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Cop28. Becchetti (economista): “A Dubai sottoscritto un buon accordo. Accelerare nella transizione non è un costo, è un beneficio”

Cop28. Becchetti (economista): “A Dubai sottoscritto un buon accordo. Accelerare nella transizione non è un costo, è un beneficio”

“Quello sottoscritto a Dubai è un buon accordo. Questo, unito al consenso unanime degli Stati, toglie spazio ad atteggiamenti quali il negazionismo o il ‘disperazionismo’ e può quindi creare un orizzonte e un contesto che siano favorevoli a quello che dobbiamo fare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”. Così Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, commenta al Sir l’accordo raggiunto al termine della Cop28 a Dubai nel quale, per la prima volta, al fine di conseguire l’obiettivo zero emissioni nette nel 2050 è stata prevista la fine dell’era dei combustibili fossili già entro il 2030.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Professore, il sultano Ahmed Al-Jaber, ceo della principale compagnia petrolifera emiratina e presidente della Cop28, lo ha definito un “accordo storico” perché “per la prima volta in assoluto c’è un linguaggio sull’uscita dei combustibili fossili”. Condivide l’entusiasmo di chi ha affermato – rivolgendosi ai partecipanti alla Convenzione – che “le future generazioni vi ringrazieranno” per l’intesa raggiunta
Per prima cosa dobbiamo chiarire che questi accordi servono a creare un quadro condiviso che poi dovrebbe orientare le politiche degli Stati, delle imprese e i comportamenti delle persone. E sappiamo anche che non sono vincolanti legalmente. Detto questo, però,

quello sottoscritto a Dubai è un buon accordo.

Fino a ieri sembrava saltasse questa possibilità, invece si è trovato un compromesso. Non si parla più di “phasing out” (eliminazione graduale, ndr) ma di “transitioning away” dalle fonte fossili, che significa allontanarsi progressivamente dalle fonti fossili durante la transizione. Un processo – è stato concordato – da fare in maniera equa e ordinata, per arrivare all’obiettivo delle missioni zero nel 2050. Inoltre,

è significativo che c’è un quadro concorde da parte di tutto il mondo in questa direzione. Questo sicuramente è qualcosa che toglie un po’ gli alibi, soprattutto a due tipi di pensiero che sono problematici: il negazionismo e quello che io chiamo “disperazionismo”, atteggiamento tipico di coloro che dicono: “Vabbè, tanto non c’è niente da fare e quindi è meglio non fare nulla”.

L’accordo approvato oggi e il consenso unanime degli Stati tolgono spazio ad atteggiamenti di questo tipo e possono quindi creare un orizzonte e un contesto che siano favorevoli a quello che dobbiamo fare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.

Nel “Global Stocktake”, il testo finale approvato, si stimano i fondi che dovranno essere impegnati per raggiungere gli obiettivi. Per proteggere i Paesi in via di sviluppo dalle conseguenze della crisi climatica e per il loro adattamento serviranno dai 215 ai 387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. Per la transizione energetica, invece, 4.300 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 e poi 5.000 miliardi di dollari l’anno fino al 2050. Cosa ne pensa
Credo siano importi un po’ sovrastimati perché in realtà – pensiamo all’Italia ma anche ad altri Paesi – gran parte della transizione verso il cambiamento delle fonti di energia arriva da progetti privati. Quello che si chiede allo Stato è autorizzarli.

L’investimento pubblico è necessario per rafforzare il sistema della rete elettrica e per aiutare la transizione nel settore degli edifici. Alla politica si chiede di essere veloce nelle autorizzazioni, quindi di aprire all’utilizzo delle energie dei privati in questo ambito. L’intervento economico-finanziario dello Stato serve soprattutto nel settore delle abitazioni, perché lì manca ai privati l’incentivo ad operare senza aiuti:

ristrutturare una casa costa e quindi è importante riproporre qualcosa, non il 110% ma comunque dei bonus per l’efficientamento degli edifici. In molti altri campi, invece, le cose vanno avanti grazie al mercato. Ci saranno aziende che costruiranno auto elettriche che costeranno meno di quelle con motore a scoppio. E già oggi produrre energia da sole e da vento costa molto di meno che farlo da fonti fossili. Per questo, ripeto, secondo me le cifre indicate sono sovrastimate.

Nell’accordo si parla anche della “gestione dei rischi finanziari legati al clima” invitando ad “accelerare l’istituzione di fonti di finanziamento nuove e innovative, compresa la tassazione, per l’attuazione dell’azione per il clima, consentendo così di ridurre gli incentivi dannosi”. Quanto è importante questa leva per agevolare gli impegni presi?
È molto importante, perché sposta le convenienze e i prezzi relativi. Ma bisogna anche tener conto che proprio

la voce dell’abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi è una voce di “segno +” per lo Stato, non di “segno -” perché significa ridurre l’attuale spesa in sussidi. Vero è che per eliminare i sussidi ambientalmente dannosi bisogna creare delle compensazioni e degli incentivi verso le categorie più colpite.

E quindi, da questo punto di vista, bisogna di fatto spostare l’impegno finanziario in quella direzione.

Per i Paesi in via di sviluppo è stato scritto che per una transizione giusta ed equa rimangono fondamentali sovvenzioni, finanziamenti agevolati e strumenti che non ricadono sul debito consentendo un sufficiente margine fiscale…
Tra i Paesi in via di sviluppo, per quelli più indebitati ci sarà il problema delle risorse necessarie per finanziare la transizione degli edifici al fine di portare a “net zero” quelli già esistenti. E poi, più in generale, c’è la questione del “Loss & Damage” al quale è stato dedicato un capitolo della dichiarazione: un fondo per le perdite, le compensazioni per i danni climatici che alcuni di questi Paesi stanno subendo. Sulla creazione di questo fondo si è discusso molto ed è una voce importante.

Venendo al contesto italiano, per concretizzare gli impegni sottoscritti a Dubai quali sono le misure più urgenti, gli ambiti nei quali bisogna intervenire il prima possibile per andare nella direzione auspicata e dare come Paese il nostro contributo nel camminare più speditamente verso l’obiettivo delle emissioni nulle?
L’Italia ha un potenziale straordinario. E il fatto che non sia stato pienamente sfruttato lo abbiamo già pagato, perché

la crisi dei prezzi del gas ha prodotto inflazione, tanto più quanto più dipendiamo ancora dalle fonti fossili. Questo ha causato danni per le imprese e per le famiglie.

Quindi

accelerare nella transizione non è un costo, è un beneficio.

Per farlo, dobbiamo portare a termine il processo di definizione delle aree idonee tra Governo e Regioni, perché sono le aree dove poi è più facile e più agevole realizzare nuovi impianti. Dobbiamo, come dicevo prima, accelerare le autorizzazioni e realizzare la parte migliore di tutti quei progetti che sono stati presentati dai privato, autorizzarli: penso soprattutto agli impianti eolici offshore. E poi bisogna procedere in questo percorso di rimozione dei sussidi ambientalmente dannosi, però dev’essere guidato in modo tale che sia politicamente sostenibile, senza creare rivolte o proteste da parte delle categorie che sono coinvolte.

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Migranti. Don Pagniello: “Accordo Italia-Albania è ammissione di fallimento, sposta il problema ma non lo risolve”

Migranti. Don Pagniello: “Accordo Italia-Albania è ammissione di fallimento, sposta il problema ma non lo risolve”

L’accordo tra Italia e Albania “è una ammissione di fallimento”: “Spostiamo solo il problema, non lo risolviamo”. “Aspettiamo la ratifica del Parlamento ma ci sono tante questioni aperte, tra cui il parere negativo del Consiglio di Europa. È ancora tutto da vedere. Bisognerà verificare se sono rispettati i diritti e altri aspetti a norma di legge molto tecnici, come evidenziato dal Tavolo Asilo, di cui facciamo parte”. Così don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, commenta al Sir la notizia che il governo italiano, contrariamente a quanto annunciato prima, sottoporrà al Parlamento un ddl di ratifica del protocollo per costruire e finanziare centri di accoglienza per migranti in Albania. E rilancia un appello al governo: “Istituire un tavolo nazionale sul sistema di accoglienza”. Intanto non si fermano gli sbarchi e le tragedie del mare: domenica vicino Lampedusa è morta una bimba di nemmeno due anni, 8 i dispersi. Ieri un altro barchino è colato a picco a circa 28 miglia dalla costa ed è annegata una donna ivoriana di 26 anni. Ieri, sull’isola, ci sono stati in tutto 9 sbarchi, con un totale di 483 persone. All’hotspot di Contrada Imbriacola ci sono al momento 1.283 ospiti, fra cui 103 minori non accompagnati. In mattinata 280 saranno trasferiti col traghetto di linea a Porto Empedocle.

don Marco Pagniello – Foto Carloni/Caritas italiana

Cosa pensa la Caritas dell’accordo tra Italia e Albania

Noi condividiamo pienamente la posizione del card. Matteo Zuppi: l’accordo con l’Albania è una ammissione di fallimento per noi italiani. Non siamo stati capaci, come Paese, di accogliere dignitosamente queste persone. I numeri ci dicono che altri Paesi europei accolgono più di noi. Rilancio l’appello che abbiamo fatto diverse volte al governo di istituire un tavolo nazionale sul sistema di accoglienza, perché non è vero che siamo in emergenza. Fare una programmazione seria di accoglienze diffuse in tutto il territorio italiano. Accoglienza, protezione e integrazione, perché in alcune zone del nostro Paese abbiamo bisogno di gente che lavori.

Un accordo che però potrebbe ottenere il consenso di una parte dell’opinione pubblica contraria all’immigrazione.

Il problema è che noi dobbiamo decidere a chi parliamo, se alla pancia o all’intelligenza delle persone. Forse la domanda che dobbiamo porci prima di tutto è: chi vogliamo essere? Questa è la classica situazione attraverso la quale spostiamo il problema, non lo risolviamo, facendo finta di non averlo. Ma lo avremo ancora perché tutti quelli che prima o poi lasceranno il centro percorreranno i famosi corridoi dei Balcani e invece di entrare dalla Sicilia entreranno da Gorizia, da Trieste, da quelle zone. Mi appello al buon senso di tutti:

bisogna avere un po’ più di lungimiranza e di attenzione al futuro per costruire politiche serie, rilanciando la cooperazione internazionale,

altro tema importantissimo. Sono convinto che la maggior parte delle persone che arrivano non vorrebbero lasciare il loro Paese. Invece di spendere soldi per costruire carceri in Albania spendiamoli per dare alle persone le condizioni necessarie per rimanere nel loro Paese. C’è bisogno di una conversione quasi totale di tutto il sistema.

Intanto in un uno degli ultimi naufragi è morta una bimba di due anni nell’indifferenza generale…

Le tragedie non si fermano, il traffico di persone non si ferma e purtroppo non si fermano le morti di innocenti, che devono assolutamente interpellare la nostra coscienza.

È doloroso pensare a questa creatura che ha perso la vita senza poter capire cosa stava succedendo e nell’indifferenza generale.

Credo che il nostro Paese possa prenderne coscienza. Certo, non deve essere lasciato solo, però è arrivato il momento di provare a mettere a sistema tutto: i salvataggi, l’accoglienza, accelerare i rimpatri, rilanciare la cooperazione internazionale, presidiare molto di più in loco, ridare forza all’Onu. Invece ho l’impressione che ognuno guardi al proprio pezzettino. Il grande problema è che non c’è la volontà politica.

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La Caritas in Siria

La Caritas in Siria

Già prima del terremoto Caritas Siria era attiva in tutto il territorio colpito (ad eccezione della regione di Idlib), con programmi di assistenza umanitaria, sanitaria e riabilitazione economica.
A seguito del sisma la Caritas locale ha immediatamente mobilitato i team degli uffici regionali e nazionale nel soccorso alla popolazione colpita avviando la distribuzione di beni primari, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità (coperte, indumenti pesanti, kit igienici…); distribuzione che è avvenuta in 71 centri di accoglienza comunitari presenti nelle aree colpite dal sisma, in particolare in quelli situati nelle zone di Aleppo e di Lattakia. Molti di questi centri sono stati allestiti dalle parrocchie locali, che hanno accolto gli sfollati. La distribuzione si è svolta con il sostegno di un team di 15 giovani volontari di Caritas Libano, che supportati da Caritas Italiana, due giorni dopo il sisma hanno raggiunto le aree colpite.
In particolare, nella prima fase sono stati distribuiti generi di prima necessità a circa 10.000 famiglie tra Aleppo, Lattakia, Hama e Homs, e nel mese di aprile, Caritas Siria ha avviato un ampio piano di risposta per più di 12.000 persone della durata di 12 mesi che prevede:
– la distribuzione di voucher mensili per acquisto di generi di prima necessità ad almeno 1.400 famiglie per un periodo di 6 mesi (da aprile a ottobre);
– l’affitto di abitazioni per 600 famiglie sfollate per un periodo di 6 mesi, attraverso un accordo trilaterale con i proprietari;
– la ristrutturazione di 170 abitazioni e 12 scuole pubbliche che hanno subito danni non strutturali;
– assistenza medica per 525 persone che necessitano di terapie o interventi salvavita o presidi ortopedici fondamentali per il loro benessere.
– la riabilitazione di circa 100 attività economiche danneggiate dal sisma e l’avvio al lavoro di circa 200 disoccupati giovani o adulti.
Nel medio-lungo periodo si stanno ipotizzando interventi di sostegno psicosociale comunitario e individuale, che aiutino a rielaborare i traumi e superare i conflitti, estremamente necessario per una popolazione che ha sofferto davvero troppo.

Il supporto di Caritas Italiana
Caritas Italiana è impegnata in Siria sin dall’inizio della crisi siriana nel 2011 in un percorso di accompagnamento di Caritas Syria che ha sostenuto interventi di assistenza umanitaria, riabilitazione socio-economica, assistenza sanitaria, formazione e promozione del dialogo e della riconciliazione tra i giovani. Sin dai primi momenti dopo il sisma vi è stato un costante contatto con Caritas Siria e la rete Caritas internazionale ed è stato predisposto un primo stanziamento di fondi per il sostegno degli interventi di aiuto alla popolazione.
Nei primi giorni di marzo si è svolta una prima missione di supporto tecnico in Siria, dove personale di Caritas Italiana ha collaborato con i colleghi siriani per lo sviluppo di un piano organico di risposta all’emergenza. A questa sono seguite altre missioni sul posto nei mesi successivi.
Grazie ai fondi raccolti con la colletta nazionale e agli stanziamenti della Conferenza Episcopale Italiana dall’8xmille, Caritas Italiana sta contribuendo con un sostegno tecnico e finanziario alla risposta all’emergenza organizzata da Caritas Siria per la realizzazione delle tante attività descritte con un focus specifico sulla riabilitazione socio-economica.

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Accordo di collaborazione tra il Comune e la Fondazione Moscati

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Accordo tra il Comune di San Marzano sul Sarno e la Gori: aperto lo Sportello Amico

Accordo tra il Comune di San Marzano sul Sarno e la Gori: aperto lo Sportello Amico

Si svolgerà lunedì 12 giugno, alle ore 11 nella Sala consiliare del Comune di San Marzano sul Sarno alla presenza della Sindaca Carmela Zuottolo e dei vertici della Gori, l’inaugurazione dello Sportello Amico della Gori presso la sede del Municipio.
Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto dalla Gori e del Comune, i cittadini di San Marzano sul Sarno potranno recarsi al punto informativo allestiti presso la sede del Municipio per qualsiasi tipo di pratica relativa al servizio idrico integrato.
“Sono soddisfatta – ha detto la Sindaca Zuottolo – per l’apertura dello Sportello Gori in città. Facciamo nostro il sentimento di solidarietà verso i nostri cittadini per rendere più agevole il contatto con l’azienda verso la risoluzione di problematiche relative alle loro utenze”.
Lo Sportello Amico Gori, che a San Marzano sul Sarno sarà aperto il martedì dalle ore 9 alle ore 12 e il giovedì dalle ore 15 alle ore 18, ha il compito di avvicinare l’azienda ai cittadini, permettendo a quest’ultimi di avanzare alla società qualsiasi istanza legata alla gestione del servizio idrico integrato. “In questo modo l’azienda sarà più vicina anche a quell’universo dell’utenza marzanese che ancora fatica a muoversi nel mondo digitale. In tal senso un grazie va anche al Consigliere comunale Gerolamo Oliva per il lavoro e l’impegno svolto affinché tutto questo si concretizzasse”.

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Accordo sui migranti: ennesimo tentativo di ricomporre posizioni molto diverse

Accordo sui migranti: ennesimo tentativo di ricomporre posizioni molto diverse

Il testo varato ieri sera, dopo un duro confronto tra i ministri degli Interni europei, non registra passi in avanti significativi rispetto alla cosiddetta “solidarietà” che a più riprese è stata evocata in questi ultimi anni, soprattutto dai Paesi di primo arrivo come l’Italia. Infatti, il ricollocamento dei migranti che giungono attraverso le frontiere esterne dell’Europa, non sarà obbligatorio in quanto ogni paese sarà libero di scegliere tra il ricollocamento dei migranti provenienti dai Paesi di primo ingresso o il pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato. Dunque, basta pagare per non vedersi assegnare migranti. Nei fatti si tratta di una mercificazione che si traduce in un fallimento politico, nonostante sia stato presentato come un grande risultato, in termini di solidarietà, capace di alleggerire il peso sui paesi di primo arrivo. Evidentemente non sarà così.
Nonostante l’Italia abbia tentato di imporre la sua linea circa il ricollocamento obbligatorio, tuttavia la netta contrarietà dei soliti noti (paesi di Visegrad) ha portato ad una soluzione ibrida (ricollocamento/pagamento) che non produrrà, però, gli effetti sperati, vista anche la complessità di un meccanismo come quello elaborato.

L’Italia ha ceduto a questo compromesso dietro la promessa di consentire agli Stati membri la possibilità di stringere accordi con Paesi terzi, a partire da quelli di transito, dove espellere gli irregolari che non si riescono a rimpatriare nei Paesi d’origine. La Germania ha accettato, in maniera poco entusiastica, questa proposta solo con la previsione che si tratti di Paesi terzi sicuri, dove il migrante abbia maturato una connessione effettiva se non addirittura familiare. Evidentemente non potrà essere la Libia uno dei paesi dove rinviare i migranti, né tanto meno quei paesi dell’africa sub sahariana o del medio oriente dove i diritti umani sono costantemente a rischio. Anche in questo caso il giudizio non è positivo: oltre ai noti rischi nel rinviare un migrante in un paese diverso da quello d’origine, si aggiungono le complessità procedurali che conosciamo molto bene, a partire dalle procedure di identificazione e dalla reale capacità di stringere accordi con paesi che non è assolutamente scontato che si renderanno disponibili ad accettare sul territorio persone che non sono propri cittadini.

Infine, anche la previsione di procedure di frontiera obbligatorie, con lo scopo di valutare rapidamente alle frontiere esterne dell’Ue se le domande sono infondate o inammissibili, appare una scelta non condivisibile nella misura in cui non solo si presta a possibili violazioni dei diritti dei richiedenti la protezione internazionale, ma richiede uno sforzo organizzativo che, visti i numeri degli sbarchi di quest’anno, non è immaginabile in Italia e negli altri paesi di primo ingresso.

L’accordo raggiunto ieri a Lussemburgo è l’ennesimo tentativo di ricomporre posizioni molto diverse sul tema dei migranti che sono ancora ispirate, però, ad interessi meramente nazionali, molto lontani dallo spirito di solidarietà europea che troppo spesso, in maniera inopportuna, viene richiamato dai decisori politici

(*) responsabile dell’Ufficio politiche migratorie di Caritas Italiana

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Reti ultraveloci, AIDR: accordo Governo-FS importante per digitalizzazione il Paese

Reti ultraveloci, AIDR: accordo Governo-FS importante per digitalizzazione il Paese

Roma – Favorire la diffusione di reti di nuova generazione su tutto il territorio nazionale, grazie alla capillarità dell’infrastruttura ferroviaria. Questo l’obiettivo del Protocollo d’intesa siglato dall’Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il progetto, della durata di tre anni, impiega un cofinanziamento fino al valore massimo complessivo di 550 milioni di euro e prevede la realizzazione di un backhauling in fibra ottica e di un’infrastruttura radiomobile 5G, di proprietà pubblica, con priorità lungo le tratte ad alta velocità.
“Come ha sottolineato in occasione della presentazione dell’accordo l’AD di Ferrrovie, Luigi Ferraris – dichiara il Presidente della Fondazione AIDR, Mauro Nicastri –, il progetto permetterà di portare la fibra ottica in aree oggi poco o per niente coperte, migliorando così la connettività, favorendo molteplici processi di digitalizzazione a beneficio non solo dei viaggiatori, ma anche di imprese e cittadini. L’investimento in nuove infrastrutture – prosegue Nicastri – è un tassello importante all’interno del processo di transizione digitale, cui è chiamato il nostro Paese, su impulso dell’Unione europea, nell’Anno europeo delle competenze. In questa direzione, stiamo promuovendo un programma dedicato alle scolaresche e ai dipendenti della Pubblica Amministrazione e delle imprese, in collaborazione con Parlamento e Commissione europea, volto a promuovere la cultura digitale, per superare il divario esistente, consentendo ad una platea sempre più numerosa di valorizzare le enormi potenzialità legate all’uso delle tecnologie digitali”.

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Accordo tra Esercito e CIRA

Accordo tra Esercito e CIRA

Condivisione delle eccellenze tra Esercito e CIRA: il Generale C.A. Pietro Serino e il Professor Antonio Blandini firmano un accordo

ROMA – Al Circolo Ufficiali Pio IX, alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino e del Presidente del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, Professor Antonio Blandini, bella mattinata di mercoledì 17 maggio è stato siglato un accordo di collaborazione nel settore spaziale e del contrasto alla minaccia introdotta dagli aeromobili a pilotaggio remoto tra le due Istituzioni.

Nel corso del suo intervento, il professor Blandini ha evidenziato che … l’ambito aerospaziale è e sarà sempre più decisivo in una prospettiva congiunta di ricerca e di difesa. Questo accordo costituisce un momento importante nel rafforzamento della collaborazione e degli scambi tra noi, che sono già consistenti e che, nell’interesse del Paese, auspico possano sempre più consolidarsi. Il Cira è pronto a fare la sua parte.

A sugello della firma, il Generale Serino ha voluto sottolineare quanto sia sicuramente importante per l’Esercito proseguire l’attività di ricerca di nuove tecnologie e degli innovativi strumenti per essere protagonisti nell’utilizzo pratico delle innovazioni.

Il CIRA | Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali è un organismo di ricerca applicata operante in ambito aeronautico e spaziale, che sviluppa progetti nell’ambito del trasporto aereo sostenibile, resiliente e sicuro, dell’advanced air mobility con velivoli autonomi e/o pilotati da remoto, dell’accesso allo spazio e dell’esplorazione spaziale, di nuovi sistemi di propulsione aeronautica e spaziale, dell’Osservazione della Terra e del volo suborbitale e stratosferico.

L’Accordo tra l’Esercito Italiano e il CIRA si configura come una forma di collaborazione con la quale le parti, mettendo a sistema le reciproche eccellenze e competenze in queste due aree tematiche determinanti, conseguiranno indubbi risultati concreti in termini di crescita delle professionalità e dello sviluppo capacitivo, a beneficio delle attività delle due Istituzioni e dell’intero Sistema Paese.

 

L’articolo Accordo tra Esercito e CIRA proviene da Lo Speakers Corner.

(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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LUNEDì 15 MAGGIO 2023
Clamoroso
L’ex deputata di Forza Italia Nunzia De Girolamo e il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, suo sposo, in camera da letto hanno la tv appesa al soffittoIn prima pagina
• Presidenziali in Turchia, Erdogan in testa ma non supera il 50%. Si andrà al ballottaggio, domenica 28 maggio
• Zelens’kyj ha passato il fine settimana tra Roma, Berlino e Parigi. Alla Meloni, a Scholz e a Macron ha chiesto armi per la sua controffensiva. Tappa anche in Vaticano, ma di mediazioni per ora non si parla
• Giorgia Meloni è stata al San Raffaele di Milano per trovare Berlusconi. Lui sta meglio, continua a lavorare. Lei poi è andata a Udine, all’adunata degli Alpini
• Fino alle 15 di oggi si vota per i sindaci di 595 comuni d’Italia. Al voto, 13 capoluoghi: uno di regione, Ancona, e poi Brescia, Sondrio, Treviso, Vicenza, Imperia, Massa, Pisa, Siena, Terni, Latina, Teramo, Brindisi
• Sabato sera, dopo cinque giorni di conflitto e 35 morti, il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato conclusa con successo dell’operazione Scudo e freccia. Il cessate-il-fuoco, entrato in vigore ieri, è stato subito violato dai palestinesi
• Dopo 40 anni in Rai e 20 di Che tempo che fa Fabio Fazio lascia la tivù pubblica e si trasferisce sul Nove. Con lui anche Luciana Littizzetto. Matteo Salvini esulta: «Belli ciao»
• Anzio, caccia allo stupratore in fuga che ha violentato una giovane di 19 anni
• In Thailandia i partiti d’opposizione sono dati in vantaggio sull’ex generale golpista Prayuth Chan-ocha, in cerca di un terzo mandato

• La musica tutelata da Siae è tornata su Instagram e Facebook. Il nuovo accordo scade il 6 ottobre

• L’Eurovision va alla Svezia, con Loreen. Quarto Marco Mengoni
• Il Napoli campione d’Italia ha perso 2 a 0 con il Monza
• Giro d’Italia: tappa e maglia al belga Remco Evenepoel
• Marco Bezzecchi ha vinto il MotoGp di Le Mans. Bagnaia cade, ma resta primo in classifica. Caduti anche: Viñales, Marini e i due fratelli Marquez
• Agli Internazionali di tennis va avanti Marco Cecchinato, Sinner è agli ottavi. Fuori Fabio Fognini e Camilla Giorgia
• È morto Giordano Riello, fondatore di Aermec, re dei condizionatori. Aveva 97 anni

Titoli
Corriere della Sera: «Kiev vincerà entro l’anno»
la Repubblica: Rai a destra, Fazio lascia
La Stampa: «Meloni investe sulla guerra, ma così si rischia l’atomica»
Il Sole 24 Ore: Famiglie e rincari. Vacanze al tempo dell’inflazione: 800 euro in più
Il Messaggero: «Stop al grano, rischio migranti»
Il Giornale: I martiri immaginari
Il Fatto: Francesco le canta a Zelensky: «Le armi distruggono la pace»
Libero: Che bel tempo che fa
La Verità: Le armi a Kiev già costate 13 miliardi
Il Mattino: Zelensky a Berlino: ora i caccia
il Quotidiano del Sud: Pensare lungo, agire subito
Domani: Stragi Misteri e Mandanti

IN QUARTA PAGINA
I CUORI NERI ENTRANO ALLA RAI
Pijamose Viale Mazzini, è la parola d’ordine (Vecchio)
La solita Rai. Solo a parti invertite (Polito)
Hanno cacciato pure Fabio Fazio (Franco)
IN QUINTA PAGINA
Rileggiamo Norman Mailer, di Mario Andreose
In vetta alla classifica, arriva la letteratura vera
Trentasei recensioni, selezionate da Giorgio Dell’Arti
Rassegna dei titoli in uscita, a cura di Jessica D’Ercole

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

RUBRICA ACI A CURA DEL DIRETTORE MARINO PERRETTA: MOBILITA’ ELETTRICA, ACCORDO TRA ACI E ENEL X WAY

Enel X Way e ACI: nasce l’intesa per accelerare la diffusione della mobilità elettrica in Italia

19.04.2023

La sigla del protocollo segna l’avvio di una collaborazione che, attraverso la capillarità dei punti di ricarica e l’innovazione dei servizi per chi guida elettrico, ha l’obiettivo di dare ulteriore impulso al passaggio alla mobilità elettrica in Italia 

Roma, 18 aprile 2023 – Creare le condizioni per la diffusione capillare della mobilità elettrica offrendo alle persone soluzioni all’avanguardia e servizi sempre più efficienti: è l’obiettivo del protocollo firmato da Enel X Way, società di Enel dedicata alla mobilità elettrica, e ACI – Automobile Club d’Italia, che segna l’inizio di un’importante intesa per la valorizzazione dell’e-mobility come acceleratore della transizione energetica. 

“Viaggiare in elettrico non vuol dire solo spostarsi in maniera sostenibile, ma concepire e vivere in prima persona un’esperienza di trasporto innovativa, digitale e meno invasiva – ha dichiarato Elisabetta Ripa, CEO di Enel X Way. – Siamo soddisfatti dell’avvio di questa collaborazione con ACI perché traccia le linee-guida del presente e del futuro della mobilità elettrica del Paese, attraverso lo sviluppo di progetti e sinergie che puntano su due elementi fondamentali: l’elaborazione di soluzioni su misura dell’utente e delle sue esigenze e la capacità di fare sistema con le più importanti associazioni ed imprese del settore automotive”. 

“In questa fase di transizione e cambiamenti della mobilità – ha dichiarato il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, – è importante avere dei partner competenti che svolgono ruoli strategici nel settore come Enel X Way. Il protocollo siglato è il miglior seguito alle attività per la mobilità elettrica già svolte dal laboratorio sperimentale presso il Centro di Guida Sicura ACI Sara di Vallelunga.” 

La partnership consentirà di condividere piani di sviluppo della mobilità, individuando aree idonee per l’installazione di infrastrutture di ricarica di Enel X Way, in ambito pubblico e privato, che si aggiungono agli oltre 18mila punti installati dall’azienda su tutto il territorio; di soluzioni tecnologicamente all’avanguardia come il WayMedia – struttura integrata in grado di abbinare servizio di ricarica e servizi di advertising multimediali legati al contesto territoriale -, fino all’installazione di HPC (“High-Power Charging”), infrastrutture ultrafast di ultima generazione, in grado di fare il pieno di energia all’auto in circa 20 minuti. Servizi e soluzioni che Enel X Way mette a disposizione di ACI e dei soci della Federazione, anche nell’ottica di un utilizzo per l’elettrificazione delle sedi. 

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(Fonte: CasertaSette Blog – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Da Caiazzo a Ruviano. Caserma, si cambia: le due facce: esultanza dei vincitori, ludibrio per i ‘vinti’

Poche foto per testimoniare le due facce della medaglia,

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