Airola (BN). Accusato di narcotraffico con il clan di Caivano, ma assolto grazie all’avvocato Fucci

'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)
INCHIESTA ROMA – Messina è accusato di associazione a delinquere e riciclaggio. Dal ‘22 gestisce il dipartimento “Politiche della Terza Età” del Carroccio
Per un periodo dunque Messina e altri sono stati intercettati. Ed è allora che i pm raccolgono anche le sue considerazioni sulla nomina che di lì a poco la Lega (estranea alle indagini, come pure Salvini) gli avrebbe conferito. Nei dialoghi in questione non c’è nulla di penalmente rilevante, ma raccontano come si muoveva Messina. Quando il dirigente parla delle sue dimissioni da Federanziani, a causa dell’imminente nomina nel Dipartimento leghista, il 4 febbraio 2022 dice: “Vedi, (incomprensibile) do le dimissioni! ma da Federanziani però eh! (…) sono dimissioni finte, cioè no vere, nel senso formalmente vere finte perché comando sempre io”. Quello stesso giorno, alcune ore dopo, in un’altra intercettazione dice: “Questa cosa è organizzata tra me e Matteo (Salvini. ndr), ok? (…) Quindi io oggi annuncerò le dimissioni da Federanziani e ho bisogno di… poi Miryam, che è il vicario, non accetterà l’incarico e potremo come Presidente protempore Eleonora S. Ok? (…) Perché io esco da Federaziani che c’è quell’articolo che non posso (…). E poi dopo di che prendo io il Dipartimento della Lega delle Politiche della Terza Età (…) Perché Matteo vuole solo a me, punto, quindi…”
Quando a gennaio 2023 Il Fatto contatta Messina per chiarire la circostanza delle dimissioni lui spiegava: “Eravamo convinti che un incarico politico potesse essere incompatibile, invece i legali hanno spiegato che riguardava solo assessori, consiglieri e così via”. E infatti era ritornato presidente di Federanziani nel giugno 2022. E che lui si muova da capo lo ribadisce anche in una intercettazione del 15 febbraio 2022. Parla con un altro soggetto che gli chiede aiuto, dice: “Ma non te preoccupà, ma scusa se io, se te dico io che dovete lavorà pe’ me, per E memory e per il sindacato, che ca**o ve devo di de più (…) Co Salvini, che divento il capo dipartimento (…) Della terza età della Lega, po da capo mi muovo”.
Per i pm romani “Messina – è scritto nell’ordinanza – utilizza la propria posizione per incrementare il proprio clientelismo, mediante comportamenti e intrattenendo relazioni tra persone con l’interesse di scambi di favori, creando un danno alla collettività …”. Salvini di certo non sapeva quanto fosse citato da Messina. Ora fonti leghiste fanno sapere che si occuperanno del caso, studieranno il dossier, leggeranno le carte e capiranno cosa fare.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
Si dà notizia dell’esecuzione da parte di personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, di un’ordinanza cautelare applicativa di misure cautelari personali, emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE), su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di due soggetti ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di corruzione d’incaricato di pubblico servizio per atti contrari ai doveri d’ufficio, ricettazione ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Il provvedimento cautelare costituisce l’esito di un’articolata attività investigativa, svolta anche attraverso attività tecniche, diretta da questa Procura della Repubblica e condotta dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria e dalla Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, che ha consentito di accertare, sebbene nella fase delle indagini preliminari, che gli indagati, fratello e sorella, di cui il primo è soggetto detenuto per omicidio presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, tra il 2022 e il 2023 hanno corrisposto ad incaricato di pubblico servizio denaro e altre utilità affinché compisse in favore del primo atti contrari ai propri doveri di servizio.
In particolare, l’incaricato di pubblico servizio, si prestava, ricevendo come corrispettivo denaro ed utilità corrisposte direttamente dalla sorella del detenuto su incarico di quest’ultimo, ad intercedere presso vari funzionari della Casa Circondariale, inducendoli talvolta in errore, per favorire un percorso inframurario di favore all’indagato.
Si precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e gli odierni indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva e che le misure cautelari sono state adottate senza il contradittorio che avverrà innanzi al Giudice che potrà anche valutare l’assenza di ogni forma di responsabilità.
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Il Tribunale del Riesame di Napoli, accogliendo il ricorso dell’avvocato Vittorio Fucci (nella foto), ha clamorosamente scarcerato il nonno 57enne di Cervinara, accusato di aver violentato sessualmente in maniera ripetuta le due nipoti: una di 5 anni, l’altra di 1 anno.
Prer la cronaca questo processo, che ha assunto rilevanza nazionale con la denominazione di “Orchi di Cervinara“, ha fatto seguito ad un’articolata indagine, originata dalla denuncia della coordinatrice della comunità educativa ove furono collocate le minorenni.
Gli sviluppi, svolti secondo specifici protocolli investigativi per i casi di abusi sessuali in danno di giovanissime vittime e corroborati dall’analisi psicologica e dall’esame clinico-specialistico delle minorenni, portarono alla scoperta di un turpe scenario di plurimi abusi sessuali all’interno delle mura domestiche di una palazzina sita in Cervinara.
Il nonno, secondo il quadro accusatorio, avrebbe agito con la connivenza della mamma delle bambine, che avrebbe permesso le sopraffazioni e le violenze sessuali.
La vicenda scosse talmente la comunità Cervinara, e l’intera Valle Caudina, che il sindaco pro-tempore fu intervistato più volte sull’argomento da varie televisioni e giornali.
Oggi però, accogliendo il ricorso dell’avvocato Vittorio Fucci, il Tribunale del Riesame di Napoli, a disposto la scarcerazione del nonno 57enne.
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Trascinato in un processo dalla ex moglie con gravi accuse, come percosse, maltrattamenti in famiglia, e ingiurie, è stato assolto in primo grado dal tribunale, che ha ritenuto poco attendibili le dichiarazioni accusatorie della donna.
La vicenda è accaduta nel casertano e risale al 2018.
L’uomo, 64enne residente a Caiazzo, è stato denunciato dalla ex moglie e rinviato a giudizio su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Il processo è iniziato nel 2021 ma solo a dicembre 2023 l’imputato è stato sentito, potendo così spiegare di non aver mai usato violenza nei confronti della ex moglie.
Tra i teste escussi, anche un carabiniere che a suo tempo aveva svolto le indagini, secondo il quale le dichiarazioni accusatorie erano contraddittorie.
Angelo Librace, avvocato dell’uomo, ha rilevato che le dichiarazioni della donna erano anche generiche ed approssimative; una ricostruzione accolta dal tribunale, che ha ritenuto le accuse non pienamente attendibili, assolvendo così l’imputato.
(Fonte & Aggiornamenti: https://www.ecaserta.com/caiazzo/01/2024/ex-moglie-lo-accusa-di-violenza-ma-il-tribunale-lo-grazia/ – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)
Abusa della figlia di 9 anni della compagna: il padre dalla bimba lo denuncia: per l’uomo braccialetto elettronico e divieto di dimora in Campania.
Braccialetto elettronico al patrigno, presunto abusatore.
E’ gravemente indiziato del delitto di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni della bambina di 9 anni, figlia della sua compagna, e per questo a un cinquantatreenne, originario di San Benedetto del Tronto ma residente a S. Agata dei Goti, è stato applicato il braccialetto elettronico.
All’uomo è stata inoltre notificata dai carabinieri l’ordinanza della misura cautelare del divieto di dimora in Campania.
Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal gip del tribunale di Benevento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, retta da Aldo Policastro.
Le indagini erano partite dopo la denuncia del papà della bambina, a cui la piccola aveva raccontato gli abusi subiti e le violenze da parte del patrigno e compagno della mamma.
(Fonte & Aggiornamenti: https://www.leggo.it/italia/cronache/abusa_figlia_compagna_9_anni_braccialetto_elettronico_oggi_23_12_2023-7833819.html?_gl=1*18ykmwk*_up*MQ..*_ga*MTAwNDcyNDU1LjE3MDM0NTE0Njg.*_ga_RFPQRF7JW9*MTcwMzQ1MTQ2OC4xLjAuMTcwMzQ1MTQ2OC4wLjAuMA.. – News archiviata in #TeleradioNews ? il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)
Luca Abete, il vulcanico inviato campano di Striscia La Notizia, scopre che l’ex custode agli arresti domiciliari in una scuola dell’infanzia nel quartiere Sanità a Napoli è agli arresti domiciliari (lì, nella scuola, dove in teoria non dovrebbe più abitare) per stalking e aggressioni ai danni di due giovani nipoti…
Per rivedere il servizio, trasmesso da Canale 5, cliccare sulla foto oppure sul seguente link: https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/lex-custode-accusato-di-aggressione-e-ai-domiciliari-nella-scuola/
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)
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È stato arrestato a Montecatini Terme (Pistoia) uno psicologo accusato di abusi sessuali su 10 pazienti che aveva in cura, tra cui 7 minorenni.
Gli abusi sarebbero stati compiuti tra il 2013 e il 2023.
Tra i minorenni, quattro ragazze all’epoca dei fatti avevano meno di 16 anni.
L’indagine, condotta dalla polizia, ha avuto origine dalla denuncia formalizzata nel gennaio 2023 da una vittima, allora 14enne.
L’uomo, un 40enne, è accusato di abusi sessuali aggravati perché esercitati nei confronti di alcune ragazze minorenni e perché commessi ai danni di persone a lui affidate per ragioni di cura.
I pazienti minorenni, infatti, “trovandosi in condizioni di fragilità e vulnerabilità, si erano rivolte al professionista per risolvere le loro problematiche personali”, spiega la procura di Pistoia.
L’indagine è nata dalla denuncia formalizzata, nel gennaio 2023, da una vittima, la quale, all’epoca dei fatti 14enne, “rappresentava di aver conosciuto lo psicologo durante alcuni incontri di presentazione organizzati da un istituto scolastico della provincia che frequentava, volti a far conoscere gli obiettivi e la funzione di sportelli dedicati”.
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É stato arrestato venerdì dalla Squadra Mobile di Caserta Emilio Martinelli, figlio del boss dei Casalesi Enrico .
É venuto fuori che aveva rapporti con gli Schiavone in particolare con il figlio di “Sandokan”.
Ha fatto emergere i fatti Walter Schiavone , figlio del capoclan dei Casalesi, in una lettera inviata dopo il suo arresto ha sostenuto:<<Martinelli era noto come il Barone , e si avvaleva di molti illeciti tipo spaccio , droga ed estorsioni>>.
Per la Dda queste frequentazioni risalgono al 2016-2017 , dove all’epoca Martinelli aveva poco più di vent’anni.
Uno dei collaboratori di giustizia Eduardo di Martino, ha riferito che molti incontri sono avvenuti in un bar , con Carmine Schiavone.
Pare che in uno degli ultimi incontri Martinelli si fosse lamentato dello “stipendio” al padre detenuto.
Altro collaboratore invece , Raffaele Maiello , ha riferito quello che é stato il disaccordo tra Martinelli e Carmine Schiavone perché lo stesso Martinelli aveva realizzato un estorsione senza permesso.
Per la Dda , quindi , Martinelli inizia la sua carriera all’interno della posizione camorristica.
Poi acquista posizione di prestigio, guadagno si le antipatie delle famiglie Schiavone e Bidognetti.
L’articolo CASERTA:EMILIO MARTINELLI VIENE ACCUSATO DAL FIGLIO DI FRANCESCO SCHIAVONE:”É LUI CHE HA PRESO SOLDI E FATTO ESTORSIONE” proviene da BelvedereNews.
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La Polizia di Tivoli (Roma) ha arrestato un 21enne accusato di aver seviziato e violentato la fidanzata 26enne. Il giovane, agli arresti domiciliari, millantava di appartenere a un clan e, per motivi di gelosia, ha minacciato pesantemente la ragazza e i suoi genitori qualora lei l’avesse lasciato o denunciato. Al 21enne è stato applicato anche il braccialetto elettronico per le accuse di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e atti persecutori. I due sono stati insieme poco più di due mesi.
La 26enne è stata sottoposta a ogni tipo di brutalità In base a quanto emerso dalle indagini della Procura, il 21enne faceva vivere la ragazza in uno stato di perenne terrore. La 26enne ha subito in silenzio ogni tipo di brutalità: violenze fisiche, sputi, colpi di bottiglia, lesioni con una lametta sino a dover sopportare anche due volte tentativi di strangolamento. In diverse occasioni la vittima è stata violentata e minacciata di ulteriori violenze fisiche.
Gli inquirenti hanno accertato che il 21enne ha sottratto alla ragazza anche alcuni gioielli, oltre al sussidio di disoccupazione, e voleva costringerla a rubare oggetti d’oro a una sua amica. Sono state proprio le amiche della vittima ad accorgersi che quella relazione aveva qualcosa di anomalo poiché la ragazza, fin dall’inizio, piano piano si era sempre più allontanata da loro adducendo ogni tipo di giustificazione. Anche le chat della 26enne, con le quali interagiva con le sue amiche, erano passate nella diretta gestione del fidanzato, che evidentemente, aveva il pieno controllo del telefono cellulare, degli account e dei profili social della ragazza. La vittima è stata spronata dalle sue amiche che l’hanno convinta a porre fine alla relazione e lasciare il suo aguzzino.
La donna ha quindi organizzato in un parco l’incontro con il fidanzato, sorvegliata a distanza dalle sue amiche. L’indagato però, alla guida dell’auto della ragazza, non si è diretto al parco ma in una località isolata nel Comune di Guidonia Montecelio dove si è consumata l’ennesima aggressione: pugni allo stomaco e minacce esplicite di morte e di “buttarla dentro le cave” se lei lo avesse lasciato. La giovane è però riuscita a divincolarsi, raccontando poi tutto il suo dramma a familiari e amiche con quali si è recata al Commissariato per denunciare quanto subito per interminabili settimane.
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GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Nuovi arresti domiciliari per Toti: è accusato di finanziamenti illeciti ricevuti da Esselunga. Sospeso il colloquio in programma con Salvini
Nuova misura cautelare agli arresti domiciliari per Giovanni Toti, già ristretto nella sua casa di Ameglia (La Spezia) dal 7 maggio con l’accusa di corruzione. L’ordinanza, emessa dalla gip di Genova Paola Faggioni su richiesta dei pm Federico Manotti e Luca Monteverde, è stata notificata al governatore giovedì mattina. La nuova ipotesi di reato riguarda un presunto finanziamento illecito da circa cinquantamila euro, erogato sotto forma di spot elettorali “offerti”, secondo l’accusa, dalla catena di supermercati Esselunga alla lista di Toti in sostegno di Marco Bucci, sindaco di centrodestra ricandidato (e poi rieletto) alle Comunali del 2022 nel capoluogo ligure. Per lo stesso reato sono indagati a piede libero anche l’ex capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani, l’ex senatore montiano Maurizio Rossi, editore della tv locale Primocanale, e l’ex consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco “Chicco“ Moncada (marito dell’amministratrice delegata Marina Caprotti). Alla luce della nuova misura, in attesa dell’interrogatorio di garanzia – ancora da fissare – sono stati sospesi gli incontri politici già autorizzati al governatore, a partire da quello con il leader della Lega Matteo Salvini in programma per venerdì.
La ricostruzione dell’accusa è riassunta in un’informativa della Guardia di finanza depositata il 5 luglio scorso. Secondo gli inquirenti, il meccanismo di finanziamento camuffato era stato ideato da Maurizio Rossi e funzionava così: durante la campagna elettorale, sul maxischermo in cima al grattacielo sede di Primocanale – in pieno centro a Genova – sono stati trasmessi molti più spot della lista “Toti per Bucci” rispetto a quanto dichiarato ufficialmente, 6.060 invece di cinquecento, per un valore aggiuntivo di circa cinquantamila euro rispetto ai cinquemila oggetto del contratto tra l’emittente e il soggetto politico. Il surplus, guarda caso, equivale al valore di un accordo pubblicitario sottoscritto da Esselunga con Primocanale. La tesi, quindi, è che questo secondo accordo nascondesse in realtà un finanziamento occulto al governatore: la catena di supermercati avrebbe rinunciato ai suoi passaggi per “regalarli” alla lista totiana. A questa ipotesi si potrebbe aggiungere presto una nuova contestazione di corruzione: in cambio di quel sostegno elettorale, infatti, dalle indagini emerge come Esselunga abbia ottenuto una velocizzazione delle pratiche per l’apertura di nuovi supermercati, grazie al pressing di Cozzani – braccio destro di Toti – sui funzionari regionali. Proprio il possibile conflitto di interessi, secondo gli investigatori, spiega il motivo per cui il marchio della grande distribuzione aveva preferito non comparire nella lista dei donatori di Toti.