Teleradio-News ♥ qui mai spam o pubblicità molesta

'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

Teleradio-News ♥ qui mai spam o pubblicità molesta

condizioni

AttualitàCaiazzo & DintorniIn EvidenzaTempo libero, sport, cultura, fede, salute, curiosità, eccetera.

Caiazzo. ‘Fontana della fistola’ purtroppo relegata in condizioni sempre più indecorose

Geniale idea di un lettore che propone di concedere in affidamento, e quindi benedire, con tanto di “propagandale” sfoggio, la storica “fontana della Fistola” ubicata a metà strada fra Caiazzo e la frazione Cesarano, ma purtroppo sempre più abbandonata a un destino fatale e indecoroso, se non, ora, anche del tutto insalubre:

Gentile Redazione, avendo appreso che quando scrivete voi spesso pare che molti tremino, vi segnalo le condizioni, davvero indecorose e insalubri,  in cui versa la storica Fontana della Fistola, dove per secoli i nostri antenati si sono recati per approvvigionarsi di eccellente acqua, ma  attualmente è impossibile trattenersi e arduo (e rischioso) restare anche per il poco tempo necessario a riempire qualche lattina.

Questo perché accanto allo zampillo si sono insediati numerosi insetti, credo anche pericolosi, probabilmente a causa di qualche passante incosciente e ineducato che avrà abbandonato proprio lì i resti del suo frugale pasto, ma sicuramente a causa del disinteresse (a dir poco) dimostrato dai locali amministratori: mi hanno detto che l’ultima bonificà conseguì ad un altro vostro articolo, riguardante pero lo stato delle vasche, anche ora vergognoso, ma per non confondere le idee adesso mi riferisco “solo” alla bocchetta da cui sgorga l’acqua circondata da minacciosi e svolazzanti insetti.

Vi mando anche qualche foto ma, proprio per il loro continuo movimento, gli insetti difficilmente si notano e per questo mando anche un video, breve ma eloquente del vergognoso (e pericoloso) stato in cui versa la storicsa fonte, con un’idea-proposta che potrebbe accontentare un po’ tutti: come si è verificato per le aiule comunali che, non riuscendo a gestire decorosamente il Comune, sono state date in gestone, e recentemente anche benedetta la prima.

Perché allora non affidare a qualcun altro l’intera area della fontana “Fistola”, purché persona affidabile, cioè non se ne impossessi come ho appreso per un’altra aiuola caiatina; basta scrivere e sottoscrivere per bene le condizioni e se i comunali hanno qualche dubbio, ci sono tanti avvocati in grado di pensarci, per enti al verde anche gratis.

Importante, intanto è rimuovere (con una radicale disinfestazione, anche delle aree circostanti, in cui nidificano) quell’esercito sempre crescente di pericolosi insetti: Grazie, anche se non riterrete meritevole di pubblicazione.

Per accedere al video dimostrativo dell’indecoroso stato, cliccare sulla foto oppure sul seguente link:

[video_player file=”https://www.teleradio-news.it/wp-content/uploads/2024/08/caiazzo-fistola-lurida.mp4″]

(Lettera Aperta – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

Attualità

Napoli. I Radicali italiani in visita a Poggioreale: “Detenuti in condizioni disumane”






 

anteprima24.it, 4 agosto 2024

“Le condizioni dei detenuti sono disumane”. Questo la denuncia all’uscita dal carcere di Poggioreale del tesoriere di Radicali Italiani, Filippo Blengino, recatosi in visita nel penitenziario napoletano assieme a Bruno Gambardella, vicepresidente dell’assemblea di +Europa, Alfonso Maria Gallo e Rosario Marinello della direzione di +Europa, e Domenico Spena del comitato nazionale di Radicali Italiani. “Abbiamo visto nove detenuti nella stessa cella – spiega – con i servizi igienici accanto alla cucina, e muffa alle pareti.

Molti detenuti ci hanno segnalato che non sono ammessi strumenti sanitari. C’è una preoccupante carenza di organico che non riesca a far fronte a una situazione drammatica. Detenuti con evidenti ferite sono abbandonati, aiutati solo da altri detenuti, e persone sono costrette a togliersi i denti da sole per eliminare il dolore. Anche qui il sovraffollamento è preoccupante: 2.060 detenuti per una capienza di 1.600. Abbiamo da poco denunciato il ministro Nordio per il reato di tortura. Dopo questa visita saremo, purtroppo, costretti a denunciarlo nuovamente. Non è ammissibile che i detenuti siano costretti a vivere in queste condizioni. È una tortura continua, indegna per uno Stato civile.

Ristretti News la vostra informazione quotidiana dal e sul carcere, da 25 anni.
Con un abbonamento alla rivista Ristretti Orizzonti ci aiutate a continuare questo servizio, che è gratuito per tutti gli iscritti alla newsletter.

Abbonati

4 agosto 2024

Notiziario del 4 agosto 2024 in formato HTML o in formato TXT

Archivio storico: 25 anni di informazione dal carcere LINK

Iscrizione alla newsletter quotidiana Ristretti News LINK

di Stefano Barricelli
agi.it, 4 agosto 2024 Il picco record del 231,15% a Milano San Vittore. Al 31 luglio scorso già 58 detenuti si sono tolti la vita, 18 in più rispetto allo stesso periodo del 2022 e 2023. Sono 61.140 i detenuti presenti nelle carceri italiane: i posti disponibili ammontano a 46.982, rispetto alla capienza regolamentare di 51.269, per un indice di sovraffollamento del 130,06% a livello nazionale. Sono alcuni dei dati – aggiornati al 31 luglio – resi noti da Felice Maurizio D’Ettore, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Sono 150 (pari al 79%) gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito che in 50 casi risulta superiore al 150%, con il picco record del 231,15% per Milano San Vittore. La quasi totalità delle regioni (17) registra un indice di affollamento superiore agli standard e solo tre si collocano al di sotto della soglia regolamentare.

di Davide Ferrario
Corriere di Torino, 4 agosto 2024 Ho fatto il volontario prima a San Vittore e poi al Lorusso e Cutugno dal 1999 al 2012. Anni alla fine dei quali l’allora direttore del carcere di Torino, Pietro Buffa, mi disse: “Lei vive gli ultimi momenti di un’epoca che sta finendo”. Si riferiva a un decennio in cui, grazie a dirigenti come lui e a una cultura della pena considerata non come puro castigo, i penitenziari erano diventati luoghi più umani. Considerai quelle parole come una battuta, ma ora ci penso ogni volta che leggo cosa sono diventate le carceri nazionali, in particolare il Lorusso e Cutugno e il suo omologo torinese per minorenni, il Ferrante Aporti. Le cronache riportano i dettagli di una vera e propria rivolta concertata tra i due istituti. Erano quarant’anni che non si vedeva una cosa simile.

di Sarah Brizzolara
L’Unità, 4 agosto 2024 Quello che sta succedendo nelle carceri italiane inizia forse a colpire al cuore anche persone che fino ad oggi del carcere non si erano occupate. Quando ho iniziato, da consigliera comunale, a visitare il carcere della mia Città, a Monza, sono rimasta colpita dalla differenza tra quanto, pur di negativo e drammatico potevo immaginare, e quel che davvero ho visto con i miei occhi. È solo grazie alla non conoscenza del carcere che è possibile mantenere in una società come la nostra un luogo di abbandono e di sofferenza come questo. Nella mia città, come in molte altre, la maggior parte delle persone nemmeno sa che c’è un carcere o dove si trova, nascosto come è in un angolo invisibile di territorio. Un non luogo. Dove i “cattivi” vengono puniti. Ma chi si mette a cercarlo, chi varca la soglia trova tanti disperati, persone abbandonate che non hanno avuto opportunità dalla vita, avvolte in un circolo di negatività e di sofferenza, persone con problemi psicologici, psichiatrici e tossicodipendenze, clandestini abbandonati al loro destino.

di Massimo Massenzio
Corriere Torino, 4 agosto 2024 “L’ufficio del comandante, l’ufficio del comandante”. Lo ripete trionfante un ragazzo nel filmato che documenta la rivolta nel carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Ha compiuto da poco 18 anni, la scorsa settimana ha vinto il torneo di calciobalilla. Lo stesso che giovedì sera è stato lanciato contro le vetrate del penitenziario. “Abbiamo le chiavi del carcere”, esultano altri giovani detenuti ripresi con uno smartphone che in realtà non potrebbero avere. E poi insulti e grida di vittoria. Nessuno si copre il volto e il video lo pubblicano su Tiktok, per dimostrare la loro forza e l’azione di cui sono stati capaci.

di Massimo Massenzio
Corriere Torino, 4 agosto 2024 “Inostri laboratori si sono salvati, ma è solo una magrissima consolazione. Non so come e quando riapriremo”. Ha la voce bassa Pasquale Ippolito, responsabile delle attività formative del Ferrante Apporti gestite da Inforcoop Ecipa Piemonte e presidente dell’associazione di volontariato “Aporti Aperte”. Da oltre 20 anni cerca di offrire un futuro ai giovani detenuti, ha vissuto situazioni difficili, ma non ha mai assistito a un simile disastro.

di Eleonora Camilli
La Stampa, 4 agosto 2024 “Se si investe solo in sicurezza e poco o niente in educazione, sport e socialità non stupiamoci se il carcere esplode”. Mario Tagliani, docente in pensione, al Ferrante Aporti ci ha passato gran parte della sua vita, raccontando l’esperienza anche in un libro. Per trent’anni è stato il “maestro dentro” insegnando ai ragazzi reclusi non solo la grammatica ma anche come ricostruirsi una vita. “Educare non basta bisogna accompagnare la crescita. Ma oggi si installano solo telecamere mentre gli insegnanti non sono più visti di buon occhio”.

di Marina Lomunno
La Voce e il Tempo, 4 agosto 2024 All’indomani della sommossa all’Istituto penale minorile di corso Unione Sovietica, il francescano Giuseppe Giunti, volontario con i collaboratori di giustizia, riflette sulle motivazioni del malessere che serpeggia nelle carceri italiane e che coinvolge anche i giovani reclusi. Proprio mentre il Governo ha approvato il nuovo Decreto legge sulle carceri, non si placano le proteste dei detenuti nei penitenziari della Penisola, segno di un malessere che da settimane sfocia in sommosse nelle carceri, da Torino alla Sicilia. Due sere fa disordini anche l’Istituto penale minorile (Ipm) torinese “Ferrante Aporti”, dove i ristretti hanno incendiato celle e uffici amministrativi, manomesso i sistemi di sorveglianza, aggredito gli agenti.

di Federica Fant
Il Gazzettino, 4 agosto 2024 È stata una protesta, sfociata nelle fiamme appiccate a suppellettili e altro ad innescare l’allarme giovedì sera nella casa circondariale di Baldenich. In pochi minuti erano arrivate sul posto 4 pattuglie dalla Polizia di Stato, i vigili del fuoco e l’ambulanza. Un’emergenza che poteva avere conseguenze gravissime, per far fronte alla quale è stato necessario anche richiamare anche personale della polizia penitenziaria non in servizio. L’incendio è stato subito bloccato sul nascere, anche grazie ai letti ignifughi: il detenuto che ha respirato i fumi è finito all’ospedale e la cella è inagibile. Ma è un bilancio molto più lieve di quanto sarebbe potuto accadere.

di Antonio Giordano
livesicilia.it, 4 agosto 2024 Incendi, tensioni, aggressioni al personale. All’estate nera delle carceri italiane, in cui continuano gli allarmi per le condizioni di vita, si unisce anche l’Istituto penale minorile di Catania Bicocca, in cui da giorni i sindacati di Polizia penitenziaria denunciano aggressioni e un clima di tensione crescente. Se però proprio i sindacati di Polizia penitenziaria come il Sappe chiedono che siano garantiti ordine e disciplina nell’Ipm Bicocca, sostenendo che senza di essi “i tanto decantati progetti rieducativi sono fallimentari”, per il presidente dell’associazione Antigone Sicilia il problema delle tensioni nel carcere minorile si risolve “ragionando sul processo generale del recupero e non sulla detenzione”.

di Pietro Mecarozzi
La Nazione, 4 agosto 2024 Il Dipartimento ha avviato un procedimento disciplinare per le condizioni del penitenziario. Contestato anche “il contegno scorretto verso i superiori, i colleghi, i dipendenti e il pubblico”. Dopo le sanzioni e l’apertura di un fascicolo in procura, per la direttrice di Sollicciano, Antonella Tuoni, arriva anche un procedimento disciplinare. Nel documento firmato dal direttore generale del personale e delle risorse del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), Massimo Parisi, viene contestato a Tuoni la “grave negligenza in servizio” e il “contegno scorretto verso i superiori, i colleghi, i dipendenti e il pubblico”.

anteprima24.it, 4 agosto 2024 “Le condizioni dei detenuti sono disumane”. Questo la denuncia all’uscita dal carcere di Poggioreale del tesoriere di Radicali Italiani, Filippo Blengino, recatosi in visita nel penitenziario napoletano assieme a Bruno Gambardella, vicepresidente dell’assemblea di +Europa, Alfonso Maria Gallo e Rosario Marinello della direzione di +Europa, e Domenico Spena del comitato nazionale di Radicali Italiani. “Abbiamo visto nove detenuti nella stessa cella – spiega – con i servizi igienici accanto alla cucina, e muffa alle pareti.

di don Emanuele Tramacere 
portalecce.it, 4 agosto 2024 Lo scorso 25 luglio nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce un incendio si è sviluppato nei laboratori sartoriali dove si producono i manufatti artigianali del marchio Made in carcere. Tanta paura e fortunatamente nessun ferito per il rogo, divampato nel deposito probabilmente a causa di un corto circuito, che però ha seriamente danneggiato la merce realizzata dalle detenute e compromesso alcuni macchinari. A distanza di alcuni giorni dal triste evento fa giungere la sua voce Luciana Delle Donne fondatrice nel 2007 di “Officina creativa”, una cooperativa sociale non a scopo di lucro, con i brand sociali: ‘Made in carcere. 2nd chance’ e ‘Sartorie sociali di periferia’.

di Claudia Benassai
Gazzetta del Sud, 4 agosto 2024 26 anni, è finito sulla cattiva strada e dopo una condanna ha un obiettivo. “Mi piacerebbe diventare un educatore in un istituto penitenziario minorile e poter combattere per le pari opportunità. Quelle che ragazzi come me non hanno avuto”. Siamo al Cep nella periferia di Messina, una zona tristemente nota per la sua elevata criminalità e per il riscatto che grida spesso silenziosamente il quartiere. Qui è cresciuto il ventiseienne Mimì, nome di fantasia, un giovane che sta voltando pagina.

di Glauco Giostra
Avvenire, 4 agosto 2024 Una parodia – ma non troppo – dell’attuale dibattito politico-giudiziario. Quando arrivo trovo una calca incredibile di persone sgomitanti che cercano di entrare in una porticina posteriore del grande palazzo. Chi urla, chi spinge, chi inveisce, chi strattona, chi si arrampica. Un passante chiede cosa stia succedendo. Grida per farsi sentire. Nessuno lo ascolta. Finalmente uno gli strilla che quella porticina dà direttamente sul palcoscenico del Teatro del Consenso. In più parti, nel frattempo, la ressa sta degenerando in rissa. Accasciato a terra, dopo una perdente colluttazione con l’Indicativo sta il Condizionale; poco più in là l’Interrogativo viene medicato, esangue, per i tagli inferti dall’acuminato Esclamativo. Le Maiuscole si fanno largo in modo stentoreo e intimidatorio; le Minuscole restano in disparte, intimorite e mute. Sul marciapiede giace il Discorso, frantumato in tanti tweet.

di Alessandro Bergonzoni
La Repubblica, 4 agosto 2024 Chi si ricorderà dei tanti, troppi morti nelle nostre carceri? In Stato di abbandono? Parchi quartieri case monumenti? É tanto il patrimonio che tra il Fai e l’Unesco si proverà a salvare con l’aiuto delle Regioni e della ragione, tra i beni culturali e la salvaguardia che enti e privati cittadini metteranno in pratica nel Bel Paese, con finanziamenti che vanno dalle due Torri di Bologna fino a borghi sperduti che diventeranno patrimonio dell’umanità (ma quale? Non borgo, ma umanità?).

di Gianni Santamaria
Avvenire, 4 agosto 2024 In carcere con Boezio, per riscoprire la propria esistenza. Il riscatto passa anche per l’aula di filosofia. O meglio è la filosofia a uscire dall’accademia e ad andare nei luoghi di fragilità e sofferenza. Come gli istituti di pena, sovraffollati e dove il suicidio non è quello degli stoici antichi, ma il frutto di condizioni disperanti. “La filosofia è stata importante per la mia vita. Quindi a un certo punto mi sono chiesto, se ha aiutato me perché non può aiutare altre persone?”. José Barrientos Rastrojo, professore all’Università di Siviglia ha messo in pratica questa intuizione e oggi dirige il progetto Boecio, piattaforma di filosofia applicata per persone a rischio di esclusione sociale. Studi di infermeria alle spalle, ha poi intrapreso gli studi filosofici che lo hanno portato a scrivere numerosi articoli e libri.

di Roberta Barbi
vaticannews.va, 4 agosto 2024 L’esperienza di Alfonso Di Nicola, volontario del Movimento dei Focolari e fondatore del progetto “Sempre persona”, per anni in carcere e con le famiglie dei reclusi, raccontata nel libro “La vita è oggi – 2”, edito da Città Nuova, secondo volume di una sorta di diario della fraternità. Fare proprie le parole di Gesù nel Vangelo e metterle in pratica nella vita attraverso la carità: è questa la missione e lo stile di Alfonso Di Nicola, da anni accanto ai più fragili come sono, appunto, i detenuti, ma anche le loro famiglie: “Accompagniamo materialmente e spiritualmente anche i parenti che restano fuori senza chiedere nulla in cambio – racconta a Radio Vaticana Vatican News – cerchiamo di instaurare con loro una relazione di fraternità e di portare amore perché quando alle persone porti amore, porti Dio”.

di Diletta Bellotti
L’Espresso, 4 agosto 2024 Viene meno la narrazione di un’Europa pacifica e ci si avvia verso una sorta di conflitto permanente. Perché il tardo-capitalismo si regge sull’emergenzialità e sulla tensione. “Siamo in una guerra globale permanente”, mi dice uno degli attivisti della rete “Tende contro le guerre” (Tecleg). “Usiamo la parola guerra, ma di fatto stiamo parlando di conflitti asimmetrici”. La scintilla di Tecleg nasce lo scorso marzo dopo un viaggio a Rafah con lo slogan “perché le guerre non diventino il nostro pane quotidiano”. Non dà vita a niente di nuovo: resuscita e riallinea vecchie alleanze e complicità intorno alla volontà di esplicitare le maglie dell’economia bellica e di arrestarne le macchine. “Parliamo di guerre al plurale per tenere l’attenzione su tutti i contesti bellici e la loro matrice comune”.

di Simone Matteis
Il Domani, 4 agosto 2024 Tensione ai confini tra Polonia e Bielorussia sui flussi migratori. Il parlamento di Varsavia approva una legge che consente alle guardie di frontiera di aprire il fuoco contro chi arriva illegalmente. “Mi hanno chiesto “Da dove vieni?”, ho risposto che ero afghano. Mi hanno colpito alla gamba, già rotta, e ho lanciato un urlo tremendo per il dolore, ma questo li ha fatti arrabbiare ancora di più e mi hanno preso a bastonate”. Il racconto di Farid, un giovane rifugiato, arriva direttamente dalla “death zone”, la “zona della morte”. La chiamano così la frontiera tra Polonia e Bielorussia all’altezza di Hajnowka, nella foresta di Bialowieza, linea di confine che divide l’Europa da ciò che invece, semplicemente, Europa non è.

di Paolo Lambruschi
Avvenire, 4 agosto 2024 A Tripoli i rastrellamenti di massa da parte dei miliziani per estorcere con violenze e torture i riscatti alle famiglie. L’altra faccia del blocco delle partenze e dei respingimenti in mare. I profughi eritrei braccati nei quartieri ghetto di Tripoli dalle milizie, come nel terribile 2017. Costretti a vivere in trappola, senza sbocchi verso il Mediterraneo o la Tunisia, chiusi in casa per evitare l’arresto nei rastrellamenti di massa e torturati nei centri di detenzione per estorcere riscatti alle famiglie. Il silenzio calato sulla capitale libica negli ultimi mesi e il calo delle partenze che da questa sponda del Mediterraneo è reputato un successo celano una realtà dimenticata di sofferenze e disumanità destinata a peggiorare, come confermano le testimonianze raccolte in Italia dal gruppo di oppositori del regime Eritrea democratica.

di Gad Lerner
Il Fatto Quotidiano, 4 agosto 2024 Il doppio funerale con cui è stato onorato Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, giovedì a Teheran, capitale dell’Iran, e l’indomani a Doha, capitale del Qatar, rappresenta un inedito assoluto nella millenaria storia dell’Islam; e dovrebbero farci riflettere sugli scenari futuri di una nuova guerra mediorientale che tutti considerano imminente, ma di cui nessuna potenza mondiale è in grado di controllare gli sviluppi. Haniyeh era un esponente della Fratellanza musulmana sunnita che ha importato nella realtà palestinese, senza remore teologiche, la dottrina politica controrivoluzionaria elaborata dagli ayatollah sciiti dopo la caduta dello scià di Persia.

di Eshkol Nevo
Corriere della Sera, 4 agosto 2024 Lo scrittore: credevo che la tregua sarebbe arrivata. E invece ora tutto brucia. Aspettavo il cessate il fuoco. Credevo che sarebbe arrivato. Volevo scrivere di cuori traboccanti di speranza, di persone che tornavano a sorridere. Di case ricostruite ai due lati del confine. Ma il cessate il fuoco non è arrivato, anzi: tutto brucia. Le fiamme si stanno diffondendo su altri fronti. Al supermercato ci sono lunghe code. La gente compra pacchi di acqua e powerbank per i cellulari, per essere pronta a permanenze prolungate nei rifugi.

di Giovanna Branca
Il Manifesto, 4 agosto 2024 La Difesa Usa: no all’accordo che cancella la pena di morte per gli “architetti” dell’attentato. Un memorandum di poche righe che “con effetto immediato”, nell’”esercizio della mia autorità” annulla i patteggiamenti di tre dei presunti organizzatori dell’attentato dell’11 settembre – tra i quali il loro cosiddetto “architetto” – Khalid Shaikh Mohammed – con l’accusa. Lo firma il segretario della a Difesa Usa, Lloyd Austin, ribaltando l’accordo che avrebbe potuto mettere la parola fine a una vicenda legale infinita in cui nessuno ha avuto giustizia.

di Gennaro Grimolizzi
Il Dubbio, 4 agosto 2024 Parla Denis Shedov, componente del direttivo di Memorial, organizzazione russa impegnato nella tutela dei diritti umani: “Stiamo facendo tutto il possibile per ottenere giustizia e il rilascio anticipato di Alexei Gorinov”. “È un giorno importante e spero che ci possano essere buone notizie anche per altri dissidenti e oppositori politici ancora in carcere”. Sono queste le prime le parole che pronuncia l’avvocato Denis Shedov, componente del direttivo di Memorial (organizzazione russa impegnato nella tutela dei diritti umani e insignita del premio Nobel per la Pace nel 2022), all’indomani dello scambio di alcuni detenuti tra Stati Uniti, Russia e Germania.

DOCUMENTI

Ministero Giustizia: statistiche su detenuti presenti, capienza delle carceri e area penale esterna, al 31 luglio 2024
Comunicato Osservatorio Carcere Unione delle Camere Penali Italiane: “Ristretti in agosto”
Testo del DL “Carcere sicuro” comprendente le modificazioni apportate dalla Commissione (approvato dal Senato)
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 5 all’11 agosto 2024
“Giovani, controllo sociale e giustizia penale”. Summer School di Antigone e del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino (Torino, dal 16 al 20 settembre 2024)
Evento formativo di Fondazione per l’Architettura: “L’architettura per il carcere della Costituzione” (Torino, 26 settembre 2024)
Convegno regionale volontariato carcerario: “Giustizia riparativa, annuncio profetico” (Pompei-NA, 28 settembre 2024)
Convention del Movimento No Prison: “Le carceri incostituzionali” (Assisi-PG, 17 e 18 ottobre 2024)
Corso di formazione. “So-stare nel confitto. La Mediazione Umanistica, un altro sguardo sul futuro” (Brescia, 19 e 20 ottobre 2024)
Garante detenuti Emilia Romagna: “Conoscere il carcere per progettare il volontariato”. Visite formative nelle carceri di Bologna, Rimini e Ferrara (ottobre-dicembre 2024)
CORSI E MASTER
Università Milano Bicocca. Master di I livello: “Devianza, sistema della giustizia e servizi sociali” (Dal 26 ottobre 2024 al 31 ottobre 2025)
Master universitario congiunto di I Livello in “Mediatore penale esperto in programmi di giustizia riparativa” (Dal novembre 2024 a febbraio 2025)
CONCORSI
Premio letterario “Maurizio Battistutta”. Riservato alle persone detenute nelle carceri di tutto il territorio nazionale (scadenza 31 dicembre 2024)

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàDalla Campania

Avviso condizioni di suscettività all’innesco e propagazione di incendi boschivi valido per il 17 luglio 2024

Comune di Napoli

Palazzo San Giacomo, piazza Municipio,
80133 Napoli
 
Telefono: +39 081 7951111



Reg. presso il Tribunale di Napoli, aut. n. 5213
del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
P. IVA 01207650639
C.F. 80014890638
LEI: 8156007FF4DEB97ABA09
Accessibilità


PagoPA
(Fonte: Comune di Napoli – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Attualità

Emergenza caldo: divieto di lavoro nei settori agricoli, edili ed affini in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12.30 alle ore 16.00

Con la firma del Presidente Vincenzo De Luca sono entrate in vigore in tutto il territorio della Campania le “Disposizioni in materia di attività lavorative nei settori agricolo, edile ed affini in condizioni di esposizione prolungata al sole”.
Fino al 31 agosto 2024, salvi successivi provvedimenti:
1. è fatto divieto di lavoro nei settori agricoli, edili ed affini in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12.30 alle ore 16.00, nei giorni e nelle aree in cui la mappa del rischio pubblicata sul sito internet http://www.worklimate.it/scelta…/sole-attivita-fisicaalta/ riferita a: “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” ore 12.00, segnala un livello di rischio “ALTO”;
2. fermo quanto sopra, con riferimento alle attività svolte dai concessionari di pubblico servizio o connesse a ragioni di pubblica utilità, i datori di lavoro adottano idonee misure organizzative finalizzate a salvaguardare i livelli minimi delle prestazioni dei servizi pubblici essenziali.
3. L’inosservanza al presente provvedimento è punita ai sensi dell’art. 650 C.p., se il fatto non costituisce più grave reato.

Condividi questo articolo qui:

(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàTempo libero, sport, cultura, fede, salute, curiosità, eccetera.

Mezzogiorno, tra Pnrr e autonomia differenziata. Petraglia (Svimez): “Il Sud è in grado di reagire come il resto del Paese quando viene messo nelle condizioni di farlo”

Con il suo “Rapporto annuale 2024” diffuso alcuni giorni fa, l’Istat ha rilevato che “ai persistenti ritardi economici si associano manifestazioni di fragilità più diffuse nei territori e nella popolazione del Mezzogiorno”. I dati, relativi a diversi ambiti – economia, occupazione, retribuzioni, istruzione e formazione nel mercato del lavoro, condizioni economiche delle famiglie e qualità della vita, povertà, giovani e anziani, infrastrutture e servizi – hanno non solo messo in evidenza i ritardi dell’Italia rispetto agli altri Stati Ue ma hanno confermato all’interno del Paese profonde disuguaglianze sociali e territoriali. Con Carmelo Petraglia, professore di Economia politica all’Università della Basilicata e consigliere scientifico della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), il Sir ha cercato di indagarne i motivi e individuare possibili soluzioni, considerata anche la prossima approvazione della legge sull’autonomia differenziata.

Professore, l’Istituto nazionale di statistica ha individuato tra gli elementi di fragilità del Mezzogiorno il calo demografico, l’accesso ai servizi più svantaggioso, la bassa solidità economica. È su questo terreno che aumenta la forbice tra Regioni settentrionali e meridionali del Paese?

Il divario Nord-Sud è il riflesso di disuguaglianze tra cittadini presenti in tutto il Paese, ma che al Sud sono più intense e persistenti.

Se si guarda al tasso di occupazione giovanile, ad esempio, anche il Nord è in ritardo rispetto alla media europea (52 contro 58%), ma il dato al Sud crolla al 32%. Lo stesso vale per il tasso di occupazione femminile, più basso a Sud soprattutto per le donne con figli per la carenza di servizi per l’infanzia.
Anche il gelo demografico è una questione nazionale, ma il Nord riesce in parte a compensare spopolamento e invecchiamento con gli arrivi dall’estero e dal Mezzogiorno, soprattutto di giovani laureati. Dal Sud, invece, si parte e basta: una perdita di più di un milione di abitanti negli ultimi 20 anni, di cui oltre 800mila under 35 (300mila laureati).

L’Istat però fotografa un Sud reattivo nella ripresa post-Covid…
Nella ripresa post-Covid il Sud è cresciuto come il Nord, come non era mai avvenuto prima, grazie al supporto attivo delle politiche a lavoro e imprese. È la dimostrazione che

il Sud è in grado di reagire come il resto del Paese quando viene messo nelle condizioni di farlo, a differenza di quanto avvenuto con i tagli dell’austerità dopo l’ultima grande crisi.

Restano però i ritardi strutturali sui quali le riprese cicliche non sono in grado di incidere, soprattutto quella che ci siamo ormai lasciati alle spalle che è stata sostenuta da scostamenti di bilancio inediti e irripetibili e si è concentrata nei servizi a basso valore aggiunto e nelle costruzioni, mentre il contributo dell’industria al Sud è stato molto deludente.

Anche l’occupazione è cresciuta, soprattutto al Sud.
È vero, anche la ripresa occupazionale al Sud è stata senza precedenti e più sostenuta che al Centro-Nord.

Ricordiamo però che, a differenza del resto del Paese, non è diminuita la povertà, perché tra le questioni nazionali che al Sud diventano emergenze c’è l’eccesso di flessibilità nel mercato del lavoro e la diffusione del lavoro povero: a causa dei bassi salari e dei tempi di lavoro ridotti, la ripresa occupazionale non argina il disagio sociale.

Ora però è in discussione la Decontribuzione Sud. Quali i possibili effetti?
La Decontribuzione Sud ha aiutato a sostenere la domanda di lavoro delle imprese durante l’emergenza Covid. Poi durante la crisi energetica ha in parte compensato i rincari della bolletta energetica delle imprese del Sud, più esposte allo shock.
Lo stop avrebbe effetti di freno alla ripresa occupazionale che sta mostrando segnali di rallentamento. Da misura generalista, come era necessario che fosse in fase emergenziale, andrebbe resa ora più selettiva per tipologia di occupati e ambiti produttivi; penso in particolare alle competenze e alle filiere produttive più funzionali alle priorità in via di definizione nel Piano strategico della Zes unica (Zone economica speciale, ndr).

Sempre l’Istat ha messo in evidenza come il Centro Italia, a partire dal Pil pro capite, ha fatto registrare negli ultimi anni un peggioramento dei parametri, avvicinandosi ai dati delle Regioni del Sud. Per chi studia con attenzione sviluppo e condizioni economiche del Mezzogiorno, che segnale è? Che lettura dare a questa dinamica
La “questione del Centro” è stata indicata dalla Svimez come il segnale più evidente della frammentazione dei processi di crescita regionali che si è intensificata nel ventennio del declino italiano, in un contesto di generalizzato allontanamento di tutte le aree produttive del Paese dagli standard competitivi europei.
Nel 2000 il Pil pro capite nelle Regioni del Centro superava la media Ue27 di circa 37 punti percentuali, nel 2021 di soli 2 punti. L’Umbria ha perso 69 posizioni nella graduatoria delle regioni europee per Pil pro capite, le Marche 40. Questo arretramento è legato alla crisi della Terza Italia, del modello distrettuale del “piccolo è bello” cresciuto grazie alle svalutazioni della lira finite con l’arrivo dell’euro che ha spiazzato la competizione di costo e svelato i limiti di una struttura produttiva priva di grandi imprese capaci di competere con l’innovazione.

Ha ricordato il ruolo delle politiche nel sostenere la ripresa. Cosa non ha funzionato e non sta funzionando nelle politiche di coesione?
Se le disuguaglianze aumentano, una parte delle responsabilità è chiaramente delle scelte sbagliate delle politiche. Ma se vogliamo capire cosa non ha funzionato e come correggere il tiro non possiamo limitarci a puntare il dito contro le politiche di coesione.

La politica di coesione dovrebbe essere “aggiuntiva”,

cioè destinare alle Regioni in ritardo ulteriori investimenti rispetto alle politiche generali, quelle che dovrebbero garantire pari condizioni di accesso ai servizi essenziali su tutto il territorio nazionale. Ma

lo Stato ha disinvestito dall’istruzione, dalla sanità, dal welfare per troppi anni, remando contro la convergenza regionale perché i tagli hanno colpito i territori in ritardo e a maggior fabbisogno, soprattutto al Sud.

La politica di coesione ha tanti limiti, ma negli anni è stata sovraccaricata di obiettivi che dovrebbero essere competenza delle politiche generali. Obiettivi che non è in grado di raggiungere per la debolezza dei suoi strumenti di programmazione e attuazione, in buona parte nelle mani delle Regioni, e perché dovrebbe completare, con interventi mirati, una strategia dal respiro nazionale che però manca.

Ad esempio?
Senza una politica industriale nazionale orientata all’ampliamento e all’ammodernamento della base produttiva meridionale, le singole strategie industriali delle Regioni del Sud non sono in grado, da sole, di orientare gli investimenti verso produzioni a maggiore valore aggiunto, con domanda di lavoro qualificato e meglio retribuito.

Il Pnrr aveva tra gli obiettivi anche quello di contribuire alla riduzione dei divari territoriali. È così?
Il Pnrr aveva finalità di riequilibrio territoriale, era questo il mandato europeo del Next Generation Eu: fare leva sulla coesione economica, sociale e territoriale per crescere. Questo richiedeva una programmazione degli investimenti basata su target territoriali, che invece sono stati fissati solo a livello nazionale, come nel caso del 33% per gli asili nido. Lo stesso vale per tutti gli investimenti per la scuola. Si è deciso invece di affidarsi al sistema dei bandi: i comuni sono stati chiamati a competere per ricevere le risorse. Il risultato è che

gli investimenti non sono arrivati dove ce ne era più bisogno e che il Pnrr non basterà a colmare i divari.

Negli ultimi giorni si è manifestata la preoccupazione che buona parte dei definanziamenti annunciati colpirà il Sud. È così? Con che conseguenze?
Il Pnrr è stato rivisto per accelerare la spesa, ma per raggiungere questo obiettivo molte risorse sono state dirottate dagli investimenti pubblici a misure di incentivi alle imprese. Sono stati rivisti al ribasso alcuni target come il numero di nuovi posti di asili nido. Sono stati ridimensionati anche gli impegni su investimenti strategici come i collegamenti ferroviari Napoli-Bari e Palermo-Catania. Se da tutto ciò risulterà indebolita la finalità di coesione territoriale del Pnrr, non sarà solo il Sud a risentirne, ma

tutto il Paese che ha estremo bisogno di valorizzare il contributo delle sue Regioni più deboli alla crescita.

Su quali priorità dovrebbero essere orientate le politiche generali allora
Con il ritorno delle regole del Patto di stabilità e crescita, l’Italia si è già collocata su un percorso di significativo contenimento della spesa pubblica. Diventano decisive le scelte sull’allocazione delle risorse disponibili.

Le priorità dovrebbero essere due: programmare una politica industriale attiva a supporto dell’integrazione dell’industria meridionale nelle filiere strategiche europee della transizione green e investire in infrastrutture sociali, in istruzione e sanità.

Come si colloca in questo contesto la prossima approvazione della legge Calderoli sull’autonomia differenziata
In contraddizione, perché indebolirà le politiche nazionali, renderà il Paese meno competitivo e causerà un aumento delle disuguaglianze tra cittadini. Non è l’autonomia in sé il problema, ma l’autonomia senza responsabilità della legge Calderoli basata sul trasferimento di risorse senza verifiche sulla capacità delle Regioni richiedenti di assicurare servizi migliori ai propri cittadini.

The post Mezzogiorno, tra Pnrr e autonomia differenziata. Petraglia (Svimez): “Il Sud è in grado di reagire come il resto del Paese quando viene messo nelle condizioni di farlo” first appeared on AgenSIR.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàTempo libero, sport, cultura, fede, salute, curiosità, eccetera.

Istat: aumentano le persone in condizioni di “grave deprivazione materiale e sociale”

Diminuiscono le persone a rischio povertà in base al reddito, ma aumentano quelle che stanno peggio poiché si trovano in condizioni di “grave deprivazione materiale e sociale”. I dati diffusi dall’Istat dicono che nel 2023 il 18,9% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà avendo avuto, nell’anno precedente l’indagine, un reddito netto inferiore al 60% di quello mediano (11.891 euro). In valori assoluti si tratta di oltre 11 milioni di individui. Al calo dell’incidenza di persone a rischio di povertà rispetto all’anno precedente (quando la quota era del 20,1%) ha contribuito – spiega l’Istituto nazionale di statistica – “l’insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l’Assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l’aumento nei costi dell’energia e le modifiche intervenute nella tassazione”. Per quanto riguarda l’Assegno unico, l’Istat rileva però che a fronte di un impatto generale positivo quasi il 10% delle famiglie (il 9,6%, per la precisione) nel 2022 ha subito una perdita economica nel passaggio dai vecchi assegni familiari alla nuova misura di sostegno, il 5,1% non ha avuto variazioni sostanziali, mentre l’85,3% ha registrato un aumento medio mensile di 170 euro.



Nello stesso tempo il 4,7% della popolazione (circa 2 milioni e 788mila individui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale con aumento rispetto al 4,5% del 2022, in particolare al Centro, al Sud e nelle Isole. L’aumento generalizzato dall’occupazione, peraltro, ha comportato un significativo ridimensionamento (dal 9,8% all’8,9%) della quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia con componenti tra i 18 e i 64 anni che hanno lavorato meno di un quinto di quanto potenzialmente disponibile.
Il quadro complessivo viene confermato e chiarito nelle sue dinamiche se si prende in considerazione l’indicatore composito relativo alla “popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale”, ovvero la quota di individui che si trova in almeno una delle precedenti condizioni (riferite a reddito, deprivazione e intensità di lavoro). Tale quota è pari al 22,8% (circa 13 milioni 391mila persone), in riduzione rispetto al 2022 (24,4%). Questo andamento – sottolinea l’Istat – è la sintesi della riduzione della popolazione a rischio di povertà (-6% rispetto al 2022), dovuto alla crescita dei redditi nominali, e soprattutto della diminuzione della popolazione in condizione di bassa intensità di lavoro (-9,2%), con un aumento tuttavia della quota di popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (+4,4%). Un dato che suona come un campanello d’allarme che spinge a evitare una lettura facilmente ottimistica dei fenomeni in atto. Tanto più che i fattori che agiscono in senso positivo vanno interpretati con prudenza: i redditi risultano cresciuti a causa dell’inflazione, mentre in termini reali sono diminuiti, e sull’aumento dell’occupazione pesa l’ombra del “lavoro povero”.

The post Istat: aumentano le persone in condizioni di “grave deprivazione materiale e sociale” first appeared on AgenSIR.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàDalla CampaniaIn EvidenzaPolitica, economia, giustiziaTempo libero, sport, cultura, fede, salute, curiosità, eccetera.

Napoli. Case ‘post terremoto’ versano in condizioni spaventose: interviene Luca Abete (‘Striscia’)

Luca Abete ci mostra i 90 alloggi non finiti che avrebbero dovuto ospitare gli abitanti delle palazzine temporanee post sisma, persone che 40 anni fa rimasero senza casa.

Queste abitazioni, pur versando in condizioni che non rispondono alle norme di sicurezza, ospitano 600 famiglie con molti bambini.

Per rivedere il servizio, trasmesso da Canale 5, cliccare sulla foto oppure sil seguente link:

https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/napoli-le-condizioni-spaventose-delle-case-post-terremoto-80_630462/

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Attualità

Villa Literno (CE) – Sorpresi mentre macellavano caprini in precarie condizioni igienico sanitarie. In cinque denunciati dai Carabinieri

Dovranno rispondere di macellazione clandestina e maltrattamento di animali le cinque persone sorprese nel pomeriggio di ieri a Villa Literno, nel casertano, nel corso di un controllo eseguito dai Carabinieri della locale Stazione, mentre erano intende alla macellazione di numerosi caprini all’interno di un terreno di pertinenza delle loro proprietà.
I militari dell’Arma avuto contezza dell’attività in essere e insospettiti dalle condizioni e dalle modalità con cui veniva effettuata la macellazione hanno immediatamente richiesto l’intervento di personale della ASL di San Marcellino che, intervenuto sul posto, ha confermato quanto appurato dai militari nel corso del controllo e, in particolare, le precarie condizioni igienico sanitarie nelle quali venivano effettuate le operazioni di eviscerazione.
Sul posto sono state sottoposte a sequestro otto carcasse, di cui quattro già caricate su un furgone e otto giovani caprini legati con le quattro zampe e pronti per la macellazione.
La presenza di fango e sporcizia in ogni zona del piazzale ha portato i militari al contestuale sequestro dell’intera attrezzatura e del furgone utilizzato per il trasporto.
Le cinque persone identificate sul posto, di età compresa tra i 25 e i 71 anni, sono state denunciate in stato di libertà.

Condividi questo articolo qui:

(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàCaserta e SannioCronacaIn Evidenza

Villa Literno. Allevamento bufalino in condizioni ambienali orribili sequestrato nell’Oasi delle ‘Soglitelle’

Nell’ambito di un servizio di controllo interforze denominato “Action Day” disposto dalla Questura di Caserta, avente ad oggetto servizi di prevenzione e contrasto dei roghi di rifiuti e delle condotte illecite connesse, i Militari appartenenti al Nucleo Carabinieri Forestale di Castel Volturno,  unitamente a personale della Polizia Municipale di Villa Literno e del Servizio Veterinario ASL di Caserta, si sono portati presso un’azienda bufalina sita in Villa Literno, alla località San Sossio, all’interno dell’area protetta denominata “Oasi Soglitelle”.

Il sopralluogo ha evidenziato delle illiceità macroscopiche nella gestione illecita dei reflui zootecnici smaltiti sul suolo nudo e nei canali perimetrali e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi rinvenuti abbandonati all’interno delle pertinenze aziendali.

L’allevatore inoltre è risultato essere sprovvisto sia della documentazione obbligatoria inerente la corretta gestione del liquame (comunicazione per l’utilizzazione agronomica, Piano Utilizzazione Agronomica, registro di spandimento, titoli di godimento dei terreni interessati, DDT liquami eccetera), sia della documentazione probante il corretto smaltimento dei rifiuti speciali prodotti (registro di carico/scarico, FIR, contratto di ritiro/recupero rifiuti eccetera).

L’area di insidenza aziendale è assoggettata ad un plurimo regime vincolistico: vincolo paesaggistico-ambientale e vincolo area protetta in quanto ricadente nella perimetrazione della riserva naturale “Oasi Soglitelle”.

Pertanto, i predetti militari hanno proceduto al sequestro giudiziario dell’intero complesso aziendale e sue pertinenze, con facoltà d’uso solo ed esclusivamente per il governo degli animali.

Il titolare dell’allevamento è stato deferito in stato di libertà per il delitto di inquinamento ambientale e per l’integrazione dei reati di gestione illecita di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, distruzione e/o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto; distruzione e/o deturpamento di bellezze naturali per l’alterazione dello stato dei luoghi in zona con vincolo paesaggistico ambientale, di aree tutelate ope legis quale zona umida di importanza comunitaria e riserva regionale.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Attualità

VILLA LITERNO (CE): I CARABINIERI FORESTALI DI CASTEL VOLTURNO SEQUESTRANO ALLEVAMENTO BUFALINO IN CONDIZIONI AMBIENTALI ORRIBILI NELL’OASI DELLE SOGLITELLE






 

 

 

VILLA LITERNO (CE): I CARABINIERI FORESTALI DI CASTEL VOLTURNO SEQUESTRANO ALLEVAMENTO BUFALINO IN CONDIZIONI AMBIENTALI ORRIBILI NELL’OASI DELLE SOGLITELLE

 

I Militari appartenenti al Nucleo Carabinieri Forestale di Castel Volturno, nell’ambito di un servizio di controllo interforze denominato “Action Day” disposto dalla Questura di Caserta, avente ad oggetto servizi di prevenzione e contrasto dei roghi di rifiuti e delle condotte illecite connesse, unitamente a personale della Polizia Municipale di Villa Literno e del Servizio Veterinario ASL di Caserta, si sono portati presso un’azienda bufalina sita in Villa Literno, alla località San Sossio, all’interno dell’area protetta denominata “Oasi Soglitelle”.

Il sopralluogo ha evidenziato delle illiceità macroscopiche nella gestione illecita dei reflui zootecnici smaltiti sul suolo nudo e nei canali perimetrali e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi rinvenuti abbandonati all’interno delle pertinenze aziendali.

L’allevatore inoltre è risultato essere sprovvisto sia della documentazione obbligatoria inerente la corretta gestione del liquame (comunicazione per l’utilizzazione agronomica, Piano Utilizzazione Agronomica, registro di spandimento, titoli di godimento dei terreni interessati, DDT liquami etc…), sia della documentazione probante il corretto smaltimento dei rifiuti speciali prodotti (registro di carico/scarico, FIR, contratto di ritiro/recupero rifiuti etc…).

L’area di insidenza aziendale è assoggettata ad un plurimo regime vincolistico: vincolo paesaggistico-ambientale e vincolo area protetta in quanto ricadente nella perimetrazione della riserva naturale “Oasi Soglitelle”.

Pertanto, i predetti militari hanno proceduto al sequestro giudiziario dell’intero complesso aziendale e sue pertinenze, con facoltà d’uso solo ed esclusivamente per il governo degli animali. Il titolare dell’allevamento è stato deferito in stato di libertà per il delitto di inquinamento ambientale e per l’integrazione dei reati di gestione illecita di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, distruzione e/o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto; distruzione e/o deturpamento di bellezze naturali per l’alterazione dello stato dei luoghi in zona con vincolo paesaggistico ambientale, di aree tutelate ope legis quale zona umida di importanza comunitaria e riserva regionale.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàTempo libero, sport, cultura, fede, salute, curiosità, eccetera.

Sanità. Al Sud servizi carenti e condizioni peggiori. L’autonomia differenziata aggraverà le disuguaglianze

Il diritto alla salute non è uguale per tutti. Al Sud i servizi di prevenzione e cura sono infatti più carenti, è minore la spesa pubblica sanitaria e maggiori sono le distanze da percorrere per ricevere assistenza, soprattutto per le patologie più gravi. Aumentare la spesa sanitaria è la priorità nazionale, ma andrebbe inoltre corretto il metodo di riparto regionale del Fondo sanitario nazionale per tenere conto dei maggiori bisogni di cura nei territori a più elevato disagio socio-economico. E l’autonomia differenziata rischia di ampliare le disuguaglianze nelle condizioni di accesso al diritto alla salute. Queste, in estrema sintesi, le principali considerazioni emerse dal Report Svimez Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute, presentato oggi a Roma in collaborazione con Save the Children.

Divari territoriali fin dalla nascita. Per Save the Children, le disuguaglianze sono evidenti già dalla nascita. Nonostante l’eccellenza del nostro Ssn, secondo gli ultimi dati Istat disponibili,

il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) era di 1,8 decessi ogni 1.000 nati vivi in Toscana, ma era quasi doppio in Sicilia (3,3) e più che doppio in Calabria (3,9).

Ssn e spesa pubblica. Dopo l’emergenza Covid, i divari territoriali Nord-Sud sono aumentati in un contesto di generalizzata debolezza del Ssn che, nel confronto europeo, risulta sottodimensionato per stanziamenti di risorse pubbliche,

in media 6,6% del Pil contro il 9,4% di Germania e l’8,9% di Francia,

a fronte di un contributo privato comparativamente elevato (24% della spesa sanitaria complessiva, quasi il doppio di Francia e Germania). Per quanto riguarda i dati regionalizzati di spesa sanitaria, dal Report emerge che a fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro), Campania (1.818 euro), Basilicata (1.941 euro) e Puglia (1.978 euro). Per la parte di spesa in conto capitale, i valori più bassi si ravvisano in Campania (18 euro), Lazio (24 euro) e Calabria (27 euro), mentre il dato nazionale si attesta su una media di 41 euro.

Povertà sanitaria. In Italia colpisce 1.6 milioni di famiglie, di cui 700mila al Sud dove la quota la povertà sanitaria riguarda l’8% dei nuclei familiari, percentuale doppia rispetto al 4% del Nord-Est (5,9% al Nord-Ovest, 5% al Centro).

Speranza di vita. Nel 2022, la speranza di vita alla nascita per i cittadini del Sud era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno del Centro e del Nord-Ovest, 1,5 rispetto al Nord-Est. Nel Mezzogiorno, inoltre, si fa meno prevenzione oncologica. Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), nel biennio 2021-2022, in Italia circa il 70% delle donne di 50-69 anni si è sottoposta ai controlli: circa due su tre lo ha fatto aderendo ai programmi di screening gratuiti. La copertura complessiva è dell’80% al Nord, del 76% al Centro, ma scende ad appena il 58% nel Mezzogiorno.

“Fuga” dal Sud. Soprattutto per le patologie più gravi, in Italia si assiste ad una vera e propria “fuga” dal Sud per ricevere assistenza in strutture sanitarie del Centro e del Nord. Nel 2022, si legge nel Report, dei 629 mila migranti sanitari (volume di ricoveri), il 44% era residente in una regione del Mezzogiorno. Per le patologie oncologiche, 12.401 pazienti meridionali, pari al 22% del totale dei pazienti, si sono spostati per ricevere cure in un Ssr del Centro o del Nord nel 2022. Save the Children evidenzia numeri crescenti anche nelle migrazioni sanitarie pediatriche da Sud verso il Centro-Nord. L’indice di fuga – ovvero il numero di pazienti pediatrici che vanno a farsi curare in una regione diversa da quella di residenza – nel 2020 si attesta in media all’8,7% a livello nazionale. In particolare, un terzo dei bambini e degli adolescenti si mette in viaggio dal Sud per ricevere cure per disturbi mentali o neurologici, della nutrizione o del metabolismo nei centri specialistici convergendo principalmente a Roma, Genova e Firenze, sedi di Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) pediatrici.

L’autonomia differenziata aggraverà le disuguaglianze interregionali.

E’ la preoccupazione espressa da tutti i partecipanti alla presentazione del Report. “Tutte le Regioni a statuto ordinario – è stato spiegato – potrebbero richiedere il trasferimento di funzioni, risorse umane, finanziarie e strumentali ulteriori rispetto ai Lea in un lungo elenco di ambiti: gestione e retribuzione del personale, regolamentazione dell’attività libero-professionale, accesso alle scuole di specializzazione, politiche tariffarie, valutazioni di equivalenza terapeutica dei farmaci, istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi”. Tutto questo, “in un contesto in cui i Lea non hanno copertura finanziaria integrale a livello nazionale e cinque delle otto Regioni del Mezzogiorno risultano inadempienti, determinerebbe una ulteriore differenziazione territoriale delle politiche pubbliche in ambito sanitario”.

Per il direttore generale della Svimez, Luca Bianchi, “rafforzare la dimensione universale del Sistema sanitario nazionale è la strada per rendere effettivo il diritto costituzionale alla salute. Una direzione opposta a quella che invece si propone con l’autonomia differenziata dalla quale deriverebbero ulteriori ampliamenti dei divari territoriali di salute e una conseguente crescita della mobilità di cura”. “E’ necessario – afferma Raffaela Milano, responsabile dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – un impegno delle istituzioni a tutti i livelli per assicurare una rete di servizi di prevenzione e cura per l’infanzia e l’adolescenza all’altezza delle necessità, con un investimento mirato nelle aree più deprivate. Occorre conoscere e superare i divari territoriali che oggi condizionano l’accesso ad un servizio sanitario che rischia di essere ‘nazionale’ solo sulla carta”.

“Il nostro Ssn è ormai profondamente indebolito e segnato da inaccettabili diseguaglianze regionali. E

con l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità si legittimerà normativamente la ‘frattura strutturale’ Nord-Sud”,

l’analisi di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Così, prosegue “il Meridione sarà sempre più dipendente dalla sanità del Nord, minando l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto costituzionale alla tutela della salute”. Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, rileva “una frammentazione che si aggiunge alle disuguaglianze Sud-Nord poiché riguarda questioni diffuse come la desertificazione dei professionisti e dei servizi”. In questo quadro, la riforma della autonomia differenziata, “senza la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, dà come unica certezza quella di amplificare questa frammentazione e di consegnarci un Paese ulteriormente diviso nella garanzia del diritto alla salute”.

The post Sanità. Al Sud servizi carenti e condizioni peggiori. L’autonomia differenziata aggraverà le disuguaglianze first appeared on AgenSIR.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Attualità

Il presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, ha scritto al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano per il  grave disagio  derivante dalle condizioni di assoluta precarietà logistica in cui versa l’Archivio di Stato di Caserta






Il presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, ha scritto al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano per il  grave disagio  derivante dalle condizioni di assoluta precarietà logistica in cui versa l’Archivio di Stato di Caserta

 

Archivio di Stato di Caserta, dopo un periodo di chiusura durato un po’ più di un mese, dal 27 dicembre scorso la sala studio è stata riaperta al pubblico. Le attività sono riprese e «la richiesta di documentazione da consultare in Sala Studio si legge in una nota sul sito – va trasmessa all’indirizzo as-ce@cultura.gov.it. La documentazione richiesta tra il lunedì e le ore 12 del venerdì sarà disponibile dalle ore 9 del martedì successivo». Non proprio una situazione agevole, difficile immaginare che in qualsiasi altro archivio della nazione si debba attendere fino ad una settimana per poter consultare i documenti richiesti, ma è il dramma, ormai da anni, della sede casertana.

Giovedì il presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, ha scritto al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. «C’è una situazione di grave disagio per l’utenza si legge nella lettera e il pregiudizio per i dipendenti, derivanti dalle condizioni di assoluta precarietà logistica in cui versa l’Archivio di Stato di Caserta».

L’allarme era stato rilanciato, dopo anni di battaglie delle associazioni cittadine, dal Comitato per la salvaguardia dell’Archivio di Stato di Caserta, di matrice napoletana, firmato da otto intellettuali che con due missive diverse, una del 25 novembre e l’altra del 13 dicembre, avevano scritto al ministro Sangiuliano, al suo consigliere Luciano Schifone e alla direttrice dell’Archivio, Fortunata Manzi.
I RILIEVI
«La direzione dell’Archivio di Stato continua Oliviero è ubicata nel Palazzo reale di Caserta. La gran parte del patrimonio archivistico è però stipata nei depositi dell’Archivio sito, con carattere di provvisorietà, dal 1972, in una palazzina di viale Bersaglieri in cui, senza alcun contratto di locazione, dal 2014, è corrisposto un canone di poco inferiore ai 200mila euro annui». Questo dato del fitto senza contratto è riportato anche nelle lettere del Comitato ma l’avvocato Paolo Mariano che cura gli interessi della proprietaria dell’immobile smentisce l’informazione e sottolinea che è in essere un regolare contratto di locazione. «L’edificio risulterebbe prosegue Oliviero privo di requisiti tecnici necessari e pertanto sede inidonea anche per la sola conservazione del prezioso patrimonio storico che contiene documenti dal 400 a tutt’oggi». Anche questa affermazione, contenuta ugualmente nelle due lettere del Comitato, viene smentita dall’avvocato Mariano che afferma che non solo non è vera ma per la sua infondatezza offende sia la locataria sia la professionalità dei funzionari che hanno sottoscritto il contratto di fitto.
Il presidente del consiglio regionale poi sollecita l’attenzione del ministro sulla «sbagliata soluzione, attraverso contratti in outsourcing con Italarchivi spa, di trasferire tutto in magazzini di stoccaggio materiali, siti nel comune di Pastorano». Che l’Archivio di Stato di Caserta abbia subito una diaspora è fuor di dubbio. La Biblioteca dell’Archivio dal 2018 è nei depositi dell’Archivio di Stato di Benevento, una parte dei documenti è alla Reggia, un’altra a Pastorano, un’altra in via dei Bersaglieri. «Sull’annosa vicenda sottolinea Oliviero l’intera comunità casertana, il mondo della cultura, l’impegno di tanti attivisti, l’interesse della comunità scientifica, il rispetto del lavoro portato avanti da zelanti funzionari dello Stato, meritano la giusta tutela e l’inquadramento ufficiale in una struttura che contenga elementi di assoluta unicità di riferimenti, di sicurezza, di accessibilità, fruibilità e decoro per chi ci lavora e per l’utenza. L’occasione è dunque giusta per dare piena e definitiva attuazione al progetto di riassegnazione e restituzione degli spazi del complesso della Reggia di Caserta alla loro esclusiva destinazione culturale, educativa e museale completando così, con il carattere dell’immediatezza ed urgenza, il trasferimento complessivo dell’Archivio di Stato nei locali della Reggia, attraverso anche l’avvio, con urgenza, dei lavori di adeguamento dei piani interrati da adibire a depositi, annunciati fin dal 2016».
Disatteso il Piano Soragni, faticosissimo consultare i documenti, si galleggia nella storia infinita dell’emiciclo vanvitelliano destinato a diventare Archivio di Stato dal 1995, che ha visto lavori fatti a step e mai ultimati e il cantiere, come più volte raccontato, è fermo da tre anni, prigioniero in una trappola giudiziaria.

FONTE: IL MATTINO SERVIZIO DI NADIA VERDILE

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)