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caporalato

Villa Literno. Contrasto al ‘caporalato’: cinque lavoratori irregolari denunciati dai Carabinieri

Controlli a tappeto dei Carabinieri della Compagnia di Casal di Principe e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caserta sono stati eseguiti nella giornata di ieri (1° agosto 2024) presso alcune società e fondi agricoli ricadenti nel comune di Villa Literno, nel casertano.

Il particolare servizio, disposto dalla Compagnia di Casal di Principe, è stato rivolto, principalmente, al contrasto del caporalato e dello sfruttamento della manodopera clandestina.

Attraverso l’impiego di 5 pattuglie e 14 militari, il Capitano Marco Busetto, comandante della Compagnia di Casal di Principe, alle prime ore del mattino ha effettuato l’accesso presso le aziende agricole individuate nell’agro di Villa Literno, già attenzionate per le presunte irregolarità relative all’impiego del personale.

Nel corso delle ispezioni i militari dell’Arma hanno sorpreso e deferito, in stato di libertà, 5 lavoratori stranieri, tutti maggiorenni, risultati irregolari sul territorio nazionale. Contestualmente sono state elevate sanzioni amministrative per un importo di € 2.500,00 ed eseguito un provvedimento di sospensione di una delle attività imprenditoriali controllate.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

OPERAZIONE ANTI- CAPORALATO NEL CASERTANO

Controlli a tappeto nel casertano contro il caporalato. Un’operazione condotta dai carabinieri della Tutela del lavoro, dall’ l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale. Un servizio di vigilanza che ha riguardato il settore agricolo di diverse province (Mantova, Modena, Latina, Foggia), oltre a quella di Caserta.

In Terra di Lavoro sono state controllate 20 aziende di cui 16 sono risultate irregolari (80%) e 11 sono state sospese (55%). Sono stati 75 i lavoratori controllati, dei quali 38 irregolari (50%) e 20 completamente “in nero” (27%). In particolare, durante un’ispezione effettuata all’interno di un’azienda agricola, è stato riscontrato come l’azienda sottraesse energia elettrica alla rete d’illuminazione pubblica mediante un allaccio abusivo.

I controlli effettuati hanno evidenziato come, in tutte le cinque province di riferimento, dopo il decesso del cittadino indiano avvenuto nella provincia di Latina, alcuni imprenditori agricoli abbiano assunto 143 lavoratori (28% del totale di 505 lavoratori controllati) con contratti di lavoro stagionale a decorrere dalla fine di giugno con termine il 31 agosto 2024. Nella provincia di Caserta questo ha interessato 14 lavoratori.

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(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta. ‘Caporalato in agricoltura’ mai eliminato dall’ex ministra Camusso; impietoso il sindacato CISAS

La ex segretaria della CGIL, Susanna Camusso, nominato ministro dell’Agricoltura dal governo Renzi, festeggiò la nascita della legge, che doveva eliminare del tutto il caporalato in agricoltura, sempre tollerato.
Come ministro non fece nulla per lottarlo, anzi fu ridotta l’attività dei vari Ispettorati del lavoro, resi carenti di personale e di mezzi.
Tra l’altro, Susanna Camusso da tempo è anche commissario del PD in provincia di Caserta, ove il caporalato in agricoltura prospera dovunque, specie nei comuni agricoli di Villa Literno, Mondragone, Castel Volturno, Cellole e Sessa Aurunca.
Dopo gli ultimi avvenimenti, la Segreteria della Confederazione CISAS auspica una vera lotta da parte degli organi di governo con il potenziamento degli Ispettorati del lavoro, da dotare di più mezzi e personale.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Caporalato Armani: “Gli operai cinesi pagati 2 euro l’ora” MILANO – Commissariata una società del gruppo, accusata di omessa vigilanza sui subappalti: “Prassi collaudata”. Trovato il “registro del nero”






 ARMANI? PEGGIO dei  BENETTON, degli  AGNELLI, dei  DELLA VALLE, dei  De BENEDETTO, degli ANGELUCCI, di SANTANCHE’, di TANZI

PARIS, FRANCE – JULY 06: Fashion designer Giorgio Armani walks the runway during the Giorgio Armani Prive Couture Haute Couture Fall/Winter 2021/2022 show as part of Paris Fashion Week on July 06, 2021 in Paris, France. (Photo by Peter White/Getty Images)

 

Caporalato Armani: “Gli operai cinesi pagati 2 euro l’ora”

MILANO – Commissariata una società del gruppo, accusata di omessa vigilanza sui subappalti: “Prassi collaudata”. Trovato il “registro del nero”

DI DAVIDE MILOSA
6 APRILE 2024

“Quel che emerge è che alla Giorgio Armani Operations (GA) Spa vi è una cultura di impresa gravemente deficitaria sotto il profilo del controllo, anche minimo, della filiera produttiva della quale la società si avvale. Una cultura radicata all’interno della struttura che ha di fatto favorito la perpetuazione degli illeciti”. E ancora: “Una prassi così collaudata, da poter essere considerata inserita in una più ampia politica d’impresa diretta all’aumento del business”.

Questi i passaggi decisivi con i quali la Procura di Milano ha ottenuto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale l’amministrazione giudiziaria per un anno del braccio industriale del gruppo Giorgio Armani con un capitale sociale di 24 milioni. Alla base della decisione la contestazione di un acclarato sfruttamento del lavoro (caporalato), che la GA Operations non ha impedito. Secondo gli inquirenti, la società partecipata al 100% dal gruppo Armani è “ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo non avendo messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative, ovvero delle capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato”. Tanto che i carabinieri durante un controllo in un opificio hanno trovato un ispettore della Giorgio Armani Operations intento a fare i controlli qualità. Le vittime sono decine di lavoratori cinesi impiegati in quattro opifici riconducibili a ditte sempre cinesi, costretti a lavorare oltre 14 ore a meno di 2 euro all’ora o a cottimo a 1 euro per una borsa confezionata, venduta all’appaltatore a 90 euro e che poi in negozio con il marchio Armani arrivava a 1.800 euro. Il sistema fotografato dall’inchiesta è molto semplice: la Giorgio Armani Operations esternalizza al 100% la produzione appoggiandosi a due ditte: la Manifatture Lombarde Srl e la Minoronzoni Srl. Le due società in realtà non hanno capacità produttiva e quindi subappaltano a imprese cinesi. In sostanza le Srl italiane forniscono solo i modelli da riprodurre. In questo caso si tratta di borse e cinture con marchio Armani. La ricostruzione degli illeciti, per i pm, torna indietro di sette anni. Gli accessi presso gli opifici da parte dei carabinieri hanno rilevato: assenza di dispositivi di sicurezza sulle attrezzature; assenza di formazione lavoro e visite mediche; la presenza nei luoghi di aree adibite a dormitorio e mensa che “consentono un utilizzo di forza lavoro h24”. “Mentre – scrive il Tribunale – la conferma che l’attività di produzione dichiarata è stata sottostimata è data dalla rilevazione degli assorbimenti elettrici che attestano l’innalzamento del livello di consumo tra le 6.45 e le 21.00 anche in giorni festivi. Il dato dei consumi inoltre conforta anche l’attendibilità delle dichiarazioni acquisite da una dipendente e conferma i dati del ‘registro nero’ rinvenuto in azienda circa le ore effettivamente svolte dall’organico dipendenti”. Di più: “Dalle dichiarazioni degli operai sono emerse paghe anche di 2/3 euro orarie, tali da essere giudicate sotto minimo etico”.

Di tutto questo, per l’accusa, era consapevole l’appaltatore, mentre il committente, e cioè la Giorgio Armani Operations Spa non risulta abbia mantenuto serrati controlli, visto che l’unico audit fatto è del 2020 e dove tra l’altro non è segnalato un dato decisivo: l’assenza di capacità produttiva della Manifatture Lombarde. Un operaio racconta: “Mi trovavo presso la Minoronzoni quando venne un’impiegata e ci fece nascondere, io e altri 4 imprenditori cinesi, in un angolo dell’ufficio a luci spente e chiuso da un separé, perché quel giorno si presentarono agenti del controllo qualità di un marchio importante”. Conclude la Procura: “A nulla valgono i codici etici, i modelli di controllo, le certificazioni di sostenibilità quando, per il raggiungimento del maggior profitto al più basso costo, si consente la creazione di un sistema produttivo che si basa su una produzione con forza lavoro in condizione di sfruttamento”. Il gruppo Armani ieri ha spiegato: “La GA Operations collaborerà con gli organi competenti per chiarire la propria posizione”.

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta. ‘Lavoro e caporalato’: Cisal protagonista, con Palumbo, al forum tenuto in prefettura

Nella mattinata di giovedi presso la sede della Prefettura di Caserta si è svolto un importantissimo forum nell’ambito del progetto C.RE.A, necessario a discutere ed approfondire le problematiche relative all’immigrazione e all’accoglienza nella provincia.

Tra i tantissimi attori sociali del territorio che hanno risposto all’invito, la Cisal, il sindacato di Via Unità Italiana rappresentato dal Segretario Ferdinando Palumbo.

Durante il dibattito, che si è sviluppato al tavolo del gruppo di lavoro denominato “Emersione e presa in carico delle vittime dello sfruttamento e caporalato”, il sindacalista ha argomentato la necessità di approcciarsi al fenomeno caporalato in maniera globale.

Non possiamo analizzarlo a segmenti” ha chiosato Palumbo “è il motivo per il quale ritengo che le filiere debbano rispondere ai dettami dell’etica.

Se porti i pomodori in tavola o in fabbrica pagando un euro al chilo, risulta evidente che hai risparmiato sulla manodopera.

Il costo del lavoro e quelli della produzione, infatti, vengono spalmati sui prezzi finali.

Senza sfociare nelle norme che regolano l’immigrazione, c’è bisogno di evitare in ogni modo la creazione di strutture illegali e parallele che organizzano assunzioni e mobilità.

Avere una consapevolezza sindacale è determinante per tutti gli operatori ed è una questione che riguarda anche gli italiani“.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Caltanissetta: eseguite 8 misure cautelari in ordine al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo nelle provincie di Caltanissetta e Agrigento

La Polizia di Stato  ha eseguito, nel corso delle indagini preliminari, otto misure cautelari personali emesse, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta, dal Giudice per le Indagini Preliminari. Uno degli indagati è stato sottoposto agli arresti domiciliari, ad un altro è stato applicato l’obbligo di dimora nella città di Delia e per altri titolari di aziende agricole è stato disposto il divieto per 1 anno di esercitare l’attività d’impresa. Le indagini hanno avuto inizio nel mese di maggio 2022 a seguito di alcune segnalazioni pervenute alla Squadra Mobile. Dall’ascolto di alcuni cittadini pakistani emergeva che un uomo italiano reclutava, vicino la stazione di Caltanissetta, ogni mattina alle 5.00 degli operai extracomunitari per portarli nelle campagne di Delia e di Agrigento a lavorare.I poliziotti della squadra mobile, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno effettivamente riscontrato che quotidianamente uno degli indagati, in concorso con un altro soggetto italiano, avrebbe reclutato decine di operai da condurre nelle campagne. L’attività d’indagine ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza ritenuti dal G.I.P. a carico di 8 indagati, dei quali 6 imprenditori agricoli che quotidianamente richiedevano forza lavoro, prevalentemente extracomunitaria, al fine di impiegarla in c.d. nero presso le loro aziende agricole. Durante la complessa attività d’indagine sono stati effettuati più controlli presso le aziende agricole interessate. Gli operai, ascoltati dagli investigatori della Squadra Mobile, dichiaravano di percepire esigue paghe giornaliere per 8 ore di lavoro al giorno, prestate in assenza di condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sempre secondo quanto dichiarato dai lavoratori, quest’ultimi si vedevano costretti ad accettare le condizioni di sfruttamento in quanto versavano in stato di bisogno. Durante uno dei controlli effettuato a Caltanissetta è stato possibile constatare che uno degli indagati trasportava gli operai in assenza di qualsivoglia norma di sicurezza, poiché aveva modificato un furgone approntando delle sedute all’interno, prive di sistemi di ritenzione, il tutto al fine di poter reclutare quanti più lavoratori possibile. Secondo quanto ritenuto dal G.I.P. due indagati avrebbero percepito parte dei compensi spettanti al lavoratore come compenso per l’attività di intermediazione illecita. Uno degli indagati avrebbe minacciato di morte gli operai in caso di mancato rispetto delle regole da lui imposte, costringendoli anche a comprare gli attrezzi da lavoro ed i guanti di protezione. L’attività investigativa ha permesso di monitorare i comportamenti, presunti illeciti, dei mesi di giugno e luglio 2022. La Polizia di Stato, alle prime luci dell’alba di lunedì, ha raggiunto i destinatari della misura cautelare. Tutti e 8, adesso, sono a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per le future fasi del procedimento penale.

Caltanissetta: eseguite 8 misure cautelari in ordine al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo nelle provincie di Caltanissetta e Agrigento | Polizia di Stato

La Polizia di Stato  ha eseguito, nel corso delle indagini preliminari, otto misure cautelari personali emesse, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta, dal Giudice per le Indagini Preliminari. Uno degli indagati è stato sottoposto agli arresti domiciliari, ad un altro è stato applicato l’obbligo di dimora nella città di Delia e per altri titolari di aziende agricole è stato disposto il divieto per 1 anno di esercitare l’attività d’impresa. Le indagini hanno avuto inizio nel mese di maggio 2022 a seguito di alcune segnalazioni pervenute alla Squadra Mobile. Dall’ascolto di alcuni cittadini pakistani emergeva che un uomo italiano reclutava, vicino la stazione di Caltanissetta, ogni mattina alle 5.00 degli operai extracomunitari per portarli nelle campagne di Delia e di Agrigento a lavorare.I poliziotti della squadra mobile, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno effettivamente riscontrato che quotidianamente uno degli indagati, in concorso con un altro soggetto italiano, avrebbe reclutato decine di operai da condurre nelle campagne. L’attività d’indagine ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza ritenuti dal G.I.P. a carico di 8 indagati, dei quali 6 imprenditori agricoli che quotidianamente richiedevano forza lavoro, prevalentemente extracomunitaria, al fine di impiegarla in c.d. nero presso le loro aziende agricole. Durante la complessa attività d’indagine sono stati effettuati più controlli presso le aziende agricole interessate. Gli operai, ascoltati dagli investigatori della Squadra Mobile, dichiaravano di percepire esigue paghe giornaliere per 8 ore di lavoro al giorno, prestate in assenza di condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sempre secondo quanto dichiarato dai lavoratori, quest’ultimi si vedevano costretti ad accettare le condizioni di sfruttamento in quanto versavano in stato di bisogno. Durante uno dei controlli effettuato a Caltanissetta è stato possibile constatare che uno degli indagati trasportava gli operai in assenza di qualsivoglia norma di sicurezza, poiché aveva modificato un furgone approntando delle sedute all’interno, prive di sistemi di ritenzione, il tutto al fine di poter reclutare quanti più lavoratori possibile. Secondo quanto ritenuto dal G.I.P. due indagati avrebbero percepito parte dei compensi spettanti al lavoratore come compenso per l’attività di intermediazione illecita. Uno degli indagati avrebbe minacciato di morte gli operai in caso di mancato rispetto delle regole da lui imposte, costringendoli anche a comprare gli attrezzi da lavoro ed i guanti di protezione. L’attività investigativa ha permesso di monitorare i comportamenti, presunti illeciti, dei mesi di giugno e luglio 2022. La Polizia di Stato, alle prime luci dell’alba di lunedì, ha raggiunto i destinatari della misura cautelare. Tutti e 8, adesso, sono a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per le future fasi del procedimento penale.

(Fonte: Polizia – Questura – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

La Polizia di Stato esegue otto misure cautelari in ordine al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo nelle provincie di Caltanissetta e Agrigento – Questura di Caltanissetta

la Polizia di Stato esegue otto misure cautelari in ordine al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo nelle provincie di Caltanissetta e Agrigento

I lavoratori sarebbero stati costretti ad accettare paghe esigue e condizioni di sfruttamento in quanto versavano in stato di bisogno.

La Polizia di Stato di Caltanissetta ha eseguito, nel corso delle indagini preliminari, otto misure cautelari personali emesse, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta, dal Giudice per le Indagini Preliminari. Uno degli indagati è stato sottoposto agli arresti domiciliari, ad un altro è stato applicato l’obbligo di dimora nella città di Delia e per altri titolari di aziende agricole è stato disposto il divieto per 1 anno di esercitare l’attività d’impresa. Le indagini hanno avuto inizio nel mese di maggio 2022 a seguito di alcune segnalazioni pervenute alla Squadra Mobile. Dall’ascolto di alcuni cittadini pakistani emergeva che un uomo italiano reclutava, vicino la stazione di Caltanissetta, ogni mattina alle 5.00 degli operai extracomunitari per portarli nelle campagne di Delia e di Agrigento a lavorare. Gli uomini della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno effettivamente riscontrato che quotidianamente uno degli indagati, in concorso con un altro soggetto italiano, avrebbe reclutato decine di operai da condurre nelle campagne. L’attività d’indagine ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza ritenuti dal G.I.P. a carico di 8 indagati, dei quali 6 imprenditori agricoli che quotidianamente richiedevano forza lavoro, prevalentemente extracomunitaria, al fine di impiegarla in c.d. nero presso le loro aziende agricole. Durante la complessa attività d’indagine sono stati effettuati più controlli presso le aziende agricole interessate. Gli operai, ascoltati dagli investigatori della Squadra Mobile, dichiaravano di percepire esigue paghe giornaliere per 8 ore di lavoro al giorno, prestate in assenza di condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sempre secondo quanto dichiarato dai lavoratori, quest’ultimi si vedevano costretti ad accettare le condizioni di sfruttamento in quanto versavano in stato di bisogno. Durante uno dei controlli effettuato a Caltanissetta è stato possibile constatare che uno degli indagati trasportava gli operai in assenza di qualsivoglia norma di sicurezza, poiché aveva modificato un furgone approntando delle sedute all’interno, prive di sistemi di ritenzione, il tutto al fine di poter reclutare quanti più lavoratori possibile. Secondo quanto ritenuto dal G.I.P. due indagati avrebbero percepito parte dei compensi spettanti al lavoratore come compenso per l’attività di intermediazione illecita. Uno degli indagati avrebbe minacciato di morte gli operai in caso di mancato rispetto delle regole da lui imposte, costringendoli anche a comprare gli attrezzi da lavoro ed i guanti di protezione. L’attività investigativa ha permesso di monitorare i comportamenti, presunti illeciti, dei mesi di giugno e luglio 2022. La Polizia di Stato, alle prime luci dell’alba di lunedì, ha raggiunto i destinatari della misura cautelare. Tutti e 8, adesso, sono a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per le future fasi del procedimento penale.


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