Misure cautelari, scatta l’obbligo dell’interrogatorio preventivo di Guido Camera Il Sole 24 Ore, 22 luglio 2024
Misure cautelari, scatta l’obbligo dell’interrogatorio preventivo
di Guido Camera
Il Sole 24 Ore, 22 luglio 2024
Ma l’applicazione è limitata al rischio di reiterazione di reati non gravi. Sarà effettiva tra due anni la decisione collegiale sulla custodia in carcere. Non c’è solo l’abrogazione del reato di abuso di ufficio nella riforma della giustizia penale approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati lo scorso 9 luglio. La nuova legge contiene anche interventi strutturali in materia di misure cautelari personali. Si tratta dell’interrogatorio preventivo dell’indagato destinatario della richiesta del Pm di privazione della libertà personale e dell’attribuzione a un Gip collegiale, composto da tre giudici, delle decisioni riguardanti l’applicazione della custodia cautelare in carcere o di una misura di sicurezza detentiva.
La prima novità, che diventa efficace contestualmente all’entrata in vigore della legge, estende a tutte le misure cautelari la regola già vigente per quella interdittivi della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. La seconda – con tutte le disposizioni di coordinamento a essa collegate – si applicherà tra due anni, per consentire l’implementazione dell’organico della magistratura contemporaneamente deliberato.
L’obbligo per il giudice di interrogare l’indagato destinatario della richiesta di misura del Pm prima di deciderne l’esecuzione è circoscritto all’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione dei reati, che deve essere “attuale e concreto”. Il modello procedimentale tradizionale – fondato sull’interrogatorio di garanzia successivo all’esecuzione della misura – non cambia in presenza di pericolo di fuga o inquinamento probatorio, oppure se il rischio di reiterazione riguarda “gravi delitti commessi con uso di armi o con altri mezzi di violenza personale”, nonché i reati indicati dagli articoli 407 comma 2 lettera a) o 362 comma 1-ter del Codice di procedura penale. Si tratta di un ampio catalogo di fattispecie, trai quali omicidio, violenza sessuale, stalking, maltrattamenti contro familiari o conviventi, criminalità organizzata, terrorismo, rapina, estorsione e reati in materia di stupefacenti.
L’invito a presentarsi per rendere l’interrogatorio è comunicato al Pm, all’indagato e al suo difensore almeno cinque giorni prima del giorno fissato per la comparizione salvo che, per ragioni d’urgenza, il Gip ritenga di abbreviare il termine, purché sia lasciato il tempo necessario per comparire. Se l’indagato non compare senza legittimo impedimento, oppure non è stato rintracciato e le ricerche sono ritenute esaurienti, il Gip può comunque provvedere sulla richiesta del Pm. L’invito a comparire deve contenere una serie di avvertimenti, tra i quali quelli in materia di diritto di difesa, nonché l’avviso di deposito nella cancelleria della richiesta di applicazione della misura e degli atti presentati a corredo della stessa.
L’indagato è inoltre informato della facoltà di visionare ed estrarre copia di tutti questi atti, tra i quali espressamente rientrano i verbali delle comunicazioni e conversazioni intercettate, e del diritto alla trasposizione delle relative registrazioni su un supporto idoneo alla riproduzione dei dati. La violazione di queste disposizioni comporta la nullità dell’ordinanza del Gip. L’interrogatorio deve essere documentato integralmente a pena di inutilizzabilità.
Viene poi previsto che l’ordinanza del Gip che decide sulla richiesta del Pm debba contenere – sempre a pena di nullità – una specifica valutazione degli elementi esposti dall’indagato nell’interrogatorio, il cui verbale deve essere trasmesso al Tribunale del riesame se viene presentata impugnazione. L’altra novità rilevante contenuta nella riforma è l’introduzione dell’obbligo di decisione collegiale del Gip per i casi di custodia cautelare in carcere e misure di sicurezza detentiva. L’obiettivo è garantire maggiormente la presunzione di innocenza attraverso un confronto dialettico tra i tre componenti del collegio.
La misura riguarderà tutti i reati, ma, come detto, non sarà vigente prima di due anni. L’obbligo di decisione collegiale scatterà anche in caso di un aggravamento della misura che comporti l’applicazione della custodia cautelare in carcere. Nel caso in cui la misura cautelare carceraria riguardi un reato per cui è previsto il nuovo obbligo di interrogatorio preventivo, questo sarà svolto dal presidente del collegio o da uno dei componenti da lui delegato.
FONTE:
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Appalti e corruzione a Pozzuoli, 11 misure cautelari: tra loro anche Oddati, ex capo segreteria di Zingaretti
C’è l’ex capo della segreteria del Pd, Nicola Oddati, a lungo braccio destro di Nicola Zingaretti, tra le 11 misure cautelari eseguite stamane a Napoli con accuse di corruzione e turbativa intorno ad appalti del Rione Terra di Pozzuoli. Oddati è destinatario di un ordine di carcerazione: attualmente lavorava come dirigente di staff della Regione Campania, su nomina del governatore Vincenzo De Luca, con ufficio a Roma e il compito di curare i rapporti istituzionali dell’ente regionale con la Conferenza delle Regioni.
Il nome di Oddati spicca tra le misure cautelari chieste e ottenute dalla Procura guidata da Nicola Gratteri – pm Sergio Ferrigno, Stefano Capuano, Immacolata Sica – che hanno colpito anche l’ex sindaco Pd di Pozzuoli e consigliere comunale Vincenzo Figliolia (carcere), l’imprenditore puteolano Salvatore Musella, amministratore della Cytec srl direttamente coinvolta nell’appalto dei Rione Terra, l’ex presidente dell’Ente Nazionale Italiano del Turismo Giorgio Palmucci, attuale vice presidente Confindustria Alberghi Italia. Obbligo di firma per l’ex consigliere regionale della Calabria Salvatore Romeo e per l’ex consigliere provinciale Pd di Taranto Luciano Santoro.
A notificare le 11 misure cautelari i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza e i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli.
L’inchiesta deflagrò nell’aprile 2022 con le perquisizioni di una dozzina di indagati. Gli investigatori del nucleo Pef della Finanza di Napoli lavorarono su una mole di intercettazioni e di relazioni fotografiche dalle quali emersero tracce di appalti cuciti su misura per Musella, amico di Oddati, che si prestava agli interessi dell’imprenditore fornendogli informazioni riservate ed introducendolo nei salotti delle decisioni politiche. Le indagini si concentrarono in particolare sugli appalti di riqualificazione del Rione Terra e sul progetto di un parcheggio multiplano nell’ex cava Regia.
In alcune di queste fotografie si vedeva l’esito di un controllo allo zaino di Oddati compiuto alla stazione centrale di Roma: conteneva 14 mila euro in contanti. Oddati li giustificò affermando che erano i soldi del tesseramento Pd di Taranto, di cui all’epoca era commissario. Fu sbugiardato dal tesoriere nazionale Walter Verini, che sentito dai pm disse: “Noi accettiamo solo contributi tracciabili ed eventualmente corrisposti nel rispetto delle leggi… certamente non è usuale e le modalità in atto per il tesseramento sono altre”.