non sono comunque riusciti a bloccare la furia del 29enne, il quale, allontanatosi a piedi, è riuscito a far perdere temporaneamente le proprie tracce.
Nel corso della tarda serata l’uomo, resosi conto dell’inutile fuga, si è presentato presso la locale Stazione dei carabinieri, dove è stato subito arrestato.
Dopo le formalità di rito è stato accompagnato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Dovrà rispondere di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di armi.
Contestualmente il padre dell’arrestato, che nelle fasi del controllo si era fisicamente frapposto tra i militari e il figlio, favorendone la fuga, è stato denunciato in stato di libertà per resistenza a pubblico ufficiale.
Luca Abete è nella località in provincia di Napoli per documentare l’aumento di furti e rapine in ristoranti, bar, tabaccai e altre attività commerciali.
Addirittura c’è chi rimpiange i tempi in cui la criminalità organizzata garantiva il controllo del territorio.
Furti fuori controllo ad Arzano: martedìsera a “Sriscia la notizia” servizio esclusivo: le immagini della “spaccata” motorizzata.
Martedì sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20:35 e in replica dopo il TG 5 notte) va in onda l’inchiesta di Luca Abete sui “furti con spaccata” fuori controllo ad Arzano (in provincia di Napoli), metodo che consiste nell’utilizzare un’auto – probabilmente rubata – per colpire in retromarcia la vetrina dell’attività commerciale fino a spaccarla. Il tutto per consentire un’entrata e una fuga veloce ai malviventi, che saccheggiano cassa e negozio, come mostrano le immagini esclusive di Striscia.
L’inviato del tg satirico intervista il gestore di un bar tabacchi appena svaligiato, dopodiché va a chiedere spiegazioni alla sindaca Vincenza Aruta, che poco tempo fa su questo argomento aveva dichiarato che era tutto sotto controllo.
Ma all’inviato del tg satirico dice: «Ci sono lavori in corso affinché sia tutto sotto controllo».
Peccato che, proprio poche ore dopo l’intervista, il bar tabacchi sia stato nuovamente preso di mira da una banda di ladri che hanno depredato il locale con il metodo della “spaccata” causando ingenti danni.
Successo sabato e domenica scorsa al Teatro Don Bosco di Caserta per la Compagnia Teatrale A Te… Istrione. Il cast di attori ha presentato “Matrimonio sotto controllo”. La commedia rappresentata è stata una rielaborazione di “Signori, biglietti” di Rescigno. La regia dei tre atti è stata curata da Veturia Zanframundo, nei panni anche della protagonista. Eccellente la prova d’insieme della Compagnia che ha dato vita a scene esilaranti che hanno fatto ridere di gusto il pubblico che per due sere ha gremito il teatro salesiano. Bella l’idea di coinvolgere anche attori piccoli d’età che se la sono cavata in maniera lusinghiera. Al termine applausi convinti e scroscianti per Veturia ed il resto del cast ovvero Dario Elia, Ersilia Zanframundo, Alessandra Attanasio, Raffaele Altieri, Alessia Cardone, Raffaele Panariello, Anna De Vincenzo, Dimitry Isernia, Francesco Chiesi, Guido Fiorillo e Riccardo Romano. Le scenografie sono state a cura dell’Associazione Culturale 30allora. In sala diversi attori e registi casertani.
Passa ancora una volta la linea di CNA Campania Nord: Asia ha concesso la proroga fino al 31 dicembre 2024 per mettersi in regola nella città di Benevento con il controllo delle caldaie.
«Si tratta di una buona notizia per i cittadini e per le imprese – ha evidenziato il presidente di CNA Campania Nord Impianti Fabrizio Romano – in quanto da una parte all’utenza è stato offerto un lasso di tempo ampio per mettersi in regola senza correre il rischio di sanzioni, mentre dall’altra le imprese hanno la possibilità di lavorare senza affanni. Fondamentale per questo risultato è stato l’assessore all’Ambiente del Comune di Benevento Alessandro Rosa che ha recepito le nostre sollecitazioni. A lui va il nostro grazie così come va ai vertici di Asia per aver trasformato in atti amministrativi il lavoro istituzionale che CNA e Comune hanno prodotto».
Romano si rivolge a cittadini ed impiantisti invitandoli a sfruttare al meglio questa proroga:. «Dopo il 31 dicembre non ci saranno ulteriori proroghe, quindi è necessario che tutti si mettano in regola – ha spiegato – a partire dal primo gennaio 2025 già sono previsti una serie di controlli con sanzioni per i trasgressori».
Oggi alle ore 18.00 al Teatro Don Bosco di Caserta la Compagnia Teatrale A Te… Istrione presenta “Matrimonio sotto controllo”. Sulla scena Veturia Zanframundo, che cura anche la regia, Dario Elia, Ersilia Zanframundo, Alessandra Attanasio, Raffaele Altieri, Alessia Cardone, Raffaele Panariello, Anna De Vincenzo, Dimitry Isernia, Francesco Chiesi, Guido Fiorillo e Riccardo Romano. Le scenografie sono a cura dell’Associazione Culturale 30allora.
cnaControllo caldaie Provincia Benevento: passa la linea di CNA Campania Nord, via libera alla proroga di tre mesi
L’ASEA concede eccezionalmente la proroga di tre mesi per la verifica delle caldaie in provincia di Benevento: è stata raggiunta un’intesa tra il presidente di CNA Campania Nord Impianti, Fabrizio Romano; il presidente dell’Asea Giovanni Mastrocinque, il consiglio d’amministrazione e il responsabile settore servizi impianti termici Michele Passarella dopo l’interlocuzione di questi giorni.
Intesa che recepisce la richiesta di CNA Campania Nord impianti.
«Ringrazio i vertici di Asea per la sensibilità istituzionale che hanno dimostrato. L’apertura del confronto nelle scorse settimane ha portato ad una soluzione che accontenta tutti e mette al riparo impiantisti e cittadini da rischi di sanzioni; un’intesa di buon senso che salvaguarda tutti – ha evidenziato Romano – l’accordo prevede che sarà possibile ritirare i bollini per gli ultimi inserimenti 2022/23 entro e non oltre il 15 febbraio prossimo, mentre per la trasmissione dei rapporti di controllo completi di bollino c’è tempo fino al 31 marzo.
Altro passaggio cruciale è che i bollini del biennio 22/23 possono riportare la data ultima del controllo al 31 dicembre 2023 anche se il pagamento e/o controllo avviene per ragioni organizzative e di consegna all’anno 2024 in questo caso è importante specificare nelle note il biennio di riferimento 2022/23».
Quanto concesso, chiariscono i dirigenti Asea, ovviamente non andrà a togliere tempo di inserimento per il biennio in corso 2024/25 che si concluderà senza ulteriori proroghe al 31 dicembre 2025.
Di Matteo: “Scudo per i potenti e controllo della magistratura, le riforme di Nordio e Cartabia vanno nella stessa direzione di Gelli e Berlusconi”
La Playlist Giustizia & Impunità
Di Matteo: “Scudo per i potenti e controllo della magistratura, le riforme di Nordio e Cartabia vanno nella stessa direzione di Gelli e Berlusconi”
Di Matteo: “Gasparri ha chiesto a Nordio di punirmi, il ministro cosa intende fare? I cittadini meritano di saperlo, troppo comodo il silenzio”
Ddl smartphone, il presidente del tribunale di Milano Roia: “Misura che impatta su un sistema giudiziario molto sofferente. Gli strumenti ci sono già”
Il procuratore capo di Milano Viola: “Inchieste? La politica non aspetti la magistratura. Serve selezione al momento delle candidature”
Regeni, l’amica in aula: “Mi disse che c’era molta repressione politica”. La legale Ballerini: “Cominciano a diradarsi le ombre su Giulio”
Regeni, il padre Claudio in aula: “Mio figlio non è mai stato alle dipendenze di autorità italiane o straniere”
Test ai magistrati, Santalucia (Anm): “Scatola vuota, mero messaggio di propaganda che genera sfiducia nella magistratura”
Gratteri: “Test ai magistrati? Mai detto di essere contrario ma si facciano anche a chi ha responsabilità più grandi”. E chiarisce su Geolier
Negati i domiciliari a Ilaria Salis, il padre Roberto: “Ennesima prova di forza di Orban, se ne infischia delle direttive europee”
Salis, il legale Eugenio Losco dopo l’udienza: “Il trattamento riservato a Ilaria è inaccettabile”
Nordio: “La legge Severino va ripensata, troppi amministratori messi alla gogna. Ma non è all’ordine del giorno”
Giustizia, ministro Nordio: “Separazione della carriere entro aprile o al massimo maggio”
Test ai magistrati, Santalucia (Anm): “Inseriti all’ultimo dal governo, la legge delega non li prevedeva. Scavalcati Parlamento e Csm”
Regeni, il pm Colaiocco: “Da imputati ragnatela intorno a Giulio. Ora Farnesina si attivi per la collaborazione dell’Egitto”
Regeni, il processo andrà avanti. La legale Ballerini: “Schiaffo da Meloni? No comment, per fortuna in Italia c’è la separazione dei poteri”
Le riforme di Marta Cartabia e Carlo Nordio vanno nella stessa direzione. Ed è una direzione che in alcuni punti combacia con le leggi sognate da Silvio Berlusconi e ideate da Licio Gelli. Il risultato è una giustizia classista, a due velocità, che tutela i potenti. Garantita anche grazie a un sistema di controllo sulla magistratura. È questa l’analisi che Nino Di Matteo fa dell’attuale situazione politico-giudiziaria nel nostro Paese. “Potrei darvi cinque punti di convergenza tra queste riforme e quelle contenute nel Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli“, ha detto il sostituto procuratore della Procura nazionale antimafia, intervenendo al Festival internazionale dell’Antimafia “L’Impegno di tutti” organizzato dall’associazione Wikimafia a Milano.
Il magistrato, già componente del Consiglio superiore, ha passato in rassegna rapidamente le norme recentemente approvate dai governi di Mario Draghi e Giorgia Meloni e quelle attualmente in discussione in Parlamento. “Riforme costituzionali, separazione delle carriere, attenuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, limitazione dell’utilizzo d’intercettazinoi telefoniche e ambientali, abrogazione dell’abuso d’ufficio, modifica del reato di traffico d’influenze. E poi: divieto per i magistrati di parlare con la stampa. E non mi riferisco ovviamente agli atti coperti da segreto – ovviamente – ma a quelli ormai pubblici. Come se Falcone e Borsellino, di cui tutti si riempiono la bocca, non avessero parlato della configurazione di Cosa nostra che veniva fuori dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, prima della sentenza sul Maxiprocesso“, ha spiegato il pm, riferendosi al bavaglio alle fonti giudiziarie varato dalla ministra Cartabia, approfittando della direttiva Ue sulla presunzione d’innocenza. “E aggiungo – ha proseguito Di Matteo – il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, divieto di pubblicazione delle intercettazioni se riguardano terzi, e adesso i test psicoattitudinali dei magistrati, che facevano già parte del Piano di rinascita democratica di Gelli“.
Quindi l’ex pm di Palermo ha spiegato come dal suo punto di vista “le riforme di Marta Cartabia e Carlo Nordio vadano nella stessa direzione, tranne poche significative sfumature di differenza. Queste riforme affondano le loro radici in un passato parecchio lontano e sembrano realizzare la riforma della giustizia auspicata dal primo governo di Silvio Berlusconi. Ma nel 1994 non riuscirono ad approvarla: all’epoca queste riforme non passavano, oggi le stanno approvando tutte, poco alla volta”. Il risultato finale, dunque, oggi quale è? Di Matteo delinea uno scenario composto da due binari paralleli: “Da una parte si sta creando un sistema di controllo della magistratura e dei magistrati che il potere considera inaffidabili, non perchè siano scarsi o non preparati, ma perchè sono indipendenti”. In questo senso insistere sui test psicoattitudinali equivale ad “associare la figura del giudice a quella di una persona con problemi mentali”. Parallalelamente, ha poi proseguito il pm, “si sta creando un sistema della giustizia a due velocità, una giustizia classista: queste norme creano uno scudo di protezione dei potenti. Perché indeboliscono il controllo di legalità della magistratura riguardo alle manifestazioni criminali tipiche dei colletti bianchi”. Come fossero le tessere di uno stesso puzzle, le riforme varate negli ultimi tre anni porteranno a comporre un quadro allarmante: una giustizia feroce con le persone comuni, praticamente assente quando invece occorre perseguire i crimini di chi detiene il potere. Il tutto grazie a una mosaico di norme che imbrigliano chi la giustizia la amministra, cioè la magistratura.